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Autore: Zena    02/10/2019    3 recensioni
#Writober2019 (Fanwriter.it) | 500 parole | 02 ottobre: “bacio”.
 
Li osservava da lontano, isolata in un tavolo della Biblioteca, nascosta dagli scaffali e dai tomi giganti che stava provando a studiare. Non s’era accorta di avere ancora la piuma in mano, lo sguardo immobile sulla testa ramata dell’amico, lo stomaco in subbuglio, lo sguardo offuscato.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Lavanda Brown, Ron Weasley | Coppie: Lavanda/Ron, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Era bella.
Era molto bella, nonostante i capelli scarmigliati e l’atteggiamento svampito. Lavanda si muoveva attorno al ragazzo come un’ape attratta dai colori accesi di una sulla, vezzeggiandolo – o per meglio dire torturandolo – in ogni modo a lei possibile: gli sfiorava i capelli, gli stuzzicava le guance, rideva a ogni sua singola, stupida battuta, e annuiva senza davvero dar retta alle parole del suo fidanzato. Sentiva, ma non ascoltava. Se fosse stata al suo posto, Hermione avrebbe saputo come rispondere per scatenare il sincero interesse di Ron. Sapeva come farlo ridere, come provocarlo, come calmarlo. Conosceva a memoria ogni suo singolo difetto e aveva imparato ad accettarli tutti, uno a uno, nonostante questo, spesso e volentieri, significava dover mettere da parte il proprio orgoglio. Avrebbe potuto nominare ogni sua preferenza, dalla più importante alla meno significante, e le era capitato di condividere con lui dubbi, perplessità e timori. Era capace di leggere in lui i desideri, le ambizioni, le aspettative.
Ma Hermione non era bella come Lavanda. Aveva gli occhi troppo grandi. I ricci troppo crespi. Il cuore fuori posto. Non si perdeva in inutili elogi e adulazioni: diceva sempre ciò che pensava. Arrivò a convincersi che il Grifondoro stesse cercando di ingigantire invano il proprio ego, accettando accanto a sé una persona più stupida di lui. Sapeva che era un pensiero cattivo, lontano da ogni suo credo femminista; eppure non riusciva a perdonargli la scelta che aveva fatto, quanto lontano l’avesse cacciata pur di avvicinarsi a una ragazza del genere.
Li osservava da lontano, isolata in un tavolo della Biblioteca, nascosta dagli scaffali e dai tomi giganti che stava provando a studiare. Non s’era accorta di avere ancora la piuma in mano, lo sguardo immobile sulla testa ramata dell’amico, lo stomaco in subbuglio, lo sguardo offuscato. Sperava che qualcuno li riprendesse da un momento all’altro, che ricordasse loro che era semplicemente disgustoso stare così vicini in pubblico. Come se le avesse letto nel pensiero, Lavanda si permise d’impossessarsi delle labbra di Ron, incurante dell’ambiente circostante. Hermione arrossì – forse per pudore o per rabbia – e sviò lo sguardo, la piuma che teneva in mano ormai inevitabilmente spezzata tra le sue dita ora intenta a gracchiare contro la pergamena che stava usando per gli ultimi calcoli di Aritmanzia. Tremava, i pugni talmente stretti da schiarire le nocche, la gola secca e l’indignazione che si faceva spazio dentro di lei con lo stesso viscidume di un serpente, senza riuscire a impedirsi di tornare a osservarli, di tanto in tanto, per naturale masochismo o per forte invidia, il cuore pesante e affannato come non l’aveva mai percepito prima.
Non è il mio ragazzo, si ricordò, recuperando a fatica un libro dalla colonna di volumi che aveva raggruppato attorno a sé. Doveva tornare a studiare. Leggeva, ma non comprendeva. Aveva perso tutta la sua concentrazione. Ha il diritto di baciare chi vuole, rincarò, rimandando indietro le lacrime.
Avrebbe solo voluto che fosse lei, per una volta, a ricevere quel bacio.

 

  
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