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Autore: jaykayess    06/10/2019    2 recensioni
Freezer è stato sconfitto, Namecc è stato ripristinato, e finalmente Goku fa la sua rimpatriata dopo quasi un mese di assenza.
Ma qualcosa, all’improvviso, cambia nella vita del nostro eroe. E, inevitabilmente, anche nella vita di chi lo circonda.
Genere: Azione, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bulma, Gohan, Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«E che diavolo ne sai tu, dell’amore?!»

Quelle parole, uscite dalla bocca di colui che nessuno si sarebbe mai immaginato artefice di una frase del genere, avevano rimbombato per tutta la stanza, ed anche nella testa di Vegeta.
Aveva sentito il suo cuore-o almeno, ciò che ne rimaneva- spezzarsi in mille pezzi. Aveva sentito un dolore decisamente peggiore di quello che avrebbe provato in qualsiasi combattimento, in qualsiasi battaglia.
Quella frase aveva fatto male più del peggiore dei pugni, più del peggiore dei ki blast. Quella frase aveva fatto male più del suo passato, più dell’abbandono dei suoi genitori, più della sua infanzia perduta all’interno della base di Freezer.
E, forse per la prima volta in tutta la sua vita, Vegeta non rimuginò su ciò che avrebbero pensato gli altri vedendolo piangere; non rimuginò sulla grande batosta che avrebbe ricevuto il proprio orgoglio vedendosi piangere. Per la prima volta in tutta la sua vita, Vegeta lasciò che delle bollenti lacrime amare gli bagnassero le guance pallide.
Non avrebbe mai immaginato che proprio lui, proprio l’uomo a cui aveva donato il suo cuore ferito, desse il letale colpo di grazia a quello stesso cuore che, in quel momento, il principe non sentiva più neanche di avere.
Non aveva neanche la forza di arrabbiarsi. Non aveva la forza di urlare, né di picchiarlo, né di muovere le gambe ed andarsene. Non aveva la forza di far nulla, si sentiva totalmente impotente.
Talmente impotente che restò lì, con gli occhi sgranati e pieni di lacrime, ancora incatenati a quelli della persona che, ormai, amava più di ogni altra al mondo. Quella persona che, dopo averlo usato, lo stava buttando via come un vecchio straccio.

Goku, dal canto suo, si accorse soltanto dopo di aver detto quello che aveva appena detto, e sentì il proprio debole cuore non solo dolere, ma anche riempirsi d’odio. Odio per sé stesso, odio per ciò che gli era appena uscito dalla bocca.
Non pensava davvero quello che aveva appena urlato. Come avrebbe mai potuto pensarlo? 
Eppure, lo aveva fatto. Aveva spezzato il cuore a quella stessa persona che, nonostante tutto, aveva deciso di darglielo in mano.
Avrebbe tanto voluto che la morte lo colpisse. Lì. Proprio in quel momento.
Perché il super saiyan dal cuore puro, ormai, non sentiva più sua neanche quella carica.
Guardava gli occhi di Vegeta, del suo principe: erano carichi di lacrime e delusione. E questa volta, era stato lui a deluderlo. Era stato lui a ferirlo.
Avanzò lentamente in sua direzione, allungando un braccio, cercando di afferrare la sua mano «Vegeta... Vegeta, io-»
«Non osare toccarmi.» lo interruppe il principe dei saiyan, scansandosi bruscamente «Non provarci nemmeno.»
«No, aspetta. Lasciami-»
«Spiegare?! No, Kaharoth, non ti lascio spiegare!»

Si sentiva deluso. Deluso, tradito, e ferito.
E non sapeva quale delle tre sensazioni fosse la peggiore.
Sapeva soltanto che aveva una dannata voglia di lasciare quella casa, ed anche in fretta. Non ne valeva la pena, di combattere. Non valeva più neanche la pena  di vivere, per quanto lo riguardava.
Per tutta la vita non aveva fatto altro che incassare colpi, e proprio nel periodo in cui pensava che quella fase fosse ormai giunta al termine, si ritrovava punto e a capo.
Non era nato con l’intenzione di essere un problema. Per nessuno.
Eppure, in quel momento, si sentiva un problema. Un errore. Un problema ed un errore che nessuno sarebbe mai stato in grado di amare. Neanche quell’idiota di Kaharoth, che aveva sostenuto il contrario soltanto fino a pochi istanti prima.
Alla fine, trovò chissà da dove la forza di muovere i propri muscoli e, scostando l’imbecille, si diresse verso la finestra lasciata aperta, spiccando il volo, senza voltarsi indietro, con tutta l’intenzione di allontanarsi da tutto e da tutti. Di allontanarsi da lui.

E Goku non fece niente. Niente per fermarlo, o per farsi perdonare.
Perché non fece in tempo a far niente. Perché, improvvisamente, il dolore al petto si fece ancora più lancinante, ancora più fulmineo, e le sue forze vennero meno.

*

Volò per un periodo di tempo che gli sembrò interminabile, mentre sentiva l’aura di colui che si era appena lasciato alle spalle altalenare, raggiungendo picchi di altezza e bassezza ad intermittenza.
La voglia di tornare indietro, di aiutarlo, di urlargli in faccia quanto fosse innamorato di lui era forte, ma il principe non demorse.
Perché, per la prima volta nella sua vita, voleva essere lui a chiudersi la porta alle spalle. Per la prima volta nella sua vita, voleva essere lui ad averla vinta... anche sui propri sentimenti.
Si fermò soltanto una volta raggiunto quel posto. Quel luogo tanto speciale e tanto orrendo allo stesso tempo... il luogo nel quale tutto era cominciato. Il deserto nel quale avevano combattuto per la prima volta.
Se chiudeva gli occhi, ancora appannati dalle lacrime, era ancora capace di rivedere le scene di quel duello che, in quel momento, sembrava così lontano.
Avrebbe voluto sparire. Avrebbe voluto volare via come la sabbia che, alzata dal forte vento di quel giorno, vorticava nell’aria. Avrebbe voluto diventare come quei granelli: libero, solitario, legato a niente e nessuno.
Ma non poteva. E questo gli faceva un male terribile.

«Vegeta, sei un cretino.» calciò una roccia, che si andò a sgretolare lontano dalla sua figura.

Si odiava tremendamente. 
Si odiava per essere diventato ciò che era diventato, si odiava per aver anche soltanto pensato che qualcuno potesse amarlo per quello che era, si odiava per aver ceduto alle proprie sensazioni, si odiava per non aver dato ascolto al suo orgoglio.
E si chiese se ne valesse la pena.
Si chiese se valesse la pena piangere per lui, per la persona più importante della sua vita. Si chiese se fosse giusto versare lacrime per quella causa.
E si chiese perché, quel lontano giorno di un anno e mezzo prima, su quelle stesse rocce brulle di quel deserto ancora caldo nonostante l’autunno, non si fosse lasciato finire dalla sciabola di quella nullità che gli aveva tranciato la coda. Si chiese perché, quel lontano giorno di un anno e mezzo prima, Kaharoth avesse deciso di risparmiarlo.
E si chiese ancora perché stesse piangendo per l’uomo che gli aveva portato via tutto. Il cuore, l’orgoglio, la testa.
E quello che faceva più male, era che non lo sapeva. Non sapeva perché stesse piangendo per lui.
Sentiva le gambe molli, e non ci volle molto prima che lasciasse andare anche il proprio corpo, sedendosi a terra, alzando gli occhi al cielo, chiudendoli, immaginando come sarebbe stato se non fosse mai atterrato su quel pianeta, se in quel momento fosse ancora stato a vagare per lo spazio con Nappa, a distruggere pianeti e sgozzare innocenti.
Già... innocenti.
Le sentiva, quelle urla di dolore, quelle stesse urla che lo pregavano di avere pietà. E sentiva anche la sua risata, la sua stessa risata, quella risata che ormai non sentiva neanche più sua, mentre pietà, invece, non ne aveva.
Ma allora perché il destino aveva avuto pietà di lui? Perché lui? Perché non risparmiare chi se lo meritava davvero? Perché l’universo aveva deciso di dargli così tante possibilità?
E perché lui le stava sprecando tutte?

‘Non piangere mai, figlio della luna. Perché un giorno sarai re.’

Le parole di sua madre, le ultime che aveva sentito pronunciare dalla calda voce di quella donna, risuonarono nella sua testa come un eco.
Non piangere mai, figlio della luna.
Ma come avrebbe fatto a piangere? Lui, che aveva tanti rimpianti, tanti rimorsi? Lui, che per tutta la vita non aveva fatto altro che giocare il ruolo della pedina, prima di suo padre, poi di Freezer, poi di sé stesso?

‘Qualcuno ti amerà esattamente come ti ho amato io.’

«Mamma...» si sdraiò sul terreno brullo, rivolgendo completamente lo sguardo al grande spazio azzurro sopra di sé «Dove sei?»

Già. Dov’era sua madre? Dov’era l’unica persona che l’avesse mai amato veramente in tutta la sua vita? Dov’era finita quella donna che, con una carezza sul volto, quindici anni prima, gli aveva detto addio per sempre? 
Spostò lo guardo alla sua destra, osservando un fiore solitario spuntare dal terreno roccioso. Un fiore che, nonostante tutto, era riuscito a sopravvivere.
Si rivide molto in quella creatura della Terra, mentre allungava una mano nella sua direzione, sfiorandola delicatamente. 
Quel fiore bianco era proprio come lui: solo, sopravvissuto ad un destino nefasto, ad una vita che non era stata affatto facile.
Una giovane vita buttata via troppo in fretta, e che in quel momento si sentiva scivolare via dalla dita come granelli di sabbia.
Sentì il rumore di un aeroplano sorvolarlo: la vita, a quanto pareva, andava avanti. E lui era l’unico ad essersi fermato.
Avrebbe voluto ricominciare da zero. Avrebbe voluto nascere di nuovo, riparare a tutti i suoi errori.
Ma era incapace persino di fare quello.


«Non piangere, figlio della luna.» 

La voce fin troppo famigliare di Nappa, proveniente dalle sue spalle, lo dissuase dai suoi pensieri, facendolo tornare con i piedi per terra, e spaventandolo un minimo, cogliendolo di sorpresa.
Sapeva che sarebbe venuto. In fondo, quel saiyan era testardo come un mulo.
Non era uno che portava rancore, e glielo stava dimostrando proprio in quel momento, trattandolo come fosse suo figlio, nonostante tutto.
Il saiyan senza capelli aveva perso il suo vero figlio tantissimo tempo prima, e nel momento in cui si era ritrovato a dover badare a quel principe, a quel bambino ribelle e pestifero, era diventato l’uomo più felice dell’universo. Gli era stato vicino fino alla fine, tenendolo sotto la propria ala protettiva, crescendolo esattamente come fosse sangue del suo sangue.
E si era affezionato. Così tanto che il fatto che Vegeta lo avesse ucciso non troppo tempo addietro, ormai non valeva più niente.
E non valeva più niente perché il suo principe stava soffrendo come mai prima di allora, e tutto ciò che era venuto prima o che sarebbe venuto dopo quello non contava nulla, per lui. 
L’unica cosa che avrebbe voluto fare Nappa sarebbe stato prendere Kaharoth e sbatterlo ripetutamente con la testa contro il suolo, fino a spaccargliela totalmente. Ma sapeva benissimo di non aver possibilità contro il super saiyan della leggenda, come sapeva anche che, in fondo, Vegeta non voleva che quell’imbecille senza speranza si facesse del male.
Così si sedette accanto al suo pupillo, poggiandogli una mano sulla spalla e, ovviamente, venendo respinto l’esatto istante successivo.

«Che diavolo sei venuto a fare?» ringhiò il principe, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano e cercando di darsi il contegno che aveva appena smarrito «Non voglio vedere nessuno. Tantomeno uno di voi. Vattene di qui, Nappa.»
«Sai, non avrei mai pensato che il grande principe dei saiyan si potesse innamorare fino a questo punto.» commentò il pelato «Sei sempre stato un po’ troppo rigido per la tua età. Lo sapevo che prima o poi avresti ceduto.»
«Tu non sai proprio niente di me.» 
«Oh, invece so molto più di quello che pensi, e non ti converrebbe trattarmi in questo modo, lo sai?» lo stava rimproverando, proprio come farebbe un qualsiasi adulto con un bambino che stava facendo i capricci «Secondo me dovresti tornare indietro. Parlaci, Vegeta... io lo detesto, non mi va per niente a genio, ma sono sicuro che non pensava davvero tutte le cose che ti ha detto. Era solo... solo incazzato, ecco.»
Quelle parole non lo stavano aiutando. Affatto, Vegeta aveva stretto i pugni e, alzandosi da terra, aveva emesso un ruggito che, forte com’era, rimbombò per tutto il deserto.
«Oh, certo!» esclamò, a denti stretti «Lui fa una cosa sbagliata e la fa perché era arrabbiato, io faccio una cosa sbagliata e finisco così! Mi sono stancato di tutte queste giustificazioni sempre valide per gli altri ma mai per me! Non avrei mai pensato che proprio tu saresti venuto qui a giustificarlo, sul serio! Come si fa anche solo lontanamente a giustificare quell’idiota?!»
«Non lo sto giustificando.» fu la risposta del maggiore «Ti sto solo dicendo che... beh, come dire... si vede che ci tiene. Perché non torni indietro? Magari le cose cambiano. Smettila di essere così fuori dagli schemi. Essere quello alternativo non ti aiuterà, come non ti ha mai aiutato neanche in battaglia. Cerca di seguire i consigli di chi è più anziano di te, per una volta, e smettila di fare il ragazzino, perché stai cominciando a non esserlo più.»
«Se ci tiene così tanto allora perché non è venuto qui lui, invece di mandare avanti t-»

Ma Vegeta, in quel momento, dovette arrestarsi.
Dovette frenare la sua lingua biforcuta perché, proprio in quel momento, quell’aura altalenante che aveva sentito fino a quel momento, ora non riusciva più a percepirla.

«No.»

~

Buongiornissimo! KAFFEEEEEÉ
Ne ho davvero bisogno al momento, dato che mi sento tremendamente assonnata, ma fortunatamente c’è questa storia a tirarmi su(non il morale, perché mentre scrivevo questo capitolo stavo letteralmente soffrendo *sigh*)
Beh, ci siamo. Ecco finalmente un capitolo incentrato sui sentimenti di Vegeta e su come si sta sentendo dopo che-a quanto pare- ha rotto col nostro Goku.
Ma non ha fatto nemmeno in tempo a rompere che... B E H.
Mentre scrivevo questo capitolo ho ascoltato Crying Over You degli HONNE, con RM e Becka, e ve la consiglio tantissimo, è una delle mie canzoni preferite del 2019.
In questo capitolo possiamo finalmente anche vedere come Nappa si è dimostrato un vero amico. Devo dirvi che mi ha sempre dato questo vibe... insomma, si vede anche dalle prime puntate dell’anime che, in fondo, tiene ai suoi compagni(basti vedere che la prima cosa a cui ha pensato quando ha scoperto delle sfere è ‘riportiamo in vita Radish’).

Insomma, che ne pensate? Fatemi sapere u.u
Io intanto vi ringrazio per le recensioni che lasciate e vi mando un grande bacio!

Alla prossima!

-JAY



   
 
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