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Autore: SweetPaperella    12/10/2019    5 recensioni
Questa storia é il sequel di “There's no storm we can't out run, we will always find the sun” consiglio la lettura della storia precedente prima di leggere questa.
Sono passati tre anni, Emma é ormai felice accanto a Killian stanno per sposarsi, oltre Henry, hanno una splendida bambina di nome Hope.
Regina Mills é felicemente sposata con il suo fuorilegge Robin e ha finalmente l’amore di sua figlia.
Ma può la morte di una persona cara, distruggere la felicità costruita con tanta fatica? E il passato può tornare distruggendo il presente con la forza devastante di un ciclone?
Un nuovo caso, nuovi personaggi e verità sconvolgenti dal passato, che non è mai del tutto passato.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo cinque - Affrontare la realtà 



Regina, esce dal suo studio subito dietro Killian e i bambini. É andato lui a prenderli, perché Emma é completamente immersa nel lavoro. 
La donna ha fatto finta di nulla quando i due nipoti sono arrivati nello studio Mills per giocare e stare in loro compagnia, ma ora che è di nuovo sola in macchina con i suoi pensieri scomodi, non riesce a far finta di nulla. Non sente Robin da quando sua sorella le ha dato quella terribile notizia e tanto meno, non sa dove si trovi lei. Forse é tornata a casa nella dependance tra le braccia del suo uomo per farsi consolare e fare la vittima per essere stata, a detta sua, nuovamente allontanata da sua sorella minore. Regina, si infuria ancora di più a quel pensiero e colpisce il volante della macchina con forza, con il suo scopo di farsi male a una mano e senza essersi minimamente calmata. Deve calmarsi invece, prima di andare a casa deve calmarsi e parlare tranquillamente con suo marito, perché vuole essere lei a parlare con lui per prima. Vuole affrontare l’argomento con calma e prendere una decisione insieme a lui. Quando si sono sposati hanno sigillato il patto di dirsi sempre tutto, anche se doloroso e vuole mantenere quella promessa. In quei anni di matrimonio ne hanno sempre affrontate tante, ma mai, mai si sono trovati ad affrontare un problema così insormontabile. O forse non è così insormontabile, forse insieme possono ancora una volta risolverlo. In fondo, il momento peggiore l’hanno affrontato quando erano semplicemente fidanzati e Robin é stato rapito. Lì ha avuto seriamente paura di prenderlo, stavolta, bé stavolta lui rimarrebbe comunque al suo fianco. Solo con un figlio che non è il suo. Anche lei ha una figlia che non è di Robin. 
Con quei pensieri, di quanto i due siano sempre più simili, riesce in parte a calmarsi, se pur non sarebbe semplice confessarli quella verità e poi affrontare l’argomento con Zelena.
Dovranno conoscere quel ragazzo ormai sedicenne.


Robin non riesce a credere a ciò che Regina le ha appena detto. È padre. Padre, di un ragazzo di sedici anni. Non può crederci. È sconvolto, incredulo e non sa davvero che cosa provare, se gioia, rabbia verso Zelena che non gliel’ha detto o verso il destino che lo sta mettendo nuovamente a dura prova, propria adesso che era finalmente felice. 
E poi come fa a dirlo a Roland? Il suo bambino ha 9 anni e non facile per lui comprendere che prima di sua madre, abbia avuto un’altra donna, che poi lui e Zelena nemmeno sono mai stati insieme. È stata una cosa di una sera. Lui nemmeno si ricordava che si fossero incontrarti quella famosa notte di capodanno. 
Regina lo guarda, aspettando che lui sia pronto per condividere con lei i suoi pensieri. 
«Amore io... Io... mi dispiace. Non ricordavo nemmeno di Zelena, ho fatto un errore di gioventù, ti chiedo scusa, davvero.» finalmente il suo sguardo torna a posarsi sulla sua donna e incrocia i suoi occhi.
«Robin, non devi scusarti. Non ti nego che il fatto che Zelena sia riuscita di nuovo a scombinarmi la vita mi mandi fuori di testa, ma tu non centri nulla, come non c’entra nulla tuo figlio. Sai benissimo cosa devi fare, quale sia la cosa giusta da fare.»
«Lo so! Io voglio conoscere questo ragazzo, non riesco a vivere sapendo di avere un figlio e lui non sa di me.»
«Già, non fare i miei stessi errori. Conosci tuo figlio.» 
Robin annuisce, la guarda ancora negli occhi e le prende il viso tra le mani, é Regina la sua forza, é lei che gli da il coraggio di affrontare anche questa battaglia, perché insieme possono superare ogni difficoltà. Accanto l’uno all’altra, come le loro mani che si uniscono soprattutto durante le difficoltà, possono superare la tempesta e arrivare a vedere le stelle, oltre le nuvole.
«Insieme Regina, l’affronteremo insieme. Tra noi non cambierà nulla.» 
La donna annuisce e gli sussurra un flebile “lo so” prima di baciarlo dolcemente sulle labbra.
Ora, ora devono fare i conti con il passo successivo, parlare con Zelena a far venire il ragazzo qui a Storybrooke. 


Emma non ha sentito sua mamma per tutto il giorno e Killian quando è rientrata da lavoro le ha riferito che non sembrava molto dell’umore adatto. Decide così di chiamarla per capire che cosa sta succedendo, anche perché non è da sua madre non farle almeno una chiamata per tutto il giorno. C’è sicuramente qualcosa che non va. 
È tornata a casa e ora che Hope e Henry sono a guardare la televisione, dopo aver giocato tutto il giorno con Killian; la ragazza decide di chiamare sua mamma. 
«Ehi mamma tutto okay?» esordisce appena lei le risponde alla chiamata. 
«Domanda di riserva?» 
«Così mi fai preoccupare, hai una voce. Uhm... Qui urge serata tra donne, che ne dici se passo da te, così ne parliamo? Magari ti preparo anche quel famoso cocktail che ti preparavo sempre prima delle nostre serate di chiacchiere. È da tempo che non lo beviamo.» dice per cercare di allentare la tensione, ma anche per cercare di starle vicino. Ha capito che è una situazione davvero complicata, se pur non sa ancora di che cosa si tratti, la voce della sua mamma è davvero triste. Sa riconoscere ogni suo stata d’animo, anche perché Regina è anche la sua migliore amica. 
«Ci sto! Ma vengo io da te, così magari riesco a dare anche il bacino della buonanotte a quella monella di mia nipote e al mio piccolo Henry. Ma niente alcool, meglio una camomilla per quanto mi riguarda.» le dice e sorride, sentendosi già un po’ meglio. La telefonata di sua figlia le ha fatto bene all’umore, Emma sa sempre di che cosa ha bisogno. Il loro legame negli anni si è solo intensificato. Sono mamma e figlia, ma sanno anche consigliarsi, aiutarsi come due amiche. Può dire di essere per lei una mamma per amica. 
Emma sbuffa per l’ultima affermazione di sua madre, sapendo che lo avrebbe detto. Per poi dirle che l’aspetta subito dopo cena e che può mettere lei a letto Hope. 
Subito dopo cena, puntuale come al suo solito, Regina arriva a casa Jones/Swan. La piccola Hope nonostante abbia gli occhi che si stanno per chiudere, mentre è appoggiata al suo papà sul divano cerca di resistere al sonno per farsi mettere a letto da sua nonna. Emma le ha riferito che sarebbe venuta Regina a metterla a nanna e ora vuole a ogni costo che sia la sua nonnina a darle il bacio della buonanotte. 
Appena sente suonare il campanello, riapre prontamente i suoi occhioni e scende da in braccio a suo papà per andare alla porta prontamente. Tra le mani ha il suo fedele distintivo di carta. 
Regina vedendo che è proprio la sua nipotina la prende in braccio e le dà un bacio sulla fronte. Hope si stringe ancora di più a lei e chiude gli occhi, sfinita. Addormentandosi tra le sue braccia. La donna a quel gesto sente il cuore scoppiarle nel petto, ha fatto decisamente bene ad andare lì, ora il suo umore è davvero migliorato.
Mette a dormire la bambina, dà un bacio a Henry che è in camera sua a leggere e poi torna in salotto dove Emma la sta aspettando con due tazze di camomilla in mano.
«Le ho corrette con un po’ di rum, non ti dispiace vero?» le dice Emma guardando molto seria negli occhi, aspettando di vedere la sua reazione. 
«Cosa?» 
«Mamma rilassati, stavo scherzando.» la sua faccia è davvero impagabile e scoppia prontamente a ridere alla sua reazione. 
«Si scusa... Forse sono io che oggi non colgo lo scherzo.» e prendendo un sorso bello lungo di camomilla, anche se forse un po’ di correzione ci sarebbe stata, visto ciò che deve dirle e inizia a parlare. Le racconta di Zelena che è andata nel suo ufficio quel pomeriggio e di ciò che le ha detto. Le racconta di lei e Robin che ne hanno parlato e lui, come giusto che sia, ha voluto assumersi le sue responsabilità. È rimasto sconvolto anche lui, tanto che non è riuscito a dire nulla per i primi dieci minuti, ma è anche normale. Non è facile scoprire dopo sedici anni di avere un figlio. La notizia ha sconvolto lei, non osa immaginare cosa si possa essere sentito lui. Ne hanno parlato a lungo. Lui si è sfogato e alla fine, hanno preso la decisione di conoscerlo e farlo entrare nelle loro vite. 
«Mamma, penso che abbiate preso la decisione giusta. Certo non è facile come situazione, ma... È giusto che questo ragazzo conosca suo padre.» Emma capisce perfettamente la situazione, lei sa cosa significa crescere senza genitori e immagina che anche per lui sia stata dura. Ed è giusto che Robin voglia includerlo nella sua vita. Ma sapeva anche che Robin avrebbe preso la scelta più giusta. Lo conosce troppo bene e sapeva che si sarebbe assunto le sue responsabilità. 
«E tu, non temere mamma. Non cambierà niente tra te e Robin. Ne avete passate di ben peggiori e state ancora insieme.» capendo poi che sua mamma è sconvolta e che ancora non ha elaborato la cosa, cerca di rassicurarla, di farle capire che possono affrontare anche questa cosa. Possano affrontare qualsiasi cosa insieme. 
Regina annuisce ma non è solo ciò che la turba, ciò che la sconvolge di più é che suo marito ha un figlio da sua sorella. Sua sorella Zelena, che ancora una volta é riuscita a rovinarle la vita. Da quando se n’è andata senza lasciare traccia di sé, smettendo anche di chiamare, lei ha dovuto sopperire da sola a tutte le frustrazioni di sua madre Cora, party, cene di beneficenza, fidanzamenti combinati... E il suo continuo sentirsi messa da parte, perché la sua primogenita se ne era andata. Sua madre non è stata più la stessa dopo che Zelena ha deciso di andarsene e Regina ha provato in tutti i modi ad attirare la sua attenzione, ma non ci è mai riuscita davvero. Cora Mills é sempre stata una madre poco incline alla chiacchiere, alle affettuosità, ha sempre preferito far crescere le sue figlie nella perfezione più totale. Sempre, in ogni occasione si dovevano comportare perfettamente, sempre perfette in ogni circostanza e in ogni campo. Da quando Zelena é sparita, sua madre ha preteso ancora più perfezione da Regina. E in parte l’armatura resistente che si è costruita intorno, è stata dovuta anche a questo eccesso di perfezionismo.
Ancora una volta, sua sorella le sta rovinando in piani, sta cercando di boicottare la sua vita felice. Come se non avesse sofferto già abbastanza a causa del suo passato.
Tutto ciò che sta pensando, lo dice anche a sua figlia Emma, ha un maledetto bisogno di sfogarsi e la sua Emma é l’unica che può davvero capirla e comprenderla, senza giudicarla.
La giovane in risposta, abbraccia forte sua mamma, perché sa che l’unica cosa che può rincuorarla in una circostanza del genere é proprio ciò. Non ha bisogno di parole inutile, un abbraccio é la migliore terapia per qualsiasi cosa. 
«Tu invece come stai? Novità su August?» chiede poi Regina, separandosi da sua figlia.
«Abbiamo una pista, ma è ancora tutto molto vago purtroppo.» 
«Ehi Emma, troverai chi ha ucciso August, ne sono certa.» le dice Regina incoraggiandola lei questa volta.
«Lo dici solo perché sei mia madre, ma la verità é che forse facevo bene ad accettare la mano di uno sceriffo più esperto.» a volte si scoraggia così tanto, ma non vuole nemmeno mostrare le sue debolezze. Le mostra solo con sua mamma. 
«Lo dico perché lo credo davvero, sei in gamba Emma e credo nelle tue potenzialità.» le risponde a sua volta, infondendole il coraggio che le serve.
Emma sorride e non risponde altro, anzi, cambia argomento per dedicarsi finalmente a parlare di cose molto più piacevoli. Parlano a lungo di tutto ciò che passa loro per la testa, in una perfetta serata tra donne, come non la svolgevano da un po’ visti i numerosi impegni. Ma con la promessa che non faranno passare più tanto tempo per passare del tempo insieme solo loro due.
«Piuttosto mamma, ti ricordi che settimana prossima abbiamo appuntamento con l’atelier per scegliere l’abito?» 
«Certo che sì. Hai già in mente come lo vuoi?» le chiede, forse spettegolare non è tanto male, come non lo è fantasticare, se pur é molto più da Mary Margaret che da loro due.
Emma annuisce, ammettendo che si è lasciata andare ai sogni ad occhi aperti, come ogni ragazza fa almeno una volta nella vita. Lei non solo fantastica ad occhi aperti, ma ha accanto anche il suo principe azzurro pirata, che la rende la persona più felice del mondo. Non è mai stata una ragazza che si lascia trasportare dai sogni ad occhi aperti, ma da quando Killian fa parte della sua vita, deve ammettere che pensa spesso al loro futuro insieme e al matrimonio, con abito annesso, é un pensiero costante. Soprattutto da quando lui le ha fatto finalmente la proposta. Si ricorda ancora il giorno di Natale, in cui lui mettendosi in ginocchio, le ha chiesto di diventare la signora Jones. L’ha fatto davanti a tutti la famiglia al completo e immagina quanto sia stato difficile per lui fare un gesto simile. 
«Mi piacerebbe una cena intima, niente di troppo impegnativo... É d’accordo anche Killian su ciò. Con Henry e Hope a fare da paggetto e da damigella. Con papà che mi accompagna all’altare. Mentre il mio abito rigorosamente bianco, mi arriva fino ai piedi, scendendo ampio... Non sono il tipo da vestito principesco ma, il mio vestito da sposa l’ho sempre immaginato un po’ così. Anche perché non posso certo sposarmi in giacca di pelle rossa.» dice lasciandosi trasportare dai suoi sogni, rendendosi conto troppo tardi di averli espressi anche ad alta voce. Scoppia a ridere alla visione di lei vestita di bianco, ma con indosso il suo fedele giubbetto di pelle rossa. Anche Regina scoppia a ridere a immaginarsi la figlia con la pelle rossa al suo matrimonio, scuotendo la testa. In effetti in questo sono molte diverse, o forse semplicemente Emma non si sente a suo agio in un vestito troppo elegante e sfarzoso, ma ci starebbe benissimo.
«Faremo in modo che la cerimonia sia esattamente così come te la immagini, tesoro.» 
Ne continuano a parlare fino a che non è ora di tornare a casa per Regina, le due tra una chiacchiera e l’altra, tra un pettegolezzo e un altro, hanno parlato fino all’una di notte ed entrambe l’indomani mattina si devono svegliare presto.


Il giorno dopo, a colazione, come la mattina precedente, si ritrovano tutti nuovamente in cucina, ma a differenza del giorno prima l’atmosfera é decisamente molto più imbarazzante. Ora tutte le verità sono venute allo scoperto e non si può certo tornare indietro e fare finta che nulla sia accaduto. 
Ognuno si versa nella propria tazza il caffè, si serve dei biscotti, ma non hanno ancora detto una parola, perfino il piccolo Roland si è accorto della strana tensione che si è creata nella cucina e non ne capisce veramente il motivo. 
Robin non riesce più a mantenere il silenzio, a far finta di nulla e così manda Roland a finire di vestirsi per affrontare una volta per tutte la conversazione che stanno rimandando.
«Allora, affrontiamo una volta per tutte queste verità. Io voglio conoscere mio figlio, assumermi le mie responsabilità. Penso che siamo sufficientemente adulti per risolvere il tutto in maniera civile, anche perché se sei qui a dirmi ciò dopo sedici anni, é perché vuoi che nostro figlio abbia un padre giusto? Bene, io ci sono.» dice tirando fuori finalmente tutto ciò che sente, che si è tenuto dentro fino a quel momento e per tutta la notte, ha dormito veramente pochissimo. Ha prima aspettato che Regina tornasse a casa, é tornata per l’una e mezza più o meno e poi ha cercato di prendere sonno, ma non ci è riuscito minimamente. É stato tutta la notte a rigirarsi del letto, con mille pensieri che gli hanno invaso la testa e non l’hanno lasciato nemmeno per un istante. 
Regina pure ha dormito veramente poco, durante la notte si è avvicinata al suo uomo per infondergli la sua vicinanza, avendo capito che non riuscisse a dormire, ma non è servito comunque a molto. L’uomo però ha apprezzato nonostante i pensieri hanno continuato a tormentarlo.
Ora che sta finalmente dicendo ciò che pensa, si sente decisamente molto meglio.
«Si, credo che sia giusto che tu lo conosca... E non volevo che lo venissi a sapere così. Mi dispiace. Sono passati sedici anni è vero, ma non ero sicura che fosse tuo... e...» guarda il suo Alan, poi guarda sua sorella e di nuovo punta gli occhi verso Robin. Non deve dare troppo spiegazioni, Alan glielo dice sempre, dire la verità, ma senza giustificarsi troppo. Il suo sguardo infatti ora gli sta dicendo esattamente questo, se pur sia comprensivo come sempre del resto. É il suo punto fermo e riesce sempre a rincuorarla con la sua vicinanza costante.
«E ora come fai allora a dire che è mio?» chiede Robin, é una domanda più che lecita. Regina anche se l’é posta, ma solo nella testa, é contenta che suo marito l’abbia espressa per lei.
«Sono certa perché mio figlio é nato prematuro, quindi é tuo.»  non gli sta a raccontare i dettagli dell’altra sua avventura di una notte, non ce ne sta motivo e non vuole nemmeno raccontare la sua vita intima davanti a sua sorella e il suo attuale compagno, non è mai piacevole.
I due coniugi annuiscono, sembrano entrambi essersi convinti di ciò, come se in quel momento stessero davvero prendendo atto della notizia, affrontando definitivamente la realtà di quelle parole. Robin ha un figlio di sedici anni.
«Quando posso conoscerlo?» chiede infine.
«Arriva tra qualche settimana, sta finendo il semestre al collage di Londra e viene qui.» risponde la donna a sua volta.
L’uomo tira un sospiro di sollievo, almeno in due settimane può adattarsi meglio all’idea di avere un altro figlio oltre a Roland e soprattutto potrà preparare quest’ultimo al fatto che abbia un fratello maggiore che non ha mai conosciuto, sperando che la prende bene.
La sua donna intuendo i suoi pensieri gli stringe la mano e gli fa capire ancora una volta che gli starà vicino e lo diranno insieme a Roland.
 
Non è facile dirlo al piccolo Roland, ora che è più grande inizia a chiedere di sua mamma e molto spesso Robin l’ha trovato a guardare le foto di Marion, del loro matrimonio. È molto affezionato a Regina, ormai la considera praticamente una seconda mamma per lui, il loro rapporto è invidiabile, ma giustamente il bambino sente la mancanza dalla sua vera mamma. L’ha persa all’età di un anno e non ha avuto nemmeno il tempo di godersela, non si ricorda nulla di lei. Non ha mai sentito il suono della sua voce e il suo profumo. 
Ed è per questo motivo che non sanno davvero come fare a dirgli ora che ha un fratello di sedici anni. Pur essendo un bambino molto intelligente, allegro e pieno di vita, è pur sempre un bambino che ha già sofferto troppo per la sua età. Suo padre ha sempre cercato di dargli tutto l’amore possibile, come sta facendo ora Regina, ma il dolore di aver perso una mamma non passa mai del tutto. A maggior ragione se non si è mai conosciuta, rimane un vuoto difficile da colmare. 
Decidono di andarlo a prendere insieme a scuola e passare un pomeriggio tutti quanti insieme. Le occasioni da passare insieme sono davvero molte, passano spesso i pomeriggi fuori, come una famiglia e spesso si uniscono anche Henry e Hope, con Emma o con Killian. 
Ma stavolta è un po’ diverso dal solito e il bambino se ne accorge subito. Ha avvertito la tensione in casa quella stessa mattina a colazione e suo papà pensieroso, quando l’ha accompagnato a scuola, ma ha cercato di non andare importanza alla cosa... Ora però, avverte che i due devono dirgli qualcosa. 
Sono seduti al parco e i due coniugi si guardano negli occhi, per darsi coraggio a vicenda. O meglio Regina tiene la mano di Robin e cerca di infondergli coraggio per parlare. 
«Roland... Ascolta, devo dirti una cosa importante.»
Il bambino lo guarda negli occhi e lo sollecita a parlare, sostenendo di averlo già capito. Con la sua battuta fa scoppiare a ridere sia Robin, sia Regina, allentando decisamente la tensione. 
«Prima di conoscere la mamma, io ho avuto una storia con Zelena, la sorella di Regina. È stato talmente tanto, tanto, tanto tempo fa che poi ci siamo persi di vista ed entrambi nemmeno ci siamo riconosciuti all’inizio... Sai ero giovanissimo in quel periodo... Fatto sta che Zelena all’epoca ha partorito un bambino. Si chiama Robert, ora ha 16 anni e...» non sa se sta usando le parole giuste, se in realtà avrebbe dovuto dirglielo in maniera diversa, se forse è giusto prepararlo prima, sa solo che vuole essere sincero e esserlo fino in fondo è la soluzione migliore. Ora Roland può capire, non è più così piccolo.
«E... cosa c’entra con noi questo ragazzo?» chiede il bambino vedendo che suo padre si è bloccato, cercando le parole più adatte per continuare il suo discorso. 
«Vedi Roland, lui è... Mio figlio. Esattamente come lo sei tu.»
Roland lo guarda confuso, spaesato e non sa se ha capito bene le parole del suo papà. 
«Quindi è mio fratello?» 
L’uomo annuisce. 
«Io non lo voglio un fratello. Io ho già Henry che è mio fratello e anche Hope, anche se non lo sono davvero. Non ne voglio un altro. Perché sei il papà anche di lui?» il bambino sembra sconvolto e le lacrime prepotenti stanno fuoriuscendo dai suoi occhi. Robin a quella reazione sente il suo cuore frantumarsi. Ha deluso suo figlio, lo sa. 
A intervenire a quel punto è Regina, cercando di far ragionare il bambino, se pur non è semplice, la sua rabbia, il suo dolore è più che compressibile, può essere intelligente, ma è pur sempre un bambino di nove anni, certe realtà così complicate dei grandi non le capisce di certo. 
«Ehi piccolo, so che è difficile da accettare, ma a volte noi grandi ci complichiamo la vita e la complichiamo a voi figli... Purtroppo a volte gli errori si commettono, questo di papà e Zelena è stato un errore, ma non può certo pagare un ragazzo innocente per ciò. Lui ha il diritto di crescere con il suo papà, esattamente come te.» prova a spiegargli la donna con calma e con parole comprensibili. 
«E si vuole portare via il mio papà? Io non lo vedrò più?» chiede il bambino, spaventato all’idea che anche lui lo abbandoni, non vuole perderlo. 
«Ma certo che no campione. Io non ti lascio solo, non vado da nessuna parte senza di te, sei tutta la mia vita.» Robin interviene nuovamente a quella domanda così spontanea e piena di dolore di suo figlio. Ha paura ed è per questo che ha reagito in quel modo, non vuole perdere anche lui, ed è normale. Lo abbraccia forte e gli ripete piano, che non lo lascerà mai solo, che tra loro non cambierà nulla. 
«Quindi, viene lui a stare da noi?»
«Verrà per un po’, ma lui vive con la sua mamma. Ogni volta che vorrà potrà venire a trovarci.» spiega l’uomo e il bambino sembra stavolta annuire. Non sembra ancora convinto, anzi non lo è per niente, non gli piace l’idea di un fratello maggiore, ma promette lo stesso che lo conoscerà, prima di giudicare. 
Regina prende nuovamente la mano del suo uomo e gli sussurra “ha solo bisogno di tempo” e Robin sa che è così, ma non riesce al momento a essere felice, se pur sa che probabilmente gli passerà presto e suo figlio tornerà ad essere il bambino allegro e solare di sempre.
Inoltre, vuole pensare positivo, le cose si sistemeranno e magari Roland e Robert potranno anche istaurare un bel rapporto.
 







Spazio autrice: Eccomi tornata, chiedo ancora scusa se il week end scorso non ho pubblicato nulla ma non ci sono riuscita. Sono qui a rimediare questa settimana e spero che il capitolo vi piaccia per farmi perdonare. Che dire, é stato un capitolo incentrato esclusivamente sulla famiglia, con una serata tra mamma e figlia e Robin che scopre di avere questo figlio da Zelena, ma soprattutto con i suoi pensieri e preoccupazioni su come dirlo a Roland, il quale in verità non l’ha presa affatto bene, ma ci credo, penso che nemmeno io la prenderei così bene la notizia, figuriamoci un bambino di nove anni che ha perso la mamma quando era piccolissimo. Cosa aggiungere altro? Uhm... aggiungo che anche il prossimo capitolo sarà molto tranquillo, prima di addestrarci completamente nel caso Ade. Io però, vi ribadisco di non sottovalutare niente, state attenti ai dettagli, perché potrei aver seminato indizi un po’ ovunque, anche dove non vi aspettereste :P A prestissimo, buon week end a tutti voi. 
   
 
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