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Autore: Blackvirgo    01/10/2019    4 recensioni
Una passeggiata per le vie della città, il profumo delle caldarroste che sa un po' di autunno e un po' di casa.
***
Iniziativa: questa storia partecipa al #Writober2019 di Fanwriter.it
Prompt.01: Castagne
Numero parole: 770
Serie: Anteros.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Shingo Aoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Anteros'
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Iniziativa: questa storia partecipa al #Writober2019 di Fanwriter.it
Prompt.01: Castagne
Numero parole: 770
***

Il profumo dell'autunno

“Le castagne! Le castagne! Prendiamo le castagne!” Serena batté le mani, entusiasta. Aveva sentito il profumo inconfondibile di caldarroste e aveva chiuso gli occhi per assaporarlo nel profondo. Era arrivato l'autunno: il sole e il cielo azzurro di quel pomeriggio ottobrino sarebbero stati presto sostituiti dalla nebbia e dal freddo. Avrebbe tirato fuori il cappotto pesante dall'armadio assieme alle sue adorate sciarpe coloratissime formato mantello. Le giornate si sarebbero accorciate troppo per farci stare tutto quello che avrebbe voluto fare e forse sarebbe anche venuta la neve... ma intanto c'erano le caldarroste a bruciarle le dita e a scaldarle il cuore. Riaprì gli occhi e si diresse rapidamente verso l'angolo dove una vecchietta smuoveva le grosse castagne sulla piastra perché non si bruciassero.

“Buonasera!” attirò la sua attenzione Serena. “Me ne dà due, per favore?”

La vecchietta riempì due coni di carta e glieli diede in cambio della banconota che porgeva la ragazza.

“Grazie, arrivederci!”

“Arrivederci.”

Serena tornò indietro, ritrovando Shingo là dove l'aveva lasciato in mezzo al via vai di gente, che si guardava attorno cercandola con lo sguardo e, probabilmente, chiedendosi dove si fosse cacciata.

“Tieni,” disse lei, mettendogli in mano uno dei cartocci.

Lui la guardò interrogativo.

La piccola Hernandez prese una castagna, tolse la buccia, la spezzò e iniziò a soffiare sopra al vapore che emanava. Quindi se la infilò in bocca e la assaporò con espressione rapita, come se fosse la cosa più buona del mondo. Guardò di nuovo Shingo che non aveva smesso di fissarla: “Non ti piacciono?”

“Sì, certo...” mentì lui. Non poteva dirle che non aveva mai amato le castagne. Da piccolo era stato male dopo aver mangiato il Kuri Gohan che ogni anno, in autunno, suo padre si metteva a cucinare secondo la ricetta dei suoi avi – con grande rammarico di sua madre dato che al termine dell'operazione, in cucina, pareva fosse scoppiata una bomba – e non l'aveva mai più voluto assaggiare nulla che potesse ricordarglielo.

“Io le adoro!” Serena riprese a camminare, prendendo un'altra caldarrosta e sbucciandola. “Quando eravamo piccoli, il nonno le preparava nel camino. La nonna brontolava per tutto lo sporco che faceva, ma per noi era una festa.” La spezzò con i denti e la masticò lentamente. “Da grandi la magia si è un po' persa, il gusto no!” sorrise e mangiò anche l'altro pezzo.

Shingo deglutì l'imbarazzo: non voleva deluderla. Afferrò con sospetto il frutto tra le dita e se lo ficcò in bocca senza nessuna cautela. “Bucia!” sbuffò, spostandolo con la lingua da una guancia all'altra. “Bucia! Bucia!

Serena rise. “Guarda che vengono dal fuoco!”

Il giovane giapponese si costrinse a ingoiare il boccone ardente, mentre il fuoco gli scendeva fino allo stomaco. “Me ne sono accorto,” sfiatò con le lacrime agli occhi, di nuovo in grado di articolare le parole.

La ragazza guardò l'orologio. “Dobbiamo muoverci, Gino e Luca ci staranno già aspettando!”

Shingo annuì e riprese a camminare di fianco a lei. Abbassò gli occhi su quelle piccole bombe di fuoco che reggeva in mano e ne inspirò profondamente il profumo, proprio come prima aveva fatto Serena. Era dolce e sapeva di casa, di risate, di famiglia. Sentiva in sottofondo la voce della ragazza raccontargli qualche aneddoto della sua infanzia, ma non riusciva seguire il discorso, perso com'era nei propri pensieri, nei propri ricordi di cene in famiglia con i genitori, la sorella, i nonni e gli zii. Le aveva odiate allora, e anche ora che tornava a casa una volta all'anno non smaniava per quei ritrovi familiari che i suoi si premuravano sempre di organizzare. Così puoi salutare tutti, gli dicevano giulivi. Forse quel profumo aveva davvero qualcosa di speciale se era capace di tingergli quei ricordi di nostalgia. Camminò a testa bassa, un sorriso a piegargli le labbra. E – sbam! – un dolore acuto alla fronte. Alzò il viso, pronto a chiedere scusa al palo del cartello stradale contro cui era finito.

“Ti sei fatto male?” gli chiese Serena, trattenendo a stento una risata.

“Stavo meglio prima.” Shingo si massaggiò la fronte dolente.

“Che combini?”

“Ero distratto.”

Serena sorrise. Buttò il cartoccio pieno di bucce nel cestino, quindi lo tirò appena per una manica. “Andiamo?”
Shingo annuì. Ormai le castagne avevano smesso di scottare. Ne prese una e la scrutò guardingo: se il profumo è così buono, tu non puoi essere cattiva, no? Se la portò alle labbra, la masticò lentamente e la deglutì. Era dolce e pastosa. Non sei male, dovette ammettere. Forse avrebbe dovuto dare una seconda possibilità anche al Kuri Gohan di suo padre.

***
 

Black notes:

  • Kuri Gohan: riso di castagne, pare sia un piatto tipico giapponse;

  • e niente... riproviamoci anche quest'anno con il Writober... tanto a mollare faccio sempre in tempo! Al solito, dati i ritmi serrati di scrittura e pubblicazione, sono senza betaggio...

  • se siete arrivati fin qua senza aver letto altre mie fic, Serena Hernandez è un mio OC ossia la sorella minore di Gino Hernandez.

   
 
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