Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Nymeria87    09/10/2019    2 recensioni
la mia prima Jonsa con tutto il cuore...
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[dal testo] scese da cavallo continuando a cercare tra la piccola folla che si stava radunando attorno a loro…
ancora niente…ma dove poteva essere, a chi poteva chiedere…
cautamente, senza smettere di studiare ogni singola persona, si girò ancora una volta, 
e li, sul parapetto che si stagliava di fronte a lei, infine lo vide!
[...]erano loro due, il centro del mondo erano loro due,
ad ogni passo Jon realizzava davvero chi aveva di fronte,
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riparto dalla 6x4 per ricostruire il loro percorso insieme, interpretando il non detto che traspare incontrollabile dall'alchimia del loro rapporto.
primissima fanfic, spero piaccia!
La ff si conclude con Winds of Winter, seguiranno altre 2 ff che andranno a percorrere gli eventi della settima e dell'ottava stagione.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Per la prima notte, dopo tanto tempo, Sansa era piombata in un sonno profondo e senza sogni all’interno della sua vecchia camera; quelle mura avevano udito e incamerato qualunque sua emozione da quando era una bimba fino a quando era riuscita a fuggire dalle grinfie di Ramsay; avevano assistito ai ricordi più belli  e agli incubi più inumani, eppure, quella notte, tra le coperte di pelliccia e il pelo di Spettro, Sansa era stata libera da ogni agonia notturna, svegliandosi riposata e senza più quel macigno che da tempo le gravava sullo stomaco.
Aveva fatto un bagno ristoratore lavandosi l’odore della battaglia dalla pelle e dai capelli ma non aveva voluto nessuna ancella, non quella mattina, quel risorgere dalle sue ombre sarebbe stato tutto per lei; si stagliava nuda come una dea di fronte al suo specchio ampio, la pelle alabastro riflessa sembrava splendere alla luce fioca del mattino mentre si posava poche gocce di essenza di gelsomino nella piega dell’avambraccio, sui polsi, dietro le ginocchia, alla base delle orecchie e lungo la clavicola.
Si spostò appena per prendere la spazzola e ravvivare i capelli con colpi energici prima di indossare la fresca veste di lino e sedersi per dedicarsi all’acconciatura; umettò i polpastrelli con essenza di limone e prese ad intrecciarsi le ciocche nella parte alta del capo in due semplici treccie che si incontravano al centro, lasciando libera il resto della chioma color rame.
Voleva che la luce irradiasse i sui capelli, voleva risultare fulgida a chiunque l’avesse vista: le voci sulla fine che aveva fatto fare al marito dovevano già essere giunte fino a Città dell’Inverno se non oltre e lei desiderava confermare a tutti quanto sangue di lupo scorresse effettivamente nelle sue vene, che anche lei era capace di ferocia se si attaccava il suo branco.
Indossò l’abito blu oltremare con l’emblema Stark, avrebbe dovuto farlo pulire ma aveva necessita del metalupo sul petto, accanto al suo cuore; era un bisogno ancenstrale e inoltre quella sera avrebbero dato un banchetto per i primi lord che sarebbero arrivati a rinnovare i loro giuramenti a casa Stark.
Sansa voleva risultare austera e indomabile; adagiò sulle spalle il mantello chiudendoselo al collo per poi uscire diretta verso la grande stanza adibita ad uccelliera per i corvi dove sapeva avrebbe trovato Maestro Wolkan, per informarsi di quanti lord fossero in procinto di arrivare per quella sera.
 
C’era tanto da fare e da riorganizzare, Sansa era stata istruita per tutta la vita su come essere una ottima Lady e sapeva come muoversi in vista di banchetti e di lord da accogliere. Dopo aver incontrato il Maestro si avviò verso le cucine in modo da dare direttive per l’organizzazione della serata, incontrando poi la servitù per commissoniare loro i lavori da ultimare.
Tutto doveva essere come se i Bolton non avessero mai messo piede dentro quelle mura, tutto doveva risulatare ineccepibile e assolutamente Stark.
 
Uscì in cortile per accertarsi che qualunque segno della battaglia del giorno prima fosse scomparso, gli stendardi del metalupo adornavano le mura interne ed esterne e fortunatamente la neve caduta durante tutta la notte aveva aiutato a pulire il sangue dal terreno;
mentre camminava per il cortile sentiva tutti gli occhi puntati su di lei.
Sanno di Ramsay
Tutti si inchinavano al suo passaggio ma ci fu silenzio tombale quando passò oltre la porta delle segrete per dirigersi verso le scuderie.
 
La sua bella cavalla bianca al contrario la salutò con un lieve nitrito e lei le si apprestò di fronte a carezzarle il muso; un attimo dopo la sacerdotessa rossa fece il suo ingresso tra i nitriti dei destrieri e Sansa si ritovò disorientata dal suo sguardo sconsolato e dalla visione di lei che iniziava a sellare un cavallo senza pronunciare parola.
“Lady Melisandre, sei forse in partenza?” chiese Sansa gentilmente avvicinandosi alla donna.
La sacerdotessa posò su di lei il suo sguardo intenso, un velo di tristezza annebbiava i bei lineamenti:
“Lady Sansa, figlia del Nord... Jon Snow mi ha appena bandita da queste regioni. Ho ancora dei compiti da svolgere per il Signore della Luce, quindi stò per recarmi a Sud” disse con un sorriso tiepido.
“Jon ti ha esiliata? Come sarebbe?” chiese Sansa colta di sorpresa.
“Come ti ho detto una volta, tutti commettiamo degli errori mia lady e io ne ho fatti diversi, vengo esiliata per uno di questi. Permettimi un avvertimento prima di lasciarci dolce Lupa Rossa: sarai tu sola a doverlo difendere ora, non fidarti di altri”. Gli occhi incandescenti di Melisandre la inchiodarono a quel preciso istante e Sansa, forse proprio per le sue parole, sentì un impellente bisogno di vedere Jon, parlare con lui, essere sicura che stesse bene.
“Ti auguro un viaggio rapido e con le stagioni a tuo favore lady Melisandre” sussurrò Sansa congedandosi da lei che la osservò per un istante prima di riprendere a sellare il cavallo.
 
Sansa uscì dalle scuderie e venne prontamente accostata da Maestro Wolkan che teneva tra le mani un messaggio srotolato.
 
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Quando Thormund gli aveva riferito di Ramsay, Jon non aveva saputo proferire parola, aveva semplicemente continuato a bere con l’amico, annegando nella birra amara tutti i suoi sensi di colpa nei confronti della sorella.
Si era risvegliato nel suo letto confuso e aveva affondato la testa in un bacile di acqua gelida per riprendersi dal post-sbornia, poi, dopo essersi asciugato e legato i capelli, rivestito dei suoi abiti aveva raggiunto le cucine dove aveva ingerito qualunque cosa potesse asciugargli lo stomaco dai residui dell’alcool della sera prima.
Uscito alla fresca aria del mattino osservò le persone intente nei loro lavori e gli sembrò quasi di non aver mai abbandonato quelle mura; decise di dirigersi verso la sala grande, la sala usata durante le udienze e che quella sera avrebbe accolto nuovamente gli uomini del nord fedeli a casa Stark, non aveva idea di cosa sarebbe venuto a conoscenza mentre sostava dietro la sedia che era solitamente occupata da suo padre Ned e richiamava alla mente tempi più lieti.
Davos aveva irrotto in quella sala con la furia negli occhi e rivolgendosi alla Donna Rossa l’aveva accusata di aver uscciso la figlia di Stannis, la principessa Shereen e lei non aveva negato niente.
Lady Melisandre era stata bandita quella stessa mattina, esiliata dal nord prima che Davos potesse reclamare una seconda volta la sua testa.
Jon si chiese tutto d’un tratto quando mai avrebbe avuto fine quell’orrore, se mai avrebbe avuto fine.
Incapace di fare e pensare, si avvolse nel mantello che Sansa aveva confezionato per lui, dirigendosi sulle mura di Grande Inverno, per ridestarsi dai pensieri grazie alle folate di aria gelida.
 
Il cavallo di Lady Melisandre varcò il cortile e il grande portone di legno, avviandosi verso la neve  che si stagliava all’orizzonte.
Era solo un punto rosso in tutto quel bianco, come una goccia di sangue.
   
 
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