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Autore: Ste_exLagu    28/09/2019    1 recensioni
Hanamichi è un campione che gioca nel NBA alle soglie dei 30 anni. Brinda più volte con Haruko in un locale. Lei aspetta un bambino e sembra quindi che tutto sia felice, ma quando cominci a fare i conti con il dover crescere forse il brindare non è solo per una cosa bella. Magari brindano a tutto quello che lui ha perso con lei, forse brindano perché lui è svuotato dai sentimenti che provava per lei. Forse lei si è rivelata per quello che è in realtà. Al bancone l'incontro con qualcuno del passato, e uno svelarsi insieme, mettendo sul piatto quello che i loro cuori riescono ancora a tenere vivo, o forse quello che sono riusciti a lasciare andare.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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あなたに負けた

(Anata ni maketa)
Lost On you
Vorrei rimanere tra le tue braccia

Note pre fic: dovevo aggiornare questa fic, ma come al solito sono stato travolto da un’ispirazione momentanea che per fortuna non è sfociata in una long a capitoli, solo in una one shot chilometrica


Burning like embers, falling, tender

Longing for the days of no surrender

(Anata ni maketa)

Lost On you

Vorrei rimanere tra le tue braccia

Note pre fic: dovevo aggiornare questa fic, ma come al solito sono stato travolto da un’ispirazione momentanea che per fortuna non è sfociata in una long a capitoli, solo in una one shot chilometrica

Burning like embers, falling, tender

Longing for the days of no surrender

 

Mi chiedo cosa sia scattato in me quando ho deciso di baciargli la guancia, mi chiedo cosa mi abbia portato a baciare via le sue lacrime, che sono come gemme preziose che stonano su quel volto solitamente figlio del sole. Sono rimasto abbracciato a lui fino alla chiusura del locale, quando Ramirez è passato a salutare e avvertirci dell’imminente chiusura, e chiedere se finissi io di serrare le porte. Sono ripartito in aereo stamattina e sono così malinconico che a tratti ricordo il me a quindici anni, muto con lo sguardo perso.

Quando arrivo alla palestra per gli allenamenti trovo davanti alla stessa Haruko Akagi, la donna che meno vorrei vedere nella mia vita, visto che sta distruggendo quella del mio Dohao, che mi sta aspettando, mi aggredisce verbalmente “Sei tu che gli hai suggerito questa follia?” mi sventola davanti un giornale e quello che sembra il famoso contratto. “Per nulla, tutta farina del suo sacco, anche se lo trovo ironico. Io non l’avrei fatto, e lui è convinto di si. Io non ti avrei dato niente e ti avrei smutandato in tribunale.” sincero perché la mia mente non mi permette di mentire senza fare uno sforzo e un rituale nel quale dico la verità tre volte, e già sembro strano così. “Non ho ancora letto i giornali, ma fa vedere” le dico e le prendo il quotidiano sportivo che tiene in mano “La fidanzata fedifraga, chiede soldi per il figlio dell’amante. L’amico traditore, falso gay” se fossi un altro starei ghignando o addirittura le starei ridendo in faccia. “Me lo ero immaginato quando ti ho incontrato la prima volta, e ancora quando sei diventata seconda manager, ma mi sembravi cambiata. Lui è il mio migliore amico e tu l’hai distrutto. Per me puoi fotterti allegramente” sono stranamente loquace e lei mi ascolta. Non mi sono reso conto della presenza di mezza squadra e di un gruppo di giornalisti tra cui la regina Betty della stampa scandalistica. Lei mi inveisce contro prima in inglese e poi passa al giapponese e io le rispondo nella medesima lingua “Senti puttana, vai a rompere i coglioni a qualcun altro. Io non perdono chi tradisce i miei amici” mi giro e me ne vado lasciandola impalata nell’atrio del palazzetto.

Vengo seguito dal gruppo appena formato e un mio compagno di vecchia data comincia a ridere “Allora lo sai l’inglese, e parli” mi batte una pacca sulla spalla e riesco a fermare il pugno che mi è partito in automatico a pochi centimetri dal suo volto. Lo vedo sgranare gli occhi “Scusa, reazioni istintive” abbasso lo sguardo, non saprei come affrontare il suo, non lo conosco e con la mia difficoltà ad interpretare i segnali non verbali sono in imbarazzo. “Scusa tu, a volte mi dimentico che non sei abituato ai modi che abbiamo qua, nonostante siano più di dieci anni che sei qua” mi dice ridendo.

Veniamo interrotti da Kevin che mi guarda con la stessa intensità con cui il mio gatto guarda la scatoletta di cibo umido. “Ciao Kevin” lo saluto cercando di fare due passi indietro come a voler mettere maggiore distanza rispetto a lui. “Volevo sapere cosa pensavi dei titoli di giornale, non mi aspettavo di vedere Haruko qua”. Sospiro “Io sapevo che sarebbe venuta a lamentarsi con me perché quel Dohao di Sakuragi doveva proprio metterci il riferimento a me in quel contratto. Non mi è mai piaciuta, ma per una cosa le sono grato. Il primo giorno di liceo ha fermato Hanamichi nel corridoio e gli ha chiesto se giocasse a basket, e lui se ne è uscito con una delle sue sbruffonate, e da là è nata la sua passione, e in un certo senso la nostra amicizia.” Questo omone di colore vestito di un prezioso rosa antico mi sorride con i denti bianchissimi “che le hai detto in giapponese” sgrano gli occhi, “Posso parafrasare?” chiedo e lui annuisce e io tiro un sospiro di sollievo “Le ho detto che è una donna di facili costumi e che deve andare a disturbare qualcun altro e che non perdono chi tradisce i miei amici. Ma ho usato le poche parolacce che abbiamo in giapponese tutte per lei e il mio odio assoluto nei suoi confronti ” sembra che si stupiscano tutti quando parlo e non capisco mai perché. “Ma tu cosa sapevi?” mi chiede ancora Kevin, e io sto smaniando, voglio andare ad allenarmi, a giocare a basket “Io non ho saputo niente fino alla sera in cui Sakuragi ha lasciato l’Akagi nel mio pub, ero al bancone e lui è arrivato, e siamo andati a chiacchierare nel mio ufficio, lui era distrutto. Mi ha raccontato a grandi linee cosa ha fatto lei e cosa ha fatto lui, e son fatti suoi. L’ho scoperto in pratica poco prima che lui facesse l’annuncio alla stampa” riesco a non dire che l’articolo campeggia incorniciato nel mio appartamento. Il mio autocontrollo mi impressiona sempre. L’Akagi umiliata dai media mi fa godere come una sega a due mani, ben fatta, e anche questo riesco a tenerlo per me.

Passa l’allenatore e cerco di divincolarmi da questo omone di colore che mi sta tempestando di domande scomode. Riesco finalmente ad andare ad allenarmi, finalmente riesco ad evitare di parlare. L’allenamento è estenuante, l’allenatore indemoniato perché abbiamo vinto di due e solo perché hai usato quegli occhioni blu, usando parole sue sul mio comportamento, e mi sfugge un “magari” che fa ridere mezza squadra. “Oggi Rukawa ha voglia di parlare” mi prendono in giro e cerco di rimanere nel mio stoico silenzio, ormai collaudato negli anni.  Finiamo gli allenamenti, e la doccia, indosso i miei vestiti puliti, niente di vistoso, un paio di jeans e una maglietta a maniche lunghe, comincio a soffrire il freddo come ogni anno di questi tempi, adesso che l’autunno ha bussato alle porte. Sono in crisi, anche se cerco di distrarmi, e Haruko, Kevin e le battute della squadra ce l’hanno fatta a farmi mantenere il controllo, adesso sembra che il mondo sia più pesante, fino a quando mi squilla il telefono. “Risponde la segreteria telefonica di Kaede Rukawa lasciare un messaggio dopo il bip” oggi non ho voglia di parlare con nessuno ma voglio sapere chi mi cerca, solitamente sono i call center e a questa frase smettono, per la chiamata dei miei è troppo presto. “Bip” e la voce che sento dall’altra parte mi fa tremare le gambe, c’è ancora qualcuno a cambiarsi nello spogliatoio e sento delle risate distinte alle mie spalle, ma non ho voglia di litigare, sono ancora troppo svuotato da ieri sera. “Ah kitsune, ti richiamo” e non riesco a trattenere una risatina, e poi rispondo in giapponese, in modo che questi impiccioni non si facciano gli affari miei “Hana, è per i call center, tutto bene?” gli chiedo, è al centro del ciclone e del polverone alzato dalla Akagi. Mi risponde anche lui in giapponese “E questa? Di solito mi parli inglese.” la mia espressione è di nuovo neutra e sento degli sbuffi da parte di un paio di compagni. Mi siedo sotto il mio ‘appendino’* “Pubblico, sono nello spogliatoio abbiamo appena finito. Ho avuto visite oggi, la babbuina e la regina Betty” lo sento ridere distintamente e trovo quel suono rassicurante quasi quanto il suo abbraccio. “Non lo sapevo” lo interrompo “Mi ha accusato di essere la mente del contratto. Le ho dato della puttana e le ho detto che non perdono chi ferisce i miei amici”. Sento che inizia a dire qualcosa e poi si interrompe “Non mi servono parole lo sai.” lo sento sospirare, e mi rendo conto che è ancora in crisi. “Prendo l’aereo tra dieci minuti, tra due ore sono da te, mi puoi ospitare?” “Hn” le vecchie abitudini sono dure a morire “Baka Kitsune” mi minaccia “mi picchierai a casa mia. Ma domani non ti alleni?” chiedo e lui risponde “giorno libero, il coach ha detto che vuole studiare un nuovo piano di allenamento”. Mi passo una mano tra i capelli. Mi sento osservato ma cerco di ignorare questa sensazione che ormai mi accompagna dalle scuole medie, odio essere al centro dell’attenzione. “Non vorrei essere voi, il nostro l’ha studiato la notte, era incazzato nero. Ha detto che abbiamo vinto solo grazie ai mie occhioni” riesco a farlo ridere e un sorriso mi nasce spontaneo, dei quanto sono innamorato, e quanto sono stupido, e gliel’ho pure detto. “Indubbiamente sono dei begli occhi… stanno chiamando il mio volo arrivo tra due ore, ti raggiungo a casa” mi dice “Ok, tanto sai dove sto” gli rispondo, vorrei andare all’aeroporto a prenderlo, ma non ho nessuna voglia di dare scandalo, e di peggiorare la sua posizione.

Quando chiudo la chiamata mi ritrovo un mio compagno di squadra che mi fissa intensamente. “Rukawa sei umano quindi?” è lo stesso che ha rischiato il pugno in faccia e ora vorrei non essermi fermato. “la genetica dice questo” anni di allenamento mi suggeriscono che forse non era la risposta che dovevo dare. “Sei strano forte” aggiunge “ma sei così bello” si avvicina ancora, “e quando sorridi sembra di essere in un altra dimensione”. Mi alzo dal mio posto e lui mi raggiunge e mi si piazza davanti, cerco di scartarlo dopo aver ripreso il mio borsone. Sento l’ansia salire, lui è più grosso di me e mi impedisce di arrivare alla porta. “Smith, di grazia, mi fai passare voglio proprio andare a casa” gli dico e la sua espressione, maledetta neuro diversità, non riesco ad interpretarla, lui allunga il braccio e io serro i pugni e mi metto sulla difensiva, avere un bel visino e tutte le ragazze dietro a tredici anni vuol dire imparare a difendersi contro i fantomatici fidanzati delle stesse, e adesso reagisco nello stesso modo. Lui però mi sorprende me mi passa una mano sulla guancia e l’altra dietro la vita, cerco di divincolarmi, ma è più forte di me. Mi bacia sulle labbra che tengo serrate, e mi viene da ridere sulla soglia dei trenta è la prima volta che qualcuno fa questo gesto con me, non c’è riuscito nessuno. Lui prova ad approfondire il bacio ma serro la bocca e riprendo da divincolarmi, lui è particolarmente forte, gli pesto un piede con forza e lui allenta la presa e riesco a staccarmi da lui. “Smith cosa ti ha fatto pensare di poterlo fare?”, gli chiedo mentre mi passo un braccio sulla bocca come a voler cancellare la sensazione delle sue labbra sulle mie. “Scusa, mi piaci, e oggi sembravi più disponibile e ci ho provato”. Scuoto la testa, la voglia di usare la tecnica del tensai dei poveri è tanta, tirargli una testata e andarmene, ma dobbiamo giocare bene insieme. “Mi dispiace Smith, ma c’è una persona di cui sono innamorato, e non riesco proprio a pensare a nessun altro. Mi dispiace di piacerti, troverai qualcuno che voglia te senza nessun altro in testa. Non ti posso dare niente di quello che vuoi.” sospiro, e lui mi guarda in viso, e io distolgo lo sguardo. “Ma non stai con lui, potremmo...” scuoto la testa e lo interrompo “No, non possiamo fare niente. Non voglio nessuno che non sia lui, quindi non illuderti, e non chiedermi niente. Ti ripeto non posso, non riesco a dare niente a nessuno.” Lui si mette a piangere e io non so che fare, sono impietrito, nonostante abbia imparato su per giù come funziona con le persone, adesso non so che fare. “Accontentati del mio primo bacio, è l’unica cosa che avrai da me” aggiungo e adesso sento il suo sguardo addosso a me “Primo bacio?” mi chiede e al solito non riesco a dire cose che non corrispondano a verità. “Mi sono accorto che mi piacevano i maschi abbastanza presto, e mi sono innamorato di Sakuragi in prima superiore, e non ho mai avuto nessuno che mi interessasse in quel senso, che mi facesse passare questa cosa. Mi hanno diagnosticato una neurodiversità quindi il mio cervello funziona diversamente e non so gestire queste cose, nonostante mi impegni.” lui mi sorride e poi sospira “Zero possibilità?” chiede e io annuisco “Zero Possibilità” lui mi guarda “Non pensavo tu potessi essere così crudele con quel faccino.” dice io lo guardo incuriosito “Crudele? Sono solo sincero, non riesco ad essere diverso, ora se non ti dispiace vorrei tornare a casa mia.” gli dico e lui si sposta e mi lascia passare senza fare una piega. Non è la mia giornata, vengo fermato da un altro compagno di squadra che mi colpisce uno zigomo con un pugno e io non mi faccio pregare rispondo al pugno, ma vengo fermato da qualcuno alle mie spalle. “Non si parla così ad una ragazza, proprio no, sei un viscido schifoso” cerco di dimenarmi in modo da liberarmi dalla presa di chi è dietro di me, ma il fisico di chi mi sta tenendo è  imponente. “Non si parla così di una ragazza ai media” riesco a schivare l’ennesimo pugno in faccia che sento sfiorarmi l’orecchio. Non sono interessato a parlare, sto valutando come uscire da questa situazione ma le successive parole seguite da un pugno allo stomaco bloccano parte della mia forza e della mia opposizione alla situazione. “Non parlare così della mia fidanzata” rimango interdetto, e  il pugno dopo mi manda KO, e mi risveglio dopo un po’ con la sensazione che mi sia passato un tir addosso, mi guardo intorno e sono spaesato, piano piano metto a fuoco e vedo che c’è Smith a terra vicino a me “Smith” lo chiamo e lui non risponde mi avvicino e lo scuoto leggermente e lui mugugna qualcosa. “Thomas” lo chiamo per nome per la prima volta in quattro anni che giochiamo insieme. Lui riesce a svegliarsi ed è pieno di ecchimosi, io non mi sono ancora visto ma non devo essere un bello spettacolo. “Ah Kaede, allora stai bene” dice e io mi tocco addosso e annuisco, nonostante il fastidioso sapore acido che ho in gola. “Integro” confermo e lui sospira “No hai uno zigomo che sanguina” lo aiuto a mettersi in piedi “Non dovevi” gli dico “non dopo che ti ho detto la brutale verità su quello che provo” lui sospira e mi guarda sorridendo “E tu non corri da lui comunque?” faccio una smorfia, di dolore e annuisco “Ma prima di tutto è mio amico” gli dico e lui annuisce “col tempo forse saremo amici, intanto non potevo lasciare che quelli facessero questo.” Suona il mio telefono e rispondo “Moshi Moshi” e dall’altra parte si sente una risata “Kitsune narcolettica ti sei addormentato nello spogliatoio?” mi chiede e io sbuffo “No, ho avuto un contrattempo, fidanzati della tua fidanzata, sono ancora al palazzetto.” ho parlato in inglese e quindi ha capito anche il mio compagno di squadra “Thomas” richiamo il mio compagno di squadra e lui mi guarda “ora arriverà quell’idiota di Sakuragi che vorrà menare le mani.” lo avverto poco prima che entri un arrabbiatissimo rosso “Dohao, sono scappati” lo fermo e mi guarda da capo a piedi e poi guarda il mio compagno di squadra “Smith tutto ok?” mi ignora, ha valutato che ci siamo fatti più male durante le nostre risse, rispetto a come son messo oggi, almeno in viso. Gli si avvicina e comincia a guardare le ferite “Kitsune il kit di pronto soccorso, qua c’è da disinfettare qualche morso e se c’è una crema per le contusioni” Vado a recuperare il Kit che c’è nello spogliatoio e lo porto al rosso che medica il mio salvatore. “Ora voi due denunciate chi è stato, vorrei uccidere quest’altro fidanzato di Haruko, ma quanti cazzo ne aveva?” chiede con fare retorico. “Penso uno a squadra di NBA contro cui hai giocato” dice il mio compagno mentre viene medicato. “Ma perché non ne so un cazzo?” gli chiede e vedo che si sta arrabbiando e perde di delicatezza nella sua azione di disinfezione. “Dohao, non è colpa di Thomas” gli dico e lui sembra riprendersi e continua a medicarlo delicatamente. “Scusa Smith, e chi sa di questa cosa?” scrolla le spalle “Nell’ambiente quasi tutti, solo te e lui e pochi altri, penso che i vari giapponesi della lega non siano stati coinvolti in discorsi del genere, io l’ho scoperto per caso” confessa, “mi sento un po’ in colpa” io non capisco, mentre il rosso fa un’espressione strana quella che di solito ha quando non è convinto “Perché dovresti esserlo?” chiede mentre io mi alzo la maglietta e controllo i lividi che mi stanno uscendo, e con la pelle chiara che ho sembro uscito dalla carica dei 101. “Perché mi piace lui” lui annuisce, io non capisco dove vogliano andare a parare ci sono dei sottintesi che io non colgo, come al solito. “È stato brutale” gli dice e il rosso gli da una pacca sulla spalla “lo so, e ci rimango male anch’io a volte nonostante ci conosciamo da quindici anni”. Smith mi guarda per un po’ e poi mi sorride. “Glielo hai detto?” chiede il rosso e lui annuisce “Pensa che questa è la versione delicata” e ridono di me, lo so. “Com’era quella non delicata?” il rosso si lecca le labbra lentamente “Non so chi sei e non me ne frega un cazzo, togliti dalle palle, in inglese dovrebbe suonare su per giù così, è migliorato con le persone”. “Sono ancora qua, e non prendermi per il culo solo perché voi capite cose che io non capisco, baka Dohao dei miei stivali” ridono ancora “visto è divertente” ridacchia ancora il rosso e Thomas ride, adesso sembra una risata più tranquilla. “911. Si c’è stata un’aggressione al Dome, ai danni di Smith e Rukawa. Li ho trovati dieci minuti fa, sono vigili. Sono Sakuragi. Ok attendiamo. Bene” ci ha distratti e ha chiamato i soccorsi, per impedire a me di protestare, ormai mi conosce troppo bene. Attendiamo qualche minuto l’arrivo della polizia, e l’inevitabile orda dei giornalisti al seguito. “Ti odio Baka Dohao” parlo in inglese e lo insulto in giapponese per poi continuare nella nostra lingua madre “Quando arriviamo a casa mia ti uccido, e ti faccio mangiare da Dohao” lui ride. “Oggi ti diverti a prendermi per il culo?” scuote la testa e passa di nuovo all’inglese “hai chiamato il tuo gatto Dohao?” annuisco “è rosso, rumoroso, fa danni ovunque, come lo dovevo chiamare?” lui mi si avvicina e mi fa un piccolo inchino che ricambio anche se non capisco perché si sia inchinato. “Grazie, riesci sempre a tirarmi su il morale” dice ora in giapponese. Vedo Smith che ci guarda male. “Parlate solo in inglese vi prego, mi state facendo aumentare il mal di testa” annuisco “scusa Thomas” dico e lui sorride “sei l’unico a non chiamarmi Tommy” mi siedo e sento le sirene. “Thomas mi piace di più, e poi Tommy era il cane di un nostro compagno di squadra, e non sembri un Chihuahua” ridiamo tutti e tre “Era del nostro capitano del primo anno, il mio ex cognato, ed era suo, non di Haruko. Un armadio a quattro ante con un canetto che gli stava in una mano, penso di aver visto poche cose così ridicole.” su questa affermazione del rosso entra un detective della polizia, nel suo vestito elegante “Sono il detective LoRusso” si presenta “ora ognuno di voi tre mi racconterà cosa è successo. I miei stanno prendendo i filmati di sorveglianza di tutto il palazzetto. “Rukawa venga con me” mi chiede ed io lo seguo in uno degli uffici dove c’è un paramedico che mi fa spogliare, e controlla le mie ferite. “Abbassi i boxer” mi chiede e io lo faccio e mi ritrovo con un morso su una natica di cui non mi ero accorto e graffi su tutto il corpo, mi rivesto e mi siedo e il detective LoRusso mi chiede “Mi racconti cosa è successo” sono indeciso “Penso ci sia una premessa da fare, stamattina alla presenza dei giornalisti ho avuto un alterco con Haruko Akagi, la ex fidanzata del mio migliore amico Hanamichi Sakuragi, è venuta a chiedermi se dietro il contratto che le ha fatto firmare ci fosse la mia mente e le ho detto di no, e di non rompermi i coglioni e l’ho chiamata puttana, in giapponese, e poi ho tradotto senza parolacce per Kevin il giornalista di Vip sotto i riflettori. Mi sono allenato e poi dopo la doccia ho ricevuto una chiamata da Sakuragi che mi diceva che passava a trovarmi visto che aveva un paio di giorni liberi prima del nostro impegno con la nazionale. Sono rimasto solo nello spogliatoio con Thomas Smith, abbiamo” sto cercando di dire quello che è successo senza mettere nei guai con la stampa il mio compagno di squadra. “posso non dire quello che ci siamo detti con Thomas? Non è rilevante con i fatti” vedo il detective che mi osserva e continuo “vabbè non ce la faccio, mi ha baciato e gli ho detto che non mi piace in quel senso e me ne sono andato. Una volta in corridoio prima ho sentito arrivare un pugno sullo zigomo e dopo ho visto Brown Johnson che ha continuato a picchiarmi, mi sono difeso il più possibile, ma c’era qualcuno di grosso che mi teneva, che non son riuscito a riconosce, ad un certo punto ho provato a girarmi per guardarlo, ma da quel momento non mi ricordo più niente fino al momento in cui mi sono svegliato e ho visto Thomas svenuto poco lontano da me, l’ho chiamato e poi l’ho scosso e si è svegliato, ci siamo controllati i tagli sul viso e mentre parlavamo Sakuragi mi ha chiamato e gli ho detto che eravamo qua e poi lui ha cominciato a medicare Smith e a parlare con lui per distrarmi, perché sapeva che chiamarvi mi avrebbe fatto arrabbiare.” Il detective fa un sorriso “Abbiamo visionato le riprese e non pensavo che la sua analisi fosse così vicina a quello che abbiamo visto.” mi dice “Allora quello che si dice è vero” lo guardo inclinando la testa da un lato, sto cercando di studiare quest’uomo sulla cinquantina, i capelli neri e il viso appena rasato. “Cosa, signore?” gli chiedo e lui mi sorride “Che il giocatore di basket Kaede Rukawa non sappia dire bugie” scrollo le spalle “Sono Neuro Atipico, una condizione che ricade nello spettro autistico, e tra gli effetti collaterali, ci sono l’impossibilità di dire bugie, anche se negli anni son diventato capace di riuscire a dire solo parte delle cose, e la mia oggettiva difficoltà a interpretare il sottotesto, le cose sottintese, il linguaggio non verbale, e spesso se non capisco le metafore, anche se ho avuto modo di allenarmi in questo grazie a Sakuragi.” dico e lui annuisce “ora ti devo chiedere di far fotografare e catalogare ogni tua ferita.” mi dice e annuisco e mi spoglio nuovamente mentre una poliziotta in divisa mi fa foto di ogni livido, morso, graffio che ho addosso, e anche del bernoccolo che ho in testa.

Quando ho finito raggiungo gli altri due, che vengono chiamati a turno dopo di me. Finiscono anche loro e io mi guardo intorno. “Uscire da qua è impossibile ci sono i giornalisti.” vedo Smith prendere il telefono “Mitch, sono Thomas, abbiamo un problemino al palazzetto” sento la voce dell’addetto stampa ma non capisco cosa dica visto che il mio compagno di squadra tiene l’apparecchio all’orecchio. “No Mitch, Johnoson ha picchiato Rukawa e poi me era con Frizgerald. C’è la polizia che ha i video, c’è la stampa che vorrà sapere tutto.” il mio cuore batte forte, e mi sento svenire.

Quando rinvengo sono in una stanza di ospedale con il dohao che dorme sulla mia mano e fuori è tutto buio. Trovo il pulsante e chiamo l’infermiera che arriva in poco tempo. “Cos’è successo?” chiedo e lei mi guarda intensamente “Le chiamo il dottore che le spiegherà.” mi dice e se ne va, torna dopo poco con un medico poco più giovane rispetto a me. “Il suo amico non è voluto andare via” sospiro “dovevo ospitarlo a casa mia, non ha le chiavi” dico e lui mi guarda “cosa si ricorda dell’aggressione?” mi chiede e io ripeto quello che ho detto ai poliziotti. “Non le hanno fatto solo questo, mentre era incosciente uno dei due aggressori si è masturbato nella sua bocca e le hanno inflitto diversi colpi anche mentre era svenuto. Il suo compagno di squadra lo ha salvato da cose peggiori, ed è riuscito a metterli in fuga.” mi spiega, e adesso capisco il saporaccio che avevo in bocca. “Ora sta bene, è svenuto solo perché il suo corpo già stanco per l’allenamento non ha retto lo stress. La possiamo dimettere, se se la sente di tornare a casa.” guardo il rosso addormentato e gli passo una mano tra i capelli. “Sveglio la mia guardia del corpo e torno a casa volentieri” gli dico e il medico ride. “Non pensavo che l’ambiente sportivo fosse adatto a fare amicizia” lo guardo “siamo stati compagni di scuola,  ma anche Smith è un caro amico, a cui devo molto” rispondo e lui sorride “Sono felice che l’idolo di mia figlia sia un bravo ragazzo” abbasso lo sguardo e guardo Sakuragi “lui è un bravo ragazzo, e Smith è un bravo ragazzo” non aggiungo altro, e il medico si congeda “vado a prepararle le scartoffie, siamo riusciti a mandare via i giornalisti. Per i conti se ne occuperà la squadra.” lo guardo un po’ e lui sospira “Questa clinica privata è convenzionata con la squadra, siamo abituati ai vip” mi passo una mano sul viso. “io volevo solo giocare a basket, non mi importa nulla di essere un vip” e lui sorride “lo so, ma fare la cosa che si ama a volte prevede dei sacrifici.” annuisco e lui esce dalla stanza. “Dohao” il tono è più dolce di quello che vorrei, mentre passo le dita tra quei capelli di fiamma. Lui si sveglia. “Finalmente volpe, stai bene?” annuisco “come nuovo, il dottore ha detto che posso andare a casa, e che mi dimette a breve.” Mi sorride, anche se il volto è ancora assonnato. “Non pensavo di passare il primo giorno di vacanza così” sospiro “io domani ho gli allenamenti” e lui scuote la testa. “Leggi i tuoi messaggi” mi dice e mi porge il telefono. Il coach mi ha scritto [Dato quello che è successo, e visto che sarete impegnati con le vostre nazionali gli allenamenti per te e Smith, e gli altri convocati dalle rispettive nazionali, sono sospesi per venti giorni, visto che dovrete anche riprendervi dal fuso orario per la competizione che si terrà a Baku. Rukawa hai il rispetto di tutta la squadra, gli elementi coinvolti e risultati dai video gli autori dell’aggressione sono sospesi in attesa della decisione del giudice. La squadra si costituirà parte lesa e fornirà l’avvocato sia a te che a Smith per tutte le informazioni chiama Mitch. Riposati, e quanto torni voglio che tu sia indemoniato come nell’ultima partita.] arrossisco e rispondo [Grazie, per le cose pratiche chiamo Mitch. Non ti preoccupare voglio vincere più di ogni cosa.] Mi alzo e indosso solo il telino dell’ospedale, e ho le chiappe al vento cosa che mi imbarazza un sacco visto la presenza del rosso che però mi porge dei vestiti. “Ti staranno un po’ grandi ma i tuoi l’hanno presi per analizzarli” mi spiega. Indosso tutti i suoi vestiti dalle mutande ai pantaloni ad una maglietta e una felpa che mi stanno larghe. “Sembri un pulcino più che una volpe” mi dice e io gli sorrido. Almeno mi hanno lasciato le scarpe che indosso, e sono pronto arriva il medico che mi fa firmare dei fogli e mi dice la terapia da seguire. “Tranquillo, nessun farmaco che ti abbiamo dato è considerato doping, potrai giocare tranquillo con la nazionale in Russia.” sospiro di sollievo mentre gli restituisco i foglio. “Posso portarla io” indico la mia borsa a Sakuragi, ma lui scuote la testa “Fatti viziare Kaede, ogni tanto.” sospiro e abbasso lo sguardo. Ce ne andiamo da una porta laterale della clinica dove ci aspetta una macchina che ci riporta al mio appartamento, davanti è pieno di giornalisti, ma riusciamo ad usare l’entrata delle auto e saliamo nell’ingresso con un ascensore, e poi passiamo dietro al gabbiotto del portiere che saluto con un “Hn” e lui ridacchia “Buona notte a te” risponde e prendiamo il mio ascensore privato che aziono con una chiave, e che ci porta direttamente nel mio salotto.

Veniamo assaliti da un rumoroso gatto rosso che nella lingua felina mi sta sgridando di non avergli ancora dato la sua scatoletta. “Kitsune dov’è il cibo per sfamare la tigre?” mi chiede “Sopra il frigo ci sono le scatolette umide” rispondo. Sento il rosso e il gatto comunicare in una lingua a me sconosciuta e mentre tra simili si capiscono mi lascio cadere sul divano e mi addormento.

 

Parole Sparse: Questo capitolo è stato più doloroso di quando mi hanno tolto uno dei denti del giudizio e mi hanno dovuto mettere i punti. Ero indeciso se metterci la scena di violenza… Bene ho ricarato la dose, volendola togliere l’ho peggiorata. Sono una bestiaccia putrida.

 

  
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