Serie TV > Il commissario Montalbano
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Autore: Elvisgirl    29/09/2019    2 recensioni
una mattina Montalbano viene svegliato bruscamente da una telefonata. Non si immagina che da li a poco la sua vita, quella di Mimi, ma soprattutto quella del suo fedele Fazio, saranno messe a rischio per un errore del passato
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mentre stava lì a pensare si sentirono dei rumori, voci e passi che arrivavano di corsa.

 

Infine degli spari.”

 

Montalbano si voltò a guardare Fazio ma, invece dei due famigliari occhi scuri, sereni e speranzosi, la vista che lo attese gli fece gelare il sangue nelle vene: il petto dell’ispettore non si muoveva, le labbra erano cianotiche, gli occhi chiusi e il viso, un tempo abbronzato dal Sole gentile della Sicilia, bianco come un lenzuolo mortuario. Fortunatamente il Commissario seppe mantenere i nervi saldi, tanto da sentire se il cuore batteva- e batteva ancora, seppur lentamente- e da iniziare dunque la manovra di respirazione bocca a bocca.

Dopo poco  sentì una voce in lontananza che lo chiamava, ma Montalbano non aveva tempo di rispondere. Sapeva a chi appartenesse la voce e non c’era motivo di preoccuparsi che non avrebbe trovato la strada per il luogo in cui era tenuto prigioniero.

Infatti dopo poco si presentò, davanti alle sbarre della cella, un Mimì trafelato di sudore, con gli occhi sbarrati che guardava, inorridito, la scena di fronte a lui.

Finalmente, dopo pochi ma logoranti minuti, Fazio riprese a respirare autonomamente e anche un barlume di conoscenza. Salvo si voltò a guardare il suo vice con la disperazione negli occhi:

“Allora Mimì, vuoi aspettare l’invito ufficiale da parte della Regina di Inghilterra per farci uscire da qui?”

Questa frase detta in modo un po’ brusco riuscì a scuotere dallo stupore in cui era caduto il vice Commissario Augello. Con movimenti tremanti, e senza dire una parola, aprì la porta della cella e aiutò Montalbano a trasportare Fazio via di lì.

“ Ci sono delle ambulanze all’uscita per Fazio” furono le uniche parole che Mimì riuscì a dire in quella terribile situazione.

Effettivamente fuori dalla cava in cui erano stati tenuti prigionieri c’erano i medici della Croce Rossa pronti a qualsiasi situazione. I due uomini più anziani lasciarono il giovane ispettore nelle mani dei paramedici i quali cercavano freneticamente di stabilizzare la situazione. Lo caricarono in ambulanza con la maschera di ossigeno e cercando di tamponare le ferite più evidenti.

“ Qualcuno vuole venire?” disse infine uno dei paramedici.

“Se possibile, vorremo venire entrambi” rispose prontamente Mimì.

 

Il tragitto in ambulanza fu abbastanza veloce. Il veicolo correva a sirene spiegate, data la criticità della situazione del giovane ispettore, e in poco tempo raggiunsero l’ospedale di Montelusa, che era il più vicino fra tutti.

Montalbano e Augello seguirono sino alle porte del pronto soccorso la barella dove giaceva il loro giovane amico e collega. Chiuse le porte della sala d’emergenza, il silenzio, l’angoscia e la tristezza riempirono la stanza.

L’atmosfera venne squarciata da Montalbano stesso con la domanda che più lo assillava:

“Che ne è stato di John Stevenson?”

Mimì si contorceva le mani e si mordeva le labbra sottili. Non voleva dare quella notizia al suo superiore, ma sapeva che era inevitabile.

“E’ scappato” furono le uniche parole che riuscì a proferire. Poi ricominciò il silenzio assordante. 

Dopo un’infinità di tempo passata a rimuginare sugli eventi del giorno, a contare le piastrelle del muro e le mattonelle del pavimento, a guardare distrattamente i quadri appesi alle pareti, entrò un dottore. 

“Chi è qui per l’ispettore Fazio?”

I due superiori si alzarono all’unisono.

“Siamo noi” disse Montalbano.

“ Cosa ci può dire dottore?” gli fece eco Mimì.

Il dottore inspirò profondamente, guardando gli occhi pieni di dolore degli uomini davanti a lui.Ne aveva viste di espressioni simili ma ciò non rendeva il suo lavoro meno complicato.

“Beh il vostro collega è stato, tutto sommato, fortunato. La ferita da arma da taglio sulla spalla era abbastanza profonda, tanto da lesionare in minima parte l’arteria succlavia destra, e, nonostante fosse stata suturata, mostrava già segni di infezione, il che, da solo, complica ulteriormente il quadro clinico. Inoltre aveva numerose costole rotte e alcune incrinate che hanno danneggiato il polmone sinistro, creando un volet costale. Credo inoltre che debba aver ricevuto, ad un certo punto, un colpo abbastanza forte e deciso intorno all’area dello stomaco, che gli ha procurato una emorragia interna. Per finire aveva anche una caviglia rotta e un gomito lussato.” il medico fece una piccola pausa ad osservare le espressioni attonite dei due funzionari di polizia e, vedendo che nessuno dei due accennava a voler parlare, riprese il suo discorso: “ Abbiamo operato il signor Fazio, ma è troppo presto per sciogliere la prognosi, soprattutto per via dell’infezione, che stiamo cercando di contenere con cure antibiotiche forti. Adesso il ragazzo è tenuto in coma farmacologico in quanto aveva bisogno della respirazione assistita per guarire dal volet costale e per cercare di far riprendere all’organismo tutte le forze necessarie senza affaticarsi troppo. Mi dispiace essere portatore di notizie così poco allettanti.” concluse il medico.

“Capisco dottore. E’ possibile vederlo?” chiese Montalbano con un fil di voce, mentre a Mimì scendevano sulle guance rivoli salati di lacrime.

“Mi spiace ma non oggi. E’ meglio se le visite inizino da domani”

“Va bene, dottore. Grazie e arrivederci”

“Arrivederci” rispose il medico con triste cordialità.

“Mimì è meglio se andiamo a casa per stasera” disse Salvo al suo vice, una volta che il medico si allontanò.

“Ma se quel bastardo di Stevenson ritorna per finire il suo lavoro?”

“ Non penso che attaccherà stasera. No, vorrà far calmare le acque per farci sentire al sicuro e prenderci di sorpresa. Per questo dobbiamo giocare di anticipo e fare scacco matto. Dai Mimì. Beba ti starà cercando.”

“Beba non c’è, è da suo padre che si è ammalato e non voglio che sappia niente”

“Benissimo, allora stasera starai con me e domani mattina verremo in ospedale”

“Va bene Salvo, come vuoi tu”.

I due si diressero fuori dall’ospedale, ad aspettare che Galluzzo li venisse a prendere  per portarli a Marinella.

Il tragitto in auto si svolse nel più completo silenzio perché nessuno dei tre poliziotti se la sentiva di parlare.

“Dottore siamo arrivati.Domani vi devo venire a prendere per portarvi in ospedale?”

“No grazie Galluzzo. Tu servi al commissariato fino al nostro ritorno”

“Come vuole lei dottore” rispose Galluzzo, congedandosi.

Montalbano e Augello entrarono in casa e chi sul divano, chi sul letto, crollarono subito in uno stato di sonno angosciato dagli incubi della giornata appena trascorsa.

 
   
 
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