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Autore: evil 65    28/09/2019    15 recensioni
Due anni sono passati dalla guerra contro Thanos.
Peter Parker e Carol Danvers sono ormai diventati buoni amici, alternando la loro vita da supereroi a rari momenti di vita quotidiana in cui si limitano ad apprezzare l’uno la compagnia dell’altra, come farebbero con qualsiasi altro membro degli Avengers.
Tuttavia, Peter vuole di più…anche se sa che non dovrebbe.
A peggiorare le cose, un misterioso serial killer dotato di poteri fugge da un carcere di massima sicurezza, cominciando a seminare morte e distruzione in tutta New York…
( Sequel della one-shot " You Got Something For Me, Peter Parker ? " )
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Peter Parker/Spider-Man
Note: AU, Lemon, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Ecco un nuovissimo capitolo, che dedico non solo al ritorno di Spiderman nel Marvel Cinematic Universe…ma anche alla notizia che lui e Capitan Marvel avranno altri team-up assieme, secondo gli ultimi rumors!
Questo capitolo è stato il più difficile da scrivere dell’intera storia ( almeno per ora ), quindi spero davvero che il risultato finale saprà soddisfarvi. È un vero e proprio concentrato d’azione.
Vi auguro una buona lettura e, come al solito, vi invito a lasciare un commento!

 


Car Chase
 
<< Con tutto il rispetto, signor Erbert…penso che dovrebbe prendere l'intera faccenda molto più seriamente. >>
Carol Danvers pronunciò queste parole circa due ore dopo che il supercriminale ormai noto come Carnage aveva minacciato la vita del sindaco James Ebert in diretta televisiva.
L’uomo in questione, basso e tarchiato, con il volto segnato dal tempo, i capelli bianchi tirati all’indietro e le orecchie da topo, aveva liquidato l’intera questione con uno sbuffo derisorio.
<< Mia cara, sa quante minacce di morte ricevo ogni giorno? >>
<< E quante di loro sono fatte da superumani pluriomicidi? >> ribattè Rhodey, il volto adornato da un’espressione visibilmente stizzita. Dio, quanto odiava avere a che fare con i politici, un sentimento che Carol condivideva appieno.
Seduto comodamente alla propria scrivania, Erbert si limitò a roteare gli occhi.
<< Voi non capite, è da più di un anno che cerco di organizzare questa raccolta fondi, non posso annullarla di punto in bianco >> spiegò con tono di fatto.
Carol strinse ambe le palpebre degli occhi.
<< Parteciparvi sarebbe come mettersi un bersaglio disegnato sulla schiena >> disse con una punta di irritazione.
<< È per questo che ho delle guardie del corpo >> rispose Erbert, sorridendo pazientemente.
La donna lo fissò incredulo.
<< Stiamo parlando di un superumano! Non saranno sufficienti >>
<< Signorina Danvers, comprendo la sua preoccupazione. Dico davvero! >> ribattè caldamente l’uomo, alzandosi dal posto a sedere e facendole un gesto conciliante con le mani. << La situazione non è brutta come in caso di uragano ma è critica. Soprattutto considerando che è opera di un solo uomo >>
Detto questo, arricciò le labbra in una smorfia infastidita.
<< Ovviamente, per quello che ne pensano gli elettori, è tutta colpa mia. Ma non so cos'altro avrei potuto fare! Diventa sempre più chiaro che ci troviamo di fronte a qualcuno che non ha altri motivi se non creare terrore. E la cosa triste è che, se è questo ciò che vuole, non faticherà poi tanto ad ottenerlo. Diavolo, se è questo ciò che vuole, per certi versi ha già vinto! >> esclamò, prima di puntare un dito verso la coppia di Avengers.
<< Ma che io sia dannato se permetterò a questo psicopatico di aggravare ulteriormente la mia città. Questa raccolta fondi ci darà la possibilità di fornire lavoro a moltissime persone >> disse con un’espressione determinata.
Suo malgrado, Carol si ritrovò a rispettare il sentimento dell’uomo. Era un incosciente, certo…ma un incosciente con le migliori intenzione. E in fondo aveva fatto molto più lui per tutta New York, in questi cinque anni post Thanos, di quanto avessero mai fatto quasi tutti i suoi predecessori nei tempi addietro.
Era un’idealista…ma con qualcuno come Carnage c’era il rischio che una simile attitudine avrebbe portato alla sua morte, e questo era un qualcosa che la donna non poteva permettere.
<< Almeno permetteteci di darvi supporto >> disse con tono quasi supplichevole, sperando almeno di poter ridurre le possibilità di un attacco. Dopotutto, quello psicopatico non avrebbe certo assalito un uomo che era sotto la protezione degli eroi più potenti della Terra…o forse sì? Era pazzo fino a questo punto? Sinceramente, Carol non aveva la minima voglia di scoprirlo.
Erbert la fissò a lungo, per quasi un minuto buono.
<< …D’accordo, purchè non diate nell’occhio. Quindi non pensate nemmeno di portarvi dietro quel gigante verde, l’ultima cosa che voglio è allarmare gli invitati >> avvertì con un tono che non ammetteva repliche.
Carol rilasciò un sospiro di sollievo. Non era molto…ma era già qualcosa.
 
                                                                                                                                                  * * *     
 
Ron Partridge, membro da quasi trent’anni di una ditta di trasporti associata alla Oscorp, rilasciò un sospiro rassegnato mentre prendeva una lunga occhiata al camion che solitamente utilizzava per fare le sue consegne giornaliere.
Aveva parcheggiato  il mezzo vicino ad una fabbrica mettalurgica appena fuori Harlem. Durante la notte, qualche banda di ragazzini aveva dipinto graffiti sulla fiancata del veicolo: un grosso fallo nero completo di palle, che schizzava robaccia scura su un paio di globi rossi che probabilmente erano tette ma che, agli occhi dell’uomo, sembravano piuttosto decorazioni natalizie.
Ron, un cinuqntenne dall’aria trasandata e vestito con una tuta da lavoro grigia, stava attualmente ripulendo la fiancata del veicolo con una spugna metallica e un secchio di soda caustica diluita.
Dopo circa mezz’ora, fece un passo all’indietro per completare la propria opera. Le palle erano scomparse quasi del tutto, mostrando il grigio del telaio sottostante. Restava solo il fallo nero e le tettone, ma di quelle si sarebbe occupato più tardi. Per ora voleva solo riposarsi e leggere l’ultima uscita del Daily Beaugul, il giornale più in voga di New York.
Con un altro sospiro, camminò fino ad un palo della luce a circa una ventina di metri dal camion e si appoggiò ad esso, aprendo la copia della rivista.
Si accese una sigaretta, respirò affondò l’odore di nicotina, e lesse con attenzione il titolo che spiccava a caratteri cubitali sulla prima pagina : CARNAGE TERRORIZZA NEW YORK! DOVE SONO GLI AVENGERS?
<< Roba da non credere >> borbottò una voce alle sue spalle, facendolo sussultare. Era sicuro di averla già sentita da qualche parte.
Spinto dalla curiosità, girò appena la testa. A parlare era stato un uomo apparentemente sulla trentina, con folti capelli rossi, occhi blu elettrico e un viso dai lineamenti affilati. Doveva essere uno degli operai della fabbrica, magari in pausa pranzo.
Aveva lo sguardo puntato sulla pagina del giornale, quindi Ron suppose che le sue parole fossero riferite all’articolo. 
<< A chi lo dici, amico >> borbottò, prendendo un’altra rapida boccata della sigaretta. << Quando io ero giovane…bhe, le cose erano molto più semplici >>
<< Mio padre diceva sempre la stessa cosa >> disse lo sconosciuto, appoggiandosi al palo della luce. << E, per certi versi, capisco cosa intendi. Una volta bastava così poco per stupire le persone, e adesso? La gente accetta le invasioni aliene come se fossero la serata dei tacos >>
Il fattorino ridacchiò, sebbene non potesse fare a meno di percepire un certo senso di disagio. Era abbastanza sciuro di aver già sentito quella voce da qualche parte…e non in circostanze amichevoli.
<< Sai qual è la cosa che mi manca di più dei vecchi tempi? >> riprese l’uomo, alzando lo sguardo in direzione della volta celeste. << Gli spettacoli di magia. Una volta partecipai ad uno dove c'era un tizio che faceva finta di esplodere >>
<< Bo Keaton! >> esclamò Rian, sorridendo con nostalgia. << O mio Dio, quello lì sì che ci sapeva fare. L'hai davvero visto?>>
<< Eccome! È stata un’esperienza incredibile. Lui arrivava, esplodeva, spaventava a morte la gente…e dopo stava bene, non si faceva male per niente. Era molto, huh…concettuale >> disse lo sconosciuto, con il tipico ghigno di chi la sapeva lunga.
Ron si rilassò quasi subito. Sì, quel tipo sembrava uno a posto, probabilmente era solo una persona in cerca di qualche conversazione stimolante.
<< Ti invidio davvero, io ho avuto modo di vederlo solo in televisione >> commentò il fattorino, lasciando cadere la sigaretta e spegnendola con il piede.
Se possibile, il sorriso già molto grande sul volto dello sconosciuto sembrò allargarsi.
<< Non solo l'ho visto, ma so come faceva a farlo. Vuoi che te lo faccio vedere?>>
<< Stai scherzando? Oh, sì! Certamente! >> rispose Ron, con gli occhi illuminati per l’eccitazione. Come quasi tutte le persone della sua generazione, anche lui aveva sempre avuto un debole per gli spettacoli di magia.
L’uomo dai capelli rossi scrollò le spalle e si mise di fronte a lui.
<< Va bene. Alza il braccio destro e dammi la mano con l’altro >> disse con tono paziente.
Perplesso, Ron fece come ordinato.
Lo sconosciuto annuì soddisfatto. << Eccoci qua. Sei pronto? >>
<< Assolutamente. Allora, qual è il trucco? >> domandò il fattorino, con un sopracciglio inarcato.
In quel preciso istante, gli occhi del suo compagno di conversazione vennero attraversati da un luccichio malizioso.
<< Il trucco? Il trucco è…che non c'è trucco >>
<< Eh? Che inten… >>
E quelle furono le ultime parole che l’uomo riuscì a pronunciare.
Accadde tutto nella frazione di pochi secondi. Qualcosa di rosso e filamentoso si protrasse dalle dita dello sconosciuto, conficcandosi nella mano di Ron che stava stringendo.
Il simbionte si insinuò nel corpo dell’uomo con rapida e spietata efficienza, espandendo la propria massa. Poco dopo, il corpo del fattorino esplose come un palloncino ripieno di succo di pomodoro.
Cletus Kasady ammirò la propria opera con un sorriso estatico, il volto bagnato dal sangue della sua ultima vittima.
<< Bhe, questa la metto sicuramente nella mia top ten personale >> commentò, prima di scoppiare nella risata che i cittadini di New York avevano imparato a temere negli ultimi giorni.
Poi, il serial killer posò lo sguardo sul camion abbandonato a pochi passi da lui.
<< Ciao, bellezza. Ti andrebbe di fare un giro con lo zio Carnage? >>
 
                                                                                                                                                      * * * 

La limousine di James Erbert infilò rombando la rampa d’ingresso del Municipio, lungo la via diretta verso il centro di New York.
La forza di pronto intervento aspettava a bordo di tre veicoli: in testa un ammaccato furgone SWAT con targa statale, e dietro due auto della polizia con i motori al minimo.
Bucky Burnes issò in spalla la sacca con l’equipaggiamento d’assalto e camminò fino alla limousine.
Quattro uomini lo guardarono arrivare attraverso gli sportelli posteriori aperti, tra cui lo stesso sindaco.
L’Avenger mormorò qualcosa all’autista chino sul volante e si sedette nei sedili posteriori, di fronte a Erbert e alla coppia di guardie del corpo che lo affiancavano. Poco dopo, la macchina partì per emergere nella gradevole sera autunnale.
Annuendo soddisfatto, Bucky afferrò un comunicatore dalla cintura e se lo portò alla bocca.
<< Il pacco si sta muovendo >> disse freddamente. << Com’è la situazione lì da te, Carol? >>
La voce della supereroina non tardò a farsi sentire.
<< Per ora tutto tranquillo, io e Rhodey abbiamo perlustrato l’edificio da cima a fondo. Sam? >>
<< Ho una visuale completa dell’area attorno al palazzo, se cercherà di entrare lo individuerò all’istante. Spiderman? >>
<< Qui il vostro amichevole ragno di quartiere con una panoramica dei giardini! Di Carnage nemmeno l’ombra >>
<< Nessun segno neppure all’angolo del buffet! >>
<< Scott, rimani concentrato >> ordinò Hope, con un sospiro rassegnato.
Al contempo, la limousine uscì dai confini del municipio.
 
 
Il convoglio procedeva a una velocità di appena una decina di chilometri orari, accompagnato dalle auto della polizia, una per ogni lato della limousine.
Passato Central Park, la città cominciò a farsi via via più affollata.
Giovani uomini e donne ciondolavano davanti ai numerosi bar e ai negozietti sparsi per la zona, mentre alcuni bambini giocavano lungo i bordi dei marciapiedi.
Una bassa impala con a bordo quattro neri s’infilò nello scarso traffico e proseguì lentamente dietro al furgone della polizia, per poi allontanarsi una volta che la limousine ebbe raggiunto la Sixth Avenue.
L’intera via era stata riccamente contrassegnata come zona chiusa a qualsiasi veicolo non autorizzato, attraverso l’uso di vari cartelli e segnali stradali.
All’interno del veicolo, la tensione e il silenzio erano quasi palpabili.
<< Davvero un bel braccio >> commentò all’improvviso Erbert, indicando la protesi di Bucky. << Che cosa può fare? >>
L’Avenger si limitò a lanciargli un’occhiata laterale. Poi, tornò a fissare l’ambiente che si stagliava oltre il finestrino della portiera.
Il sindaco si mosse a disagio sul sedile. 
<< Tu …non parli molto, non è vero? >> disse con un sorriso nervoso. Questa volta, Bucky non si degno nemmeno di riconoscere la sua presenza.
 << A quanto pare no >> borbottò l’uomo, affondando nello schienale.
Proseguirono in silenzio per un altro paio di minuti, procedendo a passo sicuro verso la destinazione prestabilita: il Lincoln Center, dove si sarebbe tenuta la raccolta fondi.
Poi, la limousine cominciò a rallentare.
<< Maledizione >> borbottò l’autista, attirando l’attenzione di Bucky.
<< Che succede? >> domandò l’Avenger, mentre apriva un poco il finestrino per ottenere una visuale migliore di ciò che avevano davanti.
Lanciò un’imprecazione. In mezzo alla strada, circondato da un paio di ambulanze e alcune auto della polizia, c’era un furgone in fiamme.
Il veicolo aveva avuto un incidente sulla statale, più o meno di tre chilometri a Nord del Ponte di Brooklyn e appena fuori la Sixth Avenue.
L’abitacolo era tutto accartocciato, un groviglio di lamiere d’acciaio e alluminio, plastica deformata e ammortizzatori rotti. Gli airbag anteriori erano scoppiati, ma ora penzolavano flosci dal cruscotto perché erano stati tagliati per estrarre il passeggero e il guidatore.
<< Dovremmo fare la strada più lunga >> borbottò amaramente l’autista, mentre il poliziotto che si occupava della segnaletica faceva cenno a lui e al resto dei veicoli di imboccare una strada che passava proprio sotto una cavalcavia superiore.
Inutile dire che Bucky non gradì affatto la notizia. Un cambio di strada equivaleva ad un imprevisto, e gli imprevisti non gli erano mai piaciuti. Portavano solo complicazioni.
Inoltre, mentre si apprestavano a superare il ponte stradale, cominciò a chiedersi come quel furgone avesse avuto un incidente nonostante l’assenza di altri veicoli sul luogo d’impatto.
Forse il guidatore era ubriaco…o forse…
BRRRRRRRR!
Sentì un forte rumore dietro di loro. Le vibrazioni metalliche e il rombo del motore a dodici cilindri di un grosso camion.
Si voltò ma, benché il fragore aumentasse a ogni istante, non riuscì a vedere nulla.
<< Lo sentite? >> chiese, senza accorgersi che le sue mani si erano inconsciamente strette sulla sacca. Provava un improvviso prurito ai polpastrelli. << Sta arrivando qualcosa >>.
Il rombo si fece assordante e all’improvviso il camion apparve sopra di loro.
Bucky alzò appena in tempo la testa per vederlo planare oltre la carreggiata al livello superiore. Sulla fiancata erano dipinti una distesa verdeggiante con qualche mucca qua e là, una fattoria rossa e il sole sorridente che spuntava dalle colline. I raggi illuminavano un paio di palle nere e una scritta a lettere alte trenta centimetri : CONSEGNE DI GIORNATA.
Per un attimo il camion oscurò la terra e il cielo  e la scritta riempì l’intero campo visivo di Bucky. Poi, l’enorme veicolo atterrò alla destra della limousine, sprigionando scintille lungo l’asfalto.
L’autista sbattè le palpebre per la sorpresa, trovandosi davanti agli occhi un mattino con il cielo azzurro abbagliante, senza nubi, senza limiti, con un sole sorridente…
BANG!
Il camion, sbandò di lato, colpendo il furgone SWAT della polizia e mandandolo a sbattere contro un palo della luce. Il muso del veicolo prese immediatamente fuoco, mentre cavi elettrici cominciarono ad agitarsi come serpi al di sopra del mezzo.
<< Oddio >> sussurrò l’autista, strabuzzando gli occhi per quello che aveva appena visto con lo specchietto retrovisore.
Allora la limousine sbucò nella strada principale, occupata da decine di veicoli.
<< Vai più veloce! >> urlò Bucky, mentre estraeva un grosso fucile dalla sacca, sotto lo sguardo impaurito di Erbet. L’autista non se lo fece ripetere due volte e premette il piede sull’acceleratore.
Dietro di loro, il camion nuotava nella marea di taxi, uno squalo bianco che si faceva largo tra le onde di un oceano giallo e nero. I piccioni si alzarono in volo quando lo sentirono arrivare, sfrecciando verso l’oscurità della notte. Le ruote sussultarono rumorose sui resti dei veicoli che si lasciò dietro.
Cletus Kasady, nelle vesti di Carnage, occupava il sedile del guidatore, con una birra ormai calda tra le gambe, mentre al contempo girava la manopola della radio. La sinfonia passava da una banda all’altra, ma nessuno dei brani era riuscito a soddisfarlo.
<< Chi cazzo suona questo schifo a metà ottobre? >> borbottò a bassa voce, finchè non trovò qualcosa di suo gradimento: una canzone di Marylin Manson.
( Theme : https://www.youtube.com/watch?v=F2T4QdqlNLw )
<< Ecco, questa è roba che spacca! >> esclamò, mentre aumentava la velocità del mezzo. Di fronte a lui, qualunque veicolo che ebbe la sfortuna di trovarsi sulla strada del camion venne immediatamente sbalzato di lato oppure ridotto ad un ammasso accartocciato di lamiere e vetri infranti.
Dentro la limousine, Bucky afferrò rapidamente il comunicatore e urlò : << Ragazzi, abbiamo un problema! >>
<< Di che tipo? >> rispose la voce di Carol, visibilmente preoccupata.
Il super-soldato diede una rapida occhiata alla parte posteriore del veicolo.
<< Un camion è sbucato fuori dal nulla e ha mandato fuori strada il furgone della SWAT. Ora ci sta inseguendo per…che strada è questa? >>
<< La statale 37! >> squittì Erbert, con le mani strette sui bordi del sedile.
<< La statale 37 >> ripetè Bucky.
<< Pensi che sia Carnage? >> chiese la voce di Rhodey.
Il supersoldato rilasciò un sonoro sbuffo.
<< L’ipotesi mi ha accarezzato la mente >> rispose seccamente.
Dietro alla limousine, il camion procedeva implacabile la propria avanzata.
Quando la prima macchina della polizia superò un dosso, Cletus era riuscito a sedersi ai bordi del finestrino con una pistola ben stretta al livello della spalla, inclinata verso il basso.
Affianco a lui, la macchina faceva i settanta, e stava accelerando. C’era al volante un secondino abbastanza giovane, con orizzonti di gloria sempre davanti agli occhi. Cletus sarebbe stato più che felice di mostrargliene la fine.
Forse lo notò, forse cercano di contrattaccare. Non fece alcuna differenza. Quella macchina non aveva gomme a prova di proiettile.
Il veicolo della polizia esplose come se fosse stato pieno di dinamite.  
Schizzò di lato come un grosso uccello tozzo e superò senza controllo la carreggiata. Finì contro un idrante, sotto gli sguardi attoniti e le grida dei passanti.
La portiera dalla parte del guidatore schizzò via. Il guidatore stesso colpì il parabrezza come un siluro e volò per cinque metri, prima di finire contro la vetrina di un negozio.
La seconda macchina della polizia cercò di uscire dalla traiettoria di Cletus, ma l’uomo riuscì comunque a centrarne una gomma. Due proiettili sollevarono spruzzi di sangue all’interno del veicolo.
La macchina si mise di traverso, mentre dalle ruote si alzava una nuvola di fumo, poi rotolò tre volte su se stessa, spargendo in giro frammenti di vetro e metallo.
Cletus sorrise soddisfatto, mentre Bucky assisteva all’intera scena dalla limousine.
<< Ehm…abbiamo bisogno d’aiuto immediato >> disse attraverso il comunicatore.
<< Non preoccuparti, Bucky >> rispose Rhodey. << La cavalleria sta arrivando >>
“ Speriamo solo che non arrivi tardi” pensò il supersoldato.
<< Tu, dammi una mano >> disse indicando una delle guardie del corpo, un uomo calvo dalla mascella tozza e dal corpo ben piazzato.
Questi annuì rapidamente ed estrasse la pistola, con la mano sinistra che teneva il polso della destra. Bucky fece lo stesso con il fucile ed entrambi si sporsero dai finestrini: uno da una parte e uno dal’altra del veicolo.
Il guidatore pigiò ulteriormente il piede sull’acceleratore e la limousine schizzò in avanti.
L’attimo seguente, due colpi secchi raggiunsero il camion. Il parabrezza si frantumò, cospargendo il sedile anteriore di frammenti di vetro.
Cletus non sembrò per nulla infastidito dalla cosa e alzò anch’egli la propria arma.
Senza più una barriera a impedirgli di prendere la mira, tirò il grilletto un paio di volte.
I vetri della macchina andarono in frantumi, ed Erbert sollevò tutte e due le mani per proteggersi il volto.
Il veicolo sfrecciò nel varco formatosi tra due taxi, con appena un ondeggiamento della coda.
Cletus intravide Bucky e la guardia del corpo che si voltavano per sparare di nuovo, e concentrò tutta la sua attenzione sulla strada.
Salirono un dosso e si sentì uno strano thunn! sordo, quando qualcosa colpì il portabagagli. Bucky si rese conto che il Camion li aveva colpiti!
La macchina cominciò a sbandare, e il guidatore cercò di mantenerla dritta manovrando freneticamente il volante. Vagamente, il supersoldato realizzò che Erbert stava urlando.
<< Guida! >> continuava a sbraitare. << Guida, maledizione! Guida ! >>
Nel tentativo di seminare il loro inseguitore, l’autista si gettò in mezzo al traffico cittadino, facendo lo slalom tra le vetture che procedevano lentamente su una strada a tre corsie.
La macchina scansò con grande agilità le auto davanti a sé, ma ciò non bastò a seminare il camion, che continuava a tallonarli.
Non riuscendo a distanziarlo, il guidatore provò a scappare imboccando un piccolo vicolo laterale, poco più largo del camion stesso. Ma Carnage non si fece sorprendere e, con una sterzata molto brusca, continuò l'inseguimento, senza mai mollare il piede dall'acceleratore.
Vedendo ancora la sagoma del camion nello specchietto retrovisore, l’autista provò ad allontanare il mezzo uscendo dal vicolo e rientrando, con una curva ad angolo retto, in un'altra via laterale.
Purtroppo, il distacco tra i due rimase pressoché invariato.
Innervosito dalla tenacia del suo avversario, l’uomo riprese la sua corsa su un'altra strada principale, ma poco dopo si ritrovò davanti ad un ostacolo: un incrocio con tutte le corsie occupate da decine di vetture ferme. Disperato, sterzò a destra, compiendo una lunga derapata laterale, e salì di colpo sul marciapiede, senza però fermarsi del tutto.
Suonando con decisione il clacson, per spostare le persone che incredule stavano assistendo a quella scena, il guidatore proseguì la sua corsa fino all'angolo dell'incrocio, gettandosi poi in una strada meno trafficata.
Anche Carnage seguì il tragitto improvvisato dalla limousine, continuando così quel folle inseguimento cittadino.
Stava per tornare al centro della strada, quando una sfocatura rossa e blu attirò la sua attenzione.
Con la coda dell’occhio, il serial killer notò la figura di Spiderman che aleggiava tra i grattacieli un paio di isolati più indietro. E stava puntando dritto verso di lui.
 << Oh, Spiderman vuole giocare con me? Va bene, giochiamo! >> esclamò il mostro, mentre premeva il piede sull’acceleratore e sterzò ancora una volta verso il marciapiede.
<< Ehi! Ehi! >> esclamò un barbone che si trovava sul limite stradale, colto alla sprovvista. Furono anche le sue ultime parole.
Il camion puntò senza esitare dove si concentrava la folla di passanti, superando i paletti divisori. Alcuni cercarono di scappare, ma soltanto quelli in fondo al marciapiedi riuscirono a cavarsela. I più vicini ai negozi o alla strada non ebbero scampo. Colpirono i paletti e le vetrate, facendole a pezzi, rimasero intrappolati nella frenesia, cozzarono l’uno contro l’altro.
La folla si mosse avanti e indietro in una serie di onde agitate. I più anziani e i più bassi crollarono al suolo e vennero calpestati dal resto della gente.
Un uomo fu spinto violentemente a sinistra, inciampò, riprese l’equilibrio e poi venne sbalzato in avanti. Un gomito lo centrò alla zigomo appena sotto l’occhio destro, facendogli vedere i fuochi d’artificio. Con il sinistro scorse il camion non solo emergere dall’oscurità, ma quasi esserne partorito.
Crollò in ginocchio vicino a un bidone della spazzatura e fu preso ripetutamente a pedate mentre tentava di rialzarsi. Poi, il camion gli fu sopra e lo ridusse ad una massa informe sul marciapiede.
L’enorme mezzo proseguì implacabile la sua avanzata, maciullando passanti come se fossero mosche.
Puntò verso una giovane donna, che si trovava in mezzo alla strada con una neonata tra le braccia.
Spinta dai pedoni in fuga, la poveretta cadde a terra con la figlia. Si sdraiò su di lei, come per proteggerla da quel mostro meccanico pensate 8 tonnellate.
Udì altre persone gridare, le loro voci quasi soffocate dal rombo del camion che si avvicinava. Qualcuno le tirò una botta terribile alla nuca, ma lei non se ne rese conto. Ebbe modo di pensare : Dio, ti prego, salvami.
Sembrava l’unica cosa sensata da fare.
La donna cominciò a sollevare la testa per capire se il camion le avrebbe schivate e il suo campo visivo venne invaso da un enorme pneumatico nero. Chiuse gli occhi, sperando con tutta se stessa che la figlia stesse dormendo.
Aspettò il dolore…ma questo non arrivò mai.
Si sentì sollevare da terra, mentre un paio di forti braccia si stringevano attorno a lei.
Con il vento che le scorreva tra i capelli, la donna spalancò le palpebre per la sorpresa e si ritrovò a fissare dritta nelle lenti bianche della maschera di Spiderman.
Il vigilante atterrò dall’altro capo della strada, mentre il camion proseguiva la sua corsa.
<< Sta bene? >> chiese l’Avenger, con tono preoccupato.
La donna annuì debolmente.
<< S…sì. G-razie >> balbettò, mentre la bimba che stringeva al petto cominciò ad agitarsi.
Incapace di trattenersi, Peter le accarezzo la testa con fare rassicurante. Poi, sparò una ragnatela e riprese la sua corsa tra i grattacieli di New York. 
 

Poco più avanti, l’inseguimento stava continuando senza esclusione di colpi.
Non riuscendo a seminare il camion usando l'agilità, l’autista della limousine aveva deciso di usare tutta la potenza che aveva a disposizione per distanziarlo.
 Approfittando dei larghi spazi della strada meno trafficata, l’uomo spinse a fondo il pedale dell'acceleratore, vedendo schizzare il tachimetro oltre i sessanta chilometri orari.
Con grande sollievo di Bucky, l'idea sembrò funzionare, la distanza tra i due mezzo stava aumentando di qualche metro, ma non era abbastanza per poter scappare da quell'ostinato inseguitore.
La cosa non lo sorprese più di tanto, quella macchina non era fatta per correre sulle lunghe distanze. Il camion invece sì!
Poi, l’enorme mezzo di trasporto sembrò caricarli come un ariete.
Al contempo, Cletus innestò il cambio e il veicolo balzò contro la macchina, con gli pneumatici che stridevano sull’asfalto.
L’autista della limousine urlò, stringendosi al volante, non per controllare il mezzo ma per reggersi a qualcosa. Le gomme con la fascia bianca sollevarono scintille e pezzi di manto stradale, alcuni dei quali rimbalzarono sotto il telaio. Il camion si lanciò in avanti lungo la carreggiata, come il vagoncino di un otto volante impazzito : cento metri di corsa verso il prossimo incrocio.
Al sindaco Erbert parve di gridare per tutta la traversata, anche se in realtà smise a metà tragitto. L’urlo che sentiva era intrappolato nella sua testa.
Avvicinandosi all’incrocio, anziché rallentare il camion accelerò. Se qualche veicolo fosse arrivato dall’una o dall’altra direzione…sarebbero stati investiti a settanta all’ora. Ma anche nel caso non fosse sopraggiunto nessuno, se il camion avesse proseguito fino all’altro lato della strada, sarebbe finito contro un edificio.
Sul percorso non c’era nessuno e, quando le ruote posteriori toccarono ancora una volta l’asfalto, il volante della vettura girò da solo tra le mani dell’autista, a causa dell’attrito improvviso, così veloce che gli bruciò i palmi e lo costrinse a lasciare la presa.
La macchina slittò sulla strada, ruotando di novanta gradi a destra, mentre il camion continuava a trascinarla in una corsa impazzita.
Bucky fu sbalzato contro la portiera di sinistra, battendo la testa contro il metallo.
Per un lungo momento,  il super soldato non riuscì a capire se si fosse fatto male o meno. Rimase disteso sui sedili, guardando il tetto dell’auto, mentre attorno a lui poteva sentire le urla di Erbert.
Attraverso il finestrino del lato del passeggerò vedeva il blu intenso della sera, con un piumaggio di nubi negli strati più alti dell’atmosfera.
Si portò una mano alla fronte e quando si guardò le dita le vide macchiate di sangue.
Nel mentre, Il camion continuava a correre, trascinandosi dietro la limousine. Aveva cambiato marcia e adesso era al massimo. Sopra di esso, Peter volteggiava tra i grattacieli della metropoli.
Il vigilante conosceva le strade della zona a memoria e aveva la sensazione che stessero percorrendola Brodway in direzione est, verso la Dixie Highway. Un altro minuto e sarebbero arrivati all’incrocio e…e cosa? L’avrebbero attraversato a razzo. Se fosse arrivato un altro mezzo diretto da nord, sarebbero stati fatti a pezzi. E questo fu proprio ciò che accadde.
Una Panda sbucò rombando dall’estremità perpendicolare ai due mezzi, investendo la Limousine in pieno. Il guidatore che si trovava al volante, troppo sorpreso per poter reagire in tempo, non fu nemmeno in grado di mettere il piede sul freno e morì sul colpo.
Lo scontro fu così violento che entrambe le vetture persero il controllo e uscirono dalle rispettive corsie, lasciando sul luogo dell'incidente diversi pezzi di carrozzeria.
La limousine proseguì la sua lunga sbandata lungo i confini della carreggiata, compiendo ben due testacoda consecutivi e ribaltandosi. Al contempo, la Panda finì la sua corsa contro un muro di pietra, picchiando violentemente il radiatore e mandando in frantumi il lunotto anteriore.
La gente che si trovava nei bari e nei negozi dell’incrocio cominciò a urlare e sparpagliarsi in tutte le direzioni, mentre il camion – il cui muso ora era un ammasso irriconoscibile di metallo e vapori – si fermò proprio al centro del luogo d’impatto.
Dentro la limousine, Bucky si sollevò su un gomito. Era una maschera di sangue.
Quando si riportò la mano alla fronte, sentì un taglio di una decina di centimetri sul cranio. Lo tastò con le dita, avvertendo l’osso.
Con la coda dell’occhio, vide che entrambe le guardie del corpo erano morte. Una aveva il volto completamente maciullato, l’altra si era gettata su Erbert per proteggerlo da una lamiera vagagente. Era stato trapassato dritto al cuore.
L’autista e il sindaco sembravano ancora vivi, sebbene visibilmente provati dall’incidente.
Con un grugnito, il supersoldato aprì la portiera e cominciò a strisciare fuori dal veicolo capottato, trascinandosi dietro la figura di Erbert. Il guidatore cercò di fare lo stesso, ma scoprì di avere le gambe bloccate dai sedili anteriori.
Una volta uscito dal mezzo, Bucky controllò subito le condizioni del sindaco. Aveva il viso coperto di tagli, i vestiti strappati in vari punti, e un osso sporgeva dal fianco della gamba destra. Non avrebbe potuto camminare per un po’.
Un suono di passi attirò la sua attenzione.
Senza perdere tempo, l’Avenger si mise in piedi e puntò il fucile verso Carnage, che era sceso dal camion e si stava dirigendo verso di loro con un’andatura lenta e sicura.
Il supersoldato strinse gli occhi, prendendo la mira e preparandosi a sparare. Poi, la limousine dietro di lui collassò su se stessa, intrappolando ulteriormente la gamba dell’autista, che si mise a gridare con la testa all’indietro e gli occhi chiusi. E poi svenne.
Bucky distolse l’attenzione da Carnage per un momento, solo un momento…e il serial killer lo colpì al fianco con una frusta  filamentosa. L’uomo fu proiettato contro la vettura, perdendo la presa sul fucile.
Erbert si scansò di lato con un gemito di dolore, mentre il corpo di Bucky affondava nel telaio del mezzo.
L’Avenger tento di alzarsi, ma il serial killer non gli diede la possibilità di farlo.
Afferrò il supersoldato e con un balzò lo sbattè sul tettuccio della Panda. I finestrini dell’auto esplosero a causa della forza d’impatto.
La creatura spalancò la bocca irta di denti e fece scattare la lingua biforcuta, afferrando il collo di Bucky e preparandosi a staccargli la testa con un unico e rapido morso.
<< Lascialo andare! >> ordinò qualcuno alle sue spalle, spingendolo ad abbandonare la presa sull’uomo e a voltarsi.
Cletus sorrise consapevole e puntò le lenti bianche sulla figura che aveva appena preso posto in mezzo alla strada.
<< Ah, Spiderman! Gentile da parte tua unirti alla festa, ma non ricordo di averti spedito l’invito >> disse la creatura, con un sottofondo di macabra ironia. << Temo che sarò costretto a chiederti di andartene >>
<< Andarmene proprio adesso che stanno servendo questi deliziosi antipasti? >> rispose il vigilante, mentre sparava una ragnatela verso uno dei bar confinanti con il marciapiede.
La sostanza appiccicosa si conficcò in un tavolino, dove la gante in preda al panico aveva abbandonato cibi parzialmente mangiati e bevande. Poi, l’arrampica muri scaraventò il ripiano contro il serial killer.
Questi utilizzò le dita artigliante per scansare il proiettile di lato, proprio mentre Spiderman balzava su di lui e lo colpiva con un pugno al volto.
La testa di Carnage girò appena, scoprendo i denti in un sorriso grottesco.
Nel tentativo di afferrare l’arrampica-muri , compì una rapida rotazione su se stesso per tirargli un calcio.
Facendo appello ai suoi sensi più sviluppati, Peter riuscì a deviarlo con un rapido taglio della mano sinistra. Poi, procedette a contrattaccare.
Il pugno attraversò il vuoto dell’aria come un colpo di pistola, andando a infrangersi ancora una volta contro il viso della creatura.
Senza perdere tempo, l’Avenger allargò ambe le braccia e, poco prima che il serial killer potesse riprendersi dal colpo, schiaccio le mani attorno al suo cranio, inclinandone le articolazioni fisse.
Carnage balzò in avanti con un sibilo, spalancando le fauci e scoprendo le zanne. Peter si scansò di lato e sferrò un ulteriore pugno per farlo indietreggiare. Diede altri due colpi allo stomaco, uno al volto e due ai fianchi.
Infine, sferrò un calciò al petto del superumano, costringendolo a compiere un balzo all’indietro.
Percependo un assalto imminente, la creatura si riparò con un braccio, ma Spiderman lo colpì al gomito e glielo spezzò, poi alla testa, mandandolo a sbattere contro il fianco della limousine.
Quando il mostro si rimise in piedi…il braccio aveva assunto una piega strana. Purtroppo stava già guarendo, e le ossa avevano appena cominciato a ricomporsi sotto la pelle.
Appena una decina di secondi dopo, Carnage era tornato come nuovo.
<< Impressionante >> commentò il serial killer, con tono apparentemente sincero.
Sotto la maschera, Peter non potè fare a meno di sorridere. Tutte quelle sessioni di allenamento alternate con Carol, Sam, Hope e Bucky avevano dato i loro frutti.
Nel frattempo, la mano destra dell’avversario aveva cominciato a mutare.
Le dita che la componevano iniziarono ad unirsi l’una all’altra attraverso centinaia di minuscoli filamenti rossi, simili a capillari. Pochi secondi dopo, una grossa ascia scarlatta aveva preso il posto dell’arto che, fino a poco prima, aveva mantenuto caratteristiche vagamente umane.
<< Oddio >> mormorò il vigilante, mentre Carnage sorrideva malignamente e si lanciava in avanti.
Peter riuscì a evitare il colpo e l’arma acuminata si conficcò nel manto stradale, sollevando pezzi d’asfalto.
Sparò una ragnatela al serial killer, ma questi si limitò ad agitare pigramente il braccio, tagliando il filo in due. Poi, il mostro balzò verso di lui con un grido agghiacciante e cominciò a muovere l’ascia in tutte le direzioni, come se impazzito.
Spiderman fu in grado di scansare la maggior parte degli attacchi, ma ad un certo punto l’arma lo sfiorò al petto, strappandogli parte del vestito e lasciandogli una striscia insanguinata sulla pelle.
<< Ehi! Io ho forse rovinato il tuo costume? >> disse il ragazzo, atterrando sul tetto del camion con una capriola e indicando drammaticamente l’avversario. <<  Lascia stare i vestiti, psicopatico. E questo è un ordine! >>
<< Ah, ma Carnage non prende ordini dagli insetti >> rispose il serial killer, con il suo inconfondibile ghigno. << Carnage li schiaccia e li manda all’altro mondo! >>
<< Sono molti a cadere in questo equivoco. I ragni sono in realtà degli aracnidi… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase.
Il mostro balzò su di lui, costringendolo ad evitare un altro affondo.
Compì un salto carpato a mezz’aria e sparò una coppia di ragnatele alla schiena dell’avversario. Tirò con forza, ma questi non si mosse nemmeno di un centimetro. Sembrava inchiodato al tetto del camion.
La creatura si voltò, afferrando ambe le ragnatele e tirandole verso di sé. Spiderman le seguì a ruota, finendo dritto contro un poderoso calcio ad opera del superumano.
<< Sei forte, Spiderman, questo te lo concedo. Ma io sono più cattivo! >> esclamò questi, mentre il corpo del vigilante ruzzolava pesantemente sulla strada.
Si rialzò a fatica e sputò un rivolo di sangue. Dio, quel tipo picchiava veramente forte.
Bzzzzzz! Il suo senso di ragno cominciò a vibrare.
Girò di lato, mentre qualcosa si conficcava nel terreno a pochi passi da lui : un piccolo arpione rosso, non più grande di dieci centimetri.
Bzzzzz! Peter balzò all’indietro, evitando un altro proiettile. E poi un altro, e un altro ancora.
<< Scappa, scappa, piccolo ragno! >> esclamò Carnage, mentre continuava a bersagliare l’adolescente.
Nel tentativo di contrastare l’assalto, questi afferrò la portiera rotta della limosuine e la usò come scudo. Poco dopo, due grossi arpioni ne attraversarono il metallo e si fermarono ad appena un paio di millimetri dal volto dell’arrampica-muri.
“ Cavoli, ci sono andato vicino” pensò Peter con timore reverenziale.
Fu così che, troppo impegnato a rimuginare su quell’esperienza di pre-morte, non si accorse di Carnage che lo stava caricando come un toro.
L’adolescente ebbe appena il tempo di mollare la presa sulla portiera. Il serial killer lo colpì con una testata in pieno petto, facendolo sbattere contro la fiancata della limousine.
Tentò di rialzarsi, ma l’avversario non glie diede la possibilità di farlo. Lo afferrò per il cappuccio e colpì il veicolo con la faccia del supereroe, per un totale di tre volte.
<< Questo lascerà il segno >> commentò gioviale, mentre allontanava il corpo martoriato del vigilante con un rapido calcio allo stomaco.
Peter rimase disteso sulla schiena, tossendo sonoramente. Probabilmente si era inclinato qualche costola.
Al contempo, Carnage volse nuovamente la propria attenzione nei confronti della figura strisciante di Erbert.
<< Ora, dov’eravamo rimasti? >> chiese beffardo, mentre il sindaco tentava di allontanarsi usando le braccia come leva.
Lentamente, come se avesse tutto il tempo del mondo a disposizione, la creatura tornò al camion, afferrò qualcosa stipato nella cabina di guida e camminò fino a lui.
Erbert lanciò un gemito strozzato, rendendosi conto che ciò che il serial killer teneva tra le mani era una tanica di benzina.
L’uomo provò ad alzarsi, ma Carnage gli posò un piede sul fianco e lo girò sulla schiena.
Lo afferrò per il colletto della giacca e lo avvicinò al proprio viso, sorridendo malignamente. Poi, la maschera del mostro cominciò a dissolversi, rivelando il volto di Cletus Kasady.
<< Ti ricordi di me? >> sibilò l’assassino, con sadico divertimento.
Gli occhi di Erbert di spalancarono per la paura…e la comprensione. Al contempo, Carnage colpì il sindaco al naso, premendo nel contempo la bocca della tanica contro la sua fronte, come se glie la volesse trapanare. La benzina inondò la faccia dell’uomo e gli inzuppò i vestiti. Elbert emise un grido soffocato e si portò una mano agli occhi.
Il serial killer lo colpì con un calcio, girandolo sulla pancia.
Poi, si conficcò la mano nel fianco ed estrasse un piccolo accendino dal costume filamentoso.
<< Un consiglio per l’aldilà, signor sindaco  >> disse con quel ghigno apparentemente intramontabile. << La prossima volta…non scherzare con il fuoco! >>
A pochi metri dalla scena, Peter era riuscito ad appoggiare la schiena sul fianco della limousine.
Alzando la testa, vide che Carnage aveva fatto un passo indietro e stava gettando sulla schiena di Erbert l’accendino, da cui usciva una fiammella. L’uomo fu presto avviluppato da una grande vampata azzurra, che produsse un’ondata di calore tale da far vibrare le vetrine dei negozi circostanti.
Dopo circa un minuto, le urla del sindaco si spensero. Di lui non restava altro che un corpo carbonizzato.
Carnage scoppiò in una risata agghiacciante, prima di posare gli occhi su Spiderman.
<< E ora… >> disse la creatura, mentre la mano destra mutava in un’altra lama affilata. << è il tuo turno! >>
Compì alcuni passi in direzione del vigilante, preparandosi a finirlo. Tuttavia, poco prima che potesse affondare l’arma nel corpo di questi, un proiettile di pura luce lo investi al fianco, sbalzandolo di diversi metri.
Cletus rotolò sull’asfalto, mentre la figura di Capitan Marvel atterrava di fronte a lui.
<< Non provare nemmeno a toccarlo >> ringhiò Carol, il corpo avvolto da un intenso bagliore e gli occhi illuminati da fiamme roventi.
Carnage si drizzò in piedi, scoprendo i denti acuminati e sibilando minacciosamente. Al contempo, la donna si mise in posizione d’attacco.
Il serial killer si guardò attorno, valutando le proprie opzioni. Era forte, certo…ma non pensava di essere ancora all’altezza di qualcuno come Capitan Marvel. Soprattutto se il resto degli Avengers sarebbero arrivati di lì a poco.
Giunto a quella conclusione, il mostro compì un balzo oltre i veicoli distrutti e atterrò nei pressi di un tombino. Con rapidità disarmante, aprì il condotto fognario e vi scivolò all’interno prima ancora che Carol potesse rendersi conto delle sue intenzioni.
La donna schioccò la lingua. Avrebbe potuto inseguirlo, certo, ma dare la caccia a qualcuno che si nascondeva nelle fogne di New York era l’equivalente di cercare un ago in un pagliaio.
Senza perdere tempo, corse verso la figura martoriata di Peter.
<< Stai bene? >> chiese con preoccupazione, mentre aiutava il vigilante ad alzarsi.
Questi tossi un paio vi volte, avvolgendole un braccio attorno alle spalle.
 << Sì, solo un po’ ammaccato. Bucky sembra messo molto peggio >> borbottò, indicando l’ex Soldato d’Inverno disteso lungo la fiancata della Panda.
La coppia di Avengers camminò fino a lui. Era ancora cosciente, ma stava perdendo molto sangue.
 << Dov’è il sindaco? >> sussurrò con un filo di voce.
Carol lanciò una rapida occhiata verso il corpo bruciato del politico.
 << Morto >> rispose con un sospiro rassegnato.
Il supersoldato rilasciò un gemito.
 << Maledizione >>  borbottò, accasciandosi contro il telaio della macchina. Aveva bisogno di cure mediche immediate.
La supereroina fece per afferrare il comunicatore…
<< Gha!>> sibilò, mentre una fitta di dolore improvviso le attanagliava lo stomaco.
Chiuse gli occhi, strinse i denti e si piegò in due, sotto lo sguardo sorpreso di Peter.
<< Carol! >> esclamò questi, facendo appello alle forze che gli erano rimaste per sostenerla. << Tutto bene? >>
La donna si portò una mano alla pancia e prese alcuni respiri calmanti.
<< Io…sì, non so cosa mi sia preso >> disse dopo qualche attimo di silenzio.
Affianco a lei, il vigilante la guardò poco convinto. Non l’aveva vista nel dolore da quando…bhe, in realtà non ricordava di averla mai vista nel dolore.
Carol si drizzò di scatto, come se nulla fosse accaduto. << Dobbiamo chiamare un’ambulanza…e dare la notizia >>.
 
 

Com’era? Spero bello!
È la prima volta che realizzo un inseguimento automobilistico, quindi spero davvero di aver reso bene l’intera sequenza e soprattutto di non avervi annoiato.
Carnage ha il suo primo incontro con Spiderman e alcuni degli Avengers! E, come potete vedere, non è andato molto bene per i nostri amabili supereroi.
Avranno modo di rifarsi? Lo scoprirete nei prossimi capitoli!
  
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