Al fischio di Zacharias, dopo i
giri e gli esercizi di riscaldamento, Daniel andò a posizionarsi coi suoi
compagni di squadra a semicerchio al centro del campo, per ascoltare il
programma di allenamento di quel pomeriggio:
“Allora…” esordì Zacharias con tono
deciso, “l’allenamento di oggi sarà sui giri ad elica ripetuti che vi ho spiegato
alla fine della scorsa volta; anche se serviranno principalmente a noi
cacciatori, voglio e che tutti li imparino e li sappiano fare”, disse
indugiando con lo sguardo su Maxine, Anthony e Galen.
“A voi battitori possono tornare
utili per evitare i bolidi avversari, anche nella loro variante più difficile,
quella dei cerchi della morte che però vi spiegherò più avanti.” Anthony e
Maxine, gli risposero, annuendo con sguardo concentrato.
“A te, Brannis possono servire sia
per seminare i bolidi che per sorprendere il cercatore avversario nella sfida
per acchiappare il boccino. Da oggi in avanti dimentica la corsa lineare l’uno
di fianco all’altro: tu non hai il fisico per sperare di far deviare un tuo
avversario dalla sua traiettoria.” Disse guardando il ragazzo con aria seria,
col tono di chi sta enunciando la più ovvia delle verità.
A queste parole, lo sguardo di
Galen si fece incerto e le sue guance assunsero un colore rosa acceso.
“Ma sei veloce e hai un’ottima
agilità” continuò Zacharias “Quindi devi sviluppare un approccio diverso,
l’inizio del quale è: MAI VOLARE IN LINEA RETTA!” disse praticamente urlando,
cogliendo alla sprovvista gli altri, Daniel, compreso.
“Quando ti avvicini al boccino, ma
anche quando voli normalmente per infastidire l’altro cercatore, vola sempre a
elica. Questo ti aiuterà a disorientarlo, rompendogli il campo visivo,
obbligandolo a rallentare. “Ora…” disse distogliendo lo sguardo da Glaen e
rivolgendolo a tutta la squadra “…Inizieremo a provare noi Cacciatori, Malcolm
tu volerai con un passo d’elica largo, Heidi, tu una via di mezzo mentre io
volerò stretto; ricordiamo anche di provare la strategia orizzontale, voglio
vedere come viene. Anthony e Maxine voi cercherete di ostacolarci, adottando la
tecnica che preferite, così potrete darmi un giudizio obiettivo con gli occhi
di un ipotetico avversario…” poi si rivolse a Daniel osservandolo con sguardo
di sfida: “E tu, Osso Mascherato, cerca di fare del tuo peggio!”.
Prima di dargli il tempo di
rispondere Zacharias fischiò l’inizio e Daniel andò a sistemarsi nell’area di
porta, osservando le palle venivano liberate. Mentre i cacciatori andavano
verso l’aria di rigore opposta, il giovane portiere, vide Anthony e Maxine che
gli si posizionavano diversi metri più avanti, pronti ad ostacolare l’azione
avversaria.
Osservando la corsa d’attacco
partire dal fondo, il ragazzo indugiò qualche attimo, poi quando gli avversari
superarono la metà campo, vide la sua difesa avanzare verso i cercatori che si
muovevano su tre traiettorie molto simili ad elica, così da risultare al
contempo molto vicini ma assai difficili da intercettare senza commettere
fallo. Anthony e Maxine si diressero su Zacharias, che aveva la pluffa, e Malcolm
che gli volava assai vicino attorno. Proprio in quell’istante lo schema saltò
di colpo; con una tattica repentina i tre si divisero a triangolo: Zacharias si
diresse verso Anthony ma dopo aver passato la palla a Heidi che, superando
Maxine, la ripassò a Malcolm che entrò nell’aria di porta sparato dall’alto,
pronto a colpire l’anello centrale.
Il ragazzo volando in picchiata
lanciò la pluffa più forte che poté, ma Daniel, che l’aveva seguito con la coda
dell’occhio, riuscì ad intervenire a pugno chiuso, per un soffio, deviando la
palla appena fuori l’anello, recuperando l’equilibrio a fatica.
“NOOO!” esclamò Malcolm,
chiaramente deluso, riprendendo quota ed andando a disporsi a cerchio di fronte
all’area di rigore con tutti i suoi compagni, al fischio di Zacharias.
“Mal, abbiamo appena iniziato…”
tentò di calmarlo Heidi.
“Non capisco…come DIAVOLO hai fatto
a pararla Daniel?!” disse il ragazzo incredulo, riprendendo a stento la calma.
“Beh, eri libero e hai tentato il
colpo sull’anello più alto per sfruttare al massimo la forza…” esordì il
ragazzo, ma Zacharias lo interruppe.
“Mal, non ti sei accorto che io ero
pochi metri dietro di te ma più in basso; se invece di tirare mi avessi passato
indietro la pluffa, e fossi uscito immediatamente dall’area di rigore, avrei
potuto segnare facilmente sull’anello più basso e lì Daniel non sarebbe potuto
riuscire ad arrivare.” concluse il capitano, prima di rivolgersi al portiere:
“Fortuna Osso? O l’avevi capito?”
“Fortuna, credo.” rispose Daniel
annuendo.
“Ahh…che
due bolidi!” esclamò Malcolm sistemandosi i capelli che il vento gli aveva
sospinto davanti alla faccia.
Gli altri esplosero in una risata
che alleggerì la tensione che si era venuta a creare.
“Bene, ragazzi, riproviamo,
stavolta cerchiamo di vedere quell’altra tattica di uscita e per questa
ricordatevi di aspettare leggermente di più prima di uscire dalla formazione, è
fondamentale dividersi proprio all’ultimo.”
L’allenamento andò avanti così per
un'altra quarantina di minuti buoni, ad ogni azione Daniel vedeva che gli
assalti dei tre cacciatori diventavano più precisi e coordinati, riuscendo alle
volte anche ad ingannarlo e segnare. All’improvviso, proprio quando stava
iniziando ad avvertire i primi segni di stanchezza Zacharias fischiò e tutti si
riposizionarono al centro del campo. Anche Galen che fino a quel momento aveva
volato in solitaria, li raggiunse, andandosi a posizionare alla sua destra.
“Bene, sono contento di come
abbiamo giocato fin ora. Heidi, ricorda di aspettare ancora un secondo prima di
uscire dalla formazione Malcolm, prova quella mezza inversione di cui ti avevo
parlato, può essere molto utile per ingannare il portiere.”
Malcolm ed Heidi annuirono alle
parole di Zacharias.
“Bene, ed ora iniziamo
l’allenamento specifico per il cercatore.”
A queste parole Galen arrossì
leggermente, grattandosi la nuca, mentre Daniel non riusciva a capire cosa
avesse in mente Zach.
“Ora Heidi, Malcolm, uno di voi
giocherà come falso cercatore, seguirà cioè Galen da una distanza medio-corta e
quando individuerà il boccino, voglio che uno di voi simuli in tutto e per
tutto una corsa d’attacco, solo uno però, l’altro invece si deve disimpegnare;
in altre parole tu Galen dovrai ballargli attorno e puntare come sempre sul
boccino, sono stato chiaro?”
Daniel rifletté un attimo sulla
strategia, gli sembrava davvero molto rischiosa.
Heidi fu la prima a parlare, dopo
aver capito esattamente cosa proponeva Zacharias: “Ma Zach è una pazzia, se in
velocità Galen o uno di noi si spaventasse per paura di una collisione, andremo
tutti a sbattere per terra.”
Zacharias sospirò, prima di
risponderle “Lo so, Heidi, ma se Galen e noi riusciamo a non cedere alla paura
e ci manteniamo su due traiettorie diverse, andrà benissimo. Il cercatore
avversario non si aspetterà mai una “pazzia” del genere, se manteniamo i nervi
saldi, sarà estremamente svantaggiato e probabilmente in una partita vera,
devierà dalle sua traiettoria, rendendo estremamente facile a Galen prendere il
boccino”. Poi rivolto ad Anthony e Maxine, disse: “Voi dovete continuare a fare
il vostro lavoro di battitori, per questa prova però useremo un solo bolide.”
I due annuirono, anche se dalle
loro espressioni, erano molto dubbiosi circa quello che avevano appena sentito.
Zacharias si rivolse da ultimo a
Galen, che sudava freddo. “Non ti devi spaventare, ti ho tenuto d’occhio prima,
voli molto bene ad elica, semplicemente continua a fare quello che hai sempre
fatto e gira attorno al tuo avversario, tieni gli occhi sul boccino. Bene, in
posizione.”
Daniel vide Galen deglutire al fischio
di Zacharias e agì d’istinto, prendendo da sotto gli abiti una piccola
fiaschetta e avvicinandosi al giovane cercatore:
“E…ehi Galen, bevi questa. Ti aiuterà”
disse cercando di non arrossire troppo quando i loro sguardi s’incrociarono.
Daniel si maledì in cuor suo, tutto l’allenamento che
aveva fatto per non fare la figura del deficiente e per mostrare distacco e
sicurezza si erano sgretolati di fronte ad un impaurito sguardo dagli occhi
azzurri. Per giunta le parole gli erano uscite con un balbettio, sperò in cuor
suo che l’altro non le avesse preso come una presa in giro, niente era più
lontano dalle sue intenzioni.
Daniel vide Galen guardare la
fiaschetta e poi osservarlo con gli occhi pieni di dubbio, incerto se fidarsi o
meno; poi allungò la mano e di scatto la prese, aprendola velocissimamente e
buttandone giù il contenuto in un soffio, talmente era agitato.
“Ehi, piano, così ti strozzi!”
disse Daniel preoccupato, vedendo l’altro tossire forte, cercando di riempirsi
i polmoni con dell’aria. “Gra…grazie” gli disse
Galen, prima di restituirgli la fiaschetta; fu in quel momento che le loro mani
si sfiorarono, Daniel sentì una vampata di calore così forte che dovette
mettersi d’istinto le mani sulla faccia, mentre vide l’altro guardarlo con
sguardo interrogativo.
“In…in bocca al...lupo” disse
Daniel facendosi violenza e staccandosi dallo sguardo di Galen ed andando a
riprendere il suo posto fra gli anelli. Il ragazzo non vide minimamente che Maxine
che gli si era avvicinata proprio un momento prima del fischio d’inizio di
Zacharias:
“Ehi, va tutto bene Dan?”
“Oh…” rispose Daniel voltando lo
sguardo e tentando di ricomporsi “Sì, tutto ok.”
“Che c’era in quella fiaschetta?”
gli chiese la ragazza
“Oh, solo una pozione calmante.
Avevo come l’impressione che ne avesse bisogno.”
“Secondo te come andrà a finire?”
le chiese Maxine, incerta.
“Beh, spero sia un successo, perché
altrimenti rischiano di finire tutti in infermeria…”
“Ah, non me lo dire. Ma tu non
conosci Zach…quando si mette in testa qualcosa cosa possiamo fare….?” Disse
sollevando lo sguardo al fischio del capitano.
“Pregare…” rispose Daniel più a se
stesso, vedendola volare via verso il bolide che Anthony le aveva deviato
contro.
Al fischio di Zacharias, Daniel osservò
Galen riprendere la ricerca del boccino con Malcolm e Heidi che gli volavano
nelle vicinanze per tenerlo d’occhio; per qualche minuto la cosa procedette in
maniera infruttuosa con i due che ogni tanto gli volvano attorno per
disturbarlo ma sempre al debita distanza. All’improvviso, in un’azione di
rientro verso la metà del campo, dopo un lungo semicerchio verso la parte
destra, Galen accelerò di colpo, partendo all’inseguimento del boccino e la
formazione scattò: Malcolm si disimpegnò mentre Heidi, più vicina, affiancò
Galen. Questi reagì d’istinto iniziando a ruotare ad elica mantenendo una
traiettoria molto allungata, infastidendo la ragazza che a sua volta deviò
dalla sua corsa, descrivendo due ampie anse, prima di riprendere il controllo.
La corsa divenne sempre più frenetica, con Heidi che tentava di sbilanciare
Galen, tentando anche di intercettarlo fisicamente ma col giovane cercatore che,
all’ultimo, girava stretto su se stesso evitando il corpo della ragazza. Seguì
un’azione nei pressi della sua area dove i due arrivarono così vicini quasi a
sfiorarsi e Daniel temette il peggio. Per fortuna Galen ruotò nuovamente in
velocità, sfiorando l’anello mediano ed obbligando Heidi dalla sua traiettoria;
tuttavia ciò gli fece perdere per un istante velocità. Questa deviazione lo
portò ad alzarsi sopra la traiettoria del boccino; fu immediata la reazione del
giovane cercatore, evitando il rientro di Heidi verso di sé ed appiattendosi
sulla scopa, riuscì ad accelerare, stavolta in linea retta e dopo una breve
curva stretta verso metà campo, ad afferrare la piccola palla dorata ad una
velocità a dir poco impressionante.
Daniel non credeva ai suoi occhi
mentre Galen teneva alto il boccino e sorrideva felice; aveva assistito ad
un’azione davvero fantastica. Non fece in tempo a complimentarsi col giovane
cercatore quando Zacharias gli volò accanto e gli dette una pacca sulla spalla
che il ragazzo non si aspettava.
“Bravissimo, Galen!” poi si rivolse
ad Heidi che gli raggiungeva poco distante, con lo sguardo raggiante,
nonostante la sconfitta.
“Ottimo lavoro, Heidi.” Disse il
capitano annuendo soddisfatto alle sue parole. “Vedi devi avere più fiducia in
me.”
La ragazza non fece in tempo a
rispondergli che Anthony e Maxine gli rubarono le parole:
“Non è che non si fida….” disse il
primo
“E’ che alle volte ti crede un
pazzo ” concluse la seconda.
Daniel si avvicinò alla scena,
tanto da sentire la risposta di Zacharias. Il capitano aveva uno sguardo
profondamente divertito, cosa che Daniel non si sarebbe mai aspettato, anzi a
pensarci bene non glielo aveva mai visto addosso.
“Beh, chi è più pazzo: il pazzo o i
pazzi che lo seguono?!”
Seguì una risata generale che
coinvolse tutta la squadra. Daniel si sentì davvero contento per Galen; non era
stato un periodo affatto facile per il ragazzo sul campo ed era contento che si
fosse guadagnato finalmente il suo primo risultato personale riconosciuto da
tutti.
“Bene, per oggi direi che possiamo
chiuderla qui.” disse Zacharias dopo aver riacquisito il suo più classico tono
burbero e deciso, che secondo Daniel meglio gli si addiceva. “Tutti sotto le
docce”.
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Daniel cercò di fare il più piano
possibile per non svegliare Justin ed Ernie e gli altri compagni di stanza
mentre sgattaiolava il più silenziosamente possibile dal dormitorio maschile
del quinto anno; era mezzanotte passata ed il ragazzo non si stupì nel vedere
che tutti i suoi compagni erano immersi in un sonno profondo, quella sera. Percorrendo
la scalinata a esse Daniel arrivò nella sala comune, deserta, tranne che per la
presenza di uno studente accasciato sui libri e le pergamene davanti a sé, con
il volto e le braccia distese sul tavolo. Il ragazzo si stupì che qualcuno
fosse ancora lì a quell’ora ed il cuore gli mancò un battito quando riconobbe
Galen, avvicinandosi meglio furtivamente: il ragazzo era profondamente
addormentato. Daniel fece per superarlo quando vide che il ragazzo più giovane
tremava leggermente, decise quindi di prendere il mantello che aveva buttato
sulla poltrona accanto e di posarglielo delicatamente sulle spalle. Nel
chiuderglielo leggermente sul collo, Daniel si sentì avvampare e d’istinto si
ritrasse in fretta, cercando di non inciampare su alcuni libri sparsi sul
pavimento. Allontanandosi dalla sala comune e prendendo il corridoio che
l’avrebbe portato ai barili d’entrata, il ragazzo si chiese ancora una volta
cosa gli stesse capitando; lui che aveva avuto la fortuna di ambientarsi bene
ed in fretta a Tassorosso, non riusciva a sostenere uno sguardo su quel
misterioso ragazzo. Si sentiva più cotto di una braciola di manzo tutte le
volte che i loro sguardi si incrociavano e non riusciva a scambiare con lui più
di qualche parola farfugliata prima di avvampare.
“Merlino, che casino!” penso Daniel
imboccando il corridoio verso la Sala d’Ingresso, per poi proseguire verso il
terzo piano.
Appena presa la prima rampa di
scale Daniel sentì delle voci provenire alla sua destra, dall’altro lato della
grande sala. Istintivamente si gettò dietro la statua dell’architetto di
Hogwarts, mormorando poi con la bacchetta rivolta verso di sé:
“Diluo!”
In quell’istante la porta d’entrata
al corridoio dei sotterranei si aprì e Daniel fu molto sorpreso di vedervi uscire
Draco Malfoy, da solo per giunta. In quei giorni era difficile vederlo senza
Tiger e Goyle, più degli scagnozzi che degli amici,
aveva pensato Daniel. Quella sera Draco sembrava essere invece da solo e si
guardava attorno con aria guardinga, cosa strana visto che come prefetto di Serpeverde
non aveva molti problemi a girare il castello di notte.
Il giovane Tassorosso, lo seguì
tenendosi a debita distanza e lo osservò salire verso il corridoio che portava
al secondo piano, da lì le loro strade si dividevano. Era strano vedere dipinta
su di volto di solito sicuro e spavaldo un’espressione di impazienza mista a
paura.
Draco Malfoy era un altro ragazzo
che Daniel non riusciva a capire, le prime volte che si erano incontrati gli
aveva fatto una buona impressione, certo era aristocratico e un po’ freddo, ma
si era dimostrato un buon ascoltatore, calmo, posato e lucido, un eccellente
giocatore di scacchi, nelle due volte in cui gli aveva fatto visita
quell’estate, e anche un gran nuotatore, al contrario di lui che odiava
l’acqua. L’incantesimo si era spezzato una volta sull’espresso per Hogwarts,
mostrandogli un volto del Serpeverde che gettava una brutta luce su di lui.
Daniel tuttavia non aveva ancora perso del tutto le speranze e vedendolo
scomparire nell’ombra del corridoio si ripromise di seguire il consiglio di
Madama Umbridge, appena ne avrebbe avuto l’occasione, la cosa difficile era
trovare qualcosa che potesse stupirlo, più facile a dirsi che a farsi.
Il viaggio verso l’ingresso della
biblioteca non gli riservò altre sorprese, notò all’entrata del corridoio del
terzo piano la figura di Gazza, il guardiano con la sua inseparabile gatta, ma
si bloccò subito, ben felice della distanza che li separava. Ancora una volta
l’incantesimo lo protesse a dovere, e dopo qualche decina di secondi la coppia
proseguì verso i piani più alti, lasciandogli libero accesso.
Appoggiando la mano ad uno dei due
grandi pomelli del portone della biblioteca Daniel notò che la porta era già
aperta, segno che qualcuno l’aveva preceduto. Entrando vide i due fratelli
Canon che parlottavano fra di loro a voce bassa, mente Luna era seduta su di
una sedia poco distante da loro, ad esaminare con aria sognante un piccolo
foglio di pergamena tutto piegato. Al suo ingresso Colin girò lo sguardo dalla
sua parte, non vedendolo, mentre Luna gli fece un cenno con la mano destra; la
sua aria sognante era perfetta in quell’atmosfera piena di libri immersi nella
penombra, pensò Daniel.
“Daniel!”, esclamò Colin a voce
bassa, vedendolo per la prima volta ed avvicinandosi “Che hai combinato? Sei
tutto...”
“…Sfuocato” concluse il fratello
più piccolo, girandogli attorno, sinceramente colpito, esaminandolo come un
interessante campione di tecnologia aliena.
“L’incanto diluente” disse Luna
dandogli un leggero colpetto sulla spalla destra, annullando l’incantesimo e
rendendo il giovane Tassorosso di nuovo perfettamente visibile. I due Canon la
guardarono stupiti.
“Rende più evanescenti ed attenua i
suoni.” concluse la ragazza, facendo arrossire Daniel.
“Va bene, andiamo avanti, ma una
sera di queste ce lo devi far vedere Daniel, disse piano Denis, ci potrebbe
tornare molto utile.”
“Quando vuoi Denis, non è niente di
particolare, davvero” disse il ragazzo chiudendo la fila. Il breve tragitto che
li separava dall’ingresso del reparto proibito fu tranquillo e silenzioso, con
i grandi scaffali che si illuminavano alla luce della lanterna schermata di
Colin.
“Bene” disse questi una volta
giunto alla porta d’ottone che si apriva nella cancellata che separava la
sezione proibita dal resto della biblioteca. “Ora vediamo…” continuò il ragazzo
estraendo la sua bacchetta e puntandola sulla serratura, proprio sotto la
maniglia “Alohomora”
Il rumore del metallo che scattava
fece illuminare lo sguardo di Colin e degli altri. “Ottimo, il primo ostacolo è
superato. Ora..” continuò facendo per entrare al di là della porta ma
inaspettatamente Luna lo bloccò tirandolo per il mantello e facendolo quasi
cadere all’indietro.
“Ehi, ma che ti prende?”
esclamarono all’unisono Colin e Denis. Anche Daniel non capì il perché di quel
gesto fino a quando Luna, con espressione insolitamente seria, puntò la
bacchetta contro la grande lastra di pietra oltre la porta. “E’ una trappola”.
“Cosa?!” disse Denis incredulo
“Guardate bene, al di là della porta
c’è una grande lastra di pietra, unica ed estremamente grande, mentre per tutta
la biblioteca vi sono pietre rettangolari, piuttosto comuni. Inoltre è
particolarmente lucida come pietra, secondo me c’è qualcosa che non va”
concluse la ragazza avvicinandosi e mettendosi in ginocchio accucciata accanto
al bordo.
“Ci sarebbe una sorta di allarme?” chiese
Colin incredulo, a quella visione.
“Sì, esatto.” Disse Luna mettendosi
ad osservare da vicino la sottilissima fuga che separava la pietra dal profilo
a t ottonato dell’ingresso.
“Questa lastra ha un incavo sotto la fuga, se
ti avvicini puoi vedere che continua sotto la pietra.” proseguì Luna sempre in
ginocchio.
Daniel rimase molto stupito
dall’acume della ragazza. Abituato sempre a vederla sognante, quasi distaccata
dal mondo, gli faceva impressione osservare la sua lucidità e la sua grande
capacità di osservazione.
“E quindi?” intervenne Denis
“C’è un meccanismo che reagisce al
peso, per cui se proviamo a passarci sopra è probabile che facciamo scattare un
allarme.” Rispose Luna, guardandosi attorno, oltre l’ingresso della sezione proibita.
“La superiamo con un incantesimo di levitazione, allora!”
esclamò Colin battendo il pugno sulla mano destra. “Potremmo levitare su una sedia
e superare la lastra senza camminarci sopra” concluse deciso, rivolto agli
altri.
Gli altri annuirono e recuperarono
ciascuno una sedia da una delle postazioni di lettura poco distante; uno dopo
l’altro lanciarono a turno l’incantesimo di levitazione e raggiunsero senza
problemi l’altra estremità della lastra, atterrando poco oltre.
“Ed il secondo ostacolo è superato,
siamo dentro” esclamò Colin soddisfatto.
“Ora, in che sezione è conservato
il libro che stiamo cercando?” chiese Daniel
“Oh, lo dovremmo trovare alla “H”
di “Hoenfels” credo, dopotutto la catalogazione dovrebbe essere la stessa di
quella usata nel resto della biblioteca; madama Pince sa essere maniacalmente
precisa ed ordinata.” gli rispose Colin facendosi strada verso la metà della
sezione.
“Come procedono gli allenamenti?”
disse Luna, rivolta verso Daniel. Il ragazzo fece un mezzo salto quando questa
gli toccò la spalla. Si era imbambolato davanti ad un alto scaffale, messo non
perpendicolare alle grandi pareti della sala, ma appoggiato fra due finestre.
Voltandosi verso la ragazza, Daniel
vide che aveva riacquisito il suo classico tono di voce sognante, ma non si
accorse come i suoi occhi fossero più sporgenti del solito in quel momento.
“Bene, Zacharias ci fa sudare sette
camicie ma ne sta valendo la pena, secondo me” rispose Daniel col cuore gonfio
d’orgoglio.
“Bene, perché vedo Galen sempre più
magro e teso. Credevo che qualcosa non andasse con gli allenamenti ma a quanto
pare non è così” disse la ragazza con una profonda nota di sollievo nella voce.
Luna lo guardò con la testa
inclinata sulla sinistra, i grandi occhi più sporgenti del solito, fece una
pausa in cui Daniel si sentì come trapassato da parte a parte.
“C’è niente che vuoi dirmi,
Daniel?” disse Luna
Il ragazzo si sentì a disagio a
quella domanda, anche senza nessun motivo apparente.
“No, pe…perché?” gli rispose il
ragazzo con un leggero balbettio, arrossendo leggermente.
“Vedo…” disse Luna sorridendo,
superandolo a saltelli, diretta verso il fratelli Canon, poco oltre. A metà
strada tuttavia, si bloccò, voltandosi di scatto verso il giovane Tassorosso,
rimasto indietro imbambolato.
“La balbuzie sta diventando
contagiosa.” Gli disse sfoggiando un sorriso sognante. Poi, senza aspettarsi
una risposta dal ragazzo, si andò ad affiancare a Colin.
Il rossore sulle guance di Daniel
aumentò esponenzialmente e lui fu enormemente grato all’oscurità in quel
momento. Per cercare di sbollire la cosa
il ragazzo si voltò ad osservare il punto sullo scaffale che aveva
precedentemente attirato la sua attenzione.
Il giovane Tassorosso rimase per
circa un minuto ad osservare tutto lo scaffale. C’era qualcosa di strano: ogni
ripiano conteneva volumi senza un ordine alfabetico o di altra sorta; poteva
vedere Paxton accanto a Graham e Morton di fronte a lui, ad altezza occhi. Un
libro attirò subito la sua attenzione, aveva la copertina verde scuro con
scritte perlacee annerite dal tempo ma sulla costola si poteva ancora
riconoscere una esse, disegnata chiaramente come il serpente, simbolo di
Serpeverde. Daniel prese il libro in mano e sentì una sensazione di gelo
infiltrarglisi sotto la pelle, come se il libro fosse ghiacciato; di scatto
lasciò andare il tomo e la sensazione se ne andò velocemente come era arrivata,
lasciandolo sbigottito. Guardando la pagina a cui si era aperto il libro,
Daniel riconobbe quella che doveva essere la sala comune di Serpeverde. C’era
tuttavia qualcosa di strano in quel disegno, era molto più ricco di
particolari, decori magici ed elementi architettonici che mancavano in
qualsiasi altra rappresentazione lui avesse mai visto. Le parole a voce decisamente troppo alta di
Denis lo fecero voltare e raggiungere rapidamente gli altri, abbandonando il
libro aperto sul tavolo.
“Colin, Luna, di qua, Hackney,
Hadlee,
da qui comincia la “H”!” disse Denis con trepidazione.
“Grande Denis, vediamo, qui no,
arriviamo fino a Hailey...” disse Colin esaminando lo scaffale e spostandosi al
successivo.
“Nemmeno qui” intervenne Denis
“questo arriva vino a Hayes”.
“Qui” disse Luna poco oltre, dallo
scaffale accanto. “questo termina con Home. Dovrebbe essere qui.” Aggiunse
alzando lo sguardo sui livelli più alti.
“Lumos” disse Colin puntando la
bacchetta in alto e scorrendo rapidamente i nomi. “Herberstein, Hochberg,
Holnstein…”
“Holstein-Rendsburg…dove è?!”
esclamò Denis “Aspetta, torna indietro con la luce Colin”
Il giovane Grifondoro guardò in
alto con ancora più attenzione, esaminando in lungo ed in largo lo scaffale;
del libro di von Hoenfels tuttavia non riusciva a trovare traccia.
“Dove cavolo è?!” disse Denis rileggendo
per la terza volta il ripiano illuminato. Una punta di terrore traspariva ora
dalla sua voce.
“Ne so quanto te, fratellino” disse
Colin incredulo, provando ad esaminare con Lumos il ripiano sotto e quello
sopra ma senza successo.
“Guardate lì!” disse Luna tirando
fuori la sua bacchetta e muovendo la mano di Colin fino ad illuminare i volumi
di Hochberg e Holnstein.
“Che vuoi dire Luna? io non vedo
niente lassù, ci siamo passati tre volte su quello scaffale, forse è stato
cambiato di posto o qualcuno l’ha preso in prestito.” disse Colin.
“Non credo”, disse con sicurezza la
giovane Corvonero. “Se contate ci sono ventiquattro libri su ogni mensola dello
scaffale, solo sul quel ripiano lì ce ne sono ventitré, non vi pare strano?”
aggiunse giocando con i tappi della collana di burrobirra
che aveva al collo.
“E’ vero!” disse Daniel che stava ricontando
i libri sullo scaffale. Era effettivamente strana una coincidenza simile, anche
se ciò non spiegava dove si trovasse il libro che stavano cercando.
“Beh, ma lì non c’è. Chi se ne
importa di quanti sono.” Disse Denis incredulo, come se stessero perdendo tempo
su un particolare insignificante.
“Revelio” disse la ragazza puntando
la bacchetta sullo scaffale illuminato da Colin. Per un istante non accadde
niente, poi come se i libri si comprimessero leggermente, l’uno accanto
all’altro, emerse dapprima uno spazio vuoto, infine riempito da un nuovo
volume.
Sulla costola una scritta in avorio
su una copertina marrone scuro recitava: “Conoscenza e potere. Studi non canonici
di magia applicata” di Herbert Von Hoenfels.
“Sei un genio, Luna!” disse Colin
con un sorriso che gli riempiva il volto raggiante.
“Di più!” gli fece eco Denis.
“Wingardium Leviosa” pronuncio
Daniel, felice per l’amica. Era brutto notare come Luna fosse molto spesso
guardata male quando non presa apertamente in giro per il suo stile ma da
quello che aveva visto la sua abilità deduttiva non era inferiore a quella di
Hermione Granger. Il ragazzo sorrise mentre il libro volava lentamente sul
banco di fronte a loro, Luna ed Hermione erano agli antipodi come ragazze,
l’una l’opposto dell’altra. Mentre si allenava assieme per l’incantesimo scudo,
Daniel aveva potuto apprezzare la logica e razionale mente di una ragazza
brillante come poche, Luna dal canto suo era imprevedibile, ma non meno capace.
“Perfetto” disse Colin prendendo in
mano il libro con le attenzioni e le premure rivolte ad una reliquia. “Abbiamo
finito qui. Non è stato facile ma è la prima vittoria dei Codeluda!”
“Sììì!”
risposero in coro gli altri, dandosi il cinque insieme.
“Ok non mi sembra il caso di
tentare ancora la fortuna stasera, abbiamo quello per cui siamo venuto.
Andiamocene!” disse Colin con gli occhi grandi come galeoni.
I quattro si riavvicinarono alle
loro sedie e uno dopo l’altro superarono l’ingresso del reparto proibito.
Daniel fu l’ultimo a chiudere la fila, passando dallo scaffale di prima notò
nuovamente il libro aperto poco prima e con rapido movimento della mano se lo
ficcò sotto il mantello. Era rischioso ma quello che aveva visto in
quell’illustrazione meritava un approfondimento. Senza contare il fatto che se
un giorno voleva sorprendere Draco, non era male avere qualche informazione in
più sulla sua casa.
Arrivati senza colpo ferire alla
porta d’ingresso della biblioteca Colin si rivolse agli altri e disse: “Bene,
per stasera abbiamo finito, direi di vederci domani pomeriggio per esaminare
tutti assieme questo fantastico libro!” aggiunse con tono d’adorazione.
Daniel scosse la testa: “Domani ho
gli allenamenti di Quidditch, possiamo fare domani l’altro?”
“Sì, così anche noi avremmo più
tempo par avere un idea di cosa effettivamente contenga, prima di parlarne
tutti insieme” disse Denis.
“Va bene” disse Colin leggermente
irritato. Per ora questo libro lo terremo al quartier generale. Io e Denis
saremo lì a studiarlo quando non saremo a lezione, se volete fare un salto
siete i benvenuti. Buonanotte a tutti!”
“Buonanotte” risposero tutti prima
di prendere strade diverse, Colin e Denis girarono subito a sinistra verso la torre
di Grifondoro, mentre Luna e Daniel si diressero a sinistra.
“Niente male, stasera” disse Daniel
sorridendo a Luna, immersa nei suoi pensieri, con la testa chissà dove.
“Grazie Daniel Nightingale” disse
la ragazza uscendo da una specie di trance. “Posso chiederti un favore?”
aggiunse.
“Certo, dimmi” disse Daniel
“Tieni d’occhio Galen, per favore.
Da quanto ne so il vostro capitano ha organizzato un programma piuttosto duro
di allenamenti e Galen non ha una resistenza infinita, te ne sarai accorto anche
tu.” disse Luna
“Certo” rispose Daniel “Per ora non
credo che abbia avuto mai problemi, anzi ma lo terrò d’occhio se questo ti può
far stare più tranquilla”
“Sì, grazie. Galen è il tipo che
strafà quando si fissa per una cosa. Lo conosco.”
“Vi conoscete da molto?” chiese il
ragazzo.
“Oh, sì” rispose Luna sorridendo.
“Da quando avevamo sei anni. Mia madre era una grande amica di quella di Galen,
si erano conosciute ad Hogwarts, sai?”
“Davvero?!”chiese Daniel,
desideroso come non mai che la ragazza continuasse a parlare.
“Oh, sì. E’ stato il mio primo
amico. Prima di…”
Daniel fece per aprire bocca quando
Luna continuò, sorridendo. “Una domanda per un’altra volta. Per favore tienilo
d’occhio e…dagli una mano se puoi, ok?” disse la ragazza con tono dolce.
“Va bene…”disse Daniel
ricacciandosi tante domande in gola.
“Buonanotte Daniel, e grazie” gli
disse Luna salutandolo prima di salire per la scala ovest verso la torre di
Corvonero. Il ragazzo dal canto suo non ebbe problemi nel percorrere indietro
la strada verso la sala comune di Tassorosso; una volta entrato, vide che Galen
era andato a letto ma aveva dimenticato un quaderno sul tavolo. Daniel lo prese
in mano e non seppe resistere alla tentazione di sfogliarlo. Dentro c’erano degli
schizzi di molte piante della serra di erbologia,
tutte accuratamente dettagliate, per ogni pianta erano elencate le proprietà e
l’uso nelle pozioni. I disegni erano davvero molto ben fatti. Daniel si stupì
molto, non avrebbe mai pensato che Galen fosse un appassionato di piante o
pozioni. Continuando a sfogliare il quaderno il ragazzo vide un intruso: un
disegno a doppia pagina raffigurava il Quidditch con tutta la squadra di
Tassorosso in aria, ogni viso ed espressione erano riprodotte in maniera
incredibilmente dettagliata.
Il ragazzo decise di portarsi il
quaderno dietro e si ripromise di restituirlo al suo legittimo proprietario la
mattina dopo a colazione. Quella notte dormì davvero pochissimo.
Nota dell’autore
Rieccomi qua. Dopo un’ altra
lunghissima assenza. Dovete scusarmi per
questa lunghissima assenza ma purtroppo sia il tempo per scrivere mi si è
drasticamente ridotto negli ultimi mesi. Cercherò di essere un po’ più rapido
in futuro, mi dispiace davvero.