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Autore: Juliaw    08/10/2019    1 recensioni
Questa storia è una ripubblicazione di una delle mie vecchie fan fiction pubblicate nell'ormai lontano 2011. Chiamatela una seconda edizione se vi va lol. Con l'approccio imminente dell'ultima serie di questo meraviglioso show, ho pensato di editarla e ripubblicarla, magari ridandomi così l'ispirazione per un continuo! Basata sulla bellissima e leggendaria Season 5, questa FanFic contiene 19 capitoli, il piano è di pubblicarne uno o due se la storia è di vostro gradimento!
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Vidi l’alba, il chiarore del cielo portò con sé colori del tutto innaturali, come innaturale era quello che stava accadendo, sembrava che tutto si coordinava alla perfezione tranne io.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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      Chapter 14 – When God is gone and the Devil takes hold

        La pioggia cadeva ininterrottamente e non mi importava.
Mentre il temporale bagnava incessantemente il suolo del parcheggio poco illuminato dell’ Economy Inn, un minuscolo motel in una minuscola città sul fiume in Illinois emettendo un rumore assordante, ero a braccia conserte poggiata sulla portiera posteriore di una delle macchine parcheggiate in quello spazio così spaventoso che in altre circostanze stare lì da sola mi avrebbe fatto urlare e fuggire a gambe levate, ma non in quel momento, quella solitudine e quella pioggia mi facevano bene, forse solo per l’illusione che avrebbero potuto lavar via ogni preoccupazione, ogni parola detta e ogni sentimento.

Era passato un mese. Un mese dall’inizio della nuova realtà, della nuova Julia Wyncestre e in un mese avevo praticamente attraversato l’America in macchina, molti la chiamerebbero una piacevole gita, ma non io. Io la chiamavo “lotta-contro-la morte-ogni-giorno-ed-in-ogni-stato, non proprio piacevole”. Forse l’unica cosa positiva in quel mese appena passato era l’aver incontrato i due Winchester, però in realtà era proprio loro la colpa della mia nuova realtà, però mi rendevo conto che se non fossero mai entrati nella mia vita, forse a quest’ora sarei morta, o forse sarei un mostro, però non avrei mai avuto l’occasione di conoscere Sam ed innamorarmi di lui, oh insomma, tutte le cose hanno i propri pro e contro.
Dei passi decisi picchiettavano sulla strada bagnata.

<< Julia, cosa fai qui fuori? Torna dentro…piove a dirotto! >> Era Sam che veniva verso di me con la giacca alzata sulla testa.
Non risposi, mi voltai solo a guardarlo mentre continuava a camminare e si avvicinava a me.<< Julia? >> Adesso era lì a solo due passi da me e ancora con la sua giacca alzata sulla testa e mi guardava con espressione confusa. << Vieni qui, ti porto dentro. >> Senza aggiungere altro, mi attirò a sé per un braccio e mi costrinse ad entrare sotto il suo ombrello improvvisato ma coprirmi non sarebbe servito più a nulla. Probabilmente però Sam non poteva far a meno di mostrare il suo lato dolce e disponibile ogni volta che poteva e questo non faceva altro che pugnalare il mio cuore ancora ed ancora.
Eravamo sul ballatoio, Sam mi disse di aspettare fuori mentre lui sarebbe andato in bagno per portarmi un paio di asciugamani.

<< Grazie. >> Asciugai i capelli, la faccia e tolsi le scarpe che lasciai fuori prima di entrare.
<< Non proprio una bella serata, eh? >> Sam sorrise mentre cercava di asciugare i suoi capelli e la sua giacca come meglio poteva. Le mani passate nei capelli, era quello il gesto capace di togliermi il fiato ogni maledetta volta, come se lo facesse apposta.
<< No, direi proprio di no. >> Risposi impassibile ed immobile sulla soglia della porta chiusa mentre gocciolavo e mentre intorno a me si creava una pozzanghera sempre più grossa di acqua.
<< Forse dovresti toglierti i vestiti bagnati… >> Suggerì Sam con un velo di imbarazzo.
Non gli risposi, chiesi solo: << dov’è Dean? >>
<< Oh, è fuori in qualche bar. >>
<< Ok.> >
Era come se evitasse il problema, era come se, se ne fosse dimenticato o forse come se tutto fosse passato e l’Apocalisse fosse scampata. Sembrava così spensierato che toccò a me riportarlo alla realtà. << Sam, vuoi ancora dire di sì a Lucifero? >>
Sospirò e spostò il suo sguardo dallo specchio del bagno alla mia intera figura. << Julia… >>
<< No, Sam. >>
<< Ok, allora lo costringerai tu a saltare nella sua gabbia quando l’apriremo. >> Rise nervosamente e alzò leggermente la voce gesticolando.
<< Lo costringerò io. >> Affermai calando la testa ed in tono triste.
<< Piantala di dire stronzate. >>
Spalancai gli occhi e alzai il capo a guardarlo, non si era mai rivolto a me in quel modo.
<< Scusa, ok? Mi dispiace, ma non c’è nessun altro modo. >> Le sue scarpe emettevano uno strano rumore, erano bagnate anche quelle e ormai sulla moquette di quella stanza c’erano macchie d’acqua quasi dappertutto.

<< E dopo cosa succederà? Tu finirai all’Inferno intrappolato nella gabbia con Lucifero, e poi? Non pensi a Dean? Non posso permettere che succeda, Sam. Semplicemente non posso. >>
Allargò le braccia. << Perché? Insomma meno di un mese fa avresti fatto di tutto per sbarazzarti di me e di mio fratello. >>
Un sospiro spazientito mi sfuggì dalle labbra. << Come puoi…come puoi dire una cosa del genere dopo…niente, lascia perdere. >> Crollare di fronte a lui, no, meglio evitare.
<< Cosa? >> Insistette.

Lo guardai in silenzio dopodiché fu come se non riuscissi più a tenere la bocca chiusa, come se la mia mente volesse trovare un modo per esplodere cacciando fuori tutto quello che c’era al suo interno, forse non fu proprio una buona idea. << Pensavo fossi diverso, ma evidentemente non lo sei, le parole dolci, gli sguardi e la tua gentilezza illimitata nei miei confronti erano solo dei mezzi per portami a letto, non è così?>> Stavo quasi per piangere e avevo la voce tremante, ma piangere davanti a lui e per lui, era la cosa più imbarazzante e poco dignitosa che potesse accadere in quel momento e così cercai di trattenermi.
<< Oh Julia, come puoi pensare una cosa del genere? >>
<< Non lo so, dimmelo tu. >>
<< Non è come pensi, non ho usato nessun mezzo per portarti a letto, Jules, è successo perché entrambi lo volevamo, non è così? >>
<< C-credo di sì. Ma questo non significa che permetterò a Lucifero di indossarti. >>
<< Va bene, va bene, ne riparliamo. >> Mi prese tra le sue braccia e mi tenne stretta. << Penso sia arrivata l’ora di asciugarti un po’, non credi? >>

Sorrise mentre mi accarezzò la guancia dove adesso c’era una lacrima che involontariamente scese dagli occhi. Mi scansai di qualche passo e mi asciugai gli occhi, dopodiché mi diressi in bagno.
Se Alyson fosse stata con me in quel momento, probabilmente avrebbe detto che ero troppo una sentimentale romantica e smielata tanto da far venire il diabete, ma non era mica colpa mia. Insomma, non si possono mica controllare le sensazioni che una persona può trasmetterti con un semplice abbraccio? No, non penso.
Oh Aly, dove diavolo sei? Pensai mentre buttavo i miei jeans e la mia polo fradici sul lavandino ed entrando nella doccia. Mentre l’acqua scendeva tiepida e mentre il mio corpo veniva inondato e riscaldato da essa, mi sedetti, tirai le ginocchia a me e piansi.

Improvvisamente sentii un rumore secco e forte. Era quello di una porta che si chiuse violentemente. Mi fece sobbalzare e così uscii dalla doccia e più velocemente possibile e con l’asciugamano lungo avvolto intorno il mio corpo assistetti alla scena più imbarazzante e disgustosa che avessi mai visto. Dean era lì che pomiciava con una bella ragazza bionda praticamente nuda avvinghiata al suo corpo nudo e poggiata sulla porta marrone chiusa, non si era per niente accorto della mia presenza così emisi un colpetto di tosse, non volevo disturbarli, ma non volevo che la situazione diventasse bollente mentre io ero presente.
<< Oh…oh cavolo Julia! >> Disse Dean quando si girò verso di me e mentre ancora la bionda era avvinghiata a lui. << Pensavo fossi in giro con Sam… >>
<< Eh, no…ero nella doccia in realtà. >> Mi strinsi nelle spalle, più imbarazzata che mai.
<< La conosci? >> Chiese la bionda con un accento molto marcato. Scese dal grembo di Dean e mi guardò in cagnesco.
<< È la ragazza di mio fratello, non avrebbe dovuto essere qui. >> Sospirò spazientito.
<< Cosa? Non sono la raga- >>

Dean alzò una mano e mi bloccò dal continuare la frase << Comunque, >> urlò marcando la parola, << Julia stava andando via, non è così? >>
Feci per rispondere ma la bionda si intromise. << Beh, non è male, potrebbe unirsi a noi. >>
<< Che? >> Feci io.
Dean rise e poi mi sorrise maliziosamente allargando un braccio. << Oh, piccola, sai quanto mi farebbe piacere… >>
<< Ripensandoci, sono la ragazza di tuo fratello dopotutto, quindi no, mi dispiace, sono troppo fedele a lui. >>
Dean rise mentre ritornavo nel bagno. << Mi rivesto e tolgo il disturbo! >> Urlai dal bagno.
Così feci, uscii dalla porta senza neanche guardare Dean e la sua ospite che ormai erano stesi sul letto avvolti nel lenzuolo mentre si scambiavano risolini e battute.



Mi diressi nuovamente nel parcheggio, per fortuna smise di piovere e l’afa tipica di metà giugno, faceva di nuovo da padrona nell’atmosfera e questo permise ai miei capelli di asciugarsi abbastanza velocemente. Certo sarebbero stati crespi e gonfi, ma a mali estremi…
Mi feci strada tra le macchine per arrivare ad una panchina posta alla fine e alla destra del parcheggio vicino un cestino della spazzatura che per fortuna non puzzava. Era un po’ bagnata, ma non ci feci caso. Mi rannicchiai in me su quel poco spazio e guardai il cielo. C’erano enormi nuvoloni rossi e la notte era troppo buia, la poca luce gialla che proveniva dai lampioni di quel parcheggio non la illuminava neanche un po’, anzi rendeva il tutto molto più deprimente e inquietante.
<< Ci rivediamo Julia! >> Sobbalzai e subito mi rimisi in piedi quando vidi Lucifero apparire proprio di fronte i miei occhi circondato da due demoni, uno dei quali era Blair.

Cercai di indietreggiare, ma la panchina me lo impedì e così inciampai in essa finendo di nuovo seduta. Avevo i brividi, ma non di certo dovuti al freddo. Il suo viso era di nuovo deteriorato, tanto che riuscivo a vedere i muscoli sottostanti, le sue mani perdevano quasi sangue e i suoi occhi erano cerchiati di nero ed era diventato impossibile distinguere il colore di essi.

<< C-cosa ci fai tu qui? >> Riuscii a chiedere.
<< Non lo senti? Ci siamo, la fine è vicina. >> Disse alludendo al cielo.
<< Perché sei qui? >>
<< Vedi cara…uhm, come dirlo senza sembrare troppo indiscreto… >> si sfregò il mento e guardò in alto. << Se Sam non si deciderà a farmi usare il suo corpo, beh, dovrò ucciderti. Non che voglia farlo, ma devo rafforzare il mio tramite se voglio avere la meglio su mio fratello. >> Sorrideva malignamente. << Come vedi, il mio tramite non è proprio in ottima forma… il tuo sangue, l’assaggio che mi hai concesso, mi ha rafforzato certamente, ma non quanto basta. >>
<< Se mi uccidi, lascerai andare Blair, Sam, Dean e farai ritornare Alyson e Bobby? >>
<< Woah! Quante richieste…vediamo, certamente lascerò ai loro destini i Winchester, per tua cugina vedrò cosa posso fare e Alyson e Bobby, dici? Ho paura che non sia in grado di farli tornare da dovunque siano, non sono stato io a farli sparire. >> Si strinse nelle spalle.
Annuii e calai il capo.
<< Beh’, pensaci, Julia, manca davvero poco alla fine e se fossi in te, mi sbrigherei. >> Sparì.
Ricordate quando dissi che non avevo coraggio di rischiare la mia vita per amore? Bene, credo che non si sappia di averlo fin quando non ci si innamora ed io ero innamorata e quel coraggio c’era e avrei fatto di tutto per salvare la persona che amavo.
Cavolo, un mese prima non avrei mai detto una cosa del genere. Mi sentivo carica e depressa allo stesso tempo, insomma avrei lasciato non solo il mondo in cui vivevo, ma anche Alyson, la mia famiglia, i miei amici e…Sam.
Volevo piangere ma le lacrime non uscirono e così urlai.
Un lampo, un tuono, un paio di schizzi leggeri ed infine di nuovo la pioggia incessante.
In meno di due secondi fui di nuovo bagnata dalla testa ai piedi. Era come se la dea bendata ce l’avesse con me.



<< Julia? >> Di nuovo lui che veniva verso di me, questa volta con un ombrello. << Julia, sei tu? Cosa diavolo ci fai di nuovo qui fuori? >> Chiese ponendomi l’ombrello sulla testa.
<< Grazie. >> Tremavo e mi tenevo stretta a braccia conserte.
<< Ma stai tremando, prendi questa. >> Si tolse la sua giacca beige, quella di sempre e me la poggiò sulle spalle, potevo usarla come vestito in quanto era davvero grande per la mia statura e corporatura, ma almeno mi copriva quasi interamente, lui rimase con la sua camicia azzurra a quadroni beige con le maniche rivoltate sul gomito. << Allora? >>
<< Dean è dentro con una. >> Dissi tagliando corto.
<< E ti ha cacciata? >>
Feci spallucce. << Beh, mi aveva proposto di unirmi a loro, però… >>
Sospirò e poi si passò la mano che non era impegnata a tenere l’ombrello tra i capelli. << È incredibile! Non cambierà mai. Forza torniamo dentro. >>

Camminammo sotto la pioggia. Avevo il suo braccio intorno il mio collo e lo tenevo stretto a me per il bacino con il viso poggiato sul suo petto. Sentivo i battiti del suo cuore che aumentavano leggermente ogni passo che facevamo verso la porta della stanza.
Finalmente arrivammo sul ballatoio che era coperto, Sam iniziò a bussare bruscamente alla porta, chiamando il fratello continuamente e non in tono amichevole.
Dean venne ad aprire la porta in boxer neri. << Ti dispiace? >> Chiese Dean in tono sarcastico.
<< Sei incredibile, Dean. >>
Dean spostò il suo sguardo su di me che ero dietro Sam mentre mi tenevo stretta la giacca sulle spalle per riscaldarmi, probabilmente non dovevo proprio essere un bello spettacolo visto il suo sguardo sconcertato. << L’avevamo invitata ad unirsi a noi, ma non ha voluto sentire storie, ti ama troppo, ritieniti fortunato. >> Sgranai gli occhi e Dean diede una pacca sulla spalla del fratello sfoderando un sorriso compiaciuto e annuendo fece per chiudere la porta che Sam bloccò prima che fosse chiusa del tutto. << Facci entrare, Dean. >>
<< Sono nel mezzo di una cosa, vi va di passare dopo? >>
<< Scherzi? >>
Il viso di Dean sbucò all’improvviso dalla porta mezza aperta. << No. >>
Sam sembrava davvero spazientito quando Dean gli sbatté la porta in faccia, mi poggiai al muretto del ballatoio e Sam mi imitò.
<< È assurdo, farebbe qualunque cosa per una scopata. >> Iniziò Sam, facendomi scappare un risolino. << Perdonalo, Julia. >>
<< Non preoccuparti, in un modo o nell’altro si deve sfogare, non credi? >> Gli sorrisi.
<< Già, se vogliamo vederla così… >>

Non aggiungemmo altro e un silenzio quasi imbarazzante cadde su di noi. Imbarazzante anche perché dall’interno della camera provenivano strani gridolini e versi alquanto animaleschi.
<< Ok, ne ho abbastanza, spostiamoci di qui. >> Sam mi prese per il braccio e ci spostammo verso la fine del ballatoio e quindi vicino le scale.
<< Sam? Sappiamo dove si trova l’altro Cavaliere? >> Chiesi rompendo il silenzio e poggiandomi alla parete.
<< No, ma Crowley dovrebbe fornirci le informazioni necessarie. >>
<< Bene. E dopo? >>
<< Tenteremo di fermare l’Apocalisse, rigetteremo Lucifero all’Inferno e troveremo il modo di riprenderci Bobby e Alyson. >>
Calai il capo. << Sembra facile detto così. >>
Sam mi fronteggiò, << Hey Julia… >> disse prendendomi per le spalle. Alzai la testa per guardarlo, dopodiché poggiò le sue labbra sulle mie e mi baciò.
Mi tenne stretta fra le sue braccia e tutto il suo corpo aderiva così perfettamente al mio che sembrava fossero l’uno il pezzo mancante dell’altro, il cuore mi batteva a mille. Avrei voluto dirgli che l’amavo, ma per questo non avevo tanto coraggio e mai ne avrei avuto, figurarsi in una situazione del genere. Sam aveva la vita già abbastanza incasinata così com’era e non volevo sapere come avrei reagito dopo una risposta negativa, quindi mi stetti zitta. Cavolo se lo sapevo che lui non si provava lo stesso per me, probabilmente mi vedeva ancora come una da salvare, maledizione.
<< Grazie, Sam. >> Ma quello doveva essere un ti amo, Sam.
Sam prese il mio volto tra le mani e di nuovo poggiò le sue labbra sulle mie sorridendo. << Quando tutto questo sarà finito, voglio che chiedi a Dean di riportarti a casa o almeno darti i soldi per tornare a San Francisco, voglio che tu ritorni alla tua normalità. >>
Sorrisi nervosamente mentre ancora lui teneva il mio viso tra le sue mani, mi scansai. << Normalità? Se non ricordo male, hai detto che mezza città era stata infettata dal maledetto virus Croatoan, come posso tornare alla normalità? >>
<< Ci saranno sicuramente dei sopravvissuti, voglio che tu torni li perché tu appartieni a quel mondo al quale io non avrò mai accesso…e voglio che tu sia felice. >>
Sorrisi e mi aggiustai una ciocca dei capelli dietro l’orecchio, forse un po’ ci teneva a me. << E se io fossi felice adesso dove sono? >> Quello doveva essere solo un pensiero nella mia testa, ma invece uscii dalle mie labbra prima che potessi fermarlo, era come se la mia mente avesse delle perdite, era forse segno di pazzia?
<< So che non è così. >> Eh già, cosa ne puoi sapere tu? Pensai. << Tu vuoi la tua normalità e non posso biasimarti per questo. Dean dovrà riportarti a casa, consideralo come un ultimo desiderio, ok? >>
<< Sam! Oddio, ti prego non ripeterlo mai più, suona così macabro e deprimente. >> Mi portai le mani al viso come per non guardarlo più, poi di nuovo lo guardai e dissi, << Tu non morirai… Lucifero è apparso poco prima che arrivassi tu. >>
<< Cosa? E perché non me l’hai detto prima? >>
<< Te lo sto dicendo ora. >>
Gli riferii tutto quello che Lucifero riferii a me e del mio piano per salvarlo che ovviamente non approvò, ma io non approvavo il suo piano suicida. Quanto lontano saremo arrivati?

<< E quindi? >> Chiesi.
<< Julia, sai benissimo che il mio è l’unico piano sensato che abbiamo ed è anche quello che sono intenzionato a fare. >>
<< Ma Sam… >>

Sam mi prese di nuovo tra le sue braccia ed esplosi in lacrime. Affondai la faccia nel suo petto per nascondermi, già dovevo sembrare un disastro bagnata ed infreddolita, figuriamoci con le lacrime agli occhi. Non saprei descrivere quello che mi stava succedendo, ma mi sentivo incredibilmente fragile, indifesa e nonostante tutto, sola. Forse Sam aveva ragione, forse volevo tornare davvero a casa, insomma, perché continuare a combattere contro la morte ogni singolo giorno quando sarei potuta tornare alla mia spensierata routine? Ah, giusto… per quanto ne sapevo non avevo più una casa, né tantomeno una città, probabilmente San Francisco era diventata la città fantasma per eccellenza, non guardavo telegiornali da un mese ed ero letteralmente tagliata fuori dal mondo, quindi la mia immaginazione andava a ruota libera.

<< Aww, però siete davvero carini insieme! >> L’accento scozzese era quello di Crowley. Il demone adesso era appoggiato al muretto del ballatoio con un grosso sorriso compiaciuto sulla sua faccia rotonda.
Sam si staccò da me e guardò Crowley. << Crowley! Notizie su dove possiamo trovare Morte? >>
<< Certo, certo. Guarda questo. >> Diede a Sam un giornale e puntò su un articolo sulla destra.
Sam iniziò a leggere a voce alta: << ”La Niveus pharmaceuticals si sta affrettando a distribuire il suo nuovo vaccino contro la febbre suina per arrestare un’ondata di epidemia senza precedenti. Il vaccino sarà spedito mercoledì.”>>
<< La Niveus pharmaceuticals, capito? >> Crowley guardò sia me che Sam, ma entrambi inarcammo il sopracciglio perché in fondo non lo seguivamo. Crowley sospirò. << il tuo amante dei demoni, Sam. Brady, vice presidente della distribuzione Niveus. >> Guardai Sam che sembrò aver capito e l’espressione sul suo viso cambiò del tutto, divenne spaventato e preoccupato. Io in realtà non capivo, non conoscevo questo Brady né tantomeno la Niveus pharmaceuticals. << Ah, sento il rumore delle rotelle che girano! >> Esultò Crowley, << Ci siamo arrivati? >>
<< Uhm… >> Feci per replicare, ma Sam subito si bloccò.
<< Pestilenza stava diffondendo l’influenza suina. >>
<< Sì, ma quella era solo la fase uno, la fase due è il vaccino. >> Ok, questo era del tutto inaspettato, Dean appoggiato alla parete poco distante da noi si teneva il lenzuolo stretto intorno il bacino e sembrava assorto come un bravo studente universitario. Tutti lo guardammo sconcertati. << Cosa? Secondo voi potevo mica perdermi questa bella riunione di famiglia? >>
Sam sospirò e le sue labbra si allargarono in un sorriso divertito. << Quindi tu pensi che… >>
< > Rispose Crowley in tono ironico. << Quel vaccino e’ pieno zeppo di virus Croatoan nella sua forma più aggressiva. >> Spalancai gli occhi, Croatoan. Il luogo dove tutto era iniziato.
Guardai Sam, che annuì e sorrise nervosamente, mentre Dean scuoteva la testa. << Distribuzione simultanea in tutto il paese, un bel piano. >> Affermò Sam.
<< San Francisco è stata una prova, una simulazione del grande piano, non si diventa Cavalieri senza un motivo. >> Sottolineò Crowley. << Quindi è meglio che facciate una bella scorta, beh…di tutto. Giovedì prossimo a quest’ora vivremo in Zombieland. >>
Rimanemmo tutti a bocca aperta. Il cerchio si stava stringendo e la fine era maledettamente vicina, più di quanto mai avessi immaginato.



I piani erano due. Fermare la Niveus pharmaceuticals e i suoi demoni dall’esportazione del vaccino e trovare Morte, ucciderlo e prendere il suo anello. Suonava quasi ironico…quasi.
La prima parte della missione era la più urgente, andare in Nevada, al quartier generale della Niveus e fermare l’esportazione del vaccino. Eravamo già in macchina quando mi resi conto di quello che stavamo facendo, di dove stavamo andando e che avevo un ex Angelo seduto vicino a me sul sedile posteriore che non ricordavo neanche da dove fosse sbucato. Altri tre giorni di gita in macchina, chi è che non vorrebbe una cosa del genere?
Non ci fermammo quasi mai se non per le cose importanti come ovviamente la birra, cibo, bagno e benzina. << L’Apocalisse costa troppa benzina. >> Disse Dean in una delle milioni di stazioni di rifornimento in cui ci fermammo e diavolo se era vero, come dargli torto? Forse però ne sarebbe valsa la pena dopo che saremmo riusciti a sventare il piano di Lucifero di trasformare tutto il mondo in Zombieland, già peccato che nessuno l’avrebbe mai saputo.

Iniziavo a capire la vita del cacciatore, iniziavo a rendermi conto che era alquanto frustrante salvare il mondo ogni giorno e mai essere riconosciuti, oddio, non l’avevo mai fatto prima d’ora però adesso in qualche modo avevo la possibilità di farlo, anche se comunque ci sarebbe stato il cinquanta percento di possibilità che Lucifero avrebbe vinto e probabilmente non sarebbe saltato nella sua gabbia, forse il piano di Sam era effettivamente il più sensato.


Durante tutto il tragitto, scoprii finalmente cos’era la Niveus pharmaceuticals e chi diavolo era Brady. L’azienda di prodotti farmaceutici Niveus era una delle più importanti degli Stati Uniti, Brady il vice presidente, era in realtà un demone che possedeva il corpo di un amico d’università di Sam e dal secondo anno che si conoscevano, lui lo teneva d’occhio. Sam non nascose che quando lo venne a sapere, non riuscì a controllare la sua rabbia verso di lui e verso Lucifero, Dean preferì cambiare argomento, rivelando che molte cose a cui aveva assistito nel 2014, si stavano suo malgrado avverando. Castiel diventato umano, i Croats che infestavano le città e Lucifero che ne usciva vincitore e nel corpo di Sam regnava sul mondo, gli dissi che non avremmo dovuto affrettare le cose, c’era ancora speranza e lui iniziò a dire che non aveva mai creduto nella speranza e che qualunque cosa lui e suo fratello facevano, finiva sempre nella merda più totale.
Si intuiva che Dean, come Sam, iniziava a perdere speranza e finivano sempre più per credere che nessuno di noi avrebbe avuto scampo dopo che Lucifero e Michael si sarebbero battuti.
Non sapevo cosa dire, e non appena accennai al mio piano di sacrificio per salvare Sam, mi disse che ero pazza e non sapevo quello che dicevo. Forse aveva ragione.

Il cielo nel Nevada era grigio, non cupo, solo grigio. Quel tipo di grigio che opprime le giornate e le rende fiacche, pigre e vuote, quel tipo di grigio che si addiceva perfettamente al pre-Apocalisse.
Con il cofano pieno di esplosivi non era prudente fare un viaggio di tre giorni, ma chissà, quella volta la dea bendata era dalla nostra, gli esplosivi andavano posti in ogni capannone del quartier generale in modo da far esplodere e quindi distruggere ogni singolo vaccino presente lì dentro, peccato che un autocarro carico di virus Croatoan stava adesso lasciando l’edificio.
<< Ma che…? >> Iniziò Dean prima di uscire fuori dalla macchina e lanciarmi le chiavi.
Senza mezzi termini, Dean, appoggiato pienamente da Castiel, mi aveva detto che sarei dovuta rimanere in macchina e che sarei stata, ovviamente, solo d’intralcio con le mie scarse abilità di difesa e io concordavo, certo però rimanere in macchina mentre gli uomini svolgevano il duro lavoro era frustrante, per non dire angosciante , ma tutto quello che potevo fare, era sperare che se la cavassero senza lasciare nessuno dietro.
Castiel, Dean e Sam corsero verso l’autocarro, dopodiché non fui in grado di vedere più nulla.
Sospirando nervosamente, passai al sedile del guidatore scavalcando dal sedile posteriore, probabilmente Dean non avrebbe approvato, ma lui non era lì in quel momento e così ne approfittai.
Quella macchina era fantastica e non solo esteriormente, come ho detto, non ne capisco molto di macchine, ma quella Chevrolet Impala del ’67 raccontava a suo modo una storia. Dean mi raccontò che fu comprata da suo padre quando era al liceo e da allora aveva sempre fatto parte della famiglia e stupidamente, solo adesso capivo perché ci tenesse così tanto e perché era sempre lì che le faceva manutenzione. Era perfetta anche nelle sue piccole ed apparentemente invisibili imperfezioni.

Sorrisi mentre pensavo a Sam e Dean bambini e seduti sul sedile posteriore di quella macchina e mentre facevo scivolare una mano sulla pelle dello schienale. Chissà quanto avevano protestato, pianto e scalpitato in quell’auto, mentre John Winchester la guidava per l’ennesima volta verso un nuovo stato e chissà come si erano sentiti a cambiare scuola praticamente sempre, forse sentendosi sempre soli ed esclusi, non avendo poi così tanto tempo di fare amicizia. Ne conoscevo di persone con un’adolescenza turbolenta, ma non potevo neanche immaginare quello che Dean e Sam avevano passato, qualcosa mi diceva che non erano molto felici di aver aperto gli occhi al mondo prima di un qualunque altro bambino, ma sicuramente ne erano grati perché adesso erano forti, grandi ed in grado di salvare persone innocenti quando ce n’era bisogno e per quanto il riconoscimento può essere minimo o nullo, non è mica una cosa da poco?


Ad un tratto sentii e vidi un’esplosione e seppi all’istante che fosse l’esplosione più grande a cui ebbi mai assistito, non che ne abbia viste tante, ma quella faceva davvero paura e Castiel, Sam e Dean non si vedevano. Misi in moto l’auto ma non sapevo se dovevo muovermi o rimanere lì dov’ero e il panico mi assalii fin quando non sentii un telefono suonare, telefono? Non era di certo il mio, che adesso era in mille pezzi sul pavimento di un motel in Casper, eh no, quindi tentai di capire da dove proveniva quella suoneria così perpetua, cercai il telefono ed alla fine lo trovai, era nel cruscotto. Era grigio, uno di quelli che si aprono. Guardai il display, ma il numero era sconosciuto, così risposi.

<< Julia? >> Era Sam e aveva il respiro affannato.
<< Sam? Sam, dove siete? >>
<< Siamo fuggiti dall’entrata secondaria, stiamo bene e stiamo arrivando. >> Se aveva chiamato solo per tranquillizzarmi, allora aveva funzionato.

<< No, fermatevi li, vengo a prendervi. >> Non so se fu per l’eccitazione di guidare una Chevrolet d’epoca oppure per l’ansia di rivederli vivi, ma posai il cellulare nel cruscotto al suo posto e misi in moto. Non avevo mai guidato nessun’altra macchina fuori dal mio Maggiolone della Volkswagen blu e sentire il motore dell’Impala vibrare sotto di me, mi fece sorridere. Premetti sull’acceleratore e iniziai a guidare verso la seconda entrata dello stabilimento che ora era in fiamme, nessun demone e nessun Croat erano in giro, segno che la missione era stata compiuta comunque.
Guidai lungo il perimetro quadrato della Niveus e alla fine vidi i ragazzi stremati sul lato della strada, spensi il motore e corsi verso di loro.


<< State bene? >>
<< Tutto bene e scordati di guidare ancora una volta l’Impala. >> Fece Dean puntandomi un dito contro, ma lo disse sorridendo.
<< Va bene, va bene. >> Alzai le mani in segno di resa.
<< Beh, missione compiuta, adesso passiamo alla fase due. >> Disse Sam avviandosi verso la macchina.
Era strano vedere Castiel con un fucile a pompa tra le mani, non riuscivo ancora a rendermi conto che era diventato umano, come può un Angelo diventare umano, ma comunque ancora risiedere all’interno del corpo del suo tramite? Uno dei mille misteri del sovrannaturale che mai avrei risolto.
<< Almeno un punto a nostro favore. >> Iniziò Castiel sospirando. Mi voltai a guardarlo e pareva triste e molto sconfortato, era un’espressione che non avevo mai visto in lui quando era un Angelo, forse perdendo i suoi poteri aveva acquistato la capacità di espressione. << Chissà se era quello che voleva lui. >> Guardò in alto.
<< Beh, Cas, se può farti sentire meglio, l’ultima volta che abbiamo controllato, lui voleva che l’Apocalisse accadesse, ricordi? >> Disse Dean tenendo gli occhi fissi sulla strada.
<< Gi, hai ragione. >>

L’auto ormai sfrecciava nell’oscurità’ di una strada secondaria da qualche parte in Nevada. Se pensavo al Nevada e a come ero cambiata dall’ultima volta che ero lì, quasi mi veniva da piangere, quella bambina che doveva imparare tutto sul mondo adesso era cresciuta e pur non essendo ancora del tutto matura e adulta, ci stavo quasi arrivando. << Dove siamo diretti? >> Chiesi infine scuotendo la testa dai miei pensieri.
<< Beh, in South Dakota a casa di Bobby, se Crowley non ci dice dove trovare Morte. >> Rispose Sam voltandosi dietro.
<< Oh no, io non mi faccio altri tre giorni di viaggio per poi magari ritornare in Nevada, vi prego fermiamoci ad un motel, ho ancora tre dollari nel portafogli, posso contribuire. >> Sembrò una supplica mista ad una richiesta, ma non avrei resistito a lungo se avessimo dovuto affrontare un altro lunghissimo viaggio di tre giorni.
<< Ne vedi uno? >> Chiese Dean.
<< No, ma ci deve essere, siete voi gli esperti. >>
<< Hey Fernely cinquanta miglia, che dici, ce l’avranno un motel in una cittadina nel mezzo del deserto? >> Disse Sam, leggendo un cartellone stradale che c’era appena passato di lato.
<< Direi di sì. >> Dean acconsentì stringendosi nelle spalle.



Eravamo finalmente entrati nella cittadina di Fernely e a pochi metri dal punto in cui ci trovavamo ci sarebbe stata una doccia e un letto, non comodo, ma era pur sempre qualcosa. Ok, chiamatemi anche inopportuna, rompiballe e esigente, ma sfiderei chiunque a non essere stanco o comunque avere il desiderio di una doccia dopo tre giorni passati in viaggio in macchina, forse Sam e Dean erano abituati, ma quella non era la mia vita e comunque avevamo del tempo fin quando Crowley non sarebbe riapparso con le informazioni su Morte.
Fu in quel momento che il pensiero più egoistico che avessi mai formulato mi balenò nella mente, volevo tornare così tanto a casa e alla mia normalità che non mi importava come quella storia sarebbe finita, avrei fatto di tutto per far tornare il mondo come prima, anche permettere a Lucifero di possedere Sam. A quel punto mi coprii la faccia con le mani e scossi la testa, no…quel pensiero non avrebbe dovuto mai passarmi per la mente, ero ancora del parere che il piano di Sam facesse schifo nonostante fosse il più sensato.



Il Lazy Inn in quella minuscola cittadina nel mezzo del nulla, aveva una reception alquanto accogliente e ben arredata, le pareti rivestite in legno così come il pavimento e graziose poltroncine tappezzate di fiori poste di fronte un piccolo camino in pietra scura, sul bancone della reception, sempre in legno, c’era poggiato un vaso con dentro un mazzo di rose rosse e di fianco il registro degli ospiti, sul quale c’erano le firme di quattro ospiti, due maschi e due femmine.
<< Ah, i ragazzi di oggi, voi e le vostre perversioni sessuali, non lasciate nessuna macchia sulla moquette, scrivete il nome qui e pagatemi in anticipo, grazie. >> La donna di mezza età grassa e bionda che era dietro il bancone aveva un fare furioso e non ci guardava neanche, ci dava le spalle mentre cercava le chiavi da darci.
Dean mi guardò e poi mi sorrise maliziosamente. << Stai a guardare. >> Mi sussurrò. << Non si preoccupi siamo sempre attenti, le lasceremo la stanza più pulita di prima. >>
Sam scosse la testa e Castiel parve non capire in quanto rimase lì fermo ed immobile a guardare la donna dietro il bancone che ancora ci dava le spalle. << Non capisco proprio come fate a scoparvi una sola ragazza, ah…i ragazzi di oggi. >>
Stavo per ridere, per fortuna mi bloccai quando la donna si girò finalmente verso di noi mostrando il suo viso paonazzo e paffuto.
<< Vede, in realtà sono io a scoparmi la ragazza, questi due sono gay. >> Puntò verso Castiel e Sam che subito protestò, ringraziò la donna della chiave, pagò i dieci dollari per la prima notte e spinse Dean fuori dalla reception.
<< Cosa? >> Dean sorrideva e aveva le braccia allargate.
<< Non era divertente, Dean. >>
<< Certo che lo era. >>

Castiel rimase impassibile, io rimasi li a guardare Sam e Dean che discutevano sullo scherzo e involontariamente sorrisi, erano buffi quando litigavano, soprattutto per le battute di Dean.
<< Tu hai capito cosa intendesse Dean? >> Mi chiese Castiel che si avvicinò a me di qualche centimetro.
<< Sì, Castiel. >>
<< Ah. >>
Si ammutolì e calò la testa.
Anche lui era buffo, davvero non riusciva a relazionarsi con gli umani, non ne capiva le emozioni, le battute, ma come dargli torto, fino a qualche giorno fa era un Angelo del Signore, non sapevo come vivessero gli angeli lassù, ma penso fosse di gran lunga diverso che vivere sulla terra.
<< Va bene bambini, andiamo. >> Esortò Dean capeggiando il gruppo. Ci portò fino alla stanza numero 31 al piano terra, aprì la porta e una forte puzza di chiuso invase le mie narici.
La prima cosa che feci fu aprire la finestra scorrevole che dava sul parcheggio per far entrare un po’ di aria pura.

<< Allora Julia, quale letto preferisci? >>
<< Dean, non sei divertente. >>
<< Non sei divertente Dean, non era divertente Dean, blah blah blah. Formate una bellissima coppia, congratulazioni. >> Dean si prese gioco sia di me che di Sam, dopodiché alzò le mani in segno di resa e si stese sul letto vicino il bagno. Castiel era ancora fermo con un’espressione confusa sul volto, gli occhi blu del suo tramite guardavano la stanza come se fosse stata l’Inferno.

<< Lo so, Cas, sembra davvero l’Inferno, ma dopo un po’ ci fai l’abitudine. >> Diedi una pacca sulla spalla di Castiel che non si mosse neanche di un centimetro. << Castiel? >>
<< Credo che debba usare il bagno… >> Lo disse come se fosse la cosa più strana del mondo.
Sam rise, lo stesso feci io e Castiel quasi marciando andò verso il bagno.
<< Doppio cheeseburger al bacon? >> Chiese Dean che era ancora steso sul letto con le mani dietro la testa. << Vanno bene per voi? >>
<< Insalata per me, grazie. >> Annunciò Sam.
<< Oh, andiamo Sammy, è un hamburger, non ti ucciderà e tra l’altro ci sarà dell’insalata al suo interno. >> Disse Dean alzandosi dal letto.
Sam allargò le braccia in segno di resa.
Deglutii. << Io passo. >>
<< Insalata per Julia e tre doppi cheeseburger, ok, a dopo. >> Dean corse verso la porta prima che io potessi protestare, qualcosa avrei dovuto pur mangiare e l’insalata andava bene dopotutto.
<< Hey, perché io non posso avere l’insalata? >> Chiese Sam urlando alla porta.

Sam lasciò perdere e si sedette sul letto più vicino all’ingresso.
Mi diressi verso la sedia comoda e rivestita di tessuto blu poggiata alla parete, vicino al cassettone dove c’era la televisione, mi rannicchiai tenendomi strette le ginocchia e poggiando la testa su di esse, quando i miei occhi incontrarono quelli di Sam, mi accorsi che quasi rideva mentre la sua bocca era contratta in un sorriso compiaciuto, lo guardai confusa e ricambiai il sorriso timidamente scuotendo leggermente la testa, non la smetteva, era lì con gli occhi fissi su di me e così alla fine chiesi: << Cosa? >>
<< Niente. >>
<< Ho qualcosa che non va? >> Mi passai una mano nei capelli e dopo mi diedi un’occhiata veloce.
<< No, davvero, non è niente. >>
<< No, davvero voglio sapere. >> Feci eco a Sam che rise.
Sospirò. << Hai ancora i capelli sciolti da quando ti ho detto di non legarli, ecco tutto. >>
<< Oh. >> Mi presi una ciocca di capelli tra le mani e la guardai, dopodiché mossi un po’ la testa in modo che altre ciocche mi coprissero il viso che adesso era rosso di imbarazzo e colpevolezza. << Non ci avevo fatto caso. >> Come una bambina, nascosi la mia faccia tra le ginocchia e quella volta feci caso ai capelli che si mossero come serpenti sulla mia schiena, sulle mie spalle e sulle mie braccia.
Quando rialzai la testa, lui era in ginocchio lì di fronte a me che mi guardava ancora con il suo sorriso compiaciuto sul suo viso perfetto contornato da una spruzzata di barba che era visibile solo da così vicino. Oh ti prego, non fare così, pensai, mentre sentivo le guance ribollire.

<< Sei bellissima. >> Mi disse mentre mi aggiustava una ciocca di capelli dietro le orecchie. Spalancai gli occhi e rimasi in silenzio a guardarlo. Non è vero, non sta succedendo, io non sono qui, dove sono? La mia mente in quel momento era un groviglio di pensieri sconnessi, un velo oscurava la mia ragione e impediva al mio cervello di ricordarmi di respirare, quel velo si chiamava Sam Winchester.
<< Julia? >> Mi chiamava.


Sarebbe stato carino ringraziarlo, ma forse la mia mente non voleva credere che quelle parole che erano appena uscite dalla bocca di Sam fossero vere, così semplicemente dissi senza pensarci due volte: << Sam…c’è una cosa che devi sapere. >>
Sam annuì con un’espressione di curiosità sul suo viso.
<< Ecco! Si mangia! >> Dean entrò dalla porta principale della stanza mostrando fiero tre buste di cartone pienissime di roba da mangiare e unte così tanto che per poco non si rompevano.
<< C’ho messo un po’ a capire come funzionava. >> Affermò Castiel uscendo dal bagno.

Tutti lo guardammo sorpresi e allo stesso tempo divertiti. << Cas, senza poteri sei solo un bambino in trench. >> Disse Dean poggiando le buste sul tavolo verde vicino la finestra.
Castiel sembrò offeso o forse semplicemente confuso, per quanto cruda l’affermazione di Dean fosse, probabilmente era vera e così vidi Castiel sotto una luce diversa, un figlio abbandonato dal proprio Padre e da ogni legame celestiale che un angelo possa mai avere con il Paradiso, adesso sceso in terra e senza poteri in procinto di affrontare un’Apocalisse che avrebbe per sempre cambiato il mondo…come doveva sentirsi?

<< Devo mangiare quella roba? >> Chiese Castiel puntando alla busta più unta sul tavolo.
<< No, questo è mio, tu mangi questo. >> Dean afferrò la busta unta e la tenne stretta come per proteggerla e passò a Castiel una busta più piccola e molto meno unta.
Per fortuna Dean s’era ricordato di prendermi un’insalata, era un’insalata di pollo, non la mangiavo da un po’, così la gustai con molto piacere.
<< Oh Julia, cos’è che dovevi dirmi? >> Chiese Sam mentre addentava il suo panino.
Ingoiai il boccone che mi andò di traverso e tossì ripetutamente. Bevvi un sorso di soda e tornai a guardare Sam che aveva un’espressione interessata impressa sul viso. << Nulla di serio, può aspettare. >> Sentenziai.
<< Ok. >> Assentì.
Finii di mangiare l’insalata ma con meno entusiasmo di prima, il fatto che Sam mi avesse ricordato che gli avevo quasi rivelato i miei sentimenti mi faceva venir voglia di urlare.


<< San Francisco, ragazzi. >> Crowley apparve tutto all’improvviso mentre regnava il silenzio più totale in tutta la stanza e mentre tutti cercavamo di dormire, ricordo che urlai per lo spavento, non è certo bello ritrovarsi un demone in una stanza mentre si è nel dormiveglia. Quando elaborai nella mia mente quello che aveva appena detto, spalancai gli occhi e dissi in tono allarmato: << San Francisco?! >>
<< Si. Pullula di Mietitori, Morte non sarà molto lontano. >>  
<< Come lo sai? >> Chiese Dean una volta accesa la luce.
<< Ogni angolo della città pullula di mietitori, deve essere li.>>
<< Va bene, andiamo. >> Affermò Sam mentre si alzava dal letto e dirigendosi verso il suo borsone. Crowley sparì.
<< Vorrei avere i miei poteri, sarebbe più facile portarvi li. >> Affermò Castiel mentre era immobile vicino la porta d’ingresso, stranamente non era rimasto lì tutto il tempo che avevamo in qualche modo riposato, no, aveva riposato anche lui, si era disteso di fianco a Dean che aveva ovviamente protestato ampiamente, ma non aveva avuto molta scelta.
Dormire con Sam portava sempre delle sorprese, certe volte me lo ritrovavo praticamente incollato a me e certe volte, come quella sera, che era disteso così distante da me che quasi cadeva dal letto.


Eravamo in viaggio verso San Francisco, dove tutto era iniziato e dove tutto, con un po’ di fortuna, si sarebbe concluso.
Ritornare nella mia città mi dava l’ansia, avevo paura di ritrovarla deserta, abbandonata da tutti e da tutto, ma poi ritornando a ragionare e ritornando con i piedi per terra, San Francisco era una città enorme e il virus Croatoan non poteva mica aver contagiato tutti?
Dio, lo speravo…ah già, lui era momentaneamente fuori servizio.
   
 
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