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Autore: Ale Villain    01/10/2019    1 recensioni
Los Angeles, California, Stati Uniti.
I Bangtan Boys sono una crew di ballerini professionisti, emigrati oltre oceano per costruirsi una carriera.
Oltre oceano, è emigrato anche un gruppo di italiani, in America per frequentare l’università.
Pezzi di vita quotidiana, scenari e personaggi che si intrecciano tra di loro.
Il desiderio, l'uno dell'altra.
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Ambra dischiuse le labbra, come realizzando quello che le avevo appena detto.
Si susseguirono attimi di silenzio. Tae stava scrutando l’espressone di Ambra, in cerca di una conferma e di una proposta simile a quella che avevo fatto io a lui.
Io continuavo a spostare lo sguardo dai suoi occhi alle labbra. Erano truccate, aveva un rossetto rosso scuro, che però se ne stava andando via piano piano.
Non l’avevo mai baciata.
Mi ritrovai in automatico a piegarmi maggiormente su di lei. Mi avvicinai piano piano, sempre di più, fino a quando non mi ritrovai ad un soffio dalle sue labbra.
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E in quel momento mi sentii una cretina qualunque perché, proprio come una cretina qualunque, ero cascata nel suo gioco.
Genere: Erotico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PUT THE BLAME ON ME
Storia a cura di @AleVillain
                                                                                              
 
 


 
 
Vi lascio il video che mi ha fatto venire l’idea
Per questa storia
Non è mio, ma di @kingtaesx
A voi:
Blame On Me | Suga
Potrebbe essere interessante vederlo
Prima di leggere la mia storia.
 


 
 
 
 
Capitolo 1                                                                                                               19 APRILE - P.A. 10.46

Piano 8, reparto chirurgia. Fosse facile: il policlinico era immenso.
Non avessi incontrato subito una infermiera a cui chiedere informazioni, non sarei mai arrivata nell’ala giusta e, soprattutto, alla camera giusta.
Entrai nella stanza in cui era ricoverato Yoongi quasi con il fiatone per quanto avevo girato per l’edificio.
“Eccola” fece Yoongi, alzando lo sguardo. Era seduto sul letto d’ospedale, con la schiena appoggiata ad esso. Davanti a lui, su una sedia, c’era Namjoon.
“Scusate il ritardo” mormorai, posizionandomi di fianco al letto del ragazzo e poggiando la borsa per terra.
“Tranquilla, c’ero qua io” disse Namjoon, sorridendomi e alzando la mano destra a mo’ di saluto. Ricambiai il sorriso e lo ringraziai con un cenno del capo.
“Allora” mi girai verso Yoongi “Come stai?”
Yoongi aveva un’espressione seria in volto, come al solito.
Alzò vagamente le spalle.
“Ora bene” rispose “Il dolore è passato. Ma almeno cinque giorni qui dentro devo farmeli”
Annuii, facendo intendere di aver capito. Lo osservai per qualche istante: i capelli scuri erano più spettinati del solito e non aveva gli orecchini. Il viso però sembrava abbastanza riposato: forse era riuscito a dormire anche dopo l’operazione.
Aveva il camice da ospedale, che gli andava leggermente largo. Non seppi perché, ma mi venne da sorridere nel vederlo in quel modo.
“Che c’è?” mi domandò, probabilmente notando la mia espressione.
“Per la prima volta mi fai tenerezza”
Namjoon ridacchiò, mentre Yoongi corrugò le sopracciglia.
“Tenerezza o pena?”
“Te l’ho detto, tenerezza” risposi nuovamente “In fondo mi dispiace saperti in ospedale”
Yoongi fece uno strano verso, prima di scuotere vagamente la testa e ritornare a guardare davanti a sé.
“Tu puoi stare qui, oggi?” mi chiese Namjoon, mentre si alzava dalla sedia e si stiracchiava per bene, alzando le braccia.
“Ehm… Sì” dissi annuendo “Sì. Non ho problemi”
“Perfetto” continuò lui “Io sono qui con lui dalle 4:30 circa e sono un po’ stanco…”
Continuai ad annuire, comprensiva. Praticamente aveva passato sei ore su una sedia, non potevo neanche immaginare quanto potesse essere stanco.
“Poi arriverà qualcuno a darti il cambio, non preoccuparti”
Namjoon ci lasciò da soli poco dopo, salutando nuovamente l’amico e dando a me un paio di baci sulle guance.
Presi la borsa che avevo lasciato per terra e mi sedetti al posto di Namjoon.
“Rossa”
Yoongi richiamò la mia attenzione. Lo guardai male.
“Per favore…” lo ammonii. Non mi piaceva essere chiamata così. Era un nomignolo che mi aveva affibbiato lui, quando ancora non sapeva come mi chiamavo, per via del colore dei miei capelli. Non aveva ancora scoperto che era una tinta e probabilmente non glielo avrei rivelato fino a quando non avrebbe smesso di chiamarmi in quel modo.
“Non sei obbligata a stare qui” fece, ignorando completamente la mia richiesta e fissandomi negli occhi.
“Nessuno mi ha obbligata” gli dissi tranquillamente, ricambiando lo sguardo.
Si susseguirono lunghi momenti di silenzio, alternati da alcuni sbuffi lamentosi del ragazzo e dal mio continuo sbloccare e bloccare il telefono, non sapendo bene né che dire ma soprattutto che fare.
“Perché non mi hai più risposto, ieri?”
Alzai lo sguardo, un po’ scettica: “Davvero ti aspettavi una mia risposta?”
Yoongi ghignò leggermente.
“Ci ho comunque provato”
Riabbassai lo sguardo sul telefono.
“E comunque ero serio”
Arrossii nuovamente, esattamente come la sera prima. Questa volta, però, non potevo lanciare via il telefono: avrei dovuto lanciare via direttamente Yoongi, se avessi voluto evitare l’imbarazzo.
Alzai la testa, continuando a tenere lo sguardo basso.
“Okay” risposi, spiazzandolo e alzando finalmente lo sguardo.
Lui fece forza sul letto, cercando di mettersi più dritto. Non appena me ne accorsi, mi alzai in piedi e mi affrettai ad avvicinarmi al suo letto: “Potevi dirmelo, ti avrei aiutato”
Gli misi una mano sulla spalla e una sul braccio, per accompagnarlo nel movimento.
“Tranquilla, non fa male” mi disse, nonostante avessi chiaramente intravisto una smorfia sofferente “Il medico mi ha solo detto di stare attento a non fare troppi sforzi”
Annuii e lo lasciai andare solo quando fui sicura che si fosse messo nella posizione che cercava.
Sospirò brevemente, prima di guardarmi.
“Ti siedi sul letto?”
Mi guardai in giro per qualche istante.
“Posso?” chiesi “Cioè… Si può fare? Non è che le infermiere poi dicono qualcosa?”
Yoongi fece segno di no con il capo. Poi batté una mano sul materasso, alla sua sinistra, proprio di fianco a lui.
Mi sedetti su un lato del letto, cercando comunque di rimanere vicino al bordo; così, nel caso fosse entrata un’infermiera, mi sarei potuta alzare subito. Non mi era mai capitato di dover andare a trovare qualcuno in ospedale, non sapevo come funzionasse con le visite.
Yoongi fece nuovamente pressione sul materasso per spostarsi di lato, più vicino a me.
Mi mise una mano sulla schiena, cominciando ad accarezzarla lentamente, senza dire una parola e non guardandomi neanche.
Deglutii, abbassando lo sguardo sulle dita delle mie mani che avevano cominciato a giocherellare tra loro, concentrandomi per non arrossire.
“Cosa… Cosa stavi facendo ieri notte, quando ti sei sentito male?” domandai ingenuamente e per smorzare l’atmosfera di imbarazzo che si stava creando.
In realtà mi sarei aspettata una risposta come Stavo dormendo, visto che sapevo che avevano avuto un’esibizione e avevano finito piuttosto tardi.
La risposta mi spiazzò.
“Stavo scopando”
Mi voltai di scatto verso di lui, che mi guardò come se mi avesse detto la cosa più ovvia.
“Quindi fammi capire” gli dissi, sistemandomi meglio con il busto nella sua direzione “Tu proponi a me… cose, però le fai già con altre?”
Sentivo la mano del ragazzo ancora sulla mia schiena, anche se aveva smesso di accarezzarla.
“Io e te stiamo insieme? Non mi pare” cominciò a dire, alzando un sopracciglio “Io sto con qualcuna? Non mi pare”
Serrai le labbra.
“Ergo, posso fare cose con chi voglio”
Riprese a far scorrere la mano su e giù, lentamente.
Sospirai. Okay, il ragionamento non faceva una piega. Però la questione rimaneva.
“Perché chiederlo a me, se già lo fai con altre?” ripetei quindi.
“Te l’ho già detto quando non ero molto sano”
“Appunto, forse è il caso che tu ne sia consapevole anche da sobr-“
In vino veritas, Ambra” fece avvicinando leggermente il viso al mio “E ho una voglia matta di scoparti”
Avvampai vistosamente. Quella frase me l’aveva già detta: stesse esatte parole, ma circostanze diverse. Giusto un mese prima.
Inspirai profondamente, prima di abbassarmi vicino al suo orecchio: “E io non sono una ragazza da botta e via. Mettitelo bene in testa”
 
22 MARZO 2017 – P.A. H 01.24
 
Osservai i ragazzi ridere, bere e ballare in mezzo alla mischia. Come facessero ad avere ancora forze dopo un’esibizione di due ore consecutive, non me ne capacitavo proprio.
Jin mi si avvicinò con un bicchiere in mano.
“Buona vodka con cannuccia e bicchiere!” mi urlò.
Scoppiai a ridere e annuii dandogli pienamente ragione. Non avessi saputo che il suo inglese era a quei livelli anche da sobrio, avrei dato la colpa all’alcool.
Non ce la faccio a sentire Jin parlare” fece Rafaelle in italiano, ridendo copiosamente “Mi fa troppo ridere ogni volta che apre bocca
Nonostante fosse il più grande, era di sicuro il più impedito dei sette, ma era anche quello che ce la metteva tutta per migliorare. Era riuscito perfino ad imparare qualche parola in italiano, che non fosse “pasta”, “pizza”, “mafia” e “mozzarella”.
Decisi di finire il mio drink velocemente, per avere le mani libere e ballare senza problemi. Mi allontanai dal gruppo, avvertendo Giorgia e Rafaelle, per buttare il bicchiere di plastica nel cestino.
Lo lanciai da qualche metro di distanza, facendo un verso di soddisfazione dopo aver fatto centro. Appena mi rivoltai mi ritrovai Yoongi davanti.
Stava ballando come se niente fosse.
“Ti vedo felice” commentai ridendo e avvicinandomi a lui, con l’intenzione di ritornare in mezzo agli altri.
Lui annuii e mi seguì per qualche passo, prima di prendermi per i fianchi e attaccarmi a lui.
“Balli con me?” mi sussurrò in un orecchio.
Rimasi interdetta per qualche secondo.
“Ehm… Va bene”
Ci riavvicinammo alla mischia, evitando però di buttarci nel mezzo e cominciammo a ballare, nonostante io mi sentissi imbarazzatissima.
Yoongi continuava a muoversi senza preoccupazioni dietro di me, anzi, sembrava particolarmente preso dalla situazione. Mi portai le mani all’altezza del ventre, non sapendo bene dove metterle, mentre mi lasciavo guidare dalle sue mani sui miei fianchi. Ci stavamo muovendo piano, seguendo il ritmo della musica e lasciandoci trasportare dal momento. Almeno, questo era quello che stavo continuando a dirmi per convincermi a sciogliermi un po’: mi metteva abbastanza in soggezione la sua presenza dietro, anche se con calma mi ci stavo abituando.
Sapevo già com’era ballare con lui, era capitato non troppo tempo fa, ma in quella situazione dovevo solo fargli da spalla per una delle sue coreografie. Non si era trattato di un ballo particolarmente sensuale, nonostante ci fossimo ritrovati l’uno attaccato all’altra più di una volta.
Mi venne da sorridere a quel pensiero e, quasi inconsapevolmente, mi lasciai andare un po’ più verso di lui, andando a sfiorare il suo petto con la mia schiena, presa dalla canzone; fu in quel momento che Yoongi passò entrambe le mani sul mio ventre e mi strinse maggiormente con gli avambracci.
Portai la testa indietro appoggiandomi del tutto a lui; Yoongi si sporse in avanti con il capo, poggiando una guancia alla mia, cominciando a guardarmi con la coda dell’occhio.
Yoongi spinse il bacino più contro di me e mi strinse nuovamente gli avambracci.
Trattenni a stento un sospiro.
La canzone Candy Shop faceva ancora da sottofondo, mentre noi continuavano a ballare lentamente, uno attaccato all’altra e pensai che mai canzone fu più azzeccata per quel momento.
Nonostante fossimo circondati da persone e rumori, mi sentivo come in una bolla.
Mi voltai con il viso verso il suo; nonostante non lo vedessi negli occhi, capii da un movimento con la testa che anche lui si era voltato maggiormente verso di me. Riuscii a vedergli le labbra: non erano più stese in un sorriso divertito, come prima; anzi, erano serie, socchiuse.
Yoongi, sempre fissandomi, mi prese una mano e se la portò lentamente dietro il collo, all’altezza della nuca. Me la sistemò di modo che le dita potessero intrecciarsi con i capelli. Poi mi tenne il polso, come ad assicurarsi che non togliessi la mano da lì.
Mi mordicchiai il labbro, mentre continuavo muovermi a tempo. Yoongi si attaccò più che poté a me. Mi mancò il respiro non appena sentii il ragazzo sospirare tra i denti e stringere appena la stoffa della mia tutina da sera, graffiandomi la pelle sotto.
Gli strinsi i capelli.
“Ti ho fatto male?” mi domandò nell’orecchio, a voce alta ma con un timbro particolarmente basso. Lo sentì allontanarsi per qualche secondo, per poi riavvicinarsi barcollando leggermente.
Feci segno di no con la testa, mentre lasciavo lentamente la presa dei capelli: adesso ero io ad avere paura di avergli fatto male.
Yoongi mi strinse il polso un po’ più forte, sussurrandomi all’orecchio: “Tira quanto vuoi”
Non riuscii a trattenere un mezzo sorriso.
Sentii le labbra del ragazzo spostarsi dall’orecchio fino al collo. Passò delicatamente le labbra lungo tutta la sua linea, fino a quando non si fermò nell’incavo. Ci lasciò un bacio sensuale: prima poggiò delicatamente le labbra, poi fece il gesto di scoccare un bacio, ma invece di farlo mordicchiò la pelle facendo, al tempo stesso, dei movimenti con la lingua.
Inspirai profondamente, cosa che non sfuggì al coreano.
“Come mai stasera così… così?” cercai di dire, nonostante l’imbarazzo mi stesse divorando.
In tutta risposta, Yoongi scoppiò a ridere barcollando nuovamente.
In quel momento capii che non ci sarebbe stata bisogno di una sua risposta.
“Non è chiaro?” mi domandò, mordendomi il lobo dell’orecchio. Poi si mise a ridere di nuovo.
“Sei ubriaco” dissi concisa. Ammetto che avrei preferito fosse sobrio, almeno ero sicura che fosse pienamente consapevole di quello che stava facendo.
“E ho una voglia matta di scoparti”
Mi bloccai.
“Cosa?”
Lui sembrò farsi particolarmente serio anche se faticava a stare fermo.
“Hai capito bene” disse appoggiando la sua guancia contro la mia “Voglio scoparti da morire. Da quando hai fatto coppia con me nelle prove di qualche settimana fa”
Ritornai, per qualche breve istante, nuovamente con il pensiero a quell’occasione.
Mi divincolai dalla sua presa e mi voltai verso di lui.
“Ascoltami bene” gli dissi “Posso anche dirti che mi fa piacere quello che hai detto, perché mi sento desiderata”
Lui si leccò le labbra soddisfatto, come se avesse fatto centro.
“Ma non sono una ragazza da una botta e via” gli spiegai “Mettitelo bene in testa"
 
 
 

ANGOLO AUTRICE
Ringrazio infinitamente HeavenIsInYourEyes per aver
recensito il mia storia.
Per tutti gli altri, spero vi stia prendendo e divertendo.
Alla prossima!
 
 
 
  
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