あなたに負けた
Lost On you
Vorrei rimanere tra le tue braccia
Note pre fic: dovevo aggiornare questa fic, ma come al solito sono stato travolto da un’ispirazione momentanea che per fortuna non è sfociata in una long a capitoli, solo in una one shot chilometrica
Burning like embers, falling, tender
Longing for the days of no surrender
(Anata
ni maketa)
Lost
On you
Vorrei
rimanere tra le
tue braccia
Note
pre fic:
dovevo aggiornare questa fic, ma come al solito sono stato travolto da
un’ispirazione momentanea che per fortuna non è
sfociata in una long a
capitoli, solo in una one shot chilometrica
Burning like embers, falling, tender
Longing for the days of no surrender
Mi
chiedo cosa sia
scattato in me quando ho deciso di baciargli la guancia, mi chiedo cosa
mi
abbia portato a baciare via le sue lacrime, che sono come gemme
preziose che
stonano su quel volto solitamente figlio del sole. Sono rimasto
abbracciato a
lui fino alla chiusura del locale, quando Ramirez è passato
a salutare e
avvertirci dell’imminente chiusura, e chiedere se finissi io
di serrare le
porte. Sono ripartito in aereo stamattina e sono così
malinconico che a tratti
ricordo il me a quindici anni, muto con lo sguardo perso.
Quando
arrivo alla
palestra per gli allenamenti trovo davanti alla stessa Haruko Akagi, la
donna
che meno vorrei vedere nella mia vita, visto che sta distruggendo
quella del
mio Dohao, che mi sta aspettando, mi aggredisce verbalmente
“Sei tu che gli hai
suggerito questa follia?” mi sventola davanti un giornale e
quello che sembra
il famoso contratto. “Per nulla, tutta farina del suo sacco,
anche se lo trovo
ironico. Io non l’avrei fatto, e lui è convinto di
si. Io non ti avrei dato
niente e ti avrei smutandato in tribunale.” sincero
perché la mia mente non mi
permette di mentire senza fare uno sforzo e un rituale nel quale dico
la verità
tre volte, e già sembro strano così.
“Non ho ancora letto i giornali, ma fa
vedere” le dico e le prendo il quotidiano sportivo che tiene
in mano “La
fidanzata fedifraga, chiede soldi per il figlio dell’amante.
L’amico traditore,
falso gay” se fossi un altro starei ghignando o addirittura
le starei ridendo
in faccia. “Me lo ero immaginato quando ti ho incontrato la
prima volta, e
ancora quando sei diventata seconda manager, ma mi sembravi cambiata.
Lui è il
mio migliore amico e tu l’hai distrutto. Per me puoi fotterti
allegramente”
sono stranamente loquace e lei mi ascolta. Non mi sono reso conto della
presenza di mezza squadra e di un gruppo di giornalisti tra cui la
regina Betty
della stampa scandalistica. Lei mi inveisce contro prima in inglese e
poi passa
al giapponese e io le rispondo nella medesima lingua “Senti
puttana, vai a
rompere i coglioni a qualcun altro. Io non perdono chi tradisce i miei
amici”
mi giro e me ne vado lasciandola impalata nell’atrio del
palazzetto.
Vengo
seguito dal gruppo
appena formato e un mio compagno di vecchia data comincia a ridere
“Allora lo
sai l’inglese, e parli” mi batte una pacca sulla
spalla e riesco a fermare il
pugno che mi è partito in automatico a pochi centimetri dal
suo volto. Lo vedo
sgranare gli occhi “Scusa, reazioni istintive”
abbasso lo sguardo, non saprei
come affrontare il suo, non lo conosco e con la mia
difficoltà ad interpretare
i segnali non verbali sono in imbarazzo. “Scusa tu, a volte
mi dimentico che
non sei abituato ai modi che abbiamo qua, nonostante siano
più di dieci anni
che sei qua” mi dice ridendo.
Veniamo
interrotti da
Kevin che mi guarda con la stessa intensità con cui il mio
gatto guarda la
scatoletta di cibo umido. “Ciao Kevin” lo saluto
cercando di fare due passi
indietro come a voler mettere maggiore distanza rispetto a lui.
“Volevo sapere
cosa pensavi dei titoli di giornale, non mi aspettavo di vedere Haruko
qua”.
Sospiro “Io sapevo che sarebbe venuta a lamentarsi con me
perché quel Dohao di
Sakuragi doveva proprio metterci il riferimento a me in quel contratto.
Non mi
è mai piaciuta, ma per una cosa le sono grato. Il primo
giorno di liceo ha
fermato Hanamichi nel corridoio e gli ha chiesto se giocasse a basket,
e lui se
ne è uscito con una delle sue sbruffonate, e da
là è nata la sua passione, e in
un certo senso la nostra amicizia.” Questo omone di colore
vestito di un
prezioso rosa antico mi sorride con i denti bianchissimi “che
le hai detto in
giapponese” sgrano gli occhi, “Posso
parafrasare?” chiedo e lui annuisce e io
tiro un sospiro di sollievo “Le ho detto che è una
donna di facili costumi e che
deve andare a disturbare qualcun altro e che non perdono chi tradisce i
miei
amici. Ma ho usato le poche parolacce che abbiamo in giapponese tutte
per lei e
il mio odio assoluto nei suoi confronti ” sembra che si
stupiscano tutti quando
parlo e non capisco mai perché. “Ma tu cosa
sapevi?” mi chiede ancora Kevin, e
io sto smaniando, voglio andare ad allenarmi, a giocare a basket
“Io non ho
saputo niente fino alla sera in cui Sakuragi ha lasciato
l’Akagi nel mio pub,
ero al bancone e lui è arrivato, e siamo andati a
chiacchierare nel mio
ufficio, lui era distrutto. Mi ha raccontato a grandi linee cosa ha
fatto lei e
cosa ha fatto lui, e son fatti suoi. L’ho scoperto in pratica
poco prima che
lui facesse l’annuncio alla stampa” riesco a non
dire che l’articolo campeggia
incorniciato nel mio appartamento. Il mio autocontrollo mi impressiona
sempre.
L’Akagi umiliata dai media mi fa godere come una sega a due
mani, ben fatta, e
anche questo riesco a tenerlo per me.
Passa
l’allenatore e
cerco di divincolarmi da questo omone di colore che mi sta tempestando
di
domande scomode. Riesco finalmente ad andare ad allenarmi, finalmente
riesco ad
evitare di parlare. L’allenamento è estenuante,
l’allenatore indemoniato perché
abbiamo vinto di due e solo perché hai usato quegli occhioni
blu, usando parole
sue sul mio comportamento, e mi sfugge un “magari”
che fa ridere mezza squadra.
“Oggi Rukawa ha voglia di parlare” mi prendono in
giro e cerco di rimanere nel
mio stoico silenzio, ormai collaudato negli anni.
Finiamo gli allenamenti, e la doccia, indosso
i miei vestiti puliti, niente di vistoso, un paio di jeans e una
maglietta a
maniche lunghe, comincio a soffrire il freddo come ogni anno di questi
tempi,
adesso che l’autunno ha bussato alle porte. Sono in crisi,
anche se cerco di
distrarmi, e Haruko, Kevin e le battute della squadra ce
l’hanno fatta a farmi
mantenere il controllo, adesso sembra che il mondo sia più
pesante, fino a
quando mi squilla il telefono. “Risponde la segreteria
telefonica di Kaede
Rukawa lasciare un messaggio dopo il bip” oggi non ho voglia
di parlare con
nessuno ma voglio sapere chi mi cerca, solitamente sono i call center e
a
questa frase smettono, per la chiamata dei miei è troppo
presto. “Bip” e la voce
che sento dall’altra parte mi fa tremare le gambe,
c’è ancora qualcuno a
cambiarsi nello spogliatoio e sento delle risate distinte alle mie
spalle, ma
non ho voglia di litigare, sono ancora troppo svuotato da ieri sera.
“Ah
kitsune, ti richiamo” e non riesco a trattenere una risatina,
e poi rispondo in
giapponese, in modo che questi impiccioni non si facciano gli affari
miei
“Hana, è per i call center, tutto bene?”
gli chiedo, è al centro del ciclone e
del polverone alzato dalla Akagi. Mi risponde anche lui in giapponese
“E
questa? Di solito mi parli inglese.” la mia espressione
è di nuovo neutra e
sento degli sbuffi da parte di un paio di compagni. Mi siedo sotto il
mio
‘appendino’* “Pubblico, sono nello
spogliatoio abbiamo appena finito. Ho avuto
visite oggi, la babbuina e la regina Betty” lo sento ridere
distintamente e
trovo quel suono rassicurante quasi quanto il suo abbraccio.
“Non lo sapevo” lo
interrompo “Mi ha accusato di essere la mente del contratto.
Le ho dato della
puttana e le ho detto che non perdono chi ferisce i miei
amici”. Sento che
inizia a dire qualcosa e poi si interrompe “Non mi servono
parole lo sai.” lo
sento sospirare, e mi rendo conto che è ancora in crisi.
“Prendo l’aereo tra
dieci minuti, tra due ore sono da te, mi puoi ospitare?”
“Hn” le vecchie
abitudini sono dure a morire “Baka Kitsune” mi
minaccia “mi picchierai a casa
mia. Ma domani non ti alleni?” chiedo e lui risponde
“giorno libero, il coach
ha detto che vuole studiare un nuovo piano di allenamento”.
Mi passo una mano tra
i capelli. Mi sento osservato ma cerco di ignorare questa sensazione
che ormai
mi accompagna dalle scuole medie, odio essere al centro
dell’attenzione. “Non
vorrei essere voi, il nostro l’ha studiato la notte, era
incazzato nero. Ha
detto che abbiamo vinto solo grazie ai mie occhioni” riesco a
farlo ridere e un
sorriso mi nasce spontaneo, dei quanto sono innamorato, e quanto sono
stupido,
e gliel’ho pure detto. “Indubbiamente sono dei
begli occhi… stanno chiamando il
mio volo arrivo tra due ore, ti raggiungo a casa” mi dice
“Ok, tanto sai dove
sto” gli rispondo, vorrei andare all’aeroporto a
prenderlo, ma non ho nessuna
voglia di dare scandalo, e di peggiorare la sua posizione.
Quando
chiudo la
chiamata mi ritrovo un mio compagno di squadra che mi fissa
intensamente.
“Rukawa sei umano quindi?” è lo stesso
che ha rischiato il pugno in faccia e
ora vorrei non essermi fermato. “la genetica dice
questo” anni di allenamento
mi suggeriscono che forse non era la risposta che dovevo dare.
“Sei strano
forte” aggiunge “ma sei così
bello” si avvicina ancora, “e quando sorridi
sembra di essere in un altra dimensione”. Mi alzo dal mio
posto e lui mi
raggiunge e mi si piazza davanti, cerco di scartarlo dopo aver ripreso
il mio
borsone. Sento l’ansia salire, lui è
più grosso di me e mi impedisce di
arrivare alla porta. “Smith, di grazia, mi fai passare voglio
proprio andare a
casa” gli dico e la sua espressione, maledetta neuro
diversità, non riesco ad
interpretarla, lui allunga il braccio e io serro i pugni e mi metto
sulla
difensiva, avere un bel visino e tutte le ragazze dietro a tredici anni
vuol
dire imparare a difendersi contro i fantomatici fidanzati delle stesse,
e
adesso reagisco nello stesso modo. Lui però mi sorprende me
mi passa una mano
sulla guancia e l’altra dietro la vita, cerco di
divincolarmi, ma è più forte
di me. Mi bacia sulle labbra che tengo serrate, e mi viene da ridere
sulla
soglia dei trenta è la prima volta che qualcuno fa questo
gesto con me, non c’è
riuscito nessuno. Lui prova ad approfondire il bacio ma serro la bocca
e
riprendo da divincolarmi, lui è particolarmente forte, gli
pesto un piede con
forza e lui allenta la presa e riesco a staccarmi da lui.
“Smith cosa ti ha
fatto pensare di poterlo fare?”, gli chiedo mentre mi passo
un braccio sulla bocca
come a voler cancellare la sensazione delle sue labbra sulle mie.
“Scusa, mi
piaci, e oggi sembravi più disponibile e ci ho
provato”. Scuoto la testa, la
voglia di usare la tecnica del tensai dei poveri è tanta,
tirargli una testata
e andarmene, ma dobbiamo giocare bene insieme. “Mi dispiace
Smith, ma c’è una
persona di cui sono innamorato, e non riesco proprio a pensare a nessun
altro.
Mi dispiace di piacerti, troverai qualcuno che voglia te senza nessun
altro in
testa. Non ti posso dare niente di quello che vuoi.” sospiro,
e lui mi guarda
in viso, e io distolgo lo sguardo. “Ma non stai con lui,
potremmo...” scuoto la
testa e lo interrompo “No, non possiamo fare niente. Non
voglio nessuno che non
sia lui, quindi non illuderti, e non chiedermi niente. Ti ripeto non
posso, non
riesco a dare niente a nessuno.” Lui si mette a piangere e io
non so che fare,
sono impietrito, nonostante abbia imparato su per giù come
funziona con le
persone, adesso non so che fare. “Accontentati del mio primo
bacio, è l’unica
cosa che avrai da me” aggiungo e adesso sento il suo sguardo
addosso a me
“Primo bacio?” mi chiede e al solito non riesco a
dire cose che non
corrispondano a verità. “Mi sono accorto che mi
piacevano i maschi abbastanza
presto, e mi sono innamorato di Sakuragi in prima superiore, e non ho
mai avuto
nessuno che mi interessasse in quel senso, che mi facesse passare
questa cosa.
Mi hanno diagnosticato una neurodiversità quindi il mio
cervello funziona
diversamente e non so gestire queste cose, nonostante mi
impegni.” lui mi
sorride e poi sospira “Zero
possibilità?” chiede e io annuisco “Zero
Possibilità” lui mi guarda “Non pensavo
tu potessi essere così crudele con quel
faccino.” dice io lo guardo incuriosito “Crudele?
Sono solo sincero, non riesco
ad essere diverso, ora se non ti dispiace vorrei tornare a casa
mia.” gli dico
e lui si sposta e mi lascia passare senza fare una piega. Non
è la mia
giornata, vengo fermato da un altro compagno di squadra che mi colpisce
uno
zigomo con un pugno e io non mi faccio pregare rispondo al pugno, ma
vengo
fermato da qualcuno alle mie spalle. “Non si parla
così ad una ragazza, proprio
no, sei un viscido schifoso” cerco di dimenarmi in modo da
liberarmi dalla
presa di chi è dietro di me, ma il fisico di chi mi sta
tenendo è imponente.
“Non si parla così di una ragazza
ai media” riesco a schivare l’ennesimo pugno in
faccia che sento sfiorarmi
l’orecchio. Non sono interessato a parlare, sto valutando
come uscire da questa
situazione ma le successive parole seguite da un pugno allo stomaco
bloccano
parte della mia forza e della mia opposizione alla situazione.
“Non parlare
così della mia fidanzata” rimango interdetto, e
il pugno dopo mi manda KO, e mi risveglio dopo un
po’ con la sensazione
che mi sia passato un tir addosso, mi guardo intorno e sono spaesato,
piano
piano metto a fuoco e vedo che c’è Smith a terra
vicino a me “Smith” lo chiamo
e lui non risponde mi avvicino e lo scuoto leggermente e lui mugugna
qualcosa.
“Thomas” lo chiamo per nome per la prima volta in
quattro anni che giochiamo
insieme. Lui riesce a svegliarsi ed è pieno di ecchimosi, io
non mi sono ancora
visto ma non devo essere un bello spettacolo. “Ah Kaede,
allora stai bene” dice
e io mi tocco addosso e annuisco, nonostante il fastidioso sapore acido
che ho in
gola. “Integro” confermo e lui sospira
“No hai uno zigomo che sanguina” lo
aiuto a mettersi in piedi “Non dovevi” gli dico
“non dopo che ti ho detto la
brutale verità su quello che provo” lui sospira e
mi guarda sorridendo “E tu
non corri da lui comunque?” faccio una smorfia, di dolore e
annuisco “Ma prima
di tutto è mio amico” gli dico e lui annuisce
“col tempo forse saremo amici,
intanto non potevo lasciare che quelli facessero questo.”
Suona il mio telefono
e rispondo “Moshi Moshi” e dall’altra
parte si sente una risata “Kitsune
narcolettica ti sei addormentato nello spogliatoio?” mi
chiede e io sbuffo “No,
ho avuto un contrattempo, fidanzati della tua fidanzata, sono ancora al
palazzetto.” ho parlato in inglese e quindi ha capito anche
il mio compagno di
squadra “Thomas” richiamo il mio compagno di
squadra e lui mi guarda “ora
arriverà quell’idiota di Sakuragi che
vorrà menare le mani.” lo avverto poco
prima che entri un arrabbiatissimo rosso “Dohao, sono
scappati” lo fermo e mi
guarda da capo a piedi e poi guarda il mio compagno di squadra
“Smith tutto
ok?” mi ignora, ha valutato che ci siamo fatti più
male durante le nostre
risse, rispetto a come son messo oggi, almeno in viso. Gli si avvicina
e
comincia a guardare le ferite “Kitsune il kit di pronto
soccorso, qua c’è da
disinfettare qualche morso e se c’è una crema per
le contusioni” Vado a
recuperare il Kit che c’è nello spogliatoio e lo
porto al rosso che medica il
mio salvatore. “Ora voi due denunciate chi è
stato, vorrei uccidere quest’altro
fidanzato di Haruko, ma quanti cazzo ne aveva?” chiede con
fare retorico.
“Penso uno a squadra di NBA contro cui hai giocato”
dice il mio compagno mentre
viene medicato. “Ma perché non ne so un
cazzo?” gli chiede e vedo che si sta
arrabbiando e perde di delicatezza nella sua azione di disinfezione.
“Dohao,
non è colpa di Thomas” gli dico e lui sembra
riprendersi e continua a medicarlo
delicatamente. “Scusa Smith, e chi sa di questa
cosa?” scrolla le spalle
“Nell’ambiente quasi tutti, solo te e lui e pochi
altri, penso che i vari
giapponesi della lega non siano stati coinvolti in discorsi del genere,
io l’ho
scoperto per caso” confessa, “mi sento un
po’ in colpa” io non capisco, mentre
il rosso fa un’espressione strana quella che di solito ha
quando non è convinto
“Perché dovresti esserlo?” chiede mentre
io mi alzo la maglietta e controllo i
lividi che mi stanno uscendo, e con la pelle chiara che ho sembro
uscito dalla
carica dei 101. “Perché mi piace lui”
lui annuisce, io non capisco dove
vogliano andare a parare ci sono dei sottintesi che io non colgo, come
al
solito. “È stato brutale” gli dice e il
rosso gli da una pacca sulla spalla “lo
so, e ci rimango male anch’io a volte nonostante ci
conosciamo da quindici
anni”. Smith mi guarda per un po’ e poi mi sorride.
“Glielo hai detto?” chiede
il rosso e lui annuisce “Pensa che questa è la
versione delicata” e ridono di
me, lo so. “Com’era quella non delicata?”
il rosso si lecca le labbra
lentamente “Non so chi sei e non me ne frega un cazzo,
togliti dalle palle, in inglese
dovrebbe suonare su per giù così, è
migliorato con le persone”. “Sono ancora
qua, e non prendermi per il culo solo perché voi capite cose
che io non
capisco, baka Dohao dei miei stivali” ridono ancora
“visto è divertente”
ridacchia ancora il rosso e Thomas ride, adesso sembra una risata
più
tranquilla. “911. Si c’è stata
un’aggressione al Dome, ai danni di Smith e
Rukawa. Li ho trovati dieci minuti fa, sono vigili. Sono Sakuragi. Ok
attendiamo. Bene” ci ha distratti e ha chiamato i soccorsi,
per impedire a me
di protestare, ormai mi conosce troppo bene. Attendiamo qualche minuto
l’arrivo
della polizia, e l’inevitabile orda dei giornalisti al
seguito. “Ti odio Baka
Dohao” parlo in inglese e lo insulto in giapponese per poi
continuare nella
nostra lingua madre “Quando arriviamo a casa mia ti uccido, e
ti faccio
mangiare da Dohao” lui ride. “Oggi ti diverti a
prendermi per il culo?” scuote
la testa e passa di nuovo all’inglese “hai chiamato
il tuo gatto Dohao?”
annuisco “è rosso, rumoroso, fa danni ovunque,
come lo dovevo chiamare?” lui mi
si avvicina e mi fa un piccolo inchino che ricambio anche se non
capisco perché
si sia inchinato. “Grazie, riesci sempre a tirarmi su il
morale” dice ora in
giapponese. Vedo Smith che ci guarda male. “Parlate solo in
inglese vi prego,
mi state facendo aumentare il mal di testa” annuisco
“scusa Thomas” dico e lui
sorride “sei l’unico a non chiamarmi
Tommy” mi siedo e sento le sirene. “Thomas
mi piace di più, e poi Tommy era il cane di un nostro
compagno di squadra, e
non sembri un Chihuahua” ridiamo tutti e tre “Era
del nostro capitano del primo
anno, il mio ex cognato, ed era suo, non di Haruko. Un armadio a
quattro ante
con un canetto che gli stava in una mano, penso di aver visto poche
cose così
ridicole.” su questa affermazione del rosso entra un
detective della polizia,
nel suo vestito elegante “Sono il detective
LoRusso” si presenta “ora ognuno di
voi tre mi racconterà cosa è successo. I miei
stanno prendendo i filmati di
sorveglianza di tutto il palazzetto. “Rukawa venga con
me” mi chiede ed io lo
seguo in uno degli uffici dove c’è un paramedico
che mi fa spogliare, e
controlla le mie ferite. “Abbassi i boxer” mi
chiede e io lo faccio e mi
ritrovo con un morso su una natica di cui non mi ero accorto e graffi
su tutto il
corpo, mi rivesto e mi siedo e il detective LoRusso mi chiede
“Mi racconti cosa
è successo” sono indeciso “Penso ci sia
una premessa da fare, stamattina alla
presenza dei giornalisti ho avuto un alterco con Haruko Akagi, la ex
fidanzata
del mio migliore amico Hanamichi Sakuragi, è venuta a
chiedermi se dietro il
contratto che le ha fatto firmare ci fosse la mia mente e le ho detto
di no, e
di non rompermi i coglioni e l’ho chiamata puttana, in
giapponese, e poi ho
tradotto senza parolacce per Kevin il giornalista di Vip sotto i
riflettori. Mi
sono allenato e poi dopo la doccia ho ricevuto una chiamata da Sakuragi
che mi
diceva che passava a trovarmi visto che aveva un paio di giorni liberi
prima
del nostro impegno con la nazionale. Sono rimasto solo nello
spogliatoio con
Thomas Smith, abbiamo” sto cercando di dire quello che
è successo senza mettere
nei guai con la stampa il mio compagno di squadra. “posso non
dire quello che
ci siamo detti con Thomas? Non è rilevante con i
fatti” vedo il detective che
mi osserva e continuo “vabbè non ce la faccio, mi
ha baciato e gli ho detto che
non mi piace in quel senso e me ne sono andato. Una volta in corridoio
prima ho
sentito arrivare un pugno sullo zigomo e dopo ho visto Brown Johnson
che ha
continuato a picchiarmi, mi sono difeso il più possibile, ma
c’era qualcuno di
grosso che mi teneva, che non son riuscito a riconosce, ad un certo
punto ho
provato a girarmi per guardarlo, ma da quel momento non mi ricordo
più niente
fino al momento in cui mi sono svegliato e ho visto Thomas svenuto poco
lontano
da me, l’ho chiamato e poi l’ho scosso e si
è svegliato, ci siamo controllati i
tagli sul viso e mentre parlavamo Sakuragi mi ha chiamato e gli ho
detto che
eravamo qua e poi lui ha cominciato a medicare Smith e a parlare con
lui per
distrarmi, perché sapeva che chiamarvi mi avrebbe fatto
arrabbiare.” Il
detective fa un sorriso “Abbiamo visionato le riprese e non
pensavo che la sua
analisi fosse così vicina a quello che abbiamo
visto.” mi dice “Allora quello
che si dice è vero” lo guardo inclinando la testa
da un lato, sto cercando di
studiare quest’uomo sulla cinquantina, i capelli neri e il
viso appena rasato.
“Cosa, signore?” gli chiedo e lui mi sorride
“Che il giocatore di basket Kaede
Rukawa non sappia dire bugie” scrollo le spalle
“Sono Neuro Atipico, una
condizione che ricade nello spettro autistico, e tra gli effetti
collaterali,
ci sono l’impossibilità di dire bugie, anche se
negli anni son diventato capace
di riuscire a dire solo parte delle cose, e la mia oggettiva
difficoltà a
interpretare il sottotesto, le cose sottintese, il linguaggio non
verbale, e
spesso se non capisco le metafore, anche se ho avuto modo di allenarmi
in
questo grazie a Sakuragi.” dico e lui annuisce “ora
ti devo chiedere di far
fotografare e catalogare ogni tua ferita.” mi dice e annuisco
e mi spoglio
nuovamente mentre una poliziotta in divisa mi fa foto di ogni livido,
morso,
graffio che ho addosso, e anche del bernoccolo che ho in testa.
Quando
ho finito
raggiungo gli altri due, che vengono chiamati a turno dopo di me.
Finiscono
anche loro e io mi guardo intorno. “Uscire da qua
è impossibile ci sono i
giornalisti.” vedo Smith prendere il telefono
“Mitch, sono Thomas, abbiamo un
problemino al palazzetto” sento la voce
dell’addetto stampa ma non capisco cosa
dica visto che il mio compagno di squadra tiene l’apparecchio
all’orecchio. “No
Mitch, Johnoson ha picchiato Rukawa e poi me era con Frizgerald.
C’è la polizia
che ha i video, c’è la stampa che vorrà
sapere tutto.” il mio cuore batte
forte, e mi sento svenire.
Quando
rinvengo sono in
una stanza di ospedale con il dohao che dorme sulla mia mano e fuori
è tutto
buio. Trovo il pulsante e chiamo l’infermiera che arriva in
poco tempo. “Cos’è
successo?” chiedo e lei mi guarda intensamente “Le
chiamo il dottore che le
spiegherà.” mi dice e se ne va, torna dopo poco
con un medico poco più giovane
rispetto a me. “Il suo amico non è voluto andare
via” sospiro “dovevo ospitarlo
a casa mia, non ha le chiavi” dico e lui mi guarda
“cosa si ricorda dell’aggressione?”
mi chiede e io ripeto quello che ho detto ai poliziotti. “Non
le hanno fatto
solo questo, mentre era incosciente uno dei due aggressori si
è masturbato
nella sua bocca e le hanno inflitto diversi colpi anche mentre era
svenuto. Il
suo compagno di squadra lo ha salvato da cose peggiori, ed è
riuscito a
metterli in fuga.” mi spiega, e adesso capisco il saporaccio
che avevo in
bocca. “Ora sta bene, è svenuto solo
perché il suo corpo già stanco per
l’allenamento non ha retto lo stress. La possiamo dimettere,
se se la sente di
tornare a casa.” guardo il rosso addormentato e gli passo una
mano tra i
capelli. “Sveglio la mia guardia del corpo e torno a casa
volentieri” gli dico
e il medico ride. “Non pensavo che l’ambiente
sportivo fosse adatto a fare amicizia”
lo guardo “siamo stati compagni di scuola,
ma anche Smith è un caro amico, a cui devo
molto” rispondo e lui sorride
“Sono felice che l’idolo di mia figlia sia un bravo
ragazzo” abbasso lo sguardo
e guardo Sakuragi “lui è un bravo ragazzo, e Smith
è un bravo ragazzo” non
aggiungo altro, e il medico si congeda “vado a prepararle le
scartoffie, siamo
riusciti a mandare via i giornalisti. Per i conti se ne
occuperà la squadra.”
lo guardo un po’ e lui sospira “Questa clinica
privata è convenzionata con la
squadra, siamo abituati ai vip” mi passo una mano sul viso.
“io volevo solo
giocare a basket, non mi importa nulla di essere un vip” e
lui sorride “lo so,
ma fare la cosa che si ama a volte prevede dei sacrifici.”
annuisco e lui esce
dalla stanza. “Dohao” il tono è
più dolce di quello che vorrei, mentre passo le
dita tra quei capelli di fiamma. Lui si sveglia. “Finalmente
volpe, stai bene?”
annuisco “come nuovo, il dottore ha detto che posso andare a
casa, e che mi
dimette a breve.” Mi sorride, anche se il volto è
ancora assonnato. “Non
pensavo di passare il primo giorno di vacanza
così” sospiro “io domani ho gli
allenamenti” e lui scuote la testa. “Leggi i tuoi
messaggi” mi dice e mi porge
il telefono. Il coach mi ha scritto [Dato quello che è
successo, e visto che
sarete impegnati con le vostre nazionali gli allenamenti per te e
Smith, e gli
altri convocati dalle rispettive nazionali, sono sospesi per venti
giorni,
visto che dovrete anche riprendervi dal fuso orario per la competizione
che si
terrà a Baku. Rukawa hai il rispetto di tutta la squadra,
gli elementi
coinvolti e risultati dai video gli autori dell’aggressione
sono sospesi in
attesa della decisione del giudice. La squadra si costituirà
parte lesa e
fornirà l’avvocato sia a te che a Smith per tutte
le informazioni chiama Mitch.
Riposati, e quanto torni voglio che tu sia indemoniato come
nell’ultima
partita.] arrossisco e rispondo [Grazie, per le cose pratiche chiamo
Mitch. Non
ti preoccupare voglio vincere più di ogni cosa.] Mi alzo e
indosso solo il
telino dell’ospedale, e ho le chiappe al vento cosa che mi
imbarazza un sacco
visto la presenza del rosso che però mi porge dei vestiti.
“Ti staranno un po’
grandi ma i tuoi l’hanno presi per analizzarli” mi
spiega. Indosso tutti i suoi
vestiti dalle mutande ai pantaloni ad una maglietta e una felpa che mi
stanno
larghe. “Sembri un pulcino più che una
volpe” mi dice e io gli sorrido. Almeno
mi hanno lasciato le scarpe che indosso, e sono pronto arriva il medico
che mi
fa firmare dei fogli e mi dice la terapia da seguire.
“Tranquillo, nessun
farmaco che ti abbiamo dato è considerato doping, potrai
giocare tranquillo con
la nazionale in Russia.” sospiro di sollievo mentre gli
restituisco i foglio.
“Posso portarla io” indico la mia borsa a Sakuragi,
ma lui scuote la testa
“Fatti viziare Kaede, ogni tanto.” sospiro e
abbasso lo sguardo. Ce ne andiamo
da una porta laterale della clinica dove ci aspetta una macchina che ci
riporta
al mio appartamento, davanti è pieno di giornalisti, ma
riusciamo ad usare l’entrata
delle auto e saliamo nell’ingresso con un ascensore, e poi
passiamo dietro al
gabbiotto del portiere che saluto con un “Hn” e lui
ridacchia “Buona notte a
te” risponde e prendiamo il mio ascensore privato che aziono
con una chiave, e
che ci porta direttamente nel mio salotto.
Veniamo
assaliti da un
rumoroso gatto rosso che nella lingua felina mi sta sgridando di non
avergli
ancora dato la sua scatoletta. “Kitsune
dov’è il cibo per sfamare la tigre?” mi
chiede “Sopra il frigo ci sono le scatolette umide”
rispondo. Sento il rosso e
il gatto comunicare in una lingua a me sconosciuta e mentre tra simili
si
capiscono mi lascio cadere sul divano e mi addormento.
Parole
Sparse:
Questo capitolo è stato più doloroso di quando mi
hanno tolto uno dei denti del
giudizio e mi hanno dovuto mettere i punti. Ero indeciso se metterci la
scena
di violenza… Bene ho ricarato la dose, volendola togliere
l’ho peggiorata. Sono
una bestiaccia putrida.