Film > Zootropolis
Segui la storia  |       
Autore: RyodaUshitoraITbis    10/10/2019    3 recensioni
Sono passati ben quindici anni da quando Nick Wilde era fuggito da Zootropolis con l'intento di lasciarsi il passato alle spalle e rimettere insieme i pezzi del suo cuore infranto. Nonostante sia riuscito a rifarsi una vita all'estero, dovrà ora fare ritorno e affrontare nuovi dolori e vecchi fantasmi. Riuscirà a riallacciare i rapporti con Judy dopo la loro tempestosa rottura? Come reagirà quando verrà a sapere dell'esistenza di qualcuno che non sarebbe mai dovuto venire al mondo?
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Finnick, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo VII

Il tempo dell’addio

 

(dal punto di vista di Judy)

 

Sono passati tre giorni da quando io e Nick ci siamo rivisti per la prima volta dopo quindici anni. Nonostante… tutto quello che è successo… abbiamo deciso di affrontare le cose un passo alla volta.

Sarò onesta: amo ancora Nick. Per un po’ di tempo, avevo confuso i miei sentimenti di odio nei suoi confronti per essersi allontanato da me, ma ora mi rendo conto che mi è mancato terribilmente.

Che cosa importa ciò che provo per lui adesso? Ci siamo fatti del male l’un l’altro in modi che forse non potranno mai essere superati. Ecco perché Nick ha detto che per noi era ormai troppo tardi per tornare a essere una coppia. Mentirei a me stessa se negassi che, nonostante quello che ci siamo detti, sono terrorizzata da ciò che potrebbe accadere. Non voglio pensare che non potremmo neppure essere in grado di restare in buoni rapporti, anche se entrambi abbiamo provato troppo dolore per poter anche solo sperare di ritornare insieme come coppia.

Ma devo almeno provarci. Devo dimostrargli che voglio tentare di rimettere a posto le cose fra noi, e credo che anche lui, dal suo punto di vista, voglia fare un tentativo in tal senso.

Non avrei mai dovuto comportarmi in quel modo. Lo so bene. So che quello che ho fatto è stato sbagliato… anzi, sbagliatissimo. Ero terrorizzata da quello che sarebbe potuto succedere con la nascita di un figlio che fosse un ibrido fra predatore e preda. Mi sono comportata in maniera avventata e mentre pensavo che non avrei dovuto dire nulla a Nick, era chiaro che lui la pensava diversamente, ma nel mio stupore causato dal panico non me ne sono neppure resa conto. Quando Nick e io ci siamo confrontati, all’inizio mi sono sentita molto turbata per quello che mi stava dicendo, ma un panico irrazionale è stato fonte di un’ondata altrettanto irrazionale di rabbia. Questo non giustifica la mia reazione grave ed eccessiva, neppure lontanamente. Nick si è reso conto che ha sbagliato a dirmi le cose che mi ha detto, ma so di essere ancor più nel torto per averlo tenuto all’oscuro di tutto e per quello che gli ho fatto di rimando.

In confronto, quello della conferenza stampa è stato un piccolo incidente di percorso. Fino a quel momento, non avrei mai immaginato che sarei potuta cadere ancora più in basso. Posso solo sperare che Nick abbia accettato le mie scuse, anche se credo non sarebbe mai abbastanza neppure se trascorressi il resto dei miei giorni a scusarmi con lui.

Credetemi, non sono riuscita a vedere la fine del tunnel per mesi dopo la partenza di Nick. Credete che le parole di Clawhauser fossero state dure? La mia famiglia non avrebbe potuto essere più delusa di me. Non avete idea di quanto mi sia vergognata dopo aver parlato con mia madre. Non ha detto nulla di male, soltanto la verità. Mi disse che io e Nick avremmo dovuto discutere della questione dei cuccioli molto, molto tempo prima, che se mi fossi sentita a disagio sarei dovuta andare prima da lui e poi da lei, che non avrei mai dovuto perdere le staffe con Nick – non importava quanto fossi in preda al panico – e che avrei dovuto fare di più per cercare di chiarirmi con lui e scusarmi prima che se ne fosse andato. Aveva avuto ragione. Quello che ho fatto è stato totalmente fuori dal normale per me.

Dopo la nascita di Nicholas, ho sofferto di una grave forma di depressione post-partum. Vorrei essere chiara, però: non ho mai pensato di fare del male a mio figlio. Il solo pensiero non mi è passato neppure per l’anticamera del cervello, anche se all’inizio ho avuto grosse difficoltà a creare un legame con lui. Mi chiusi in me stessa e divenni lunatica, a volte ossessiva e quasi sempre scontrosa. Più di una volta il capitano Bogo fu costretto a rimproverarmi per essere stata troppo lenta o troppo coinvolta emotivamente sul posto di lavoro. A volte avevo tentato di rintracciare Nick e… non avevo idea di cosa sarebbe potuto succedere se l’avessi trovato. Gli avrei urlato contro? Sarei crollata dinanzi a lui? Non ci avrei neppure provato?

Sono stata messa in congedo per un paio di mesi dopo che Bogo mi aveva sottoposta a perizia psichiatrica. Mia madre venne a Zootropolis e rimase nel mio appartamento per aiutarmi, e alla fine riuscimmo a cavarcela. Avevo pensato di lasciare la polizia in quel momento e di tornare alla fattoria, ma la mamma riuscì a farmi desistere da quell’intento.

Quando ritornai in centrale, Bogo mi fece lavorare a turni ridotti, affidandomi principalmente compiti d’ufficio. All’inizio mi sentivo frustrata, ma ripensandoci capisco perché l’aveva fatto. Voleva preservare la mia salute psichica. Alcuni mesi dopo mi confidò che se mi avesse fatto lavorare subito a pieno regime, probabilmente avrei avuto un esaurimento nervoso e questo non avrebbe giovato a nessuno, neppure a me e certamente non a Nicholas; ma gli eventi recenti mi avevano fatto capire che avrei rischiato di vanificare tutti i miei sforzi, come mi era già successo in passato. Non potevo permetterlo. Non era di certo il modo migliore di crescere un cucciolo, tanto meno uno speciale come Nicholas. Perciò, rimasi francamente di stucco quando Bogo mi raccomandò per una promozione nel giorno del sesto compleanno di Nicholas. Accettai quella proposta con entusiasmo, nel tentativo di colmare il vuoto che avvertivo dentro di me. In seguito ottenni in successione i gradi di Maggiore, Colonnello e Ispettore. Il ruolo di vicecapitano sarebbe andato a me oppure a uno fra gli ispettori Grizzoli e Higgins. Il primo venne promosso a Capitano del Distretto Tre a Tundratown, mentre il secondo rifiutò l’incarico perché aveva preferito dedicare più tempo alla sua famiglia. Quando Bogo venne da me, anch’io fui in procinto di rifiutare quella promozione, ma lo stesso Bogo mi disse che il Distretto Uno avrebbe avuto bisogno di un nuovo capitano perché lui sarebbe stato promosso a commissario entro pochi anni. Seppur riluttante, accettai quel nuovo incarico, ma fu terribile: avrei dovuto sopportare lo stesso carico di lavoro di Bogo e avrei dovuto dedicare meno tempo a Nicholas. A volte tornavo a casa la sera tardi e me ne andavo già la mattina presto.

Se non fosse stato per Fru-Fru, per la quale Nicholas era come un secondo figlio, avrei dato le dimissioni. Sarei tornata a Bunnyburrow per diventare una coltivatrice di carote, in modo da poter dedicare più tempo all’educazione di Nicholas. Alla fine Fru-Fru riuscì a convincermi che tutto sarebbe andato per il meglio.

Nel mio tentativo di continuare a svolgere il mio lavoro, avevo dimenticato quale fosse il mio obiettivo primario.

Avevo dimenticato che volevo fare tutto il possibile per rendere il mondo un posto migliore.

******

Purtroppo, il mondo non era diventato affatto un posto migliore. Non per quelli a cui tenevo di più.

Sono una pessima madre. Ho fatto del mio meglio con Nicholas, ma il lavoro di capitano richiede molte ore, il che significa che non posso trascorrere più tempo con lui. Ci sono giorni in cui penso seriamente di smetterla con il lavoro. Per quanto riguarda Nick, al momento Nicholas non vuole nemmeno rivolgergli la parola. Lo accompagno a casa di Viola e mi accorgo in prima persone di quanto si siano aggravate le sue condizioni nelle ultime settimane. Non riesce più neppure a ricordare correttamente il mio nome, sembra che non abbia mai sentito parlare della cospirazione seguita al caso degli Ululatori Notturni e a volte chiama per errore Nick ‘John’ e Robin ‘Nick’.

Robin sembra un bravo cucciolo. È un po’ timido nel relazionarsi con gli altri mammiferi, anche se sembra che per Nick non sia un problema serio. Almeno Nicholas riesce a sopportarlo. È strano pensare che quei due siano fratellastri.

Qualunque cosa sia successa fra me e Nick, loro sono del tutto innocenti e abbiamo deciso entrambi di tenerli fuori da tutto questo il più possibile.

Nick e io ci siamo raccontati un po’ di cose. Mi dice che ha fondato una compagnia specializzata nella costruzione di parchi di divertimento. Questo coincide con quello che avevo saputo di lui anni fa: una volta mi aveva detto che stava risparmiando il denaro accumulato grazie alle sue truffe per aprire un parco a tema intitolato ‘Wild Times’ qui a Zootropolis. ma questo prima che lo avessi colto nel sacco all’inizio della mia carriera di poliziotta.

Io, invece… beh, ho detto a Nick la verità, ma solo in parte; infatti sono stata tenente per un bel po’ di tempo dopo che lui se n’era andato, anche se ero già stata raccomandata per la promozione. All’inizio, non passavano giorni in cui non riuscivo neppure a trovare la forza di lavorare, talmente mi sentivo a pezzi. Bogo l’aveva capito: si accorgeva sempre di tutto quello che passava per la mente degli agenti sotto il suo comando. Non sono diventata capitano per almeno sei anni dopo la partenza di Nick.

È passato almeno un anno da quando sono diventata il capitano del Distretto Uno, e non si è trattato di qualcosa che avevo scelto di essere dall’oggi al domani. Sapevo a cosa sarei andata incontro, e ne ho parlato a lungo con la mia famiglia. Mamma mi ha offerto il suo supporto. Papà, invece, è stato più cauto in proposito. I miei fratelli e le mie sorelle erano divisi. Alcuni mi avevano consigliato di lasciar stare. Altri, invece, aveva detto che quella scelta sarebbe spettata soltanto a me. Altri ancora mi avevano consigliato che sarebbe stato meglio tornare a casa, sia per me sia per Nicholas.

Sono preoccupata di dire tutto questo a Nick: forse avrebbe cambiato idea e mi avrebbe accusato di mettere la mia carriera davanti al benessere di Nicholas, come aveva fatto quindici anni fa. Ma non lo dice. Annuisce e confessa che a volte anche lui preferisce gettarsi anima e corpo nel lavoro. Sentirmelo dire da lui non mi fa affatto sentire meglio.

C’è ancora un po’ di attrito fra me e Nicholas. Ha evitato di dirmi qualsiasi cosa fosse successa durante la sua fuga e, a volte, ha preferito spontaneamente evitare di ritrovarsi con me nella stessa stanza. Nick dice che ha solo bisogno di un po’ di tempo per metabolizzare gli effetti di tutto quello che gli era capitato.

Tutto quello che posso fare è aspettare che Nicholas si apra e dirgli che, qualsiasi cosa accada, rimane sempre mio figlio e gli voglio bene.

******

Mi sveglio dal mio sonno agitato sulle note di ‘Hope is Eternal’. Mentre allungo il braccio sul comodino, afferro il cellulare e trattengo un grosso sbadiglio. Vedo che sono le cinque del mattino.

La mia sveglia non si sarebbe attivata prima di altri trenta minuti.

Mi siedo sul letto e mi accorgo che sto ricevendo una chiamata. Leggo il nome ‘Nick’ sul display.

Decido di rispondere.

******

“Nick…” sbadigliò Judy, “È un po’ troppo presto per…”

Se n’è andata.” tagliò corto Nick. Judy si stropicciò gli occhi; in quel momento la sua mente non aveva registrato le parole della volpe.

Carotina?” disse Nick con la voce che pareva soffocata dall’emozione.

“Chi se n’è andata?” domandò Judy ancora stordita.

Mia madre… lei…” disse Nick, “È morta nel sonno.

All’improvviso Judy si svegliò completamente.

Un dottore è uscito di casa mezz’ora fa… Ero entrato in camera sua per tenerla d’occhio e…” riuscì a dire Nick prima di fermarsi.

“Oh… Oh, Nick…” esclamò Judy mentre una lacrima le scendeva sul volto, “Mi dispiace tanto…”

******

Nick mi racconta che si era addormentata nel suo letto, ma quando Nick era andato nella sua stanza per controllare se stesse bene, si era accorto immediatamente che qualcosa non andava. Cercò di capire di cosa si trattasse, e quando aveva provato a svegliarla, si era accorto che non stava respirando. Il suo corpo era freddo.

Viola Wilde se n’era andata per sempre.

Gli chiedo se desidera che io vada a casa di sua madre. Mi risponde che non è necessario.

Eppure sento il dovere di farlo. Ci saranno molte cose da fare, questioni da sistemare e non voglio che Nick affronti tutto questo da solo. Glielo dico chiaro e tondo.

Non appena termina la chiamata, vado nella stanza di Nicholas, che si trova accanto alla mia camera da letto. Lui sta ancora dormendo. Apro la porta con delicatezza e mi avvicino al suo letto.

Lo chiamo per nome, ma non accenna a svegliarsi.

Lo chiamo di nuovo. Brontola qualcosa sull’essere lasciato solo.

Gli dico che è una cosa importante. Si alza dal letto lentamente, stropicciandosi gli occhi. Gli dico che nonna Viola è morta serenamente nel sonno.

Le sue orecchie sarebbero cascate all’indietro se non si fossero drizzate in alto. Spalanca gli occhi e mi accorgo che le sue orecchie si sono accalorate lievemente.

Tutto quello che posso fare per dargli conforto è abbracciarlo. Lui è troppo sconvolto per muovere un solo muscolo.

Gli dico che sto per andare a casa di nonna Viola. Lo lascio solo in modo che possa cambiarsi, ma lo sento piangere distintamente. Nell’ascoltare il suo dolore sento come una lama che mi si pianta nel cuore.

******

Il viaggio non durò molto poiché alle prime luci del mattino le strade erano ancora deserte. Quando Judy fermò la macchina, poteva vedere che il furgone di Finnick era già sul posto. Lei e Nicholas scesero dall’auto e camminarono nella veranda dell’appartamento di Viola. Suonarono il campanello della porta e rimasero in attesa. Non passò molto tempo prima che la porta si aprisse, e lì stava Nick.

La tintura nera era scomparsa dalla sua pelliccia e aveva lasciato il posto al suo color ruggine naturale, che Judy conosceva così bene, anche se quel colore un tempo così intenso aveva iniziato a sbiadire ai lati del muso con l’età. Indossava un semplice giubbotto bianco e un paio di pantaloni; sembrava che non avesse dormito bene, dato che Judy poteva scorgere distintamente le borse sotto gli occhi e la pelliccia sotto di essi bagnata dalle lacrime versate per la scomparsa di sua madre.

“Ti avevo detto che non era necessario che tu venissi qui.” disse Nick tristemente.

“Siamo amici.” replicò Judy, “Hai bisogno di tutto l’aiuto che io possa offrirti. E poi era anche la nonna di Nicholas.”

******

Non vedevo Nick piangere da molto tempo. L’ultima volta che l’aveva fatto era stato quindici anni fa.

Ogni volta che mi vedeva sconvolta o arrabbiata, mi diceva sempre queste parole: ‘Non importa cosa accada, Carotina. Non devi mai mostrare agli altri le tue fragilità.’

Mi sento così impotente nel vederlo crollare disperato. Non dice nulla. Non ci sono parole per descrivere il dolore che sta provando.

Faccio un passo avanti, ma esito. Vorrei confortalo, ma è giusto che io lo faccia, dopo tutto quello che è successo?

Mi si spezza il cuore vederlo così. Decido di mandare al diavolo ogni tentennamento e lo abbraccio. Sembra sorpreso mentre si irrigidisce – esattamente come fa Nicholas – ma si lascia andare e crolla fra le mie braccia.

Poi inizio anch’io a piangere in silenzio.

Finnick esce dalla cucina e dice a Nick di lasciarmi entrare.

******

Nick disse a Judy e Nicholas di entrare e andò in cucina a preparare qualcosa da offrire agli ospiti. Robin lo seguì, mostrando ancora qualche segno della sua goffaggine attorno a Judy; lei gli rubò un’occhiata e poi distolse rapidamente lo sguardo mentre lo vedeva agitarsi vistosamente.

Nick ritornò in soggiorno con una tazza da caffè, che offrì a Judy, e posò un bicchiere d’acqua sul tavolo di fronte a Nicholas, prima di sedersi su una delle poltrone.

“Questo potrebbe sembrarti un po’ insensibile da parte mia, ma…” iniziò Judy, “Hai già pensato al suo funerale?”

Nick non disse nulla.

“Sai se aveva fatto testamento?” domandò Judy.

“Lo ha fatto.” rispose Nick, “Sono io l’esecutore.”

“Aveva detto come le sarebbe piaciuto essere…”

“Parlava sempre di voler essere sepolta accanto a mio padre.” disse Nick.

Fra i due calò nuovamente il silenzio.

“Nick, se c’è qualcos’altro che io possa fare…” propose Judy.

Nick non rispose subito.

“Puoi consolare nostro figlio.” disse infine. Gli occhi di Judy si spalancarono quando ebbe sentito quella risposta.

******

Questa è la prima volta che ho sentito Nick riferirsi a Nicholas come ‘nostro’ figlio e non come ‘mio’. Ma ha ragione.

Nicholas è seduto lì, con lo sguardo perso nel vuoto. Robin è seduto accanto a lui, guardando occasionalmente nella sua direzione. Finnick entra nella stanza, si siede su uno sgabello e mi fissa intensamente tenendo le braccia incrociate, come a suggerirmi che se avesse la sua fidata mazza da baseball a portata di zampa, sarebbe tentato di usarla.

Mi alzo e mi siedo accanto a Nicholas. Non alza lo sguardo. Il suo sguardo è teso, come se stesse cercando con tutte le sue forze di non piangere di nuovo. Appoggio la mia zampa sulla sua spalla e all’improvviso gli vedo versare una lacrima.

Nick lo sta guardando, sebbene lui pensi di non avere il diritto di farlo.

Con un cenno suggerisco a Nick di venire da noi. Sembra un po’ perplesso, ma sono sufficienti un sopracciglio inarcato e un cenno con la testa da parte di Finnick per convincerlo ad alzarsi. Si siede accanto a Robin, incerto sul da farsi. Robin gli si avvicina e gli suggerisce che tutto sarebbe andato bene. Nick fissa Nicholas con occhi titubanti e gli si avvicina con qualche esitazione. La sua zampa si appoggia sulla spalla di Nicholas. Sento mio figlio irrigidirsi, ma non dice nulla e non fa nulla per scostare la zampa di Nick.

Guardo sia Nicholas sia Nick e mi accorgo che lacrime silenziose cadono dagli occhi di entrambi.



Note dell’autore: Eccoci arrivati al settimo capitolo!

Cari amici lettori, mi auguro che abbiate un pacco di fazzoletti a disposizione, perché vi garantisco che da questo capitolo in avanti ne avrete bisogno. Purtroppo, a un certo momento della vita, arriva per tutti noi il momento di dire addio a una persona amata; nella storia in questione, la malattia ha svolto il suo compito e ha privato Nick Wilde della sua cara mamma. Per quanto triste e doloroso, sappiate che questo evento fornirà un’ulteriore spinta agli eventi e nei capitoli successivi sarà analizzato tramite il punto di vista di ciascuno dei quattro personaggi principali: Nick, Judy, Nicholas e Robin. Vedrete!

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo VII di Grief’s Reunion: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Grief-s-Reunion-7-Never-Meet-Again-686865289

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/10995909/chapters/24492501

 

Questo è quanto. Come sempre, vi ringrazio per la vostra cortese attenzione e vi auguro una buona lettura. A presto!


   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Zootropolis / Vai alla pagina dell'autore: RyodaUshitoraITbis