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Autore: __Talia__    30/09/2019    14 recensioni
Isabella era una ragazzina sciocca ed innocente la prima volta che aveva visto Dean Winchester, e lui aveva sperato di trovare un angolo di normalità con lei.
Sono passati 3 anni; Isabella è stata costretta a crescere e Dean ha capito che le distrazioni non sono più concesse. Eppure la prima volta che si sono visti vecchi sentimenti e nuovi rancori hanno invaso le anime del due ex amanti, che non sono più gli stessi. Dopotutto Isabella era cambiata, ora inseguiva una vendetta che l'avrebbe, forse, portata alla distruzione mentre Dean aveva superato troppo dolore ed orrori indicibili per pensare che ci possa essere un lieto fine alla sua vita.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Isabella

 

Arrivarono al motel dopo giorni che le sembrarono interminabili. I due fratelli sembravano essersi dimenticati della sua presenza nel sedile posteriore e quindi Isabella aveva passato tutto il tempo a leggere il diario di John che le era stato gentilmente dato da Sam. Dean fermò l'Impala davanti al primo motel che trovarono nella sperduta cittadina dello Utah; un edificio lungo e abbastanza fatiscente. Entrarono e si trovarono davanti ad una grassa signora con i capelli stopposi e le labbra rifatte, un sorriso spaventoso sul volto.

<< Due stanze? >> Domandò la signora al di là del bancone distrattamente, cominciando a cercare delle chiavi, porgendone poi una a Dean ed una a Sam che subito si guardarono strani. La donna lo notò e li guardò con sguardo interrogatorio.

<< Una stanza matrimoniale per i due piccioncini ed una per il terzo incomodo. >> Disse lei, cominciando a segnarsi i numeri delle camere che erano state appena occupate, confermando i timori di tutti. Dopotutto erano due ragazzi ed una giovane, l'impressione poteva essere quella di due piccioncini ed un amico di troppo.

<< Sono io il terzo incomodo. >> Mormorò Isabella, prendendo le chiavi dalle dita molli di Dean che era rimasto ancora muto, probabilmente non aspettandosi quella reazione da parte della mora che cominciò a dirigersi verso la sua stanza, portandosi dietro il pesante borsone. Non appena arrivò dentro la stanza la guardò con sguardo decisamente rattristato. Pareti color porpora, tappezzeria posticcia, un letto all'apparenza sfondato e polvere visibile ad occhio nudo, ma dopotutto cosa doveva aspettarsi? I soldi erano quelli che erano e non poteva permettersi qualcosa di meglio. Isabella buttò il borsone a terra prima di prendere del sale e cominciare a sigillare le finestre, andando poi a prendere una bomboletta di vernice, cominciando a disegnare una trappola del Diavolo sotto il vecchio zerbino del motel. Solamente dopo ciò si concesse di cambiarsi; si lavò velocemente ed andò a mettere i suoi vestiti buoni prima di scendere le scale ed andare verso l'Impala. I due fratelli avevano detto che non volevano perdere molto tempo e volevano almeno capire che cosa stava succedendo e fu probabilmente per questo che erano già pronti. Si erano quindi cambiati, indossando abiti più formali per potersi spacciare da agenti dell'FBI. Entrambe potevano sembrare più modelli che agenti dell'FBI, ma la cacciatrice mai l'avrebbe ammesso a voce alta. Isabella arrivò davanti all'Impala dopo poche falcate ed andò a stringere le dita intorno alla maniglia dell'auto, pronta a tirare la maniglia.

<< Non avevamo fretta? >> Chiese poi, notando che entrambe gli uomini ancora non si erano mossi.

 

Arrivarono nell'ufficio dello sceriffo e Isabella si mise davanti ai due, avvicinandosi al bancone sporgendosi un poco. Da quando cacciava da sola aveva capito che civettare con gli ufficiali rendeva tutto più o meno facile. Sopratutto se erano ragazzi giovani come quello che si stava trovando davanti in quel momento.

<< Siamo federali, vorremmo parlare col tuo sceriffo. >> Disse lei con voce asciutta e decisa, ammiccando comunque verso il giovane che balbettò qualcosa prima di correre via, tornando dopo qualche secondo con un signore sulla quarantina, i capelli ingellati e gli occhi vispi e attenti. Con lui le moine non sarebbero di certo servite.

<< Buongiorno, ditemi tutto. >> Rispose lui avvicinandosi a lei per stringere la sua mano, cosa che Isabella fece subito, mostrando un accenno di sorriso prima di vederlo passare ai fratelli andando a stringere anche le loro mani.

<< Buongiorno, siamo gli agenti Cornwell, Fisher e Goldwin. Stiamo indagando sugli omicidi degli adolescenti e vorremmo chiedere la vostra collaborazione. >> Continuò Isabella guardandosi attentamente intorno, osservando gli uffici e le persone che ci lavoravano. Tutti sembravano tranquilli, non erano agitati nonostante solamente qualche giorno prima un altro adolescente era stato ucciso. L'ennesimo.

<< Tutto quello che volete. >> Rispose il comandante, portandoli in una stanzetta piccola e piena di fascicoli e scartoffie.

<< Qui c'è tutto quello che abbiamo raccolto sugli omicidi. Buona fortuna. >> Finì, lasciandoli poi là dentro. Non aveva idea di potersi trovare davanti ad una quantità di fascicoli del genere; erano tutti disordinati, buttati alla rinfusa e alcuni rapporti erano stati presi malissimo, in maniera superficiale.
Dopo due ore Dean sbuffò nervosamente gettando il fascicolo che stava analizzando sul tavolo, con rabbia.

<< Non hanno scritto niente, niente! Ci conviene fare qualche ricerca sul campo, capire se c'è odore di zolfo, impronte....>> Si lamentò lui, prendendo la sua giacca dalla sedia, alzandosi con nervosismo, ma questa volta aveva ragione. I rapporti erano scarni e l'unica cosa che si sapeva era che i ragazzi avevano tutti più di venti anni e meno di venticinque, tutti figli dei nativi di quel luogo e tutti morti in modi assurdi. Nient'altro. Il modus operandi era sempre diverso, attaccava in momenti, in luoghi e in tempi differenti rendendo impossibile la creazione di uno schema.

<< Si, andiamo. >> Sospirò la mora alzandosi, prendendo la giacca con distrazione per poi avvicinarsi alla porta trovandosi faccia a faccia con Dean. Erano a pochi centimetri di distanza, costretti alla vicinanza per il poco spazio della porta ed entrambe si stavano guardando negli occhi, imbarazzati ed indecisi sul da farsi. La ragazza si sistemò i capelli con nervosismo, portandosi indietro il ciuffo lungo, andando ad appuntarlo dietro l'orecchio prima di spingersi faticosamente in avanti, uscendo da quella strettoia. Salutò lo sceriffo con un cenno della mano prima di avviarsi alla macchina e ci stava quasi arrivando quando una macchina si fermò di fianco a lei e delle voci giovani la chiamarono. Isabella si girò, alzando appena un sopracciglio, portando le braccia al petto, incrociate, un sorriso a metà tra lo stupito ed il grato.

<< Come mi hai chiamato scusa? >> Domandò lei al ragazzo che era appena uscito con un balzo tutt'altro che atletico dall'auto sportiva fiammante. Era un giovane ragazzo che doveva avere più o meno la sua età, i capelli portati corti erano castani e gli occhi erano vispi mentre continuava ad ammiccare con un sorriso strafottente. Era per questo che poco sopportava le persone della sua età.

<< Bambola. >> Ripetè lui facendo un tiro di sigaretta, atteggiandosi da grande uomo mentre si avvicinava a lei invadendo il suo spazio. Isabella sorrise, guardandosi le punte dei piedi per qualche secondo, fingendosi lusingata, per poi girarsi e tornare verso la Impala dove i due fratelli la stavano aspettando. Sam aveva uno sguardo preoccupato che continuava a vagare da lei a Dean, mentre quest'ultimo aveva i pugni chiusi e le labbra erano diventate incredibilmente sottili, non sbatteva neanche le palpebre tanto era concentrato a guardare la scena.

<< Hey! Hey aspetta bambolina! >> Urlò ancora il ragazzo afferrandole il braccio per farla girare verso di lui e ci volle tutta la sua buona volontà per non colpirlo in pieno volto, ma non tutti riuscirono a fermarsi. Con la coda dell'occhio Isabella vide Dean sfrecciare verso il giovane, lo vide prenderlo per la felpa, alzarlo e allontanarlo da lei, il volto rabbioso e i denti che stridevano. In pochi secondi il ragazzino si ritrovò sbattuto contro la sua auto mentre Dean lo guardava con sguardo minaccioso, il volto cadaverico, gli occhi fissi sul giovane. Probabilmente non stava neanche respirando tanto era concentrato nel tenere sollevato quel tizio. La ragazza non l'aveva mai visto così arrabbiato se non quella volta che aveva scoperto che suo padre l'aveva picchiata. Il ragazzino, forse per stupidità o forse per farsi grosso davanti a lei, non capì che era il momento di prendere le sue cose e andarsene insieme al suo amichetto che era ancora dentro la macchina. Furbo, dopotutto. Isabella fece qualche passo verso i due, pronta ad intervenire nel caso le cose fossero degenerate. Persino Sam aveva fatto qualche passo in avanti, il volto contratto e rigido e l'espressione tutt'altro che tranquilla. Sembrava sorpreso, il più giovane dei fratelli, come se neanche lui si aspettasse una tale reazione da parte di Dean.

<< C'è qualcosa che non va, amico? >> Domandò il ragazzo andando a muso duro contro Dean e la mora lo vide cambiare colore e diventare rosso. Non era una persona con cui scherzare, sopratutto perchè quel ragazzino era un terzo di Dean.

<< La bambolina è per caso una tua amica...la tua donna? >> Domandò nuovamente lui continuando a stuzzicarlo pesantemente, guardandolo con aria di sfida. Dean lo sollevò ancora di più sopra la sua testa, i muscoli delle braccia in tensione e sembrava pronto a dare il via ad una rissa, cosa di cui non avevano assolutamente bisogno. Isabella si frappose velocemente tra i due guardando Dean attentamente, posando le mani sulle sue spalle tese, sentendo quasi una scossa.

 

<< Sai che adoro le tue spalle? >> Domandò Isabella, arrossendo un poco. Si trovavano sulle scale della vecchia chiesa sconsacrata, il loro luogo speciale, quasi sacro. Era stato un pomeriggio all'insegna della normalità; Dean era venuto a prenderla a scuola, avevano mangiato un panino velocemente e si erano rifugiati in quel luogo, sicuri di non essere scoperti. Lì Isabella aveva dovuto fare i compiti mentre Dean si preoccupava di pulire le sue armi, una cosa che l'aveva sempre affascinata. Ed era proprio durante quest'azione che la mora aveva parlato, facendo sorridere il biondo.

<< Ah sì? E perchè? >> Chiese lui, egocentrico e vanitoso come al solito. Isabella arrossì ancora più vistosamente mentre cercava di trovare le parole, la penna con cui stava scrivendo un saggio trai denti. Sarebbe dovuta rimanere zitta...Dean sembrò percepire il disagio della liceale e si avvicinò a lei, andando a stringerla tra le sue braccia, tra quelle braccia che la facevano sentire al sicuro, talmente forti e possenti.

<< Sai quanto mi piace sentirti dire che mi trovi bello, irresistibile, impeccabile, affascinante...>> Mormorò lui facendola scoppiare in una risata. Ed eccolo tornare nuovamente il solito buffone. Isabella gli diede un buffetto, alzando il volto per riuscire a guardarlo. Era sempre stato vanitoso, molto vanitoso, ma ciò non aveva mai dato fastidio alla ragazza

<< Lo so, lo so e comunque non so...forse per via del tuo deltoide pronunciato, del capo lungo bicipite brachiale lungo e tonico o del tuo trapezio incredibilmente sviluppato >> Scherzò Isabella, scappando dalla sua presa, tirandosi in piedi velocemente prima di fare qualche passo e venire afferrata nuovamente da Dean che le cinse le braccia intorno alla vita, bloccandola.

<< Sei incredibilmente sexy quando parli così >> Sussurrò Dean, cominciando a farle il solletico, non venendo mai a conoscenza della verità. Le sue spalle le piacevano perchè erano grandi, muscolose, pronta a proteggerla...

 

Isabella ci mise qualche secondo per scacciare via quel ricordo di anni fa.

<< Non ne vale la pena...>> Sussurrò lei facendo in modo che Dean guardasse solo lei e la cosa sembrò funzionare; il biondo lasciò il ragazzino che scivolò lungo la macchina fino a tornare a terra e ancora rigido si voltò, cominciando a camminare verso la macchina, il respiro talmente profondo da essere rumoroso. Isabella riuscì a tirare un sospiro di sollievo, ma fu qualcosa che durò solamente pochi minuti, poche centinaia di secondi.

<< Vieni con noi bambola, siamo sicuramente più uomini della mezza sega che ti porti appresso. >> E quello fu il culmine. Dean si voltò, gli occhi appannati, distanti, e gli bastò fare due passi prima di caricare il colpo e colpire il ragazzino in pieno volto, stendendolo.

<< Dannazione Dean! >> Urlò la ragazza andando subito da lui, prendendolo per le spalle, cominciando a trascinarlo via aiutata da Sam e grazie che c'era lui! Perchè Dean sembrava voler tornare indietro per tornare a finire la sua opera, un pericoloso sguardo omicida stampato sul volto.

 

<< Perfetto! Il ragazzo che hai appena pestato è uno degli ultimi due ragazzi che potrebbero essere uccisi e sicuramente ora vorrà parlarci dopo quello che hai fatto! >> Urlò Isabella guardando Dean che era a qualche centimetro da lei, il volto rosso e i pugni chiusi. Stavano litigando da quando avevano messo piede nella stanza del motel.

<< Sei un'idiota! >> Urlò ancora la ragazza, dando una manata sul comodino con rabbia rischiando di buttare a terra tutto. Sentiva tutte le speranze abbandonarla; avevano fatto un casino, avevano perso la loro unica opportunità ed adesso sarebbe stato solo tutto più difficile, sarebbe stato tutto più complicato.

<< Ti stavano insultato dannazione Isabella! >> Disse lui tornando a muso duro contro di lei guardandola dall'alto verso il basso, facendole ombra con la sua figura imponente. Isabella odiava essere così piccola e minuta, ora almeno.

<< Lo so! Ma so risolvere queste questioni da sola >> Gemette lei, la voce ormai spazientita, gli occhi che roteavano ed andarono a guardare il soffitto.

<< Cosa dovevo fare? Lasciare che continuassero a prendersi gioco di te senza fare niente? Senza dire niente? >> Domandò lui ed Isabella per qualche secondo rimase in silenzio a guardargli il volto, le lentiggini sparse sul volto e le labbra a forma di cuore che le facevano venire in mente ricordi piacevoli e lontani...

<< Sì...>> Rispose lei a fatica prima di cedere davanti a quello sguardo. Sembrava realmente ferito, come se lui ci tenesse in maniera particolare a difenderla.

<< Come vuoi. >> Disse lui, alzando le mani in segno di resa, facendo qualche passo indietro, andando ad allontanarsi da lei, andando a sedersi sul letto vicino a Sam che li aveva lasciati scannare in silenzio mentre lui guardava distrattamente il libro di loro padre. O per lo meno faceva finta di guardare il libro di John perchè Isabella aveva visto più e più volte lo sguardo verde del minore su di loro, forse preoccupato che tutto ciò degenerasse. Non appena i due finirono di litigare il più piccolo dei Winchester li guardò di sottecchi, quasi impaurito dal prendere parola.

<< Secondo me è uno spirito vendicatore. Sembra essere la cosa più probabile visto che i ragazzi sono tutti morti in maniera differente. Sicuramente c'è uno schema, un qualche motivo...sono morti solo i ragazzi di una certa età, facenti parti di un gruppo di amici. >> Disse infine Sam prima di alzare un poco la radio, sentendo improvvisamente qualcosa che sembrava interessare tutti. Un altro ragazzo era morto, un altro adolescente di ventidue anni figlio del sindaco di quel luogo, trovato senza vita nella sua stanza, ucciso per soffocamento. Isabella subito alzò gli occhi al cielo, una sensazione opprimente le stava stringendo il petto. Sentiva che stavano fallendo, che stavano perdendo tempo a discutere, invece che cercare soluzioni.

<< Ora cosa facciamo? >> Domandò la mora sedendosi di botto sulla sedia, sconfortata. Si sentiva estremamente impotente, non sapeva cosa fare e come reagire a tutto quello. Quasi tutti i ragazzi erano stati uccisi e lo spirito avrebbe così vinto, avrebbe avuto la sua vendetta, ma si sarebbe mai fermato? Anche se avesse ucciso questa generazione chi poteva dar loro la certezza che non si sarebbe più fatto vedere? Era quello il problema degli spiriti vendicatore; non trovavano mai pace, continuavano ad abitare in Terra continuando a vendicarsi.

<< Dobbiamo salvare l'unico ragazzo rimasto. >> Rispose Sam con noncuranza alzando le spalle.

<< Il figlio di puttana vorrai dire. >> Disse Dean roteando gli occhi. A quanto pare la rabbia non era diminuita. Ripensò a quello che le avevano detto i demoni acquatici giusto qualche giorno prima; Dean le voleva bene e con quel gesto sembrava dimostrare che avevano ragione.

<< Noi non possiamo fare niente...ma te sì...sembrava che avesse un debole. >> Continuò Sam,girando il capo verso di lei, la voce che lentamente si affievoliva mentre lo sguardo di Dean si faceva sempre più pressante, sempre più affilato, lanciando occhiatacce contro il fratello minore.

<< Potresti stargli vicino per controllarlo mentre noi cerchiamo le ossa dello spirito, magari scoprire qualcosa... >> Disse Sam con innocenza rimanendo però a distanza sia da lei che dal fratello che si era improvvisamente alzato, i bicipiti gonfi, le vene del collo in sovrappressione.

<< Dovrebbe adescare quel ragazzino? Sam ma ragioni quando parli? >> Domandò lui cominciando a camminare avanti ed indietro lungo la stanza, i passi pesanti, irrequieto come un animale in gabbia.

<< Dubito che si farebbe aiutare da noi dopo che lo hai...pestato. >> Continuò il fratello cercando di farlo sentire in colpa, ma ciò sembrava non funzionare e Dean cominciò ad urlargli dietro con forza. Era sempre stato irascibile, ma a quanto pare sembrava non volerla mettere in prima linea, sembrava quasi volerla tenere al sicuro. Erano passati tre anni da quando si erano lasciati e in quei tre anni era riuscita a cavarsela da sola, non in maniera egregia, ma era sopravvissuta a cose che Dean neanche immaginava. Continuò ad ascoltare i ragazzi per altri cinque minuti prima di sbuffare ed alzarsi. Si lisciò le vesti e portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, schiarendosi la gola per riuscire ad attirare la loro attenzione, riuscendoci. I due fratelli si zittirono ed i loro occhi chiari furono su di lei

<< A me va bene, voi cercate il colpevole e cercate di farlo in fretta. >> Mormorò semplicemente prima di aprire la porta ed uscire dalla camera, lasciando entrambe a bocca aperta.
 

Si era svegliata prima degli altri due, si era vestita e sistemata un poco prima di uscire dal motel diretta verso una caffetteria in centro. Non voleva che Dean le dicesse che quella era una stupidaggine o che avrebbero escogitato qualche nuovo piano per non farla stare in prima linea e non voleva neanche sentire Sam ringraziarla per essersi “immolata” per la causa. Doveva semplicemente passare del tempo con quel ragazzino, cercare magari di farlo parlare e cercare di scoprire perchè tutti quei ragazzi erano morti. Non le sembrava qualcosa di così pericoloso o di così scabroso ed in quel modo avrebbe lasciato tutta la parte divertente ai fratelli. Entrò nella caffetteria seguita dal suono di un campanello ed andò a sedersi su uno sgabello, ordinando un caffè ed un donut affondando i denti nella pasta soffice del pasticcino, riempendosi lo stomaco.

<< Buongiorno bambola. >> Disse una voce dietro di lei facendola sorridere. Si girò lentamente, le gambe incrociate e un sorriso malizioso stampato sul volto. L'aveva trovata.

<< Penso sia meglio chiamarmi col mio vero nome, non trovi? >> Domandò lei squadrandolo lentamente. Era alto e magro, forse fin troppo smilzo per i suoi gusti, spalle strette, pantaloni chiusi da una cintura in vita e portati bassissimi, sorriso furbo e viso liscio e giovane. Sicuramente era un bel ragazzo, attirava certamente l'attenzione e lui sapeva anche di essere bello, si atteggiava da tale, ma no, non sarebbe mai stato il suo tipo; era troppo giovane, troppo magro, troppo scuro, troppo poco...Dean.

<< E perchè? Sei veramente una bella bambolina, non se ne vedono molte come te qui. >> Continuò lui che sembrava non voler capire il fastidio che le dava essere appellata in quella maniera. Era come essere svalutati, considerati solamente per l'aspetto fisico, cosa che era successa in tutta la sua vita. Pochi avevano provato a conoscerla e molti non ci avevano nemmeno provato. Se lui avesse continuato in quella maniera Isabella sarebbe durata veramente poco, dopotutto la sua pazienza aveva un limite.

<< Il tuo ragazzo? Lo hai lasciato in camera? >> Ammiccò il ragazzo, sedendosi al suo fianco ordinando un caffè lungo. Isabella si morse forte il labbro inferiore, freddandosi improvvisamente. Avevano dato quell'impressione? La ragazza scosse il capo, pensando a quanto Dean si sarebbe arrabbiato a sentire quelle parole, sopratutto perchè era detto con arroganza da un ragazzino che non sapeva niente di loro, assolutamente niente.

<< Non è il mio ragazzo. >> Rispose lei bevendo un sorso di caffè, lo sguardo dritto davanti a lei. Quelle parole, ripetute nell'arco di due giorni, le avevano provocato un tonfo al petto. C'era un conto forse, nella sua vita, un forse che lei non sembrava in grado di sanare in nessun modo. A questo punto sperava che i due ragazzi avessero più fortuna di lei e che fossero veloci perchè non sapeva quanto avrebbe resistito vicino a quel ragazzino.

<< E allora cos'è? Tuo fratello? >> Domandò ancora lui, stranito. E cosa avrebbe potuto rispondere a quella domanda? Dean suo fratello? No, non l'aveva mai guardato in quel modo, non ci aveva mai neanche pensato a poter aver con lui un rapporto di fratellanza perchè, comunque, ciò che c'era stato tra loro per Isabella era troppo importante.

<< Qualcosa del genere. >> Tagliò corto lei pagando la sua ordinazione per poi uscire, senza degnarlo neanche di uno sguardo o di una parola. Sapeva che quel ragazzo stava solamente sondando il territorio, forse cercando di capire se avesse anche solamente una opportunità, ma quelle continue domande su Dean avevano realmente cominciato a farle male. Uscì all'aria aperta, chiudendo gli occhi qualche secondo nel sentire quella leggera brezza carezzarle il volto ed infilarsi tra i capelli prima di prendere una direzione a caso e cominciare a camminare.

<< Hey! Hey! >> Urlò il ragazzo e Isabella presto se lo vide al fianco, la maglia fuori dai pantaloni e un leggero fiatone, il volto arrossato.

<< Dove pensi di andare? >> Domandò lui continuando a seguirla, rimanendo però a leggera distanza. Forse aveva finalmente capito che non le piaceva essere toccata, un vecchio trauma proveniente dal passato e che ancora lei non era riuscita a scacciare via. Inoltre c'era qualcos'altro che puzzava lì; il suo amico era stato ucciso, strangolato, solamente la sera prima e lui cosa stava facendo? Invece che stare a casa a piangere era in giro per la città tentando di abbordare ragazze? Quello non era un comportamento da amico e tanto meno da adulto.

<< Fare un giro. >> Rispose lei con noncuranza, continuando a vagare senza una meta precisa. Doveva solamente trascinarselo dietro, ma sembrava una impresa facile visto che il ragazzo aveva un ego spropositato. Veramente non aveva capito che lei tollerava la sua presenza solo perchè doveva? Dannazione non si sarebbe mai avvicinata ad uno così e non per l'aspetto fisico, ma semplicemente perchè le sembrava qualcuno di vuoto, qualcuno che non potesse minimamente capirla. Isabella aveva vissuto troppe cose e si portava dentro cicatrici che non sarebbero mai guarite e quel ragazzo, al suo fianco, era fin troppo normale per riuscire anche solo a comprenderla, ma la mora era sicura che, a fine giornata, ci avrebbe provato. Avrebbe potuto scommetterci.

<< Vuoi vedere una cosa strana? >> Domandò lui, avvicinandosi talmente tanto che Isabella dovette resistere alla tentazione di allontanarsi mentre un forte profumo la avvolgeva facendole quasi venire la nausea, pungendole le narici.

<< Prima mi devi dire il tuo nome. >> Sussurrò lei, civettando un poco, cercando di resistere all'impulso che le diceva di scansarlo, di allontanarlo perchè lei non era così. Fu in quel momento che vide passare dietro il ragazzo l'Impala nera guidata da Dean e riuscì a vedere con chiarezza disarmante gli occhi verdi del biondo scrutarla e rabbuiarsi. Una manciata di secondi, forse anche meno, ma quel tempo bastò per farle spegnere quel finto sorriso sulle labbra.

<< Mike. >> Rispose il ragazzo davanti a sé, facendola tornare alla realtà, tendendo la mano verso di lei che ci mise qualche secondo a stringere, trovandola bagnata e viscida.

<< Isabella. >> Mormorò lei, distante, prima di seguirlo verso questa cosa strana ed eccitante che sembrava non far stare più nella pelle il ragazzo.

 

Mike l'aveva guidata fino al confine della città, poi aveva preso una strada sterrata a malapena visibile che si trovava sulla sinistra ed i due avevano cominciato ad inoltrarsi dentro il bosco, trovandolo fresco e umido. Isabella rimase incantata dalla quantità di verde e dalle mille sfaccettature di quel posto, rimase stordita dal forte profumo di sottobosco e dai mille rumori della natura intorno a loro. Si sentiva quasi una estranea in quel luogo, una intrusa. Mike rimase, incredibilmente, in silenzio per tutto il tragitto. I suoi passi erano pesanti e lasciavano profonde orme in quello che sembrava fango mista a ghiaia ed il suo corpo sembrava rigido, teso, come se non fosse a suo agio. Dovettero camminare per dieci minuti prima di arrivare davanti ad uno scheletro di una casa che sembrava esser bruciata non molto tempo fa. Isabella la studiò attentamente, notando le pareti annerite, le finestre praticamente esplose ed il tetto ed i muri parzialmente crollati, segno che il fuoco aveva avuto tempo per mangiare quello che doveva essere un bell'edificio. Solo dopo qualche minuto la mora si convinse ad entrare, scavalcato quello che sembrava essere un ex muro esterno della casa, trovandosi dentro quel luogo che sapeva ancora di fuoco e di calore.

<< Sei sicura di ciò che stai facendo? >> Domandò Mike, notando che lei si stava addentrando sempre di più, quasi attratta da qualcosa. Poteva sentire, lì nel centro di quella casa, qualcosa di diverso, qualcosa che la chiamava. Isabella si affrettò ulteriormente mentre i suoi battiti aumentavano ed alla fine arrivò ad una specie di focolaio, che le fece alzare un sopracciglio. Non capiva...non capiva tutta quella smania dentro di lei per arrivare poi in un luogo privo di qualsiasi valore. Un rumore di assi che scricchiolavano la fecero girare, la mano destra andò a cercare il coltello che aveva nascosto alla cintola, ma le dite non arrivarono mai ad afferrarlo; era Mike che l'aveva seguita lentamente e continuando a guardarsi intorno, il volto improvvisamente pallido e sudato come se tutto ciò fosse uno sforzo quasi sovrumano.

<< Cosa c'è, hai paura? >> Chiese lei sorridendo, cercando di non sembrare ancora più strana di quanto aveva fatto vedere. Solamente in quel momento la ragazza vide, di fianco a lei, uno strano e grande disegno su una mezza parete intatta. Si avvicinò lentamente, andando a toccare quel simbolo che mai aveva visto prima d'ora. Era stato disegnato con vernice nera e doveva essere abbastanza recente, sicuramente posteriore all'incendio. Tirò fuori il telefono e fece una foto, inviandola subito ai fratelli.

<< Lo hai già visto? >> Pronunciò lei al ragazzo che non voleva avvicinarsi più di tanto a quella parete. Tutta la sua spavalderia era svanita e ora sembrava veramente un ragazzo della sua età. Un normale ragazzo della sua età.

<< Sì, a casa di Chester. >> Rispose lui, avvicinandosi improvvisamente a lei, stringendole un braccio con forza facendole male. Isabella non nascose una smorfia di dolore prima di strattonare il braccio, riuscendo a liberarsi di quella presa solamente perchè le dita del ragazzo diventarono improvvisamente molli. Le aveva fatto male, andando a stringerle il polso del braccio sinistro, ancora segnato e convalescente dalle ferite che il mannaro le aveva inflitte. Solamente dopo qualche secondo Isabella decise di andare ad esplorare anche la zona superiore, o almeno quello che restava. Facendo attenzione ai gradini la ragazza cominciò a salire trovando ancora più distruzione e disordine. Il tetto era completamente crollato o era stato mangiato, lasciando così la casa a cielo aperto, rendendola in qualche modo ancora più spettrale. Per non parlare della mobilia; sembrava ci fosse stata una guerra! Mobili buttati a terra, mezzi distrutti, oggetti sparpagliati ovunque ed anche vestiti gettati alla rinfusa, come se ci fosse stato qualche ladro alla ricerca di oggetti di valore. Uno scricchiolio dietro di lei le annunciò che anche Mike aveva finalmente deciso di salire.

<< Quanti anni hai? >> Domandò la mora facendosi largo tra le macerie e la terra, gli occhi che saettavano frenetici alla ricerca di qualsiasi segno di presenza di fantasmi o presenze. Qualsiasi segno di presenza sovrannaturali.

<< Ventiquattro, tra cinque mesi venticinque. >> Rispose lui facendola bloccare. Aveva un anno in più di lei eppure lui era normale; aveva paura di quel luogo dimenticato da tutto e da tutti, faceva lo spavaldo con le ragazze, frequentava le caffetterie...era normale. Cosa si era persa? Cosa si stava perdendo? A volte Isabella pensava che la vita le stesse sfuggendo di mano senza essere realmente vissuta, ma cos'altro poteva fare? Aveva fatto una promessa, una fottuta promessa e voleva mantenerla a costo di perdere anni. La sua vita non era mai stata come quella di questo ragazzo, non era mai stata realmente normale; sua madre l'aveva abbandonata subito dopo averla messa al mondo, lasciandola con un padre diventato improvvisamente squilibrato, alcolizzato e violento. La sua vita passava dal pulire il vomito del padre al cercare di tenere lontani i servizi sociali...no, lei non era mai stata normale, neanche da bambina.

<< Cosa è successo qui? >> Domandò poi lei, andando a passare le dita sotto gli occhi, cercando di scacciare quelle lacrime che stavano rischiando di cadere sulle guance. Era inutile fingere, dopotutto. Isabella tentò di tenere alla lontana il ragazzo, avercelo sempre alle spalle per non farsi vedere in quel momento di debolezza e fu durante uno dei suoi passi che sentì il piede schiacciare qualcosa di fragile; una cornice con dentro una foto, una madre ed il figlio che ridevano. Isabella spostò i vetri rotti e si piegò sulle gambe, andando a guardare quella foto con un enorme senso di tristezza.

<< Ci abitava la famiglia Muller, un ragazzino e la madre. Un giorno la loro casa andò a fuoco e morirono tutti. È successo un anno fa, più o meno. >> Disse lui ed Isabella lo vide guardare il nulla, come se non riuscisse a sopportare il suo sguardo. Stava nascondendo qualcosa e più passavano del tempo lì più lei ne era sicura. Un rumore improvviso li fece girare entrambe, ma ebbero due reazioni completamente differenti.

<< Forse dovremmo uscire. >> Sussurrò il ragazzo cominciando ad incamminarsi verso le scale, aspettandola forse, ma la mora non sarebbe scappata via subito. Si incamminò verso la fonte del rumore, le dita che stringevano il pugnale fino a che non arrivò in un'altra stanza da letto e trovò la fonte di quel rumore; un piccione. Isabella vide il volatile volare e stava quasi per andarsene quando notò una foto, rimasta incredibilmente intatta. Essa raffigurava un gruppo di ragazzi e subito rimase a bocca aperta, girandosi quella foto più volte tra le mani.

<< Andiamo? >> Domandò nuovamente il ragazzo ed Isabella subito mise la foto in tasca, nascondendola a lui prima di tornare indietro e scendere lentamente, uscendo poi dalla casa. Tutto intorno a loro era silenzioso, non c'era nessun rumore.

<< Sei molto coraggioso eh. >> Disse lei, tornando a camminare lungo il sentiero, il passo che a malapena produceva rumore mentre la sua mente continuava a riportarla a quella casa, a quel focolare. Mike subito rise; una risata nervosa che cercava di essere spavalda. Era strano, continuava a guardarsi attorno e sembrava preoccupato per qualcosa, sembrava una persona completamente differente dal giorno prima.

<< Ti ho portato qui no? >> Disse, affrettando il passo fino a raggiungerla, la voce arrabbiata ed in uno scatto d'ira andò nuovamente a prenderle il braccio con forza, stringendolo. Isabella si concesse una smorfia prima di girarsi verso di lui notando che aveva il volto rosso, sudato, lo sguardo quasi perso nel vuoto e lucido.

<< E volevi scappare a gambe levate...>> Continuò lei strattonando un poco il braccio nel tentativo di riprenderselo, ma la presa del ragazzo era forte, sembravano tenaglie che la stringevano senza darle via di uscita. Non si aspettava che lui la strattonasse, facendola andare a sbattere contro uno degli alti alberi che limitavano il sentiero, ferendola nuovamente. Il corpo di Isabella non era pronto a quello, era stata forse ingenua o forse semplicemente stupida, sottovalutando la forza ed il carattere dell'uomo.

<< Non sono un codardo. >> Fremette lui continuando a tenerla pressata contro l'albero con la mano sinistra mentre quella destra stringeva il polso in maniera quasi convulsa. Aveva forse toccato un nervo scoperto? Quel ragazzo che era sembrato borioso e arrogante rivelava un animo violento, stressato.

<< Quello che stai facendo ora è molto coraggioso in effetti. >> Rispose Isabella tentando di rimanere fredda ed il suo corpo, finalmente, reagì. La giovane tirò una ginocchiata in pieno stomaco e non appena la presa si fece più debole lei riuscì a rovesciare la situazione, sgattaiolando via da quella strettoia.

<< Mi dispiace. >> Sussurrò lei prima di dare una gomitata tra le scapole a Mike, facendolo crollare in ginocchio, improvvisamente senza fiato. Potè chiaramente vedere il suo odio negli occhi castani mentre la guardava furioso.

La ragazza non disse più niente, ma dovette sforzarsi. La sua bocca avrebbe voluto sputare tutto il veleno che si era trattenuta per anni. Avrebbe voluto dire a lui ciò che non era mai riuscita a dire al genitore, ma sapeva perfettamente che sarebbe stato solo stupido ed inutile. Quel ragazzo non era suo padre, anche se lei ci aveva rivisto lo stesso sguardo.

 

Tornò a piedi al motel e subito andò ad accendere la stufa, cominciando a spogliarsi rabbiosa, gettando i vestiti sporchi a terra mentre la voglia di urlare aumentava. Sembrava un animale in gabbia, continuava a camminare avanti ed indietro, la testa tra le mani, le dita che tremavano mentre il dolore al polso le impediva di chiudere completamente la mano sinistra. Ancora, era successo ancora. Si buttò in doccia cercando di farsi scivolare via quello che aveva appena passato, cercando di dimenticare. Quel ragazzo, quell'odio e quella rabbia, le ricordava incredibilmente suo padre quando perdeva la testa, o semplicemente quando beveva un po' troppo. Finì la doccia, si pettinò e tamponò i capelli prima di sentire qualcuno bussare alla porta.

<< Arrivo...>> Mormorò senza troppa convinzione andando a pescare dal borsone dell'intimo, un paio di jeans puliti ed una canotta prima di aprire la porta, trovandosi davanti Dean, le labbra che si aprivano e chiudevano in continuazione, gli occhi che sembravano indecisi se guardarla oppure no.

<< Volevamo sapere se eri tornata e se stavi bene. >> Disse lui dopo qualche secondo guardandola attentamente, studiando ogni centimetro del suo corpo. Isabella annuì debolmente, mordendosi il labbro inferiore con forza per quella bugia. Non stava bene e non stava parlando solamente del dolore fisico.

<< Sì, sto bene. >> Gemette lei nascondendo il polso livido, sapendo che Dean avrebbe dato di matto se l'avesse visto. Ricordava bene quando aveva visto per la prima volta i segni che suo padre le lasciava, ricordava di averlo sentito urlare per la prima volta.

<< Puoi entrare un attimo? Penso di aver scoperto qualcosa. >> Sussurrò lei aprendo un po' di più la porta, facendogli cenno di sedersi pure sul letto. Aspettò che il biondo entrasse prima di chiudere la porta e andare verso i jeans che aveva indossato quel giorno, prendendo dalla tasca posteriore la foto che aveva trovato nella casa. L'aveva stropicciata un poco per farla entrare di nascosto nella tasca ed ora si ritrovava a stenderla con le dita, cercando di non rompere quel fragile pezzo di carta.

<< Oggi quel ragazzo, Mike...>> Cominciò lei andando a sedersi di fianco a Dean che subito si irrigidì.

<< Lo chiamiamo anche per nome ora? >> Domandò scocciato facendola zittire per qualche secondo, ma bastò uno sguardo di lei per farlo tornare a guardare la foto. Non c'era tempo, forse, per parlare di quello che lei aveva fatto quel giorno, di quell'idea di Sam che l'aveva portata a rivivere il passato attraverso gli occhi di un'altra persona.

<< Lui mi ha portato dentro il bosco e mi ha fatto arrivare ad una casa. Ha detto che dentro ci vivevano una madre e un figlio, morti durante un incendio. Una morte violenta avvenuta solamente un anno fa. >> Continuò lei guardando la foto, sperando che lui vedesse ciò che l'aveva attratta in primis. Dean prese in mano il pezzo di carta, cominciando a guardarlo con attenzione.

<< Ok...questo è strano...questo è Mike, questo è quell'altro, ma lui non è...? >> Domandò lui alzando lo sguardo verso di lei. Isabella si limitò ad annuire, indicando il ragazzo dalla pelle dal colore malaticcio ed i capelli tagliati a scodella.

<< Mike non ha mai accennato di conoscere il ragazzo che viveva dentro la casa, ma il suo atteggiamento è cambiato; è diventato più sospettoso, meno spiritoso e più sull'attenti...più violento. Ho trovato questa foto nella camera del ragazzo ed il simbolo che vi ho mandato, anche quello era nella casa. >> Disse lei guardando la foto che il cacciatore aveva ancora in mano; raffigurava Mike, Chester e anche il ragazzino morto nell'incendio tutti insieme, durante un falò.

<< Perchè non ha mai accennato di conoscere quel ragazzo? Non si è neanche mai fatto sfuggire il nome, non so Dean, mi sembra che qualcosa non quadri. >> Continuò lei notando solamente ora che Dean stava guardando il suo polso gonfio e violaceo, gli occhi che sembravano tremare dalla rabbia. Isabella andò a nascondere quella prova, tentando di concentrarsi nuovamente sulla foto. Sentì l'uomo sospirare, lo vide socchiudere gli occhi e portarsi due dita sul ponte del naso, massaggiandoselo lentamente, come se stesse cercando la concentrazione e la calma necessaria.

<< Il simbolo che ci hai mandato era nel diario di nostro padre; una sorte di maledizione. >> Disse Dean porgendole la foto, la mascella ancora contratta, il corpo rigido.

<< Mike ha detto che è comparso anche a casa di Chester, prima che venisse ucciso. >> Mormorò la cacciatrice, sentendo uno strano brivido lungo la schiena. Solo in quel momento si rese conto di quanto fosse vicino a lui; le loro ginocchia si sfioravano ed Isabella poteva sentire il calore emanato dal suo corpo, il profumo delicato che sapeva di motore, benzina, sale...

<< Potrebbe essere una pista, io e Sammy abbiamo siamo riusciti ad arrivare alla casa, ma abbiamo trovato un solo certificato di morte, quello della madre. Di Marcus, il ragazzino, non c'è traccia. >> La aggiornò prima di prendere un grosso respiro ed andare a sfiorarle i capelli con le dita, prendendone una ciocca, facendola scivolare lentamente dalle sue dita.

<< Mi piacciono così lunghi...>> Mormorò il biondo facendola sorridere. Quando si erano conosciuti i suoi capelli arrivavano a malapena alle spalle dandole un'aria decisamente meno femminile, più mascolina. Isabella si portò avanti i capelli, nascondendosi dietro di essi, lasciando però scoperte le spalle e la schiena e Dean aveva sempre avuto un sesto senso.

<< Ti ha fatto del male? >> Domandò lui, la voce improvvisamente dura, i denti che digrignavano mentre il suo sguardo che saettava dalle spalle graffiate fino alla schiena, fino a che le sue dita andarono a toccarle la cicatrice che aveva al centro della schiena, in bella vista e bruttissima. Isabella prese un profondo respiro, alzando gli occhi verso il soffitto nel tentativo di non piangere nuovamente, sapendo perfettamente ciò che sarebbe accaduto dopo.

<< Dannazione Isabella...chi ti ha fatto questo? >> Chiese Dean, alzandosi improvvisamente dal letto, continuando a seguire la cicatrice che andava a formare la parole “whore”, puttana. Isabella strinse le labbra fino a farle sbiancare, cercando di non ricordare il momento in cui suo padre l'aveva trattenuta a terra con forza, cominciando a tagliarle la pelle lentamente, facendole sentire il freddo della lama che mangiava centimetri di carne, andando ad imprimere quella parola che mai si sarebbe tolta di dosso. Non aveva neanche sofferto più di tanto, non nel senso fisico del termine almeno. Era successo quando lei aveva ormai smesso di lottare, quando si era rintanata dentro un suo mondo, dentro un suo rifugio fatto di bugie e di sogni.

<< Mio padre dopo...dopo che ci siamo lasciati. Ci aveva visti, quella sera, e non aveva mai accettato quella relazione e voleva che tutti sapessero cosa fossi in verità. Una puttana che...si è fatta scopare dal primo che passava. >> Sussurrò Isabella alzandosi dal letto improvvisamente, coprendosi la bocca con le mani, portandosi un dito tra i denti, stringendo fino a farsi male, fino a capire che quella che stava vivevo era la realtà e che suo padre era lontano miglia da lei, non le avrebbe più fatto del male, non l'avrebbe più toccata. Sentì il materasso scricchiolare, segno che Dean si era alzato. Lo vide avvicinarsi lentamente e le prese il polso livido, girandoselo più e più volte tra le mani con delicatezza prima di carezzarle col pollice l'avambraccio e alla ragazza sembrò di tornare indietro nel tempo, quando era ancora una ragazzina con una forte infatuazione per quell'uomo grande e dalle spalle larghe ed il sorriso rassicurante. Quando pensava che lui l'avrebbe protetta da tutto e da tutti.

<< Ti ha fatto del male quel ragazzo? >> Chiese nuovamente il biondo guardandola attentamente negli occhi e, ancora una volta, si ritrovò con la bocca asciutta. Isabella socchiuse gli occhi, sapendo che mentire non sarebbe servito a niente. Era chiaro che quel livido e quei graffi non se li fosse fatti da sola, ma era inutile andare a cercarlo.

<< Non penso si farà più vivo...ci ha provato, ma è finito nuovamente a terra. >> Rispose lei trattenendo a stento un sorriso quasi compiaciuto e po potè giurare di vedere un sorriso sul volto leggermente teso di Dean che poi mosse la testa in maniera meccanica prima di andare verso la porta aprendola. Sapeva che se lui fosse rimasto ancora nella sua stanza avrebbe finito per fare qualcosa di cui si sarebbe pentita.

<< Ci vediamo domani mattina, seguiremo la pista di quel ragazzino, sperando di sistemare presto questa faccenda ed andarcene. >> disse il cacciatore uscendo, lasciandola improvvisamente sola, lasciandole un vuoto che non sentiva da tempo. Si era lasciata andare per qualche secondo, aveva permesso alle sue difese di abbassarsi, gli aveva permesso di toccarla, di rassicurarla. Si era confidata e sapeva che Dean l'aveva capita. Non c'era bisogno di parole, non con lui almeno. Un rumore di cose infrante e di rabbia la fece sobbalzare. Sapeva perfettamente cosa stava succedendo...

 

La mattina si svegliò a causa di un forte rumore alla porta, insistente e continuo. Si alzò di malavoglia, le giunture le facevano addirittura male nonostante non avesse fatto niente. Arrivò alla porta e la aprì appena venendo però poi sbattuta quasi a terra da una spallata. Davanti a lei c'era Mike, il volto in lacrime e gli occhi cerchiati da profonde occhiaie, forte odore di alcol a seguirlo.

<< L'ho visto...l'ho visto. >> Gemette Mike facendo cadere tutte le cose che c'erano sul comodino creando un gran baccano. La giovane si avvicinò al ragazzo, le braccia distese per riuscire a tenerlo a distanza, un sorriso rassicurante sul volto e la voce calma per cercare di tranquillizzarlo visto anche che sembrava aver bevuto molto.

<< Chi hai visto? >> Domandò lei notando subito la figura di Dean e di Sam spuntare da dietro la porta. Subito fece cenno loro di non interromperla e così si avvicinò lentamente al ragazzo che si era seduto sul letto e si guardava le mani, il volto rigato dalle lacrime.

<< Marcus...>> Gemette lui guardandola, notando in quel momento anche i due ragazzi che erano fuori dalla porta. Subito si drizzò in piedi e prese una pistola dalla cintola, puntandola tremando verso le due alte figure che si stagliavano davanti a lui. Erano entrati tutte e due; Dean aveva in mano la pistola e la puntava contro il ragazzo mentre Sam sembrava cercare qualcosa con cui proteggersi.

<< Mike...Mike, guarda me. >> Disse Isabella mettendosi davanti a lui, avvicinandosi lentamente con la mano tesa verso di lui. Voleva prendere quella dannata pistola, voleva riuscire a disarmarlo.

<< Avevi detto che non era il tuo ragazzo >> Piagnucolò lui, il volto rosso e un'ondata di odore di alcol la invase facendole storcere il naso. Isabella si girò a guardare Dean per qualche secondo prima di tornare a guardare Mike, scuotendo leggermente la testa.

<< Non lo è, è un mio amico, un collega, infatti. Ora dammi la pistola e dimmi tutto di Marcus...possiamo aiutarti. >> Disse la cacciatrice continuando ad avvicinarsi a Mike che ora puntava la pistola su di lei, dritta verso il suo petto. Tutto quello era assurdo; la paura stava facendo reagire Mike in quella maniera spropositata. Il giovane la guardò e poi lasciò andare la pistola, facendola scivolare tra le mani di Isabella che subito la passò ai due ragazzi, come se scottasse. La mora aiutò il ragazzo a sedersi sul letto, accompagnandolo e strappandogli dalle mani quella bottiglia, lasciandola a terra.

<< Dicci tutto. >> Disse lei cercando di tranquillizzare il ragazzo che sembrava decisamente su di giri. Dean la guardò come se lei fosse pazza a voler ragionare con lui mentre Sam aveva già recuperato carta e penna per prendere eventuali appunti, avvicinandosi al ragazzino e guardandolo con sguardo incuriosito.

<< Marcus è venuto...mi ha detto che mi avrebbe ucciso ed è comparso il simbolo, quello che c'è a casa sua. >> Sussurrò Mike, balbettando appena, cercando forse di farsi forza. Isabella alzò gli occhi verso Sam notando che anche lui era preoccupato.

<< Perchè è venuta da te e dai tuoi amici? >> Domandò il cacciatore, la voce ferma e calma. Mike si voltò di qualche centimetro, ma i suoi occhi erano perennemente vuoti. Le persone più pericolose erano quelle che non sapevano cosa fare.

<< Noi...noi stavamo facendo uno scherzo, un anno fa e la sua casa, la sua casa è andata a fuoco e lui si è buttato dentro per prendere sua madre, ma non è mai uscito nessuno...>> Gemette il ragazzo scoppiando a piangere, portandosi immediatamente le mani al volto, facendo scattare Dean che andò a puntare nuovamente la pistola contro il ragazzo per qualche secondo.

<< Non abbiamo detto niente a nessuno e siamo scappati...Marcus viveva troppo isolato, nessuno ha visto il fumo per ora e quando hanno chiamato i pompieri era troppo tardi...>> Continuò lui e subito Isabella fece due più due. Non ci voleva molto ora a capire perchè Marcus stesse perseguitando quei ragazzi, ma c'era qualcosa che non andava, qualcosa che stonava in tutto ciò. La ragazza lasciò stare il ragazzino e si girò verso Dean e Sam che si stavano guardando con aria stranita, il volto corrucciato.

<< Se la casa è bruciata...e lui è bruciato con la casa, come è possibile che il suo spirito sia ancora qui? >> Domandò Sam trovando un segno di assenso da parte degli altri due cacciatori.

<< Avete qualcosa di Marcus? Qualcosa a cui lui era legato? Qualche suo...pezzo? >> Domandò nuovamente Sam, il volto speranzoso. Quella era l'unica pista che mancava, altrimenti si sarebbero trovati nuovamente con le spalle al muro e così fu. Mike fece di no, quasi disgustato da quella domanda, allungandosi poi per prendere nuovamente la bottiglia di alcol.

<< Non lo so, è strano. Tu ci sei stata in quella casa, hai notato qualcosa? >> Chiese il minore dei fratelli, guardando poi il ragazzo; era completamente sfatto, niente a che vedere con il giovane spavaldo del giorno prima. Aveva ancora indosso i vestiti del giorno prima ed erano stropicciati e chiazzati di olio e di una sostanza maleodorante. Isabella si portò le mani sotto il seno, cercando di ricordare ciò che aveva visto il giorno precedente, ma tutto era andato a fuoco.

<< Niente...c'era solamente quello strano simbolo...>> Rispose lei mordendosi le unghie della mano sinistra con nervosismo. Erano arrivati ad una mezza soluzione...eppure erano ancora punto a capo perchè se non trovavano le ossa e non le bruciavano, Marcus o almeno il suo spirito, avrebbe comunque fatto fuori il ragazzo e completato la sua vendetta. E non si sarebbe mai più fermato.

<< Dividiamoci...io e Dean torniamo alla casa e cerchiamo le sue ossa mentre te controlla il ragazzo. >> Disse Sam, già pronto ad andare, ma il biondo lo fermò, lo sguardo che continuava a saettare da Isabella a Mike.

<< Forse è meglio che rimanga qua con lei nel caso lo spirito si rifaccia vivo o se quello decide di alzare le mani su chi non deve. >> Disse il biondo trovando subito il riscontro di suo fratello. Ancora una volta Dean la stava proteggendo. La straniva tutta quella situazione, ma ne era anche grata. Solamente qualche ora prima si era un po' aperta verso di lui, aveva lasciato che il muro scivolasse via. Sam annuì prima di chiudere la porta, lasciandoli soli. E ci fu silenzio.

Mike era ancora seduto sul letto, lo sguardo verso il vuoto mentre si dondolava lievemente farneticando qualcosa di poco comprensibile, Dean aveva cominciato a fare avanti e indietro, un machete in mano e la pistola nella fondina, lei invece sembrava quella più tranquilla all'apparenza; sistemava la camera rassettando i vestiti e cercando di dare una parvenza di ordine scattando però a qualsiasi rumore. Non parlarono per minuti interminabili e sembrava che anche il tempo si facesse beffa di loro, dilatandosi in maniera inverosimile.

<< Perchè gli avete bruciato la casa? >> Domandò improvvisamente Dean, girandosi verso il ragazzo che sembrava diventare sempre più pallido ogni secondo che passava. Isabella sperava solamente che non gli venisse da vomitare.

<< Marcus aveva raccontato allo sceriffo che avevamo rubato nel supermarket e ci siamo presi tutti una strigliata e così abbiamo deciso di vendicarci, ma doveva essere solo uno scherzo! Dovevamo solamente spaventarlo, mai avremmo pensato che prendesse fuoco la casa! >> Rispose Mike agitato e balbettante, continuando a torturarsi le mani. Isabella si fermò immediatamente al sentire quelle parole, non riuscendo a credere a quelle parole. Avevano finito per uccidere due persone solo perchè una di loro aveva fatto una soffiata? Solo per una sgridata?

<< Uno scherzo veramente intelligente...>> Commentò Isabella facendo scattare in piedi il ragazzo che le andò a muso duro; la guardò con sguardo quasi folle, gli occhi rossi e dilatati dalla paura. Isabella aveva subito portato le dita intorno al pugnale, stringendo con forza.

<< Lo è stato, è inutile che ti incazzi >> Disse nuovamente lei facendolo sbuffare dalle narici. Si sarebbe aspettata quasi una reazione come quella dell'altro giorno, invece il ragazzino sembrò calmarsi, forse perchè Dean si era avvicinato in maniera quasi minacciosa con il grosso machete, incutendo un certo timore.

<< Eravamo ragazzini. >> Gemette Mike tornando a sedersi sul letto e così Isabella potè allentare la presa sul pugnale che aveva infilato tra i pantaloni. Ragazzini...quando lei era ragazzina la cosa più pericolosa che aveva fatto era stare con Dean contro la volontà di suo padre e certamente mai si sarebbe sognata di dare fuoco ad una casa per scherzo.

<< Come vuoi tu. >> Sussurrò lei, capendo che tutto quello era ormai una causa persa.

Dopo quel battibecco tornò il silenzio in stanza, quasi sovrannaturale. Dean continuava a guardare Mike in cagnesco mentre il ragazzo continuava a borbottare qualcosa a bassa voce, gesticolando anche con le mani. Sembrava quasi che le sue condizioni peggiorassero, sembrava che stesse perdendo il senno.

<< Da quanto tempo sai che esistono questi...spiriti? >> Chiese improvvisamente Mike, guardandola con attenzione. Isabella si fermò, provando a pensarci.

<< Lo so da quando avevo sedici anni, circa. >> Rispose lei lasciando un'occhiata fugace a Dean che subito ricambiò e lei potè notare quanto fosse pallido e sudato, la mano che impugnava il machete quasi tremava e ciò non era da lui.

<< Hanno dato la caccia pure a te? >> Chiese ancora il giovane, forse nel tentativo di allentare la tensione. Isabella alzò un angolo delle labbra, non aveva mai raccontato quella storia, probabilmente perchè nessuno le avrebbe creduto.

<< Inizialmente fu un fantasma a darmi la caccia, ma so queste cose perchè uscivo con un cacciatore e un demone arrabbiato con lui ha pensato di prendersela con me per arrivare a lui, ma non è durato molto. Lo ha fatto subito fuori non appena scoperto che ero in pericolo. >> Rispose con un mezzo sorriso. Quel demone in verità era stato strano con lei, non le aveva neanche torto un capello e sembrava avere paura di lei, ma era stato bello sentire la voce di Dean, vederlo arrivare e poteva ricordare ancora la sua voce calma e rassicurante che le diceva che sarebbe andato tutto bene.

<< E ora quel cacciatore? Ci esci ancora? >> Domandò lui guardando Dean. Forse aveva capito che lei si riferiva a lui, dopotutto tutta quella situazione era strana, a partire dal fatto che lo avesse picchiato solamente per averla toccata.

<< No, non più. >> Rispose lei cercando di rimanere il più neutrale possibile. Stava per guardare Dean quando due mani sudate le presero il viso, stringendolo, e poi sentì due labbra umide baciarla con insistenza, mentre la lingua del ragazzo cercava di farsi strada nella sua bocca. Con uno spintone Isabella lo allontanò, passandosi poi una mano sulle labbra come a pulirsele.

<< Che cazzo ti è passato per la mente? >> Urlò la cacciatrice notando poi la figura di Dean scagliarsi verso il ragazzo. Isabella vide i due cadere a terra, Dean sopra Mike ed i suoi pugni che cominciavano a colpire il volto duramente. Da un lato lo avrebbe lasciato fare, ma dopotutto quel ragazzino era solamente ingenuo e stupido quindi subito si avvicinò ai due posando le sue mani sul braccio teso di Dean cercando di spostarlo, ma lui la spintonò via facendola volare fin dall'altra parte della stanza.

<< Dean! >> Urlò la ragazza tornado da lui, riuscendo questa volta a dividerlo dal ragazzino che aveva tutto il volto completamente sporco di sangue. Dean si voltò, rivelando occhi persi e vuoti, il volto sudato, nocche distrutte. No, non era Dean...

<< Marcus? >> Domandò lei facendo subito scattare il collo del cacciatore, mentre un sorriso spuntava sul suo viso. Era bastato un attimo di debolezza e lo spirito si era impossessato di Dean, la persona perfetta visto che anche lui sembrava portare rancore verso il ragazzo che ora era sdraiato e ricoperto di sangue, piagnucolando in maniera flebile.

<< Come hai fatto a scoprirlo? >> Domandò Marcus dalla bocca di Dean, guardando intensamente Mike che si stava rannicchiando dietro di lei, come a cercare protezione. La ragazza non pensava fosse possibile.

<< Dean odia questo ragazzo, deve essere stato facile utilizzare il suo odio per possederlo...poi basta guardare quanto sta sudando, vuol dire che sta lottando per tornare in lui, non è vero? Non hai molto tempo quindi. >> Disse lei facendo per prendere la pistola dietro di lei, ma sapeva già che non l'avrebbe mai utilizzata. Non voleva sparare a Dean, non ci sarebbe mai riuscita e come un'idiota aveva lasciato i proiettili di sale a Sam, sicuro che lo spirito avrebbe inseguito lui. L'unico che aveva ancora quei proiettili in quella stanza era Dean, ma la pistola era dentro la fondina legata alla sua cintola e non sarebbe stato facile arrivarci.

<< Sei intelligente. >> Mormorò il cacciatore guardandola di sottecchi, un sorriso poco incoraggiante stampato sul volto. Isabella ricordava Marcus come un ragazzino un poco rachitico e dallo sguardo vago, le era sembrato qualcuno che non potesse mai far del male agli altri.

<< Ora però ho io una domanda. >> Disse la mora, posizionandosi davanti a Mike, guardando gli occhi vuoti di Dean, sentendosi gelare. Lo spirito fece una smorfia prima di farle cenno di parlare, dandole quella concessione.

<< La tua casa è andata bruciata, le tue ossa dovevano essere bruciate, come è possibile che tu sia qui. >> Domandò lei guardandolo giocare con la lunga lama affilata, passandoci continuamente il polpastrello dell'indice. Dean tirò su col naso prima di guardarla attentamente, scattando improvvisamente col collo, come se stesse combattendo contro qualcosa. Isabella sentiva impotente; aveva un'arma che non poteva usare e un civile in pericolo che si nascondeva dietro di lei. E davanti aveva un avversario più forte fisicamente e a cui lei non voleva far del male.

<< Sono riuscito a scappare...ustionato. Hanno ucciso mia madre, ma non me. Sono durato qualche ora, ho tentato di sopravvivere in qualche modo, ma le ferite erano troppo gravi ed i soccorsi sono arrivati troppo tardi. Sono morto a causa delle ferite. Quindi le mie ossa non sono bruciate, sono nascoste in casa. >> Rispose lui con un sorriso sadico. Aveva fatto un bel lavoro dopotutto.

<< E immagino che è stato Mike a nasconderle, come è stato lui ad uccidere i suoi compagni, i suoi amici. >> Disse lei, continuando a tenere la telefonata accesa, il telefono nascosto dietro la schiena. Sperava solamente che Sam avesse un buon udito e che facesse in fretta perchè stava cominciando a finire gli argomenti e quel fottutissimo fantasma non vedeva l'ora di uccidere il suo ex amico.

<< Come ho detto prima, sei molto intelligente, perspicace sopratutto. >> Commentò Marcus, cominciando ad avvicinarsi, facendole capire che il momento di parlare era finito. Isabella non si mosse di un solo passo, rimanendo a guardare gli occhi verdi di Dean, pregandolo in silenzio di combattere e di tornare in sé.

<< Non c'è voluto molto a capirlo...hai bisogno di un tramite e probabilmente hai lasciato indietro Mike per farlo soffrire maggiormente, probabilmente perchè è stato lui stesso ad appiccare il fuoco. >> Continuò lei guardandosi intorno alla ricerca di qualsiasi cosa che potesse fermare lo spirito o anche solamente il suo tramite; Dean, che sorrideva in maniera sadica mentre continuava ad avvicinarsi in maniera pericolosa, l'impugnatura salda sulla sua arma decisamente letale.

<< Mi hai beccato, ma ora spostati, lasciami alla mia vendetta. >> Sibilò lui avvicinandosi sempre di più al ragazzino che si stava rannicchiando contro il letto cercando di diventare invisibile.

<< Non posso. >> Sussurrò Isabella, mettendosi subito davanti a Dean sperando, nel profondo, che lui tornasse in sé e mettesse fine a quella assurdità...oppure sperava che Sam riuscisse a trovare in fretta le ossa da bruciare. Lo spirito rise facendole venire i brividi prima di posizionare la punta del machete contro il suo petto cominciando a fare forza creando un punto rosso, facendola gemere di dolore mentre lui faceva scendere lentamente la lama lungo il suo sterno tracciandole una linea perfettamente dritta da cui cominciava ad uscire sangue.

<< Tu mi piaci...>> Mormorò Marcus facendo ulteriore pressione facendola sussultare ulteriormente

<< Non vorrei ucciderti. >> Continuò ed Isabella poteva sentire il freddo della lama sulla sua pelle, il sangue caldo che colava mentre la testa cominciava già a girare. Ricordava suo padre, ricordava la sua stessa freddezza, la sua stessa lentezza...Isabella accennò un sorriso prima di allontanare la lama dal suo petto graffiandosi un braccio e subito fu addosso al biondo. Lo spinse contro il muro, gli prese la mano armata e cominciò a sbatterla contro la parete fino a farla aprire, facendogli cadere il machete che Isa allontanò subito con un calcio, facendola finire sotto il letto e poi provò ad allungare una mano verso la pistola del ragazzo, trovandosi improvvisamente senza fiato. Il corpo di Dean si era mosso ed il pugno che le aveva sferrato in pieno stomaco l'aveva fatta piegare in due, facendole perdere il fiato. Purtroppo però non aveva il tempo per pensare a niente perchè vide lo spirito correre contro Mike che si mise ad urlare. Subito Isabella gli saltò sulla schiena, attaccandosi al suo collo nel tentativo di farlo indietreggiare mentre la mano sinistra cercava nuovamente la pistola, ma lui sembrò intuire tutto e lo vide prendere la pistola e buttarla a terra, calciandola poi lontano da loro due prima farla andare contro il muro, spezzandole nuovamente il fiato e la presa sul corpo del cacciatore diminuì mentre Isabella sentiva il suo corpo scivolare lungo la parete, la vista diventata improvvisamente doppia.

<< Peccato...>> Mormorò lo spirito, sfiorandole il volto, facendola reagire. Isabella fece uno sgambetto al biondo, facendolo cadere a terra prima di mettersi sopra di lui e colpirlo in volto due volte, ma senza convinzione, senza cattiveria. Non riusciva a colpirlo, non ancora, non ora...ma questa sua debolezza fu utilizzata perfettamente dallo spirito. Il corpo allenato di Dean reagì e la mora si ritrovò praticamente a terra, il corpo schiacciato da quello del cacciatore e lo vide sferrare il primo pugno, che andò a colpirla e poi il secondo ed il terzo e non importava che lei stesse cercando di coprirsi, il colpo era talmente forte che riusciva a far breccia nella sua sempre più debole difesa. Perse il conto dei colpi, ma alla fine Dean si fermò e si alzò, soddisfatto di ciò che aveva fatto. Isabella sentì in bocca un familiare sapore metallico e si sforzò di girarsi di lato per sputare quel liquido rosso che le stava riempendo la bocca. Si guardò attorno vedendo Dean avvicinarsi lentamente al ragazzo, in mano la sua pistola carica di proiettili veri. Con difficoltà riuscì ad alzarsi e andò incontro al ragazzo mettendosi davanti a lui scatenando la risata colma di ilarità dello spirito. Si stava prendendo beffa di lei.

<< Perchè rischi la vita per questo? Neanche tu lo sopporti! >> Domandò lui alzando la pistola verso di lei, lo sguardo ancora vuoto, perso nel nulla. Non riusciva a vederlo in questo modo.

<< Perchè è il mio lavoro...salvare quelli come lui da quelli come te. >> Rispose lei guardando la canna della pistola puntata all'altezza del suo petto. Isabella si avvicinò lentamente a lui, tanto da far toccare la canna della pistola col petto, sentendone il freddo, sentendo l'odore di metallo.

<< Vuoi veramente morire per un omicida? >> Domandò lo spirito, confuso. Tutto quello doveva essere troppo per una entità semplice come uno spirito vendicatore. Isabella continuò a guardare quegli occhi in maniera insistente, come se stesse cercando di oltrepassare lo spirito, come se stesse cercando di raggiungere Dean perchè sapeva che era lì da qualche parte.

<< Sono già morta...>> Sussurrò Isabella guardandolo dritto negli occhi vedendo per qualche secondo che Dean sembrava aver ripreso il controllo, i suoi occhi tornarono quei pozzi verdi che lei adorava, che sognava ed erano sofferti, erano tristi ed abbattuti, ma tutto durò solamente una manciata di secondi.

<< Prendi bene la mira e ci vediamo all'inferno. >> Mormorò nuovamente lei e quelle parole sapevano di fine, sapevano di desiderio. Lo sentì caricare, la pistola scattò ed il dito indice andò a posizionarsi vicino al grilletto. Continuò a guardarlo, cercando di non pensare a tutto ciò che aveva fatto ed a quello che non era riuscita a fare, cercando di trovare solamente una cosa positiva. Morire per mano di Dean, dopotutto, poteva quasi essere non così male, ora poteva anche accettarlo. Isabella chiuse gli occhi, pronta a sentire la carne mangiata dalla pallottola, ma ciò non avvenne; Dean urlò, lasciò cadere la pistola a terra e si inginocchiò portandosi le mani al volto, stropicciandolo per qualche secondo prima di aprire gli occhi ed Isabella finalmente si lasciò andare, scivolando a terra, seduta, e con un sorriso stanco e dolorante stampato sul volto.

<< Isa io... >> Cominciò a dire Dean guardandosi intorno notando la distruzione della camera, guardandosi le nocche delle mani spaccate e rosse. Isabella fece di no con la testa ed andò a recuperare il telefono, portandolo all'orecchio, stendendosi a terra.

<< Ha funzionato? Isabella?! Dean è libero? >> Domandò Sam, la voce preoccupata e decisamente alta, stava urlando.

<< Sì, ha funzionato >> Rispose lei, il fiato corto e la testa che girava come una trottola.

 

 

 

   
 
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