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Autore: DarkRose86    30/07/2009    5 recensioni
Celate dietro falsi sorrisi, anime impure.
Nascosti da immobili ed impietose mura, fantasmi e paure.

“ Mamma, perché quei signori se ne stanno sempre lì dentro? Non possono uscire? ”
“ Tesoro, lascia perdere, quello è un posto brutto e tu non vi entrerai mai, stai tranquillo ”
Pazzo.
Con tale termine era definito chi veniva internato in quel posto.
[SasoriDeidaraSuigetsu]
[ AU, vagamente nonsense ]
- III° classificata al Contest "Leggende dal Passato", indetto da Red Diablo & superkiki92, e vincitrice del premio Originalità -
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori , Deidara, Sorpresa, Suigetsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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One shot partorita in un momento di follia, come si evince dal testo che vi apprestate a leggere. E' strana, vi avverto. E' assurda però mi piace, e spero che anche voi possiate apprezzarla almeno un po'.  Non so dire esattamente cosa mi abbia ispirato per scriverla,  ma pian piano si è formata nella mia mente ed è uscita, prepotente, e si è sfogata nelle righe che seguono.
Spero in qualche commento. ^^


Il Mondo al di là del Cancello

{ Genio e Follia hanno qualcosa in comune: entrambi vivono in un Mondo diverso da quello che esiste per gli altri. }
Arthur Schopenhauer

Il grande cancello di ferro rumoreggiava fastidiosamente ogni qualvolta veniva aperto; chissà da quanti anni si trovava lì, da quanto tempo aveva il compito di segregare coloro che erano considerati pericolosi per la società. Era un poco rugginoso ma ancora fiero e maestoso, gelido d'inverno ed ustionante al tocco in estate, costantemente immobile sotto il sole cocente. Chi stava fuori poteva osservare, al di là di esso, delle povere anime rinchiuse e sofferenti; dei fantasmi patetici che vagavano ogni giorno, con gli occhi spenti e i movimenti incerti, per l'enorme cortile.
Mamma, perché quei signori se ne stanno sempre lì dentro? Non possono uscire? ” chiedevano spesso i bambini alle loro madri, quando passavano di fronte a quell'Inferno terrestre.
E loro rispondevano sempre allo stesso modo: “ Tesoro, lascia perdere, quello è un posto brutto e tu non vi entrerai mai, stai tranquillo ”.
Come facevano ad esserne così certe, poi?
Ogni essere umano racchiude dentro di sé un poco di follia; se essa resta sopita va tutto bene, se invece viene esternata sei etichettato a vita.
Pazzo.
Con tale termine era definito chi veniva internato in quel posto.
Le mura che delimitavano il cortile e dunque lo spazio a disposizione dei pazienti erano alte e per questo invalicabili; solo attraverso le robuste sbarre del cancello si poteva vedere cosa accadeva al di fuori della struttura denominata ospedale psichiatrico. Le auto che sfrecciavano, le famigliole felici che passeggiavano, i palazzi che man mano aumentavano e i parchi giochi che inesorabilmente scomparivano. Che scempio; eppure, l'erbetta fresca sulla quale si rotolavano un tempo, quand'erano ancora innocenti, era così piacevole al tatto.
V'erano tre scomodi inquilini nel luogo del dolore, che non facevano altro che parlare, discutere, e rimuginare sul mondo al di là di quelle oppressive pareti di cemento. Incatenati, legati al loro triste destino tramite fili invisibili. Si conoscevano fin da quando erano bambini, dai tempi in cui giocavano assieme sotto casa ed erano ancora innocenti. Quanti anni erano passati... venti, per la precisione. Dopo mesi e mesi trascorsi ognuno alla ricerca della propria strada, si erano ritrovati lì assieme; che strana combinazione.
Ma val la pena raccontare una conversazione interessante, al fine di comprendere al meglio le loro personalità visibilmente disturbate.
Quella sera si trovavano nello stesso posto di sempre: seduti su degli sgabelli di legno davanti al cancello, ad osservare il cielo e il mondo moderno, e tutte le sfumature che li contraddistinguevano.

Guardate quei palazzi, i grattacieli... per quale motivo costruiscono tali oscenità? Con materiali fragili, destinati a consumarsi col tempo. Prima o poi cadranno. Si dovrebbe essere orgogliosi solo di una creazione eterna ” aveva commentato un ragazzo dai capelli rossi, con la sua solita calma e discrezione. Egli si considerava un artista geniale, adorava costruire marionette dalle sembianze umane; qualche volta aveva addirittura usato corpi di persone fatte di carne e sangue, allo scopo di renderli eterni ed indelebili.
Bah, non fai che parlare di queste stupidaggini, uhn! Pensa invece a quanto sarebbe bello vedere quelle strutture andare in frantumi, magari in seguito ad una splendida esplosione... oppure, immagina se fosse il sole a scoppiare e a lasciarci in eredità parti di sé che presto perderanno la loro luminosità. Quale sublime espressione artistica sarebbe ” aveva ribattuto un giovane dai lunghi capelli biondi lisci come seta, con gli occhi azzurri rivolti al cielo.
Inutile dire che si era divertito varie volte a nascondere bombe in case od automobili, per poter poi godere della visione delle devastanti conseguenze.
Ed infine v'era un tizio che non pretendeva di essere il creatore di qualcosa d'indimenticabile, ma sicuramente non era dotato di modestia, né di affabilità. Le sue iridi d'ametista si erano più volte specchiate in quelle colme di terrore di coloro che aveva annegato nel mare che bagnava la loro città, perché avevano osato deridere la sua morbosa passione per l'acqua e il nuoto.

Tutte cazzate, queste. La più grande soddisfazione la si ha quando si uccide qualcuno utilizzando la cosa che più si ama ” aveva asserito convinto, con lo sguardo a cercare l'orizzonte che da lì non si poteva vedere ad occhio nudo. Quanto gli mancava il mare! Potersi tuffare di notte sotto un cielo stellato, privo di abiti e pieno di entusiasmo.
Non si trovavano mai d'accordo, eppure fra di loro c'era un'intesa speciale; qualcosa di inspiegabile a parole, di incredibilmente profondo. Sospesi fra genio e follia, Sasori, Deidara e Suigetsu vivevano alla giornata, discutendo per ore intere e talvolta toccandosi intimamente, alla ricerca e scoperta di piaceri peccaminosi.
Erano stati rinchiusi in quel posto più o meno nello stesso periodo, a dicembre; nevicava e l'aria era gelida, ma l'assassino non si cura di certe cose. Uccide e basta, perché necessita di una valvola di sfogo. Quando avevano varcato quella soglia, sorpresi con le mani nel sacco, sapevano bene che non sarebbero mai tornati indietro; e quel mare, quelle bombe, e le centinaia di marionette fatte di legno sarebbero rimasti ad attendere un evento che mai sarebbe accaduto.
Così, annoiati, avevano trovato conforto nello stringersi l'uno all'altro, ricercando calore ed estatiche sensazioni. Amore no, non sapevano neppure cosa fosse.
I dottori che li avevano presi in cura – per modo di dire – si facevano vedere poco; li avevano abbandonati al proprio destino, insulsi peccatori ed inutili esistenze.

Non siete altro che degli stupidi ragazzini. Non vi rendete conto di quanto sia gratificante costruire qualcosa che non morirà mai ” aveva detto sprezzante Akasuna no Sasori, sospirando.
E Deidara aveva osato contraddirlo per l'ennesima volta, ostentando fiero la sua ferma convinzione: “ L'arte è esplosione ”.
Arte... un concetto che solo Suigetsu non comprendeva. Perso nel suo universo fatto d'acqua e sangue, si divertiva ad osservare i suoi due compagni bisticciare. Sorrideva altezzoso di fronte alla loro inferiorità, principe di un regno costruito all'interno dei suoi sogni di gloria. Però amava quando il biondo compare lo strattonava per la maglia senza gentilezza alcuna, e catturava le sue sottili labbra in avidi baci. Come se volesse nutrirsi della sua essenza, della sua linfa vitale, lo divorava con gli occhi e con i denti, riempiendo di morsi il suo corpo magro senza mai scostare lo sguardo dal suo. Sciogliendosi in esso, fondendosi col suo amante. E il rosso li guardava darsi reciproco piacere, partecipando a volte, ghignando nel constatare che in certi momenti erano entrambi completamente alla sua mercé.

Cazzate ” aveva ripetuto l'Hozuki, senza però aggiungere altro.
Alla fine, che scopo avevano mai tali conversazioni? In verità, nessuno.
Il mondo al di là del cancello non li avrebbe più considerati, ormai feccia della società. Eppure, per qualche oscuro motivo, non si sentivano particolarmente tristi.
Poi, anche quella sera, era accaduto: si erano donati reciprocamente piacere, sotto la luce della luna. Non gli importava di essere visti, né di essere sentiti; desideravano solo sentirsi vivi.

~ ~ ~

Le giornate erano sempre uguali, in quel posto. Il tempo scorreva lento e dava alle sue vittime la dolorosa possibilità di osservare la civiltà mutare, erigere grattacieli sempre più alti, distruggere senza pensarci troppo quel che originariamente gli era stato donato. Eppure loro tre si divertivano. Guardavano il genere umano perire sotto i bombardamenti che tanto entusiasmavano Deidara, e ridevano.
Hai visto quell'edificio? Quanti piani avrà, secondo te? Eh, Pinocchio? ” domandò il ragazzo dagli occhi d'ametista, rivolgendosi a Sasori col soprannome che più odiava; gli era stato affibbiato perché si era messo in testa di voler diventare come una delle sue marionette. Sentiva che prima o poi avrebbe trovato un modo per vivere in eterno.
Che cosa vuoi che ne sappia? Piuttosto, pensa a quante schifezze saranno state scaricate, fino ad oggi, nel mare che tanto ami ” ribatté lui, pacato e pungente allo stesso tempo.
Quanto è bello vedere quel palazzo crollare. Guardate... chissà quanto esplosivo hanno usato per abbatterlo ” disse il biondo, con un tono di voce maledettamente innocente e quasi bambinesco, in netto contrasto col concetto che aveva appena espresso.
E gli altri avevano riso, per l'ennesima volta. Deidara, alla fine, era l'unico motivo per il quale entrambi avevano perso la ragione. Perché per quell'angelo dagli occhi di cielo avevano venduto al miglior offerente la propria anima, divenendo degli spietati assassini; per difenderlo dall'usura del tempo, e dalle insidie che il mondo moderno nascondeva nelle sue viscere. Per questo l'Akasuna aveva deciso di cercare un modo per preservare per l'eternità la vita dell'essere umano, e unicamente per lui Suigetsu aveva fatto fuori coloro che cercavano di adescarlo, convinti si trattasse di una ragazza, traditi dai suoi lineamenti femminei.
Ossessione. Primo sintomo di follia intrinseca.
Erano passati diversi anni da quando erano stati presi “in cura”, così come ne erano trascorsi molti dall'ultima sera in cui un bambino aveva chiesto alla propria madre che cosa ci facessero lì.
I loro volti non erano più quelli di tre giovani freschi e sani, le occhiaie erano oramai divenute marcate e le loro espressioni stanche, perse. Continuavano ad ostentare le loro convinzioni ma, se la mente conservava ancora un po' di quel genio – unito a pazzia – che alla nascita gli era stato donato, lo stesso non si poteva dire del fisico, debilitato, distrutto dagli psicofarmaci e dalla triste consapevolezza di non poter dimostrare alle persone al di là del cancello d'esistere ancora.

Celate dietro falsi sorrisi,
anime impure.
Nascosti da immobili ed impietose mura,
fantasmi e paure.

E dire che avremmo potuto cambiare il mondo... ” disse Suigetsu in un sussurro, rimirando il cielo non più stellato, disturbato da minacciose nuvole nere di fumo.
Deidara non fiatò mentre Sasori, stringendo fra le braccia l'angelo dalle ali spezzate, guardò con fierezza dritto davanti a sé, e pronunciò testuali parole: “ Lo abbiamo già fatto ”

Eh? ”

Schegge di legno, pezzi di vetro e pietre. Una pioggia li assalì, unita all'assordante rumore di un pianeta che si sgretolava, che depositava i propri frammenti su chi aveva vegliato sulla incurabile malattia che lo affliggeva.
Chissà mai chi o che cosa aveva deciso di ribellarsi, in quel momento. Una cosa però era certa: loro non sarebbero morti per mano di un'entità sconosciuta.

{ ULTIME NOTIZIE }

Tre degli internati dell'ospedale psichiatrico della città sono stati trovati senza vita nel cortile della clinica, pare si sia trattato di un omicidio. I corpi sono stati rinvenuti in una pozza di sangue, sembra che le vittime siano state accoltellate. Si sta cercando il colpevole, ma per il momento non ci sono indizi. ”

Ma guarda... il giornale di cinque anni fa. Chissà cosa ci fa qui ” commentò una quarta persona, camminando tranquillamente per la strada mentre il mondo attorno a lui andava in frantumi, “ Alla fine non mi hanno mai scoperto. Jashin-sama mi ha protetto, e continua a farlo ” rise, osservando le persone terrorizzate correre a destra e a manca senza meta, nel disperato tentativo di sfuggire alla catastrofe, “ Lo sapevo che prima o poi avrebbe distrutto questo mondo malato. Ed è giusto che quei tre stupidi, che quand'eravamo piccoli non facevano altro che deridere me e la mia fede, non possano vedere questo spettacolo... grazie a me ” ghignò, prima di essere investito da un'automobile in corsa, alla ricerca di una salvezza, di un'utopica speranza di sopravvivere.

Avete visto, ragazzi? L'ha ucciso! ” esclamò felice Suigetsu, cercando di scavalcare il cancello, ma Deidara lo fermò.
Stai buono, razza di idiota. Lo sai che non possiamo andare di là, uhn! ”
Secondo voi si salverà? Eh? ” chiese poi, euforico, riferendosi all'investitore.
Nessuno si salverà, e lo sai bene anche tu ” disse atono Sasori.
Beh... in effetti è meglio così ” mormorò poi l'Hozuki, guardando Deidara negli occhi, “ Sì, è meglio così ”


End ~

Author's Notes:
che dire... spero si capisca qualcosa, ma per sicurezza metto delle note esplicative. Colui che legge il giornale è chiaramente Hidan, penso non ci sia bisogno di dirlo così come non è stato necessario inserire il suo nome nel testo. Quest'ultimo, un po' per invidia e soprattutto per rabbia - e follia, ovviamente -, uccide i tre, rei d'averlo deriso per l'attaccamento al Dio in cui crede, vale a dire Jashin. Nel giorno della fine del mondo è convinto che sia proprio Jashin a giudicare, quando invece si tratta di qualcun altro. Chi? Un altro Dio forse, un'entità sconosciuta, qualcosa d'inspiegabile... chi può dirlo. Come al solito, ho voluto lasciare qualche particolare all'immaginazione del lettore.
Quanto a Deidara, Suigetsu e Sasori, dove si trovano? Purgatorio, Paradiso, o Inferno? Non l'ho specificato perché in verità non ci ho pensato. Volevo solo che rappresentassero delle figure dannate ma allo stesso tempo beneficiarie d'una grazia divina: poter stare insieme per sempre continuando ad osservare il mondo al di là del cancello. 


Owari ~




  
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