Iniziativa:
Questa storia partecipa al #Writober 2019 di Fanwriter.it.
Prompt:
Triangolo (giorno 4).
Numero
parole: 1084.
Le
stelle brillavano, incastonate nel manto della notte. Ogni volta che
sollevava
lo sguardo al cielo, Dégel ne restava sempre incantato,
quasi rapito, e
rimaneva a fissare la volta celeste per ore. Era in quei momenti,
quando era da
solo, che si permetteva di dimenticare chi fosse e perché si
trovasse lì. Con
lo sguardo che penetrava il cielo, si immergeva nei ricordi e a volte
si
scioglieva in pianto, certo che nessuno lo avrebbe visto né
giudicato.
Quella
sera, però, il suo cuore era preda del tormento. Quando
aveva intrapreso
l’addestramento per diventare Saint, non si sarebbe mai
immaginato che avrebbe
conosciuto l’amore, proprio lì, al Santuario. Si
era votato alla causa di
Athena, consapevole che, probabilmente, non sarebbe sopravvissuto alla
Guerra
Santa. Allora aveva chiuso fuori dal proprio cuore ogni sentimento e si
era messo
a studiare e ad allenarsi, con diligenza e dedizione.
Ma
poi...
Poi
lo aveva incontrato, o meglio, gli era capitato fra capo e collo. Una
sera il
Pope lo aveva fatto chiamare, dicendogli di recarsi subito
all’Ottava Casa,
perché il suo Custode, quel ragazzetto un po’
sbruffone, aveva bisogno di aiuto
e lui era l’unico in grado di poterglielo dare.
Dégel
si era preso cura di lui senza fare troppe domande, abbassandogli la
temperatura del corpo, vedendolo contorcerci nel letto in preda alla
febbre, con
il cuore che sembrava sul punto di esplodergli nel petto.
Si
erano presentati, in modo del tutto non ufficiale, solo il giorno
seguente e da
allora Dégel non aveva fatto altro che trovarselo fra i
piedi. Kardia ricercava
spesso la sua compagnia e faceva di tutto per dargli fastidio. Gli
parlava
mentre leggeva o studiava, gli sfilava i libri dalle mani e lo annoiava
con
discorsi frivoli che spesso e volentieri Dégel nemmeno stava
a sentire. Aveva
cercato di scrollarselo di dosso più di una volta, invano.
Kardia tornava
sempre da lui e dopo qualche settimana in cui si sentiva perseguitato,
Dégel
iniziò a pensare che, forse, il Custode
dell’Ottava Casa vedeva in lui un
amico, ma non era in grado di dirglielo.
Pian
piano aveva iniziato a essere più accondiscendente, ad
ascoltare quei discorsi
strampalati sulle mele e chissà cos’altro, a
sorridere a una battuta che in
realtà non faceva ridere, ma che Kardia trovava
particolarmente esilarante. Con
il passare del tempo, Dégel iniziò a trovare
quasi piacevole quella compagnia
un po’ molesta, che aveva finito quasi per conciliargli lo
studio o la lettura
o qualsiasi altra attività a cui decideva di dedicarsi.
Poi
c’erano i momenti in cui Kardia stava male e aveva bisogno di
lui. Dégel non
gli aveva mai chiesto nulla e aveva atteso che fosse lui a confidarsi,
anche se
aveva iniziato a immaginare quale potesse essere il suo problema. Una
mattina,
poco prima dell’alba, Kardia aveva vuotato il sacco e gli
aveva raccontato del
suo cuore malato. Lo aveva fatto senza trasporto, ma con una
serietà che non
gli aveva mai visto prima. Dégel aveva ascoltato in
silenzio, senza commentare.
Chissà, forse era stato quello il momento in cui si era
sentito davvero suo
amico... e forse qualcosa di più.
Una
missione li aveva irrimediabilmente legati. Una missione rischiosa in
Asia,
durante la quale si erano ritrovati non solo a dover collaborare, a
cedere un
po’ l’uno all’altro, ma anche a salvarsi
la vita a vicenda. Ed era stato
durante la notte prima della battaglia che, al riparo di una grotta,
mentre
Kardia si stava riprendendo da una crisi, che si erano ritrovati
l’uno fra le
braccia dell’altro, giurandosi che se dovevano morire,
l’avrebbero fatto
lottando fianco a fianco.
Kardia
non gli aveva mai confessato di amarlo, non era un tipo che ci sapeva
fare con
le parole, ma bastava uno sguardo, una carezza audace nel segreto della
biblioteca, per fargli capire quanto tenesse a lui. Dégel,
dal canto suo, non
si sbilanciava mai se prima non lo faceva il compagno, allora diveniva
capace
di una passione sconosciuto che, un po’, gli faceva paura.
Era
certo che non avrebbe mai amato così intensamente un altro
uomo come amava
Kardia, finché non aveva conosciuto Deuteros,
l’Orco dell’isola di Kanon. Anche
lui gli era capitato fra capo e collo, se ci pensava bene. Non lo aveva
mai
visto prima di quella lontana sera e mai si sarebbe sognato di
chiedergli di
avere fiducia in lui né di lottare insieme. In quel
frangente, Dégel era certo
che si sarebbe rifiutato, che lo avrebbe addirittura abbandonato in
quella
maledetta arena, condannandolo a una morte atroce. Invece, non solo
aveva
combattuto al suo fianco, ma gli aveva anche salvato la vita.
Dégel
aveva iniziato pian piano a staccarsi da Kardia e ad avvicinarsi a
Deuteros,
che lo attendeva sempre al limitare del Santuario, lontano da occhi
indiscreti.
Forse, era inconsapevolmente diventato il suo primo vero amico,
l’unica persona
dopo Aspros che gli ispirasse fiducia e a cui aveva donato la propria.
Si
limitavano a parlare, all’inizio. Deuteros voleva sapere cosa
si provasse a
vivere al Santuario alla luce del sole. Non gli interessavano gli
allenamenti
né le missioni, a Dégel sembrava piuttosto
affamato di vita, di vita
quotidiana.
«Perché
non chiedi un incontro con il Pope?» gli aveva chiesto una
sera in cui la luna
splendeva proprio sopra le loro teste.
Deuteros
aveva contratto tutti i muscoli e il suo Cosmo aveva tremato.
«Perché
dovrei?» replicò.
«Il
Pope è una persona comprensiva e sono certo che sarebbe il
primo disposto ad
accoglierti. Sono certo che non pensa che tu sia un Orco.»
Dégel
lo aveva guardato negli occhi, per poi scivolare sui lineamenti forti
del suo
viso abbronzato. Quando era con lui, Deuteros non portava mai la
maschera.
«Non
mi interessa sapere se il Pope mi accetta o meno», gli
rispose.
«E
cosa ti interessa?» gli aveva chiesto Dégel,
perplesso e curioso al tempo
stesso.
«L’unica
persona che mi abbia davvero dato fiducia in tutta la mia
vita», gli rispose
Deuteros, prima di sfiorargli il viso e dargli un bacio inesperto,
affondando
le dita ruvide fra i suoi capelli.
Dégel
sospirò, abbandonandosi contro una colonna. Continuava a
fissare il cielo,
cercando fra le stelle la risposta ai suoi tormenti, senza successo.
Era
giunto il momento di compiere una scelta, di seguire il sussurro del
suo cuore
fino alla fine e di andare dalla persona per la quale era pronto anche
a
morire.
Perdonami,
se puoi,
pensò, rivolgendo il pensiero all’uomo che aveva
creduto di amare fin a quel
momento.
Infine,
Dégel si infilò l’elmo e si
allontanò nel silenzio della notte.
Angolino
dell’autrice:
Ciao
a tutti,
non
torno su questi lidi da... ehm... un po’.
Per
questa quarta tappa del Writober2019 indetto da Fanwriter.it ho deciso
di
cimentarmi con il triangolo Dégel/Kardia/Deuteros. Per chi
non lo sapesse, per
colpa grazie al Gaiden dedicato a Deuteros ho iniziato ad
amarlo
profondamente in coppia con Dégel e ho anche sfornato
qualche cosuccia su di
loro, se la memoria non mi inganna.
Tornando
a noi: il prompt era TRIANGOLO, ma io non sono certa di averlo
rispettato fino
in fondo. Ultimamente mi trovo a scrivere “cose”
molto introspettive e...
niente, questo è il risultato. È decente, non lo
è? A voi l’ardua sentenza.
Spero
che sia stata lo stesso una lettura piacevole.
p.s.:
ho voluto lasciare avvolto nel mistero il Saint da cui decide di andare
Dégel,
lasciando a voi lettori il compito di immaginarlo.
Senza
alcuna pretesa,
Elly