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Autore: Oktob3r    14/10/2019    0 recensioni
Ferda ha solo due opzioni: diventare il più grande mago della storia dell'accademia di Bran, oppure morire. Le streghe che insegnano a Bran sono convinte che lui possieda un enorme potere magico latente e l'hanno iscritto a forza all'accademia che, tanto per essere chiari, è un'accademia femminile. Le altre studentesse non l'hanno presa bene e non vedono l'ora di sbarazzarsi della sua inutile presenza.
Genere: Commedia, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ferda era disteso sul letto e guardava fisso il soffitto della lussuosa capanna matrimoniale che il capovillaggio gli aveva imposto. Distesa accanto a lui c’era “sua moglie”, la gorgone e lui ancora non capiva perché lei non l’avesse obbligato a dormire per terra.
«Non ti fare strane idee», disse Roxane. «Anche se mi hai baciato, e significa quel che significa, non vuol dire che d’improvviso una strega di primissimo ordine come me si sia assoggettata al patriarcato di voi bestie umane».
«Per tua norma e regola neanche mi piaci», mentì Ferda.
«Ah sì?» disse lei sforzandosi di sorridere. «E, sentiamo, cosa ci sarebbe che non ti piace in me?»
«Sei piatta».
Lei scattò a sedere e si portò le mani al seno che si poteva di sicuro definire abbondante: «Sei cieco o sei idiota?»
«P–p–p–per me s–s–sei piatta», disse lui deglutendo a vuoto.
«Bugiardo».
«Racchia».
Lei lo afferrò per la collottola e lui cercò di liberarsi, nella colluttazione si avvicinarono ancora di più e si ritrovarono avvinghiati. Rendendosi conto entrambi dell’ambiguità di quella lotta si paralizzarono, i volti a pochi centimetri l’uno dall’altro. L’alito caldo della gorgone poteva preannunciare solo due cose: stava per divorarlo oppure stava per divorarlo.
Fuori si sentì un’esplosione e delle urla.
Ferda saltò fuori dal letto e, cercando di nascondere la sua evidente eccitazione, uscì fuori in mutande seguito da Roxane.
Un lampo illuminò il villaggio che era immerso nelle tenebre.
I paesani scappavano in preda al panico e all’isteria, a terra c’erano diversi cadaveri. Tra questi Ferda vide Lyn, distesa  in un bagno di sangue.
Hienice, con la mastodontica spada sguainata, fronteggiava un avversario avvolto in mille esplosioni di luce verde.
«Un demone», sibilò Roxane lanciandosi nella battaglia.
Ferda non fece in tempo a fermarla, vide Hienice proiettata in aria da un manrovescio del demone. L’amazzone cadde a terra proprio accanto a lui, aveva la faccia coperta di sangue. Roxane stava innalzando barriere di roccia che il demone sbriciolava come se fossero di sabbia, la raggiunse e l’afferrò per il collo.
Ora Ferda poteva vederlo bene, era una creatura alta cinque o sei metri, su una spalla teneva una donna del villaggio che probabilmente era svenuta o forse era morta. Il demone era un fascio di muscoli e nervi tesi e gonfi. Zampe caprine terminavano in zoccoli colossali, due corna ricurve spuntavano dal suo orribile cranio. Negli occhi non si leggeva nulla, né volontà di uccidere né altro, sembrava privo di anima.
Il demone strinse le dita e la testa di Roxane si piegò di lato, le braccia della gorgone penzolarono inerti. Il demone la leccò, poi la gettò via.
Hienice fece per alzarsi.
«Stai giù», disse Ferda prima di avanzare verso il demone con un unico pensiero in testa: ucciderlo.
Indicò Roxane, le fece cenno di alzarsi e la gorgone si ritrovò sollevata da terra come una marionetta. Si tastò incredula il collo di nuovo integro, poi crollò a terra e fissò Ferda con occhi enormi.
Lo stesso fece con Lyn che tossì sangue, poi guardò lo stomaco che era di nuovo al suo posto e infine Ferda.
Il demone lo vide avvicinarsi e raspò per terra con gli zoccoli come un toro in procinto di caricare. Ferda sentiva il sangue ribollire e non era certo di quel che stava facendo, forse si stava suicidando, forse alla fine il suo destino era di morire in quel villaggio polveroso in cui era nato.
Accadde tutto in un attimo.
Il demone lo colpì allo stomaco con un gancio che rimescolò i suoi organi interni. Oh, sono morto, pensò Ferda, ma le sue mani si mossero da sole ad afferrare il pugno gigante del mostro, le sue unghie affondarono in quelle della creatura.
Il braccio del demone si piegò in mille punti come un sacco di farina svuotato e il mostro indietreggiò schiumando. Gettò a terra la sua preda umana e cercò di colpire Ferda con l’unico pugno che gli rimaneva. L’umano alzò il bracciò destro al cielo e quindici cerchi di luce concentrici comparvero sopra la sua testa. Ferda abbassò il braccio e una freccia di energia attraversò i cerchi diventò sempre più grande fino a colpire il demone.
Una colonna di fiamme si alzò dal cadavere del mostro e incendiò il cielo notturno per una ventina di metri.
Hienice lo raggiunse e lo fissò terrorizzata senza sapere cosa dire.
Ferda sorrise: «È colpa sua, mi ha fatto arrabbiare».
Poi perse i sensi
   
 
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