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Autore: Tatystories    03/10/2019    0 recensioni
Maya è una ragazza come tante che però deve fare i conti con una sedia a rotelle, con un vicino fastidioso e con una realtà celata nella sua memoria che si ripete fin dai tempi più antichi e che prevede la lotta del bene contro del male, di Madre Natura contro Caos e di cinque Elementi contro forze oscure e diaboliche. Passione, magia e mistero...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fiducia e potere (Maya p.o.v.)
Devo convincere Lukas ad accettare Nike. Se continua ad approcciarsi a lui con ostilità e disprezzo lo allontanerà e io non voglio. Nessuno mi porterà via di nuovo Etere, nessuno potrà allontanarci, ora che l’ho ritrovato staremo insieme per sempre. Il nostro legame va oltre il fatto di essere stati plasmati entrambi da Madre Natura come per gli altri Elements, lui ha offerto la sua vita per salvare la mia, gli sarò debitrice per sempre. Devo chiarire tutto e subito.
  • Usciamo subito da qui.
Poi con tono più morbido saluto Nike e gli prometto che ritornerò prima possibile per parlare della missione.
Con poco garbo, ma non posso fare diversamente, trascino Lukas fuori dallo studio. Non voglio che Nike assista alla nostra conversazione, non sono certa di quello che potrebbe dire Fuoco e non ho nessuna intenzione di far sentire Etere un intruso. Decido di dirigermi verso il bosco, avevo già intenzione di tornarci per verificare se ci fossero altri Predonum, sebbene sia loro abitudine manifestarsi di notte con l’oscurità a nasconderli. Talvolta però alcuni esemplari, che chiamiamo Sentinelle, escono durante il giorno per controllare la situazione e per decidere dove attaccare appena sopraggiunge l’oscurità. Si muovono singolarmente, ma sono letali perché si mimetizzano con l’ambiente e per percepire la loro presenza è necessario essere concentrati e presenti. È ovvio che hanno preso di mira Viterbo e i suoi abitanti. I primi segnali sono stati i piccoli terremoti dei mesi scorsi e i violenti nubifragi che hanno investito questa zona. Ieri sera abbiamo scoperto che la breccia è probabilmente in un punto lungo il corso del fiume. La scia magica che ho lanciato per proteggere Fuoco era diretta da quella parte e Fuoco stesso ha confermato che gli sbuffi di magia si dilungavano nel fiume.
Questa notte torneremo certamente e questa volta con noi ci sarà anche Etere e Fuoco deve convincersi che è la scelta giusta. Deve anche capire che dobbiamo proteggerlo, non voglio che corra pericoli. Etere è uno di noi, ma non è cresciuto imparando a combattere contro i Predomun e il loro potere devastante. Non voglio sottovalutare i suoi poteri e nemmeno trattarlo come un’incapace, ma la sua sicurezza è la mia priorità. Ieri notte ha dimostrato di saper affrontare i pericoli, mi ha salvato la vita e forse ha salvato anche quella di Fuoco. Non conosciamo ancora i suoi poteri e non c’è stato tempo per parlarne dal momento che Lukas sia ieri sera che oggi non ha fatto altro che aggredirlo. Lo scopo della mia visita di oggi era proprio scoprire tutto di lui, della sua vita, deli suoi poteri, della sua storia. Ho così tante domande, così tante curiosità, ma non con Fuoco che trasuda diffidenza e arroganza da ogni poro.
  • Torniamo nella foresta. Voglio verificare se ci sono tracce che abbiamo trascurato ieri notte.
Arrossisco immediatamente e sebbene Lukas sia dietro di me sento il calore delle sue iridi puntate sulla mia schiena che mi ricordano quanto meraviglioso sia stare tra le sue braccia… e pericoloso. Sto cercando di non pensare a tutti i ricordi che mi hanno investito, al loro significato profondo e il ritorno di Etere mi aiuta, ma non posso dimenticare cosa provo quando sto tra le sue braccia e nemmeno posso ignorare il cuore che accelera ogni volta che mi sfiora con lo sguardo. Ma è tutto sbagliato, è un amore dannato e senza pace. I miei ricordi parlano chiaro, da sempre manovro Fuoco per soddisfare i miei bisogni carnali, da sempre lo prediligo a qualunque cosa e a chiunque, anche al bene degli esseri umani e questo fa di me un essere senza pietà e senza umanità. Non voglio più essere quella Terra, non voglio più pensare solo a me stessa e non voglio che lui mi desideri solo perché lo ha sempre fatto. Io sono Maya e non “quella” Terra e da questo momento cambierà tutto.
  • Maya non è il caso che torniamo ora, sai che le Sentinelle sono tra i più infidi dei Predonum. Non si vedono e non si sentono e sono letali. È necessaria tutta la nostra concentrazione per affrontarle. Al contrario tu sei nervosa e io irritato dalla consapevolezza che niente ti tratterrà dal garantire Etere tutta la tua fiducia sebbene fino ad ora non abbia fatto altro che mentirci.
Procedo spedita, ignorando le sue lamentele, ma il sangue mi ribolle nelle vene. Mi ripete senza sosta che non devo fidarmi di Etere, che non sappiamo nulla di lui, che ci ha mentito fin dall’inizio e che non merita credito. Mi volto, decisa a ribattere alle sue affermazioni, ma mi blocco di colpo. Fuoco è immobile e fissa un punto dietro le mie spalle, qualcosa che ovviamente non ho visto, ma che ha completamente catturato la sua attenzione. I suoi occhi stanno mutando, il color nocciola si accende sempre di più fino a diventare rosso rubino.
  • Non muoverti.
Me lo sussurra a denti stretti e proprio non capisco cosa lo spaventi tanto. Poi è questione di un attimo, un artiglio enorme e velenoso mi passa accanto all’orecchio destro e prosegue verso Fuoco che ha allungato le braccia verso il suolo con i palmi ben aperti. Come una calamita attirano energia dalla profondità della terra e la scagliano contro il proprietario degli artigli. È un Predonum, o meglio una Sentinella, ne sono certa, nessuna creatura possiede artigli così affilati e disgustosi. Il veleno cola dagli artigli, è la magia oscura di Caos che riesce a trasmettergli dalla breccia e che diffondendosi sulla Terra potrebbe distruggere l’umanità intera. Non ho il tempo di far nulla e sebbene le fiamme lanciate da Fuoco l’hanno colpito e ucciso, la Sentinella ha avuto il tempo per ferirlo scavandogli un solco sul petto, appena sotto la clavicola, così profondo da mostrare il fascio di muscoli e così infetto da renderlo mortale. Le spore che generano dalle ali fanno impazzire la mente umana, mentre il loro veleno uccide in pochi attimi. Noi abbiamo una resistenza maggiore rispetto al genere umano, ma è mortale anche per gli Elements perché per la maggior parte siamo fatti della stessa sostanza dell’uomo. Ricordo solo un episodio in cui uno di noi è stato ferito e infettato dal loro veleno. Durante la battaglia primordiale fui infettata io stessa e ci pensò Madre Natura a salvarmi, lo fece solo per non perdere un altro dei suoi Elements, aveva appena perso Etere. Dopo quella volta ci spiegò che mai più sarebbe intervenuta in una battaglia contro Caos, sarebbe stato nostro dovere proteggere il pianeta Terra ed evitare che un Predonum ferisse uno di noi. Stabilì una legge suprema, inviolabile, la sua neutralità come essere fecondo e la vulnerabilità di ogni suo cavaliere. La nostra unione e coesione ci ha permesso di proteggerci l’un l’altro, l’allerta e la precisione hanno comandato le nostre missioni e la temperanza e la fedeltà alla causa ci hanno salvato la vita molte volte. Ho fallito, ho perso la concentrazione e Fuoco è stato ferito e ora morirà per colpa mia.
Mi volto e mi assicuro che non ci siano altre bestie, poi mi lancio su Lukas. Mi levo la maglietta e tampono la ferita spingendo per fermare l’emorragia. Lukas è caduto a terra appena dopo aver annientato il suo rivale.
  • Terra puoi farcela…
La voce di Fuoco è appena percettibile e le sue iridi sbiadiscono velocemente. Sono così abituata a vedere i suoi occhi infuocati che rimango stordita da questo nuovo Fuoco così indifeso.
  • Terra, ti prego, sbrigati… sento che non resisterò ancora a lungo
  • Ma cosa devo fare? Solo Madre Natura ha guarito una ferita come questa. Io non sono in grado…
  • Puoi… le tue gambe… puoi…
So cosa devo fare, spero solo di farcela. Sento che in questa nuova vita sono meno potente o comunque meno abile a gestire il mio potere. L’ho dimostrato non sapendo come controllare il Nuclei Spiralis o non riconoscendo Etere nella sua forma terrena, l’ho dimostrato mettendoci un anno per guarire le mie gambe e dovendo sempre usare la forza di Fuoco per trovare la mia stessa forza. Capisco solo ora che sarei potuta uscire con le mie gambe dalla sala operatoria, Madre Natura ha provato a farmelo capire con mille segnali, ma ero cieca. Non ero ancora pronta a tornare ad essere un Elements e la sedia a rotelle era un ottimo alibi. Oggi non posso sbagliare.
Gli sussurro nell’orecchio di resistere, non lo lascerò morire, dovessi usare ogni briciolo di energia di questo pianeta. Mi blocco e riconosco la vecchia Terra, quella che ha lasciato l’umanità in balia degli effetti dei Predonum. Se vogli essere diversa è arrivato il momento di dimostrarlo. Questo non significa che abbandonerò Fuoco, ma che non userò l’energia che mi circonda per salvarlo, ma quella dentro di me, foss’anche che non ne rimanga per me stessa.
Fuoco è accasciato al suolo, lo aiuto a sdraiarsi e allargo le sue braccia e le sue gambe quel tanto per poterlo contenere in un ovale immaginario che materializzo nella mia mente. Si lamenta per il dolore che gli provoca questa posizione, cerco di rassicurarlo che si tratta di pochi attimi e poi starà bene.
  • Ti salverò Fuoco e senza togliere energia al mio elemento.
Fuoco sbarra gli occhi in un ultimo attimo di lucidità, cercando di sollevarsi sui gomiti, rantola:
  • Cosa vuoi fare? Prendi l’energia che ti serve dal tuo elemento, tu sei Terra. Sei nata con questo scopo.
  • No, io sono Maya e ti salverò lo stesso.
Mi posiziono appena fuori dall’ovale illusorio che avvolge Fuoco, in posizione laterale rispetto a lui che ora vede il mio profilo destro e allargo le gambe ben tese quanto basta per sentirmi ancorata al terreno. Le scarpe sono sparite e le dita dei miei piedi fanno presa con il terreno. Le braccia si aprono e si sollevano disegnando un cerchio di luce perfetto intorno al mio busto e unendosi sopra la mia testa. Palmo contro palmo. Le braccia sono rigide e la testa è reclinata all’indietro in modo tale che i miei occhi possano vedere le mani e concentrarsi su di esse. Ruoto i piedi di novanta gradi verso destra fissando nuovamente a terra un dito alla volta finché non sono certa di essere forte e salda. Piego il ginocchio destro creando un angolo retto e sollevo leggermente il piede sinistro per aiutarmi a stare in equilibrio. Tutti i muscoli sono tesi, così le cosce come i polpacci, ma anche gli addominali e le spalle, l’ombelico è ritratto verso la colonna che è dritta e in potenza. Il mio sguardo torna alle mani, che sono sempre saldamente unite tra di loro e noto che il fascio di luce è sempre più luminoso, sento che proviene dal mio “io” interiore, percepisco sia la forza che mi pervade, ma anche un senso di svuotamento che sopraggiunge piano piano. Porto le mani al petto senza mai staccarle e infino le allargo una indietro e una davanti in direzione di Lukas, perfettamente parallela alla mia coscia. Il fascio di luce crea un arco che mi sovrasta, ma quando chiudo gli occhi si dirige interamente verso Fuoco e lo colpisce laddove è ferito. Poi crollo.
 “Sono sola, in un luogo che non conosco. È buio e fa freddo, molto freddo. Io sono nuda, fatta eccezione per un foulard di seta rosso che mi avvolgo meglio che riesco, non tanto per coprire il mio corpo, ma per trovare un po’ di conforto nel calore della seta e nella fragranza che lo permea. Riconosco il profumo, è legno e agrumi, forse bergamotto. È Lukas. Mi guardo intorno, non vedo nulla, solo le impronte dei miei passi che sono iridescenti e un’altra serie di impronte più grandi anch’esse illuminate. Non so cosa fare, decido di seguire quella scia luminosa, non ho paura, ma ho la certezza che qualcosa sta per accadere. Una folata improvvisa mi strappa la sciarpa e mi lascia indifesa, ho più paura di aver perduto quell’oggetto insulso piuttosto che di tutto il resto. Lo stesso vento che mi ha rubato il riparo mi avvolge, è freddo e mi solletica il mento, mi sfiora il seno, mi passa tra le gambe fino ad avvolgermi polpacci e piedi. Mi rendo conto che è molto più di semplice aria. I capezzoli diventano turgidi e un languore pervade la mia intimità fino a farmi ansimare. Il vento si raduna creando un vortice che prende le sembianze di … Etere. Gli corro incontro, sono felice sia in questo luogo con me, una figura famigliare in mezzo a questo nulla pieno di buio e paura. Lo abbraccio e lui ricambia, è… strano, freddo e rigido. Il suo abbraccio diventa sempre più intenso, massiccio, potente, a tratti prepotente…
  • Etere, mi fai male!
Cerco di divincolarmi, ma la sua presa è granitica e stringe sempre di più. Sento i polmoni cercare spazio all’interno del torace e non trovarlo, poi una costola si rompe, il rumore è secco e spaventoso e il dolore immediato e acuto.
  • Basta, fermati!
Cerco il mio potere, ma non c’è. Non c’è nulla né dentro né fuori dal mio corpo. Non c’è il mio “io” e nemmeno una forma di vita alla quale attingere. Sono indifesa tra le braccia di Etere, un luogo dove dovrei sentirmi protetta e al sicuro, invece sto morendo. Perché? Perché non mi libera?
Con la coda degli occhi che pian piano si stanno chiudendo in un sonno eterno vedo un barlume di colore, è il foulard che vola sereno e incosciente della mia sorte. Vortica, poi si ferma e rimane sospeso fluttuando lieve, infine prende le sembianze di un sentiero infuocato. La morsa di Etere si allenta, riesco a prendere una piccolissima boccata d’aria, ma i miei polmoni non sono ancora soddisfatti e soprattutto non sono ancora libera. Il fuoco di seta si avvicina e man mano diventa sempre più potente e la presa di Etere più lenta, ma ormai sono senza forze.”
  • Maya respira! Forza respira!
Chi parla? Non capisco, sono troppo concentrata su me stessa e sui miei ultimi istanti di vita. Sento il petto infiammare e qualcosa colpirlo ripetutamente, ma non percepisco più il mio cuore che ha lanciato il suo ultimo battito. Sono stanca e le braccia di Etere sono così forti che decido di arrendermi e lasciare che mi avvolga definitivamente. Forse è così che doveva andare, forse devo dargli la mia vita per riscattare il suo sacrificio, ma un calore inaspettato mi avvolge e una voce famigliare mi sprona ad aprire gli occhi.
  • Maya, apri gli occhi e respira. Adesso!
Mi accorgo solo ora che ho le palpebre abbassate, credevo di essere vigile, ma in realtà ero in uno stato vegetativo, quasi incosciente. Mi sforzo di seguire le indicazioni e apro gli occhi. A pochi centimetri dal mio viso c’è quello di Lukas, sempre bellissimo e sempre ardente, come ardente è la passione che mi travolge quando le sue labbra si abbassano e cominciano a baciarmi la fronte, gli occhi, la gola senza mai smettere di ripetere:
  • Respira, respira, respira, respira…
Soffoco, non trovo l’aria, brucia la gola e più giù: sono i polmoni. Bocca e naso sono sigillati. Mi divincolo, ma è solo un movimento interno perché so di essere immobile e so che sto morendo. Non trovo l’aria, non trovo l’aria, non trovo l’aria…
  • Maya apri quella dannata bocca e respira!
Separo le labbra e finalmente respiro. Mi appare l’immagine di un bambino che per la prima volta sfida il mondo con il suo primo vagito e percepisco che ha provato esattamente questa stessa sensazione di pienezza e soddisfazione. Il mio corpo ricomincia a pompare sangue e il cervello esce da quel torpore sonnolento che mi aveva invaso. La pelle baciata da Lukas formicola e i capezzoli sono turgidi e reattivi. Faccio un altro respiro, ancora più pieno e profondo, l’ossigeno raggiunge anche gli angoli più remoti e tutto torna a vivere. Mi passo delicatamente la lingua sulle labbra, sono ruvide e disidratate. Lukas lo nota perché sebbene non abbia ancora smesso di baciarmi, non mi perde di vista. Il gesto innocuo, ma forse non così tanto, lo incendia ulteriormente e oltre alle sue morbide e vellutate labbra, anche le sue mani percorrono il mio corpo vivo e languido. Lo afferro per le spalle e lo tiro con forza per poter godere del suo sapore che non mi delude mai. È fresco e buono e dolce, ma allo stesso tempo stuzzicante e appetitoso e presagio di momenti di piacere. È così che lo ricordo Fuoco, è così che da sempre lo desidero ed è così che lo avrò anche in questo momento. Terra ha sempre tutto quello che vuole.
  • Fermo!
Non devo, non posso e non voglio. Si che voglio, ma non è giusto. Per tutta la mia esistenza ho attirato Fuoco a me come il fuoco attira la falena e nello stesso modo l’ho bruciato, impedendogli di essere libero di scegliere e soprattutto lasciando l’umanità in balia delle conseguenze delle spore velenose dei Predonum. Lo allontano con lo stesso vigore con il quale poco prima l’ho avvicinato e cerco di sollevarmi per andarmene. Voglio fare la cosa giusta, ma questo non significa che sia facile. Poi rammento che Fuoco è stato ferito dagli artigli velenosi di una sentinella e cerco con lo sguardo lo squarcio sulla spalla. La maglietta è lacerata e tinta di color petrolio, lo stesso colore del veleno, ma non mi sembra di scorgere ferite o lacerazioni sulla pelle e se il suo ardore è sintomo di benessere Fuoco sta decisamente benone.
  • Sei vivo? Il Predonum… ti ha ferito…
  • Mi hai salvato, non so cosa tu abbia fatto esattamente, ma nell’attimo esatto in cui sono stato colpito dal fascio di luce la ferita è sparita e io sono tornato sano come un pesce, ma tu sei svenuta o almeno questo ho pensato. Ad un certo punto mi sono reso conto che non respiravi e mi sono spaventato. Avevi gli occhi chiusi ma potevo vedere sotto le palpebre le iridi che si muovevano convulsamente. Sembravi spaventata e ad ogni istante che passava diventavi sempre più rigida. Ero certo fossi viva, ma non riuscivo a svegliarti in nessun modo e tu non riuscivi a respirare sebbene nulla lo impedisse.
  • Non potevo, mi stava soffocando?
La reazione è immediata e furiosa.
  • Chi ti stava soffocando?
Non posso rivelargli che nel mio incubo era Etere il cattivo. La sua ostilità aumenterebbe e io non voglio che accada. Quasi certamente la mia mente sotto pressione ha scelto Etere solo per colpa di tutte le bugie che Fuoco ha continuato a ripetermi. Non possiamo fidarci, ci ha sempre mentito, non sappiamo chi sia davvero, dove è cresciuto, perché è tornato solo ora, bla… bla… bla. Mento e non me ne vergogno.
  • Non lo so. Non vedevo niente e non ho riconosciuto nessuno che conosca. Comunque adesso sto bene e voglio tornare a casa.
  • Maya, sei già a casa…
Mi guardo intorno e mi accorgo di essere nella mia stanza. Tende rosa confetto che non ho mai sopportato, ma che nonna Pina mi ha regalato con orgoglio quando sono diventata signorina, il mio pouf verde dei pensieri positivi e la pila di libri sparpagliati in disordine sul tappeto.
  • Ma quanto tempo sono stata priva di sensi?
Mi pare siano passati pochi secondi da quando ho creato il fascio di luce, ma non può essere possibile che in un lasso di tempo così breve sia riuscito a trasportarmi fino a casa.
  • Un’ora circa. Volevo portarti da Madre Natura, ma sebbene fossi in uno stato incosciente, il cuore pulsava e respiravi normalmente. Almeno all’inizio. Ho quindi deciso di portarti fino a qui nella speranza di non trovare i tuoi genitori. Per fortuna ho trovato le chiavi nella tasca dei tuoi pantaloni che stranamente non si sono trasformati in briciole come al solito quando usi i tuoi poteri. Ad un certo punto hai smesso di respirare senza una ragione apparente e non sapevo cosa fare. Piano piano vedevo che la situazione peggiorava e per qualche attimo ho pensato che tu fossi morta. Poi ho capito cosa dovevo fare, come se qualcuno o qualcosa me lo avesse suggerito. Avevi bisogno di ritrovare la strada di casa e ho cominciato a tracciare dei baci di fuoco sulla tua pelle. A quel punto hai spalancato gli occhi, ma ancora non respiravi. Il resto lo conosci.
Non capisco come riesca ad essere sempre così freddo e distaccato dopo avermi baciata in quel modo. Sulle mie guance è già divampato un incendio e sto guardando a destra e sinistra pur di non incrociare il suo sguardo. Sono spudorata e prevedibile, sono quella che si sveglia solo quando i suoi sensi vengono stimolati, quella che pensa sempre che Lukas la desideri, in realtà è solo Fuoco che fa il suo dovere.
  • Maya smettila di darti colpe che non hai!
  • E tu come fai a sapere quello che sto pensando…
  • Non lo so. Ho la stessa sensazione di prima. Percepisco che ti senti in colpa per il tuo lato carnale. Devi sempre ricordarti che tu sei Terra, è la tua natura essere passionale e viscerale. Sei la più umana tra noi Elements e l’unica che attinge la sua forza da forme di vita e non da elementi inanimati come il fuoco o l’acqua o l’aria. Tu trai il tuo potere dal suolo dove vivono piante, animali e gli uomini ai quali assomigli sempre di più.
La psicanalisi è perfetta. Ha centrato in pieno il problema e gli ha anche dato una giusta soluzione: l’accettazione della mia origine. Peccato che io non voglia vivere in balia dei miei impulsi, non voglio essere carnale o passionale o viscerale come mi ha descritto, non voglio che Fuoco mi voglia solo perché è sempre stato così. Tutto al contrario, voglio essere padrona di me stessa e delle mie azioni, voglio raccogliere energia da me stessa, dal mio “io” profondo, dalla mia essenza e pare proprio che questa volta ci sia riuscita. Anche se mi è quasi costato la vita.
Cerco di sollevarmi, questa conversazione sta diventando troppo impegnativa e privata. Sono debole e mi accorgo che devo scegliere un’altra ritirata.
  • Ora è meglio se te ne vai. I miei genitori arriveranno da un momento ad un altro.
  • Non mi muovo fino a quando non sarò certo che tu stia bene. Se i quasi morta.
Chissà se il suo interessamento è rivolto a Terra o a Maya. Questo binomio comincia ad irritarmi e soprattutto mi irrita non capire chi sono davvero tra le due.
  • Sto benissimo. Devi capire che ho usato tutte le mie energie per salvarti…
  • Cosa vuol dire che hai usato le tue energie? Non ti sei collegata con il tuo elemento?
  • Non proprio, sto cercando di usare il mio potere in modo diverso, così facendo lo controllo meglio e non divento il burattino di me stessa.
  • E quale energia utilizzi?
  • La mia interiore.
  • Devi parlarne con Madre Natura. Sei stata forgiata per unirti al tuo elemento, non per consumare te stessa.
Sono terribilmente irritata, ho provato ad aprirmi un poco con Fuoco per fargli capire che sto cercando di cambiare, ma non capisce.
  • Non c’è nulla da dire, so chi sono e chi voglio essere.
  • C’è qualcosa di strano nel tuo tono e nelle tue azioni. Stai cambiando e non capisco il motivo. Su sei Terra e sei perfetta così come sei!
  • No, io non lo sono - Vorrei urlarlo, ma invece taccio.
Mi volto dandogli le spalle, sperando che capisca che non è più il benvenuto. Mi avrà anche salvato la vita, ma non vuole niente da me se non la collaborazione per distruggere i Predonum e sconfiggere Caos. Non mi ascolta e nemmeno ci prova.
  • Riposati, ci vediamo domani sera per tornare nella foresta. Per oggi hai già fatto fin troppo.
Sento che chiude piano la porta della mia camera, percorre il corridoio e se ne va. Un enorme vuoto mi avvolge, mi sento sola e incompresa, nessuno sa quello che provo perché non è mai successo nel corso dei secoli che Terra vacillasse, che Terra non si sentisse la più potente, la più bella e la più invincibile.
  • Io sono Maya, io sono Maya, io sono Maya!
Ora mi sento meglio, dopo averlo urlato alla mia cameretta, alle tende rosa e al pouf verde. Mi sento decisamente meglio. Non è vero, ma almeno ci ho provato. Ho bisogna di fare qualcosa, di muovermi e di sentirmi viva. Nike, devo vedere Nike e parlargli.


Buona lettura da Tatystories
   
 
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