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Autore: ClodiaSpirit_    14/10/2019    1 recensioni
- Si alzò in piedi, insieme all’onda del pubblico coinvolto dall’esibizione, applaudendo.                                                                                                                                     
[...]  Nonostante quello sguardo fosse lontano, Alec poté indovinare che erano diversi rispetto a quelli che aveva visto tante volte. -
Alec è un ragazzo intelligente, giovane, eppure gli manca qualcosa di fondamentale: vivere.
Ma cosa succede quando Alec comincia a fuggire e a rintanarsi a Panshanger Park, durante uno spettacolo dato dal circo? E soprattutto, chi è l'acrobata che si cela e cerca dietro tutti quei volti?
Cosa succede quando due mondi opposti ma simili per esperienze di vita si incontrano?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Isabelle Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Penso : Questo è ciò di cui sentirò la mancanza.
Penso : Piuttosto che rinunciare a questo, preferisco morire.
Penso : Quanto tempo ci resta?

La canzone di Achille



Che vi dico, vi dico solo solo che il ritardo è più che giustificato: il fine settimana di una pendolare che ritorna a casa è sacro . Spero vi piaccia e ricordate: quando c'è vero interesse, c'è tutto. - Clodia's









Il ragazzo sembrava ancora più alto, così, in piedi davanti la porta. Quella figura accovacciata sul pavimento, fissò con quegli occhi da gufo curioso, la valigia che aveva davanti a sé. Sembrò appesantirsi per qualche attimo l'aria che tirava dentro la stanza, colorata appena dalle luci soffuse ai due capezzali.
« Scusa, pensavo... pensavo fosse la mia » si sbrigò a dire Magnus, il libro ancore in mano, che ora rimetteva dove lo aveva trovato.
Venne guardato ancora in silenzio, chiuse piano la porta dietro di sé.
« Tranquillo non... preoccuparti » era distaccato, distante. Seppure nella stessa stanza, risultava assente.
Magnus annuì, si alzò in piedi facendo forza sulle gambe in un solo scatto e prese posto al lato del letto, proprio laddove il tessuto che lo ricopriva, formava una piccola fossa. Si inumidì le labbra e poi si morse il palato.
« Alec… » soffiò fuori Magnus cautamente, gli occhi che si alzavano sull'interessato e la mani in grembo « Alexander, scusami, per prima, » cominciò « per come me ne sono uscito, per ciò che ho detto, non sono stato giusto, avrei potuto...evitare, scusa »
Alec si sedette poco distante da lui, mentre posava il cellulare sulla colonnetta sopra la abat-jour. Ancora non parlava e allora Magnus decise di svestire altre parole non dette « Non so cosa mi sia preso, » continuò di nuovo, questa volta prendendo più sicurezza « credo solo di... di trovare nuovo tutto questo, il contesto, cosa stiamo facendo » sottolineò, guardandosi le mani « oppure, oppure credo solo che sia troppo, tu e me, ecco » terminò lentamente.
Alec si voltò per guardarlo meglio, gli occhi grandi e le iridi liquide.
« Magnus, » mormorò « se stai dicendo che vuoi finirla qui- »
Magnus si girò energeticamente, fermandogli le mani che già gesticolavano per conto loro, animate da una forza ansiosa.
« No, affatto, » lo guardò deciso, mentre gli occhi di Alec erano quasi più chiari per via della luce della stanza « ma credo di non aver mai pensato a noi, come noi, in quanto diversi. Non mi sono mai soffermato su questo. Almeno non dopo l’inizio. La mia testa è andata dritta a fiondarsi su quel punto e poi lo ha lasciato lì, in pausa. Ho pensato di non poter competere » puntualizzò.
« Per quanto mi riguarda, potresti anche essere stato biondo o non so, basso, pelato, avrei potuto incontrarti in qualsiasi altro posto, » Magnus soffocò un risata mentre si rendeva conto che Alec era serio in quel momento « ma non credo avrebbe cambiato di una virgola quello che sento adesso » concluse, mentre si fermava a osservarlo dolcemente.
Magnus si sentì doppiamente un idiota in quell'istante. Alec sapeva essere adorabile con quella tonalità sulle guance.
« Siamo di due mondi completamente diversi » gli sfiorò il dorso delle mani con i pollici.
« E’ un ragionamento valido, ma non tiene, » arricciò il naso « questo dovrebbe importare più di quello che proviamo? »
Magnus lo guardò con tutto quel vortice che aveva dentro, il vortice scatenato dal modo in cui Alec aveva appena detto quelle parole, sganciò una sola delle mani dalla sua, per poggiata sulla sua guancia lentamente.
« No, no per niente » sussurrò.
Alec sorrise, poco a poco, quelle pieghe ben note si formarono attorno alle sua bocca e Magnus venne contagiato « Se è una condizione meramente sociale di cui dobbiamo preoccuparci, non ne vale la pena » Alec abbassò lo sguardo notando la stretta che si faceva più salda, più avvolgente. « Ma, » rialzò gli occhi sull'altro « quando hai parlato di noi, ecco, » Magnus sembrò perdere un po' il contegno mentre parlava perché si fermò un attimo, come se si stesse prendendo in giro da solo. « Dovremmo capire cosa siamo. Non amo mettere etichette, ma credo... sia arrivato il momento, non credi? »
« Uhm… giusto » sembrò pensarci, la bocca smorfiosa, gli occhi in su e Magnus lo riprese.
« Sono serio » l’altro ritornò di nuovo serio, lo sguardo risoluto e allungò la sua mano, adesso ancorata piano al fianco di Magnus, entrambi l'uno di fronte all'altro, le gambe incrociate o piegate.
« Bene, quindi cosa siamo?»
Magnus notò la posizione scomoda in cui era stato messo, in fondo la domanda spettava tanto ad Alec quando a lui.
« Vediamo, » elencò « ci siamo trovati in situazioni analoghe, ci siamo avvicinati, siamo fuggiti insieme, » Alec scoppiò a ridere fragorosamente, Magnus si godeva la visione in religioso silenzio « direi che non siamo amici, questo è ovvio »
« Quindi, » l’enfasi portata ad allungare la i, mentre cercava di evadere da qualche delusione in agguato « questo fa di noi...»
« Alexander, questo farebbe di te e dio, mi sembra di riavvolgere un filo di ricordi e di aspettative, » sospirò scherzando, poi si fece estremamente premuroso « il mio ragazzo » concluse.
Alec non rispose.

Lo tirò leggermente a sé, i loro nasi si sfioravano e pochi centimetri pericolosi li separavano.

« Magnus Bane, il mio ragazzo » disse più pensandolo che affermandolo davvero. L’altro rise.
« Possiamo anche renderlo meno ufficiale, se preferisci » lo prese in giro.
Alec esplorò quei gusci piccoli, quelle iridi castane intense e calde, sembravano come sussurrargli che sarebbe andato bene, fin tanto che sarebbero rimaste così, simili a due sorrisi.
« Quindi, dopo una carriera da promoter di immagine, assistente, sono arrivato alla vetta con un salto di qualità, alla fine » Magnus continuò a ridere mentre ondeggiava il capo, pensando a quanto gli fosse mancato tutto quello fino a poche ore fa « Interessante »
Magnus gli prese il viso tra le mani e lo baciò zittendolo. Era come respirare, toccare quelle labbra soffici e sentire quel respiro caldo vicino. Esplorare il suo palato con la lingua e sentirne il sapore famigliare di Alec con sé, la sua voglia corrisposta, l'abitudine che non gli sarebbe mai passata.
Magnus sentì Alec annaspare e avvertendo il proprio fiato mancare, si staccò piano, trovando le labbra di Alec più colorite di prima.
Si guardarono attentamente, mentre Alec cercava di formulare una frase con un minimo di senso logico.
« Se ti sei pentito insomma... di questa cosa, dell'idea di andare via, » Alec si trovò riflesso nelle pupille dell'altro, il cuore aperto « Non è tardi per tornare indietro »
Magnus scosse il capo e tornò a guardarlo di nuovo.
« Niente di più lontano dalla verità, » respirò con meno fatica « Non mi pento di niente » terminò. L'altro annuì piano, le sue mani erano sulla sua maglietta « Se non fosse per te sarei chissà dove, rivoltato per terra, immerso in chissà quale inferno » pronunciò quelle ultime parole in modo affaticato. Alec gli sollevò piano il viso.
« Magnus, se avessi potuto fare qualcosa, lo sai... »
« Non potevi, » un sorriso amaro e scuro sul suo viso « nessuno poteva. Avevo deciso di non dirlo a nessuno per una ragione precisa »
« Avresti potuto avere aiuto, una mano dalla tua parte » lo informò senza sorpresa Alec.
Magnus annuì.
« Lo so, ma non credo avrebbe cambiato molto le cose...ci sono alcune persone che non cambiano o si piegano nemmeno col fuoco » sospirò. Magnus si staccò piano spostandosi al lato destro del letto, il peso su un fianco, il cuscino schiacciato dalla sua testa. Sospirò pesantemente, un braccio sotto quello.




Magnus restò a fissarlo – notò che un accenno di barba stava crescendo sulla mascella, il suo aspetto era più maturo in quel modo – e pensò che se avesse potuto, lo avrebbe guardato per molto tempo.
« Ho più volte pensato a come sarebbe potuto essere, se invece di essere trascinato giù, fossi rimasto sano. »
« Non potevi prevederlo »
« Sai, Sanders non era così i primi giorni in cui ci faceva allenare, » ritornò a parlare « era autoritario, sì, ma non aveva ancora mostrato la sua vera forma » tremò leggermente, ma si ripeté di restare saldo.
« Quando è cominciata? »
Alec sembrava all’apparenza così rilassato, ma nel suo tono c’era una vera di agitazione. Il circense giocherellò nervosamente con le sue mani, posò i suoi occhi pensiesori sulle sue stesse nocche.
« Più o meno, verso il primo mese di luglio. Me lo ricordo, perché faceva caldo e d’estate lavorare è ancora più dura. Il tuo corpo bagna di sudore, avverti solo quello, i piccoli insetti ti girano attorno e si poggiano sulle attrezzature. Il più delle volte non riesci nemmeno a concentrarti. » sospirò, serrando gli occhi « Ero stato chiamato dentro e quel mese, già si comportava stranamente. Pensavamo tutti fosse più agitato del solito, che fosse dovuto alla distorta organizzazione delle repliche, ma c’era di più. Non era normale, trovarsi faccia a faccia con un uomo così maniacale da volerti controllare fisicamente, ogni giorno »
« Magnus » sussurrò amaramente.
« Tranquillo, ormai è simile ad acqua fresca. Sono stato bagnato più volte, è solo che, una percentuale d’acqua è rimasta ancora dentro… Molte volte lui… aveva difficoltà a scegliere con cosa picchiarmi, » confessò, mentre un leggero brivido lo scuoteva « mi faceva entrare dentro il tendone e si assicurava che fosse chiuso per bene e che nessuno disturbasse o venisse a sbirciare. Davvero premuroso, da parte sua » rise amaramente « Altre volte, mi rifiutavo di trovarmi da solo con lui e qualcuno assisteva ai miei esercizi, in modo che lui non potesse farmi niente, » le dita si massacrarono ancora, ma la mano di Alec le afferrò e delicatamente le strinse, quel gesto fu come una vampata di calore per l’altro, che si rilassò all’istante « altre, non potevo proprio ribellarmi a ciò che imponeva: mi aveva sempre minacciato di sbattermi fuori. E per quanto ne sapevo, ne aveva il potere.
Si presentava irritato, le sue entrate ad effetto erano già l’indizio che non fosse dotato di morale, non penso abbia mai capito cosa fosse averne una » continuò « ero patetico, in un certo senso, ma qualche volta riuscivo a cavarmela. Candace si sostituiva alle mie prove o inventava qualche scusa da propinargli riguardante i costumi o le luci, » questa volta rise ma più sereno al ricordo « le dicevo semplicemente che con me si comportava male: cercava di toccarmi, ma in tutt’altro modo da come in realtà faceva. Lei credeva che ogni volta fosse sul punto di.. beh di avere un rapporto con me, » era disgustato « e senza nemmeno saperlo, mi salvava. » deglutì mentre gli si incrinava la voce.
« Non sei patetico, » cercò di tranquillizzarlo, anche se la sua espressione toccava la tristezza, le nocche di Magnus alle labbra, nell’intento di baciarle « sei più forte di quanto tu creda »
Magnus si impresse quello, la stanza dove si trovavano, la luce che si posava sulle sue spalle, le tende della finestra fluttuanti e a righe. Se lo impresse, nella speranza che in un modo o nell’altro, potesse sormontare la valanga che piano piano, andava sgretolandosi.


**



Distesi così, si ritrovarono a guardarsi senza un motivo preciso per un po'. Magnus vedeva Alec e di conseguenza l'altro si rifletteva negli occhi dell’altro fino a quando l’altro si sporse, portando Magnus ad abbassarsi su di lui catturando la sua bocca, creando quella vicinanza che annullava adesso lo spazio. I loro corpi erano premuti l'uno sull'altro, i piedi si muovevano di poco e Magnus si ritrovò a vagare con le sue mani lungo le mutande di Alec. Le dita artigliarono l'indumento con calma, senza fretta, abbassandolo di poco ai lati ogni qual volta cercava di riuscire a prendere fiato dalle attenzioni dell'altro. Con un altro ultimo tentativo, Magnus riuscì a sollevarsi, permettendo così lo scorrere della biancheria, la quale fu ricacciata chissà dove, grazie ai piedi di Alec, che la catturarono per buttarla via. A cavalcioni sopra di lui, si beò di quello che stava guardando, cercando di memorizzarlo.
Magnus osservò il ragazzo sotto di sé, nudo e con la sola luce delle abat-jour ad illuminarlo a spicchi, il volto, l'inizio delle clavicole, i glutei.
« Alexander » mormorò chinandosi sul suo viso mentre si perdeva a sfiorare la pelle tracciando linee sottili e premurose « sei bellissimo » soffiò prima di baciarlo.
Quando si rituffò però, Alec lo riportò da lui, guidando i loro corpi a scontrarsi e a premere l'uno con l'altro.
Alec mugolò qualcosa di incomprensibile, sentì il suo rigonfiamento e una sensazione calda arrivare al suo stomaco.
« Magnus » mormorò gutturalmente. L'altro annuì senza pensarci due volte, si spostò di poco, cercando come meglio poteva di levarsi l'ultimo inutile indumento che frenava tutto. Alec lo osservò, quasi in contemplazione.
Si tirò su sul cuscino con i gomiti, le sue mani si posizionarono sopra quelle di Magnus, aiutandolo. Magnus sentì il tremolio nelle mani grandi e affusolate di Alec e allora si diede tutto il tempo possibile, ricordando che fosse sempre lui il più nervoso tra i due. Lo guardò teneramente, nell'unico modo che riuscì, mentre la fronte di quello era già semi sudata.
« Oh, » la presenza così vicina, gli fece quasi dimenticare di come doveva stare lui, in preda a un’altra cosa nuova come quella « se vuoi possiamo anche… » si sospese.
« No, » Alec evitò di guardarlo e baciò il suo bacino, piegandosi un po' « ci sono quasi »
Magnus notò il movimento agile e deciso con cui aveva mosso le mani, calando giù il pezzo di cotone e lasciando a lui il compito di abbandonare lungo la via delle sue gambe e poi dei piedi, la biancheria.
Appena anche lui ne fu privo, Alec rimase letteralmente senza parole. I suoi occhi vagarono dal suo petto, all'addome, l'ombelico che incontrava quelle v morbide, che scendevano in basso a disegnare i muscoli delle coscie. Da lì in poi non c'era altro da dire, Alec era la prima volta che vedeva un ragazzo in vita sua, che vedeva Magnus dopo tante volte ma in modo completo, esposto così, davanti a lui. Una mano sola si mosse, ancorandosi al suo fianco, mentre scendeva e gli accarezzava i glutei, esplorando qualcosa che non aveva mai avuto modo di esplorare. E farlo con Magnus, portò il suo cuore a fracassargli contro la gabbia toracica, a lasciarlo a bocca asciutta.
« Ti senti bene lì sotto o per caso assomiglio a qualcuno che conosci? » ridacchiò Magnus, prendendolo in giro. Quello scosse la testa mentre alzava gli occhi su di lui.
« Sembri una statua greca ,» affermò sognante « solo che sei carne vera, » Alec sentì Magnus calarsi di nuovo su di lui mentre lo diceva, il suo movimento sembrava quello di un gatto studiato e elegante « assurdo » mormorò appena, il fiato corto.
« Beh, grazie, » sfiorò il suo naso « anche tu non sei per niente male » il ragazzo moro rise, per poi unirsi in un altro bacio.
La complicità e il contatto però furono diversi da prima, poiché Magnus sentì la veemenza con cui Alec lo cercava, lo studiava, rendendo tutto ancora più complesso e intricato. Come se Alec sapesse di potersi consumare e scavare anche fino a svuotarsi del tutto, pur di cercare l'altro. Perse un battito per quello stesso pensiero e annaspò dentro la ricerca dell’altro, la pelle calda e le labbra pronte, il corpo che rispondeva subito, mentre bramava le labbra più scure di Alec a pochi centimetri dal suo viso.
« Magnus » esordì a voce bassa e grave.
« Possiamo… andare piano se è quello che vuoi » ma in realtà Magnus non capì perché lo stesse dicendo se in quel momento Alec era più lucido che mai, sudato e caldo, ma comunque ragionante. « Insomma è pur sempre la tua prima volta, » aggiunse trovando il miglior modo, il senso delle sue parole « e io non voglio farti male »
« Non me ne farai » la sua mano fu presa e baciata. Un’altra dose di quegli occhi e Magnus si ritrovò disarmato, esposto del tutto. « Mi fido di te » Quell'espressione che nascondeva il suo nervosismo, che celava novità, ma che gli infondeva solo sincerità, la fiducia. Fiducia che lo aveva portato al riparo, lontano dall’inferno marcato dal tendone, dai suoi demoni.
Annuì sorridendo, sentendo i suoi occhi pizzicare, obbligandosi a ricacciare indietro le lacrime, non di tristezza, questa volta.
Si sporse per lasciargli un bacio veloce e poi cominciò a frugare nel cassetto che faceva al caso loro. Quello che non ricordava era che avesse portato qualcosa di simile con sé, non ricordava nemmeno l'ultima volta che ne aveva fatto uso. Scordarsi comunque che cosa doveva andare fatto era praticamente impossibile.
Provò il primo cassetto, ma non diede i risultati sperati, Magnus trovò soltanto delle creme e qualche altra cianfrusaglia; aprì quello grande in basso e trovò di tutto: da alcuni shampoo, a qualche deodorante...e poi una bottiglietta sigillata attirò la sua attenzione. Aveva fatto bingo.
Magnus trascinò la bottiglietta del lubrificante con sé, le gambe divaricate affianco ad Alec adesso. Con una mano sola, con l'altro svitò il tappo sigillato che scoppiettò giusto un secondo.
« Sarebbe la mia seconda volta nella mia vita, in realtà » confessò Alec.
Magnus rimase spiazzato, gli passò il tappo per posarlo sul cassetto.
« E quando sarebbe stata la prima?! » arricciò il naso.
Alec crollò le spalle.
« Quando sono venuto al circo, » deglutì e trovò Magnus che lo guardava ormai perso, colmi di amore « e ho deciso di seguirti »
Si spostò di nuovo divaricando le gambe in mezzo ad Alec, si versò una quantità generosa sulle dita della mano destra. Alec lo guardò incuriosito, chiedendosi in cosa consisteva il tutto. Appena quello finì l’intero procedimento, sembrò finalmente svelargli il mistero.
« Non voglio farti male e quindi, ho bisogno che tu ti rilassi » lo disse nel modo più pacato possibile – per quanto, l’idea di entrare dentro l’altro, lo mandasse in brodo di giuggiole. Il ragazzo annuì meccanicamente.
Magnus respirò piano e si avvicinò ancora per trovarsi all'altezza delle cosce di Alec « Devi solo... divaricare le gambe »
L’altro fece quello che gli era stato detto, sotto istruzione di Magnus, sentendosi a metà tra lo stupido e l'incuriosito. Non sapeva trovare una via di mezzo. Magnus delicatamente lo preparò infilando il primo dito dentro la sua apertura e Alec inarcò leggermente la schiena, Magnus gli accarezzò subito la coscia.
« Alexander, tranquillo, cerca di rilassarti » gli intimò piano, il suo compagno serrò le labbra. Dopo i movimenti del primo dito, Magnus studiò bene la situazione: Alec sembrava dimenarsi di meno, quindi, proseguì con il secondo, incurvandolo, muovendolo prima poco e poi un po' di più. Alec emise dei versi così bassi che Magnus fece fatica a concentrarsi, lo vedeva mentre i suoi occhi si serravano, la sua bocca si apriva, le gambe gli tremavano. Ed era come se fosse la prima volta che vedesse qualcuno reagire così sotto le sue mani e i suoi tocchi. Il terzo dito entrò più facilmente rispetto ai precedenti e Magnus ebbe modo di muoverlo in alto e in basso e di ruotarlo. Stava pensando di iniziare con l'ultimo ma Alec lo colpì, la fronte spalmata completamente sulla sua spalla.
« M a g n u s » sillabò confusamente preso com'era da quel caldo che lo avvolgeva. Magnus gli baciò.
« Sto finendo Al- »
« Magnus n-no » scosse la testa, mentre si mordeva un labbro, cercò il miglior modo per non chiudere lo sguardo, appena prese visione della pelle olivastra, risalendo alla mascella marcata, il suo piccolo naso e quegli occhi felini, ne ebbe la certezza « Ti voglio »
Si sentì quegli occhi scavare ed entrare dentro, non proferì parola, veniva guardato in supplica, ma con una tale determinazione che lo mandò in tilt, mandò a farsi benedire i pensieri più delicati che aveva trattenuto. Magnus annuì velocemente, uscì delicatamente e uno alla volta ognuna delle sue dita e riprendendo il lubrificante da terra, cominciò a cospargerlo lungo l'apertura di Alec.
« È freddo » vibrò visibilmente con quel liquido gelatinoso quasi e freddoloso.
« O forse sei tu che sei dannatamente bollente » ammise Magnus mentre il suo tono si faceva più schietto. In situazioni come quelle, era più forte di lui. In tutta risposta Alec si leccò el labbra e Magnus sentì di dover davvero rimandare il discorso temperatura corporea ad un altro momento. Preparò anche se stesso per bene, cospargendo il suo membro del liquido, che riposò una volta finito. In tutto quello, Alec non gli aveva staccato gli occhi di dosso neanche un solo secondo. Magnus si avvicinò piano. Non voleva farlo girare, non voleva che la prima avvenisse così, voleva guardarlo, voleva vederlo mentre cercava di farlo stare bene. Così come lui lo faceva sentire, in modo nuovo e fantastico dopo tanto tempo. Trovatosi quasi alla sua stessa altezza, come se Alec avesse intuito, le sue gambe si mossero solo per intrecciarsi al bacino di Magnus, che lo teneva fermo con una mano sul fianco e un'altra portata alla nuca. Magnus entrò piano dentro Alec, scatenando una smorfia di dolore e di sorpresa per quest'ultimo. Non si mosse e prese le sue labbra con sé, la sua mano sentiva la sua pelle più calda della sua, le sue guance dovevano già essere rosse. S'intenerì al solo pensiero. Però Alec si staccò presto.
« Quando sei pronto » lo tranquillizzò Magnus.
Alec gli sistemò una ciocca caduta sulla fronte, anch'essa sudata.
« Vai »
Magnus cercò la sua esitazione, ma Alec invitava solo all'estrema sincerità, le palpebre che sbattevano con lentezza, il respiro lento ma teso. Cominciò a muoversi piano dentro l'altro, cercando di abituarlo ai movimenti. Senza fretta, senza corsa.
La mano di Alec si allungò a stringere le lenzuola sotto di sé, sentendosi invaso da tanto calore piacevole, il capo all'indietro, la bocca semiaperta e gli occhi fissi su Magnus. L'altro ne approfittò per riprenderlo a baciarlo, sentendo la mancanza del suo sapore, di quella punta di dolcezza che si mischiava ai loro corpi premuti, alla mano libera di Alec che ora si insinuava sulla sua schiena, gli accarezzava inconsciamente altri lividi, altri ricordi spiacevoli, la linea che scendeva in basso fino al suo sedere.
Man mano che si muoveva, la sua pelle sembrava abituarsi a quel tocco amplificandosi in tutti i suoi nervi, Alec accarezzò i suoi glutei, portando Magnus a gemere nella sua bocca.
« Magnus, » mugolò Alec « più veloce »
Magnus si sentì di nuovo perso, così confuso perché Alec era preso da quell'espressione di piacere, calda, con gli occhi grandi e verdi, i capelli neri ovunque, scombinati e sparsi ovunque sul cuscino. Alec lo baciò portandolo giù. « Starò bene, » riprese spostandosi nelle pozze marroni dell'altro « lo voglio »
L'enfasi di Alec significò lo sconvolgimento di Magnus, come se stesse vivendo tutto nuovamente, come se lui lo avesse portato a ricominciare daccapo tutto quello: i primi baci, le prime volte, i sussulti per abituarsi. Non se lo spiegava.
Magnus lo prese con sé mentre, cominciava ad aumentare le spinte e a procedere per gradi, i movimenti da lenti si fecero più frequenti, il cuore cominciò a salirgli quasi in gola, mentre sul petto fracassava quello di Alec.
Sentì la mano stringersi così tanto sulla sua schiena, le gambe avvinghiarsi di più attorno a lui. Alec gemeva suoni incomprensibili, bassi, gutturali e Magnus lo guardava, lo guardava avvicinarlo e cercare sempre più contatto, il che era impossibile visto la loro fusione. « Magnus » gemette, mentre la sua mano artigliava suoi capelli.
I movimenti si fecero più repentini e Alec non mancò di deliziarlo con qualche altro suono « Dio mio, Magnus » inclinò la testa per lasciargli un bacio sulla mascella. Magnus sentì l'umidità dell'aria mandata via solo dalla finestra aperta, sentì l'altra sua mano artigliarsi all'altro fianco di Alec.
« Alexander » emise. Il ragazzo parve di sentire la felinità quasi di un gatto nella sua voce. « Alexander, » mormorò « guardami »
Magnus colpì il punto preciso, vedendo l'altro gemere più forte di prima, gli occhi che si aprivano a una leggera carezza del suo viso. E prendere le sue labbra mentre respirava a fatica e annaspava per l’aria. Baciarlo così, disordinatamente, in modo languido, confondendo denti e lingue, corpo e sudore, nel vortice che li stava afferrando in una morsa più stretta.
« Magnus » s'agitò mentre le lenzuola non erano altro che un mucchio di pieghe adesso « Dio, »
Magnus gli baciò quella vena pulsante del collo, risalendo su fino alla mascella, all'angolo della bocca, il naso. In tutto quello Alec aveva gli occhi chiusi, l'espressione serena anche se poteva sembrare una smorfia. Un sorriso sghembo, uno di quello che accentuava ancora di più la bellezza di quel ragazzo.
Si muovevano in sincronia e le loro mani si cercavano in punti di pelle anche nascosta, come le dita di Alec che vagarono sull'apertura dell'altro o Magnus lasciava un bacio umido sulla sua spalla.
I movimenti arrivarono al culmine, mentre con un ultimo gemito, Magnus usciva piano e veniva su di lui e poco dopo, Alec fece lo stesso, senza però portare entrambi a scollarsi.

Appiccicati e sudati, erano l'immagine di un respiro affannato che si alzava e si abbassava, un sorriso che li colpiva. Gocce di sudore caddero dalla fronte di Magnus, cadendo sulla trama della coperta. Sfiniti ma felici, avevano appena scoperto cos'era sentirsi davvero vivi.
Allora Magnus sussurrò qualcosa, qualcosa che suonò impercettibile alle orecchie di Alec la prima volta. Qualcosa che non pensò nemmeno, perché lasciò parlare la sua anima.
Alec lo guardò curioso, mentre gli portava una mano a coppa sulla guancia.

« Che cosa? » era curioso, sereno.

Magnus deglutì, ma capì subito che non voleva nascondere anche quello così come la violenza subita. Soltanto che, della violenza in quello che avevano appena fatto, non c’era minima traccia. Farlo stare bene era stato facile da capire, ma realizzarlo un'altra cosa. Ripristinare tutto se stesso, intorno all’altro e lasciarlo entrare, senza più forzature.
« Ti amo » proclamò limpido, capendo finalmente cosa volesse dire il modo in cui si sentiva con lui, cosa voleva dire spegnere le preoccupazioni o riaccenderle solo per chiedersi quel dubbio inafferrabile. Cos'era sentirlo vicino o semplicemente ricevere un suo gesto.
Il silenzio lo lasciò lì, con quelle parole fluttuanti nell'aria in attesa che venissero afferrate.
L’altro lo osservò a lungo, il volto che si inclinava più sul cuscino. Lo vide poi sorridere, accendersi come mai aveva visto, i denti in mostra, lo sguardo vivo nonostante la stanchezza.
« Ti amo anch'io, Magnus » strofinò il suo naso con il proprio e cercò di immobilizzò quell'immagine dell'altro, con i suoi occhi lucidi, nella sua testa.

   
 
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