Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Juliaw    04/10/2019    1 recensioni
Questa storia è una ripubblicazione di una delle mie vecchie fan fiction pubblicate nell'ormai lontano 2011. Chiamatela una seconda edizione se vi va lol. Con l'approccio imminente dell'ultima serie di questo meraviglioso show, ho pensato di editarla e ripubblicarla, magari ridandomi così l'ispirazione per un continuo! Basata sulla bellissima e leggendaria Season 5, questa FanFic contiene 19 capitoli, il piano è di pubblicarne uno o due se la storia è di vostro gradimento!
-
Vidi l’alba, il chiarore del cielo portò con sé colori del tutto innaturali, come innaturale era quello che stava accadendo, sembrava che tutto si coordinava alla perfezione tranne io.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Chapter 12 – Blood and Destiny
 
          Dopo tre giorni che mi avevano lasciata sola, finalmente Sam e Dean rientrarono dalla porta posteriore della casa di Bobby.
Corsi subito dalla libreria all’ingresso tirando un respiro liberatorio. << Sam, Dean! >> Iniziai guardando entrambe. << Avreste dovuto avvisare che non sareste tornati poi così presto! >>
<< Perdonaci Julia, ci sono state delle complicazioni. >> Si scusò Sam che venne ad abbracciarmi così spontaneamente che mi sembrò essere un gesto che aveva sempre fatto, come un marito che torna a casa e bacia la moglie. A primo impatto non ricambiai perché rimasi un po’ allibita dal quel suo gesto. << L’importante è che state bene. >> Risposi infine stringendolo a me. Come era possibile che un suo semplice tocco poteva farmi dimenticare tutto? Saranno stati i suoi occhi verdi, il suo sguardo incredibilmente dolce o magari la sua gentilezza, ma per quanto ci avevo combattuto, alla fine i miei sentimenti stavano prendendo il sopravento e provare qualcosa nei confronti di Sam Winchester era a dir poco pericoloso, però al mio cuore non importava, evidentemente gli piaceva essere preso a pugnalate.
<< Stiamo bene. >> Mi assicurò Sam accarezzandomi la testa.
<< Piccioncini, se avete finito con le smancerie, magari potremo tornare a lavoro. >> Si intromise Dean.
Con riluttanza quasi visibile mi staccai da Sam guardandolo prima negli occhi, i suoi occhi che in quel momento era impenetrabili e inespressivi come non mai, così alla fine chiesi: << Ragazzi, c’è qualcosa che non mi state dicendo? >>
<< Si tratta di Adam, Julia. >> Iniziò Sam, << è rimasto nella stanza verde e sospettiamo che adesso sia il burattino degli Angeli. >>
<< Cosa? >>
<< Già proprio così, eravamo quasi salvi e quasi fuori quella maledettissima stanza, ma lui non è riuscito a seguirci ed è rimasto bloccato al suo interno proprio mentre Michael stava arrivando.> > Spiegò Dean con tono palesemente frustrato.
<< Non capisco…la stanza verde? >>
<< La stanza verde è dove gli Angeli riescono a manipolare la realtà, mi ci tennero prigioniero una volta. >> Spiegò Dean.
<< E adesso? >>
<< Adesso facciamo le cose a modo nostro, ci riprenderemo Adam, ritroveremo Castiel e uccideremo quel figlio di puttana di Lucifero. >> Concluse Dean avviandosi a passo svelto verso la libreria.
Sam fece spallucce e le sue labbra si contorsero in una smorfia di approvazione. << La cosa buona è che ha di nuovo fiducia in me. >> Evidentemente tra i due le cose si erano finalmente aggiustate. Era stato Adam ad avere il trattamento più brusco di tutti, era venuto a sapere che era stato resuscitato solo per trarre una trappola a Dean che avrebbe sicuramente tentato di salvarlo e avrebbe finalmente concesso all’Arcangelo di far usare il suo corpo in cambio della vita di Adam. Ma le cose non erano proprio andate come gli Angeli avevano pianificato ed adesso era Adam che era intrappolato e possibilmente anche impossessato da Michael, se un Winchester non acconsente si passa ad un altro, questa era più o meno la filosofia che gli Angeli stavano adottando negli ultimi periodi. Dean, che era andato lì convinto di dire di sì a Michael, aveva cambiato idea solo per non deludere Sam che aveva riposto in lui fiducia come nessun’altro aveva fatto. L’amore fraterno vinceva ancora, insomma e tutte le mie preoccupazioni erano state finalmente rimosse, adesso rimaneva solo trovare un modo per riportare Bobby e Alyson da noi, uccidere il Diavolo e finalmente il mondo avrebbe di nuovo riacquistato una parvenza di normalità. Semplice, no?
 
<< Facebook? >> Chiese Sam quando aprii il suo computer portatile che era poggiato sulla massiccia scrivania.
<< Si, è un social network, >> stupidamente assunsi che Sam e Dean non sapessero dell’esistenza di Facebook data la loro impegnatissima vita alla ricerca delle mostruosità del mondo. << Scusami sono rimasta online per vedere se qualcuno dei miei contatti fosse ancora vivo, ma ho ricevuto solo un messaggio da una mia amica in Chicago e mi ha detto che si stavano preparando per la tempesta del secolo… >>
<< Si, so cos’è Facebook. >> Sorrise e poi aggiunse: << hai detto la tempesta del secolo? >>
Annuii.
<< Non è la prima volta che sento una cosa del genere. >>
<< Sarà solo un altro ed ennesimo presagio per l’Apocalisse, Sammy. >>, sospirò. << E l’ennesima cosa che non riusciremo a fermare! >> Questa volta alzò un po' la voce e spinse violentemente via il libro che stava aperto d’avanti a sé. Dean si alzò dalla sedia su cui era seduto, si avviò verso il tavolino dove c’erano posti liquori di ogni genere e se n’è versò un bicchiere. Facendo un sorso e cambiando completamente espressione e umore disse: << dovremo farci un profilo Facebook, Sam. Quanti amici ci aggiungerebbero secondo te? >>
Sam parve confuso ma rise. << Nessuno Dean, nessuno. Li abbiamo fatti uccidere tutti e comunque dubito che quei pochi ancora in vita abbiano un profilo qui sopra. >> Sam sembrava malinconico, avevano davvero fatto uccidere i loro amici? Come era successo? E perché? Queste erano domande a cui non avrei mai ricevuto una risposta. Non erano affari miei e per quanto fossi curiosa di sentire tutta la storia, tacqui.
<< Io vi aggiungerei. >> Dissi semplicemente intromettendomi nella conversazione con un sorriso a trentadue denti stampato sulla faccia.
<< Bene, abbiamo un’amica sicura, Sammy crea il mio maledetto profilo su quel cavolo di coso, sei tu quello strano qui, sono certo che tu lo sappia fare. >>Dean si stese sul divano, incrociò le gambe e mise le braccia dietro la testa.
<< Abbiamo questioni più importanti da affrontare. >> Sam sospirò e fissai le sue labbra mentre si contraevano in un sorrisino, quel sorrisino che mise in risalto la sua fossetta sul mento e sulla guancia. Quelle labbra…volevo andare li e passargli una mano trai i suoi capelli folti per poi baciare le sue labbra così perfette, ma non lo feci. Cavolo, certe volte rimpiango di non essere più coraggiosa.
<< Promettimi che mi registrerai dopo che l’Apocalisse sarà archiviata e avremo ritrovato Bobby e Alyson, promettimelo! >> Dean ormai rideva e anche Sam, ma non capivo se intendesse davvero iscriversi o stava semplicemente prendendo in giro tutti i social network e le persone che li frequentavano.
<< Va bene Dean, va bene. >>
<< Oh Sam, scusami se ho usato il tuo computer senza il tuo permesso, è solo che era lì e- >>
<< Non preoccuparti Julia, nessun problema. >> Mi sorrise e ancora una volta il mio sguardo cadde sulle due labbra, il suo mento e la sua fossetta così perfetta sulla sua perfetta guancia. Ok, me ne rendevo conto anche da sola, c’era qualcosa in me, qualcosa di incredibilmente sbagliato e perverso che mi faceva pensare, anzi immaginare le situazioni più assurde, forse si può chiamare masochismo, non lo so, però in qualche modo le miei fantasie riuscivano a colmare quel grosso vuoto in me, che ormai lo sapevo, non si sarebbe più colmato tanto facilmente, quello dell’amore. Ero troppo esigente, l’uomo perfetto credo che dovessero crearmelo su misura, ma Sam Winchester si avvicinava fin troppo tranne per il fatto che era letteralmente un cacciatore del sovrannaturale.
<< Grazie. >> Dissi infine rispondendo al sorriso timidamente e sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Mi mancava il mio fermacapelli e non sopportavo più quei capelli lunghi appiccicati sul collo e sulle spalle, avevo resistito più volte a prendere la forbice e tagliarli tutti, non lo feci solo perché non mi fidavo delle mie abilità da parrucchiera e ci tenevo ai miei capelli, però hey… una sforbiciata ogni tanto non guastava mica, ho già accennato al fatto che quando tutta quella storia fosse finita sarei andata subito a tagliarli? Si, penso di averlo fatto.
<< Quindi? Hai trovato qualcosa di utile riguardo Bobby e tua sorella? >> Chiese Dean che era ancora beatamente steso sul divano.
<< No niente, mi dispiace. >>
<< Ok, allora mettiamoci a lavoro. >>
Finalmente Dean alzò il culo da quel divano sotto la finestra e prese dallo scaffale destro della libreria una manciata di libri dalla copertina marrone, sembravano pesanti, però a lui non sembrava importare. Li ripose sulla scrivania dove era poggiato il computer e avvicinò una sedia dove si sedette e iniziò a leggere. << Bene, iniziamo. >>
Non sapevamo esattamente cosa cercare, e quella per me fu ancora una volta l’occasione giusta per leggere del sovrannaturale. Sott’occhio lessi dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, già Morte, Carestia, Pestilenza e Guerra facevano parte anche loro del mio nuovo mondo, mi chiesi se tutte le guerre e i mali del mondo fossero dovuti proprio a loro, probabilmente sì.
Voltai e rivoltai le pagine giallognole di quel libro e alla fine passai ad un altro, cavolo, ma come era possibile che non c’era nulla sulle sparizioni dovute ai demoni o chissà cos’altro? Stavo iniziando ad irritarmi, per fortuna c’era la mia bella birra gelata a calmarmi, mentre invece Dean preferiva lo scotch, lo chiamava il carburante dei cacciatori e in quel momento ne stava abusando.
Erano le nove e mezzo di sera quando d’un tratto un Dean un po’ troppo ubriaco iniziò ad urlare. << In questi libri non c’è nulla! Non capisco perché Bobby non li butti. >> Dean lanciò i libri su cui stava lavorando sul pavimento e alzandosi dalla sedia bevve un altro sorso di scotch dalla bottiglia.
<< Sei ubriaco? >> Chiese Sam alzando la testa dal suo computer e guardando Dean spazientito.
<< Sam, lasciati andare ogni tanto! >> Dean si avvicinò alla finestra ancora con la bottiglia in mano. << Come fai ad essere così paziente dopo otto mesi di ricerche inutili? Il Diavolo vincerà questa maledetta battaglia e noi tutti arrostiremo insieme a tutto il pianeta! >> Barcollava e lentamente si avvicinò alla finestra. << Non c’è nulla da fare… >>
Assistetti a tutta la scena in silenzio, mentre Sam andava in direzione del fratello per toglierli quella bottiglia dalle mani e magari riuscire a calmarlo e quando Dean, forse dovuto alla sbornia, a blaterare qualcosa sull’Apocalisse che forse il giorno dopo non si sarebbe neanche ricordato. L’espressione di Dean era una che non avevo mai visto. Era sul punto di crollare, non stava piangendo, era troppo orgoglioso per farlo perfino da ubriaco, ma sembrava così così indifeso e sconfitto. Sam cercava di calmarlo, ma invano. La maschera dello sfrontato cacciatore dallo scudo d’acciaio si era finalmente sciolta e aveva mostrato l’uomo che si nascondeva sotto di essa, e quindi mi chiesi, se Dean aveva paura di tutto quello che stava accadendo a lui e al mondo, allora cosa come sarebbe andata a finire? Saremo davvero arrostiti tutti insieme con l’intero pianeta? Come avremo… avrebbero ucciso il Diavolo e salvare tutti quando in realtà erano loro i primi ad avere così paura? E infine, come potevo essere forte quando in realtà io la maschera non la indossavo o forse non riuscivo ad indossarla?
<< Dean, meglio che adesso vai a dormire, domani ti sentirai meglio, non preoccuparti. >> Sam si era seduto vicino al fratello e gli mise una mano sulla schiena mentre Dean cercava di nascondere la sua faccia tra le mani. Era visibile però il fatto che quella non era la prima volta che Sam si occupava di Dean, Dean era l’unica cosa più vicina ad una famiglia che aveva e si sa, non si può scegliere la famiglia. Certo, potevano anche essere poveri economicamente, ma penso di non aver mai conosciuto delle persone così ricche di animo come i due fratelli Winchester.
L’amore fraterno che provavano l’uno nei confronti dell’altro si vedeva sempre ed in ogni gesto che compivano, quando parlavano e si capivano con un solo sguardo, perfino quando Dean cantava e Sam lo sopportava, non sapevo se anche per me e Alyson era lo stesso, forse sì o forse no, però Sam e Dean ce l’avevano ed era una cosa davvero…bellissima.
Dean si stese sul divano sotto la finestra e dieci secondi dopo stava dormendo.
Le ombre che si riflettevano grazie alla luce gialla della libreria negli spazi scuri della casa, mi inquietavano. Le tre notti precedenti avevo dormito sul divano della libreria con un fucile sotto il cuscino, un pugnale sul davanzale e una pistola al fianco, ero terrificata dal restare sola in quella casa. Anche se Sam e Dean mi avevano assicurato che era a prova di qualunque mostro si trovasse lì fuori e perfino il Diavolo stesso, cosa sarebbe successo se Lucifero o altri demoni mi avrebbero trovata e oltrepassato ogni barriera che circondava la casa? Le mie abilità con le armi da fuoco non erano di certo migliorate, però avere tutte quelle armi vicino a me mi avevano fatta sentire al sicuro, oddio, non volevo vivere con la paura di rimanere sola, però in tempi apocalittici, forse era normale.
 
Avevamo letteralmente preso d’assalto quella casa, ci dormivamo ormai da quasi tre settimane, però sono sicura che Bobby ci avrebbe ringraziato e soprattutto avrebbe ringraziato me quando avrebbe visto la pulizia che ora regnava non solo in cucina, ma anche nelle due stanze da letto e nei bagni. Mi ero data da fare per donare un aspetto vivibile a quella casa che sembrava essere usata solo per ricerche e per creare pozioni. Mi resi conto, mentre rassettavo un po’ da per tutto, che mancava letteralmente il tocco femminile che però aveva sicuramente avuto, date le lenzuola con i fiori e le cornici sparse un po’ da per tutto al secondo piano. La moglie di Bobby appariva essere una donna davvero deliziosa in quelle foto che erano nella loro stanza da letto, aveva i capelli biondi corti e sembrava davvero felice con lui mentre la stringeva e l’alzava in aria, entrambe sorridevano e guardavano verso l’obbiettivo della macchina fotografica. Era strano vederla e dare finalmente un volto a quella donna che fu uccisa dal suo stesso marito perché impossessata da un demone. Per quanto riguarda Bobby, beh dalle fotografie non era proprio come l’avevo immaginato, aveva una lunga barba folta brizzolata e portava spesso un cappellino, notai però che quando era con la sua donna, vestiva meglio e sembrava anche più…pulito, che cosa non si fa per le donne.
<< Sta bene? >> Chiesi a Sam. Era poggiato nell’arcata della porta e guardava suo fratello steso sul divano.
<< Domani starà meglio. >> Affermò sospirando.
Annuii senza aggiungere altro e altrettanto fece lui, però poi si voltò verso di me, avanzò di due passi, mi guardò dall’alto verso il basso e mi sfiorò una spalla col tocco gentile del dorso della mano, mi scansai.
<< Tu stai bene? >> Mi chiese mentre ancora provava ad accarezzarmi la mia spalla nuda, indossavo un top nero costato due dollari che comprai quando Dean mi aveva lasciata al supermercato per fare “un po’ di rifornimento per la cucina”, intendeva dire birre.
<< C-credo di sì. >> La luce soffusa donava a noi un’atmosfera soffusa e fin troppo scura, però c’era lui con me, non avevo paura. Al secondo tentativo, riuscì ad accarezzarmi la spalla, poi con il palmo della mano mi sfiorò gentilmente tutto il braccio arrivando infine alla mano, che prese e se la portò al petto.
<< Grazie Julia. >> Sussurrò, la sua voce era così bassa che appena potevo sentirlo.
Ero confusa e quindi inarcai il sopracciglio. << Di cosa? >> Chiesi a voce un po’ troppo alta.
<< Per essere entrata nella mia vita, l’hai resa migliore in qualche modo. >>
Riuscii solo a dire: << Oh… >>
<< So che probabilmente per te non è lo stesso, insomma chi è che vorrebbe entrare nelle nostre vite, però, quando tu sei intorno è come se il resto non ci fosse… >>
Che cosa voleva dimostrare? Anzi, cosa voleva farmi capire? Buon Dio! Come se la mia testa non era già abbastanza confusa!
Non risposi, non sapevo cosa dire, che cosa provavo? Mi sentivo estranea a tutto quello che mi stava accadendo, erano nuove sensazioni quelle che provavo, belle, credo ma sapevo che non sarebbe durato, come avrebbe potuto? Ma il masochismo il quel momento mi faceva comodo, avevo bisogno di lui, di due braccia che mi tenessero stretta e che mi facessero dimenticare del mondo intero, del calore di un corpo contro il mio, e della sensazione di pura confusione e momentanea pace che solo Sam era stato in grado di farmi provare in questa mia nuova vita.
Di nuovo attirandomi a lui per la nuca posò le labbra sulle mie dischiudendole in un bacio. Quando il calore del suo corpo orami aderiva al mio, lo avvicinai di più, stringendolo, dopodiché lui fece diventare quel bacio innocente un bacio passionale ed energico lasciandomi quasi senza fiato. Non riuscivo a ragionare, non riuscivo a pensare cose sensate, i suoi baci avevano il potere di farmi diventare un imbecille e probabilmente apparivo così anche ai suoi occhi, ma perché mi sorrideva?
Mi prese per mano e facendosi strada tra i libri buttati a terra nella libreria, salimmo di sopra. Ci fermammo nel corridoio, l’una difronte l’altro. Lo guardai. Perché non riuscivo a togliere lo sguardo dai suoi occhi verdi? Perché tutto questo? Mi scrutava in viso, cercava qualcosa nei miei occhi, nei miei capelli, nelle mie labbra, e così cercando di non sembrare inopportuna mi avvicinai verso di lui e al suo viso, gli passai una mano tra i capelli spostandogli dal viso quelle ciocche che andavano a coprirgli gli occhi, dopodiché gli mordicchiai il labbro inferiore. Parve apprezzare e fece lo stesso con me, mi sfiorò la coscia e gli saltai in grembo, le punte dei miei piedi iniziavano a farmi male e stare così tra le sue braccia, era un sollievo ben accetto.
Quanto deve essere forte per sostenermi così saldamente?  Fu l’unico pensiero sensato che mi passò per la mia mente prima di lasciarmi avvolgere dal suo odore, dalle sue braccia e dai suoi baci che riempivano mente e corpo.
Mi poggiò con la schiena al muro mi bloccò le mani alla parete strette tra le sue e mi guardò, il suo sorriso malizioso, quello che fino a quel momento avevo visto solo sul viso del fratello, faceva capire chiaramente dove volesse arrivare. Il senso di pace, risultato dei nostri corpi uniti, mi era mancato e ne avevo bisogno, chiamatelo pure un bisogno primitivo, io ce l’avevo ed era lì pronto ad esplodere. Lui sorrise ancora maliziosamente, mi staccò dalla parete e tenendomi per i glutei mi trasportò nell’altra unica stanza libera, ero avvinghiata a lui come una scimmia ad un albero e persa tra i suoi e i miei capelli che mi coprivano la faccia e il suo collo, gli baciai continuamente la carotide e prima che me ne potessi accorgere, lui mi fece cadere sul letto e sbottonandosi la camicia blue e grigia, scoprì lo spettacolo che era il suo corpo perfetto e possente lasciando così che i miei occhi si riabituassero a così tanta perfezione e dopodiché si stese su di me facendo leva sui suoi gomiti in modo da non schiacciarmi, beh non era colpa mia se lui era un gigante e io ero una nana.
Iniziò col baciarmi il collo, il seno e l’addome, dopodiché scese tra le mie gambe e mi sfilò i jeans, e quando lo sentii, ancora una volta, pronto contro la mia gamba, mi lasciai completamente trasportare da quella meravigliosa sensazione di pace e confusione che ormai regnava quasi sovrana nella mia non più sana mente.
Quella notte fu la seconda che passammo insieme.
 
Ero stesa con Sam in quel letto ad una piazza e mezzo forse un po’ troppo piccolo per due persone, ma che però noi ci stavamo alla perfezione, in quanto con quasi tutta me stessa ero adagiata sul suo corpo nudo e nonostante il caldo afoso, non sembrava gli importasse, anzi, di tanto in tanto mi baciava la testa e io d’istinto lo abbracciavo più forte, stringendo le sue larghe e possenti spalle e sprofondando con il mio viso nel suo petto liscio accarezzandolo con una guancia.
<< Ah, Julia? >> Disse d’un tratto cercando il mio viso sul suo petto.
<< Si? >>
Cacciò il braccio da sotto il lenzuolo e dal polso ne estrasse il mio fermacapelli. << Credo che questo appartenga a te. >> Disse passandomelo.
Mi alzai a sedere sul letto, lasciando cadere il lenzuolo, coprirsi era inutile, ormai lo conosceva già il mio corpo. << Il mio fermacapelli! Pensavo di averlo perso, grazie. >> Lo ringraziai con un sorriso e subito mi accinsi a farmi la coda alta per alzare finalmente quella lunga massa marrone dalla mia schiena che era sudaticcia e appiccicosa grazie proprio ai miei capelli.
<< No, lasciali sciolti. >> Disse Sam sfiorandomi un braccio con un gesto gentile che mi lasciò un po’ sorpresa, non replicai, non dissi nulla, lo guardai forse con gli occhi sgranati e con espressione confusa, ma alla fine gli ubbidii, lasciai i capelli sciolti sulla schiena, lui mi attirò a sé facendomi stendere di nuovo sul suo petto e iniziò ad accarezzarmi i capelli.
Non toccarmi. Perché mi accarezzi i capelli? Quei sentimenti contrastanti erano tornati più forti che mai e la paura di innamorarmi era troppa…rischiare la mia vita per amore, non ero così tanto coraggiosa. Però cavolo! Sam era quasi diventato una dolce ossessione per i miei sensi, mi stavo perdendo in lui e ritrovarmi risultava ogni giorno più difficile.
Quasi stavo soffocando, quasi non ne potevo più di lottare con la mia testa e il mio cuore che mi stavo alzando, ma Dean spalancò la porta della stanza facendomi sussultare. << Oh, no, non di nuovo! >> Il lenzuolo che adesso copriva solo Sam, lasciava scoperta gran parte del mio corpo, mi affrettai a tirarlo un po’ più dalla mia parte e riuscii a coprirmi, mi sentii avvampare e cercai di coprire il rossore sulle mie guance con i capelli. << Non posso credere che io sia l’unico a non avere un po’ di azione da queste parti! >> Disse infine sospirando e lasciando cadere le braccia lungo il corpo. Quella sua espressione, avere un po’ di azione, mi fece ridacchiare sotto i baffi, ma lui non vide, avevo i capelli che mi coprivano praticamente tutto il viso.
<< Dean, stai bene? >> Chiese Sam mentre si stropicciava gli occhi.
<< Certo come sempre, forza dobbiamo tornare a lavoro! >>
Non ricordava nulla della sera precedente o forse sì, ma adesso indossava di nuovo la maschera e riusciva perfettamente a nasconderlo.
Sam fece per alzarsi dal letto ma Dean lo bloccò puntandogli il palmo della mano contro. << Non provarci neanche, aspetta almeno che esca dalla stanza, ho già visto troppo. >>
<< Hai già visto troppo. >> Gli feci eco e poi uscì scuotendo la testa e sospirando.
<< Bella carrozzeria che hai, Jules! >> Gridò Dean dal corridoio. Ed ecco che il mio viso divenne di nuovo paonazzo.
<< Perdonalo. >> Disse Sam sorridendo e posando lo sguardo su di me, mi dava le spalle perché era seduto e pronto ad alzarsi quindi fu costretto a voltare il volto che appariva un po’ arrossato e i suoi occhi verdi erano ridotti a fessure, forse per la luce del giorno che entrava incurante dalle due finestre sulla parete alla destra del letto, così forte e così calda che mi fece sudare al solo sguardo. << Non preoccuparti, non puoi scusare Dean per quello che fa, è fatto così. >> Affermai facendo spallucce e ricambiando al sorriso, dopodiché raccolsi il reggiseno e gli slip dal pavimento e li indossai più velocemente possibile per nascondere la mia bella carrozzeria. << Ti dispiace se vi raggiungo dopo? Ho davvero bisogno di una doccia. >> Sam assentì con un cenno del capo.
Ma che diavolo stavo facendo? Stavo mica comportandomi come la fidanzatina dolce e simpatica? Si, era proprio quello che stavo facendo e mentre mi facevo strada per arrivare nel bagno che per fortuna si trovava nella stanza, mi sentii una cretina e mi diedi della stupida almeno una decina di volte. Chiusi la porta alle mie spalle e volli sprofondare sotto terra e nascondermi dai due Winchester solo per non affrontarli.
Entrai nella doccia e lasciai scorrere l’acqua fredda, dopo mi ci buttai sotto di soppiatto, c’era tutto in quel bagno, grazie a me ovviamente, che con le carde di credito rubate di Dean e Sam avevo comprato lo shampoo, bagno schiuma e perfino il balsamo, certo usare i loro soldi mi dava ancora fastidio, però pensandoci bene quei soldi non erano esattamente loro dal principio. Ogni volta che uscivo per comprare cibo o altro, avevo un nodo alla gola quando ero pronta per pagare, cercavo di nascondere la mia espressione nervosa ogni qualvolta quella carta di credito veniva strisciata nel dispositivo, mi chiedevo se la carta non avesse funzionato cosa sarebbe successo, beh non volevo saperlo, fin ora non avevo mai trovato nessun intralcio… almeno adesso avevamo qualcosa con cui lavarci, cosa da non tralasciare soprattutto il mese di Giugno.
I due fratelli usavano il bagno che si trovava nell’altra stanza da letto, in quanto era l’unico, insieme a quello in cui mi trovavo io, che avevo pulito e rassettato, non esplorai il resto della casa di Bobby, ma ero sicura che c’era almeno un altro bagno nascosto chissà dove.
La doccia mi riportò alla vita. Mi rivestii e uscii dal bagno. Nella stanza non trovai più Sam, ma solo le lenzuola sparse per terra e un cuscino lasciato sul pavimento di legno. Sospirai e mi diedi da fare per rifare il letto. Una volta fatto, scesi di sotto, ma non c’era nessuno, la casa sembrava deserta, però c’erano delle voci che provenivano dal retro, così le seguii e la prima cosa che vidi fu fuoco, un cerchio di fuoco con all’interno un uomo che non avevo mai visto. Era leggermente più basso di Dean, portava i capelli più o meno lunghi chiari e pettinati all’indietro. Guardava Sam, Dean e Castiel con espressione spazientita, rimasi a guardare cercando di non farmi vedere.
<< Vi ho detto che non so nulla. >> Affermò l’uomo.
<< Gabriel, non mentire…ripeto, sei stato tu a far sparire Bobby Singer e Alyson Wyncestre? >> Chiese Castiel più pacatamente possibile. Evidentemente il problema numero uno sulla lista dei problemi da risolvere, adesso era riportare a casa Bobby e Alyson. Per me andava bene, ma comunque avremo dovuto far i conti con la fine del mondo prima o poi, ma hey… il mio motto era sempre stato “perché fare le cose adesso quando le puoi fare dopo?”. E funzionava sempre alla perfezione.
<< Sono ordini superiori. >> Disse Gabriel sorridendo. Gabriel come l’Arcangelo? Beh sarebbe stato logico, c’era l’Arcangelo Michael, Lucifero e perché no, anche l’altro fratello ora!
<< Purtroppo non possiamo fare altro.> > Castiel si rivolse a Sam e Dean che erano alle loro spalle.
<< Bastardo. >> Disse Dean quasi sussurrando.
<< Mi dispiace Winchester. >> Gabriel ammiccò con un sorrisetto compiaciuto sul viso.
<< Mi piacevi di più quando facevi il Trickster. >> Ammise Sam.
I Trickster, esseri divini o semi divini, erano capaci di manipolare la realtà a loro piacimento e far apparire oggetti dal nulla. Attratti dai dolciumi e dalle belle donne, potevano essere uccisi solo intingendo un paletto di frassino nel sangue di agnello. Beh si, i libri esoterici che stavo leggendo davano i loro frutti. Ma Gabriel era un Arcangelo e quindi cosa diavolo c’entrava con i Trickster? Bene, l’emicrania a prima mattina era proprio quello che mi serviva.
<< Già, devi ammettere che era più divertente, però il dovere chiama. >> Gabriel sospirò e poi aggiunse: << ricordate quello che vi dissi in quella vecchia fabbrica abbandonata? Non voglio sembrare quello petulante, ma voi siete nati per questo, così come è in Cielo, così è in Terra. Non si tratta di una guerra, capite? Ma di due fratelli che si amavano e che si sono traditi l’un l’altro: Michael e Lucifero. Suona familiare? Michael, il fratello maggiore, sempre leale e fedele al padre assente; e Lucifero, il fratello minore, che si ribella ai progetti del padre, voglio solo che tutto questo finisca, non mi importa che vince, Paradiso o Infe- >> Dean bloccò Gabriel urlandogli contro. << L’abbiamo già sentito! >> Sbottò. << E io ripeto, no. >>
Gabriel scosse la testa. << In un modo o nell’altro Michael e Lucifero riusciranno a usare i vostri corpi- >>
<< Gli Angeli hanno fatto ricorso al piano B, non ne sei a conoscenza? >> Aggiunse Dean in tono furioso.
<< Ah già, il piccolo Winchester. >> I modi di fare di Gabriel, superavano di gran lunga la strafottenza e la sfrontatezza totale di Dean, però lui in qualche modo mi era simpatico, per quanto simpatico può essere un Arcangelo ad un’umana. << Ho sentito che avevano intenzione di trarti una trappola ma che non è poi finita così bene. >>
<< Già, Adam è diventato il tramite di Michael a quanto ne sappiamo. >> Disse Castiel sempre mantenendo un tono di voce sempre pacato.
<< Bastardi! >> Esclamò Sam, anche lui sembrava furioso, forse più di Dean. Tutto il suo viso era contratto in un’espressione cupa e rabbiosa che era capace di ridurre a piccole fessure i suoi occhi e quasi incuteva timore.
<< Dov’è mia sorella? >> Urlai e facendomi finalmente vedere
<< E tu chi sei? >> Gabriel parve sorpreso.
<< Sono colei che tuo fratello ha chiamato Angelo di Lucifero. >>
Gabriel annuì interessato sfregandosi il mento. << Ah, giusto, l’altra Wyncestre. >>
<< Proprio così. >>
<< Lascia perdere Julia, non ci dirà nulla. >> Sam mi prese per un braccio e mi fece indietreggiare, ma io mi ribellai. << Dici a Lucifero che se servirà a salvare i Winchester e mia sorella sarò ben contenta di accettare la sua offerta. >> Gabriel mi guardò sorpreso, Sam mi fece segno di tacere e prima che tutti ce ne potessimo accorgere, Lucifero e Blair si erano materializzati al fianco del cerchio di fuoco in cui si trovava Gabriel e l’unica cosa che mi venne in mente in quel momento fu, perché gli Angeli hanno paura del fuoco?
<< Le mie orecchie sono in festa. >> Il viso di Lucifero, beh quello del suo tramite, era peggiorato dall’ultima volta che lo vidi, quelle escoriazioni si erano estese per quasi tutta la parte alta e adesso si stavano facendo strada sulla parte inferiore del viso. Aveva le mani completamente tumefatte.  
<< Cosa mi farai? >> Chiesi con voce un po’ stridula dovuta alla paura.
<< Julia, adesso basta. >> Sam tentò di prendermi per il braccio, mi ribellai, se c’era un modo per sdebitarmi di tutto quello che avevano fatto per me allora era quello, farmi dissanguare da Lucifero andava bene, purché avrebbe dato più tempo ai Winchester per trovare un modo meno pericoloso per uccidere il Diavolo.
<< Sam, dovresti prendere la tua amichetta come esempio, dopo che avrò dissanguato lei, finalmente capace di distruggere mio fratello e regnare su questa Terra! >>
<< Non provare a toccarla. >>
<< Altrimenti? >>
Sam non rispose.
<< Sam… >> Disse Dean in un tono vocale che non avevo mai sentito prima d’ora, era così basso e pacato che si sentiva perfettamente la sua preoccupazione e la paura.
<< Bene, Blair prendila così che potremo iniziare. >> Blair sparì dal fianco di Lucifero e si materializzò al mio, mi bloccò per le braccia e prima che potesse fare qualunque cosa, Dean le sparò alla spalla e lei sparì. Da dove aveva preso quel fucile, non lo sapevo, però gli fui grata. D’un tratto non mi importò più di Blair, so che forse è un pensiero egoista, ma ne valeva la mia vita.
Gabriel d’un tratto libero dal cerchio di fuoco, corse vicino a Dean e gli diede qualcosa che non riuscii bene a vedere, dopodiché alzò entrambe le mani e scaraventò il fratello a terra facendolo fluttuare in aria per una decina di metri. << Hey Lucy! >> Lo chiamò con un sorriso stampato sul volto. << Non dissanguerai, né ti impossesserai di nessuno, finché non lo dico io. >> Disse mentre la sua voce si faceva impavida e più profonda.
Mentre Gabriel teneva a bada Lucifero, corremmo verso l’interno della casa di Bobby e ci chiudemmo dentro, certo non sarebbe servito a molto soprattutto contro due Angeli, però era pur sempre qualcosa. Sentivo la tensione che cresceva tra tutti noi e quella fu la prima volta che vidi un’espressione preoccupata sul volto di Castiel, i suoi grandi occhi blue erano sgranati e guardavano oltre le finestre come in cerca di qualcosa, ma che non riuscivano a trovarla.
Fuori, nello scasso d’auto di casa Singer c’erano Lucifero e Gabriel che adesso stavano apparentemente parlando, ma sapevamo tutti che così non sarebbe finita. Di fatti, dopo qualche minuto che la situazione sembrava ormai essere sotto controllo, udii un urlo di dolore e mi coprii le orecchie e chiusi gli occhi, non volevo sapere chi aveva emesso quell’urlo, non volevo vedere oltre le finestre per scoprire se Lucifero era finalmente morto, volevo solo riaprire gli occhi e ritrovarmi a casa circondata dalla mia giornaliera normalità e si, anche circondata da enormi libri andava bene, ma non fu così. Riaprii gli occhi ed ero ancora a casa di Bobby e prima che potessi, sentire o vedere qualunque cosa, Lucifero era lì di fronte a me e mi guardava con espressione maligna negli occhi. Blair, ritornata da chissà dove, aveva bloccato Sam e Dean alla parete come fece nel motel in Casper, non riuscii a vedere Castiel.
<< Devo ammetterlo, l’incantesimo anti-angelo stava funzionando alla perfezione se non avreste portato qui mio fratello, dovreste saperlo, no? Un fratello sa sempre dove si trova l’altro. >>
<< Bastardo, non la toccare! >> Urlò Sam dal muro della cucina.
<< Ah…tutta quella rabbia, bene Sam, bene. >>
Lucifero mi sfiorò appena una spalla e dopo qualche secondo, mi resi conto di essere in una stanza buia e urlai mente lui camminava a passo lento al mio fianco. << Oddio, sei insopportabile! >> Sbottò Lucifero in tono che mi sembrò ironico.
<< No! >> Urlai. << Non ti do il permesso di prendere il mio sangue. >>
<< Oh, ma già me l’hai dato! >> Detto questo, prese un pugnale che si trovava sul tavolino dietro di lui e venne verso di me senza staccarmi gli occhi di dosso, sarà che forse quel corpo era impossessato dal Re degli inferi, però il suo viso era così scuro e scavato che sembrava realmente un demone.
Col pugnale mi ferì il braccio destro nell’esatto punto in cui avevo la ferita ormai cicatrizzata inflittami quel tipo infettato dal virus Croatoan a San Francisco tre settimane prima, e da allora sembrava essere passata un’eternità. Urlai per il dolore e forse lasciai anche che una lacrima mi rigasse il viso, ma no, questa volta non volevo piangere. Bloccai la ferita con una mano per non farla sanguinare, ma il sangue era troppo ed era impossibile contenerlo. Lucifero mi guardò con una falsa espressione compassionevole e mi spostò la mano dal braccio ferito, toccò il sangue con due dita e guardandole compiaciute, se le portò alla bocca.
<< Non immagini quanto sangue ho dovuto bere per tenere integro questo tramite, ma il tuo…oh il tuo ha tutt’altro sapore, due gocce e già sento il potere crescere dentro di me. >> Sembrava estasiato mentre leccava quelle due dita intinse del mio sangue.
Non sapevo cosa dire, stavo lì a guardare il Re degli Inferi mentre leccava il mio sangue dalle sue dita e mente mi teneva eretto il braccio sinistro che mi stava provocando un dolore lancinante. Potevo giurare che le ferite che aveva sulle mani e sul viso stavano diventando sempre più piccole, come se ogni goccia del mio sangue lo rendeva di nuovo integro. Allora ebbi la conferma di quello che mi disse, se mi avesse completamente dissanguata sarebbe stato davvero in grado di uccidere Michael.
Mi mordevo il labbro e cercavo di rimanere immobile pensando a qualche modo per far perdere i sensi al Diavolo, ma non mi venne nulla di sensato in mente. Dargli un pugno con il braccio libero, sarebbe stato stupido e l’avrebbe fatto solo infuriare, tra l’altro non sapevo quanto male potessero fare i miei pugni in quanto non ero allenata, non c’era nulla con cui tramortirlo e di certo prendere un pugnale da quel tavolino lì dietro di lui non sembrava una bella idea, quindi rimasi li impalata a soffrire mentre lui adesso beveva il mio sangue direttamente dal mio braccio.
<< Così non basta, non finiremo mai. >> Si staccò e si pulì la bocca con la mano che adesso era quasi del tutto intatta, dopodiché, con un colpo secco affondò il pugnale dentro la ferita, urlai dal dolore tanto che le gambe mi cedettero e caddi in ginocchio. Lucifero che aveva ancora in mano il pugnale, e guardandomi dall’alto verso il basso lo affondò nella parte opposta della ferita provocandomi un’altra enorme e profonda lesione. Il sangue ormai aveva invaso tutto il braccio e la mano, se lo portò alla bocca, ma non lo leccò, il sangue gli cadeva perfettamente all’interno.
Iniziai a piangere, non riuscii a trattenermi, il dolore era troppo forte. << Uccidimi! >> Urlai. << Cosa aspetti, fallo, fallo, fallo! >>
<< Magari fosse così facile, mia cara. >>
<< Uccidimi… >> Lo dissi quasi sussurrando, mente le lacrime prendevano il possesso della mia voce facendola risultare rauca e bassa.
<< Ah Julia, Julia. >> Lucifero alzò il pugnale al cielo e con un gesto violento mi provocò un’altra ferita sulla spalla destra e in pochissimo tempo il braccio divenne rosso come quello sinistro. Il sangue scorreva a fiotti e il mio corpo non riusciva più a sopportare tutto quel fluido che fuoriusciva, mi girava la testa, avevo la vista offuscata e mi sentivo venir meno.
Lucifero era ancora lì che faceva graffietti superficiali sulle mie braccia e leccava di tanto in tanto il pugnale luccicante alla luce fioca di quella stanza, mi sentivo meglio, ma non bene. I due profondi graffi avevano smesso di sanguinare, ma non smettevano di provocarmi un dolore lancinante. Mi accorsi che ero stesa al centro della stanza e al mio fianco, seduto su una sedia, il Diavolo, che sembrava essere felice come non mai.
<< Devo ringraziare Genevieve, non appena la rivedo. >> Iniziò, << senza di lei, la tua stirpe non sarebbe mai esistita e io non avrei mai assaggiato il tuo sangue. >>
<< Genevieve, la mia antenata… >> Fu tutto quello che riuscii a dire, ero troppo debole.
<< Eh sì, la tua antenata mia dolce Julia Wyncestre. Perfino il cognome è simile a quello dei Winchester, non credi sia semplicemente fantastico? Tutto così perfetto, tutto così come voleva il destino. >> Aveva il pugnale in mano e lo fece luccicare alla luce del sole che entrava da una piccola finestra posta sulla parete estrema della stanza. << Tu credi nel destino, Julia? >> Mi chiese d’un tratto guardandomi.
<< Sono tutte stronzate. >> Stavo cercando di alzarmi, di recuperare la forza nelle gambe per mettermi almeno a sedere, ma non ci riuscii.
<< Dovresti crederci, Genevieve era molto simile a te non solo fisicamente ma anche caratterialmente, sai? Determinata ma allo stesso tempo fragile. >> Mi sorrise malignamente e con un gesto della mano alzò il top nero che indossavo e iniziò a graffiare il mio addome con la punta di quel maledetto pugnale. Urlai ancora.
<< Come potevi conoscerla? >> Chiesi a mezza voce.
<< Come non potevo conoscerla? Ne parlavano tutti li giù, nonostante fossi chiuso nella mia gabbia, sentivo tutto. Ingravidata da un demone, fu la prima volta che accadde e per noi era considerato un vero miracolo. >>
<< Non dovresti parlare di miracoli. >> Lo ammonii.
<< Ah giusto, paparino è lui che fa i miracoli. >> Sospirò e poi alzò lo sguardo scuotendo la testa e poi aggiunse, << posso almeno dargli il merito per aver permesso che Sam venisse al mondo, senza di lui quante cose non sarebbero potute succedere. >>
<< Che cosa intendi? >>
<< Beh come prima cosa, non si sarebbe fidato mai di una bella demone la cui intenzione era solo liberare me e secondo, tutto l’esercito di demoni che Azazel stava preparando per lui sarebbe stato inutile. >>
Non fui capace di replicare che Lucifero iniziò a blaterare qualcosa su Detroit ed un eventuale incontro, non sapevo di cosa parlava e non volevo saperlo, mi incitava a parlare, a rispondere, ma non dissi una parola, lo guardavo con la vista offuscata e la testa che mi rimbombava.
Mi guardava ancora con la sua falsa espressione compassionevole e senza aggiungere altro, mi pugnalò all’addome, fu quello il momento in cui capii che sarei morta dissanguata.
 
 
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Juliaw