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Autore: Liulai    04/10/2019    0 recensioni
Buio. Sembra non esserci nulla nell'ombra, tranne una figura.
Oneshot per la prima puntata di Masterpiece, gdr dedicato all'omonimo programma su Telegram.
THE MASTERPIECE: IL TALENT PER SCRITTORI: https://t.me/joinchat/I5e9URNBtjaWZirVTpyb7w
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce fa fatica ad arrivare qui, dove sono ora.
Ma non importa, i miei sensi sono ormai abituati a tutto questo, con tutto il tempo che è passato… la vita è lunga, per me.
Per altri, beh, dura un attimo, come la schiuma delle onde che s’infrangono sulla spiaggia, rimane pochi secondi sulla sabbia, e poi si perde, svanisce.
Il cibo non mi manca, il divertimento invece…
Mi tiro su, sgranchisco la schiena, sposto qualche sasso dalla grossa pietra liscia che mi fa da letto improvvisato, e torno a sdraiarmi a guardare il buio sopra di me: niente letti qui, né materassi morbidi, solo la dura roccia.
Le mani si intrecciano sul ventre nudo, per fortuna non sento freddo.
Chiudo gli occhi, sospiro, movimenti che ormai mi hanno annoiato a morte, ma qui non c’è nulla da fare, e sono sola.
Sola, a parte lei.
Eccola… arriva sempre quando la penso, anche se è selvaggia.
Strofina il suo muso affettuoso sulle mie braccia, per cercare le carezze, e gliele concedo volentieri ridendo. Non le ho ancora dato un nome, ma col tempo mi verrà: non ho fretta.
Ha fame, piccola…
La lascio andare, è brava a cacciare e non rimarrà a lungo con lo stomaco vuoto.
Anche io comincio ad avere un certo appetito.

Delle voci… sono lontane, ma le sento lo stesso: sono preghiere? Sì, sono preghiere!
Ah! Stolti! Pregare non serve a nulla, solo a sperare di aver fatto tutto il possibile per allontanare da voi il vostro fato. Pregare occupa le mani, che vi servono per sfuggire al vostro destino infausto.
Guardateli! Gettano i dobloni, come se potessero comprare favori! Sciocchi creduloni…

Mi hanno incuriosito però, tendo l’orecchio, mi metto seduta sulla pietra, cerco di ascoltare ogni parola.
Sono voci consumate dagli anni e dagli elementi, voci rauche, catarrose, di vecchi. Ma io so che non sono così vecchi come si potrebbe pensare, io li conosco bene.
La loro pelle è cotta dal sole e dalla salsedine, sembra cuoio, è raggrinzita: ma gli occhi no.
Gli occhi di quei uomini hanno qualcosa che altri non hanno, hanno la vita, hanno un guizzo, soprattutto quando mi vedono. Sembra quasi che mi desiderino, con quelle labbra secche tremolanti, le bocche distrutte e annerite dallo scorbuto, le mani rugose strette sul calcio del moschetto.
Gli altri invece, quelli che non pregano, parlano di tecnologia e strumenti.
Già li vedo, fieri dei loro metallici aiuti meccanici, in netta contrapposizione dei vecchi. Navigano affidandosi alle loro misurazioni, racchiudendo in numeri tutto il mondo e la natura stessa. Stolti anche loro, ma sono uno spasso. Alcuni sono giovani di bell’aspetto, altri sono impomatati e imbellettati come donne.

Mi alzo e comincio ad avvicinarmi a loro, voglio sentire cosa dicono.
C’è sempre più luce ora, un sorriso mi spunta dalle labbra, e di nuovo tendo l’orecchio.

“Curtys? Accidenti, Curtys!”
“Capitano, eccomi. Stavamo facendo un dono…”
“Senta Curtys, sarà anche un uomo di una certa risma, ma non mi venga a dire che crede ancora alle vecchie superstizioni, diamine…”
“Non sono superstizioni, sono storie vere! Mi creda, tutti noi dovremmo…”
“Silenzio! Credete ancora in sciocchezze che raccontavano per farci stare tranquilli da bambini!”
“…”
“Prendete questa, piuttosto, e pulitela a fondo. Quest’aria rovina il metallo, e dev’essere perfetta anche qui, prima che mi esploda in mano.”
“Sì, Capitano.”
“Ah, dimenticavo: questi sono gli incarichi, per tutti.”
“Sì, Capitano.”
“Aaah… Curtys su, cos’è questa espressione da funerale? Guarda! Il cielo è terso, nemmeno una nuvola all’orizzonte, sarà un viaggio tranquillo e sereno!”
“Capitano, voi… eh, che Dio ce la mandi buona…”
“Davvero non capisco tutta questa negatività. Mi state facendo venire la depressione, mi ritirerò ora.”
“Sì… Capitano.”

Ecco… che vi avevo detto? Mi viene da sorridere.
Spocchiosi e pieni di se’, amanti delle procedure e freddi calcolatori.
Ho sentito abbastanza.
Tendo tutti i muscoli, ormai sono vicinissima a loro.
So già come reagiranno, i giovani… sono i vecchi che mi preoccupano: la loro adorazione li rende spavaldi e cercano una morte valorosa.
Lei mi ha raggiunta… e sembra avere ancora fame, mi guarda in attesa della mia mossa. Mi gira intorno, famelica.
Nessuno di loro mi ha vista, ancora.
E’ il momento.

Le assi di legno della Orgoglio cigolarono rumorosamente. Curtys si precipitò a guardare l’acqua e capì subito che erano spacciati, si voltò a guardare gli altri membri della ciurma e molti tra di loro capirono, tranne pochi giovani mozzi. Non fece in tempo a dire nulla perché appena aprì la bocca per urlare un ordine sentì l’acqua scrosciare dietro di lui: era un enorme tentacolo scuro che, alzatosi dall’acqua, si schiantò sul ponte della nave. Curtys fece in tempo a vedere l’espressione del Capitano, il volto ceruleo, gli occhi vitrei e la bocca aperta in una espressione terrorizzata e stupita, prima che un altro schianto sul ponte lo facesse ruzzolare contro dei barili. L’ombra scura sotto lo scafo non li avrebbe lasciati andare vivi.
Le urla si alzarono dalla nave ormai squarciata, ma Curtys non sentiva più nulla ormai: una figura femminile si ergeva dall’acqua, imponente, il fisico nudo e statuario dai toni del grigio e del viola, i capelli argentati come quelli di una strega, gli occhi azzurri simili a quelli di un rettile e le labbra tese in un sorriso esageratamente largo, dove la fila di denti aguzzi scintillavano come perle alla luce del sole. Vicino al ventre, la pelle di faceva più scura, e poteva vedere sotto il pelo dell’acqua che si divideva in tentacoli. Un essere girava intorno alla figura, nuotando appena sotto il pelo dell’acqua: la riconobbe dal muso aguzzo, era una grossa murena.
“La Strega del Mare!”  Urlò con tutto il fiato che gli rimaneva in corpo.


Sì, sono io, la Strega del Mare.
E voi siete come la schiuma del mare... persi, svaniti.
   
 
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