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Autore: Juliaw    06/10/2019    1 recensioni
Questa storia è una ripubblicazione di una delle mie vecchie fan fiction pubblicate nell'ormai lontano 2011. Chiamatela una seconda edizione se vi va lol. Con l'approccio imminente dell'ultima serie di questo meraviglioso show, ho pensato di editarla e ripubblicarla, magari ridandomi così l'ispirazione per un continuo! Basata sulla bellissima e leggendaria Season 5, questa FanFic contiene 19 capitoli, il piano è di pubblicarne uno o due se la storia è di vostro gradimento!
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Vidi l’alba, il chiarore del cielo portò con sé colori del tutto innaturali, come innaturale era quello che stava accadendo, sembrava che tutto si coordinava alla perfezione tranne io.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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Chapter 13 – The Green Horseman
           

       Non ero morta, ma non mi sentivo neanche viva. Avevo tutto il corpo dolorante e non riuscivo a muovermi. Non capivo dove mi trovassi, ma di certo non ero più in quella stanza buia con il Diavolo. La stanza in cui mi trovavo era arredata in stile moderno, il nero, il bianco e il rosso erano i colori che prevalevano, c’era un luce bianca artificiale che la illuminava tutta, voltai leggermente la testa per capire che si trattava di un lume poggiato su un comodino di fianco al letto, quello dove mi trovavo sembrava essere un motel, o forse un hotel, dato l’arredamento nuovo e nessuna puzza di piedi e se quello era davvero un hotel, allora i fratelli Winchester sicuramente non erano da quelle parti.

Iniziai a preoccuparmi e ad un tratto la paura mi assalì. Chi mi aveva portata in quel posto? Speravo non fosse stato lo stesso Lucifero, ma per quale motivo?

Volevo muovermi, ma proprio non ci riuscivo, era come se qualcuno mi avesse legata e incollata a quel letto, che pur essendo comodo, stavo iniziando a trovare insopportabile restare ferma lì e non capire bene la situazione in cui mi trovavo. Chiamai aiuto, ma nessuno rispose, ci riprovai, ma nulla. Tentai di alzarmi per mettermi a sedere lentamente e scoprii che ero vestita solo del mio intimo, mutandine nere e reggiseno abbinato e avevo la parte bassa dell’addome fasciata, stessa cosa per le braccia. Non vidi i miei vestiti da nessuna parte, la stanza sembrava essere pulita e fin troppo ordinata, nessun segno delle sacche verdi dei ragazzi e nessun segno dell’immancabile frigorifero portatile azzurro. Un’idea terrificante mi balenò in mente, qualcuno mi aveva rapita, curata, stuprata e lasciata lì a marcire e anche a pagare la stanza di quell’hotel… ok, guardo troppi film, però a quel punto mi chiesi se i film potessero mai eguagliare quello che mi stava succedendo, probabilmente no.
Quando finalmente riuscii ad alzarmi, tra gemiti di dolore e imprecazioni varie, non cambiò nulla. La stanza era sempre la stessa, vuota e moderna. Chiamai di nuovo aiuto e prima che potessi finire la frase, notai che sul comodino dove era posizionato il lume, c’era una pistola, mi sporsi e subito la presi tra le mani. Quella pistola l’avevo già vista, era la pistola di Dean, quella col calcio bianco. Era un buon segno, voleva dire che Dean era stato li, ma ora dov’era? Forse mi stavo preoccupando per nulla, forse i due fratelli avevano racimolato qualche soldo e adesso potevano permettersi un hotel a qualche stella in più del normale e forse erano fuori a prendere la cena.

Mi stesi di nuovo sul letto, l’addome mi faceva male, davvero male.

Designer Inn Suites, Toledo Iowa, USA. Così diceva un biglietto da visita che si trovava nel cassetto del comodino, Iowa, quindi non più South Dakota e quindi non più casa di Bobby. Iowa e quindi sulla strada per Detroit. Che diavolo c’entrava Detroit adesso? Se davvero i Winchester erano fuori e sarebbero rientrati, avrebbero dovuto raccontarmi tutta la maledetta storia per filo e per segno, non ne potevo più di sapere le cose a metà, ormai ero dentro fino al collo e quindi volevo sapere tutto, non c’era nessuno scopo a tenermi segrete le cose.
La mia vita era cambiata, cambiata per sempre e per quanto difficile era da accettare, quella era la mia nuova schifosissima realtà.

<< Fanculo! >> Imprecai ad alta voce al nulla. Non credo che il soffitto della stanza potesse sentirmi, ma me la presi con lui…mi sfogai contro il soffitto, quale persona sana di mente lo farebbe? Quando mi resi conto di quello che stavo facendo, scossi la testa e mi coprii gli occhi con una mano, non potevo dare di matto proprio adesso.
Toccai il mio bacino dolorante e notai che era bagnato, iniziava a sanguinare. Alzandomi, forse troppo violentemente per mettermi a sedere, il dolore aumentò e subito cercai di sciogliere la fasciatura per vedere la ferita. Non l’avessi mai fatto.
Si trattava di una ferita lunga una quindicina di centimetri dalla quale fuoriuscivano piccole gocce rosse che si andavano a riversare sui miei slip, lo spettacolo non era bello da vedere, forse sarei dovuta rimanere ferma ed immobile ad aspettare l’arrivo di qualcuno, ma la mia curiosità spinta dalla mia incredibile cocciutaggine, questa volta mi erano costate care.
Tenni premuta la ferita ma questo mi procurò altro dolore e iniziai ad imprecare di nuovo, dopo che tutto quello sarebbe finito, sarei sicuramente finita all’Inferno e allora sì che Satana avrebbe potuto avermi. Il solo pensiero mi fece venire i brividi e mandai a quel paese tutto.
Qualcuno bussò alla porta e la prima cosa che feci, fu chiedere aiuto.

Sam aprì la porta di scatto, seguito da Dean e tirai un profondo respiro di sollievo quando li vidi entrare nella stanza, acchittati con le loro cravatte e giacche eleganti. Divisa da agenti FBI, voleva dire che c’era un caso lì in Iowa, beh ma in quel momento non mi importava proprio niente.
<< Julia! >> Esortò Sam che subito corse verso di me. << Pensavo avesse smesso di sanguinare. >> Si mise in ginocchio accanto al letto in cui mi trovavo. Dalla sacca che aveva sulla spalla ne cacciò un kit di pronto soccorso che armeggiò con evidente esperienza. Esperienza che sicuramente aveva testato spesse volte anche sulla sua propria pelle.
Guardai la ferita che tenevo ancora premuta con una mano, ansimando per il dolore e per il troppo sangue che stavo perdendo. << Lo pensavo anche io. >>
<< Forse non avresti dovuto alzarti. >> Disse Dean mentre si slacciava la cravatta guardandosi allo specchio enorme poggiato alla parete di fronte i due letti matrimoniali.
<< Lo so, ma ho avuto paura, non capivo dove mi trovassi. >>

<< Adesso sdraiati, fammi dare un’occhiata. >>  Sam prese la mano che era poggiata sulla ferita e mi aiutò a stendermi di nuovo su quel letto. << Sei rimasta priva di sensi per più di due giorni, iniziavamo a preoccuparci. >> Iniziò a spiegarmi Sam. << Lucifero ti aveva conciata veramente male, per fortuna siamo arrivati in tempo. Cas è riuscito a capire dove si trovava il suo nascondiglio e ci ha subito trasportati li, abbiamo ucciso una quarantina di demoni prima di arrivare a lui, ma alla fine ti ha lasciata andare senza neanche lottare, come se ti avesse già consumata, dopodiché abbiamo viaggiato dal South Dakota fin qui all’Iowa. >> Non mi guardava, ma io guardavo lui. Lo guardavo mentre con abilità quasi medica mi ricuciva la ferita, cercai di non urlare dal dolore e di concentrarmi solo su di lui e sui suoi folti capelli che gli cadevano selvaggi sul viso perfetto, mentre era intento a disinfettare il mio corpo malmesso.

<< Per fortuna. >> Dissi infine a denti stretti. << Grazie. >>
Sam alzò la testa dal mio addome e mi sorrise, adesso stava avvolgendomi una nuova fasciatura intorno il bacino, quindi fui costretta a sollevarmi leggermente, cosa che non mi procurò tanto dolore come avevo immaginato.

<< Mentre eri momentaneamente morta, abbiamo scoperto molte cose. >> Esortò Dean rompendo il silenzio che si era creato dopo che Sam ebbe buttato le fasciature insanguinate.
<< Dici davvero? >>
<< Certo, abbiamo un modo per rigettare Lucifero da dove è venuto e sbarazzarci di lui. >>
<< Questa sì che è una bella notizia. >> Volli alzami, ma fui trattenuta da Sam che mi toccò una spalla, costringendomi a stendermi di nuovo, mi guardò spazientito e un po’ divertito. << Come? >> Chiesi infine quando fui di nuovo stesa a guardare il soffitto.
<< Gli anelli dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse. >> Dean finalmente smise di specchiarsi e mi guardò sorridendo.
<< Sapevo che prima o poi avrei incontrato anche loro. >>

<< Beh se la cosa può farti sentire meglio, incontrerai solo Pestilenza e Morte, gli anelli di Guerra e Carestia già sono nelle nostre tasche. >>
<< Oh certo, mi sento molto meglio alla notizia di incontrare la Morte. >> Dissi in tono sarcastico gesticolando. << E per quale forza mistica gli anelli dovrebbero riportare Lucifero all’Inferno? >>
<< Hanno il potere di riaprire la sua gabbia, ma il problema adesso è che non possiamo certamente invitare il Diavolo a saltare nella gabbia, quindi qualcuno lo dovrà costringere… >> Sam fu bloccato da Dean che gli andò incontro con aria minacciosa.
<< Ne abbiamo già parlato e sai come la penso. >>
<< È l’unico modo, Dean. Posso riuscirci. >>

<< Hey? Rendetemi partecipe, non ne posso più di sapere le cose a metà, voglio sapere tutta la storia. >>
<< Il tuo ragazzo ha intenzione di dire sì a Lucifero. >> Tagliò corto Dean.
Spalancai gli occhi tenendoli sempre diretti verso il soffitto, dopodiché voltai leggermente la testa a guardare Sam. << No. >> Dissi.
Sam sospirò e scosse la testa, << Julia, è l’unico modo, lo sai tu come lo sa anche Dean. >>
<< Abbiamo appena finito di combattere contro Dean e le sue assurde idee e adesso dovremo iniziare con te? >> Chiesi alzando leggermente la voce.
<< Julia… >>
<< No Sam, non te lo permetterò. >>

<< Visto Sammy? Anche la tua ragazza non approva, è una cazzata. Ce lo spingeremo con la forza Lucifero in quella maledetta gabbia, ma tu non gli permetterai di indossarti al ballo di fine anno. >>
Sam sospirò di nuovo e si alzò dirigendosi verso il bagno lasciando me e Dean soli.
<< Fanculo! >> Sbottai sentendomi forse un po’ stupida, ero immobile e guardavo quel dannato soffitto color vaniglia ed ero impossibilitata a guardare l’espressione sul volto di Dean che dopo un poco si sedette sul letto accanto il mio e si sbottonò il primo bottone della sua camicia bianca. << Ho bisogno di Bobby. >> Sospirò e quella volta potei vedere l’espressione preoccupata e impaurita ben impressa sul suo volto, questa volta si riusciva di nuovo ad intravedere l’uomo dietro la corazza.
<< Già…Alyson. >>
<< Sono sicuro che è in buone mani. Forse quando avremo rigettato Lucifero nella sua dannata gabbia, ritorneranno da noi come per magia. >>
<< Lo spero proprio. >> Ritornai in posizione supina a guardare dritto sopra di me. Pensai ad Alyson e a dove potesse essere, in quel momento mi mancò più di tutto e tutti, volevo lei per parlare e scambiarci opinioni su questo nuovo strano mondo, avevo bisogno di lei per sfogare la mia rabbia e la mia preoccupazione, era l’unica che avrebbe potuto capirmi, non Dean e neanche Sam, solo mia sorella Alyson. << Dean? >> Lo chiamai dopo qualche minuto.
<< Mmm… >>
<< Sam non può permettere a Lucifero di possederlo. >>
<< Lo so, Julia, lo so. >>
Dopodiché mi diede le spalle e probabilmente si addormentò.
Incredibile, con i Winchester era una lotta continua, non c’era un modo per vivere tranquilli anche solo per un giorno, no, doveva sempre andare tutto a puttane.
Se Sam pensava che potesse dire sì dopo che eravamo stati così vicini, intimi, si sbagliava di grosso, avrei fatto di tutto per impedirglielo, avrei perfino permesso a Lucifero di possedere me al suo posto se questo fosse stato possibile.
Cavolo. Ero proprio innamorata.


Quando si è pronti a sacrificare la propria vita per qualcuno, quando non si riesce ad immaginare il mondo senza quella persona, credo che sia questo l’amore.
Però provate a chiedere a chiunque altro e forse parleranno di pura magia, qualcun altro invece dirà che l’amore è tutto, e qualcun altro ancora, penserà che l’amore non esiste.
Credo di averlo provato almeno una volta nella vita. Ma si può spiegare cos’è realmente? Ok, forse sono la persona meno indicata di questo mondo per parlare d’amore. Avevo amato gente che non se lo meritava, gente che non mi amava. Avevo amato gente con cui non avevo niente in comune, avevo amato gente con cui avevo tutto in comune eppure non bastava mai. Avevo amato ogni persona sbagliata della mia vita, ma cavolo, questa volta era diverso, quando ero con lui, ero felice, però…chi l'avrebbe mai detto che la felicità potesse essere così dolorosa?

Passai tutta la notte a pensarci, l’intera notte ad occhi spalancati con la mente che vagava tra i pensieri filosofici ed astratti che neanche pensavo di essere capace di formulare. Mentre i fratelli Winchester pianificavano la prossima mossa, mentre entrambi dormivano beatamente ed in silenzio e mentre lui era disteso al mio lato destro che mi teneva la mano stretta nella sua, come per farmi sentire la sua presenza, presenza che avevo bisogno di sentire, avevo bisogno di aggrapparmi a qualcuno o a qualcosa per non impazzire e finché Alyson non fosse ricomparsa, Sam andava bene, più che bene.

Quando le prime luci dell’alba iniziavano ad intravedersi tra le tende nere di quella stanza d’albergo, riuscii ad addormentarmi, ma allora i sogni, anzi gli incubi, furono quelli che infestarono la mia mente.
Sognai Lucifero, sognai le cose orribili che era capace di fare, il sogno era molto sfocato nei dettagli, ma molto vivido nel sottolineare l’inquietudine e il terrore che provavo durante di esso e così nel sonno urlai, e fui scossa da Dean che riuscii a svegliarmi e farmi ritornare alla realtà.
<< Julia, va tutto bene. >> Continuava a dirmi mentre mi accarezzava la testa premuta contro il suo petto.
Farfugliavo cose senza senso, le dicevo senza che lo volessi, come se fossi spinta da una forza sovrannaturale che aveva preso possesso del mio corpo e della mia mente anche se solo per poco. << Lucifero, lui…lui è qui. >>
<< No Julia, sei al sicuro. >> Dean mi teneva stretta tra le sue braccia confortandomi, inizialmente riuscii a trovare quel conforto che tentava di trasmettermi, dopodiché mi accorsi che il nostro contatto stava diventando troppo intimo e così mi staccai da lui.
<< Dove sono i miei vestiti? >> Chiesi completamente ritornata alla realtà, mentre prendevo il lenzuolo nero del letto per coprirmi.
<< Woah Jules, non credi sia un po’ troppo tardi per coprirsi? >> Chiese mostrando quel suo sorriso malizioso che forse gli era mancato da troppo tempo su quel suo viso sfrontato.
<< Dov’è Sam? >> Risposi con un’altra domanda guardandomi intorno freneticamente.
<< Rilassati, è in bagno. >>

Trassi un respiro di sollievo dopodiché chiesi ancora una volta: << dove sono i miei vestiti? Vorrei rimettermeli. >>

<< Nhà, credo che tu stia benissimo anche così. >>
<< Dean! >> Lo ammonii, lo fece di nuovo, stava stuzzicandomi con battute maliziose per testare la mia pazienza.
Sospirò spazientito e poi disse: << Il tuo ragazzo li ha messi via, chiedi a lui. >>
Annuii semplicemente.
<< Qual è la nostra prossima mossa? Possiamo tornare a San Francisco? >>
<< Trovare Pestilenza e Morte, dopodiché prenderemo i loro anelli e riapriremo la gabbia di quel bastardo per ributtarlo dritto all’Inferno e no, niente San Francisco per ora, mi dispiace. >>

<< Merda. >> Feci spallucce. << Allora un passo alla volta, sappiamo dove sono i due Cavalieri? >>
<< Certo che sì, per chi ci hai preso? >>
<< Ah beh…io vi seguo, ma voglio che mi portiate a San Francisco, ho bisogno di tornare li. >>
A quel punto Sam uscì dal bagno e la stessa scena di qualche settimana prima si ripeté. Asciugamano stretto intorno al bacino e capelli bagnati erano ancora capaci di togliere i freni della mia sfrenata fantasia, forse rimasi a bocca aperta e impalata a guardarlo, perché Dean schioccò le dita davanti il mio viso per farmi ritornare alla realtà.
<< Hey! >> Disse. << Sam, ridai i vestiti a Julia, adesso pensa anche lei che sei uno strano. >>
Sam spostò il suo sguardo su di me mentre ancora con una mano si teneva stretto l’asciugamano, questa volta un po’ più lungo, intorno il bacino.
<< Io non l’ho detto! >> Mi voltai verso Dean che rideva. << Ho solamente detto che avrei preferito rivestirmi. >>

<< Certo, vado a prenderteli. >> Sam sembrò impassibile, i suoi occhi erano inespressivi e fin troppo vuoti. Capii quando mi guardò, che la faccenda di Lucifero lo tormentava. Avrei voluto fare qualcosa, ma cosa? Sarei solo sembrata inopportuna e invadente e volevo evitarlo.
Ritornò in bagno e riapparse con il mio jeans e la mia polo rossa poggiati sul braccio libero.
Quando me li porse, lo ringraziai e lui rispose con un semplice cenno.
Mi rivestii con cautela, i dolori al bacino non erano più forti come la notte precedente, ma c’erano e dovevo star attenta a non far movimenti bruschi per non rischiare di riaprire la ferita. Sam non disse nulla, era anche lui lì a guardare me mentre lentamente infilavo la maglia e i jeans, non si vestì e questo non fece altro che diminuire la concentrazione su quello che stavo facendo ogni volta che alzavo lo sguardo per guardarlo. La sua bellezza statuaria era capace di togliermi il fiato anche dopo tutto quello che era c’era stato, penso che non ci si abitui facilmente quando si ha tanta perfezione davanti i propri occhi, eh no.
Quando fui completamente vestita, Sam smise di guardarmi e tornò in bagno senza dir nulla. Scossi la testa e sospirai. Iniziavo a preoccuparmi.

<< Tutto ok, Jules? >> Chiese Dean che era ancora seduto vicino a me.
<< Si, sono solo preoccupata per tuo fratello. >>
<< Gli passerà quando capirà che il suo è un piano di merda, non c’è nulla di cui preoccuparsi. >>
<< E se quello fosse l’unico piano? >>
<< Non dire cazzate, Jules! Come ho detto, ce lo spingiamo con la forza il bastardo, nella gabbia. >>
<< Tu credi che Sam sia in grado di controllarlo? >>
<< No! >> Urlò, sembrò convinto, però poi aggiunse, << Ok, forse sì, ma questo non significa che lascerò mio fratello morire. >>
Lo guardai negli occhi. Avrebbe fatto di tutto per salvare Sam, i suoi occhi erano sinceri e avevano quel filo di preoccupazione che nonostante indossasse la sua maschera, era visibile.
<< Non lo lascerò morire neanche io. >> Attestai infine.
<< Bene, mi fa piacere che siamo d’accordo almeno su questo. >>
Annuii accennando un sorriso triste.

<< Julia, sei innamorata di Sam? >> Chiese tutto d’un fiato Dean.
Lo guardai dal basso del letto all’alto della sua intera figura, rimasi in silenzio, poi dissi: << No, certo che no. >> Mentii, ma i miei occhi mi tradirono. Dean sospirò, scosse la testa e iniziò a girare su sé stesso. << Perché? >> Chiese infine a testa bassa allargando le braccia in segno di resa.
<< Non è colpa mia! >> Cercai di rimettermi in piedi, ma mi fu un po’ difficile e così Dean mi spinse di nuovo sul letto facendomi sedere.
<< Julia, non avresti dovuto. >>
<< Ti ho già detto che non è colpa mia, non posso mica controllare ciò che provo?! >>
<< Forse non avresti dovuto portartelo a letto, so che le donne hanno la tendenza ad affezionarsi all’uomo dopo aver passato una notte insieme. >> Stava quasi urlando e girava ancora su sé stesso, come se fosse arrabbiato, arrabbiato con me e con quello che provavo.
<< Non è quello. >> Dissi ancora pacatamente.

<< E allora cosa? Ti rendi conto delle conseguenze? >> Adesso urlava e sembrava furioso.
Delle conseguenze? Un cuore spezzato, forse due, ripercussioni sul mondo sovrannaturale se non su Lucifero stesso e sulla maledettissima Apocalisse, sì, me ne rendevo conto…forse.
<< Perché diavolo urli? >> Gli chiesi, alzando leggermente la voce.
Si passò le mani tra i capelli, trasse un respiro profondo dopodiché si rilassò. << Hai ragione, scusa. È solo che… >>
<< Lo so, lo so, sono una stupida. >>
<< No, non lo sei, perdona il mio poco tatto, è solo che non ci capisco praticamente niente di sentimentalismo e amore. >>
Sorrisi. << Questo lo so e si vede. >>

Dean accennò un sorriso. << Non so neanche cosa vuol dire amare, vuoi sposare Sam? >>
<< Cosa? No! Cioè, non sarebbe possibile. >> Sentii le guance in fiamme e l’imbarazzo crescere.
<< Io verrei al vostro matrimonio, sempre se sopravviviamo all’Apocalisse, si intende. >> Si strinse nelle spalle e sorrise.

Ci fu un minuto di silenzio, poi Dean continuò: << È solo che mi sento in colpa, cioè ti abbiamo trascinata in tutta questa storia e adesso guardati… >> Puntò alle mie ferite.
<< Dean, se non mi aveste trascinata in tutta questa storia chissà dove sarei ora, probabilmente sarei morta! >>
<< Qualcosa di mi dice di no. Insomma sei il piano B di Lucifero, avrebbe trovato un modo per scovarti se non ti avessimo salvata. >>

<< Preferisco di gran lunga stare con voi che con il Re degli Inferi. >>
Sorrise e poi sparì anche lui dalla mia vista.
Basta con il sentimentalismo.

Sam uscì dal bagno, mi disse che sarebbe andato a prendere una boccata d’aria e uscì anche lui dalla stanza.
Ero ancora stesa supina sul letto a guardare il soffitto del quale conoscevo ormai a memoria ogni sua crepa e piccola imperfezione quando mi alzai di scatto e senza sentire troppo dolore all’addome mi avviai anche io verso l’uscita. L’aria in quella camera stava diventando irrespirabile. Non sono claustrofobica, ma la consapevolezza di non poter alleviare le sofferenze dell’uomo che amavo stava diventando asfissiante.
Sbattei la porta forse troppo violentemente, ma non mi importava, dovevo andare via da quel posto il più presto possibile.

Camminai per un po’ tra il parcheggio deserto di quello che, adesso lo sapevo, era un hotel a tre stelle. Un pensiero mi balenò in mente, dovevo chiedere ai Winchester come mai eravamo in quel posto.

Il cielo era tutto coperto di enormi nuvole rosse, probabilmente il giorno seguente avrebbe piovuto. L’atmosfera tutt’intorno era inquietante, non c’era praticamente nessuno, l’Impala era l’unica macchina parcheggiata, non c’era un’anima viva e l’enorme edificio di pietra rossa di fronte a me non faceva altro che aumentare il mio senso di angoscia, non avrei voluto dirlo, ma quella mi sembrava la perfetta atmosfera pre-Apocalisse.

<< Oh, non mi avevano detto che eri così carina! >>
Sobbalzai e lanciai un gridolino. L’accento scozzese proveniva dalla bocca di quell’uomo che era apparso tutto d’un tratto di fronte a me, indossava un completo nero e un sorriso compiaciuto.

<< Chi diavolo sei? >> Il cuore ancora mi batteva forte e la mia voce risultò’ essere stridula e impaurita.
<< Diavolo? Nhà non direi. Crowley, re degli incroci, questo è il mio nome. >> Fece una pausa dopodiché mi scrutò e continuò, << È un onore poterti conoscere Julia Wyncestre, i ragazzi mi hanno parlato di te, soprattutto Sam che non la piantava con il suo bla bla bla interminabile. >> Parlava veloce, anzi velocissimo e il suo accento scozzese era fin troppo marcato e non riuscii a capire proprio tutto.
<< Conosci Sam e Dean? >> Chiesi solo, indietreggiando di qualche passo a braccia conserte.
<< Certo, sono il loro demone preferito, se così la vogliamo mettere. >> Quel suo sorriso compiaciuto non si spegneva sulla sua rotonda faccia da schiaffi.
<< Sei un demone buono? >> Quella probabilmente era la domanda più stupida che avessi mai potuto scegliere, buon Dio! Quale demone era buono?
Crowley rise sonoramente allargando le braccia. << Oh andiamo Jules! Quale demone è buono in questo mondo? >>

Come non detto, pensai. Non risposi, ricambiai solo con un sorriso palesemente imbarazzato.
<< Diciamo solo che io e i Winchester abbiamo interessi comuni. >> Gesticolò e poi aggiunse: << Bene, adesso se non ti dispiace, ho delle questioni da discutere con loro, a presto. >> Sparì lasciando dietro di sé solo le foglie che volavano al vento.
Volevo rimanere ancora lì fuori da sola e a rimuginare sulle mie preoccupazioni e i miei sentimenti, però cosa sarebbe successo se Crowley avesse attaccato Sam e Dean e io avrei potuto salvarli?
Oh al diavolo!
Corsi in direzione della stanza e spalancai la porta senza curarmi della mia ferita. Evidentemente il mio pronto intervento fu inutile. I ragazzi stavano discutendo pacatamente con il demone che era steso comodamente e beatamente rilassato su uno dei due letti.
<< Cos’è quella faccia? Credevi che potessi far del male ai tuoi ragazzi? Non mi conosci, cara! >>
Esordì Crowley prendendosi gioco di me.

<< Non preoccuparti Julia, Crowley è …beh, è un demone con il quale si può parlare. >> Mi assicurò Sam che adesso era voltato verso di me.
<< Oh. >>
Bene, avrei voluto sprofondare. Avrei voluto che la dannata gabbia di Lucifero si fosse aperta lì sotto i miei piedi e mi avrebbe inghiottita solo per non dover affrontare l’imbarazzo. Va bene, pensiero piuttosto macabro.


Apparentemente Crowley sapeva dove Pestilenza si trovava e aveva rivelato il posto solo ai ragazzi. Per qualche strano motivo voleva tenermi fuori dalla conversazione, diceva che era una conversazione per i grandi e io ero ancora una bambina, sarà stato strano sarcasmo scozzese, chissà.
Il cellulare di Dean squillò, era poggiato sul grande cassettone laccato di nero. Ero sola in stanza, i Winchester erano fuori a prendere cibo o qualcosa del genere. Così mi alzai dal letto e mi avvicinai al cassettone per prendere il cellulare, senza neanche guardare il display, risposi.
<< Pronto? Dean? >> La voce era quella profonda dell’Angelo, Castiel.
<< No, sono Julia, Dean non c’è in questo momento. >>
<< Oh, Julia. >>
<< Già, dove sei Castiel? I ragazzi mi hanno quello che è successo… >>
<< Beh…sono in ospedale. >> Potevo sentire un velo di ironia nella sua voce, strano ma vero, l’Angelo in trench beige, pacato ed inespressivo era anche capace di ironia.
<< In ospedale? Da quando gli Angeli hanno bisogno di ospedali? >>
<< Non capisci. >>
<< Allora spiegati. >>

<< Preferirei parlare con Dean. >> La sua voce era di nuovo tornata pacata, quasi severa.
<< Mi dispiace dirtelo, ma finché Dean non torna, dovrai accontentarti di me. >>
<< Ecco vedi… >> Oh, sentivo mica insicurezza? Anche questo era strano. << Mi hanno ritrovato privo di sensi e sanguinante su un peschereccio al largo di Delacroix, mi hanno detto che i marinai si sono spaventati. >>
<< Oh…comunque… >> Non feci in tempo a finire la frase che dalla porta entrarono Sam e Dean sorridenti e spensierati, beh almeno esternamente.
<< Hey, con chi parli? >> Chiese Dean mentre posava sul tavolino nero un sacco marrone.
<< È Castiel, mi ha detto… >>

<<Castiel? Dammi quel telefono >> Dean mi strappò il telefono di mano e chiamò il nome di Castiel un paio di volte prima che lui potesse rispondere, tutta la conversazione fu basata sul fatto che Dean e Sam erano molto preoccupati per lui, erano contenti che stava bene e Dean l’aveva invitato a partecipare alla caccia a Pestilenza trasportandosi dall’ospedale all’albergo in cui ci trovavamo, l’unico problema è che adesso l’Angelo era umano.
<< Che significa? >> Chiese Sam quando la conversazione finì.
<< Non lo so, batterie scariche, finita la magia degli Angeli o roba del genere. >>
Sam fece spallucce. << Almeno sappiamo che è vivo. >>

<< Preparati, Principessa, dobbiamo tornare in marcia ed attuare il nostro piano perfetto. >> Mi disse Dean con un sorriso stampato sulla sua faccia da schiaffi.
Prima ancora che me ne rendessi conto, eravamo in macchina. Era notte, pioveva e ovviamente eravamo su una strada deserta nel mezzo del nulla, non sapevo dove fossimo diretti, ed ero fin troppo stanca per chiedere, così sprofondai nel mio sedile posteriore e poggiai la testa alla portiera, per cercare di riposare, ma tra la musica di Dean e i pensieri nella mia testa, fu praticamente impossibile.
I Winchester parlarono di speranza, speranza nel ritrovare Bobby, speravano di ritrovarlo vivo e accennarono anche al fatto che l’ultima volta che l’avevano visto era su una sedia a rotelle e si chiedevano come diavolo avesse fatto a salvare Alyson. Parlavano di salvare Adam dalle grinfie degli Angeli quando tutta la storia fosse finita. Era bello quando erano così convinti delle loro parole, i loro occhi si illuminavano di luce nuova e donavano a me la dolce illusione della normalità.
<< Tutto ok, Julia? >> Chiese Sam dopo qualche ora dalla partenza.

Come si fa non innamorarsi di un uomo che si preoccupa per te quando non c’è nulla di cui preoccuparsi? O forse c’era, ma momentaneamente stavo bene. << Si, perché? >>
<< Ti ho visto un po’ giù, vuoi parlare? >> Ok, adesso era davvero troppo, non potevo sopportare ancora una parola in più così gentile, altrimenti avrei finito per saltargli addosso, ma invece dissi solo: << Non preoccuparti, va tutto bene. >>
Dean emise un suono di disgusto e fece roteare gli occhi. << Smettete di essere così romantici, almeno in mia presenza? >>

<< Sei solo irritato perché non vedi una ragazza da qualche secolo. >> Sam sorrideva al fratello che era intento a guardare la strada e non staccava gli occhi da essa, anche se si poteva chiaramente vedere che aveva incassato il colpo. << Eh, Dean? Niente da dire? >> Sam ormai rideva e io altrettanto, non me l’ero presa per la battuta a doppio senso, mi faceva piacere che Sam non era più chiuso in sé stesso ed immerso nei suoi problemi, mi faceva bene vederlo sorridere anche se probabilmente era solo un’illusione momentanea, per non pensare alla realtà dei fatti.
<< Argh, sai una cosa? Anzi, sapete una cosa? Andate entrambe a fanculo! >>
<< Ouch, questa era davvero dura! >> Dissi ancora ridendo.

Sam si voltò verso di me, i suoi occhi verdi mi guardavano e per qualche secondo non riuscii più a pensare e mi ripresi solo dopo che mi ricordai che dovevo respirare. << Fa solo così perché sa che ho ragione. >>
Sorrisi.
<< Sam, adesso è troppo, se non vuoi che fermo la macchina e ti faccio scendere, piantala! >>
<< Oh Dean, sembri davvero arrabbiato. >> Notai, ma in realtà non lo era affatto, sapeva che lo stavamo prendendo in giro, e quello delle donne era più o meno il punto debole di Dean, quindi rendeva la cosa ancora più divertente.
Dean scosse la testa e accelerò mentre io e Sam ancora ridevamo a crepapelle.


<< Oh bene, quindi questo sarebbe il covo del Dottore Cattivo. >> Eravamo fermi nell’Impala nel parcheggio di una casa di riposo, Sam e Dean avevano un binocolo tra le mani e lo muovevano per guardare le varie finestre e porte di quel posto. << È più deprimente che malvagio. >> Affermo Sam sospirando.
<< Già, ti vien voglia di morire giovane, ma ovviamente per Pestilenza è come un luna park lì dentro. >>
<< Bene, un edificio pieno di persone e non sappiamo chi è un demone, chi è umano e chi è Pestilenza, quindi cosa facciamo? >>
Sospirai. << Questo sarebbe il vostro piano perfetto? >>
<< Beh, ci stiamo ancora lavorando… >> Si scusò Sam.

<< Oh hey! Ci sono delle telecamere. >> Dean scese dalla macchina e ci fece segno di seguirlo, ma prima io e Sam aprimmo il bagagliaio e prendemmo due sacche piene di armi di ogni genere. Non avevo avuto tempo per esercitarmi con le armi da fuoco e tantomeno con quelle da taglio, ma avrei dovuto fare del mio meglio, almeno per quella sera, speravo solo di non farci uccidere.
<< Ok, ecco il piano, io entro dentro, persuado un po’ la guardia notturna ed infine vi farò segno di entrare, ci siete? >> Dean spiegò il suo piano ingegnoso.
<< E come persuaderai la guardia esattamente? >> Chiesi.
<< Guarda e impara, piccola. >> Dean si avviò e Sam ed io lo seguimmo.
Entrammo all’interno della deprimente Serenity Valley Convalescent Home e tutto quello che c’era, erano persone anziane su sedie a rotelle e trasportate da infermiere tranquille e angeliche.
Dean bussò alla porta della guardia notturna e vi entrò.

<< Come sono le tecniche di persuasione di Dean? >> Chiesi a Sam una volta che la porta fu chiusa.
<< Uhm…non buone direi. >> Sentimmo un rumore secco di metallo, dopodiché Dean bussò alla porta, era il segnale per farci entrare.
<< Era proprio necessario? >> Chiesi allarmata alla vista della guardia stesa sul pavimento incosciente.
<< Beh sì, era proprio necessario. >> Confermò Dean sorridendo e portandosi verso i monitor delle telecamere di sorveglianza.
Scossi la testa.
<< Mettiamoci al lavoro! >> disse Dean.

Prendemmo tre sedie e ci posizionammo al tavolo dove c’erano i monitor ed iniziammo a guardarli senza mai staccare gli occhi, beh almeno io e Sam che eravamo entrambi concentrati su quello che stavamo facendo, mentre invece Dean se la prendeva comoda, dormiva.
<< Sam? >> Lo chiamai sussurrando.
Sam staccò gli occhi dai monitor e li portò su di me << Sì? >>
<< Ricordi quando hai detto che entrando nella tua vita, l’ho resa migliore? >> Ok, lo so, non era per niente il momento adatto per confessare i miei sentimenti, ma cavolo, le parole uscirono come un maledetto fiume in piena, ma per fortuna Sam non sembrò volerne parlare.
<< Già, mi dispiace di avertelo detto, cioè capisco che… >>

<< Shh, ho capito. >> Calai il capo e tornai a guadare i maledetti monitor. Avrei dovuto aspettarmelo, molti uomini raccontavano dolci bugie alle donne per portarsele a letto, non credevo che Sam fosse uno di loro, ma mi sbagliavo. Forse nella sua carriera da cacciatore aveva anche imparato a mentire a tutte le donne che aveva incrociato, tutte quelle che si era portato a letto insomma, o forse le aveva semplicemente ammaliate con i suoi capelli, i suoi occhi e i suoi modi dolci e gentili.
Non ci volevo pensare, mi sentivo una cretina, una stupida ed un’illusa. Maledetti sentimenti.
<< Hey Dean! >> Chiamò Sam facendo destare Dean dal suo sonno.
<< Sì? >>
<< Che cosa stiamo cercando esattamente? >>
<< Beh è Pestilenza, quindi probabilmente avrà un aspetto da malato. >>
<< Tutti hanno un aspetto malato qui dentro. >>
Dean fece un respiro profondo e alzò lo guardo al cielo e così feci io, non proprio un ottimo piano quello dei Winchester.

Mi alzai dalla sedia per sgranchirmi le gambe, sollevai leggermente la maglia e diedi un’occhiata alla fasciatura che stava reggendo piuttosto bene nonostante tutto. Girai su me stessa un paio di volte, dopodiché Dean mi seguii e fece lo stesso mentre Sam era ancora intento a guardare quei monitor.
<< Spero i vostri bambini non prendano da lui. >> Mi fece Dean mentre si stiracchiava.
<< Non sei divertente. >>
<< Cosa? Vuoi che siano tutti dei nerd come lui? >>
Non feci in tempo a rispondere che Sam ci chiamò. << Hey ragazzi, date un’occhiata! >> Che fortuna.
Il monitor aveva qualche interferenza dovuto al passaggio di una persona vestita con una giacca nera che si dirigeva verso l’ascensore.
<< Adesso si ragiona. >> Disse Dean.
Ritornammo tra i corridoi della casa di cura dirigendoci verso Pestilenza. Ci muovevamo furtivi per evitare brutti incontri, tra le mani avevo un pugnale e nel retro dei jeans una pistola che non avrei mai usato per paura di sbagliare bersaglio.
D’un tratto qualcosa accadde. C’era una puzza insopportabile, come se qualcosa fosse andato a male misto all’odore del sangue e della morte, mi tappai bocca e naso con una mano e continuai a camminare fin quando non mi accorsi che i ragazzi dietro di me, sbandavano e non si reggevano in piedi. << Sam, Dean, cosa succede? >>
<< Ci stiamo avvicinando. >> Affermò Dean.

Continuammo la nostra marcia e presto incontrammo due cadaveri sul pavimento in una pozza di sangue e in una qualche poltiglia verdognola puzzolente, quella volta fui io ad avere un giramento di testa, ma poi mi rimisi subito in sesto. Sam e Dean invece non riuscivano a tenersi in piedi, si tenevano ai muri e tossivano continuamente, c’era qualcosa che non andava.
Chiesi continuamente cosa gli stava succedendo, ma loro non rispondevano e presto si accasciarono a terra. A quel punto urlai, probabilmente inutilmente, in cerca di aiuto.
Scossi entrambi i corpi dei due fratelli per farli rinvenire con fare allarmato, avevano del sangue che usciva dalla bocca ed erano sudati, come se una malattia di qualche genere li avesse colpiti all’improvviso. Non sapevo di cosa erano capaci i cavalieri e soprattutto non sapevo di cosa era capace Pestilenza, e quello che era appena successo, mi spaventava.
La porta della stanza 210 si aprì davanti i miei occhi. Un’infermiera dal viso dolce e i capelli corti ricci e scuri disse: << Il dottore vi riceverà subito. >>
Rimasi li impalata a guardarla, non era umana, sicuramente il suo corpo era stato posseduto da un demone. D’un tratto alle spalle dell’infermiera apparì un uomo alto e con la giacca scura, a quel punto realizzai di trovarmi davanti a Pestilenza.

<< Julia Wyncestre…non sai quante ne ho sentite su di te, >> allargò le braccia come per invitarmi ad abbracciarlo, ma non lo avrei mai fatto. << sono davvero sorpreso che tu sia immune al mio potere. >> Si strinse nelle spalle. << Forse ti abbiamo sottovalutata, sei perfino più forte di quei due. >>
Il suo potere, qualunque cosa fosse era maledettamente forte e malefico per mettere al tappeto due uomini grandi e grossi come Sam e Dean e io, una donna, fragile e senza esperienza ero immune, cavolo, immune! Non sapevo se sentirmi terrorizzata o gioire per la mia buona salute.
<< Che cosa gli hai fatto? >> Chiesi ancora ferma lì sull’uscio della porta.
<< Chissà, sarà scarlatina, la meningite, magari anche la sifilide, è divertente, vero? >>
Dean e Sam furono trasportati all’interno della stanza dall’infermiera demone dalla faccia angelica e io fui spinta all’interno con la forza. Finalmente i ragazzi riuscirono a riprendersi, ma non avevano un bell’aspetto, entrambi si contorcevano e tossivano sangue.
<< Curali! >> Esclamai.

<< La malattia ha una brutta reputazione, non credete? >> Pestilenza aveva il fare sfacciato e maleficamente ironico di ogni demone, si avvicinò ad un tavolino dove sopra c’era dell’igienizzante per le mani e ne prese un po’. << È ripugnante, caotica. Ma in realtà questo descrive solo le persone che si ammalano, la malattia in sé è molto… pura direi, determinata. I batteri hanno un solo scopo, duplicarsi e conquistare, è per questo che alla fine, vince sempre lei. >> Pestilenza venne verso di me e mi strappò il pugnale che avevo tra le mani e lungo il corpo, non gli fu difficile in quanto ero praticamente pietrificata dalla paura.
<< Quindi mi sono sempre chiesto perché Dio riversi tutto il suo amore in un essere così malridotto e debole. >> A quel punto iniziò ad alzare la voce facendomi sussultare, prese per i capelli Sam e lo guardò in faccia. << È ridicolo, io posso solo dimostrargli che si sbaglia, scatenando un’epidemia dopo l’altra, adesso…in una scala da uno a dieci, quanto soffrite? >>
<< Lasciali andare! >> Era tutto quello che riuscivo a dire, non mi ero mai sentita così impotente e impaurita prima d’allora.
<< Oh Julia, dovresti vederti, sei così indifesa. >>

<< Va a farti fottere! >> Bella idea mandare a quel paese uno dei quattro Cavalieri dell’Apocalisse!
Pestilenza rise, dopodiché quello che successe, lo posso solo chiamare un vero miracolo voluto da colui che tutto può. Castiel spalancò la porta della stanza entrando spavaldo e coraggioso.

<< E tu come sei arrivato qui? >> Chiese Pestilenza.
<< Castiel! >> Esclamò Sam tra un colpo di tosse e l’altro.
<< Ho preso il bus. >>
Castiel corse verso Pestilenza pronto ad attaccarlo, ma prima che potesse anche toccarlo con un dito si accasciò anche lui a terra cacciando sangue dalla bocca.
<< No! >> Dissi. Mi buttai sul pavimento in soccorso di Castiel, Sam e Dean. Tutti erano messi male, davvero male.
<< Un contenitore occupato, ma privo di poteri…è affascinante. Non c’è una briciola di Angelo rimasto in te, non è vero? >>
Castiel scattò, riuscii ad alzarsi, raccogliere il mio pugnale da terra e subito taglio il dito del Cavaliere. << Forse solo una briciola. >> Disse mentre le grida e i lamenti di Pestilenza facevano da sfondo. Castiel riuscii anche ad uccidere l’infermiera con il pugnale di Ruby, dopodiché fu come se tutto non fosse mai successo, i Winchester si alzarono da terra e riuscirono a tenersi in piedi, gli offrii il mio aiuto, ma non fu necessario. Dean corse subito verso il tavolino su cui il dito di Pestilenza giaceva, la testa iniziò a girarmi e quella volta non fu colpa di nessuna malattia, solo del mio maledetto stomaco debole.
   
 
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