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Autore: Eevaa    14/10/2019    5 recensioni
• Dopo otto lunghi anni dall'ultima battaglia contro Thanos, Peter trova finalmente il coraggio e il modo di mettere a posto le cose. Tuttavia riuscirà a sistemare anche il conflittuale rapporto con se stesso? •
Peter aprì gli occhi nuovamente, serrando la mandibola più forte. Non avrebbe mai dimenticato, non lo aveva mai fatto.
E, proprio per quel motivo, realizzò solo in quel momento come avrebbe dovuto agire.
Non aveva mai potuto farlo per se stesso, ma ora l'avrebbe fatto per Lei.

[TonyxPeter] [Spoiler!Endgame] [Spoiler!Far From Home]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Morgan Stark, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà della Marvel.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
Nessun copyright si intende violato.

 
 
HIGH
HOPES



CAPITOLO 5 - I KNOW IT'S CRAZY TO BELIEVE IN SILLY THINGS
 

•••



Odore di ginepro, di fresco, di dopobarba e disinfettante asettico. Ciò che zia May e zio Happy – sì, oramai erano sposati da ben quattro anni - definivano Peter-Prurito erano nient'altro che i sensi amplificati di un essere umano con il DNA geneticamente modificato da un ragno. E nel pacchetto era compreso anche un super olfatto, sviluppato tramite allenamento. Poteva facilmente annusare tutte le sfumature di ciò che aveva intorno, e quella nota dolce-amara l'avrebbe riconosciuta in mezzo a una folla di centocinquanta persone. Il profumo di Tony.
Peter aprì prima un occhio con estrema riservatezza, poi entrambi con incredulità. Non avrebbe voluto muoversi di un solo centimetro, non dopo aver realizzato che si trovava nientepopodimeno che appoggiato con la testa al petto di Antony Edward Stark. Trattenne il respiro quanto bastò per rendersi conto di essere in via di soffocamento, poi si accinse a guardarlo come se stesse osservando un fantasma. IL fantasma.
Spettro di qualcosa che mai aveva né potuto né dovuto vivere, pensare, ipotizzare o immaginare.
Aveva capito di provare qualcosa per Tony - che fosse diverso dalla stima e l'affetto - da dopo che gli aveva offerto di diventare un Avenger e aveva rifiutato. L'aveva scoperto perché, poche ore dopo, aveva letto su un tabloid la notizia del suo fidanzamento con Pepper Potts e ci era stato... di merda. E ne aveva avuto la riconferma quando, durante una delle innumerevole nottate trascorse nei laboratori con lui, si era accorto di non riuscire a mantenere stabile e costante il battito del suo cuore. Ma Peter era sempre stato - a dispetto di ciò che tutti pensavano - una persona assai razionale da quel punto di vista. Lui era un ragazzino e Tony... beh, Tony era Tony. Il signor Stark. Si era sempre accontentato del rapporto che avevano e ne era felice; dare adito alle sue ossessioni avrebbe solo compromesso la loro amicizia.
Da quel momento aveva iniziato anche a porsi grandi interrogativi sulla sua presunta eterosessualità, interrogativi ai quali riuscì a porre la parola fine quando aveva provato ad avere una relazione con una donna ed era stato un vero fiasco. A livello fisico, s'intende. Per fortuna MJ era stata molto comprensiva a riguardo e avevano mantenuto una solida amicizia. Mentalmente lei gli era sempre piaciuta tanto, ma quando si era trattato di procedere sotto le lenzuola era stato un disastro totale.
Si era reso conto di amare veramente Tony solo quando l'aveva visto morire. Non si era dato pace quando tutto ciò che gli era rimasto di lui era racchiuso in una nanerottola alta un metro e una banana schiacciata con i suoi stessi occhi e la sua stessa audacia. Gli ci era voluto davvero poco ad affezionarsi a Morgan. Non era mai stato davvero geloso della signora Potts per ciò che aveva costruito con Tony durante i cinque anni in cui era stato cenere - o forse un poco lo era stato, ma si rendeva conto che fosse irrazionale - anche se mai, mai aveva smesso di amarlo. Nemmeno per un istante.
E come avrebbe potuto non farlo in quell'istante in cui, beato e immerso in chissà quali sogni, Tony se ne stava lì sdraiato su un letto tenendolo stretto a sé? Peter non riuscì a non guardarlo con occhi sgranati, tantomeno a far frenare il suo cuore da esplodergli nel petto. Il suo Peter-Prurito gli stava forse intimando di staccarsi di lì o sarebbe morto di cardiopalma?
Come avrebbe potuto essere razionale ora che aveva dormito sul petto di Tony Stark?! Addosso a Tony Stark. L'iperventilazione si fece insostenibile, tanto che non riuscì più a trattenere un sospiro forse troppo rumoroso per non essere notato. E, quando il suo mentore aprì gli occhi, Peter si tirò di scatto a sedere e arrossì alla tiepida luce di inizio dicembre.
«Oh! Ehi, Peter!» biascicò Tony con la bocca ancora impastata dal sonno, per poi sollevarsi, stiracchiarsi e scrocchiare la spalla indolenzita sulla quale aveva tenuto il suo protetto per tutta la notte.
«B-buongiorno s-signor Stark!» balbettò lui, guardando l'altro ricomporsi dal sonno con il fare più naturale del mondo.
E poi Tony ridacchiò. «Suvvia, Pete! Siamo stati a letto insieme e ancora non mi chiami Tony?» lo prese in giro con apparente audacia, cosa che fece arrossire ancora di più il povero Peter. In verità, con quel doppio senso scherzoso, Tony voleva solo allentare un po' la tensione che stava percependo addosso.
Voleva essere una battuta, Peter lo sapeva, ma in quel momento non riusciva proprio a prenderla come tale; proprio per quello decise di rispondere in modo razionale a quella domanda.
«Ho usato Tony solo una volta. Ed è stata l'ultima cosa che le ho detto» sussurrò, mordicchiandosi il labbro.
Mi dispiace... Tony...
Stark lo imitò nel suo gesto, poi sorpirò e tirò un sorriso vero seppur amaro. Non capì esattamente cosa stesse tentando di dirgli – del resto lui non le aveva mai sentite quelle parole – ma riconobbe che fosse qualcosa di importante.
Se lo domandò. Chissà cosa si erano detti, quando lui era... beh... quando era morto? Peter gli aveva menzionato un abbraccio, un abbraccio che però lui e il Peter della sua epoca non si erano mai dati. Cosa aveva provato il defunto Tony nel vederselo piombare sul campo di battaglia? Era stato qualcosa di forte come quando se lo era ritrovato lui davanti quel 27 settembre?
Perché era stato forte. Sconvolgente. Ancor più sconvolgente nel vederselo davanti così cresciuto. Ed era sconvolgente ogni cosa, di Peter. Ogni giorno di più.
«Magari adesso sarà la prima» sussurrò Tony in un flusso di coscienza che non sapeva da dove venisse. La prima? La prima di cosa? Perché gli aveva detto così? E perché ora Peter lo stava guardando con occhi così sgranati che ancora un po' e sarebbero caduti sul minuscolo lembo di lenzuolo che separava le loro gambe?
Peter trattenne ancora il respiro quasi da divenire cianotico ma, come oramai pronosticabile, ci pensò uno degli Avengers a interrompere - per fortuna - quel momento di imbarazzo sicché Peter potesse tornare a respirare. 
«DRIIN-DRIIN! Sveglia, belli addormentati! Ho portato i croissant!» annunciò Rhodey, entrando nella stanza con un sacchetto color carta da forno che profumava di colazione. «Peter! Hai finito di farti ammazzare o no?»
Peter sospirò e liberò i polmoni di una forte dose di ansia, ricordando quale fosse il motivo per il quale si trovessero lì, quella mattina. Del perché avesse dormito abbracciato a Tony, quale fosse il reale intento del suo mentore.
Ci era riuscito, in effetti. Perché finalmente sentiva di aver ceduto, di essersi aperto e di avere affrontato la questione. Di essersi liberato di un peso. Tony non lo aveva giudicato, l'aveva accolto, l'aveva capito e ora lo guardava con quel gran sorriso soddisfatto e scaltro di chi aveva appena compiuto una gran missione. E, di rimando, Peter fece lo stesso e si scordò di tutte le seghe mentali. 
Tony era lì, per lui, per loro, per Morgan. Non avrebbe più lasciato che qualcosa rovinasse tutto quello. L'avrebbe aiutato, si sarebbe fatto carico di parte di quelle responsabilità che tanto gli erano pesate in quegli anni. Non era più solo. 
«Sì, Rhodes. Definitivamente» annuì Peter, poco prima di allungare la mano verso il premio tanto ambito. Una brioche ripiena di sciroppo d'acero.
 

 
Con il Natale alle porte e lo S.H.I.E.L.D attaccato alle chiappe, gli Avengers trascorsero i successivi otto giorni a schedulare una mappatura di tutti gli attentati per poterne prevedere degli altri. Stranamente, però, la trama sembrava essersi fatta meno fitta e durante quelle nottate c'era stato solo un piccolo caso di attacco a una banca minore nel Queens che Peter era riuscito a sventare con brillantezza. Peter si era preso cinque giorni di assoluto riposo ed era tornato come nuovo, carico di energie e senza troppe aspettative. L'unico grande dispiacere era essere finito secondo in classifica e Thor si stava già pregustando la vittoria alla festa di fine anno.
Tony aveva tirato un sospiro di sollievo nel vedere che Peter fosse tornato sul campo in modo più sereno, e in generale in quei giorni erano riusciti a trascorrere del sano tempo tutti insieme senza tensione né imbarazzo. New York era senza dubbio tornata in ottime mani e, proprio per quel motivo, si sentì abbastanza sicuro dal potersi prendere il primo vero week-end di pausa da quando era tornato.
Aveva bisogno di passare del tempo da solo con Morgan, dedicarle uno spazio per lei e nessun altro intorno. Era bello vivere tutti insieme sotto lo stesso tetto di fricchettoni e supereroi, ma dopo tre mesi esigeva l'assoluto bisogno di una pausa.
«Ti propongo un bel fine settimana al lago. Solo io e te. Che ne dici?» le disse con un largo sorriso, mentre camminavano fianco a fianco nel lungo corridoio d'ingresso.
Lei, che era appena tornata da scuola, si sfilò cappello e la sciarpa di lana color ocra. Li cacciò entrambi nello zaino adornato di pezze e toppe di band – alcune a Tony conosciute, altre no – e poi, con un largo sorriso, interruppe i propri passi nel bel mezzo del corridoio per osservare suo padre con aria furba.
«Al lago? Papà, a me non piace il lago» confessò Morgan, sempre con un gran sorriso sulle labbra. «Però sì, andiamo da qualche parte! Sarebbe fighissimo! Pensaci tu a dove portarmi» concluse, poi riprese a  trotterellare allegra verso uno degli ascensori. 
Tony la fissò con tanto d'occhi. Non le piaceva il lago? Ma da quando? Vivevano sul lago quando lei era piccola!
Confuso, si voltò indietro per cercare risposte e complicità da parte di Happy, ma egli aveva già fatto prontamente dietrofront per tornare nel suo appartamentino nel Queens nel quale viveva con May. Dannato lui! Avrebbero senz'altro dovuto rivedere gli accordi lavorativi. Non poteva permettersi di andarsene quando il capo si trovava nella merda per affari di adolescenti.
«O... ok?!» commentò Tony con uno sbuffo, allargando le braccia con esasperazione nel vedere Morgan sparire dietro le porte scorrevoli. 



All'alba delle 13.15, per Peter era giunta l'ora della colazione. Aveva pattugliato tutta la notte e, dopo aver dormito beatamente al calduccio delle sue coperte trapuntate invernali, si era svegliato puntuale come un orologio svizzero giusto giusto per poter scendere nell'area comune e godere della tazza di caffè post-prandiale di Steve Rogers.
Era sempre un piacere stargli intorno: nonostante l'età da demenza senile, quel signore era un concentrato di saggezza, educazione e pacatezza. Specialmente perché, appena sveglio, Peter aveva le capacità comunicative di un bradipo in letargo e Rogers non forzava mai troppo i discorsi. Se ne stava lì, seduto all'angolo vicino alla finestra a sfogliare il suo quotidiano concentrato sulle pagine sportive e, di tanto in tanto, lanciava qualche commento di sprezzo per i risultati delle sue squadre preferite.
Peter, con una merendina confezionata infilata per metà in bocca, si versò una tazza di latte, controllando prima che la confezione non fosse scaduta. Poi, alzando le spalle con noncuranza, lanciò sulla grande isola della cucina una scatola di Fruit-Loops e altre merendine alle gocce di cioccolato. Metabolismo accelerato voleva dire anche poter mangiare quel cavolo che gli pareva senza ingrassare di un grammo.
Rimase imbambolato a fissare i cereali roteare nella tazza per parecchi minuti, fino a quando il rumore della porta scorrevole non lo costrinse ad alzare lo sguardo.
«Buongiorno, signor Stark» bofonchiò, dopo essersi portato alla bocca un bel cucchiaio di cereali, vedendo l'uomo entrare in cucina carezzandosi il mento in modo distratto. Cap, con altrettanta noncuranza, salutò l'amico con un cenno del capo e un mormorato ehi, senza però staccare gli occhi dal giornale.
«Mmh» grugnì Tony, poi si prese dal cesto della frutta una mela rossa matura e l'addentò.
Peter alzò un sopracciglio nel vederlo così pensieroso. Sarebbe stata una conversazione del tutto nella norma se entrambi si fossero alzati da cinque minuti, ma Tony avrebbe dovuto essere sveglio almeno da cinque ore. Che motivo aveva di essere così apatico e pensieroso?
Egli masticò la sua mela con non troppa convinzione, iniziando poi a camminare intorno a Peter avanti e indietro con passi lenti e titubanti – cosa che, per inciso, fece quasi innervosire il malcapitato.
«Tutto o-» provò a domandare Peter, prima che quel continuo vorticare causasse lui qualche istinto omicida. Tuttavia la sua domanda venne anticipata da un movimento brusco da parte di Tony il quale, poggiandosi con la schiena all'isola della cucina a braccia conserte a meno di un gomito da Peter, lo indicò e parlò con tono imperativo.
«Peter, tu mi devi aiutare».
Questi, di tutta risposta, sbatté tre volte le palpebre.
«Ne sarei felice, signore. Ma in cosa?» domandò infine, allarmato, iniziando a vagare con la mente verso orizzonti scientifici o, addirittura, bellici. Che avesse finalmente trovato l'origine degli attentati alla HIDESTAGE?
«Mi sono appena reso conto di una... cosa» spiegò Tony, con una lunga pausa drammatica. «Io non so nulla di lei! È come se non la conoscessi davvero. È cresciuta e... e ha cambiato gusti! Morgan ha cambiato abitudini e io non so più un bel niente».
Peter ascoltò quella rivelazione e si obbligò ad aprire un'altra merendina e infilarsela in gola per non iniziare a ridergli in faccia. E lui che aveva pensato si trattasse di un grave problema!
Certo, avere a che fare con una figlia adolescente che non si vede da otto anni non è una passeggiata, ma quantomeno era qualcosa di risolvibile. Ed era parecchio ilare vedere il proprio mentore in difficoltà su un tema tanto sensibile, tuttalpiù che si poteva intravedere sotto la sua ispida barba un velo di rossore.
«E come pensa che potrei aiutarla?» domandò incuriosito Peter, una volta finito di masticare.

Tony strinse con le dita il ponte del naso, per non sprofondare nel completo imbarazzo. «Dovresti dirmi cosa le piace fare. Dove le piace andare... i suoi... gusti?» 
«Non può chiederlo a Morgan direttamente?» obiettò Peter e, con un balzo, scese dal proprio sgabello per iniziare a sparecchiare i resti della propria colazione. Gettò nel grande lavabo nero antracite il cucchiaio e la tazza dell'Hard Rock Café di Barcellona. Regalo di Wanda.
«Voglio portarla un week-end da qualche parte a sorpresa. Ma non so dove!» spiegò Tony con strabordante impazienza, seguendo Peter e i suoi grandi giri in cucina con lo sguardo, fino a costringerlo a fermarsi afferrandolo per un polso «... per favore!»
Peter si fermò all'istante e si posizionò sull'attenti. Era evidente che Tony gli stesse chiedendo più che un semplice piacere. Quello era un vero e proprio grido d'aiuto.
«Uh, vediamo... le piace il mare! Fare surf, oppure snowboard in alta quota. Le piacciono gli sport estremi e i concerti rock. Le piace andare a cavallo, sebbene le situazioni bucoliche la stufino dopo pochi giorni. È curiosa riguardo la scienza e l'arte moderna, ma diventa serena e tranquilla passeggiando tra i vicoli caratteristici delle antiche città Europee. Che altro? Oh, adora Disneyland e i parchi a tema» elencò, contando con le dita e ripensando a tutti i bei momenti che aveva passato con Zia May, Happy, Pepper e Morgan nel corso degli anni. Forse avrebbe dovuto raccomandarsi di non portarla al lago, in quanto la intristiva parecchio. Le ricordava troppo la sua vecchia casa e, beh, il funerale di suo padre.
Tony lo guardò con occhi strabuzzati. Si mise le mani nei capelli e, da poco lontano, Steve osservò la scena divertito.
«Ho come l'impressione di non conoscere più nessuno qui» affermò, sconsolato. Non aveva nemmeno immaginato la metà delle cose elencate da Peter.
«Non dica così, signor Stark! Sua figlia è cresciuta ed è cambiata tanto, sì, ma noi altri siamo rimasti tutti più o meno gli stessi. Beh, a parte Cap che...» spiegò Peter, iniziando a parlare a bassa voce per nominare l'altro presente nella stanza e, accertandosi che fosse ben immerso nella lettura del suo giornale, si mise una mano a lato della bocca per sussurrare. «Beh, è invecchiato».
«Queens, il mio udito funziona ancora molto bene» lo ammonì Steve, senza neanche degnarsi di alzare la testa dal quotidiano, umettandosi le dita per voltare la pagina.
«Mi perdoni, signor Rogers!» si scusò Peter, con l'espressione tipica di chi l'ha appena sparata fin troppo grossa.
Tuttavia la mente di Tony stava oramai galoppando verso l'escalation di paranoia sociale.
«Non so niente di quello che avete fatto tu e tutti gli altri al di fuori del lavoro di vendicatori. Delle vostre vite private non conosco praticamente nulla... ad esempio, tu!» farneticò Stark, con il dito puntato verso Peter. «Cosa hai fatto negli anni del college? Sei stato al campus? Hai combinato cazzate? Con chi sei andato al ballo di fine anno al liceo? Eri in crisi con gli esami? Hai avuto la ragazza? O magari ti sei sposato e hai divorziato? O che ne so... hai dei tatuaggi? Nuove passioni? Hobbies? Animali domestici vivi o deceduti?»
Tony parlò talmente in fretta e con un tono di voce così piatto da sembrare quasi un assistente vocale impazzito.
«Ehi, ehi, ehi! Calma! Non sia maniaco del controllo!» disse Peter allibito, divertito e... no, per lo più allibito. Quasi al limite dell'inquietato, a dirla tutta. Erano anni che non assisteva in prima persona ai segni di squilibrio di Tony.
«Lo sono!» rispose questi, con una certa ovvietà.
«Lo è» confermò Rogers, noncurante.
«Lo sono?!» si indispettì Tony, rivolgendosi al suo amico di vecchia data, dal quale però non ricevette risposta alcuna se non la più totale indifferenza. Steve continuò a sfogliare il gazzettino sportivo come se nulla fosse.
Sì, in effetti si stava comportando come uno squilibrato. E stava per avvertire i primi segni di un attacco di panico ingiustificato, se non fosse stato per il tono rassicurante di Peter che lo costrinse a rimanere attaccato alla realtà.
«Possiamo raccontarci tutto con calma, abbiamo una vita per farlo, signore» fece notare, con un sorriso appena accennato e un sospiro che catalizzò l'attenzione. «Ma, se proprio può farla stare meglio: campus no, cazzate sì, prom con Dean, crisi da esami no, ragazza nì, ragazzo serio no, occasionale sì, sposato no. Ho un tatuaggio sul costato destro, rinnovo ogni giorno le mie passioni nerd. Dopo la morte di Sauron il criceto, ho promesso a Morgan un gatto per questo Natale. Ah, e ovviamente sì... sono gay».
«Eccome se lo è! La checca isterica della peggior specie!» intervenne prontamente Starlord, il quale aveva appena fatto il suo ingresso trionfale in cucina per scaldarsi il suo sandwich al tonno.
«Copriti le chiappe, Quill! E vedi di non chinarti mai!» lo schernì Peter indicandolo con un dito, dito che venne scacciato via con una sberla amichevole e un arruffata di capelli da parte del capitano dei Guardiani. Poi questi rise e passò oltre, dirigendosi verso il microonde. Peter aveva davvero un ottimo rapporto con il suo omonimo del Missouri, e il loro passatempo preferito era prendersi in giro a vicenda. Continuò a sorridere divertito, ricordandosi però di aver appena dato delle informazioni davvero personali all'uomo che non vedeva da otto anni quando questi, deglutendo rumorosamente, attirò l'attenzione di nuovo verso di sé. Beh, era certo che il signor Stark non avrebbe mai avuto problemi in merito alla sua omosessualità.
Tuttavia, Tony non riuscì a nascondere un'espressione sorpresa. Non si era mai posto troppe domande sui gusti sessuali di Peter, ma era sempre stato più che convinto che gli piacessero le ragazze. E chi l'avrebbe mai detto! Non che fosse un problema, anzi... anzi!?
«Oh... ah» soffiò Stark, arrossendo violentemente sul volto, costretto poi a deviare - per estrema necessità - il focus verso il problema iniziale. «Vedi!? Non ne sapevo niente! Non so più niente».
«Ehm, ovviamente scherzavo con Quill. Non... non farei mai niente a nessuno s-senza consens-» balbettò Parker, lasciandosi invadere da una vampata di calore - che, ne era certo, gli avrebbe sciolto la faccia.
Tony, con gli occhi al cielo, lo interruppe con voce esasperata. «Peter, questo l'avevo capito».
«Facciamo così: questo week-end porti Morgan al mare. A Cuba, magari? Settimana prossima noi ci prenderemo entrambi un pomeriggio libero dagli impegni, ci siederemo da qualche parte e le racconterò tutto quello che vuole» propose Peter, nel tentativo di recuperare i pezzi di quel discorso e dare l'aiuto che il signor Stark gli aveva richiesto. Abbozzò un sorriso sghembo, al limite del compassionevole, ma che portò finalmente il suo mentore in una posizione meno rigida. Quasi rassegnata, a dire il vero.
Tony si rese conto di essere andato in escalation per nulla. Come al solito, del resto, quando si trattava di relazioni sociali.
«Mi sento un maniaco persecutorio...» sbuffò Stark poi sorrise. Suo malgrado, Peter era riuscito a dargli le risposte che gli servivano per stare – per il momento – più tranquillo.
«Sembra divertente! Un maniaco persecutorio e una checca isterica! Posso venire anche io al vostro incontro?» commentò Quill, masticando e sputacchiando il suo panino al tonno con estrema raffinatezza. 
«No grazie, Footloose. La presenza di un pervertito non è necessaria!» disse Tony, poi fece l'occhiolino a Peter.
«Woo-hoo!» esultò questi, esaltato dalla risposta prontissima nei confronti di Quill, il quale alzò gli occhi al cielo e fece spallucce come per arrendersi ai fatti.
E, per la prima volta da quando quel lungo dibattito era iniziato, Captain America alzò lo sguardo per mettere a fuoco Tony e il suo pupillo. Doveva proprio ammetterlo: quei due erano proprio strani, ma funzionavano bene. Peter aveva davvero una buona influenza su quella testa di rapa di Stark.
Sorrise e, scuotendo la testa, tornò a leggere il suo giornale.
 

 


Non era prerogativa di Tony Stark quella di seguire i consigli di qualcuno che non fosse se stesso o la sua intelligenza artificiale – progettata su misura su se stesso – ma, quella volta, decise di seguire senza alcuna riserva il suggerimento di Peter.
Si fidava molto di lui, questo già da prima di conoscerlo nella sua versione cresciuta di otto anni. Chi meglio di quel ragazzo poteva conoscere i gusti di sua figlia, visto che l'aveva praticamente cresciuta lui?
E, infatti, non se ne pentì. Il sabato successivo chiamò la scuola di Morgan per avvisarli che avrebbe saltato la mattinata per impegni familiari improrogabili e, dopo un'abbondante colazione e aver preparato gli zaini, la prese in spalla dotandola di tuta e casco e volarono a tutta velocità in direzione L'Avana. Niente jet privato, solo padre e figlia lontano da tutto e da tutti i loro meravigliosi ma a volte invadenti amici.
Trascorsero tutto il sabato al mare insieme in una spiaggetta privata non troppo affollata, bevendo drink tropicali – per Morgan analcolici e per Tony, beh, un po' meno - e mangiando ghiaccioli. La sera uscirono per le strade danzanti del centro e cenarono a spizzichi tra le varie bancarelle di street food. Ballava, Morgan, e per Tony fu una grazia concessa da chissà quali Dei. Si sentì così felice di vederla sorridere che si dimenticò di ogni problema, di ogni catastrofe e di ogni giorno trascorso senza di lei. Nei suoi occhi entusiasti rivide la bambina furbetta e dolce che aveva dovuto lasciare nella sua dimensione, ma non si sentì più tanto distante da lei. Era cresciuta, sì, ma era pur sempre Maguna. Una meravigliosa e radiosa Maguna, con lo stesso sorriso e la dolcezza di sua madre, la voglia di divertirsi e la grinta del padre e l'innocenza e l'entusiasmo di zio Peter.
Fecero tardi quella sera e, come suggerito proprio da Peter, ne approfittarono per parlare di più. Per parlare meglio, per conoscersi. Morgan aveva una mente davvero brillante. Era intelligente, simpatica, arguta, ironica.
Aveva visto tantissimi video su di lei, tramite FRIDAY ed EDITH grazie al sistema di catalogazione della T.S.M.A.F, ma solo nel momento in cui la sentì raccontare capì che tramite quelle registrazioni non l'aveva affatto conosciuta. Aveva assistito ad alcune cose, l'aveva vista ed era stato bellissimo, ma la comprese di più solo dal momento in cui era lei stessa a raccontarsi. A raccontagli di come li aveva vissuti, quei momenti. Le sue emozioni, i suoi pensieri non esternati.
Il giorno dopo, a seguito di un abbondante brunch, approfittarono della giornata ventosa per recarsi a Gibara, su una spiaggia adibita per i surfisti. La lasciò fare, Tony. La guardò dalla spiaggia e, di tanto in tanto, indossava l'armatura per svolazzarle intorno creandole onde più alte con i reattori.
Una giornata all'insegna della spensieratezza che mai avrebbero voluto finisse e così, seduti sul bagno-asciuga a osservare il cielo tingersi di un colore giallo mango, procrastinarono ancora un poco prima di tornare nel freddo stato di New York.
«È stato un week end bellissimo, papà. Grazie!» disse Morgan, strizzandosi i capelli bagnati di acqua e salsedine. «Possiamo rifarlo?»
Tony sorrise compiaciuto. Era contento di aver organizzato qualcosa che era piaciuto a sua figlia, ed era anche merito di Peter.
«Quando vuoi, Maguna. Anche settimana prossima, magari» propose Stark, infilando nello zaino il telo spugnoso e il libro che si era portato dietro ma che non aveva mai aperto.
«Davvero? Wow! Aspetta... e se andassimo in montagna?» cinguettò la ragazza, entusiasta. La stagione dello snowboard era iniziata già da parecchio tempo e ancora nessuno l'aveva portata.
«Tutto quello che vuoi, basta che studi» ridacchiò Tony, intento a scrollarsi la sabbia bianca dai pantaloni.
«Non fare come lo zio Peter!» sbuffò Morgan, roteando gli occhi. «Uh! A proposito, e se portassimo anche lui? Ci siamo sempre divertiti un mondo in montagna insieme!»
Tony alzò lo sguardo verso il mare e inpirò il forte profumo di iodio. A Peter avrebbero fatto bene due giorni lontani dalla T.S.M.A.F e, a dirla tutta, gli avrebbe fatto piacere averlo intorno. A Tony faceva sempre piacere averlo intorno, al contrario di tutti gli altri dai quali, beh, ogni tanto necessitava una piccola pausa.
Succedeva anche prima dello schiocco di Thanos, quando passavano le nottate intere a lavorare a nuovi progetti. Malgrado quel ragazzino parlasse più di una radio e di tanto in tanto aveva desiderato strappargli via le corde vocali, il giorno dopo era sempre pronto ad accoglierlo nel suo laboratorio. Quanto gli era mancato, in quei cinque anni! Solo Pepper sapeva quanto! Aveva persino deciso che, se Morgan fosse stata un maschietto, il suo secondo nome sarebbe stato Peter.
Quindi sì, non vedeva l'ora di trascorrere un po' di tempo anche con lui, lontano da tutti i problemi relativi ai droni, agli Avengers, lo S.H.I.E.L.D e tutto il resto della ciurma.
«Ok, piccola. Ottima idea! Portiamo anche Bimbo Ragno».
 
 
 
 

«Smettetela di deridermi! Non ho mai sciato in vita mia!» protestò Peter, aggrappato saldamente alla ragnatela agganciata al ramo di un pino silvestre. Maledetta Morgan! L'aveva convinto a comprare quella dannata tavola da snow e provare. Cosa vuoi che sia, si era detto. Hai i sensi di ragno e un super fisico, si era ripetuto. E adesso, appena sceso dalla seggiovia, si era dovuto aggrappare agli alberi per riuscire a stare in piedi, il tutto sotto gli occhi sgranati e sbigottiti del signor Stark e le grasse risate di quella peste.
«E come cacchio ci sei stato in montagna fino adesso?!» domandò allibito Tony, sollevandosi la maschera rossa e gialla del casco personalizzato in stile Ironman. Era certo che sua figlia gli avesse detto che lei e Pete erano stati spesso in montagna insieme!
«Ehm, con la tuta alare dell'armatura!? E con le ragnatele. Con questo coso ai piedi mi sento un cretino immobilizzato» si lamentò Peter cercando di muoversi in qualche modo ma, ogni volta che provava ad allentare la presa su quella cavolo di ragnatela, perdeva il controllo e l'equilibrio. Che smacco! Perché si era lasciato convincere?! E soprattutto, perché l'aveva costretto a salire sulla pista più difficile? L'istinto di premere il pulsante e attivare la tuta era alto, ma gli sarebbe costato l'orgoglio. Spiderman che non sa reggersi in piedi su una cazzo di tavola! Ridicolo! Lui che sapeva fare evoluzioni al limite della rottura di collo!
«E dai, zio Pete! È la volta buona che impari! Ci si vede a valle, tartarughe!» li sbeffeggiò Morgan e, con una sonora risata, infilò lo stivale nei ganci e roteò il corpo per scollinare e lanciarsi giù per la pista a tutta velocità.
«SÌ, SCAPPA! PRIMA CHE TI LANCI UNA RAGNATELA!» inveì Parker, trovando il coraggio di sganciarsi dall'albero e procedere a spazzaneve per qualche metro e trovarsi con il sedere per terra, non appena la discesa si fece più pendente. Che vergogna!
Tony trattenne a stento una risata, scese verso di lui e gli si piazzò davanti. Si inginocchiò e incrociò le braccia, fiero.
«Uh, interessante. Allora c'è ancora qualcosa che posso insegnarti!» constatò compiaciuto, porgendogli poi entrambe le mani avvolte da pesanti guanti neri, per aiutarlo a rialzarsi.
Peter sgranò gli occhi sbigottito e poi, con titubanza, afferrò la presa e si alzò cautamente, ma con un poco di coraggio in più.
«Ho ancora tante cose da imparare da lei, signor Stark» disse Peter con convinzione, tenendosi ben saldo alle mani di Tony il quale, con una risata sarcastica, iniziò a farsi scivolare verso destra con le spalle a valle, accompagnando il suo protetto nella discesa. Oscillò a destra, poi a sinistra senza mai invertire le posizioni, osando giusto un poco più di velocità quando Peter iniziò ad acquisire sicurezza.
Non era poi così difficile in fondo, bastava lasciarsi scivolare in diagonale e tenere la faccia verso valle per iniziare. Peter, il quale non aveva smesso neanche un secondo di guardarsi la tavola e gli scarponi, alzò lo sguardo verso il suo maestro, con un gran sorriso.
«Molto bene, Pete» lo incoraggiò Tony, specchiandosi nei suoi occhi castani. Diminuì di poco la velocità di discesa per permettere al suo allievo di provare da solo. «Lascio?»
«NO-NO-NO! Non lasciarmi!» urlò Peter, colto ingiustificatamente dal panico. Del resto, al massimo sarebbe caduto e non si sarebbe fatto un bel niente. Ma, quando si rese conto di ciò che avesse appena detto, si immobilizzò e arrossì violentemente. Aveva appena dato del tu al signor Stark!
E Tony, sorpreso almeno quanto lui, alzò le sopracciglia e abbassò il mento in uno sguardo di presa in giro.
«Come, prego?» commentò. 
Si trattenne dal ridere a stento: la faccia di Peter era davvero impagabile!
«Io... s-signor Stark» farneticò questi, colto dal più totale imbarazzo. Imbarazzo che lo costrinse a mollare la presa dalle mani di Tony, cosa che lo fece sbilanciare all'indietro.
Di riflesso fece per aggrapparsi di nuovo a lui in modo però fin troppo goffo, trascinandolo con sé nella caduta. Ruzzolarono giù per qualche metro, rotolando nella neve fino a uno spiazzo pianeggiante.
Avrebbe voluto sprofondare, Peter. Era preoccupato addirittura che Tony si arrabbiasse ma, il vederlo rialzarsi con tutta la faccia sporca di neve e ridere di gusto, lo fece tranquillizzare.
«Signor Parker! Lei è proprio una schiappa in questo sport!» commentò, lanciandogli una palla di neve fresca dritta dritta sul naso. Lo divertiva parecchio che Peter dopo tutti quegli anni mantenesse quella formalità fin troppo osannata nei suoi confronti, ma non gli sarebbe affatto dispiaciuto se avesse cominciato ad appellarsi a lui per nome.
Risero entrambi e la tensione di Peter sembrò svanire di botto. La prima vera caduta sulla neve, del resto, è quella che ti permette di rialzarti e sciare meglio.


E, di fatti, non ci volle molto tempo prima che il signor Parker acquisisse una certa dimestichezza con quello sport. In meno di quattro ore e solo una manciata di cadute catastrofiche, raggiunse un livello tale per cui riuscì a stare dietro a Tony e Morgan in tutte le discese. Del resto Peter era un talento nato in tutto e, prima della chiusura delle piste, era diventato così sicuro da combinare il lancio delle ragnatele con le discese, eseguendo numeri e acrobazie che fecero morire di invidia e rabbia la piccola Stark. Quanto avrebbe voluto anche lei uno spara-ragnatele!
Per la serata avevano noleggiato uno splendido cottage al campo base delle piste, lo stesso in cui alloggiavano ogni anno. Piccolo, ma caldo e accogliente. Ordinarono una grande pizza famiglia e delle bibite e, dopo essersi sfamati a dovere, fecero qualche partita a un gioco da tavolo trovato nella madia d'ingresso. Al quale, naturalmente, vinse Morgan.
Non ci volle molto prima che la ragazzina iniziasse ad avvertire i segni di stanchezza della giornata trascorsa a sciare. Andò a dormire relativamente presto e lasciò i due adulti soli davanti al camino, avvolti in orribili maglioni di lana dalle fantasie natalizie a dir poco imbarazzanti.
Fuori aveva appena iniziato a nevicare ed era troppo freddo per avventurarsi nel paesino poco distante, ma nessuno dei due sembrava dell'idea di andare a dormire così presto. Rimasero zitti per qualche secondo a guardare le fiamme danzare e scoppiettare nel camino ma, per fortuna, ci pensò Tony a stemperare quel silenzio imbarazzante almeno quanto i loro maglioni. Non erano più abituati a starsene soli senza far niente.
«Beh... film e pop-corn?» propose Tony, alzandosi per prendere il telecomando della grande tv appesa sopra al caminetto.
«E birretta!» trillò Peter, sollevandosi con estrema fatica dal divano – le cadute di quella mattina gli avevano distrutto l'osso sacro. Si diresse verso il frigo pieno di quell'alloggio fornito di ogni comfort e prese con sé due Budweiser fresche.
«Ehi, ragazzino! Tu non bevi! Non puoi ancora!» commentò Tony, fingendosi indignato. Sapeva che Peter potesse eccome, oramai, ma era divertente pensare di parlare ancora con quello studentello del liceo, ogni tanto. Soprattutto per prenderlo un po' in giro.
«Credo che lei sia rimasto un po' indietro» rise Peter nello stappare le birre, ripensando con gaudio alle prime libere sbevazzate con Ned ed MJ non appena compiuti ventun anni.
«Oh, sono rimasto indietro anche con i film. Non ne conosco manco mezzo!» Tony si lamentò e storse il naso mentre sfogliava il catalogo di Netflix. Scott gli aveva fatto recuperare qualche serie tv o qualche titolo importante, ma cielo! Possibile che in otto anni avessero sfornato così tante pellicole?!
«Uh, quello è carino» commentò Peter, indicando una delle ultime uscite. Mesi prima aveva promesso a un certo Colin di andare al cinema a vederlo insieme ma, beh, aveva trovato una scusa per non andarci. Pattugliamenti, cose così. Era un anno che non usciva con qualcuno, da quando aveva chiuso la sua relazione con Tom, un ragazzo di origini inglesi. Era anche un bravo ragazzo ma... ma non si era mai innamorato veramente di nessuno. Nessuno al di fuori della sua cotta adolescenziale ed impossibile per l'uomo che aveva di fianco.
«È uno di quei tuoi film da nerd?» domandò Tony, tirandogli una spallata.
«No, è più una commedia. E poi anche a lei piacciono i film da nerd, a quanto ricordo» puntualizzò Peter.
In passato, mentre lavoravano in laboratorio a progetti di minor rilievo, avevano più volte riguardato la saga di Star Wars.
«Oh, guarda. Un titolo che conosco!» soffiò Tony con sarcastica sorpresa. Sherlock Holmes. Quanti anni aveva, oramai, quella pellicola? Si sentì così vecchio!
«Ehi, ma sa che lei assomiglia terribilmente all'attore di quel film?!» si stupì Peter, con gli occhi puntati sull'anteprima fornita da Netflix. Diavolo, erano praticamente identici, non ci aveva mai fatto caso!
«Parker, mi faccia il piacere!» berciò Tony, con estremo disappunto.
«Ma è vero!» insistette Peter, indicando la televisione con gesti plateali che fecero indispettire il suo interlocutore.
«Io sono molto più bello di quel Robert!»


Dopo qualche battibecco e una serie di indecisioni, optarono per riguardare qualche puntata di The Big Bang Theory, una serie televisiva classica che però fa sempre ridere. Soprattutto perché i due supereroi si rivedevano davvero molto nelle passioni del gruppetto di ragazzi nerd.
Trascorsero una serata davvero piacevole tra le risate, il caldo del camino, una coperta di flanella a quadri rossi e verdi sulle gambe, qualche birra di troppo e la spensieratezza quasi irreale di quel momento.
E, stranamente, non successe niente. Nessun attentato, nessun mostro dallo spazio, nessuna chiamata da Nick Fury e soprattutto niente litigi ad alta voce tra Thor e Rocket.
Solo intima quiete e felicità. E un forte batticuore da parte di Peter, il quale però aveva imparato negli anni a tenerlo a bada.
Tony si sentì davvero felice di trascorrere quel tempo con Peter, di starsene seduto accanto a lui con le gambe stravaccate sul tavolino. Felice e tranquillo, così tranquillo che, dopo qualche puntata, cadde tra le braccia di Morfeo senza nemmeno rendersene conto. E a Peter accadde la stessa cosa.
Così, quando Morgan alle tre del mattino si diresse verso il frigo alla ricerca di acqua fresca, li trovò entrambi addormentati sul divano, pacifici come due bambini.
Si sorprese parecchio di vedere suo zio Peter con la testa appoggiata alla spalla di suo padre, ma non riuscì a fare a meno di sorriderne. Si sentì talmente felice di vedere le due persone che amava di più al mondo così serene che, quasi, il suo cuore iniziò a sperare in qualcosa di impossibile.
O forse... improbabile?


 

Continua...


ANGOLO AUTRICE:
Buonasera a tutti! Un pochino in ritardo rispetto al previsto sono riuscita finalmente a pubblicare questo quinto capitolo, un capitolo molto leggero e forse un poco fluff. 
Che ne pensate? Finalmente qui qualcuno ha vuotato il sacco! Abbiamo scoperto dei sentimenti di Peter verso Tony, e abbiamo scoperto un po' della sua vita privata.
Alzi la mano chi, come me, adora i Guardiani della Galassia alle prese con gli Avengers xD i due Peter insieme mi divertono parecchio. 
Inoltre mi piaceva rendere l'idea di un Peter Parker un pochino più "umano" dal punto di vista fisico, almeno per il primo approccio allo snowboard. Volevo che Tony potesse davvero insegnargli qualcosa di nuovo! Sono così carini alle prese con gli stralci di vita quotidiana :) 
(Se state pensando che la battuta sull'attore di Sherlock Holmes sia geniale, sì, lo è, ma non è proprio tutta farina del mio sacco! Avevo letto tanto tempo fa una storia in inglese su Archive nella quale si creava una situazione un poco simile. Non ricordo però proprio più il contesto né l'autore!)
Ad ogni modo, qui c'è una piccola Maguna che si sta facendo dei meravigliosi film in testa - più o meno quelli che ci facciamo tutti noi - riuscirà a veder coronata la sua speranza?
Spero davvero di riuscire a pubblicare il sesto capitolo i primi di novembre, subito dopo il Lucca Comics (ragazzi, non vedo l'ora di andarci anche quest'anno!). 
Grazie come sempre a chi mi lascia un parere e a chi decide di seguire la mia storia! Vi abbraccio virtualmente uno ad uno!
Eevaa

 
  
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