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Autore: Asia Dreamcatcher    14/10/2019    1 recensioni
Una parola per ogni storia.
Frammenti di vita fatti di paesaggi emotivi, sensazioni, stati d'animo, situazioni che attraversano la vita dei protagonisti creando attimi infiniti e unici, mutando a volte il corso della vita.
[Questa storia partecipa alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" organizzata da Soly Dea sul forum di EFP]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. Serendipity

Non piangere, Hime

Serendipity

Caterina sentiva di essere fuori dal suo corpo. Era possibile vivere un'esperienza extracorporea senza essere in punto di morte? Perché altrimenti non si spiegava quel suo sentirsi lontana, non più centrata, si guardava, cazzo non era normale: guardava se stessa e lui; lui che parlava e parlava, gesticolava ma mai una volta che tentasse di sfiorarla, di fare un gesto verso di lei.
Lui, quel ragazzo dai capelli scuri e riccissimi, fisico allampanato e nervoso, labbra carnose e sguardo basso era il suo ragazzo. No, a quanto pare non più a quanto stava farfugliando proprio in quel momento, era appena diventato il ex ragazzo; e lei era come in una fottuta boccia d'acqua.
Reazione? Non pervenuta. Caterina più che ascoltarlo lo fissava ad occhi sgranati continuando a chiedersi perché non avesse ancora detto nulla ne fatto niente: sollevare il tavolo e gettare tutto all'aria, sarebbe stata una reazione conforme, no? Abbastanza plateale da farla passare per l'isterica di turno; ma le sarebbe poi dispiaciuto per i ragazzi del locale con cui aveva ormai un po' di confidenza.
Davvero tutta quella compostezza non era da lei, era una cantante, una prima donna, una che non si nascondeva dietro una falsa timidezza, tutti ne erano a conoscenza. Non era forse per questo che il suo ragazzo – EX! Ex ragazzo stava parlando così concitatamente? Per impedirle di esplodere?
Caterina continuava a restare impietrita, lo fissava ma non riusciva a cogliere che stralci di quel monologo ormai alquanto ridicolo, ridondante, pieno di parole stanche, sfinite.
In verità non poteva dire di essere così sorpresa. Sapeva da settimane che le cose non stavano andando bene da qualche settimana, lui si era allontanato, e lei? Lei che cosa aveva fatto? Nulla, lo aveva lasciato andare, che vigliacca.
Il fastidio e la rabbia iniziarono a crescere, strinse le mani fra loro, c'era davvero qualcosa di sbagliato in lei, almeno lui aveva avuto le palle per prendere in mano la situazione e andarsene, quando lei aveva atteso indifferente la fine del film della sua relazione.
«Basta» Smettila. «Ora basta» Smettila di sbattermi in faccia la mia inettitudine.
«Ti prego vattene» lui si zittì. Tentennò poi per qualche minuto indeciso, si limitò infine a scusarsi un'ultima volta e sparì dalla sua vista. Ancora una volta la giovane restò di pietra. “Sei proprio un mostro, Cate”.
Lasciò che la musica del duo acustico la cullasse, il drink sbavato di rossetto davanti a lei rimase intoccato.

Davide si spostò, in un gesto abitudinario, i capelli scompigliati e rossicci dagli occhi, si gettò il canovaccio sulla spalla e salutò con un bel sorriso i ragazzi del duo. Era pronto a chiudere il locale, restava solo la ragazza dai tratti asiatici e capelli tinti di platino, rimasta immobile al suo tavolo per tutta la serata. Si chiese se stesse bene.
«Scusami» iniziò affabile avvicinandosi «Ma io dovrei davvero chiudere-» ammutolì.
La ragazza aveva sollevato il capo e Davide rimase colpito dal suo volto rigato di lacrime. Non se lo aspettava: i suoi occhi, dal taglio orientale, erano enormi, di un caldo castano con alcune screziature verdi lucidissimi, col trucco sciolto che le segnava inesorabile il contorno di quegli occhi esotici e graziosi. Le labbra sottili, color pesca, erano dischiuse in un'espressione sorpresa, sembrava quasi confusa di essere ancora lì.
Davide non era cieco: aveva seguito con la coda dell'occhio ciò che era successo tra lei e quell'altro tipo... Caterina! Sì, era quello il suo nome, l'aveva vista spesso ultimamente e no, decisamente non era cieco.
«Ascolta aspettami all'ingresso, d'accordo? Ci metto un minuto».

Non si era accorta di star versando tutte quelle lacrime, si asciugò timidamente il viso mentre osservava il barman, mmh... Davide?! Controllare che fosse tutto in ordine. Era davvero imponente, perfino col giubbotto in pelle si notavano i muscoli delineati e gonfi tendersi sotto il tessuto, sicuramente doveva aver praticato qualche sport come boxe o rugby; era più grande di lei, forse vicino ai trenta. Chissà se aveva fatto bene a fermarsi, in fondo lei che ne sapeva di uno come lui?
Il ragazzo si avvicinò e lei tremò davanti la sua mole, lui le poggiò la mano sul capo in un abbozzo di carezza, possedeva un sorriso accattivante ma caldo, quasi comprensivo.
«Qualsiasi cosa sia successa mi spiace, ma ti assicuro che già domattina le cose sembreranno meno peggio» pareva parlare per esperienza diretta.
«Sono stata piantata» sputò quasi Caterina mordendosi le labbra compulsivamente.
«Che scemo» fu la laconica risposta, lei accennò un sorriso, poi si strinse nelle spalle volgendo il capo per evitare che vedesse le lacrime pericolosamente in bilico fra le sue ciglia.
«Può essere, ma è colpa mia, non ho fatto nulla per evitare che succedesse».
Lui non rispose subito, si accese con tutta calma una sigaretta e si girò il frontino del cappello al contrario, Caterina osservò sfacciatamente i lineamenti marcati e virili del suo volto, molto differenti da quelli affilati e fini del suo ex.
«Nemmeno lui ha lottato, no?» disse infine con uno sguardo lontano, meditabondo «In una relazione si è in due, se uno dei due si allontana quanto meno un tentativo per aggiustare le cose si dovrebbe fare. Voglio dire, piccola Hime1, che tu potrai aver anche peccato, ma lui non è stato da meno. Ha mollato. Si è arreso, nemmeno lui ha lottato per te» disse, rivolgendole ancora una volta quel sorriso conturbante.
Caterina si coprì gli occhi con mani tremanti, non riuscendo a trattenere oltre le lacrime. Si addossò a lui in cerca, disperata, di calore, di un po' di comprensione, di qualcuno che la facesse sentire un po' meno mostro. Solo per un po'. Lo trovò, Davide accolse la sua silenziosa richiesta e le circondò le spalle con un braccio stringendosela contro.
Rimasero così in silenzio, senza scambiarsi nemmeno uno sguardo, solo il movimento delle labbra di lui mentre aspirava ed espirava lentamente il fumo.
Caterina rimase in ascolto di quel respiro calmo e profondo che avvertì immediatamente rassicurante; colpita rifletté sulle sue parole, percependole profondamente vere: non era stata solo colpa sua, nessuno dei due aveva combattuto per l'altro, lui se ne era alzato e andato lasciandola lì inchiodata alla sua colpa, alla sua apatia. Provò un'intensa tristezza per qualcosa che andava oltre loro due e la loro storia, qualcosa di soffice ma inafferrabile e doloroso. Nonostante ciò si sentì rincuorata da quelle parole, forse sarebbe riuscita a chiudere gli occhi stanotte.
Si scostò quando se la sentì, lui indugiò per un istante poi la lasciò scivolare via.
«Meglio?» lei annuì, regalandogli un sorriso delicato, etereo come l'acqua fresca e limpida di un placido laghetto. Si incamminò, pronta a tornare a casa.
«Ah comunque, non so come tu abbia azzeccato con tanta precisione il fatto che io sia per metà giapponese, ma ti assicuro che sono tutto fuorché una principessa1!» gli disse voltandosi.
In risposta ricevette la sua risata aperta e profonda, non era per nulla un suono sgradevole, pensò.

Parole: 1154

Serendipity: Lo scoprire qualcosa di inatteso e importante che non ha nulla a che vedere con quanto ci si proponeva o si pensava di trovare, attitudine a fare scoperte fortunate e impreviste.

______________________________________________________Asia's Corner
Buonasera a tutti, finalmente sono tornata ad aggiornare questa raccolta a cui tengo molto! Ringrazio tutti voi che seguite e commentate, spero che anche questa volta la storia sia stata di vostro gradimento!

A presto!


   
 
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