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Autore: imoto    28/09/2019    1 recensioni
8.5 milioni di abitanti sparsi su 785 km quadrati: questa è New York.
Non sorprende che chi fugge dal passato decida di ricominciare proprio da qui. A sorprendere è, invece, l'incredibile storia di come otto ragazzi si sono trovati contro ogni statistica e previsione.
Ma forse non è così tanto sorprendente. Anche le norne a volte tessono arazzi meravigliosi, no?
Genere: Angst, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Quando la macchina si fermò nuovamente il sole era già calato oltre l'orizzonte portando con sé gli ultimi raggi di luce, le pozzanghere luminose dei lampioni erano l'unica cosa che impediva alla macchina di finire fuori strada. A un certo punto i loro rapitori avevano acceso la radio e adesso una ballata che parlava di struggenti amori perduti e vite rovinate rimbombava nell'abitacolo. Gli uomini avevano smesso di parlottare nella loro lingua incomprensibile, zittendosi. Bruce pareva essersi rassegnato a tenere il viso premuto contro la sua spalla e le mani strette sulla sua maglietta, il respiro fievole e strisce di sale dove le lacrime si erano asciugate. 
L'uomo seduto sul sedile passeggero disse qualcosa. Il ragazzo seduto accanto a Thor, che aveva abbassato la canna del fucile qualche tempo prima ma continuava a tenere l'arma sulle gambe puntata verso di loro, mormorò in risposta e si mosse sul sedile per raggiungere la tasca posteriore dei pantaloni. Il fucile scivolò leggermente di lato verso di lui, ma Thor non fece nulla per provare a prenderlo, le probabilità erano in loro sfavore,forse se si fossero dimostrati docili avrebbero abbassato la guardia, come già avevano fatto nelle ultime ore -quanto tempo era passato? Sicuro delle ore... l'orologio nel display sul cruscotto segnava le 20:06, ma non sapeva a che ora fossero saliti sull'auto. Non ci aveva fatto caso- doveva solo aspettare l'occasione giusta. 
Il ragazzo riposizionò il fucile sulle ginocchia e allungò il pacchetto di sigarette all'uomo che ne prese una. La macchina aveva iniziato a rallentare e presa una svolta si fermò in quello che pareva un parcheggio abbandonato. Il ragazzo con il fucile e l'uomo con la sigaretta si scambiarono ancora un paio di parole, finché l'uomo alla guida non grugnì qualche cosa seccato.
L'uomo con la sigaretta uscì dall'auto sbattendo la porta.
Invece di rimettere il pacchetto in tasca, il ragazzo con il fucile fece per prendere una sigaretta a sua volta. L'uomo seduto alla loro destra mormorò qualcosa tra i denti e si allungò afferrando la sigaretta tra le labbra del ragazzo. Bruce iniziò a tremare e si spinse meglio contro il petto del biondo cercando di ignorare il peso dell'uomo praticamente sdraiato sopra di lui nel tentativo di raggiungere l'altro lato dell'abitacolo. Il ragazzo sbottò un paio di parole, ma venne interrotto dall'uomo. I toni arrabbiati spaventarono Bruce che mugugnò qualcosa soffocato contro la maglietta sporca di Thor ricominciando a piangere. L'uomo gli lanciò uno sguardo irritato buttando per terra la sigaretta.
«Zitto!» abbaiò e Bruce si spinse ancora di più contro il petto del biondo singhiozzando. Thor strinse i pugni sistemandosi meglio il bambino addosso. Digrignando i denti l'uomo imprecò e fece per afferrare Bruce, ma Thor allungò un braccio afferrandogli il polso. 
«Non lo toccare.»
Le parole vennero fuori come un basso brontolio minaccioso, come il rumore potente di un tuono lontano che ti scuote fin nelle ossa. La macchina cadde nel silenzio e il commentatore alla radio annunciò una nuova canzone. Le prime note accompagnate dalla voce graffiante del cantante parvero far riprendere l'uomo che lo afferrò per i capelli iniziando a scuoterlo avanti e indietro contro il sedile. L'inglese si mischiava alla lingua incomprensibile in quelle che erano chiaramente minacce e Thor sentì il mal di testa ormai costante acuirsi di nuovo, la nausea che era riuscito a tenere a bada tornare prorompente e la cute gridare in protesta agli strattoni violenti che mandavano scariche di dolore lungo la schiena e dritte al cervello. L'uomo alla guida sbottò qualcosa e con un ultimo strattone e una torsione del polso –giusto per assicurarsi di far male fino all'ultimo- lo lasciò andare. Chiuse gli occhi nascondendo il viso nei capelli di Bruce e prendendo respiri profondi cercando di recuperare il controllo sulla nausea e smorzare il dolore alla testa. 
La canzone era finita e aveva lasciato posto alla voce acuta di una donna che annunciava piatta e senza sentimento le notizie più importanti della giornata. Le parole non facevano altro che peggiorare il mal di testa, pareva quasi che la donna con la sua voce avesse intenzione di trapanargli i timpani e fargli colare il cervello fuori dal naso.

"-ma i lavori continueranno ancora a lungo accompagnati dalle proteste del vicinato.
Concludiamo ora con la notizia che è ormai sulla bocca di tutti: è spuntata una nuova pista sulla scomparsa dell'unico erede del magnate e fondatore delle Stark Industries, Howard Stark. Anthony Edward Stark -cinque anni, capelli castani e occhi nocciola- è stato riconosciuto nella foto, ormai diventata virale, postata sul famoso social network "Instagram". 
La polizia ha immediatamente contattato il colosso multimiliardario per poter rintracciare la ragazza creatrice dell'account nella speranza di acquisire maggiori informazioni. Ovviamente i detective non sono rimasti ad aspettare e hanno già iniziato a indagare su diverse piste che collegherebbero il bambino ai ragazzi presenti assieme a lui nella foto. Howard Stark e la moglie, Maria, hanno già rilasciato un appello chiedendo ai ragazzi di identificarsi e aiutarli a ritrovare il figlio. La polizia incoraggia chiunque voglia collaborare, anche in maniera anonima, o possieda informazioni, a utilizzare il seguente numero di telefono: 2-0-9-3-2-0-1-7-9-0. Ma ora lasciamo la parola alla mia collega Linda Harding per gli ultimi aggiornamenti direttamente dalla centrale di polizia. Linda?
"

Improvvisamente l'abitacolo pareva diventato troppo piccolo per contenerli tutti. Il ragazzo accanto a lui si mosse a disagio sul sedile stringendo meglio il fucile tra le mani. L'uomo alla sua destra imprecò in lingua -detta con quel tono e quella veemenza poteva essere solo un'imprecazione- mentre l'uomo alla guida alzò il volume della radio portando entrambe le mani al volante, pronto a ripartire in ogni momento. Thor corrucciò le sopracciglia. Non capiva cosa esattamente nelle notizie avesse portato i loro rapitori ad agitarsi in quel modo, sperava solamente che la cosa non gli si ritorcesse contro. Le persone agitate sono molto più imprevedibili e lui e Bruce non si trovavano in una situazione in cui l'imprevedibilità era buona cosa. Il bambino mormorò qualcosa con un sospiro, ma questa volta nessuno degli uomini se ne curò. Era la prima volta da quando erano saliti in macchina che Bruce parlava; Thor abbassò la testa cercando di capire cosa stesse dicendo e il bambino allontanò il viso dalla sua spalla per sussurrargli all'orecchio:
«È Tony. Cercano Tony.»
Varie cose successero nei pochi secondi successivi. Thor sentì la confusione avvolgere ogni angolo del suo cervello prima che le parole di Bruce trovassero terreno fertile e si piantassero nella sua mente. L'illuminazione lo colpì nello stesso momento in cui l'uomo seduto alla sua destra ricominciò a parlare lasciandosi andare a una lunga sequela di insulti e maledizioni multilingue. La speranza raggiunse il cuore e la scarica di adrenalina i muscoli quando la reporter ricominciò a parlare. L'uomo alla guida abbassò il finestrino urlando qualcosa verso l'esterno -probabilmente verso l'uomo che fumava- prima di tornare ad ascoltare la radio.

"Qui Linda, dal One Police Plaza a Manhattan, sede delle indagini. Gli agenti si stanno dando un gran da fare per trovare il piccolo Anthony Stark e quasi ogni minuto ci sono rivelazioni e nuove piste. Il telefono non smette di suonare da questa mattina ed è davvero emozionante vedere come tutto lo stato di New York si stia dando da fare per trovare il bambino dopo quasi un anno dalla sua scomparsa."
La portiera dell'auto si aprì e l'uomo che era uscito a fumare la sigaretta rientrò sedendosi e dando una gomitata al pilota che ritirò su il finestrino. Un'occhiata veloce bastò a confermare che erano soli, dispersi nel mezzo del nulla. Tornò a dare l'attenzione alla radio.
"Il commissario Chris DiMolina, a capo delle indagini, ha affermato la propria volontà e quella della task force incaricata delle indagini di voler ritrovare il bambino."
Ci fu una piccola interferenza dovuta al cambio di qualità dell'audio e la voce di un uomo prese il posto di quella della giornalista.
"Nonostante sia passato quasi un anno, ci sono ancora molti punti non chiari nella scomparsa di Anthony Edward Stark. Ma questo non ci fermerà né è una scusa valida all'incompetenza che ha caratterizzato le indagini fino ad oggi! Faremo tutto il possibile con i mezzi a nostra disposizione per trovare il bambino e riportarlo a casa."
Un altro cambio d'audio e la voce della giornalista tornò.
"Sono state queste le forti parole con cui DiMolina ha aperto la conferenza stampa nel primo pomeriggio. 
L'erede delle Stark Industries è scomparso presumibilmente la notte del 27 Maggio scorso, in circostanze ancora poco chiare, che hanno dato addito a diverse teorie. Inizialmente si è pensato che il bambino potesse essere stato circuito da un conoscente della famiglia Stark, tenuto conto dell'assenza di segni di lotta e del sofisticato sistema di allarme che avrebbe avvisato le autorità in caso di infrazione. Solo successivamente, a quasi un mese dall'inizio delle indagini, si è venuto a sapere che a causa di un malfunzionamento il sistema di sorveglianza era spento quella notte. Inoltre, è interessante da notare come la scomparsa del bambino non sia stata denunciata fino alla mattina di due giorni dopo, il 29 Maggio, nonostante ci fossero già stati precedenti tentativi di rapimento ai danni del bambino. Tutti mai denunciati. 
A 72 ore dalla denuncia, cinque giorni dall'ultima volta che Anthony Stark era stato visto da qualcuno, è arrivata la famosa richiesta di riscatto rivelatasi poi falsa, spedita da parte di un gruppo criminale con lo scopo di sfruttare la situazione a loro vantaggio. 
A due mesi dalla scomparsa del bambino, con il calare della risonanza mediatica e tutte le piste ormai dichiarate fredde, la task force costituita all'epoca fu smantellata. Sebbene il caso non sia mai stato ufficialmente chiuso, né sia mai passato alla omicidi, le ricerche si spostarono per il ritrovamento di un cadavere e successivamente rallentarono fino a fermarsi. Almeno fino a questa mattina quando la foto diventata virale è arrivata tra le mani della polizia. Un selfie postato su Instagram ieri sera che ritrae il piccolo Stark in braccio a un ragazzino dai capelli scuri e in compagnia di un gruppo misto di circa una decina di persone. La foto pare essere stata scattata in un ristorante e gli agenti stanno setacciando il web nella speranza di reperire ogni informazione possibile. 
Chi sono i ragazzi nella foto? Che collegamento hanno con la famiglia Stark? Perché uscire allo scoperto adesso, dopo un anno? Sono tutte domande a cui ancora non abbiamo risposta, ma speriamo di scoprirlo a breve. 
La polizia è fiduciosa che grazie a questa nuova pista si possa progredire velocemente nelle indagini e ritrovare il bambino. Noi rimarremo qui, in diretta, pronti a darvi aggiornamenti ogni ora e informarvi di qualsiasi sviluppo nelle indagini. 
Vi ricordiamo che il numero di telefono per contattare la polizia in caso abbiate informazioni utili è il seguente: 2-0-9-"

L'uomo che era appena rientrato in auto sbottò lanciando un'imprecazione e sbattendo il piede per terra. Bruce sussultò stringendosi meglio a lui e Thor lo avvolse più strettamente tra le braccia. Una tiepida sensazione di speranza iniziò a farsi strada nella sua mente: la polizia stava cercando Tony e il bambino era con Loki. Se avessero trovato l'uno avrebbero salvato anche l'altro. Non c'era più bisogno di preoccuparsi per loro e questo sollevò un enorme peso dal petto del biondo. Poteva concentrarsi sul provare a fuggire senza temere ripercussioni su Loki. E su Tony, ovviamente. 
«Okay, fine dei giochi.»
L'affermazione fu accompagnata dal metallo freddo della pistola premuto contro la sua tempia. L'uomo non sparò, ma la tensione era più che evidente nella sua espressione. La notizia li aveva messi all'erta e anche se Tony non era in macchina con loro il terrore di poter venire rintracciati e collegati al bambino aveva improvvisamente aggiunto un macigno di ansia sui loro stomaci. E la cosa non andava bene, più fossero stati agitati più avrebbero agito con cautela e questo significava minori possibilità di fuga.
«Torno subito.» mormorò il fumatore uscendo nuovamente dalla macchina. Che ci fosse qualcun'altro fuori? Sicuro non era uscito a fumare -non si era portato dietro nessuna sigaretta- quindi perché andarsene così all'improvviso? Non aveva notato nessun'altro nel parcheggio. Certo non aveva avuto modo di guardarsi bene attorno. Fece per muovere la testa, magari era arrivato qualcuno, ma la canna della pistola venne pressata più forte sulla sua tempia immobilizzandolo. Forse era andato a parlare al telefono? Aveva senso... in ogni caso era più che evidente che i quattro uomini non erano la mente del piano, né gli strateghi, ma solo la forza bruta necessaria per portarlo a termine.
Il fumatore rientrò e diede una serie di indicazioni stradali all'autista che mise immediatamente in moto la macchina. Uscirono dal parcheggio verso una nuova -sconosciuta- meta. 
E Thor non poteva far altro che sperare per il meglio.

__________

La voce della giornalista che ringraziava la collega del servizio e li invitava a rimanere collegati alla loro stazione radio lasciò il posto all'ennesima canzone. L'abitacolo pareva essere diventato improvvisamente troppo piccolo e l'ansia era una maschera tesa sui loro volti. Loki si guardò intorno ignorando la risata forzata di "Zio Trevor" per concentrarsi sull'automobile nera che poteva appena intravedere poco più avanti sulla sinistra. 
«A quanto pare vi siete divertiti negli ultimi giorni, mh?» chiese l'uomo senza nemmeno girarsi nella loro direzione. Né lui né Tony lo degnarono di una risposta. Il bambino tra le sue braccia era una palla vibrante di eccitazione e speranza, poteva sentire la piega delle labbra -un sorriso- nonostante la maglietta a dividerli. Gli passò una mano sulla schiena cercando di calmarlo; Tony continuava a prendere respiri veloci dal naso e a buttare fuori sospiri tremanti dalla bocca. 
«Non che io possa lamentarmi, infondo è grazie alla vostra stupida foto che ti abbiamo trovato. Certo, avrei preferito che non metteste in mezzo la polizia-» sospirò teatralmente. Il rumore secco di una portiera sbattuta portò gli occhi di tutti sull'uomo che si stava avvicinando, era lo stesso di poco prima, ma stavolta con una sigaretta in meno e molta ansia in più «-ma non sempre si può ottenere tutto quello che si desidera» finì e Loki poteva quasi sentire il gemito di esasperazione alla fine della frase.
L'uomo bussò sul vetro e Trevor abbassò il finestrino. Una volta che la barriera scura scomparve divenne impossibile ignorare le rughe di preoccupazione che segnavano il viso dell'uomo.
«Cosa c'è?»
L'uomo tentennò insicuro e Trevor -non era nemmeno certo fosse il suo vero nome, ma era meglio di niente- sbuffò. L'uomo si schiarì la voce
«La giornalista, alla radio, ha detto che-»
Lo interruppe con uno schiocco della lingua
«Un motivo in più per essere più cauti d'ora in avanti. Continuiamo secondo il piano.»
L'uomo annuì e con un ultimo cenno tornò alla sua macchina. Trevor tirò fuori il cellulare cercando qualcosa e per un paio di minuti -i più lunghi 120 secondi della sua vita- nessuno si mosse. Poi il telefono scomparve nuovamente nella tasca del pantalone color cachi e la macchina tornò a muoversi.

__________

Alla fine, lui e Bucky erano andati al Bi-Effe. Non avevano nessun'altro posto dove andare in ogni caso e servivano loro dei soldi se volevano mangiare -o andarsene, o affittare un posto per la notte, o fare qualsiasi altra cosa. Natasha e Clint avevano nelle tasche i pochi risparmi ottenuti e se li erano portati via quando -erano scappati- si erano divisi. 
Steve era appoggiato al muro, le mani nelle tasche dei pantaloni, Bucky si era seduto sui gradini che portavano al seminterrato che fungeva da discoteca. Non era ancora notte tarda e poca gente era uscita, la maggioranza stava ancora entrando pronta per avere un sabato sera da sballo. Un ragazzo pochi minuti prima si era fermato a fissarli, probabilmente riconoscendoli dalla foto ormai ovunque, ma aveva scosso la testa incredulo ed era entrato. Non avrebbe detto nulla -quante erano le possibilità che i due ragazzi la cui faccia era stata mostrata in ogni televisione, su ogni schermo, stampata su ogni giornale fossero ancora a New York all'ingresso del Bi-Effe? Probabilmente si trattava solo di due sosia.
Bucky sbuffò stiracchiandosi e Steve spostò lo sguardo dalla porta al ragazzo. 
«È così tutte le sere?»
Scosse la testa.
«La notte è appena iniziata, aspetta almeno un paio d'ore che la gente si stanchi e inizi a tornare a casa.» 
Il moro sollevò gli occhi al cielo appoggiando i gomiti sul gradino dietro di loro e rilassandosi
«Andare dentro non è un opzione, mh?»
«Non oggi.» Troppo pericoloso, potremmo apparire nello sfondo di qualche foto.
Bucky sospirò avendo imparato fin troppo bene a leggere tra le righe. Fra Natasha e Loki era abbastanza fondamentale, a meno che non volessi perderti la vera conversazione, ovvio.
«Non avrei mai pensato che saremmo finiti qui.»
Steve sbuffò una risata.
«Non è esattamente dove sognavamo di stare, ma non è mal- ouch! Buck!»
Il moro ghignò e Steve si accarezzo la coscia dolorante per la spallata.
«Almeno adesso non sei nell'esercito.»
«Lo stesso vale per te.»
Con tutto quello che era successo nelle ultime ore era impossibile ignorare l'ondata di ricordi e sensazioni del passato che li aveva investiti. Ripensò a quando nel giardino dell'orfanotrofio giocavano a fare i soldati, quando sognavano di entrare a far parte dei marines, un giorno. Sbuffò una risata dal sapore dolceamaro.
«Pronto alla missione White Wolf?»
Bucky scoppiò a ridere sonoramente e il biondo lo seguì poco dopo. In breve tempo si ritrovarono seduti l'uno accanto all'altro, memorie lontane ancora troppo fresche sospese tra di loro, il fiato corto e un sorriso instupidito sulla faccia.
«Che nomi stupidi.»
Steve gli tirò una spallata 
«Erano i nostri nomi, Buck!»
«Questo non cambia il fatto che fossero stupidi.»
Il biondo sospirò arrendendosi all'evidenza che non avrebbe mai potuto fargli cambiare idea.
«Sarebbero stati dei nomi fantastici su un vero campo di battaglia.» borbottò. 
Bucky sospirò.
«Come se tu, gracilino com'eri, avresti mai potuto arruolarti!»
Gli angoli del sorriso dolceamaro di Steve caddero verso il basso e il giovane si strinse nelle spalle. Bucky al suo fianco appoggiò la testa contro il suo avambraccio.
«Ho esagerato.»
Il biondo scosse la testa.
«No, va bene, hai ragione. Non mi sarei mai potuto arruolare.»
«Questo non giustifica quello che ci hanno fatto!»
«Nulla potrebbe mai giustificarlo.»
Bucky si alzò di scatto infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Ho bisogno di muovermi.»
Steve annuì e il moro salì i pochi gradini che li separavano dal livello della strada allontanandosi di qualche metro. Entrambi sapevano che non sarebbe andato abbastanza lontano da perdere di vista Steve -o da permettere al biondo si perderlo di vista, dipendeva tutto da come si guardava la faccenda- e andava bene così. Era in momenti come quelli che dovevano rimanere uniti. 
«Steve!»
Il ragazzo che aveva appena richiamato la sua attenzione aveva i capelli neri tagliati a spazzola, una camicia scura dal colore indistinguibile tra le ombre e i neon dell'insegna, una sigaretta in una mano e un aspetto decisamente familiare.
«Luke!»
«Che ci fai qui fuori al freddo?» si allontanò dall'ingresso -doveva appena essere uscito dal locale- prendendo un tiro di sigaretta «La serata è appena cominciata, nessuna damigella in difficoltà qua fuori.» strizzò l'occhio «Almeno non nel prossimo futuro.»
Steve sorrise alzandosi in piedi e scendendo i due gradini che portavano al seminterrato raggiungendo il barman. Bucky si trovava ancora nel suo campo visivo, sebbene appena agli angoli.
«Non si sta poi così male.»
Luke sbuffò fuori una nuvoletta di fumo e scosse la testa.
«Mi fai pena, vieni dentro che ti offro una birra, o un cocktail.» si inclinò verso il biondo «Ho questa nuova ricetta che mi piacerebbe provare, scommetto che ti piacerebbe!»
Rise e negò con il capo -probabilmente qualcuno lo aveva avvertito che Steve si trovava fuori, altrimenti perché venire? Non era ancora ora della sua solita pausa sigaretta.
«Sto bene così, Luke. Davvero.» 
Il ragazzo storse la bocca e sollevò le spalle prendendo un altro tiro. Stette in silenzio qualche secondo osservandolo, buttò fuori il fumo e scosse la testa.
«Sai come la penso: testa bassa e non ficcare il naso negli affari altrui» oh, non gli piaceva come premessa di discorso, per niente «Ma Anthony Stark? Davvero?»
Eccoci – pensò sollevando le spalle all'espressione... confusa? Ammirata? Non avrebbe saputo indovinare cosa stava provando Luke in quel momento.
«Steve, tutto bene?»
«Tutto a posto Buck.»
Bucky da in cima alle scale sollevò un sopracciglio spostando lo sguardo sul barista.
«Lui è Luke.»
Il ragazzo sorrise.
«Piacere mio... Buck?»
Il moro rispose con un suono secco a metà tra uno schiocco di lingua e un ringhio. Scese i gradini piazzandosi accanto a Steve e ­­-oh- l'ingresso per il locale stava diventando stretto.
«È il barman del locale.»
Bucky diede un cenno secco della testa capendo l'importanza del ragazzo, meglio tenerselo buono.
«Piacere.»
Luke sorrise prendendo un nuovo tiro di sigaretta.
«Quindi... sei un amico di Steve.»
«Esatto.»
«Ci conosciamo da quando eravamo bambini.» cercò di mediare il biondo. Bucky aveva l'espressione di chi non sa cosa lo sta trattenendo dal saltare alla gola dell'avversario e non era il caso che scoprisse che non c'era nulla a trattenerlo.
«Amico d'infanzia quindi!»
«Mh.»
La situazione era incredibilmente imbarazzante e Steve pregò solamente che finisse il prima possibile. Si schiarì la gola attirando l'attenzione di entrambi.
«Luke ci aveva invitato dentro per provare un nuovo cocktail, o una birra se preferisci.»
Oh dio, fa che funzioni.
«Non penso sia il caso.»
Come non detto. Bucky pareva inamovibile con i piedi piantati per terra e le braccia incrociate al petto, un muro tra Steve e Luke -e qualsiasi altra potenziale minaccia.
«Ti ho già visto, sai?»
Oh Maria Santissima Vergine, perchè?
«Ne stavo giusto parlando con Steve. Tu sei uno dei ragazzi nella foto con Stark.»
Bucky si irrigidì, le dita strinsero fino a diventare bianche il tessuto della maglietta e Steve poteva quasi sentire i denti scricchiolare per lo sforzo di trattenersi e non cominciare a urlare e pestare il ragazzo.
«Può darsi.» sibilò.
«Mi stavo giusto chiedendo cosa cazzo pensavate di fare.» 
Il respiro di Bucky singhiozzò nel petto in un malcelato tentativo di tranquillizzarsi.
«Capiscimi, di solito tendo a farmi i fatti miei-»
«Buona idea.»
«-ma questo è diverso, mi capisci? Conosco Steve da quasi... un anno? Steve?»
«Più o meno» rispose sforzandosi di sorridere. Discretamente fece passare una mano sulla schiena di Bucky in un avvertimento silenzioso -stai calmo o ci bruciamo la nostra unica possibilità di lavoro.
«Un anno che ci conosciamo e non ho mai sospettato nulla. O siete molto bravi, o c'è qualcos'altro sotto che i media non dicono. Quindi?»
Il respiro di Bucky era al limite dell'erratico e Steve ritirò la mano concentrandosi su Luke.
«Non è come sembra.»
Il barman sospirò buttando la sigaretta per terra e pestandola con un piede.
«Lo sospettavo, sei troppo un boy-scout per rapire un bambino e tenerlo segreto per un anno. Cosa c'è sotto? Cospirazioni segrete? L'esercito? Il governo? Andiamo Steve, puoi dirmelo, so che sei un bravo ragazzo!» scherzò.
Steve sorrise.
«Anche perché in quel caso mi sarei preoccupato per tutte le ragazze a cui ti ho consigliato!»
«Non siamo dei rapitori, né dei criminali.»
Luke spostò lo sguardo su Bucky e -okay- forse la faccia che prometteva una morte dolorosa non era il modo migliore per convincere il ragazzo, ma a quanto pareva la parola di Steve era bastata per tranquillizzare il giovane. Luke annuì facendo un passo indietro.
«Bene.» rimase a fissarli per qualche secondo barcollando da un piede all'altro insicuro. Era più che palese che volesse dire qualcos'altro. Sospirò e si passò una mano tra i capelli.
«Senti Steve, non ho nulla contro di te, né contro i tuoi amici-» indicò con il mento Bucky «-mori o biondi che siano.» Aveva portato con se Thor un paio di volte, non pensava che avrebbe collegato anche lui alla foto, ma a quanto pare aveva sottovalutato la gravità della cosa. «Ma la gente nel locale sta parlando.» Scosse la testa «Devi andartene, Steve.»
E il biondo sapeva da quando Luke aveva iniziato a vuotare il sacco che la conversazione sarebbe arrivata a questo punto, ma ciò non rese la stilettata di amarezza più dolce in bocca.
«Senti Luke-»
«No, sentimi tu Steve!» il ragazzo pareva più che determinato e Steve si zittì.
«Anche se decideste di rimanere qui tutta la notte pensi che qualcuno si fiderebbe abbastanza di voi? No! Nessuno! La vostra faccia è su ogni fottuto notiziario, in ogni dannatissimo cellulare! È finita in tendenza su ogni social network a cui tu possa pensare! Stampata in prima pagina su tutti i giornali!»
Prese un respiro per calmarsi e lo guardò negli occhi.
«Devi andartene, Steve. Non voglio problemi, lo capisci? Se la polizia dovesse venire a fare delle domande, se qualcuno dovesse parlare, io non voglio averci nulla a che fare. Non voglio il mio nome su un cazzo di rapporto della polizia, né la mia foto in coda a un articolo online sul rapimento di Anthony PienoDiSoldi Stark, sono stato chiaro? Andatevene.» 
Steve annuì al tono definitivo. Bucky, che si era cristallizzato come una statua di sale, non accennava a muoversi e il biondo gli strattonò una manica.
«Ce ne andiamo.»
Luke fece un cenno secco con il capo e, imprecando, rientrò nel locale. Non avevano mai avuto una speranza, Luke era uscito con l'idea di scacciarli e non sarebbe rientrato finché non ci sarebbe riuscito. Non avevano mai avuto una possibilità.
«Buck-»
Il moro lasciò andare un respiro profondo dal naso prima di chiudere gli occhi e girarsi scrociando le braccia dal petto.
«Andiamo Steve.»
Il biondo annuì e senza dire una parola salirono le scale allontanandosi dal Bi-Effe. 

  
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