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Autore: Mispon_    09/10/2019    1 recensioni
I pokémon sono creature misteriose che vivono negli habitat più disparati: dalle impervie montagne innevate ai bui fondali oceanici, dalle foreste più selvagge alle grandi metropoli industrializzate. Questi esseri vivono in perfetta armonia con gli esseri umani e il loro legame viene a concretizzarsi nel fenomeno delle lotte tra pokémon.
In questo contesto uno scienziato, il Prof. Y. Okido, crea il Pokédex, un'enciclopedia multimediale che raccoglie i dati di tutti i pokémon della regione di Kanto. Il suo desiderio è quello di affidare il Pokédex a due giovani allenatori per testarne il funzionamento. Ma qualcosa va drammaticamente storto...
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blue, Red
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
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Capitolo 5 - Temperanza

Il treno era incredibilmente silenzioso. Il viaggio a Johto era giunto al termine e tutti i bambini erano crollati in un sonno profondo dopo qualche minuto dalla partenza. Anche la maestra in realtà non dava l’impressione di essere sull’attenti. Gli unici due pasticcioni che tenevano ancora gli occhi aperti erano Red e Green. “Mi sto annoiando a morte!” disse il primo “Ehi Green, giochiamo?”
“E a cosa vorresti giocare qui? Non c’è proprio niente da fare. Al massimo possiamo gettare qualcosa sulla testa della maestra e incolpare Otoko.”
“Non mi pare un buon piano. Che ne dici di questo invece?” Red indicò due passeggeri seduti poco più avanti “Secondo te chi potrebbero essere?”
“Sono soltanto due signori…” Green non aveva di certo un’immaginazione irrefrenabile.
“Non ti stai impegnando per niente! Va bene, inizio io: quello alto sta chiaramente nascondendo qualcosa. Potrebbe essere un agente di polizia in missione per qualch…”
“Agente segreto” lo interruppe l’amico “Gli agenti segreti sono molto più fighi dei poliziotti. E poi ha un grosso cappello a cilindro, tipico degli investigatori eccentrici.”
“Ma… non ha nessun cappello a cilindro!”
“E allora? Usa l’immaginazione, Red!”
“Mi stai prendendo in giro?”
“Sì. Ora continuo io: lui è qui perché ha ricevuto delle informazioni segretissimissime dai suoi superiori. Si sta recando in un luogo remoto per scambiare queste sue conoscenze con un uomo misterioso. Chissà, magari quest’individuo potrebbe essere d’aiuto all’intera umanità grazie ai suoi segreti. In fondo il nostro agente è davvero una persona giusta e leale.”
“Non si potrebbe dire lo stesso del suo paffuto assistente, sedutogli accanto. Ho come l’impressione che stiano facendo squadra solo per una fortuita coincidenza. Non vedi come sta morendo dalla voglia di addentare un panino al prosciutto?”
“E che mi dici invece della donna in rosa seduta dietro?”
“Oh, brutta storia! È un’anziana signora che ha un ruolo molto importante in un’organizzazione malvagia. Vuole liberarsi del nostro agente per evitare che raggiunga il suo scopo.”
“Ma come fa a sapere che 007 si trova qui? Non sarà stato abbastanza attento a nascondere le sue tracce?”
“Ma cosa dici, Green? Non capisci? La pista su cui stava indagando era soltanto un diversivo! L’organizzazione malvagia lo ha condotto su questo autobus di proposito per osservarlo da vicino e stroncare la sua voglia di giustizia sul nascere!”
“Cosa stai dicendo, Red? Siamo su un treno!”
“E allora? Usa l’immaginazione, Green! Gli autobus sono molto più fighi.” Il bambino fece la linguaccia ed entrambi scoppiarono a ridere.
“Coraggio, lascio finire te, Red: sei sicuramente più bravo a dire stupidaggini.”
“Non offendere il mio estro artistico. D’accordo: l’anziana signora in rosa attacca all’improvviso, sfoderando un Arcanine. L’enorme segugio sputafuoco sfascia il mezzo in corsa con un potente Lanciafiamme. Non sembrano esserci feriti e l’agente riesce a evitare l’attacco con agilità. Decide allora di lottare anche lui (nonostante non lo facesse da tempo) e manda in campo un Sandslash: il riccio di Tipo Terra è avvantaggiato sul nemico di Fuoco. Si susseguono scoppi ed esplosioni incandescenti da un lato, terremoti e piogge di detriti dall’altra. Sandslash sembra avere la meglio, ma la donna non fa una piega: si dimostra sicura di sé, tiene sempre lo sguardo sul giovane avversario. Improvvisamente inizia ad avanzare a passi lenti e ponderati verso il pokémon Terra e - con un gesto fulmineo - lo colpisce con il suo bastone da passeggio, che si rivela una potente arma estensibile. Sia l’allenatore che il suo pokémon abbassano la guardia e Arcanine, ferito, ne approfitta per indietreggiare: al comando della padrona afferra tra le sue fauci l’ingenuo assistente, rimasto accasciato a terra dopo il primo attacco, e gli spezza la spina dorsale. In quel momento di disperazione giungono varie pattuglie di polizia attirate dalle forti esplosioni, accompagnate dalle grida di dolore dell’uomo: sono i rinforzi del nostro agente, che soccorrono i due malcapitati. La donna è costretta a fuggire, ma non prima di augurarsi una rivincita! L’assistente ha riportato ferite gravissime e il suo superiore si sente a pezzi; nonostante non l’avesse mai sopportato, soltanto adesso iniziava a capire che non era pronto a vedere altre persone andarsene per sempre.”
“Sei il solito esagerato… E a me Sandslash non sembra un riccio.”

Okido non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Assieme a Otoko era stato scortato fino alla vicina città di Nibi dopo quel tragico episodio della mattina precedente. Egli era stato molto fortunato, non avendo riportato ferite gravi; lo stesso non si poteva dire per il suo compagno: quell’Arcanine lo aveva letteralmente spezzato in due. Ora si trovava ricoverato nell’ospedale locale, ancora incosciente. I medici erano sicuri che ce l’avrebbe fatta, ma era probabile che alcune sue funzioni motorie sarebbero state gravemente compromesse. Okido non riusciva a capire perché si sentisse così a pezzi. Non aveva mai dimostrato di provare affetto o anche soltanto simpatia per quella persona; eppure adesso aveva soltanto una gran voglia di piangere. Non era riuscito a fare niente per aiutarlo: il suo Sandslash aveva combattuto bene, ma senza le direttive di un bravo allenatore anche il pokémon più forte ha vita breve in un combattimento così cruento. Oramai si era dimenticato come si lottasse davvero. In realtà, con lui un po’ tutto il mondo l’aveva fatto. Tutti tranne Red, gli venne da pensare. Okido in quel momento si trovava nella stessa città nella quale due giorni prima si era consumato il brutale omicidio del capopalestra Takeshi. Inoltre aveva appena ricevuto la notizia che il giorno precedente, proprio mentre era impegnato a combattere contro quella donna, la capopalestra di Hanada era stata trovata morta nella sua struttura secondo le stesse modalità del primo caso. Stavolta, tuttavia, non erano state lasciate telecamere intatte. Il dubbio atroce che il colpevole di questa serie di omicidi disumani fosse il suo amico d’infanzia lo aveva attanagliato sin da quando era sull’autobus: quel pazzo era sparito dalla circolazione anni prima, nessuno sapeva dove si trovasse in quel momento; ma soprattutto l’assassino non aveva detto una parola, così come Red era sfociato in un inquietante mutismo dopo quel giorno. Certo, poteva essere una coincidenza: magari il colpevole era semplicemente muto dalla nascita, oppure era stato in silenzio per non lasciare tracce neanche sul suo timbro vocale. Però c’era qualcosa che non gli tornava, una sensazione orrenda che gli dilaniava lo stomaco.
“Sei molto pensieroso!” Disse un uomo vestito di nero seduto in sala con Okido, quasi in penombra “Che cosa fai qui in ospedale a quest’ora del mattino?”
“Una persona che conosco è stata ricoverata ieri. Non conoscono la gravità delle sue ferite.”
“Capisco. Brutta faccenda. Ti va di dirmi cos’è successo?”
“Scusi, ma lei chi sarebbe?” Okido non era certo il tipo da mettersi a chiacchierare con un perfetto sconosciuto.
“Oh, che sbadato! Il mio nome è Apollo Loxias e sono il fondatore di questo posto.” Okido sobbalzò dall’imbarazzo.
“M-Mi scusi infinitamente, signore. Non volevo affatto risultare scortese.”
Apollo sorrise. Ora che si era avvicinato erano ben visibili i suoi insoliti capelli turchesi.
Okido continuò: “Ieri mattina siamo stati attaccati da una donna e dal suo Arcanine, mentre stavamo viaggiando in autobus. Era incredibilmente forte: stavolta potevamo seriamente rimanerci secchi.”
“Mh… cosa ricordi di questa donna? Per caso ti ha detto il suo nome?”
“Nulla del genere. Era vestita di rosa e aveva un lungo bastone bianco che ha usato come arma; da quanto ho osservato è probabile che quell’oggetto abbia un meccanismo di molle all’interno che gli permette di allungarlo a piacimento. Ma ciò che mi ha colpito di più è stato il suo atteggiamento durante lo scontro: sicurissima di sé, non un passo falso, non una mossa fuori posto. Era così equilibrata… non so come spiegarlo in realtà. Era…”
“Era la perfetta rappresentazione della temperanza umana.” completò Apollo. “Ma ora dimmi una cosa. Hai detto che siete stati attaccati su un mezzo pubblico, giusto? E cosa ne è stato degli altri passeggeri?”
“Non c’era nessun altro a bordo. L’autista sta bene, fortunatamente: quando la donna ha attaccato il suo Arcanine ha fatto esplodere solo la parte inferiore del veicolo.”
“Che fortunate coincidenze!” A Okido parve di notare un lieve sorriso sul volto dell’uomo. “Grazie per esserti aperto, ragazzo mio. Adesso mi tocca scappare: ti lascio ai tuoi pensieri!” E dicendo ciò si allontanò dalla sala.
Quell’incontro era stato stranamente piacevole. Apollo gli era sembrato proprio una brava persona - e Okido raramente emetteva giudizi di questo tipo. Adesso però doveva interrogarsi sul da farsi. Il suo tentativo di visitare il Monte Otsukimi si era rivelato un fallimento. La spiegazione più logica era che quella donna appartenesse al Team Rocket e che la faccenda dell’estrazione di fossili fosse un’operazione minore utilizzata al doppio scopo di ricavare denaro e di diversivo da usare contro i curiosi. Aveva sottovalutato la situazione: un’organizzazione in grado di violare i sistemi di archiviazione dati di tutto il mondo non si sarebbe di certo lasciata sfuggire i suoi movimenti. Ma come? Come erano riusciti ad intercettarlo così in fretta? C’era sempre qualcosa di strano. Quella maledetta sensazione. Inoltre, ora come ora poteva davvero sperare di sconfiggere il Team Rocket? Si era dimostrato totalmente impotente davanti quel singolo avversario. Doveva diventare più forte! Sì, era questa la strada giusta: “Devo tornare a Yamabuki. Lì devo vedere quella persona, ma sarà meglio non far sapere niente al dipartimento; nel giro di un mese riuscirò a diventare un allenatore degno di questo nome. Satoshi: se hai intenzione di continuare con la tua strage insensata, allora sappi che sarai costretto a rallentare. Ci sono soltanto altri sei capipalestra e presto le tue mosse diverranno facilmente prevedibili. Da Yamabuki posso facilmente raggiungere Kuchiba e Tamamushi, oltre che Shion. Devo soltanto sperare che durante il mio allenamento tu vada abbastanza lento da lasciare scoperta una delle due città, o abbastanza veloce da permettermi di capire precisamente quale sarà il tuo prossimo obbiettivo. E quando ti catturerò mi spiegherai ogni cosa. Otoko: mi dispiace di non essere riuscito a fare nulla per te. Mi sono rivelato proprio un pessimo compagno di viaggio. Ma sappi che la farò pagare a quel demone incarnato! Nulla sarà vano: aspetta solo un altro po’.”

Dipartimento Anti-Criminalità Organizzata di Yamabuki
“S-Signore. Come dobbiamo comportarci?” Christie sembrava particolarmente volenterosa in quei giorni. Di certo non era mai riuscita a parlare tanto.
“Come ho già detto, abbiamo le mani legate fino a quando i poteri forti non constateranno lo status di omicida seriale.” Il Commissario Po era alterato per quella faccenda. Ma ovviamente non lo dava a vedere.
“Ma stiamo scherzando? Siamo già al secondo caso di assassinio di capopalestra in due giorni! Si tratta chiaramente di una cospirazione del governo architettata per insabbiare l’orrenda politica internazionale degli ultimi anni!”
“Doiru, sta zitto.” Il commissario non sembrava in vena di idiozie quel giorno.
In quel momento un uomo entrò nella sala: “Posso suggerirvi io che cosa fare? Buongiorno, mi presento: mi chiamo Fronesis, sono un investigatore privato.” Detto ciò, sorrise in modo quasi spasmodico.

Luogo imprecisato
“Mia eccellentissima carità.”
“Vedo che sei tornata tutta intera. Dimmi, com’è andata la tua prima mansione?”
“Purtroppo ci sono stati degli imprevisti. Colui che è noto con il nome di Shigeru Okido non ha riportato ferite fatali.”
“Capisco. Ma non è questo l’importante, non devi preoccuparti. Ciò che conta è che tu abbia accumulato esperienza. Credimi quando ti dico che se lo avessimo voluto quel giovane non sarebbe neppure mai venuto al mondo.”
“Sì, mia eccellentissima carità. Attendo ulteriori istruzioni.”
“Va pure, Sofrosine. Ben presto avrai altri incarichi molto importanti da portare a compimento.”
Detto ciò la donna si esibì in un inchino e uscì dalla buia sala.
“Imprevisti. Che ingenua. Mi chiedo se il Messaggio non abbia interferito anche su questo amaro insuccesso. Ma presto tutto finirà.”
   
 
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