Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Nymeria87    02/10/2019    2 recensioni
la mia prima Jonsa con tutto il cuore...
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[dal testo] scese da cavallo continuando a cercare tra la piccola folla che si stava radunando attorno a loro…
ancora niente…ma dove poteva essere, a chi poteva chiedere…
cautamente, senza smettere di studiare ogni singola persona, si girò ancora una volta, 
e li, sul parapetto che si stagliava di fronte a lei, infine lo vide!
[...]erano loro due, il centro del mondo erano loro due,
ad ogni passo Jon realizzava davvero chi aveva di fronte,
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riparto dalla 6x4 per ricostruire il loro percorso insieme, interpretando il non detto che traspare incontrollabile dall'alchimia del loro rapporto.
primissima fanfic, spero piaccia!
La ff si conclude con Winds of Winter, seguiranno altre 2 ff che andranno a percorrere gli eventi della settima e dell'ottava stagione.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Piano, lentamente iniziava a riprendere coscienza dei suoi arti, dei suoi piedi piantati a terra, della schiena appoggiata alla sedia; le dita della mano, intirizzite in un formicolio fastidioso, si stavano risvegliando ed iniziò a muoverle fin quando non comprese di essere legato per i polsi. Cercò di respirare ma il petto a sua volta era chiuso in una morsa di corde e al posto del respiro uscì solo a tossire sommesso; anche le gambe erano legate, cercò quindi di capire dove si trovava e con uno sforzo immane iniziò ad aprire le palpebre riacquistando la vista a poco a poco.
Si, corde.
Alzò il mento per osservare il luogo, ma quello che incontrò furono due occhi diamante che lo scrutavano immobili, privi di qualunque espressione.
Eccoti dunque.
“Ah…Sansa” pronunciò, mentre un sorriso sbeffeggiante gli comparve nuovamente sul viso imbrattato del suo stesso sangue “hello, Sansa”.
Il viso impassibile di lei non si espose alle sue sottili angherie neanche per un momento, Sansa rimase semplicemente in silenzio ad osservare.

Ramsay ispezionò con gli occhi il luogo in cui era stato portato:
“Dunque è qui che dovrò stare ora?”
Solo il silenzio accolse le sue parole.
Gli occhi di Sansa continuavano a soppesare il suo sposo, quasi con curiosità, mentre le luci che si sprigionavano danzanti dalle torce arroccate sui muri la illuminavano, rendendole visibile solo metà dell’ovale viso, dando la parvenza che i suoi stessi capelli fossero irradiati da lingue di fuoco.

Ramsay fece i conti con la realtà che lo attendeva e quasi dispiaciuto chiuse gli occhi sospirando la risposta che si aspettava da lei: “No”.
Tornò a guardarla con sfida, mento alto e per coinvolgerla in una replica continuò il suo monologo: “il nostro tempo insieme sta per finire”.
Gli occhi di Sansa continuavano a scrutarlo silenti, il pelo di pelliccia ad incorniciarle il volto d’avorio adombrato per metà da un’oscurità impenetrabile.
“va bene così” continuò imperterrito Ramsay, “tu non puoi uccidermi, sono parte di te ora”.


Boria.
Eccola la maledizione, ecco il veleno, ecco l’arroganza.
Hai vissuto sempre in funzione di appropriarti di ciò che non era tuo diritto avere, infliggere sofferenze agli altri sembrava darti potere su di loro quando in realtà ti serviva solo per celare le tue insicurezze distruttive.
“le tue parole svaniranno, la tua casata svanirà, il tuo nome svanirà, qualunque ricordo di te svanirà” pronunciò lei con voce apatica così in contrasto col suo sguardo, tanto feroce da illuminare le tenebre, mentre poneva Ramsay di fronte all’inevitabile e amara verità.

Un profondo e basso ringhiare fece voltare il viso di lord Bolton verso destra, Sansa non volle perdersi un secondo di quel loro agognato ritrovarsi; come si sarebbe sentito lui quando avesse realizzato cosa stava per accadere?

Ramsay deglutì consapevole, mentre un altro ringhio lo fece voltare verso sinistra questa volta, tanto da vedere uno dei suoi mastini scivolare sulle zampe di velluto dalla cella lasciata semi aperta; ogni mastino che si avvicinava ne richiamava un altro che arrivava quasi scodinzolando ad avvicinarsi al padrone legato al centro della segreta.

Feroce di rabbia per la paura che iniziava a farsi strada dentro di lui, Ramsay si rivolse nuovamente a Sansa, immobile come una statua intenta a fissarlo:
“i miei mastini non mi farebbero mai del male!”.
“Non li hai nutriti per sette giorni, l’hai detto tu stesso” rispose lei con tono remissivo, godendosi quello sguardo, fissandosi nella mente quell’attimo di vendetta.
Ramsay deglutì cercando di aggrapparsi alla sua solita spavalderia: “sono bestie fedeli!”
“lo erano” rispose prontamente Sansa, “ora sono affamate” concluse pacata.

La percezione della realtà di quelle parole congelarono ogni parte di Ramsay, i suoi occhi, le sue membra, il suo cuore, i suoi respiri; poi un ringhio sommesso lo fece voltare ancora: i mastini circospetti continuavano ad avvicinarsi girandogli attorno, i loro respiri pesanti assieme ai loro passi sul pagliericcio del pavimento erano l’unico suono che pervadeva le segrete di Grande Inverno.

Gli occhi di Ramsay seguirono l’andamento del più grosso, così come quelli di Sansa che rilassò le labbra assaporando il momento, quando il cane mise le zampe sulle ginocchia del padrone avvicinandosi per fiutarlo.

Uccidere è la cosa più dolce che ci sia – le aveva detto una volta il Mastino; curioso che proprio dei mastini avrebbero ucciso per sua vendetta.
 

“Seduto” ringhiò Ramsay, ormai muso a muso col cane “a cuccia!”.
Sansa riusciva quasi a percepire sulla sua stessa pelle il terrore che il suo sposo cercava di dominare mentre l’adrenalina gli scorreva attraverso ogni qual volta gli ordini imposti venivano prontamente ignorati.
“A cuccia!” tentò nuovamente lord Bolton quando il cane prese a leccargli il viso assaporando il sapore del suo sangue.
“Seduto! STA GIÚ!”.

Ci fu un attimo, il cane allontanò il muso dal viso semi voltato del padrone, quasi a soppesarlo, guardandolo con quegli occhi pieni e privi di luce.
E poi fu l’attacco, veloce, immediato alla mascella, e l’urlo di Ramsay risuonò per tutta le profondità delle segrete, mentre Sansa ancora guardava; si ritrasse un poco a quella visione ma poi fu magnetizzata dalla brutalità dell’assalto quando anche gli altri mastini si unirono al banchetto.

Latrati e grida e mascelle che addentavano e dilaniavano e Sansa non riuscì a ritrarsi, continuò a guardare mentre il sangue scorreva, mentre la gola del suo sposo veniva squarciata e solo quando gli urli cessarono decise di lasciare i cani al loro svago, voltandosi a dare le spalle una volta per tutte a quell’uomo che non era più nulla.

 

Eccomi padre,
ho decretato la morte di un uomo e ho calato io stessa la spada del giudizio come mi hai insegnato tu, mi assumo le responsabilità di questa vita estirpata.
La vendetta è stato il movente, 
per vendicare me stessa,
per vendicare Rickon e Jon e Theon e chiunque altro abbia sofferto a causa sua.

 Ora sono libera di gioire nell’oscurità della notte di ogni suo urlo!

 

   
 
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