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Autore: Alis97    14/10/2019    1 recensioni
La fanfiction è ambientata durante la ricerca degli oracoli tenuti prigionieri dal Triumvirato. Questa è la seconda parte della prima fanfiction solangelo "Ricomincio da te" e racconta -secondo il mio pensiero e punto di vista- ciò che potrebbe accadere nel frattempo al Campo Mezzosangue.
Consigliato solo a chi a letto tutti i libri de "Le sfide di Apollo".
Buona lettura!
⚠ATTENZIONE⚠
Contiene spoiler.
©tutti i diritti sono riservati a Rick Riordan, creatore dei persaggi e della collana di romanzi per ragazzi "Percy Jackson"
©2019fanfiction
20•09•2019
Genere: Angst, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Apollo, Margaret (Meg) McCaffrey, Nico/Will, Reyna, Talia Grace
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Prologo





Essere un semidio significa che spesso non si può ottenere ciò che si vuole. Ogni mezzosangue lo deve mettere subito in conto appena varcata la porta del campo. Ognuno di essi ha le sue battaglie, le proprie guerre da combattere, e non sempre sono contro i mostri, spesso le peggiori sono proprio contro se stessi e da quelle non ci si può ritirare. Non si può scappare da se stessi, non ci si può nascondere, si deve solo affrontare la propria paura, affrontare la persona che dallo specchio ti guarda con giudizio.
Nico di Angelo di battaglie simili ne aveva sempre avute. Non poteva fuggire dall'ombra di suo padre che vedeva riflettersi nei suoi occhi; non poteva aggrapparsi ai bei ricordi perché non ne possedeva. Per tanti anni era rimasto solo, in compagnia di spettri e ombre di defunti cercando tra di essi la sorella scomparsa, per rivederla ancora, per ricevere da lei un'ultima carezza, per dirle addio. Ha vagato da solo per la terra dei mortali, ha affrontato con le sue forze il Tartaro e ne è sopravvissuto, è scampato dai giganti – figli di Gea – e ha udito la melodiosa voce di Cupido, che come una spada l'ha dolcemente trafitto. Per anni ha sempre creduto di stare combattendo da solo, ma si sbagliava. È stato salvato infinite volte dagli amici, porgendogli una mano, riscaldandolo con un sorriso, rimanendogli accanto quando Cupido stesso gli parlava e lo metteva a nudo davanti ad un estraneo. Quella volta era così arrabbiato con se stesso che doveva prendersela con quell’unica persona che era con lui quella volta, che in qualche modo stava cercando di sollevargli l’umore, non sapendo però chi avesse davanti. "L'unica persona che mi abbia mai accettato in vita mia è stata Bianca, ed è morta!” gli aveva urlato contro. “Non ho scelto niente di tutto questo, mio padre, i miei sentimenti…" quelle parole che pensanti gli vorticavano ora nella mente. Jason c'era quel giorno, lui che tutti amavano era lì ad aiutarlo, stava dalla sua parte, provando a essere suo amico. Probabilmente Jason gli era stato più amico di chiunque altro.
Tuttavia Destino nella vita di un semidio sa essere anche clemente. Semina in quella tela colorata della vita piccole perle di felicità, consentendogli anche di ricominciare da capo, offrendo un'occasione per permettere anche al più sfortunato tra i mezzosangue di essere di nuovo felice e Nico – quella felicità – l'ha trovata nel sorriso di Will.
Will Solace, non altro che uno dei bellissimi figli di Apollo, era riuscito con poco a riportare la luce tra le tenebre che avvolgevano Nico di Angelo. "Potresti avere dei nuovi ricordi" gli disse Will un pomeriggio alla baia, dove lanciavano contro la superficie piatta del mare dei sassi. Al tempo a Nico venne quasi da ridere, gli unici ricordi nuovi che aveva
di sicuro non erano i migliori a cui aggrapparsi durante la notte. Will lo sapeva ed era pronto ad essere lui stesso l'artefice di quei nuovi ricordi, voleva donargli qualcosa che lo riscaldasse di notte, lo abbracciasse in quei momenti di malinconia. Voleva essere lui e soltanto lui a riportargli la luce. Passarono un mese insieme al Campo Mezzosangue, consumando i pomeriggi a ridere, a combattere all'arena, a parlare di loro e del futuro che li attendeva fuori dal campo. Nico in quei giorni si sentiva un comune ragazzo, alleggerito dal peso che ogni semidio era costretto a portarsi appresso. Will era aria fresca e Nico ne respirava più che poteva: con Will accanto si sentiva davvero di nuovo felice.
Le cose stavano iniziando ad andare bene anche a lui: aveva degli amici che si interessavano alla sua vita, aveva un amico al quale affidarsi e confidarsi quando le cose iniziavano a farsi pesanti, aveva conosciuto un nuovo amore e una sera di dicembre suggellò quell'amore con un bacio.


Per una settimana al Campo Mezzosangue non si fece altro che parlare di loro, della nuova relazione tra il Re degli Spettri e un figlio di Apollo. Molti puntarono su una rapida rottura di questa strana relazione, altri li guardavano con interesse e curiosità, solo gli amici si congratularono. Jason, che quell’inverno passò alcuni giorni al campo, non poté trattenersi dallo spifferare le paranoie che Nico si era fatto ben prima di incontrarlo alla baia. Will, con un sorriso, raccontò lo stesso di sé.
Passarono delle settimane stupende insieme, settimane spese a conoscersi, a fidarsi, a lasciarsi andare al pianto. Fu la prima volta che Will vide Nico piangere, e in quelle lacrime altro non c'era che la sofferenza di anni passati a reprimerla, ma con essa c'era anche la libertà; Nico era finalmente libero di ricominciare ed era felice che a dargli questa opportunità fosse Will.


Lento anche dicembre terminò, alcuni tra i mezzosangue dovevano tornare a scuola, o così sarebbe dovuto essere se non fosse che un giorno Chirone mormorò: "I tempi stanno cambiando" guardando pensieroso il cielo plumbeo, prossimo ad una tempesta che non voleva scatenarsi.
I semidei avevano ora una scelta da fare, restare al campo e aspettare o tornare alle loro abitazioni. Chirone non glielo avrebbe impedito.
Nico sapeva che doveva restare, a malincuore avvisò Reyna al Campo Giove: non poteva tornare a Nuova Roma all'inizio di gennaio, non sapeva nemmeno quando o se sarebbe potuto mai ritornare. Poi fu la volta di Will a decidere, non fu nemmeno per lui una scelta facile, ma il suo posto era insieme a Nico. "Resto" pronunciò quelle parole con la leggerezza di chi non ci aveva dovuto riflettere, stringendo la mano non più tanto gelida del figlio di Ade. Tutta la cabina di Apollo seguì il loro capogruppo e restarono al campo, se fosse scoppiata un'altra guerra avrebbero avuto bisogno di arcieri e guaritori.
La maggior parte dei semidei restò al campo ad allenarsi, ad aspettare qualcosa o qualcuno che avrebbe fatto presto il suo ingresso al Campo Mezzosangue.

   
 
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