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Autore: Mispon_    05/10/2019    1 recensioni
I pokémon sono creature misteriose che vivono negli habitat più disparati: dalle impervie montagne innevate ai bui fondali oceanici, dalle foreste più selvagge alle grandi metropoli industrializzate. Questi esseri vivono in perfetta armonia con gli esseri umani e il loro legame viene a concretizzarsi nel fenomeno delle lotte tra pokémon.
In questo contesto uno scienziato, il Prof. Y. Okido, crea il Pokédex, un'enciclopedia multimediale che raccoglie i dati di tutti i pokémon della regione di Kanto. Il suo desiderio è quello di affidare il Pokédex a due giovani allenatori per testarne il funzionamento. Ma qualcosa va drammaticamente storto...
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blue, Red
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
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Capitolo 4 - Quel fulmine che squarciò il mare
                                       
                                    
Kasumi si svegliò all’alba. Viveva in una grande villa a nord di Hanada che aveva fatto edificare personalmente; il patrimonio accumulato dalla ragazza in pochi anni era immenso: tra il ruolo di capopalestra della città e le varie competizioni nazionali di nuoto era diventata un’autorità conosciuta in tutto il mondo. Aveva esordito a soli quattordici anni in una gara regionale di 200 metri stile libero femminile, riuscendo non solo a classificarsi in prima posizione ma addirittura a doppiare il record dell’associazione sportiva di cui faceva parte. La sua notorietà si consolidò quando - surclassando ogni primato di tutte le specialità femminili - ottenne un permesso speciale per partecipare agli eventi maschili. Da allora non perse una singola gara e di ciò andava particolarmente orgogliosa.
Quella mattina Kasumi bevve soltanto una tazza di caffè, all’interno del quale disciolse alcune pasticche bianche. Aveva instaurato un regime alimentare ferreo in funzione dell’evento che si sarebbe tenuto di lì a pochi mesi: i campionati mondali di 400 metri misti. Per prepararsi al meglio si allenava ogni giorno per dieci ore consecutive nella Palestra di Hanada, che aveva la doppia funzione di piscina olimpionica (Kasumi era infatti specializzata nell’utilizzo di pokémon di Tipo Acqua). Nonostante non avesse mai perso alcun confronto era piuttosto in ansia per quella che sarebbe stata l’occasione definitiva per consolidare la propria supremazia. Nell’ultimo periodo soffriva infatti di forti mal di testa e sbalzi d’umore che avrebbero potuto compromettere la sua performance!
Subito dopo la “colazione” la ragazza fece visita alla sua Stanza dei Trofei: ben trecentoquarantadue riconoscimenti custoditi gelosamente in delle teche infrangibili. Kasumi ricordava ogni singola coppa vinta e la posizione di ciascuna di esse all’interno della sala. Il numero esorbitante di vittorie l’aveva costretta a dover ampliare il locale più e più volte e stava già programmando di sfondare la parete di destra per permettere la collocazione di un altro centinaio di trofei. Ogni giorno l’atleta si fermava dieci minuti a contemplare i suoi successi, sorridendo compiaciuta.
La ragazza si diresse in Palestra alle sette di mattina e lì aveva intenzione di restare fino a sera inoltrata, presa dalle sue esercitazioni. In effetti era piuttosto raro che uno sfidante si presentasse in Palestra di quei tempi; il disinteresse per le lotte tra pokémon si era consolidato a tal punto che oramai gli incontri ufficiali non venivano neanche più trasmessi dalle emittenti televisive! Tuttavia il rigido piano di allenamento di Kasumi fu bruscamente interrotto, quel giorno, verso le otto di sera. Si presentò in Palestra un ragazzino piuttosto basso, con una giacca rossa e un cappellino con visiera che gli gettava una lieve penombra sul volto. Lo sfidante non disse una parola: fece segno alla capopalestra, che in quel momento si trovava sul lato della piscina opposto all’entrata, di volere uno scontro sei contro sei. Kasumi si vide costretta ad accettare - in fondo era il suo compito e se si fosse sottratta avrebbe sicuramente perso l’occasione di visitare la piscina ogni giorno. “Benvenuto alla Palestra di Hanada. Da quanto ho capito desideri uno scontro a piena potenza. Ne sei sicuro? Perché non mi dici quante medaglie hai?” Esordì. Il ragazzino scosse lentamente la testa. Alla capopalestra parve un atteggiamento piuttosto strano, ma cercò di non dar troppo peso alla cosa. Voleva chiudere la sfida in fretta. “D’accordo allora! Sarà una sfida sei contro sei! Cominciamo!”
Kasumi schierò il suo Seaking, un grande pesce dalle squame prevalentemente rosse e un duro corno sul cranio. L’avversario invece scelse un Raichu, la forma evoluta di Pikachu, un grosso topo in grado di generare potenti scosse elettriche. Il pokémon dello sfidante doveva affidarsi unicamente alla stabilità di alcune piattaforme che - galleggiando a pelo d’acqua - davano l’opportunità di lottare anche alle creature terrestri. La prima mossa fu della capopalestra: ordinò a Seaking di avvicinarsi al nemico muovendo l’acqua della piscina sfruttando la mossa Cascata e poi di attaccare con la potente tecnica Megacorno. Raichu fu colpito, ma sembrò reggere bene il colpo e scattò fulmineo su una piattaforma vicina. “Che te ne pare? Megacorno è un attacco pressoché sconosciuto ai più, è stato riconosciuto ufficialmente soltanto da un paio d’anni. Ma io lo padroneggio da ben più tempo; in questo modo i miei avversari fanno sempre fatica a prevedere le mie mosse… e a quanto pare tu non sei da meno!” tuonò spavalda Kasumi. Lo sfidante non sembrava accennare ad alcuna reazione.
I Seaking non sono pokémon particolarmente veloci, ma in quell’ambiente Kasumi era in netto vantaggio: ad un secondo ordine dell’allenatrice il pokémon iniziò a girare rapidamente attorno all’avversario con il tentativo di eludere le sue difese e trovare un punto cieco, per poi gettarsi su di esso con un balzo e finirlo con Megacorno. In quell’istante lo sfidante schioccò le dita tre volte: Raichu afferrò con la sua lunga coda il corno del pesce in una frazione di secondo e iniziò a produrre un quantitativo di energia elettrica incredibile. Le scintille della mossa Fulmine erano addirittura visibili ad occhio nudo per quanto fossero potenti! Seaking si contorse su se stesso, emanando dei versi disumani. Kasumi era intenzionata a tutti i costi a ritirare il pokémon prima che subisse troppi danni, ma per qualche ragione la sua Pokéball non rispondeva ai comandi. Dopo qualche secondo le si palesò davanti uno spettacolo raccapricciante: le squame del pesce saltarono in aria mostrando gli strati muscolari interni; gli occhi gli uscirono dalle orbite e si carbonizzarono poco dopo. Il suo Seaking si estinse, esplodendo in una massa informe di organi interni e tessuto sanguigno. La ragazza non riuscì a reggere il colpo e iniziò a vomitare sconcertata. Lo sfidante schioccò due volte le dita e Raichu gettò la coda in acqua; generando nuovamente potenti scosse elettriche, sfruttò l’arena come un vero e proprio superconduttore: chiunque avesse sfiorato quella piscina sarebbe morto sul colpo fulminato! Dopo alcuni minuti Kasumi, ancora terrorizzata per quanto accaduto, dichiarò conclusa la lotta a causa di una gravissima infrazione del regolamento. Lo sfidante non disse ancora nulla; si limitò a battere un piede a terra. A quel comando Raichu scattò ad una velocità impressionante verso la capopalestra. Dapprima colpì con una mossa elettrica le cinque Pokéball rimanenti, mandandole in cortocircuito temporaneo. Successivamente alzò la coda e, in un battito di ciglia, trafisse la spalla sinistra della ragazza. Ci furono alcuni attimi di silenzio tombale. Ad un certo punto Kasumi iniziò ad urlare per il dolore con le lacrime agli occhi. Il ragazzino iniziò ad avvicinarsi alla capopalestra, proseguendo con passo lento sul bordo perimetrale della piscina. Quando fu a non più di un metro di distanza la ragazza chiese, singhiozzando e strillando allo stesso tempo: “Chi sei?! S-sei stato tu ad uccidere Takeshi?!” Nessuna risposta. Continuò: “Perché stai facendo tutto questo? Che cosa abbiamo fatto per meritarci qualcosa di così orribile?” Ancora silenzio. “Ti prego. Ti prego… non farmi del male. N-non voglio morire. Non posso morire adesso. Ti prego!!” Lo sfidante era ormai accanto a lei. Le stringeva la spalla, ancora infilzata dalla coda di Raichu, che iniziava a perdere una quantità di sangue preoccupante. Kasumi guardò per la prima volta il suo volto. Gli occhi in particolare, sempre oscurati da quel cappello, la colpirono. A un primo impatto sembravano quelli di una persona disperata: anch’egli stava piangendo, e non di certo di dolore! Ebbe l’impressione che stesse soffrendo per tutto il male che stava causando. Ma osservandoli meglio quegli occhi erano in realtà vuoti. Negli anfratti più profondi dell’animo di quella persona regnava il distacco, una condizione disumana che gli conferiva un’aria estranea a questo mondo. Sembrava un essere maledetto, morto da tempo, totalmente deteriorato nel suo io più intimo. Tutte queste sensazioni vennero trasmesse a Kasumi in pochi istanti, come se fossero state effettivamente inviate da qualcuno; qualcuno che stava gridando aiuto con tutta la forza rimastogli.
Il ragazzino alzò la mano: si stava preparando per schioccare le dita un’ultima volta. Fu però inaspettatamente interrotto da una voce maschile: “Tutto ciò è davvero molto interessante. Maledettamente interessante, oserei dire!” Dall’ingresso principale era entrato un uomo alto, vestito in abiti neri ed eleganti e con una costosa bombetta sul capo e che correggeva la sua postura con uno sfarzoso bastone in legno pregiato con rifiniture dorate. Il viso allungato, il naso aquilino e la carnagione violacea comunicavano un’indole astuta e meschina. “Scusate per l’interruzione. Mi presento: il mio nome è Fronesis. Sono un investigatore privato.” Udite quelle parole lo sfidante si mise sulla difensiva: battendo due volte il piede a terra, fece estrarre a Raichu la coda dalla spalla della capopalestra e utilizzò la mossa Fulmine per mettere fuori gioco le telecamere dell’edificio. Fronesis sorrise guardandolo quasi con una certa pena: “Non c’è bisogno di essere tanto irruenti. Perché non provi a rilassarti un po’?” Il ragazzino abbassò ancora più del solito la visiera del cappello, ma non disse nulla. Il detective continuò: “Cosa c’è, hai perso la lingua? O sei solo molto preoccupato? Ti stai forse chiedendo quale sia stato il tuo errore? Come io sia riuscito a intercettarti in tempo? Eppure ti eri assicurato di sigillare magneticamente la porta!” Iniziò a ridere in modo bonario (era piuttosto fuori luogo). “D’accordo. Che ne dici di una scommessa? Voglio lottare contro la tua squadra di pokémon. Nel caso dovessi vincere non solo ti rivelerò come mi sia stato piuttosto semplice trovarti, ma ti lascerò anche andare! In caso contrario però ti metterò fuori gioco per un po’ e ti consegnerò alle forze dell’ordine. Sai, c’è una bella taglia sulla tua testa dopo quello scherzetto alla Palestra di Nibi! Allora, accetti?” Lo sfidante continuò a tacere come aveva sempre fatto. “Non ti fidi eh? In questo caso mi trovo costretto ad aumentare la posta in palio. Guarda: queste sono le mie sei Pokéball. Puoi prenderle!” Le gettò con forza dall’altro lato della piscina “Io combatterò a mani nude. Ti alletta l’idea?”
Lo sfidante - o per meglio dire l’assassino - fu piuttosto colpito da quel gesto nonostante non lo diede a vedere in alcun modo. C’era qualcosa che non gli tornava, ma in quel momento non poteva che stare al gioco e approfittare del primo attimo buono per darsi alla fuga. Era relativamente sicuro di non essere stato visto in faccia, quindi uccidere quel pazzoide non era strettamente necessario. “Oh, giusto. Quasi dimenticavo una cosa: sappi… che vincerò questa battaglia!” Disse sicuro l’oppositore. In quel momento il ragazzino notò quanto fosse sinistra e penetrante la sua voce. C’era qualcosa di inquietante in lui. Schioccò le dita in maniera più lieve rispetto al solito e in un baleno Raichu balzò da una piattaforma all’altra per poi gettarsi alle gambe dell’uomo: era Attacco Rapido. Egli però fece un rapidissimo salto laterale ed evitò il colpo diretto: i suoi tempi di reazione erano fuori dal comune. Il pokémon, infuriato per essere finito con la testa sul pavimento, iniziò a generare potenti scariche ad alta tensione; normalmente avrebbe gravemente ferito chiunque gli si fosse avvicinato! Tuttavia Fronesis avanzò con passo fermo verso la creatura senza fare il minimo sforzo. Prima che il topo elettrico potesse fare alcunché l’investigatore prese con forza la sua coda e la sollevò da terra, poi sorrise compiaciuto. Raichu iniziò a dimenarsi sentendo i propri muscoli atrofizzarsi, poi cadde al suolo rigido e inerte facendo cessare le scosse. L’assassino restò fermo per tutta la scena, poi richiamò la creatura esausta nella sua Pokéball. “È stato piuttosto semplice!” constatò Fronesis “Mi è bastato osservare lo scontro di poco fa contro quel Seaking. Raichu utilizza la sua coda per scaricare la tensione elettrica nel terreno o in un conduttore che poggia su di esso - come l’acqua della piscina o un corpo umano. Se la coda rimane sospesa in aria c’è il rischio che vada in cortocircuito, così com’è successo. Probabilmente non sarebbe bastato così poco in condizioni normali, ma quest’esemplare è più potente di qualsiasi cosa abbia mai visto: e proprio per la sua forza eccessiva mi è stato così semplice metterlo al tappeto! Generando scariche elettriche di tale portata il tuo Raichu deve effettuare la messa a terra costantemente!” Dall’altro lato della struttura il ragazzino continuava a non proferir parola, ma adesso era visibilmente turbato: era sull’attenti, probabilmente intento a ponderare con attenzione le sue prossime mosse. “Ti chiedi perché non abbia riportato ferite? È più banale di quanto pensi! Sapevo di trovarti qui e dal momento che hai utilizzato un pokémon d’Acqua o comunque in grado di sferrare una mossa di quel tipo alla Palestra di Nibi - come rivelato dall’autopsia del cadavere di Takeshi - ho ritenuto che ci fossero alte probabilità che avresti optato per un pokémon di Tipo avvantaggiato per fronteggiare Kasumi. E come sai bene il Tipo Elettro è l’unico adeguato assieme all’Erba. In altre parole c’erano il 50% di possibilità che ti presentassi qui con un pokémon in grado di generare scariche. Di conseguenza non ho fatto altro che conciarmi per l’occasione: tutto il mio vestiario, dai guanti al copricapo, è costituito unicamente da gomma ultra-isolante! Adesso, che ne dici di procedere nel nostro combattimento?” Per circa trenta secondi nessuno dei due disse nulla. Fronesis, evidentemente divertito, osservò: “No? Non vuoi più lottare? Ma come, ti arrendi così? Guarda che potrei offendermi! Aspetta… non dirmi che…” Scoppiò in un’altra risata, ancor più fuori luogo della precedente “Ho capito! Non ci posso credere, che magra figura! E io che credevo che potessi essere interessante! Tu non puoi più lottare, non è così? Tutti i tuoi pokémon evidentemente hanno una stazza troppo grande per sfruttare le piattaforme di questo edificio senza che qualcuno le allarghi meccanicamente come avviene per gli sfidanti regolari e anche il bordo-vasca è troppo sottile. Secondo la mia ipotesi dovresti avere almeno un pokémon d’Acqua, ma ti sei neutralizzato da solo: la piscina esaurirà del tutto l’energia elettrica generata da Raichu tra minimo quaranta minuti! Saresti tentato di venire verso di me e attaccarmi con uno dei tuoi pokémon in modo da sfondare l’ingresso principale, ma hai paura di farlo: hai osservato i miei riflessi all’opera contro l’Attacco Rapido della tua bestia e adesso temi di non essere abbastanza agile. Se è davvero così, sei soltanto uno stupido sprovveduto!” L’omicida adesso era con le spalle al muro; iniziava a tremare e a battere velocemente il piede destro a terra. Fronesis fece un grande balzo in avanti e atterrò su una delle piattaforme galleggianti. Proseguendo in questo modo fu in pochissimo tempo dall’altro lato della piscina, faccia a faccia con il ragazzo: adesso sì, che l’aveva visto in volto! “Direi proprio di aver vinto. Ora, se non ti spiace, preferirei che facessi un riposino: ti ho preso!” Così dicendo alzava il pugno nel tentativo di colpirlo in testa e tramortirlo. Ma proprio in quel momento l’avversario prese una Pokéball dalla tasca e fece materializzare tra lui e l’investigatore un possente drago alato con la coda avvolta dalle fiamme! Fronesis indietreggiò leggermente mentre la possente creatura sfondava il soffitto con un getto di fuoco fuoriuscito dalle sue fauci. Il dragone volò via con in groppa il suo allenatore.
                                                                              
Alcuni minuti dopo, nei cieli presso Hanada
S.: “Il bersaglio non è stato neutralizzato. Sono stato intercettato. In ogni caso, la missione è andata a buon fine.” -> Invio.
W.: “Sei stato visto in faccia?” -> Invio
S.: “Temo di sì. Invierò i dati sull’intruso al quartier generale il prima possibile.” -> Invio
W.: “D’accordo, per adesso dirigiti Kuchiba come stabilito.” -> Invio
S.: “Ricevuto! Chiudo.” -> Invio
 
 
Fronesis, ancora nella Palestra di Hanada, si esibì in una terza grassa risata: “Meraviglioso! Adesso tutto inizia a quadrarmi! Devo ammettere di averti sottovalutato: non avevo pensato ad una simile evenienza. Eppure era ovvio che avessi ancora un pokémon a disposizione, che ti avrebbe permesso la fuga. Semplicemente non volevi usarlo se non al momento opportuno, in quanto se lo avessi messo fuori gioco saresti stato spacciato. Così hai sfoderato quel Charizard solo una volta avvicinatomi a te. Mi hai fatto credere di aver vinto e in tal modo ho abbassato la guardia. Ma non è certo questo giochetto da due soldi ad avermi sorpreso: no! Tu non hai obbedito a quella cosa! Questo non solo spiega il tuo mutismo ma mi permette anche di ipotizzare il tuo movente. Preparati, misterioso individuo: avrò la mia vendetta. Non posso permettermi di perdere neanche contro un mio simile. La prossima volta sarò ben più prudente.” A quelle parole si introdusse una voce fragile e spenta: “M-m-mi aiuti, la prego!” Era Kasumi, rimasta per tutto il tempo sul lato opposto all’entrata, accasciata a terra, con le lacrime agli occhi e la spalla ferita. Oramai aveva perso molto sangue e iniziava a sentire il corpo venir meno. Con le ultime forze tentava di sopravvivere: “Chiami aiuto!” Fronesis la guardò severo: gli era scemato ogni entusiasmo. Si accovacciò accanto la ragazza e cominciò a parlarle lentamente: “Signorina Kasumi, dico bene? Sa, vorrei tanto venirle incontro. Io sono un suo grandissimo ammiratore! Ho seguito ogni suo evento. Potrei affermare che per me è proprio un onore incontrarla. Però… oh, che cosa abbiamo qui?” Indicò un filamento dei muscoli della spalla ferita, oramai fuoriuscito per quanto il taglio fosse profondo “Ma guardi… il muscolo non è affatto rigido. Lei è rilassatissima, eppure non mi sembra che i nervi siano stati sfiorati. Questo mi porta a credere che lei stia assumendo sostanze che stimolano l’attività muscolare quando posta sotto sforzo e che la riducono quando non richiesto. Ma come? La grande Kasumi, atleta prodigio, ha vinto tutti quei premi tramite sporchi sotterfugi? Questo è un peccato gravissimo!” Si fermò per un attimo, poi riprese con la stessa lentezza: “Il suo alito ha un odore familiare. Le assume attraverso il caffè, non è così? Devo dire che lei non riesce proprio ad accontentarsi. È come una belva che ha un unico pensiero per la testa: deve mangiare, mangiare sempre di più. Lei si nutre con la fama e con i trofei che accumula giorno dopo giorno ed è disposta a tutto pur di raggiungere il suo scopo. La invidio parecchio! Adoro le persone come lei, così determinate. Ma ho idea che se un fattaccio del genere si venisse a sapere la sua reputazione precipiterebbe. Noi non vogliamo che accada ciò, dico bene? Allora senta cosa le propongo: lei adesso morirà qui e io scriverò la sigla “TR” con il suo sangue proprio vicino al suo corpo senz’anima. In questo modo la polizia sarà consapevole che quel ragazzo è il responsabile della sua morte e inizieranno a cercarlo in qualità di assassino seriale. Non appena lo troveranno io potrò vendicarmi della sconfitta subita oggi e lei, mia cara Kasumi, sarà stata utile alla causa. Sarà una martire! Non è fantastico? Oh ma, se rifiuta posso sempre chiamare aiuto. No? Perfetto: allora vado, mia cara Kasumi. Ho alcune informazioni da riferire a un amico.” Era morta dissanguata mentre parlava, circa a metà del discorso
   
 
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