Victor Clement de Girodel giunse a villa Jarjayes nel tardo pomeriggio.
Aveva chiesto al Generale udienza con largo anticipo.
Dopo un paio di giorni il padre di Oscar gli aveva concesso di andare nella sua magione intorno all'ora del te' di quel giorno.
Lo aveva avvisato che il suo ex-comandante non era presente, Oscar era molto occupata ultimamente.
Victor ne fu quasi sollevato, del delicato argomento che aveva in mente preferiva di gran lunga parlarne prima col generale.
Del resto l'argomento in questione non era mai trattato, da che mondo è mondo, con le dirette interessate.
Le fanciulle da marito non avrebbero mai avuto l'occasione di dire o pensare un'opinione o di opporre un veto su un argomento delicato come il loro matrimonio.
Le fanciulle da marito comuni, almeno.
Oscar era di tutt'altra pasta.
Victor lo sapeva molto bene.
Fin da quando lei lo aveva battuto a duello che erano ancora ragazzi.
In quell'occasione lo aveva sfidato e battuto per il semplice gusto di dimostrargli quanto fosse grande il suo valore, di quanto fosse abile con la spada.
E lui aveva capitolato, suggerendo egli stesso al Re Luigi XV di prendere Oscar come capitano della Guardia Reale.
Già allora si era accorto, nonostante lo smacco cocente, di quanto valesse realmente Oscar Francois de Jarjayes, di quanto fosse abile ma anche bella, integerrima, cristallina.
La stima per lei negli anni era cresciuta, poco per volta si era trasformata, era diventata altro, ammirazione, forse.
Amore?
Amore, sì.
Ormai ne era certo.
Quando Oscar aveva annunciato che avrebbe lasciato la Guardia Reale, Victor fu come colpito da un fulmine a ciel sereno.
In maniera altrettanto repentina il suo cuore aveva scoperto un sentimento profondo per lei.
Non voleva perderla, avrebbe giocato un'ultima carta.
Infatti se lei era una donna decisamente originale, indipendente, volitiva che mai avrebbe pensato ad accasarsi, adesso, dopo aver accettato il nuovo incarico nei soldati della guardia metropolitana, correva molti più pericoli.
Lui non poteva permetterglielo.
L'avrebbe difesa anche da sé stessa.
Probabilmente Oscar non l'avrebbe presa bene.
Ma neppure lei avrebbe potuto opporsi al volere del padre.
Victor contava molto sul suo senso del dovere, sul suo senso di appartenenza, sul suo buon senso.
Sorrise, Victor. Chissà se Oscar aveva buon senso? Era così coraggiosa e spericolata, sicuramente non era una donna semplice da gestire.
Ed era quello che, insieme a tutte le altre sue doti, lo avevano affascinato fin dall'inizio.
Finalmente giunse al cospetto del generale.
Scambiarono poche parole, il padre era asciutto e diretto come la figlia.
Concordarono che Oscar non avrebbe più potuto affrontare tanti pericoli, che avrebbe dovuto cambiare vita.
Il generale concordo' che il matrimonio con lui sarebbe stata la soluzione ideale per la figlia, l'avrebbe allontanata da situazioni spiacevoli se non pericolose.
Victor uscì dallo studio del generale col cuore leggero.
Avrebbe potuto tornare a casa, ma decise di aspettare Oscar nel salotto a piano terra, probabilmente avrebbe dovuto aspettare fino a tardi, ma non gli importava.
Gli era mancato il suo sorriso, gli era mancata la sua presenza a Versailles, gli era mancato tutto di lei.
L'attesa, per quanto lunga, valeva la pena.
La governante gli chiese se desiderasse qualcosa da bere nell'attesa.
Lui ringraziò e con gentilezza rifiuto'.
Si scaldo' al fuoco del camino finché non sentì rumori venire dall'entrata, poi dei passi cadenzati che riconobbe immediatamente si diressero verso il salotto.
Quando la porta si spalanco'e e la vide si ricordo' perché aveva affrontato tutto: il solo vederla, anche stanca della giornata trascorsa, gli illumino' la vita.
Girodel non si trattenne, la saluto' e si diresse finalmente felice verso casa.