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Autore: MilesRedwing    09/10/2019    4 recensioni
"Si, ho scritto io la storia.
E si è in terza persona, preferivate altro?"
Genere: Avventura, Commedia, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Knock Out, Megatron, Nuovo personaggio, Starscream
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
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Qualche avanti e Qualche indietro

(A ognuno il suo)


Qualche datapad indietro o avanti che dir si volesse dei precedenti e sopracitati, affusate e taglienti falangi ticchettavano impazienti sulla console del quadro comandi, tutta considerata la scarsissima collaborazione dei dati di collocamento e file di memoria di triangolazione su universo parallelo in zona d'ombra di ponti spaziali. 

"E dire che di voi cianfrusaglie una volta ero il solo a saperne ... ora non ho nemmeno più la pazienza di millantare di averne!"

Il vecchio sistema aperto sul monitor - più un integrale, a voler essere precisi- lo guardava dritto nelle ottiche, attanagliava la sua camera spark dal profondo, fin dai primordi della sua cifratura genetica, fino alle bestie che erano antenate della sua casata. Digrignando i denti e stringendo un comando fra i servomeccanismi e non mancando di romperlo per l'occasione, Starscream rilevò con la peculiare noncuranza che lo caratterizzava il suo ennesimo buco nell'acqua nella localizzazione del nemico, mentre un nome a chiare lettere in una lingua antica, aliena al cybertroniano, che iniziava da un passato troppo sconsiderato per essere nominato lo ammoniva dai meandri di gigabyte arruginiti.

" Volevi vedermi, zio Starscream?"

Chiuse le ottiche e la fonetica alta di lei lo riportò al reale, come ogni volta, Redwing era formidabile, i suoi passi sfacciati a ricordargli che vorn erano che non ne avesse più percorsi tali egli stesso, a ricordargli l'universo in cui sul serio si trovava, doveva spesso, ogni stella sorgente, da quando ...

Ma che importava più, la guerra era finita.

Le riaprì freddo e risoluto avviò il pilota automatico, si alzò dal trono e impaziente come al solito, raggiunse l'unica "armata" che possedeva, il Comandante, provvedendo a portare a compimento almeno la sola parte sicura del suo ennesimo diabolicissimo piano.


"Ma certo che ne sono sicura, tu sta pure tranquillo e ti aggiorno nel corso dell'operazione" una scaltra agente federale in borghese apriva la porta del suo loft frettolosa, a seguito dell'inconfondibile squillo del citofono, mentre le ciocche disordinate le cadevano sugli zigomi atroci e le ottiche gelide trapassavano il muro antistante e il suo dispositivo primitivo cadeva a terra, dato lo stupore.

Sarebbe stato solo un dannato romanzo di fantascienza se Racee Target fosse davvero stata un'umana.

"Arcee? Mi ricevi, Arcee?! Hai bisogno di aiuto, passo?" 

La voce del tenente rimbombava a ogni scossa delle sue distructor sul tappeto mobile, gli umani erano così deboli, fingeva di riflettere ... Starscream mira ai punti disonorevoli e tende a cedere sulla fiducia, rifletteva realmente, tornando a cinque mesi prima.

 

Quando le era caduto il cellulare mentre apriva al suo più acerrimo nemico.

La  carta da parati apatica ridecorata a fori di proiettili e segni di coltelli, mentre un ufficiale oltre i quaranta in completo e louboutin e una donna sui ventisette in jeans si affrontavano in un botta e risposta alle porte dell'inferno armati fino alle viscere e suonandosele di santa ragione.

Questo quello che la povera signora Witwicky, la portinaia, aveva visto rientrando dal mercato quel giovedì mattina.

 

Aumentò il ritmo e corse più veloce, il 16 sul display in salita a 9.2 di pendenza a urlarle di fermarsi, un sottufficiale sui 26 che entrando trafelato nella palestra del quartier generale della base a Jasper premeva per la sua sicurezza.

Ma lei vedeva solo quelle maledette ali.

E quei dannati razzi a ricerca automatica.

Che non erano certo stati lì quel giorno, perché anche il disgraziato aveva usato la sua reliquia. 

Ma lei le vedeva.

"Ho sempre saputo che eri un figlio di scheda madre usata, Starscream, ma questo! Come diavolo mi hai trovato? Perché sei un terrestre?!"

"Arrenditi, Arcee. So della reliquia, so di Cybertron e so di tua sorella. Per te stavolta è finita! Non potrai mai più sfuggirmi!"

"Starscream, dobbiamo andarcene adesso!"

Quella voce, quell'esplosione, quella ragazza bionda col tatuaggio.

Chi era? Dove l'aveva vista? Perché era dalla sua parte?

Le sembrava tutto così surreale.

"Redwing! No!"

Quel nome che la perseguitava che a lui premeva quasi quanto il suo, ma in modo nettamente diverso.

Perché? Perché.

Era un incubo.

E il peggio era che non si sarebbe mai voluta svegliare.

 

"È finita, Arcee, torniamo a casa!"

Una storta, mise male la destra.

Il tappeto mobile la sbatté sul muro e poi si ritrovò a finire di terminare Starscream nei suoi pensieri nel laboratorio di Ratchet.

"È evidente quanto tu sia coinvolta e la delicatezza dell'operazione archiviata ci imporrebbe di non reclutarti, ma ..."

Bumblebee scandiva cauto ogni parola e la sorella fredda lo evitava, torturando le ciocche rosa sui ricci castani caotici sulla scapole e un cacciavite d'abitudine in mano mentre lo usava per stringere le garze.

Fossero state viti non le avrebbero fatto male.

"Non resterai umano, immagino."

"Voglio che torni con me, Arcee. Solo tu hai una possibilità"

Racee Target, del 345D di Detroit, cybertroniana in incognito, avrebbe certamente esitato, essendo sulla Terra da appena cinque mesi.

Lei in quella stessa base in Nevada, come tre anni prima? 

No.


Il laboratorio Iacon B del centro autobot per eccellenza a capo della squadra stealth di Optimus Prime, situato nel piano sotterraneo del palazzo al centro della cittadina omonima, famosa quasi quanto Altihex e il conflitto tra le tremende Tarn e Vos, era da più di qualche ciclo solare un completo sfacielo di database da spia d'Elite d'altri tempi, strumenti di tortura degni solo dei decepticons più spietati, pinte vuote di high grade e sostanze chimiche instabili senza la benché minima, misera denominazione da piastra di petri, mentre la voce melliflua di Tyler Connoly- cosa energon oscuro ci faceva una melodia terrestre in un avamposto cybertroniano, poi?! - risuonava in una romantica "Wait For Me" dell'ultimo megaciclo, mentre un certo Knockout Mirage, la vernice nuova, le giunture degli stivali caoticamente sparse sul quadro comandi e le ottiche violacee tra la penombra del suo sancta sanctorum e il monitor che già lampeggiava, aspettava una comunicazione che si prospettava cruciale sin dai primi bip.

"Se devo abbasso." Esordì l'unità medica, oramai si diceva autobot, sedendosi composto come davanti a un ospite inatteso, quando l'immagine di una femme verde petrolio e il frame autobot glitchò sullo schermo di almeno quattro allarmi in anticipo.

" Non chiami mai, non scrivi, devo fare io il primo passo e neanche la buona educazione? Ti aggiorno i sistemi puntualmente per farteli sfasciare, lumachina? Pensavo che la decenza ti fosse riservata."

Knockout non era un autobot, non lo era mai stato e forse da qualche mese era quello il suo più grande guaio. Moonracer non era mai stata d'accordo con suo fratello minore più di quanto Mirage in persona fosse mai stato entusiasta del suo primo figlio "maschio", s'era detto che c'era stato un errore perfino nell'allspark quando era stato protoformato.

L'aston dbs v12, modello Zagato, cerchioni cromati in oro finissimo - 24k a detta di Moonracer, finanche - finiture rosso carminio e nero metallizzato, era stato molte cose nel "mezzo del cammin della sua vita", come in altri contesti era stato narrato; fisico con specialistica in chimica cybernucleica con 120 unità a Vos e chirurgo a Kaon, primo tenente e poi viceufficiale medico di Megatronus in persona ... col riconoscimento di aver contribuito alla scoperta dell'energon sintetico.

Era vero, forse da pochi cicli era passato alla fazione opposta e aveva opportunamente concesso la sua camera spark al soldato scelto che aveva terminato il suo cosidetto "maestro".

Alla scintilla non si comandava, il mantra parlava cristallino.

Ed era anche vero, che da buon vile nome della sua cara famigliola di Velocitron era stato un agente dell'intelligence, tra i servizi segreti e la mafia di Kalis, ah si, lì aveva conosciuto Breaky, povera vecchia canaglia.

Ma se tutto questo e forse di più era stato Knockout... giammai si sarebbe potuto definire un errore.

"Che hai per me, Racey? Nuove malefatte?"

"Lo sai, Knocky, con questa doppia vita dovresti smetterla, un giorno o l'altro li finirai i soggetti con cui fare i tuoi cosiddetti doppi giochi, d'interfaccia o meno. Oppure potrebbero coalizzarsi tra loro e farti lo chassis a strisce." 

Sorrise, evitando di farle percepire anche solo una briciola quanto effettivamente le fosse mancata.

"Ti ho chiesto se c'è qualche novità. In caso contrario avrei dell'invecchiato di Tarn di 50 vorn che mi è costato un graffio sul paracerchi destro una settimana fa, non ti metterei mai fretta, ma gli affari sono affari."

"Ho sempre detto una cosa e lo sai."

"Che ti ricordo nostro padre?"

"Che mi ricordi la mamma. Allora, qui ci sono le modifiche che mi hai chiesto alla tua modalità veicolare, anche se ancora non riesco a capire per quale malata ragione ti ostini a non voler tornare a ..."

Si fermava sempre la giovane meccanica. Da quella brutta mattinata, lo aveva cresciuto da sola, vista la marcata differenza di modelli per età e armamenti, aveva sempre saputo del loro sciagurato genitore, di come il dottore non fosse mai stato suo fratello di scintilla e come lei provenisse da Polihex, gliene avevano parlato alla sua prima trasformazione.

Gli avevano detto anche, sempre terzi, estranei, genitori che fossero o no, che raggiunta la maggiore età per un cybertroniano, suo fratello aveva scelto di abbandonare l'aereo e diventare un'automobile.

Guai a chiedergli come mai.

Ma fosse stata quella l'unica stranezza di Knockout.

Se però Moonracer era famosa per la sua schiettezza e innata crudeltà con ciascuno, con l'altro sapeva quando sorvolare e chiudere la bocca, come osservando una segreta dicitura nota solo a loro, da robot segnati da sventure che colpivano i Mirage da prima che la M portasse il loro nome. Da prima che Velocitron stessa li marchiasse a fuoco come criminali.

"Non importa. Però... c'è qualcosa che al di là del tuo tenente, sparkmate o ... altro, credo proprio che dovresti vedere."

Scansò due estrattori di scintilla e un'enerstud abbandonata e alla lettura di quelle lettere quasi cadde dalla postazione, agganciando il rilevatore e avviando il codice di ricerca fino a tutto il palazzo in questione.

"Non è possibile scientificamente parlando, quel segnale non esiste più!"

"Ti dico che l'ho rilevato, lumachina. Buon lavoro, allora. E se ti serve un cannone sonico all'ultimo momento, prendi pure qualche megaciclo per avvisarmi perché non ci sarò a rimontarti le ruote da gara in meno di due nanocicli."

Sbuffando e ringhiando, il dottore si decise a profanare il tempio sacro che si era costruito attorno da quando la sua controparte ennesima non si era più fatta vedere e aveva optato di tornare coi suoi storici compagni di squadra sul pianeta Terra sotto vesti umane, mentre la "parola con la S" scaltra lampeggiava sui suoi display, violò quell'accesso che da che aveva scordato oramai era solito denominare "affari miei".



 

Qualche datapad indietro o avanti, giovani artigli ticchettavano i comandi della fiera croce Nemesis, mentre questa celata da pannelli olografici montati - da indovinate chi? - sorvolava finalmente Iacon, meta degli impianti di guida dall'inizio della loro spietata impresa.

"E ... eccolo!" Non ci si poteva confondere, al timone di un'astronave madre di un oscuro indemoniato signore della guerra, una seeker di appena 23 vorn, con indosso finiture cobalto e ametista, ottiche frizzanti di famelica sete di conquista e una vipera su una delle ali, non era certo una figura che gridava il voler esser presa sul serio. Ma Redwing aveva un timbro fonetico del tutto particolare per essere una Skyfire: la tipica raucedine e le fluttuazioni degli altoparlanti nella scatola vocale sull'accento vosniano lasciavano spazio a un'intonazione acuta, tra il nasale e il laringeo, molto femminile, la quale denotava noti francesismi e dolcezze da Crystal City.

Sarebbe stata un'air commander d'eccezione per ingannare i modelli cerebrolesi di turno, aveva sempre pensato suo zio.

Peccato convincerla a seguire gli ordini di qualcuno, specie i suoi, fosse una causa persa.

"È lo stesso segnale da tre giorni, i nostri data lo annotano tra gli insecticon, ma io credo che sia perché non hai proseguito gli aggiornamenti alle tarature"

Sgranando gli occhi e sventolandole più che irascibilmente gli artigli sotto al muso, Starscream Skyfire, o quel che ne restava, viste quelle esaustive ultime azioni da cinque mesi a quella parte, assolutamente sconsigliate per un robot della sua datazione, scostò la nipote direttamente dai braccioli della postazione affrettandosi egli stesso a verificare la veridicità dell'informazione.

"Come prego?! Le mie tarature sono perfette. Si sarà piantato qualche autobot impiccione sotto i pannelli che tu hai mancato di reinstallare, cattivella, thz!"

La seekerina in questione furiosa avanzò verso di lui rimarcando le sue buone ragioni su quel dato che proprio il caro zio Star aveva tralasciato di calcolare.

"Se mi fai finire, quel segnale proviene da almeno 10.000 piedi e tarature sbagliate vogliono dire rilevarlo come insecticon, sicuramente non è un autobot, zio! È la Mercenaria!"

"Thz, figurati, è la Mercenaria, ma tu guarda! Ne vorresti sapere più di me, signorina, che disattivavo bot del quadruplo della tua taglia sotto Megatron quando tu eri solo un puntino nell'allspark?! Eh?! Quando io avevo la tua età... "

"Dhhh, ecco che ricomincia, sei senza speranza!"

Quello che zio e nipote "traditor de traditoris" non potevano sapere, oltre che il perder tempo a discutere sull'entità di un segnale era utile quasi quanto nutrire un predacon con del latte terrestre, era che proprio sotto di loro, tra le fredde inospitali strade non ancora riprese del si fu Mare di Ruggine, un'unità armata aveva sui rilevamenti interni al bracciolo della sua armatura pregna di sangue dell'Unicron,  entrambi i loro interi sventuratissimi nominativi.

 

~

 

Angolo Autrice per i più temerari arrivati fin qui e Note:

Eccoci al secondo lunghissimo capitolo di questa storia scritta in diverse notti di insonnia xD su una delle mie serie preferite con un paio di Oc.

Vi lascio con alcune curiosità e se l'idea vi entusiasma vi invito a lasciarmi un commentino 😘

 

  - Dopo l'introduzione di Redwing Skyfire e il nostro caro Starscream a bordo della Nemesis, è il turno del team stealth dopo la battaglia del pozzo dell'allspark, in particolare di Arcee e Bumblebee - fratelli secondo un mio headcanon - in missione segreta sulla terra sotto vesti umane, grazie al potere di una reliquia di cui specificherò in seguito.

 

  - Mesi prima, Arcee sotto la copertura dell'agente federale Racee Target, è stata localizzata da Starscream e la nipote, anch'essi sotto vesti umane.

 

  - In questa versione Knockout dopo il termine del conflitto è lo sparkmate di Bee xD e ne aspetta il ritorno nel laboratorio B da cinque mesi, appunto, non avendo avuto alcun avviso prima della partenza da parte del robot.

 

  - Ho scelto Mirage come cognome di Knockout perché il bot in questione nella Generation 1 aveva con lui diversi tratti in comune e ce lo vedrei bene come spia, quindi un altro mio headcanon è che Knockout sia stato un agente segreto decepticon e che suo padre si chiamasse così 

  - Moonracer Mirage in questa mia versione è la sorellastra di Knockout. Forse scoprirete altro sulla famigliola Velocitroniana ...

  - un'enerstud è una siringa cybertroniana, identica a quelle terrestri se non per dimensioni, la chiama così Starscream nell'episodio "Triangolazione"

  - credo sappiate cos'è un estrattore di scintilla

  - Tyler Connoly e Wait for Me sono rispettivamente il lead voice e uno dei miei pezzi preferiti dei Theory of a Deadman 




 
  
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