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Autore: RoseRouge    07/10/2019    14 recensioni
Un breve racconto sulla notte del 12 luglio.
Buona lettura!
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prima dell’alba
 
Come sono lunghi i tuoi capelli.
 
Li prendo tra le mani, le mie dita vi si insinuano delicate per arrivare alla tua nuca.
Mi sovviene allora l’immagine di te a cavallo, in quei lontani giorni di primavera, quando il vento sollevava le tue ciocche in onde scomposte e io ne osservavo rapito il movimento dall’ombra nera sul selciato. La strada che percorrevamo ogni mattina per andare a Versailles aveva il profumo dei tuoi capelli.
Ti amavo già allora.
 
Hai ancora gli occhi pieni di lacrime e mi guardi, immobile, in quell’istante infinito che separa le nostre labbra.
Come hai fatto a trasformare questa notte di luglio in un sogno tiepido di dolcezza? Com’è successo che abbiamo interrotto il nostro cammino silenzioso di poco fa, io un soldato e tu il mio comandante, e all’improvviso il mondo si è capovolto e adesso sto per baciarti?
Hai detto che mi ami… davvero lo hai detto? Non ci speravo più, mi ero arreso, e senza che il mio cuore fosse preparato a questo, tu spezzi la mia rassegnazione con la forza di parole che non sognavo più di sentirti pronunciare.
 
Quanto ho atteso questo momento, Oscar… Te lo sussurro sulla bocca, prima di accoglierla con un gemito sulla mia. Non sono solo le tue labbra che bacio, ma ogni cosa di te e tutto quello che sei.
Bacio i confini della tua anima, il tuo cuore, il tuo coraggio. La bambina di un tempo e la donna di oggi.
È questo, baciarti. È bere il tuo amore che riversi dentro di me, ubriacandomi con l’odore della tua pelle che mi trascina verso la follia.
 
Fino a un minuto fa non facevo altro che chiedermi perché mi hai lasciato per anni da solo, perché hai amato un altro prima di me, perché non ti sei mai accorta di quanto fossi disperato, di quanto ti amassi… perché hai permesso che fossimo entrambi infelici… perché, maledizione. E ora invece non ho più memoria di quell’antico dolore, è come se non mi fosse mai appartenuto, penso solo che sei qui con me, stanotte e per sempre, e niente conta più di questo.
Lasciati amare, lascia che il tempo smetta di correre, fermalo con me.
 
Le nostre dita si inseguono. È tutto così diverso da quella notte, stavolta sei tu che mi stringi i polsi per guidare le mie mani lungo il tuo collo e oltre, e intanto mi guardi con le labbra socchiuse, e non dici nulla.
Tremi.
Ho paura di farti del male con il mio desiderio, di offendere la tua purezza con il mio corpo di uomo a te sconosciuto. Ma è anche questo l’amore, Oscar… sentire l’abbraccio della tua pelle nuda sulla mia, assaporare il tuo piacere, diventare parte di te.
Dimmi che lo vuoi anche tu, ti prego.
Dimmi che ci ameremo sotto questo cielo pieno di stelle.
Ti bacio ancora, lentamente, mille volte. Ti cerco, e tu mi accogli con un piccolo sospiro sorpreso.
Come sono belli i tuoi occhi in questo momento, e calde le tue mani che mi stringono forte. I nostri sguardi restano incatenati fino alla fine, fino a che l’ultimo brivido si smorza nell’abbandono dei sensi.
Oh Oscar, sapessi quanto ti amo. Molto più di quanto potrei mai dimostrarti.
Adesso che mi ami anche tu, niente potrà più dividerci. Nemmeno la morte.
 
 
Si rivestono in fretta, dopo. Non possono rischiare di farsi sorprendere dai rivoltosi che si sono accampati nel bosco per organizzare la lotta armata, perciò tengono pronti i cavalli e vicine le pistole.
Tra poco albeggerà e dovranno andare, ma c’è ancora uno scampolo di notte, un po’ di tempo a disposizione da passare insieme.
Lei finisce di allacciarsi la cintura e si siede accanto ad André, contro il tronco di un albero, a un passo dall’erba schiacciata che segna il punto in cui si sono amati. Restano a lungo in silenzio, vicini, cercando di trattenere il più possibile le sensazioni che ancora si riversano in ondate calde sulla pelle.
Lui le cerca la mano, affondata nell’erba, accarezzandole le dita per poi intrecciarle alle sue. Gli sembra quasi irreale poterla toccare e avere con lei quell’intimità segreta.  
“Vieni qui” le dice, e insieme si spostano l’una verso l’altro, aprendosi e modellandosi in un abbraccio amorevole e sicuro, lei stretta al suo petto, raccolta tra le sue gambe e le sue braccia che la sostengono protettive. Nonostante la tela spessa dell’uniforme, avverte il calore del suo corpo. Le passa una mano sul viso, preoccupato, si accorge che è umido di sudore.
“Sei calda, Oscar. Cos’hai, non ti senti bene?” Non riesce a nascondere l’apprensione, tanto più quando lei, mentre sta per rispondere, viene scossa da un colpo di tosse, così profondo che sembra provenire dal centro della terra. Allenta la presa per permetterle di respirare meglio, ne scruta con ansia i lineamenti, ma non riesce a vederla bene.
“Oscar, ma cosa…”
“Non ti preoccupare, è solo un po’ di tosse, sto benissimo” riesce a dire, tenendo a bada il mostro dentro di sé che preme per uscire. “Non sono mai stata meglio in tutta la mia vita”.
Sorride con la guancia appoggiata al suo cuore.
Le pesa mentire, ma ha deciso di non dirgli nulla. Non subito, almeno. Non ora che si sono trovati e che lo ha visto sorridere con quella luce negli occhi che da tempo si era spenta, non ora che hanno appena fatto l’amore. Gli ha già inflitto troppo dolore e troppa solitudine, non volontariamente, ma comunque si sente in colpa per aver perso tutto quel tempo e soprattutto per averlo ferito allontanandolo con lucida freddezza proprio nel momento in cui era maggiormente vulnerabile. E adesso non vuole che qualcosa turbi quel momento perfetto, vuole semplicemente stare così, chiusa nel cerchio delle sue braccia, senza pensare a nulla, senza l’angoscia che la opprime per il futuro più incerto che mai. Lui merita quella notte di gioia e di amore, glielo deve.
Se sopravviveranno ai giorni che li attendono, glielo dirà. Anche se non ne hanno parlato, sa già che per decisione comune combatteranno con il popolo, con o senza i soldati del reggimento, ma combatteranno. Tra poco andranno in caserma e non chissà dove, lontano, a salvare le loro vite per chiudersi in un nido d’amore. C’è qualcosa di immensamente grande cui non possono voltare le spalle, qualcosa che va oltre i loro desideri di uomo e di donna, ed è il valore di una causa nella quale credono entrambi.
È certa che anche André la pensi così. In caso contrario, è pronta a seguirlo e a fare quello che lui vorrà.
E dopo… non riesce a pensare al dopo. Sei mesi, forse anche meno. Quanto si può essere felici in così poco tempo?
“André… Quando tutto questo sarà finito, vorrei andare ad Arras con te”. Solleva il capo per guardarlo negli occhi, mentre lui le accarezza i capelli. “E poi ce ne andremo in giro per il mondo. Voglio viaggiare, vedere posti nuovi. Non siamo quasi mai andati via da Parigi…”.
“Andremo ovunque vorrai” le risponde, emozionato.
“E saremo felici”.
Nel dirlo, la voce le si incrina. Ha voglia di piangere e per nasconderlo gli cerca la bocca con impeto, trattenendogli il viso tra le mani. Un bacio che poi si smorza in un continuo sfiorare di labbra e nel sussurro di parole confuse e incoerenti, spezzate dai respiri e dai battiti del cuore.
Si intravvedono i primi bagliori del giorno, ormai è quasi l’alba.
Come si fa, adesso, a lasciare quel posto dove sono diventati una cosa sola, a strapparsi da quell’abbraccio che li fa sentire vivi… ma il dovere li chiama e loro si fanno trovare pronti all’appello.
André la aiuta ad alzarsi, le porta il cavallo e prende il suo.
“Ci conviene sbrigarci, Alain e gli altri ci stanno aspettando”.
“Sì”, dice lei con voce ferma.
Sono vicini, gli prende la mano e se la porta al viso.
Un’ultima carezza e un abbraccio, prima di correre insieme verso Parigi.
 

 

 
 
   
 
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