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Autore: Testechevolano    05/10/2019    0 recensioni
Una bambina viene abbandonata misteriosamente sulla porta di un monastero con una croce che sembra portare il peso di quell'azione. Viene chiamata Suryan, come il sole che sembra portare dentro.
Sembrava che quella croce le volesse cadere addosso ma era solo un'incisione, non poteva. Ma la donna sapeva che se avesse potuto l'avrebbe già schiacciata[...]Se lo meritava.
Ella viene allevata dalle suore del convento e segue le loro orme insieme alla sua inseparabile amica Judit.
Judit, nonostante fosse contro le regole, aiutò Suryan a sistemarsi. Sapevano che la vera arma per mantenere un segreto era quella di non farne parola nemmeno fra di loro.
Il passato di Suryan però non ha niente di più lontano dalla chiesa, anzi. Il suo passato parla di perseguitazioni, di superstizione, mistero ma soprattutto di una profezia.
Beatrix fece volare il bicchiere con un solo gesto e lo face finire in grembo al cugino, che sorridendo lo fece fluttuare alzando semplicemente lo sguardo. Il contenuto del bicchiere tremò. I due cugini si guardarono negli occhi.
Bombe. Spari. Urla.
-Benvenuto all'inferno, cugino.

Coppie principali femslash ed het.
Genere: Guerra, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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XV


 

S

uryan aveva passato tutta la notte a pensare. La sua mente sembrava un treno in corsa senza una meta: andava avanti, senza mai fermarsi. Dentro di lei albergavano mille emozioni: paura, sorpresa, speranza, tristezza.

Avrebbe finalmente rivisto la sua migliore amica, la sua famiglia, dopo mesi avrebbe potuto riabbracciare Judit. Il tempo era trascorso così velocemente che sembrava ieri il disastro del treno, il viaggio imminente, il rapimento, la magia… però, allo stesso tempo, si sentiva vecchia di un secolo. Era entrata in quel Pub che era una ragazzina, anagraficamente lo era ancora, ma qualcosa dentro di lei era maturato. Non aveva a che fare con la decisione di abbandonare il suo percorso di fede, bensì con l’acquisire consapevolezza del mondo circostante.

Tutto fuori e dentro di lei aveva subito una trasformazione, un cambiamento irreversibile.
Qualcuno bussò alla sua porta, facendo finalmente arrestare il treno in corsa:
-Vuoi prendere un po’ d’aria con me?
 
Il buio era tutto ciò che circondava il suo corpicino, stretto nel piccolo armadio. Le manine tremavano, l'urina spingeva per uscire, gli occhioni azzurri assottigliati come a volersi proteggere dal mondo.
-BASTARDO!
Le ante si spalancarono e venne preso violentemente per un braccio, che la donna spinse a terra assieme al corpo tremante.
Teneva ancora gli occhi chiusi, sperava di aprirli e di svegliarsi nella stalla in cui dormiva, insieme ai suoi amati cavalli di cui sembrava sentire il nitrito ad ogni colpo che la donna gli infliggeva alla testa.
Era un incubo.

-Sono orfano- le raccontò, seduto insieme a lei su una tovaglia stesa sul prato.
Suryan lo guardò impietosita. Era sempre la stessa storia. La stessa pietà.
Sentiva di stare per perdere i sensi, il dolore alla testa era troppo forte, le orecchie gli fischiavano.
-Giselle, smettila di prendertela col bambino!
La sua voce fu l'ultima cosa che sentì, prima di ricadere nel buio.
-Sono scappato, quando ho raggiunto i quattordici anni, ho rischiato di morire, poi, un angelo mi ha salvato.
Mise a fuoco lentamente l'ambiente circostante fino a riuscire a scorgere una ragazza. Una ragazza molto carina.
-Ti sei svegliato, finalmente.
Gli toccò la guancia, bagnata dal sangue e dalle lacrime. Non ebbe paura di sporcarsi.
-E come ti ha trovato questo angelo?
-Io ho trovato lei. Era notte, tarda notte. Vagavo ricoperto di terra e sangue, finché non l'ho vista. I nostri occhi si sono incontrati...
...E la vita sembrò finire lì per lui. Collassò, privo di forze, non prima di averla vista piegarsi su di lui, gli occhi brillanti, i capelli sembrarono tingersi di un altro colore. Quella ragazza non ebbe paura di sporcarsi.
Helga non aveva mai avuto paura di sporcarsi con lui, di sporcarsi per lui.
-Deve essere stato difficile per te...
La solita frase fatta. Era insopportabile.
-Beh, sono qui, l'importante è questo!
Suryan allungò un braccio verso di lui e dalla sua mano comparve una rosa. Dapprima fu stupito di quel gesto, ma poi si concentrò sulla magia, un tipo a lui sconosciuto. Non poteva che essere una sola cosa.
-Sei speciale, Sur.
Come da copione, lei arrossì. Era davvero ingenua.. - Quel che puoi fare tu, non può farlo nessun altro.
-Beh, sai, è successo di nuovo.
Jasper la guardò, incuriosito. Tirò un vento caldo su di loro.
-Ho acceso un fuoco, quella notte, nella tempesta, ho manipolato un elemento.
-Dovremmo bruciarlo vivo! E tu, che hai da guardare?!
Un altro colpo ben assestato. Un altro fiotto di sangue. 
-Il fuoco? Sur, è incredibile!- finse, ignorando il fiume di ricordi che quel giorno aveva deciso di scorrere in pieno.
Suryan si alzò, sistemandosi il vestito.
Beatrix lo sapeva. Sapeva che Suryan possedeva quei poteri. Gli ostacoli sembravano non finire mai.
-Torniamo dentro, vorrei bere qualcosa.
 
 
Bussò, poco convinta di ciò che stava facendo. Sapeva che, accettando l'invito di Claudius nel suo studio, sarebbe finita con un rimprovero.
Infatti era serio e composto, le mani giunte a sorreggere il capo, lo sguardo fisso sulle carte.
Helga si accomodò con un peso sulle spalle più grande di lei.
-Voleva vedermi?
Claudius la squadrò, prima di parlare. - Gli introiti sono magicamente aumentati e, guarda caso, il nostro benefattore è Jhonny. È successo quel che penso? Vorrei tanto sentirti dire di no.
Mentire non avrebbe portato alcun frutto, in ogni caso Claudius lo avrebbe capito.
-Ho accettato la sua proposta di matrimonio.
Silenzio. Un silenzio pesante.
Quella mattina, Helga aveva provato ad acconciarsi i capelli come una donna adulta, legati fin sopra le spalle. Sentiva ora il bisogno di scioglierli e di toccarli per stemperare la tensione.
-Non avresti dovuto. Non avresti decisamente dovuto.
Sbattè violentemente le mani sulla scrivania. Helga ebbe un sussulto. Quello studio era molto piccolo e arrivava poca luce, decisamente ciò non contribuiva a farla sentire meno assoggettata dalla presenza imponente di Claudius.
-Come ti sentirai adesso, legata per tutta la vita ad un uomo che non ami, eh? Come vivrai al suo fianco?
-C'è sempre tempo per imparare ad amarlo.
-Ma a che scopo? Per finanziare un pub che comunque prima o poi avrebbe chiuso?
-Non solo per questo! Jhonny ha detto che avrebbe riabilitato il mio cognome, i nostri figli lo porteranno insieme al suo.
-Non voglio crederci- Claudius si fece rigido sulla sedia. -Ti ho cresciuta io, con quali valori?
Helga sentiva le lacrime premere per uscire. Del suo cognome le importava ben poco, a quel punto, era di Jalice, di Claudius, che realmente le importava. Non avrebbe permesso la chiusura del pub, a qualunque costo.
-Grazie di tutto, Claudius, ma ormai è arrivato il momento che io decida da me cosa farmene della mia insulsa vita.
Come si alzò, Claudius si decise a guardarla, il suo sguardo tradiva tristezza. -La tua vita è preziosa, non trattarla in questo modo.
Le lacrime sgorgarono copiose, a quel punto. Non era, in fondo, così preziosa quanto quella dei suoi amici. Non era riuscita ad esserlo per la persona che amava, con che faccia avrebbe sostenuto di essere importante davanti agli altri, che non trascorrevano le proprie vite nell'autocommiserazione, che non si lasciavano vincere dalle proprie emozioni, che affrontavano le difficoltà con un sorriso. Lei non era nulla di tutto ciò, poteva essere utile soltanto sposandosi.
-Grazie di tutto.
Sfrecciò verso la porta senza dire altro, il cuore colmo di tristezza e gli occhi di lacrime.
Quando si diresse verso la porta d'ingresso, quasi non si accorse di essere andata a sbattere contro qualcosa. Contro qualcuno.
Quando avvertì sul suo petto lo scandire dei battiti del cuore di qualcun altro, oltre ai suoi, alzò appena il capo e vide Jasper molto vicino a lei.
Corse immediatamente via, per poco non urtò anche Suryan.
Corse più veloce che poté, come l'aveva abituata Hector, tra i rovi della foresta, che le strapparono dai capelli il fermaglio, facendoli ricadere sulle spalle, ormai tinti di un nero inchiostro.
Si abbandonò sulla terra, stanca della corsa e ferita dai rovi. Le lacrime si mescolavano col sangue sul suo viso.
 
Quando Theron era tornato con in braccio una Helga incosciente e ferita, Jasper si era chiuso nella sua stanza con foga, sbattendo la porta.
Aveva sentito le voci di Suryan, di Jalice e Theron chiamarlo per la cena, ma non ne aveva voluto sentire.
Non voleva sentire niente, nessuno.
Aveva cercato di sopprimere una parte di lui che stava pericolosamente pian piano emergendo negli anni, ma che avrebbe rappresentato un ostacolo insormontabile se le avesse permesso di manifestarsi.
Ed era Helga la causa di tutto. Doveva rinunciare, sopprimere. In una vita di rinunce, sarebbe stata soltanto l'ennesima, allora perché gli importava tanto?
Dopotutto, l'amore è la morte del dovere e il dovere la morte dell'amore.
 
Hector si guardava intorno, alla ricerca della sua dama. Eccola lì, nel suo vestito verde, i capelli scuri legati, i guanti a coprire le sue delicate mani. Era lei, non aveva alcun dubbio. Al ballo non l'aveva riconosciuta, dal momento che non l'aveva mai vista, eppure in quell'istante capì.
-Hector, sei davvero tu?
La musica cessò improvvisamente e i due si trovarono soli nella sala da ballo.
Le figure negli arazzi sembravano guardarli dall'alto in basso.
Hector non disse niente, continuò a guardarla, provocandola.
-Oh, insomma, ci rivediamo e tu non dici niente. Che c'è, ti aspettavi qualcun'altra?!
-Sì, una bella biondona.
Judit arricciò il naso, mettendo su un'espressione davvero adorabile. In realtà, non era mai stato così felice di rivedere qualcuno in vita sua.
-Bah, tanto questo è un sogno e tra poco mi sveglierò in quel castello di pazzi.
Hector sorrise. Per la verità, per la prima volta in vita sua, non sapeva cosa dire. Forse non voleva proprio dire nulla, il suo desiderio consisteva nel guardarla, scorgere ogni parte del suo viso, toccarla come aveva fatto quella sera al ballo.
Ti sei innamorato?
Le parole di Beatrix rimbombarono prepotentemente nella sua testa. No, non c'era tempo per pensarci, Judit stava correndo un grosso rischio.
-Judit, ascoltami. Sei in pericolo, dobbiamo portarti via da quel castello!
Judit incontrò i suoi occhi, ricambiando il suo sguardo preoccupato.
-Vuol dire che mi porterete via da qui?
-Sì, e la tua amica, Suryan, sarà dei nostri.
Gli occhi di Judit, a quel punto, si riempirono di lacrime. Anche il lampadario, con le sue cascate di cristalli, sembrava piangere con lei.
-Sono così sollevata, grazie Hector, GRAZIE!
Stava per avvicinarsi, le braccia protese per abbracciarlo. Il cuore di Hector iniziò a battere forte; protese anche lui le braccia, quando il buio lo avvolse e di quel calore che Judit gli faceva provare non rimase alcuna traccia.

 
 
Quella sera era delle più belle: i raggi lunari illuminavano la foresta circostante ed Helga, dalle finestre della sua stanza, poteva ammirarne la bellezza.
La sua stanza era piccola, il letto accanto alle finestre, un armadio ed una scrivania l'uno di fronte all'altra nelle altre due pareti.
Dalla porta entrò Jalice: aveva gli occhi lucidi.
-Oh, ti sei svegliata finalmente.
Quasi non fece cadere la bacinella contenente acqua dalle mani. Reggeva anche una pezza, probabilmente voleva posizionargliela sulla fronte.
La testa prese a girarle improvvisamente. Si toccò la fronte con una mano.
-Sdraiati, hai la febbre molto alta.
Helga fece come le aveva consigliato l'amica.
Jalice doveva aver pianto, non c'erano dubbi. La causa era sicuramente lei, sempre lei. Non faceva che recare problemi da quando era stata accolta da Claudius, una ragazzina i cui genitori si erano suicidati a causa dei troppi debiti accumulati; non solo Claudius li aveva pagati per lei, lui che non era molto ricco, ma le aveva offerto un tetto e del cibo. Sposare Jhonny e risolvere tutti i loro problemi finanziari era il minimo che potesse fare. Eppure Claudius era triste, Jalice era triste...
-Sono un fallimento.
Jalice la guardò, gli occhi si stavano riempiendo nuovamente di lacrime. -Non dire così, Helga...
Era la verità. Era un'incapace, una persona inutile.
-Perchè mi tenete ancora con voi, non merito nulla.
-Non è vero! Tu sei importante per noi, l'ultima cosa che vorremmo è vederti in questo stato..
Helga girò il capo verso la finestra. Non riusciva a piangere.
 
-Basta, io non ne posso più!
Olivia sbuffava da un quarto d'ora a quella parte. Sembrava non fosse capace di fare altro.
-Zitta, sto cercando di pensare!
Quel mattino Hector era andato a dare da mangiare alla gatta Judit e verso pomeriggio si era addormentato dalla noia. Quel che aveva sognato aveva dell'incredibile. Non sognava spesso, eppure in quel periodo non faceva altro. Che Judit l'avesse sconvolto così nel profondo?
Ti sei innamorato?
-Ora basta!
Sbattè le mani sul tavolo, facendo sussultare Kirk che, come al solito, stava bevendo.
Intravide sulla soglia della porta una figura inerme, che riconobbe come Suryan.
-Oh, guarda un po' chi abbiamo qui!
Come tutti quella sera nel pub, Suryan aveva una faccia da funerale. Olivia le si avvicinò e le sussurrò: - Scappa finché puoi, questi sono matti da legare!
-Ti ho sentito!- esclamò Kirk, rosso come un pomodoro. -Vieni qui, bambina, non ti facciamo niente!
-Ti consiglio vivamente di seguire il consiglio di Olivia- le suggerì Daraen, in disparte.
-Volevo parlare con te- disse Suryan, rivolgendosi ad Hector.
-Sentiamo.
Spalle dritte, petto in fuori, sembrava una bambina che voleva fare l'adulta.
-Se Judit non fosse Hidden, tu l'andresti a salvare lo stesso?
Rimase spiazzato. Era una domanda che, in realtà, aleggiava nella sua mente da molto tempo, solo che non voleva darvi una risposta.
Solo i rantoli di Kirk spezzavano un silenzio che, altrimenti, sarebbe stato opprimente per tutti. Per Hector lo era a prescindere.
-Cerca di capirmi, non vedo la mia amica da molto tempo e voglio sapere se la persona con cui è stata è affidabile.
-E chi ti dice che io non menta?
-So riconoscere le bugie.
Hector stette in silenzio. Se le avesse raccontato del sogno, l'avrebbe preso per pazzo. Quelle due erano inguaribili, avevano così bisogno l'una dell'altra da mettersi contro il mondo intero pur di ritrovarsi. Era quasi geloso.
-Non ha importanza adesso.
-Ha importanza per me.
-L'andremo a salvare, questo deve bastarti. Ora ho altro a cui pensare, sayonara!
Suryan lo guardò male. -Questa per te allora è stata una domanda scomoda. Vedremo, Hector Dumont.
 
Carol, dopo mille indecisioni, si convinse a tirar fuori dal suo astuccio la sua penna.
L’oggetto magico era laccato in oro e luccicava in ogni sua angolazione. La principessa fece un profondo respiro e scrisse, leggiadramente, in aria:
-Grazie per l’invito. Io e la Madre delle Streghe saremo lì tra pochi giorni. A presto.-
Si osservò dallo specchio posto davanti ai piedi del letto. Aveva fatto bene? Era stata troppo sintetica e formale?
Neanche il tempo di formulare altri dubbi che la risposta non tardò ad arrivare:
-Sapere che verrai nella mia dimora mi riempie il cuore di gioia. Spero che riusciremo a passare più tempo insieme. Per sempre , il tuo conte Max.
Arrossì all’improvviso e si buttò sul letto con un sorriso ebete che sembrava incorniciare tutto il suo volto.
Forse questo compleanno sarebbe stato diverso.
 
-Sur? - Beatrix si mosse velocemente verso la ragazza, un po' preoccupata.
Suryan notò subito lo stato d'animo dell'amica e in silenzio assecondò il suo passo, fin dentro la libreria dove venivano custodite fotocopie di vecchi manoscritti magici.
-Cosa facciamo qui?
-Scopriamo chi sei.
Beatrix sorrise rassicurante verso la ragazza; quest'ultima però non era convinta. Qualcosa dentro di lei le diceva che non era il momento per scoprire la verità sulle sue origini.
Passarono tutto il pomeriggio a cercare e a leggere libri interminabili ma niente descriveva la situazione di Suryan.
Le due, stanche e confuse, uscirono dalla grande stanza per dirigersi verso Jalice e le sue prelibate pietanze, che stavano per essere messe a tavola.
-Non so se voglio realmente sapere.
-Sei sicura?
-Sì.
Le due si scambiarono un ultimo sguardo di fronte lo stipite della porta e Beatrix capì di dover cercare da sola le risposte di questo mistero che affliggeva l'amica.
 
-Ragazzi manca davvero poco alla partenza, ci rimangono due giorni. Spero che abbiate lavorato abbastanza e messo in chiaro gli ultimi dettagli del piano. La priorità è salvaguardare e portare qui Hidden. Nonostante siamo tutti a conoscenza del legame che ha con Suryan, state attenti. Non sappiamo cosa le è successo in questi mesi a Palazzo e soprattutto ha un enorme e pericoloso potere. Tutto chiaro?
Romina guardò negli occhi di tutti i ragazzi presenti, uno per uno. Erano la sua famiglia e stavano per fare qualcosa di estremamente pericoloso. Si soffermò su Beatrix e Jalice. Avrebbe dato la vita per loro e se solo avesse avuto la possibilità di essere totalmente sincera con sua figlia…
Tesoro, stai tranquilla.
La voce di Claudius le rimbombò nelle orecchie e sorrise, furtiva. Sarebbe andato tutto bene.
   
 
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