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Autore: Manu_00    28/09/2019    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XXXVII



<< Me li compri? Li voglio assolutamente! >>
Di solito, una persona normale, sa riconoscere i segnali di ciò che la maggior parte delle persone definisce “istinto omicida”.
E non parlo di un qualche ridicolo sesto senso, o della presunta capacità di “fiutarlo nell'aria”.
No, mi riferisco a qualcosa di più semplice e più riscontrabile nel nostro vissuto: tic nervosi, mani che si stringono a pugno, denti che digrignano e occhiatacce che urlano “ti voglio uccidere” scoccate al diretto interessato.
Ma niente.
Per qualche motivo a me incomprensibile, esistono persone in grado non di tralasciare, ma di ignorare completamente questi segnali, come se non esistessero, o come se questi individui fossero completamente incapaci di avvertire, anzi, mi correggo, di concepire che la persona davanti a loro stia morendo dal desiderio di tirargli un pugno così forte da farle volare dall'altro lato della strada.
In genere queste persone sono destinate a vivere esistenze molto brevi, spesso per colpa della loro stessa stupidità.
E in quel momento, mi auguravo che l'esistenza del piccolo Nick fosse quanto più breve possibile.
<< No! Non te li compro i biscotti, non ti comprerò quelli, le caramelle gommose, la liquirizia, le caramelle alla frutta e i lecca-lecca >>
Il piccolo fauno fermò la sua corsa in mezzo agli stand del festival, senza curarsi di nascondere la sua evidente delusione.
<< Perché? >>
Repressi il desiderio di prenderlo a calci, facendo affidamento al mio sempre più fragile autocontrollo.
Non si trattava semplicemente di sopportare le incessanti richieste di un bambino lagnoso, no, era da almeno mezz'ora che lo stavo inseguendo da una bancarella all'altra, assicurandomi che non sfilasse dolci dagli stand culinari o non importunasse i cacciatori di passaggio.
<< Te l'ho spiegato cinque volte Nick, non una, non due, non tre o quattro: cinque volte! Ma siccome sei lento di comprendonio te lo rispiego: primo, non voglio spendere i miei soldi per cibo che non sia per me, secondo, Brienne ti ha vietato di mangiare dolci >>
Fece per replicare, ma capii subito dove voleva andare a parare.
<< No Nick, non puoi rubarli, perché se lo fai e Brienne lo scopre, quello che dovrà fare i conti con lei sarò io Nick, io, ed io non voglio subire l'ira della ragazza coniglio, in nessun modo! >>
Cercai di trattenermi e non farmi udire dai passanti, cosa non facile dal momento che la via era letteralmente da cittadini e turisti intenti ad acquistare cibo o gadget di dubbia qualità, per cui dovetti tirarlo per un orecchio e riferirgli le mie rimostranze sotto voce.
Ma il piccolo mostro non volle demordere.
<< Ma io ho fame! E poi quando mi ricapita un'occasione simile? >>
<< Se tutto va bene fra otto anni, forse allora avrai dei soldi tuoi e nessuno sarà nella posizione di dire come non devi spenderli, ma fino ad allora: arrangiati! >>
Un piagnucolio rabbioso fu l'unica risposta che ottenni da Nick, che per grazia divina decise di fermare la sua caccia al dolce.
Mi asciugai il sudore dalla fronte con la mano destra, sollevando nel gesto due sacchi della spesa fra vestiti e cibo.
Un terzo oscillava aggrappato al braccio sinistro, mentre i miei occhi puntavano un piccolo furgoncino accanto ad uno stand adibito alla vendita di magliette, furgoncino dove la proprietaria dello stand aveva trascinato dentro Brienne per farle provare almeno tre abiti che a suo dire “le staranno d'incanto”.
Ero indeciso se considerarlo un rapimento, la signora, una cittadina di Vacuo dalla pelle color caramello (chi altri sarebbe così rozzo da trascinare un cliente nel proprio negozio?) aveva letteralmente afferrato il fauno, e ottenuto da lei un suono confuso vagamente simile ad un sì, aveva pensato bene di trascinarla all'interno del camerino, ovvero il furgone, per farle provare quei tre abiti, che immaginai avesse tirato fuori a caso fra quelli più costosi.
Riconobbi che era una cittadina di Vacuo dallo stemma della nazione riportato su alcune magliette che quella selvaggia provò successivamente a vendermi.
Niente da fare, gli abitanti di Vacuo si fanno riconoscere ovunque vadano.
Scossi la testa, spostando lo sguardo sulla piazza dove eravamo da poco sbucati, così gremita di gente che il me dei giorni andati non avrebbe avuto problemi a svuotare le tasche di chiunque gli fosse capitato sotto tiro.
Ma veniamo a noi, lettore curioso, perché posso supporre che in questo momento vi siate fatto la mia stessa domanda: come diamine ci sono finito qui?
Lo chiesi fra me e me, mentre i miei occhi non si staccavano un secondo da quel tornado vivente che era Nick, il quale non aveva perso l'occasione per unirsi al nostro appuntamento e cercare di scroccarci del cibo o qualche giocattolo dalle bancarelle, ovviamente pagando con i nostri soldi!
E sì, avete letto bene: appuntamento.
Ma prima che vi facciate strane idee, chiarisco subito, non si trattava propriamente di un appuntamento nel modo più classico in cui può essere inteso, quel giorno io non andai da Brienne per chiederle di uscire, né lei fece altrettanto con me, semplicemente... successe, ed anche se la parola appuntamento non venne usata da nessuno dei due, non posso fare a meno che considerare quell'evento come la nostra prima uscita assieme.
Un lieto evento, certo, ma torniamo alla domanda di prima: come diamine è successo?
Per scoprirlo, occorre tornare indietro fino al pomeriggio dopo le lezioni...


Suonata la campanella, io e i miei compagni di squadra ci fiondammo nel cortile del campus, in cerca di un posto al fresco dove riprenderci dalle ore di lezioni, in particolare da quella lagna soporifera che era l'ora del professor Port.
Passammo i primi minuti in silenzio, cercando di capire se eravamo veramente nel cortile o se stessimo semplicemente dormendo mentre i nostri corpi erano collassati sui banchi della classe del professore più noioso che fosse mai esistito.
Fortunatamente eravamo svegli, e dopo qualche minuto passato a confermare questo fatto, scoprimmo di non avere idea di come spendere questa giornata.
Quel giorno iniziavano gli scontri due contro due, che si sarebbero protratti fino al giorno seguente, la nostra squadra avrebbe quindi combattuto domani, e da quando era iniziato il torneo, i docenti dell'accademia avevano deciso di comune accordo di non assegnare lezione per casa, così che gli studenti fossero liberi di godersi il torneo ed il festival, e nel caso dei partecipanti, di allenarsi senza avere altri progetti a cui dedicare il loro tempo.
Il mio caso era ancor più particolare: di solito passavo i miei pomeriggi ad allenarmi con Caesar, ma adesso che il mio mentore era svanito nel nulla (e sperai che ci rimanesse a lungo), mi ritrovavo con parecchie ore libere ma senza la più pallida idea di come impiegarle.
<< Che ne dite ragazzi? Andiamo a guardare i combattimenti? È consigliabile imparare il più possibile sui nostri nemici, specie nel caso riuscissimo a passare >>
Scossi la testa con veemenza alla proposta di Julia.
<< Passo, la mia esperienza al torneo si è conclusa con il primo turno, per cui non credo andrò a guardare dei combattimenti che non mi interessano >> e, avrei voluto aggiungere, “inoltre se devo dormire preferisco farlo nella mia stanza”.
La mia leader sospirò irritata.
<< Il tuo spirito di squadra è commovente, Ion >>
Sorrisi.
<< Ehi, avrete tutto il mio sostegno morale per domani >>
Lei sbuffò.
<< Considerando che siamo in questo torneo perché Drake voleva incastrarti... >>
<< “Sarebbe carino da parte tua se dessi il 100% per sostenerci” >> ormai conoscevo quella frase a memoria.
<< Lo so, sarebbe carino da parte mia, ma mi sdebiterò in altri modi, del resto dubito che potrò esservi di utilità come spettatore, non ho il vostro stesso occhio per le tecniche altrui >> “anche perché li tengo chiusi per la maggior parte del tempo”.
<< Mi aspetto almeno che tu venga per quando sarà il nostro turno >>
<< Consideralo fatto Ilian, non potrei mai mancare... >> << E non dormirai! >>
Sospirai << Prometto che non dormirò durante il nostro turno, ma per farlo avrò bisogno di riposare durante tutti gli altri, prendere l'aereonave per il Colosseo Amity può rivelarsi estremamente stancante >>
Lo sguardo di Julia bastò a farmi intuire cosa pensasse di questa mia affermazione.
<< Ma parlando d'altro, voi intendete andare comunque? >>
Julia ci pensò su << Non so, forse mi conviene rimanere qui ed allenarmi, ci aspetta una dura battaglia >>
<< Hai ragione >> la supportò Ilian << Non ho ancora digerito l'essere stato eliminato per primo, anche se assieme a Kojo >> strinse la mano a pugno, ma fu probabilmente l'unico a non accorgersene.
<< Va bene, voi ad allenarvi, tu Deryck? >>
Il coniglio taciturno guardò verso i due << Credo rimarrò con loro a dargli una mano >>
<< Grazie amico! E tu Ion? Ti alleni anche tu? >>
Scossi la testa.
<< Caesar è evaporato, e per quanto voglia ucciderlo, non posso fare a meno di pensare agli effetti positivi della sua assenza, a partire dal fatto che oggi sono un uomo libero, quindi credo che per una volta passerò la giornata senza fare nien... >>
Il sorriso malvagio sul volto di Julia bastò a cancellare la mia speranza di passare la giornata a dormire od a guardare la televisione.
<< Non mi piace quella faccia >>
Con l'espressione degna di una iena in procinto di divorare una carcassa indifesa, Julia si avvicinò a me, la sua preda, con passo repentino.
<< Se non hai niente da fare, potresti farmi un piccolo favore? >>
Tirò fuori un foglio e me lo mise in mano, me lo portai al viso e lo lessi in un istante.
<< Una... lista della spesa? >>
Alla mia domanda, Julia rispose con un sorriso ancor più ampio e disturbante, le mie campane interiori mi gridavano che era una trappola, ma il cervello rispondeva dicendo “questo scemo c'è ormai cascato”.
<< Dal momento che sei libero e non hai impegni, saresti così da gentile da svolgere questa commissione per la tua caposquadra? >>
Feci per chiederle se potevo risponderle di no, ma quel sorriso famelico represse all'istante quell'idea che sapeva tanto di suicidio.
Per cui, sconfitto, mi costrinsi a rileggere le quattro righe del foglio, nulla di complicato.
<< Come mai questo improvviso interesse per la cucina? >>
Non era da Julia cucinarsi il cibo da sola, di solito facevamo colazione con roba comprata dal negozio di alimentari vicino o, se riuscivamo a beccare Deryck mentre si preparava la sua porzione di pancetta e uova, chiedevamo a questi di fare delle porzioni extra anche per noi.
Sinceramente, non credo di aver visto Julia avvicinarsi ai fornelli una sola volta da quando l'avevo incontrata.
<< Beh, dopo le ultime lezioni di sopravvivenza in territorio ostile, ho capito che è necessario che la sottoscritta impari le basi del cucinare, voglio essere pienamente autosufficiente per quando sarò in missione! >>
Accettai la sua risposta come valida, se di mezzo c'era il perfezionarsi come cacciatrice, allora era proprio una cosa da Julia.
<< Va bene, conosco la strada per il mini-market fuori da scuola, faccio subito >>
Julia mi sorrise << Sentiti libero di prenderti l'intera giornata, non sia mai che compri qualcosa di carino anche per te, sai, con tutte quelle bancarelle sarebbe un peccato non comprarsi un souvenir di questo festival >>
Rifiutai quell'idea all'istante.
<< E passare la giornata schiacciato fra la folla? No grazie, vado e torno subito >>


<< Maledetta Julia e maledetto festival! >>
Borbottai quelle parole con il tono più basso che il mio nervosismo poteva permettermi, mentre riuscii in qualche modo a scivolare in avanti e uscire dal negozio di alimentari, che alle due del pomeriggio era affollato da un mix fra clienti abituali, studenti e visitatori in cerca di un bagno.
Riuscii non so come a divincolarmi da quella massa di corpi stanchi e sudati senza perdere i miei acquisti (comodamente riposti in una borsa di plastica) ed a lasciare il negozio, solo per trovarmi invischiato in una folla di ancor più immani dimensioni.
Sospirai dalla rabbia, pensando a quanto sarebbe stato bello investire tutti i presenti a bordo di un carro da guerra, adesso capivo perché Julia era stata così insistente sul farmi fare questa commissione, o era troppo anche per lei, o voleva vendicarsi!
Avevo impiegato più tempo del previsto ad arrivare a causa della folla, e ancora di più a fare la fila, purtroppo per me ero capitato nell'orario di punta, quando la maggior parte degli studenti passa lì a rifornirsi per il giorno o la settimana successiva.
Sperai che una volta uscito avrei potuto tornare a respirare, e invece la sensazione di soffocamento aumentò in minuto in minuto.
Ma non mi feci sopraffare, e fra spintoni, calci e bestemmie, riuscii ad abbandonare il marciapiede e a raggiungere uno spazio poco affollato dove poter donare ristoro ai miei polmoni.
Preso qualche minuto per recuperare fiato, imboccai all'istante la via per il ritorno, ma, per capriccio del fato o di qualcos'altro, mi imbattei in una visione piuttosto atipica, se non completamente aliena a qualsiasi mio standard.
Ritta in piedi come un sergente atlasiano e rigida come una statua di bronzo, Brienne Harris, in abiti decisamente più casual del solito, stava immobile come un palo davanti ad una piccola bancarella piena di accessori, e fra le mani, notai, stava stringendo due fiocchi rossi dalle tonalità leggermente differenti.
Mi avvicinai quanto bastava per inquadrarla completamente, e non ci volle un esperto a capire che era tutto meno che a suo agio, no, quella ragazza sembrava tanto a suo agio davanti a quei negozietti quanto un orso polare nel bel mezzo del deserto, o un roditore in una fossa di serpenti, o quanto Kojo davanti a del sapone.
Insomma, il punto, è che il suo desiderio di essere ovunque meno che lì era talmente palpabile che la commessa non si azzardava a dire niente, mentre ogni secondo che passava la ragazza coniglio sembrava sempre più sul punto di prendere lo scroll, chiamare qui l'armadietto, tirare fuori Demolisher e distruggere lo stand a colpi di mazza.
Non una visione molto incoraggiante, ma devo ammettere che vederla lì, con l'espressione smarrita di un cucciolo indifeso, mi fece quasi tenerezza.
I suoi occhi sembravano gridare “Cosa ci faccio qui? Cosa ho fatto per meritarmi questo? Che differenza c'è fra porpora e magenta?”
Vedere una delle ragazze più forti di Beacon ridotta in quello stato non poté non farmi un certo effetto, e, pur consapevole che questa mia azione avrebbe prolungato il mio tempo in quel luogo soffocante, mi feci coraggio e andai ad aiutarla, qualsiasi fosse il suo problema.
Provai ad annunciarmi, ma rinunciai all'ultimo e mi limitai ad avvinarmi quanto bastava da poterle rivolgere un timido saluto.
<< Ehm ciao! >>
Brienne sobbalzò, e dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo per non scoppiare a ridere a quella scena: avevo appena fatto prendere un colpo ad una persona che avrebbe potuto spezzarmi in due con la sola forza del mignolo.
<< Scusa! Non era mia intenzione! >>
Mi scusai il più in fretta possibile, temendo una seconda reazione inconsulta, ma Brienne si limitò a tornare sugli attenti e riconoscermi.
<< Ah... Ion, giorno, anche tu a fare shopping? >>
Pronunciò quella parola come se stesse sputando del cibo andato a male, capii subito che non era un'amante dell'andare in giro per negozi, e, non capii come, la cosa mi fu di grande conforto.
<< No, sono qui per rifornire la nostra dispensa e sostenere gli esperimenti culinari della mia caposquadra >> risposi alzando la busta della spesa << A proposito, se domani dovessi risultare assente, probabilmente sarò in infermeria a riprendermi dal tentativo di Julia >>
Brienne ripagò la battuta con un mezzo sorriso << Questo mi ricorda che devo comprare l'impasto per i biscotti, è da un po' che non cucino per le mie compagne, ma per oggi magari passo... >>
Questa frase attraversò longitudinalmente il mio cervello come una scarica elettrica, materializzando nella mia mente il terrificante ricordo di quando assaggiai per la prima ed ultima volta la cucina di Brienne.
<< Ion? Tutto bene? >>
Mi ricomposi in fretta, prima che la mia faccia, ancora atterrita dal trauma, potesse suggerirle cosa pensassi della sua cucina.
<< Sì >> risposi con la rapidità tipica di un soldato, e credo di essermi messo sugli attenti prima di risponderle.
Non proprio la scena più rassicurante.
Ma iniziai a parlare prima che potesse farlo lei.
<< Comunque, ti ho visto un po' in difficoltà con quei due fiocchi, serve aiuto? >>
Il fauno sobbalzò, ricordandosi solo allora di avere in mano i due fiocchi!
<< No no! >> scosse la testa con veemenza << Sono solo un po'... >>
<< Quello è il porpora e quello è il magenta >> dissi indicando i fiocchi uno per volta << Se è quello che ti premeva sapere, se invece vuoi fare il regalo ad una tua amica, so io quale va bene >>
Brienne inclinò il collo, squadrandomi con un'espressione interrogativa.
<< Cioè? >>
<< Quello che costa di meno! >>
<< Ion! >> si mise a ridere << No comunque, cercavo proprio di distinguere i colori, Marlee mi ha mandato qui a comprarle dei souvenir del festival e fare altre faccende spacciandomele per una “missione di vitale importanza”, almeno mi ha dato lei i soldi con cui pagarle >>
Brienne aveva dato le spalle al piccolo stand, e non poté accorgersi della commessa che la stava pugnalando con lo sguardo, come a gridarle “E non potevi dirmelo prima invece di farmi perdere mezz'ora di tempo?!”.
<< Da notare poi che sapeva esattamente che qui avrei trovato il negozio di fiocchi, o anche solo che esiste un negozio di fiocchi per capelli in mezzo a questi stand >>
Alzai un sopracciglio
<< Mi stai dicendo che si è segnata tutte le cose che voleva comprare in questi giorni per poi mandare te al suo posto e non farsi la fila? >>
Brienne annuì.
<< Sarebbe nel suo stile >>
<< Cavolo, mi hai appena fatto capire che in confronto Julia è un agnellino indifeso >>
Sta voltai riuscii a farla sorridere sul serio.
<< Se può consolarla, in pochi sono al livello di Marlee, comunque dovevo fare delle compere anche per mia madre, quindi volente o nolente mi tocca fare il giro degli stand >>
Mi si fermò il cuore.
Una giornata sotto il caldo soffocante, schiacciata fra decine di persone stanche e sudaticce mentre va da uno stand all'altro per seguire le istruzioni di quella pazza della sua amica.
Davanti ad una prospettiva simile sarei fuggito a gambe levate, andare al negozio di alimentari non era niente in confronto all'odissea della ragazza coniglio.
Eppure, colto da un inaspettato senso di pietà, decisi che avrei sostenuto quella ragazza nel suo travaglio.
Presi un respiro, consapevole che se aveva ignorato quella commessa per chissà quanto tempo, non avrebbe di certo accettato facilmente un aiuto da parte di chiunque, no, Brienne era quel genere di persone che si comportava da cacciatrice (nel senso più idealizzato del termine) in qualsiasi momento, e accettare che una persona condividesse con lei il peso di quel compito sarebbe stato ai suoi occhi sbagliato, se non del tutto inammissibile.
Malgrado ciò, feci la mia proposta.
<< Capisco, allora... che ne dici se ti aiuto con le faccende? >>
La sua espressione di sorpresa mista alla rapidità con cui rifiutò cortesemente il mio aiuto comprovarono la mia deduzione.
<< No, non è necessario, potrebbe volerci tutta la giornata e... >>
<< Un motivo in più per accettare il mio aiuto, no? >>
Mi squadrò perplessa.
<< Oggi non ho niente da fare, dopo questa commissione avrei trascorso la giornata a poltrire, lo so, potrei allenarmi o fare qualcosa di produttivo, ma conoscendomi, mi sarei steso sul letto e avrei mangiato, dormito, cenato, e poi dormito di nuovo, vuoi veramente lasciarmi cadere vittima della mia stessa pigrizia? >>
Brienne scosse la testa con fare marziale.
<< No! Ma non vorrei esserti di peso... >>
<< Scherzi? Sarebbe la prima volta che sono io ad esserti di aiuto e non il contrario >> alzai le spalle << Non è un'occasione che posso lasciarmi sfuggire, ti pare? >>
Mi sarei aspettato un terzo rifiuto o un calcio nei denti, invece Brienne sorrise e annuì, anche se non potei non notare un lieve rossore sulle sue guance (il che è un segno positivo, o sbaglio?).
<< Hai ragione, poi non posso permettermi di darla vinta a Marlee, ma appena noto un segnale di stanchezza ti rispedisco a casa, intesi? >>
<< Sissignora! >>
Bingo!
Ebbro di questa mia insperata vittoria, mi accorsi all'ultimo che Brienne si stava allontanando sotto lo sguardo furioso della commessa.
<< Ehm forse dovresti pagare il fiocco! >>
<< Oh! Scusa! >> la ragazza tornò di scatto verso lo stand, tirò fuori il portafoglio e pagò il fiocco magenta, giurai di aver visto una lacrima scendere dall'occhio destro della commessa.


Terminata la trattativa dei fiocchi per capelli, scoprii che Brienne era riuscita a comprare giusto tre dei dieci prodotti evidenziati da Marlee, in più doveva ancora fare la spesa per la madre!
Per prima cosa, mi feci violenza e la scortai al mini-market da dove ero appena sbucato, indicandole rapidamente dove erano posizionati gli ingredienti che cercava, e risparmiando ad entrambi uno sgradevole giro fra gli scaffali affollati e senza aria condizionata.
Non che fosse una giornata particolarmente calda, ma era la presenza di tutte quelle persone in un posto così ristretto a rendere l'ambiente soffocante.
Pagati in fretta i prodotti selezionati, una nuova busta della spesa andò a far compagnia a quella di cartone dove Brienne aveva riposti i vari souvenir.
Diedi uno sguardo veloce ai suoi acquisti, e constatai che Marlee dovesse soffrire di qualche disturbo da accumulo compulsivo.
Liquidata in fretta la questione della spesa, non ci rimase che farci coraggio ed attraversare tutta la via principale di Vale, quel mostro di Marlee aveva scelto degli stand particolarmente distanti gli uni dagli altri, ma almeno, spezziamo una lancia a suo favore, si era degnata di fornire a Brienne una mappa disegnata a mano che indicava in maniera poco precisa, per non dire grossolana, le varie locazioni degli stand di suo interesse.
<< Giustamente ha il tempo di memorizzare e segnalare tutta la roba che vuole comprare, ma non di fare la fila per comprarla! >>
Vedere Brienne vicina ad un esplosione di rabbia ogni qualvolta che trovavamo una fila o finivamo per perderci a causa della non molto precisa mappa di Marlee era uno spettacolo così divertente e inusuale da ripagarmi del caldo, del tempo perso ad aspettare che qualche signora sulla cinquantina decidesse che paio di orecchini comprare, e dell'odore non proprio gradevole di centinaia di persone sudate ammassate lungo la via.
A proposito di cinquantenni impegnate con gli orecchini, Brienne ne fece scappare una solo guardandola, la vecchietta occupava il posto da dieci minuti, cosa che finì con l'erodere lentamente la pazienza della forzuta del team MEAB.
<< Mi sembra decisamente della roba da Marlee >> commentai nel vedere Brienne stringere in mano un paio di orecchini dalla forma stilizzata che ricordava il viso di un gatto.
<< Sì, giuro che se poi non indosserà niente di tutto questo, la spingo in bagno e le infilo gli orecchini a forza! >>
Potrebbe sembrare uno scherzo, ma lo disse con un tono tutt'altro che rassicurante.
<< Credo di non averti mai sentito inveire contro Marlee così tante volte in un singolo giorno >>
Lei sembrò pensarci su, prima di abbassare lo sguardo, e, sopratutto, le sue adorabili orecchie da coniglio.
<< Sì scusa... è che questi posti, ed in particolare la gente che li popola, riescono a tirare fuori il peggio di me >>
Supposi sul momento che fosse lo stesso tipo di reazione che il sottoscritto aveva nel pensare a Caesar, quindi non ebbi problemi a comprendere il tipo di disagio che questa ragazza doveva stare affrontando in questo momento, ma da orribile persona curiosa quale ero, non potei fare a meno che chiedere: << Non ami uscire a fare compere? >>
Inaspettatamente, Brienne sorrise.
<< Ottimo intuito Ion, davvero, non pensavo che qualcuno avrebbe scoperto questo mio terribile segreto! >>
Ressi al gioco.
<< La mia abilità deduttiva non è seconda a nessuno! >>
Rise, e mi diede un amichevole pugno sul braccio destro, che sicuramente per i suoi standard non era alcunché, ma io dovetti faticare a reprimere un gemito di dolore.
<< È vero, non amo fare questo genere di cose, compro nuovi vestiti solo quando capisco di essere a corto di abiti che mi stiano, e ovviamente in quelle situazioni Marlee è felicissima di trascinarmi per negozi, sparire per cinque minuti, tornare con una catasta di vestiti fra le braccia e costringermi a provarli tutti >>
Provai ad immaginare come ci si dovesse sentire nello stare rinchiusi in un camerino a provare decine di capi d'abbigliamento diversi quando in realtà si è entrati soltanto per non rimanere nudi nei mesi avvenire.
Diamine, sarei impazzito lì dentro.
<< Mi chiedo come facciate tu e lei ad andare d'accordo, da come ne parli sembra che vorresti ucciderla >>
<< Ci sono momenti in cui vorrei... ma non fraintendere! >>
Si girò di scatto verso di me, come se volesse giustificarsi da un empio crimine.
<< Diciamo che a volte Marlee sa essere... Marlee >> annuii lentamente, conscio di tutti i significati che quelle tre sillabe assieme potevano racchiudere.
<< Ma quando ci passi molto tempo capisci che ha anche molte qualità, per molti anni è stata la mia prima ed unica amica, poi vennero anche Ashes ed Ellen, e dopo qualche anno ecco che ci iscriviamo a Beacon tutte e quattro assieme per diventare cacciatrici, quella cicatrice che ha sul volto... se la beccò mentre combattevamo assieme contro un grimm, anche se non può sembrare, è un'ottima caposquadra e una fantastica amica >>
Concluse la frase con un sorriso, mentre apriva il foglio spiegazzato che era la famosa mappa della sua migliore amica e controllava la prossima destinazione.
E la destinazione non dovette piacerle molto, a giudicare dal modo in cui si accigliò l'attimo dopo aver aperto il foglio.
<< Un amica che in alcuni momenti vorresti che partisse per una lunga vacanza >>


Quella volta non vi furono incidenti di percorso, né una fila eccessivamente lunga, ma dovemmo semplicemente spostarci da un capo all'altro della fiera, diretti non verso uno stand, ma verso un negozio di abbigliamento.
Ed a giudicare dall'espressione di Brienne, la cosa non le piaceva per niente
Arrivati, osservai quella ragazza dalla forza erculea armarsi di tutta la sua determinazione mentre fissava l'edificio con ostilità.
Realizzai all'istante quanto quell'edificio, o almeno ciò che quell'edificio conteneva e il mondo che rappresentava fossero fra i più grandi nemici della persona al mio fianco.
Non potei trattenere la mia curiosità e non chiederle cosa doveva fare lì dentro.
<< Devo rimpiazzare la mia giacca, me l'ha strappata un grimm durante una nostra escursione nella Foresta di Smeraldo, e già che ci sono Marlee mi ha chiesto di prenderne una anche a lei >>
Pronunciò quelle parole come una sentenza di morte, e senza aggiungere altro, prese un grosso respiro e puntò l'entrata con lo sguardo.
<< Allora, io entro >>
<< Ed io? >>
<< Aspettami qui, non voglio che tu assista >>
Non disse di preciso a cosa di tanto terribile non avrebbe voluto farmi assistere, ma decisi che mi sarei comportato da ragazzo ubbidiente e non avrei sollevato obiezioni.
Quel posto doveva essere il peggior nemico di Brienne, ma proprio per questo non desiderava alcun supporto.
<< Va bene, ti aspetto qui! >> ma quando terminai quella frase, capii di essere finito in una situazione orribilmente pericolosa: quello del ragazzo che deve accompagnare una ragazza a comprare i vestiti.
Per fortuna, Brienne volle risparmiarmi minuti di camminate in mezzo a file di vestiti di cui non mi sarebbe importato niente.
Specie perché era un negozio per sole signore, ma questo non aveva fermato le varie clienti a portarsi dietro il proprio fidanzato o qualche sfortunato parente per assisterle nella loro ricerca del vestito perfetto.
L'edificio era dotato di ampie vetrine con cui sondare l'interno, e potei notare una vasta moltitudine di coppiette girare fra i reparti, chi con la furia di chi sta per perdere il volo più importante della propria vita, e chi, prevalentemente ragazzi, trascinandosi come un moribondo nella vana speranza che quell'incubo finisca il prima possibile.
Notai uno di quei tanti ragazzi dallo sguardo perso voltarsi verso noi due, ed in particolare verso di me: scappa, gridavano i suoi occhi, e per un attimo fui davvero tentato di darmela a gambe.
Ma mi ricordai all'istante che a me non era stato richiesto quel dolente pellegrinaggio, e solo allora compresi la grandezza della bontà d'animo di Brienne: aveva deciso di entrare da sola, di affrontare quegli sguardi velenosi che recitavano “Ah, ma sei single?” “Nessuno a farti compagnia, eh?” che quella massa di vipere le avrebbe rivolto senza nessuno a farle da scudo, e tutto questo per evitare che io, suo amico, soffrissi la stessa sorte di quei poveri ragazzi.
Mi sentii quasi commosso, persone così nascono solo ogni mille anni.
Per cui, senza dire altro, grato a Brienne per il suo estremo sacrificio, la osservai allontanarsi in religioso silenzio, entrare dalla porta automatica e sparire oltre i primi scomparti.
Rimasto da solo, mi cimentai nella sacra arte del cazzeggio: sfilai lo scroll dalla tasca, avviai la prima applicazione che trovai sullo screen e iniziai a giocare, non prima di aver controllato eventuali messaggi.
Mi ero preparato mentalmente ad una lunga attesa, dovesse metterci venti minuti, mezz'ora o un'ora intera, avrebbe trovato me ad aspettarla, rispetto a seguirla nello shopping, questo compito era roba da niente!
Avrei resistito a qualsiasi attesa, per quanto assurda e titanica fosse!
<< Ehy, sono tornata >>
Mi disse lei, dopo nemmeno dieci minuti.
E sono generoso!
<< Brienne?! >> riposi lo scroll nella mia tasca, ok che lo avevo tirato fuori per ammazzare il tempo, ma questo andava oltre ogni mia aspettativa, poi controllai il display e capii che in realtà era Brienne ad essere stata veloce come il vento.
<< Sì? >>
<< Nulla, è che non pensavo ci avresti messo così poco! Voglio dire... >>
Il fauno annuì.
<< Lo so, pure Marlee dice spesso che dovrei provare più vestiti invece di accontentarmi della prima cosa che mi sta bene, ma non volevo farti aspettare troppo, e poi non ci tengo a sprecare tempo nel camerino >>
Commovente.
Quella frase fu commovente, ero preparato ad una lunghissima attesa, ma mi ero dimenticato che la persona davanti a me odiava questo genere di posti, e limitava le proprie compere all'essenziale, senza spendere intere giornate o provarsi decine di capi di abbigliamento diversi, Brienne, sei una bravissima persona.
<< Ho pure incontrato la Adel del secondo anno, è stata così gentile da indicarmi il reparto che stavo cercando >>
Notai che aveva un'espressione distesa, adesso era decisamente più a suo agio rispetto a quanto lo era prima di entrare, con la destra reggeva la borsa di cartone contenente gli acquisti.
<< Si direbbe che è stato meno orribile di quanto ti aspettavi? >> << Come? >>
<< Ehm sai, avevi un'espressione un po'... terrorizzata? >>
Brienne ammutolì.
<< Forse te la sarai immaginata... ok, no, ammetto di non essere a mio agio, anni di compere assieme a Marlee mi hanno lasciato un terribile ricordo di questi posti >>
Ma conclusa la frase, ritrovò presto il sorriso.
<< Ma dopo oggi sento che riuscirò ad entrarci senza avere qualche orribile déjà vu di Marlee che mi infila a forza in un camerino assieme ad una quantità ingestibile di vestiti da provare... >>
Evitai di pensare a quanto quell'immagine fosse allo stesso tempo tanto comica quanto terrificante, ero contento che fosse riuscita a sopravvivere lì dentro, e sopratutto a fare tutto in fretta.
Inoltre, dovevano mancare poche tappe, quindi il nostro martirio era finalmente sul punto di concludersi!
<< Ion! Sorellona! >>
O almeno così credevo.
Perché qualcuno, lassù, pare avercela a morte con il sottoscritto!
Ci girammo all'unisono, trovandoci davanti a Nick.
Il “carissimo fratellino” di Brienne ero sbucato dalla massa informe di persone che occupava la strada, e come un missile a ricerca di calore, slittando e schivando i vari ostacoli lungo la strada fino ad abbattersi inesorabile sul suo obbiettivo: noi due.
Dalla velocità con cui ci raggiunse, era chiaro che avesse consumato fin troppi zuccheri per il suo corpo, e che fosse quindi entrato in un irritante stato di iperattività.
A quanto pare, il destino mi stava presentando il conto per non aver accompagnato Brienne dentro il negozio.
<< Ciao! Fate la spesa insieme? Allora è vero che avete una relazione! >>
Quell'affermazione mi fece arrossire, ma Brienne divenne cento volte più paonazza di me.
<< Nick! Non è così! >>
Avanzò verso il coniglietto, pronto a redarguirlo, mentre io ne approfittai per voltarmi e attendere che la mia faccia tornasse al suo colorito naturale.
Pensandoci, il coniglietto non aveva tutti i torti, chi ci aveva visto assieme avrebbe potuto facilmente scambiarci per una coppietta, tipo quel ragazzo dallo sguardo terrificato che avevo scorto in negozio.
Inutile dire che il solo pensarlo rese la mia faccia ancora più rossa, decisi che attendere non era una strategia utile, per cui alzai lo sguardo verso il cielo, sperando di accecarmi con il sole, il dolore agli occhi mi avrebbe impedito di pensare cose simili!
Ovviamente non funzionò, il fatto di smettere di pensare, ad accecarmi non ci riuscii per poco.
Ignorando le grida alle mie spalle, spostai lo sguardo dolorante sul grande orologio affisso all'entrata del negozio accanto, prima guardando lo scroll non avevo fatto caso a che ora fosse, ma solo quanto tempo fosse passato dalla partenza di Brienne, e mi scordai subito l'orario letto.
Per cui lessi l'ora lì: erano le sei, avevamo passato assieme la bellezza di quattro ore, e dovevamo ancora concludere la lista.
<< Scusa... Brienne? >>
Mi girai verso i due, sorprendendo la ragazza con Nick attaccato addosso stile koala.
<< Ehm sì Ion? >>
<< Cosa è... non importa, volevo solo dirti che sono le sei, dovremmo accelerare i tempi se vogliamo fare in giornata >>
Un gorgoglio dello stomaco mi ricordò che non avevi mangiato nulla dall'ora di pranzo, e che il pranzo era stato un mero tramezzino tonno e uova.
E, peggio ancora, che la mia squadra era solita cenare verso le sette, per cui avevo pochissimo tempo a disposizione.
Poco male infondo, avevo avvisato Julia che avrei fatto tardi quando avevo deciso di passare la giornata con Brienne, e la caposquadra si era mostrata non solo comprensiva, ma mi aveva anche detto di godermi il giorno libero, per cui decisi che avrei continuato ad aiutare Brienne ed al massimo avrei cenato fuori.
<< Oh! >> il fauno sobbalzò, e Nick ne approfittò per scalare ancor più la sua schiena e raggiungere la vetta, ovvero la testa di Brienne.
<< Mi spiace, se vuoi possiamo finire qui, posso trovare quello che mi manca da sola, o al massimo provare domani >>
<< Già! >> riprese Nick << Poi ci sono io adesso, quindi non servi! >>
Scossi la testa, ignorando la frase del moccioso.
<< Non preoccuparti, come ti ho detto prima oggi ho fin troppo tempo libero, ti aiuto volentieri >>
Lei annuì.
<< Grazie, ma per la cena? >>
<< Mangerò fuori, un pasto veloce da qualche parte e torno a Beacon... >>
<< Mi spiace... ehi, e se mangiassi da me? >>
<< Come? >>
Brienne si sporse in avanti, facendo ondeggiare le orecchie, mentre il suo autoproclamato fratello minore non dava segno di volersi staccare da lì
<< Beh, nemmeno io sta sera mangerò con le mie compagne, siccome devo consegnare la spesa a mia madre pensavo di cenare da lei, quindi... ecco se vuoi... >>
Le orecchie ondeggiarono di nuovo, ma sta volta senza che Brienne avesse mosso il resto del corpo, avevano un che di ipnotico.
Per un attimo la mia mente uscì dai binari, e mi chiesi che sensazione si dovesse provare nel toccare quelle grandi orecchie da coniglio, dovevano essere sicuramente molto morbide e...
Fermai il mio divagare mentale e imposi al mio cervello di tornare al suo posto, non era il momento per certe osservazioni.
Ma come frenai il mio cervello, questi si decise finalmente a elaborare le informazioni inviatemi da Brienne.
<< Intendi a casa tua?! >>
<< C-certo! Dove altrimenti?! >>
Deglutii.
Invitare qualcuno a cena o invitarlo a casa propria per fargli anche conoscere la madre è qualcosa di perfettamente normale fra amici, no?
E anche tutte e due le cose assieme sono azioni perfettamente normali prive di alcun significato, vero?
Purtroppo la mia inesperienza in merito mi rendeva difficile capire quale delle due fosse la risposta esatta, beh, la mia inesperienza in merito di relazioni umane non mi aveva fatto capire moltissime cose, altrimenti avrei già realizzato da tempo di sentirmi attratto da Brienne.
Invece, inesperto e disarmato sul come relazionarsi con un membro del sesso opposto, fui preso alla sprovvista ed ebbi la tentazione di rifiutare.
<< Insomma, se vuoi eh... per non farti cenare da so- >>
<< Accetto! >>
Mi morsi la lingua per averlo detto con troppa enfasi, ma non potevo farci niente.
Come puoi dire di no a quegli occhioni da coniglio triste?
<< Sì insomma, se davvero non ci sono problemi accetto >>
<< Accetto anch'io! >> si intromise il piccolo fauno, praticamente autoinvitandosi.
Brienne gli sorrise ma scosse la testa << Temo che tua zia avrebbe qualcosa da ridire >> << Uffa! >>
<< Però se vuoi puoi farci compagnia mentre andiamo, ci metteremo ancora qualche oretta a finire la lista >>
Ti prego, dì di no
<< Davvero? Vengo volentieri! In tre riusciremo a ripulire questo posto! >>
Ragazzo, cosa ti ho detto sul non utilizzare quel lessico in presenza di Brienne?
Vuoi che la tua sorellona mi uccida?

<< Sembra quasi che tu voglia rapinare questo posto >> scherzò Brienne, capii che dovevo fare qualcosa.
<< Di certo sarebbe più semplice che fare la fila! >> scherzai, quasi gridando, mentre iniziavo ad incamminarmi, soffocando nella culla la risposta del coniglietto.
I due si guardarono basiti, poi fecero spallucce e si decisero a seguirmi.
In testa alla fila, condussi il nostro piccolo gruppo verso la piazza principale, messaggiai a Julia per comunicarle che avrei fatto un ulteriore ritardo, ricevendo come risposta un emoji che faceva il gesto dell'ok, d'altronde la mia caposquadra non aveva fretta di provare i suoi esperimenti culinari.
E in tutta sincerità, nemmeno io.


<< Stavo per impazzire, mi ha letteralmente seppellita sotto una montagna di vestiti! >>
Ed eccoci dove c'eravamo fermati signori miei, o per essere più precisi, subito dopo, almeno dieci minuti in seguito alla disperata evasione di Brienne dal furgoncino di quella selvaggia.
Erano le sette e mezza, e, fra contrattempi vari, eravamo riusciti a completare la folle lista di Marlee, verso cui giurammo vendetta appena saremmo tornati a Beacon.
Il sole era calato da poco, e le strade erano ancora illuminate dai lampioni e gremite di turisti, sebbene gli stand avessero da poco iniziato a chiudere.
Avviatici verso la casa di Brienne, le mie gambe erano ridotte ad uno stato pietoso.
Vorrei dire che eravamo tutti e tre sfiniti dalla giornata passata a fare shopping per Marlee e Julia, ma la verità è che ero solo io ad essere stanco: Brienne era una superdonna, e affrontava con stoicismo il martirio imposto dall'amica senza mostrare il minimo cenno di fatica, mentre Nick, lui aveva passato buona parte del viaggio sulle spalle della cacciatrice, e solo da poco aveva deciso di camminare assieme a noi e scorrazzarci attorno, mostrando di possedere un'energia quasi inesauribile.
Ciononostante, non volli in alcun modo fare la lagna del gruppo, e mi imposi di sopportare un altro po' il viaggio, conscio che presto mi sarei seduto a tavola e avrei mangiato qualcosa di caldo.
Consolato da questa aspettativa, riuscii a trovare la determinazione di percorrere quell'ultimo tratto.
Passammo accanto ad un negozio di televisori ormai prossimo alla chiusura, i vari schermi erano ancora accesi e mostravano i risultati dei vari scontri del torneo, ma non mi girai per osservarli, consideravo la questione della competizione ormai archiviata, cancellata e ridotta in polvere come il corpo di Drake.
<< Domani sarà il turno della tua squadra, giusto? >>
Lo sapeva benissimo, ma volle comunque usare questo pretesto per spezzare il silenzio.
<< Sì, Julia e Ilian combatteranno, ed io potrò schiacciare un pisolino senza ricevere schiaffi dietro il collo >>
Brienne sorrise, suppongo che l'immagine di me medesimo castigato dalla mia stessa caposquadra dovesse essere un vero spasso.
Improvvisamente il nostro piccolo accompagnatore si fermò accanto a me, la sua mano si avvinghiò alla mia manica.
<< Sì? >> non rispose, spostai lo sguardo verso il ragazzino e feci per ripetere la domanda, ma la risposta fu più veloce: dall'altro lato della strada si palesarono due ragazzini leggermente più grandi di Nick.
Scrutavano il piccolo fauno con fare accigliato, ma Nick non sembrò farsi intimidire, tutt'altro, rispose loro con una linguaccia e tornò ad avanzare spedito, non badando un solo secondo in più ai due ragazzi.
<< Tuoi conoscenti? >> << Sì, quelli che amano darmi fastidio, ma dopo che ho legati i lacci delle loro scarpe fra di loro e li ho fatti cadere quando si sono alzati dal banco per venirmi a picchiare si sono fatti più prudenti, uno l'ho anche preso all'occhio con una pallina di carta >>
Mi irrigidii, ma per fortuna Brienne non si era fermata e ci aveva superati di una decina di metri, mentre il rumore di clacson e del traffico aveva impedito che le parole giungessero alle sue grandi orecchie.
<< I tuoi consigli sono stati fant- mhh! >> gli tappai la bocca prima che potesse compromettermi.
<< Lo so, sono magnifico, ma ti sarei grato che non lo dicessi ad alta voce! >>
Nick annuì, ed io gli liberai la bocca.
<< Comunque, volevo dirti grazie, Ion, non gli piaccio comunque ma adesso mi stanno lontani, mi sono anche fatto qualche amico >>
Oh, cosa odono le mie orecchie? I miei consigli hanno migliorato la vita di qualcuno?
<< Inoltre ora non sono mai a corto di soldi da qua- >> gli ritappai la bocca, lieto che tu abbia fatto dei progressi ragazzo, ma devi saper chiudere quella boccaccia!
<< Tutto chiaro, non c'è bisogno di aggiungere altro, ma se veramente vuoi ringraziarmi, inizia a disegnarmi in modo gradevole >>
Nick amava disegnare, lo scoprii da Brienne e Marlee quando mi mostrarono alcuni disegni raffiguranti i vari membri del team MEAB ed anche del mio: il sottoscritto era stato raffigurato grasso e circondato da strane linee ondeggianti che supposi dovessero simulare un mio presunto cattivo odore.
<< Chiaro! Appena posso ti farò consegnare da Brienne il migliore dei disegni! Ancora più bello dell'ultima volta! >>
<< Ehi! >> la ragazza coniglio si era finalmente accorta di averci distanziati.
<< Sbrigatevi, manca poco! >>
Oh, grazie Oum!
Presi Nick per mano e corsi in avanti, la piccola peste riuscii a stare al passo e in poco tempo raggiungemmo Brienne.
Raggiunta lei, riprendemmo a camminare per altri cinque minuti, e non potei fare a meno di volgere lo sguardo al piccolo fauno che camminava al mio fianco: chi l'avrebbe mai detto che sarei stato in grado di fare del bene?
Intendo: del bene per qualcuno che non sia me, o per qualcuno che non sia me e il cui bene non porti alcun vantaggio al sottoscritto.
Fu una sensazione gradevole, inaspettata, ma davvero gradevole.
<< Eccoci! >>
Finita quella breve marcia, fummo davanti alla casa di Brienne, nel pieno del quartiere residenziale, anche Nick abitava qui, da qualche parte, per cui poté congedarsi in sicurezza da noi due e avviarsi verso casa.
<< Stammi bene Nick, passerò la notte qui, quindi ci vediamo domani! >>
Brienne salutò il suo piccolo amico con una carezza sulla testolina.
<< Evviva! Allora a domani, ci vediamo sorellona! >> detto questo, iniziò a correre verso la via di casa, per poi fermarsi dopo una decina di metri e voltarsi verso noi due.
<< A presto anche a te, Ion! >>
Completati i suoi saluti, il fauno si congedò definitivamente da noi due, sparendo lungo la strada che portava verso ovest.
<< E ce ne siamo liberati >> << Ion! >>
<< Scherzo scherzo! Non è poi così male quando impari a conoscerlo, se non fosse per l'iperattività mi starebbe quasi simpatico! >>
Ok non era proprio vero, ma non facciamo arrabbiare Brienne a pochi passi da casa sua, potrei pentirmene.
Parlando di Brienne, la ragazza mi squadrò per qualche secondo, ma alla fine mi concesse il beneficio del dubbio e si avvio verso casa, l'abitazione era una piccola casa monofamiliare, come tante in quel quartiere.
A pochi passi dalla porta, un pressante interrogativo prese forma nella mia mente: come sarà la madre di Brienne?
Non mi era stato detto molto di lei, neanche un semplice avvertimento sul mostrarmi educato per non scandalizzarla od altro, le mie uniche informazioni erano che aveva militato nella White Fang durante il periodo pacifico dell'organizzazione, che si era separata dal suo partner dopo la svolta terroristica della suddetta organizzazione, e che aveva cresciuto da sola la sua coniglietta.
Mi soffermai a guardare la schiena di Brienne, cosa dovevo aspettarmi dalla persona che aveva tirato su questa ragazza?
Una persona autoritaria?
Una donna divorziata e disillusa?
Una Brienne ma più grande?
Decretai mentalmente che era inutile pensarci, specie perché avrei avuto la risposta fra pochi istanti.
Un veloce bussare, e la porta si aprì, Brienne mi aveva detto di aver avvisato la madre che avrebbe portato un amico a cena, per cui la signora sapeva che quella sera avrebbe avuto un'ospite a cena, ma questo non le impedì di tuffarsi al collo della figlia e stritolarla come un adorabile peluche.
<< M-mamma! >> << Brienne! Come sta la mia bambina? >>
Provai a presentarmi, ma ci rinunciai, la signora Harris non aveva ancora mollato la figlia.
<< Certo che potresti passare a trovarmi più spesso! >> << Ma vengo qui ogni settimana! >>
Le vidi scuotere la testa, era alta quanto la figlia per cui il suo viso era nascosto dalla sagoma di Brienne.
<< Non basta! Che ne dici di una volta al giorno? >> << Dico che mal si coniuga con i miei orari! >>
Dopo qualche altro minuto di coccole non richieste, Brienne riuscì a liberarsi dalla stretta fatale della madre.
<< Beh, l'importante è che ti fai vedere... oh! >>
E la madre si accorse di me.
<< Scusami, tu devi essere Ion, giusto? Grazie per aver fatto compagnia a mia figlia, piacere, sono Amanda >>
Passata oltre Brienne, potei vedere finalmente la faccia della sua genitrice, e diamine, erano identiche!
Non sono proprio un esperto di genetica fra madri e figlie, ma non credevo fosse comune una somiglianza così spiccata: il viso aveva la medesima forma, e come la figlia aveva i capelli bianchi, che però portava in un unica treccia che le cadeva davanti alla spalla destra.
Gli occhi invece erano del colore dell'ambra, e capii che gli occhi verdi Brienne doveva averli presi dal padre... o da qualche nonno, insomma, l'ho detto che non sono ferrato in materia, no?
Insomma, non dico che fosse impossibile distinguerle, ma le somiglianze non potevano non saltare all'occhio!
Così come alcune differenze: a vederla, la madre non sembrava possedere un fisico robusto come quello della figlia, rispetto a lei, la signora Harris, adornata con un grembiule dai cucina sopra i suoi semplici abiti da casalinga, si presentava come una semplice civile con delle grandi orecchie da coniglio (altra somiglianza!).
In piedi sul portico, la donna mi guardava con un sorriso gentile.
<< Ehi? Mi senti? >>
E fu così gentile da ricordarmi che le dovevo una qualche risposta invece di rimanere imbambolato a paragonarla mentalmente con la figlia.
<< Sì! Piacere, Ion, chiedo scusa, non ho potuto fare a meno di notare che vi somigliate molto >>
La donna rispose con una risatina.
<< In effetti me lo dicono spesso, qualche signore una volta ha chiesto se eravamo sorelle >>
Brienne alzò le sopracciglia al cielo, evidentemente se per la madre quell'osservazione doveva essere stata un complimento, per la ragazza essere messa sullo stesso piano di una donna di quaranta anni non doveva essere proprio il top, tuttavia preferì non esternare la sua opinione a riguardo.
<< In ogni caso accomodatevi, la cena sarà pronta a momenti, spero non ti dispiacciano gli spaghetti alla carbonara, è il piatto preferito di Brienne >>
Certo che hanno mille modi per impiegare la pasta, non avevo mai sentito questo termine.
Feci per entrare, ma notai con la coda dell'occhio un filo di saliva uscire dall'angolo della bocca di Brienne.
Però, deve piacerle molto.
Entrammo e la signora ci fece accomodare nel salotto, appoggiammo le borse sul divano, e colsi l'occasione per guardarmi attorno e analizzare quella che era la stanza principale della dimora di Brienne.
La casa era piccola, ma tappezzata ovunque di mobili e ricordi: porcellane, foto, premi scolastici e non, ricollegando nel giusto ordine le varie fotografie si poteva fare un riassunto dell'infanzia della ragazza seduta di fronte a me, e potei inoltre dedurre che la signora Harris era una persona totalmente inoffensiva, tutto il contrario della figlia.
Del padre non vi era alcuna traccia o ricordo, o almeno non erano esposti alla parete, beh, fossi stato in Amanda nemmeno io mi sarei voluto tenere un ricordino di una persona che adesso è probabilmente ricercata o a marcire in qualche carcere.
O addirittura morta.
<< Ion? >>
Brienne richiamò la mia attenzione, stavo esagerando con i silenzi.
La madre dopo le brevi presentazioni era tornata in cucina ad ultimare i preparativi per la cena, lasciandoci soli in salotto.
<< Vedo che qualcuno ha avuto un'infanzia di successo >>
Brienne scosse la testa e negò con un cenno della mano.
<< Solo qualche premio di atletica e altri sport di quando andavo alle elementari >>
Giustamente, la giovane Brienne non era diventata una macchina da guerra a partire da qualche anno, no, la sua doveva essere stata una lenta scalata al successo, mandata avanti anno per anno fino ad arrivare alla Brienne di adesso.
Iniziai a notare l'enorme divario fra i nostri trascorsi, il massimo dei premi che ho ricevuto consiste in un hamburger vinto per scommessa.
<< Si direbbe che tu fossi predestinata ad entrare a Beacon >> << Beh, più che destino direi che era il mio obbiettivo fin da piccola, sai, tutti più o meno abbiamo quella fase del “voglio essere un eroe, proteggere la mia gente e fare felici le persone”, c'è chi la supera e chi... >>
Sembrava quasi in imbarazzo a parlarne, anzi, togliamo il sembrava, si stava grattando la tempia e fissava il pavimento come per cercare le parole.
Per cui era mio dovere andarle in soccorso!
<< Credo di capire... ok no, temo di aver saltato quella fase lì, ma il resto credo di averlo afferrato >> notai la sagoma di Amanda spostarsi dalla cucina << Rendere felici le persone a cui vuoi bene, sarebbe bello che non fosse solamente una fase >>
Detto da uno che non ha mai avuto qualcuno che voleva rendere felice per moltissimo tempo questa frase non risultava molto attendibile, eppure Brienne sorrise alle mie parole.
<< Non credo che alla fine lo sia, o almeno, forse una volta cresciuti non si va più in giro a gridare di voler diventare un eroe, ma tutti noi vogliamo rendere felice qualcuno, mentre altri... altri vogliono rendere felici più persone possibili >>
<< E deduco, che tu ti identifichi in questi altri? >>
Brienne annuì.
<< So che potrebbe sembrare un po' sciocco da parte mia, ma è quello che desidero... >>
Scossi la testa con veemenza.
<< No! Posso assicurarti che è tutt'altro che sciocco! >>
Altra frase in perfetta contraddizione con me stesso, ma non le davo queste risposte soltanto per dire, no, sebbene lo stile di vita del sottoscritto e quello di questa ragazza fossero quasi agli antipodi, non potevo non comprendere le sue motivazioni, anche se non dichiarate.
Figlia di una minoranza spesso sfruttata e perseguitata, cresciuta da sola dalla madre attraverso chissà quali difficoltà, non era strano che il suo desiderio fosse evitare che altra gente potesse soffrire o trovarsi in difficoltà come loro due.
Forse quello strano ero io, che malgrado il mio passato non avevo mai maturato un pensiero simile, nella mia testa c'era stato posto soltanto per una persona: me, me, e solo me!
<< Anzi, credo sia in linea con la Brienne che conosco >>
Chissà, magari il mio era un forte istinto di autoconservazione per dare priorità a quel poco di benessere che potevo ottenere, oppure fu il perché, a differenza di Brienne, non avevo un'Amanda che si prendesse cura di me e di cui prendermi cura a mia volta.
O, semplicemente, ero soltanto schifosamente egocentrico.
Beh, non posso dire che questo non sia stato a mia vantaggio, ma sebbene non fossi in grado di pensare come Brienne, non potevo trovare stupido questo suo ragionamento, né potei fare a meno di chiedermi come sarebbe stata la mia vita se avessi incontrato qualcuno come lei durante le mie giornate nelle gelide strade di Atlas, io e quella persona saremmo diventati amici? Avrebbe cambiato la mia vita?
O me ne sarei fuggito all'istante con il suo portafoglio fra le mani?
Non per sembrare cattivo, ma la terza è l'ipotesi più probabile.
<< Davvero? Mi vedi così? >>
Arrossii.
<< Sbaglio forse? Hai aiutato me, aiuti Nick ad avere un'infanzia più serena, sopporti Marlee da chissà quanto tempo, sei a tanto così dal diventare una santa >>
<< Una santa... per Marlee... >> si portò rapidamente la mano alla bocca per trattenere la risata << Ahah, non ci avevo pensato! >>
Iniziò a ridere, e non le classiche risatine di qualche secondo, no, stava ridendo di puro cuore.
Beh, Marlee è in effetti un ottimo soggetto da cabaret.
<< Se poi pensiamo al perché siamo qui, questa tesi acquista valore! >>
Si portò le mani alla pancia, mentre lottava disperatamente per non ridere della sua migliore amica.
<< Ion basta! Non respiro più! >>
<< Quando questa giornata verrà narrata ai posteri, troveranno un nome adatto per ogni cosa che le hai comprato, potrebbe essere l'inizio di una nuova religione! >>
La ragazza si accasciò sul bracciale del divano.
<< Mi sento una persona orribile! >> disse pulendosi l'occhio destro << Ehi, ci ha fatto sgobbare per tutto il giorno, direi che siamo pari! >>
<< Ne terrò conto! >> placata l'ultima risata, la ragazza si abbandonò ad un sospiro liberatorio << Beh, ti ringrazio per queste parole, significa che allora sono sulla giusta strada per diventare una vera cacciatrice... ma tu? >>
<< Mh? >> << Cosa intendi fare dopo Beacon? Voglio dire... non sembra che tu desideri diventare un cacciatore >>
<< Non posso negarlo, passare la vita a combattere grimm non è proprio la mia aspirazione, e anche se dovrò farmi cinque anni in questa accademia non credo cambierò punto di vista, non è proprio la mia vocazione >>
Brienne mi squadrò per qualche secondo con un'espressione indecifrabile.
<< Questo però non risponde alla mia domanda... cosa farai dopo? >>
Diamine, aveva ragione, non avevo risposto e non avevo una risposta.
Cosa sarebbe stato di Ion Ascuns dopo i cinque anni di Beacon?
Dubito avrei avuto il coraggio di tornare alla mia vita criminale sputando in faccia ai valori dei miei amici... ma nemmeno sarei diventato un cacciatore, lo escludevo a priori.
Quindi... cosa mi rimaneva?
Più il tempo passava e più lo sguardo di Brienne si faceva pesante, cercai dentro di me le parole per risponderle ma non le trovai.
Per fortuna, la signora Harris venne in mio soccorso.
<< Ragazzi! È pronta la cena! >>
Malgrado l'avesse gridato, sbucò fuori dalla cucina in un attimo, come ad invitarci ad entrare in sala da pranzo.
Il suo sguardo si soffermò su di me per un momento << Spero che la cena sia di tuo gradimento, sei il primo ragazzo che Brienne invita a casa! >> lo disse con un tono talmente eccitato che nemmeno una creatura ottusa in materia come me non avrebbe capito dove andava a parare.
<< Mamma! Ti sembrano le parole da dire in questo momento? Mi sembrava di essermi spiegata nel messaggio... >>
<< Scusa scusa! >> rispose frettolosa << Ma cerca di capirmi, da madre non posso non festeggiare questo momento importante! >>
Lo gridò puntando gli occhi al cielo, come a ottenere l'approvazione di qualche divinità, dimenticandosi che un ospite che la conosceva da appena dieci minuti la stava guardando con aria decisamente perplessa.
Brienne dal canto suo decise di ignorare la farneticazione della madre per il quieto vivere di tutti i presenti << Vieni, si calmerà fra un po' >>
Mi sa che ho appena capito chi è l'adulto della casa...
In una manciata di passi raggiungemmo la sala da pranzo e ci accomodammo ai tavoli, feci per sedermi a lato, ma Amanda mi indicò il posto a capotavola, il fatto che mi stesse dando tutta quell'importanza stava diventando imbarazzante, ma non c'era malignità nel farlo, anzi, sembrava farlo con la bontà d'animo di una bambina che vuole rendere il primo giorno con un ragazzo in casa della sua amica come il più speciale di sempre.
Certo, la sua amica sarebbe sua figlia, la quale non disse nulla sempre per il quieto vivere di tutti, ma dallo sguardo si poteva intuire come non approvasse questa iniziativa della madre.
Dunque, acconsentito alla sua richiesta, ci accomodammo tutti e tre al tavolo, era un tavolo piccolo in grado di ospitare poche persone, ma che per l'occasione la padrona di casa aveva adornato con la tovaglia e le posate migliori, al centro di esso vi era un grande piatto coperto da una cloche in metallo, piatto da cui ci saremmo serviti.
Mentre la madre pensava alle ultime decorazioni, Brienne si sporse fino a raggiungermi l'orecchio, parlando a tono estremamente basso pur di evitare che le grandi orecchie della madre captassero i suoni.
<< Perdonala, è un po' su di giri... >>
Annuì con un sorriso, ma non senza un po' di imbarazzo.
<< Eccomi! Bene, ecco il piatto speciale di casa Harris! >>
Sollevò la cloche, rivelando un enorme piattone di spaghetti ricoperti da un'invitante patina gialla che Brienne mi spiegò essere l'uovo usato per preparare questo piatto, inoltre, sparsi lungo quel mare dorato, spuntavano decine di sottili strisce di carne e puntini neri del pepe, inoltre avevamo a disposizione del formaggio con cui condire i nostri piatti una volta serviti.
L'aspetto era invitante, decisamente invitante, ok, non che io sia mai stato una persona dai gusti particolarmente esigenti, ma quello che avevo davanti non mi dispiaceva affatto!
La signora Harris notò il mio appetito, e non poté non esultare silenziosamente mentre, con le pinze da cucina, iniziava a riempire i vari piatti a partire dal mio.
Aspettai che venissimo serviti tutti quanti, e quando ciò avvenne, ricevemmo da Amanda il via libera per mangiare.
<< Buon appetito! >> disse lei prima di ficcarsi un'ampia forchettata in bocca senza molte cerimonie.
Bene, assaggiamo questa carbonara
Girai la forchetta su se stessa fino a raccogliere una modesta quantità di spaghetti vi soffiai sopra e diedi il primo boccone.
C-cosa... cosa è questo schifo?
Per poi pentirmene all'istante.
Sul serio, come misi in bocca quell'affare il mio viso ebbe la tipica contrazione di chi sta ingoiando uno spicchio di limone, sentii una scarica elettrica attraversarmi la lingua e risalire fino al cervello, come a riferire un messaggio con urgenza.
In questo caso il messaggio era: “SPUTALO SUBITO”.
Serrai le labbra, imponendomi di non fare una cosa tanto sgradevole davanti a Brienne ed a sua madre, che per fortuna non stavano minimamente badando a me, troppo impegnate a consumare la loro disgustosa pietanza come se fosse la più grande prelibatezza che avessero mai mangiato.
Nel frattempo la mia lingua continuava ad urlare pietà, se il cibo sembrava invitante, dovetti ricredermi una volta messo in bocca: la pasta era così cotta da sciogliersi appena messa in bocca, l'uovo aveva un sapore terrificante, e la carne aveva la consistenza della gomma.
Mi guardai attorno terrorizzato e confuso, ma niente, le due continuavano a mangiare, e Brienne in particolare stava svuotando il piatto ad una velocità allarmante.
Credetti che fosse tutto un tentativo di avvelenarmi e farmi fuori, ma era impossibile, eravamo stati tutti serviti dallo stesso piatto.
Chiedendomi cosa avessi fatto per meritare una punizione così orribile, mi feci forza ed ingoiai il primo boccone ignorando quell'orribile sensazione di una massa viscosa che mi scendeva giù per la gola, mentre Brienne, in tutto questo, era ormai arrivata a metà.
Si interruppe un attimo per guardarmi.
<< Allora? Che ne pensi? >>
Lo chiese con sincerità, e qui persi la flebile speranza che fosse tutta una sua recita per accontentare la madre, no, i suoi occhi esprimevano una gioia incontenibile nel mangiare quel... non potevo nemmeno definirlo cibo!
Balbettai un sì.
<< Ne sono contenta! Ne abbiamo almeno per tre piatti ciascuno! >>
Il viso di Brienne si aprì in un sorriso di genuino appetito << Prenderò subito il bis! >>
Quella situazione sembrava surreale, come potevano non accorgersi di quanto faceva schifo?
Viaggiai con la mia mente, ed alla fine trovai una risposta, sì, mi ricordai quando, parecchio tempo addietro, Brienne mi aveva preparato dei biscotti di pronta guarigione, e sopratutto, mi ricordai il disgusto che provai quando ne assaggiai uno, e il fatto che Marlee li avesse gettati fuori dalla finestra intimandomi di non mangiarli.
Ricollegando quei lontani eventi a quello che stavo passando in quel momento, non potei che giungere ad un univoca conclusione: la famiglia Harris era congenitamente incapace di cucinare, e, quel che era peggio, è che nessuno si era preso la briga di farglielo presente.
Fui tentato di farlo io, ma non avevo il cuore di essere così scortese con le persone che mi avevano ospitato con la serata, specie se possono usare le loro orecchie da coniglio miste ad uno sguardo spezzacuori per farmi rimanere con i sensi di colpa per il resto dei miei giorni.
Amanda si fermò un attimo, notando che mi ero formato al primo boccone, sperai che notasse questo mio tentennamento e che capisse che la cena non fosse proprio di mio gradimento senza che dovessi dirglielo io, e invece...
<< Ion, non ammirarla troppo, o rischi che si freddi il piatto >>
Strinse ancor più il cappio attorno al mio collo.
<< Su, non fare complimenti! >>
Terrificato e attonito dall'inferno in cui ero finito, non potei fare altro che guardare disgustato la superficie del mio piatto.
Oh dei... cos'ha questa famiglia che non va?


<< Ci tengo a ringraziarti ancora per tutto quello che hai fatto per mia figlia, davvero, spero potrà contare su di te anche in futuro! >>
Qualche ora più tardi eravamo sul portico di casa Harris, dove il sottoscritto era uscito da qualche decina di minuti per riprendersi dalla cena più devastante di tutta la sua esistenza.
Non solo ero stato così masochista da non dire no alla signora Harris, ma avevo addirittura accettato il bis da lei offerto.
Alla fine ero riuscito a ridurre un po' il carico regalando un po' della mia carbonara a Brienne, e per regalare intendo dire che quando non guardava le ho infilato svariati etti di pasta nel suo piatto.
Ma rimaneva il fatto che ne avevo mangiata più di quanto le mie papille gustative potessero sopportare, e prima di andare fuori avevo passato non pochi minuti in bagno a sciacquarmi la bocca con il collutorio di Amanda.
Spero non si accorga che ne manca un po'...
<< Uh, di niente, è stato un piacere... >>
<< Mamma, credo che abbia afferrato già al primo ringraziamento, o agli altri quattro >>
<< Scusa >> sorrise la signora Harris << Cerco solo di essere accogliente! Beh, adesso vado a sistemare la cucina, Ion, passa una buona serata >>
Detto questo la madre di Brienne si congedò dal sottoscritto, scomparendo nel corridoio di casa.
Ero più che sicuro che non avrei mai più cenato a casa loro, o almeno non lo avrei più fatto senza avere prima la certezza che il cibo provenisse da una pizzeria od un fast food.
<< Perdonala, è... hai capito >>
Scossi la testa.
<< Non preoccuparti, non mi è dispiaciuto essere la star della serata >> << Ma smettila, se iniziassi a vivere qui cederesti dopo appena tre giorni! >>
Sorrisi, ma una parte di me era certa che Brienne non stesse proprio scherzando.
Beh, se vivere lì significava gustare la cucina di Amanda, credo non sarei durato nemmeno un pomeriggio.
Ma questo a Brienne era meglio non dirlo.
<< Ah beh, potremmo testarlo un giorno >> << Ora ti prendi troppe libertà! Comunque... grazie di tutto Ion, è stata una bella giornata >>
<< Credo di poter dire lo stesso... davvero, grazie, quindi cosa farai adesso? >>
Ormai si era fatto tardi, una scia di lampioni illuminava la strada, ma il giardino di casa Harris restava immerso nell'oscurità, fatta eccezione per la luce che filtrava fuori dalla finestra della cucina, da cui ogni tanto emergeva l'ombra di un'Amanda intenta a sparecchiare.
<< Passerò la notte qui, domani mi sveglierò un po' più presto per arrivare in tempo a scuola, poi magari potremmo vederci al torneo >>
Potremmo?
Cos'è questo piccolo progetto futuro per entrambi?
<< Sarebbe una buona idea, io invece credo che mi sbrigherò a tornare a Beacon >> alzai la destra, con cui reggevo la borsa di plastica che mi portavo dietro da quella mattina << Julia starà iniziando a spazientirsi >>
<< Giusto, allora... suppongo dovremmo salutarci >>
Annuii.
<< Ma ci rivedremo domani, giusto? >> Brienne sorrise << Giusto >>
<< Ne sono contento... ah, Brienne >>
Nella penombra di quel giardino, con il viso illuminato solo dalla fioca luce che proveniva dall'interno dell'edificio, Brienne risultava particolarmente affascinante, avevo già visto questo lato di se al ballo, ed ora lo stavo vedendo a casa sua, con la cacciatrice davanti a me vestita come una qualsiasi ragazza di ritorno da una qualsiasi giornata passata a divertirsi per i vari mercati della città.
Mi domandai con una certa tristezza se avrebbe avuto altri momenti simili una volta finita la scuola e consacrata la sua vita alla lotta contro i grimm, non trovai risposta e preferii non pensarci.
<< Si, Ion? >>
Eravamo soli, la nostra voce era l'unico suono, ad eccezione del frinire delle cicale, a propagarsi in quel giardino oscuro.
<< Hai veramente una madre simpatica, ricordatene quando sarai in missione >>
<< Sì, lo farò... diamine, mi sento un po' stupida ad essermi scusata quelle volte per il suo comportamento, del resto rispetto a te ho poco da lamentarmi >>
Scossi la testa.
<< No, beh forse su alcune è così, ma non dubito che abbia avuto anche tu le tue difficoltà, madre o non madre... ma sto divagando, il punto è che sarebbe un peccato renderla triste >>
<< Credimi, farò tutto il possibile perché non accada! Ma... Ion >>
Mi preparai mentalmente alla sua domanda, sapevo cosa avrebbe chiesto.
<< Cosa farai dopo Beacon? >>
<< Sinceramente... non lo so, non ho una risposta adesso, ma... non è importante >>
Lei alzò un sopracciglio, perplessa << Non è importante? >> lo chiese quasi a mo' di rimprovero.
<< Non fraintendermi! Sì che è importante... ma non adesso, ho molto tempo per pensare alla mia strada, non credo consacrerò la mia vita alla lotta contro i grimm, non ne ho decisamente il coraggio, ma saprò farmi valere una volta tornato la fuori, in qualche modo troverò la mia strada >>
<< Questo mi fa piacere sentirlo, ti auguro di riuscire a trovarla >>
Mi guardò negli occhi nel dirlo, non potei dubitare della sincerità delle sue parole.
<< Grazie, me lo auguro anch'io >>
Dopo quelle parole scese il silenzio, non avevamo altro da dire, o forse non ne avevamo semplicemente il coraggio.
Non potei non pensare a quanto Brienne fosse bella in quel momento, sì, proprio come durante il ballo, ma in quel caso la mia mente non era annebbiata dall'alcool o dal caldo soffocante, per cui a meno che il cibo di Amanda non contenesse sostanze psicotrope, dovevo essere completamente lucido.
<< Ah Ion, io vorrei... >>
<< Brienne! Ho bisogno di un aiutino! >>
<< Arrivo mamma! >> le loro grida riecheggiarono per tutto il quartiere, non c'era nessuno in strada, ma sentii come se lo sguardo di qualche vicino inacidito si fosse appena posato su di noi.
<< Diamine, devo andare... beh, allora a domani, Ion >>
<< Aspetta! Prima che tu vada... >>
Mi infilai una mano in tasca e tirai fuori un fermaglio per capelli.
<< Oh? Per me? >>
Gliela porsi, si trattava di un piccolo accessorio in legno, comprato a pochi lien, con attaccato sopra il viso stilizzato di un coniglio.
<< Sì, non so cosa mi sia passato per la testa quando l'ho visto, sarà che mi ha fatto pensare a te perché sì insomma... >> mi guardò male << Ehm... il punto! É che mi dispiaceva il non aver comprato nulla dopo questa giornata, e siccome mi hai salvato da quel negozio, hai portato la maggior parte delle borse, sopportato Nick e mi hai anche offerto la cena, mi sembrava giusto farti un regalo >>
Provai un genuino imbarazzo nel spiegarmi, in effetti regalare a un fauno coniglio una molletta per capelli con il faccino di un coniglio non era proprio la più geniale delle idee, sembrava a tratti una presa in giro.
Eppure, non so come, Brienne sembrò intravedere la bontà nel mio gesto, il che significava molto visto che a malapena l'avevo scorsa io.
Mi sorrise e prese la molletta.
<< Non sono proprio una fan di questi accessori, ma ti ringrazio per avermela comprata, non la perderò >>
Ancora rosso, iniziai a balbettare in cerca di una risposta.
Svegliati, idiota!
<< Di... di niente, allora direi che- >>
<< Brienne! >>
<< Arrivo mamma!... Scusa, stavi dicendo? >>
Fui grato per quell'intervento.
<< Niente, solo... buona serata >>
<< Anche a te, vi auguro di vincere il torneo >>
Detto questo, Brienne tornò in casa, rispondendo a gran voce ai richiami della madre, e notai con piacere che non stava staccando gli occhi da quella molletta.
Poi mi diedi dello stupido per il dare così importanza a questo dettaglio, eppure mi rendeva felice...
Sospirai mentre vidi la sagoma di Brienne scomparire dietro la porta d'ingresso, a quel punto accennai un ultimo saluto e mi girai verso l'esterno.
Attraversai quel mondo oscuro che era il giardino di casa Harris fino a sbucare in strada, dove la scia luminosa dei lampioni si estendeva lungo l'asfalto, come ad indicare la via ad un viandante sperduto.
Così, guidato dalle silenziosi luci della strada, mi incamminai verso il luogo che per me rappresentava una delle poche case che avessi mai avuto, se non l'unica fino a quel momento.
Ma prima di abbandonare la via, non potei non dare un'occhiata all'edificio che ospitava la famiglia più felice che avessi mai visto: una madre e una figlia dalle adorabili orecchie da coniglio.
Fissai l'abitazione per qualche secondo, e non potei che augurare loro tutto il bene di questo mondo: di certo ne avevano più diritto di me.
   
 
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