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Autore: V4l3    16/10/2019    3 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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23

Quando si svegliò si sentì davvero riposato, come non accadeva da tempo; si alzò dopo qualche attimo, assaporando quel momento di benessere e si avvicinò alla finestra guardando la collina smossa da un vento freddo che ne faceva vibrare la superficie, le nuvole si stavano addensando, promettendo pioggia anche in quella giornata, ma lui si sentiva tremendamente bene. Scosse la testa sorridendo, era assurdo ammettere che a rendere tutto così diverso, fosse stata lei. Si guardò allo specchio del comò notando il suo viso più rilassato con una pelle più distesa, fu strano, non vedere quella tensione che da sempre gli caratterizzava il volto. 

Sospirò aprendo il cassetto e infilò la mano senza neanche guardare, con i polpastrelli scansò alcuni fogli, trovando ciò che cercava sulla destra, dove era sempre stata.

La guardò e un sorriso ampio gli si dipinse sulle labbra mentre si massaggiava la guancia leggermente ispida.

Era una foto a cui era legatissimo, ogni volta che posava gli occhi su quell'immagine non poteva non ridere vedendosi così giovane mascherato da teschio, vestito completamente di nero, con un cappello a cilindro, il volto dipinto di bianco con i tipici tratti del teschio: enormi occhi neri, striature dello stesso colore ad evidenziarne i contorni, gli zigomi, il naso ossuto, la bocca; rideva abbracciato ad una strega dagli improbabili capelli color carota dove era stata appuntato un pipistrello ridicolo, indossava un vestitino nero lungo fino alle ginocchia da dove spuntavano delle calze a righe colorate bianche e rosse; gli stringeva il collo con un braccio e con l'altra mano teneva una scopa mezza rotta, il suo viso era completamente truccato, per farla apparire più brutta, ma quegli occhi erano sempre gli stessi, si potevano riconoscere anche in quelle condizioni.

Era stata fatta a ottobre di troppi anni indietro, ma si sorprese a sussurrare un "Grazie" guardando quegli occhi che sembravano ancora poter trasmettere qualcosa.

Forse, all'inizio di tutto, avrebbe davvero voluto strozzarla, ma ora che le cose in lui erano decisamente cambiate, in qualche modo si sentì in dovere di ringraziarla, per avergli permesso di conoscere Alex. 

Osservando la foto, si ritrovò a prometterle che avrebbe mantenuto la promessa, perché non poteva tradire la loro amicizia, rendendosi conto che non erano stati gli anni, la lontananza, l'assenza e neanche la morte a spezzare quel filo che, dalla prima volta in cui si erano conosciuti, li aveva uniti, tanto da permettergli di conoscere ciò che Emma definiva il suo miracolo; certo era strano pensare a quello che stava provando, il modo in cui quella ragazzina si era riuscita ad insinuare fin dentro la carne, superando quegli strati di dolore, malumore, che da sempre lo contraddistinguevano, ma promise ad Emma e a sé stesso, che avrebbe messo al primo posto solo il bene di Alex.

Risistemò la foto nel cassetto guardandosi di nuovo allo specchio, ricordandosi che niente di quello che sentiva si doveva mettere in mezzo.

Era doloroso sapere che, ancora una volta, la persona per cui avrebbe dato tutto, non era destinata a lui, ma stavolta era diverso perchè lui voleva che Alex fosse felice, più di ogni altra cosa e l'avrebbe aiutata, sempre, ogni qualvolta ne avesse avuto bisogno. 

Forse, ora, un senso di accettazione, di giustificazione, un perdono, per sè stesso, per ciò che era accaduto con Emma, si stava affacciando nel suo cuore; a 18 anni non aveva la forza e l'esperienza, di poter affrontare problemi grandi come quelli che affliggevano la sua amica. Poteva però, adesso, fare ciò che allora non gli era stato concesso. Poteva riscattare quell'amicizia, quel sentimento che da anni lo aveva accompagnato come un'amico fedele, sì, poteva farlo ora e lo avrebbe fatto, senza intralci di nessun tipo.

Con questo buon proposito, uscì dalla camera per andare a fare una doccia stupendosi di trovare la camera di Alex aperta, si chiese se fosse in casa e, per una frazione di secondo avvertì una certa ansia nel pensare che potesse essere andata via di nuovo; così prima di andarsi a lavare, scese le scale e rimase a pochi gradini dal salone, trovandola lì, intenta a sistemare alcuni  addobbi sulla finestra.

Era vestita con dei pantaloni neri aderenti, degli stivaletti scuri e un maglioncino bordeaux, aveva lasciato i capelli sciolti a coprirle metà schiena e stava sistemando gli ultimi addobbi.

Rimase per un attimo a fissarla per poi guardare altrettanto stupito quello che aveva fatto, in poco tempo.

Ogni addobbo era stato posizionato per abbellire quella stanza: il camino, ricoperto da pitoni colorati e lucine, le finestre vicino l'entrata con altrettanti fili colorati e palline, così come le scale, dove il mancorrente era stato occupato da un pitone rosso dal quale pendevano dei fiocchi di neve dorati, altri li aveva appesi un po' ovunque, inoltre aveva usato le diverse statuette e porta candele natalizie per decorare ogni angolo e aveva sistemato il piatto dorato con il centrino rosso sul tavolinetto basso, proprio come faceva sempre sua nonna

–Buongiorno- disse con una nota divertita nella voce, Alex si voltò sorpresa, per poi sorridendogli

–Ciao!- rispose entusiasta -Allora che ne pensi?- chiese finendo di sistemare un Babbo Natale in ceramica rossa, per poi guardarsi intorno

–Mi sembrava bello dare un tocco di Natale a tutto- Jason osservò ancora una volta il salone, profondamente colpito che dopo tantissimo tempo, quella casa, respirasse di nuovo aria di festa 

–Ti sei dovuta alzare presto per finire tutto- constatò sorridendo e scendendo gli ultimi gradini per osservare meglio la stanza, la sentì ridere

–A dire il vero sei tu che non ti volevi alzare- a quella frase, Jason fissò l'orologio sul camino e si ritrovò a sgranare gli occhi: erano le due passate

–Ma scherziamo?- Alex iniziò a ridere e si diresse in cucina seguita da un Jason sconvolto

–Non dormivo così tanto da..- si fermò un attimo scompigliandosi i capelli, stupito di aver dormito così tanto e soprattutto profondamente; prese una tazza di caffè 

-Da sempre!- aggiunse allibito, proprio lui che combatteva l'insonnia da anni

–Hai mangiato?-le chiese vedendola ridacchiare aprendo il frigo per prendere del succo di frutta

–Mi sono fatta un panino, non avevo molta fame- spiegò con un'alzata di spalle; la osservò di sottecchi, le sue labbra erano atteggiate in un leggero sorriso e l'espressione triste e malinconica che l'aveva caratterizzata fino a qualche giorno prima, sembrava essere stata sostituita da una più tranquilla e rilassata.

Jason sospirò, accendendosi una sigaretta e sedendosi sulla sedia, pensando che sarebbe stata davvero dura mantenere un certo controllo con lei che girava così per casa, ma non poteva fare altrimenti, non doveva.

–A che ora ti sei alzata?- si ritrovò a chiederle curioso, nascondendo un sorriso bevendo un po' di caffè, nell'immaginarla a tirare tutto fuori per abbellire il salotto, lei alzò gli occhi dal bicchiere arrossendo leggermente

–Verso le dieci- rispose

-Potevi svegliarmi, ti avrei aiutato- lei sembrò imbarazzarsi e guardò verso il pavimento

–Volevo che fosse una piccola sorpresa, visto che non ti ho regalato nulla per Natale- Jason la fissò stupito per le sue parole –tu hai fatto così tanto per me e continui ancora ad aiutarmi, volevo che svegliandoti trovassi qualcosa di bello- le guance di Alex erano diventate più rosee mentre parlava e non riusciva a guardarlo negli occhi, posò il bicchiere vuoto nel lavandino 

-Vado a finire alcune cose- aggiunse con una rapida occhiata nella sua direzione, per sparire subito dopo.

Jason rimase imbambolato a guardare la soglia della cucina, convincendosi sempre di più, che sarebbe stata durissima per lui: il "qualcosa di bello"immaginato da lei, per lui, era un po' diverso. 

Gli era bastato sapere che dormisse di nuovo nella sua stanza per sentirsi più tranquillo, sapere che stesse lì con lui lo aveva reso più calmo, vederla sorridergli, lo faceva sentire un altro. 

Il suo "qualcosa di bello" non c'entrava con il Natale o gli addobbi, ma aveva le sembianze di una ragazza dai lunghi capelli castani, grandi occhi del colore del mare, un naso all'insù, una bocca rosea screpolata che si mordeva spesso, senza neanche accorgersene, la pelle chiara, arrossata dal freddo ma anche dall'imbarazzo se la si guardava quel tanto di più, lei che voleva fare sempre la cosa giusta; era la ragazza che si era presentata a casa sua due mesi e mezzo prima, con un volto segnato dal dolore, dalla malinconia, ma piano piano stava cambiando, stava crescendo. 

Il suo "qualcosa di bello"era lì, a un passo, eppure rimaneva irraggiungibile.

Finì il caffè, accendendosi subito dopo una sigaretta e si ritrovò a chiedersi se fosse giusto per Alex vivere lì con lui; se fosse onesto nei suoi confronti lasciarla vivere sotto il suo stesso tetto, ora che lui doveva combattere un sentimento che sembrava avesse inquinato ogni parte della sua anima; nel momento stesso in cui aveva capito che provava qualcosa per lei, aveva avuto la sensazione che un'esplosione di consapevolezza l'avesse totalmente immerso in emozioni che mai pensava di poter provare di nuovo. 

Si scompigliò i capelli sbuffando, doveva mantenere i piedi ben saldi a terra e avere il polso di tutta la situazione, era lui l'adulto dopotutto!  

-Tutto bene?- la voce di lei lo riscosse, mentre la rivide rientrare in cucina con in mano un ennesimo angioletto che posizionò al centro del tavolo e l'unica cosa che si trovò a pensare fu che fosse bellissima

-Jason? Stai bene?- lei lo richiamò ancora e lui si riprese sospirando

-Benissimo- affermò sarcastico alzandosi e spegnendo la sigaretta nel vicino portacenere, lei lo guardò incerta

-Sta per venire Liz, è un problema? Volevamo stare un pò insieme- gli disse e lui nell'incrociare quello sguardo che cercava di capire cosa avesse, si ritrovò a sorriderle, facendola arrossire di nuovo  

-Le tue amicizie sono discutibili- le disse fintamente critico e lei rise divertita -Comunque mi vado a cambiare e poi passerò il resto della giornata di sotto a lavorare, per cui puoi stare con quella pazza quanto ti pare- così dicendo lo vide uscire dalla cucina e lei rimase a fissare quella soglia non riuscendo a levarsi il sorriso che le aveva fatto spuntare, provando una felicità profonda nel potergli stare accanto, anche così.

Liz era arrivata pochi minuti dopo, felicissima di poter stare un pò con Alex ed era rimasta stupita nel trovare la casa di Jason completamente addobbata; erano sedute sul divano a parlare sorseggiando della cioccolata calda, mentre Jason si era rintanato nel seminterrato per lavorare

–Non posso crederci- ripeté per la decima volta, guardandosi intorno, seduta sul divano accanto ad una Alex raggiante

–L'ultima volta che ho visto questi addobbi era una vita fa- le disse ancora incredula

–Abbiamo iniziato ieri sera, quando sono rientrata, stamattina ho finito- spiegò Alex sorseggiando la cioccolata, sentendosi orgogliosa di essere riuscita a sistemare tutto prima che Jason si svegliasse; sorrise ricordando l'espressione che lui aveva avuto trovando il salone così addobbato.

–Devi aver usato la magia per aver convinto quel troglodita a tirare fuori questa roba- le disse Liz facendola ridere

–Posso chiederti di Thomas?- Alex a quella domanda sospirò e iniziò a raccontarle la proposta del ragazzo che lasciò Liz a bocca aperta

–Quando gli ho detto che sarei tornata si è arrabbiato, soprattutto perchè non capiva il motivo della mia decisione- concluse Alex ricordando la discussione che aveva avuto con Thomas appena due giorni prima

–In realtà non sa bene tutta la storia e io non me la sono sentita di raccontargliela, alla fine ha dovuto accettare la mia scelta- aggiunse, sentendosi in qualche modo in colpa nei confronti di quel ragazzo che era stato così premuroso e gentile nei suoi confronti, non avrebbe mai dimenticato il suo sguardo ferito mentre la vedeva andare via.

Liz posò la tazza vuota sul tavolinetto basso, abbellito ora da un centro tavola che non vedeva da quando era bambina; alla fine anche lei aveva saputo tutta la storia dalla bocca del fratello e da Jason quando la stavano cercando e, quel pomeriggio, anche dalla stessa Alex, una storia che l'aveva lasciata completamente di stucco;

–Vi siete lasciati?- chiese ed Alex soffiò una risata

–Se Jason non fosse venuto a cercarmi, sono sicura che avrei accettato la proposta di Thomas e magari saremmo finiti insieme in maniera definitiva e ufficiale, anche perché lui è un ragazzo d'oro, ma poi ho capito che stavo facendo una scelta di comodo, dettata dal momento- guardò verso il fuoco acceso provando tristezza per come si era comportata, per averlo lasciato senza troppe spiegazioni, ma non poteva negare ciò che sentiva

–Lui non mi farà mai battere il cuore, Liz- la mora la osservò attentamente

–Ti ricordi quando ti ho detto che baciandolo non provavo nulla?- Liz accennò un cenno con il capo

–Penso che, invece, baciare qualcuno deve farti provare qualcosa, soprattutto se è la persona che ami. E' vero che non sono mai stata con nessuno per poter dare un metro di paragone, ma io voglio innamorarmi, voglio sentire le famose farfalle nello stomaco e so che con Thomas non le avrei mai avute- Alex si sentì imbarazzata dalle sue stesse parole, perché in realtà quelle sensazione lei le stava provando, ma non disse nulla, guardando Liz seduta al suo fianco che le sorrise

–L'importante è che tu sia felice Alex, non importa con chi, ma per te stessa- le strinse la mano e Alex arrossì a quelle parole

–Grazie- rispose timidamente

–E poi magari il tuo "lui" l'hai già trovato, no?- ironizzò maliziosa la moretta, Alex la guardò meravigliata, ma la ragazza si alzò stiracchiandosi, senza continuare

–E' meglio che vada al pub, ieri siamo stati chiusi, ma oggi si riaprono i battenti e Mike starà già borbottando non vedendomi, tu quando vuoi tornare?- le chiese e Alex pensò fosse meglio accantonare le parole precedenti 

–Quando volete, per me non ci sono problemi- rispose accompagnandola alla porta

–Allora domani, che dici?- le chiese infilandosi il cappello di lana e i guanti

–D'accordo domani- e aprì la porta nello stesso momento in cui qualcuno stava bussando 
Quando mise a fuoco chi fosse, rimase completamente sconvolta.

-Francesca?!-la donna avvolta in una giacca pesante e con una sciarpa a coprirle quasi del tutto il viso, le si parò davanti

–Alex!- dopo un attimo di assoluta incredulità da parte di entrambe, si abbracciarono ridendo

–Dio mio quanto mi sei mancata!- disse Francesca non smettendo di abbracciarla

–Non posso crederci!- Alex la guardò con gli occhi ricolmi di lacrime, così come si erano trasformati quelli della donna

-Alex tutto bene?- si girò verso Liz rimasta lì sulla soglia

–Si, scusami, lei è Francesca di cui ti ho parlato, l'amica di mia madre, una seconda mamma per me- le spiegò guardando con amore la donna che rideva e piangeva insieme; Liz subito le sorrise e si presentò

–E' un piacere, sono Liz un'amica - disse stringendo la mano alla donna emozionatissima

-Piacere mio!- le rispose sorridendole 

-A domani, Alex, ma se hai da fare non ti preoccupare-

Alex scosse la testa -No, verrò domani!- le rispose entusiasta; Liz dopo averle salutate ancora una volta si dileguò mentre Alex fece entrare Francesca in casa, tenendole una mano

–Mi sembra impossibile!- disse aiutandola a togliersi sciarpa, guanti e giacca.

La donna una volta libera le prese il viso tra le mani

–Tesoro mio, mi sei mancata da morire- le disse abbracciandola ancora –Come stai?- le chiese prendendole le mani, Alex le sorrise felice, ancora incredula nell'avercela davanti

– Ora sto bene, anche se è stata durissima- ammise, la donna la guardò con dolcezza potendo solo supporre le difficoltà delle situazioni che aveva dovuto affrontare; le accarezzò una guancia e non trattenne un'altra lacrima che le solcò la guancia

-Lo posso solo immaginare, amore mio- e l'abbracciò ancora una volta come a volersi sincerare che potesse di nuovo vedere quella ragazzina che per lei era, senza dubbio, un'altra figlia.

Un'emozione indescrivibile attraversò Alex nel rivederla, nel sentirsi stringere da lei, poter di nuovo respirare il profumo di buono che Francesca aveva da sempre, poter guardare quel volto con il quale era cresciuta, riascoltare quella voce, rispecchiarsi in quegli occhi che le ricordavano ciò che aveva avuto e vissuto.

Dovette asciugarsi le lacrime che le avevano inumidito il volto e Francesca fece lo stesso non smettendo di tenerle la mano

–Lo vuoi un tea caldo? Sei gelata- le chiese Alex

–Va benissimo- rispose la donna osservando il salotto con un certo stupore

–Non pensavo che Jason fosse tipo da addobbi di Natale- ammise e Alex rise

–A dire il vero sono stata io a proporglielo- confessò arrossendo

–Ah, ecco perchè, mi sembrava troppo strano infatti- entrambe le donne si avviarono in cucina ridendo e Alex mise subito il bollitore sul fuoco e preparò la tazza

–Come stai Francy?- le chiese sedendosi accanto alla donna che subito le strinse le mani

–Bene, sono in ferie da un paio di giorni e siamo venuti con Marco e le ragazze in vacanza per festeggiare il Capodanno a Londra, così ho penato di venire qui- le spiegò non smettendo di sorriderle e guardarla con i suoi grandi occhi del colore del prato, in quel modo che ad Alex stringeva lo stomaco per i ricordi di una vita passata che solo con la sua presenza, Francesca, aveva portato con sé

-Stanno tutti bene? Laura come va con la sua ginnastica ritmica e Manuela? Ha poi scelto se fare l'artistico o prendere un professionale?- chiese sentendo un profondo senso di malinconia per non poter vedere le persone che per lei erano sempre state l'unico sinonimo di famiglia

Francesca rise e le disse che stavano benissimo e la salutavano

–Mi sei mancata, non sai le volte che avrei voluto scriverti o chiamarti- ammise Alex alzandosi per prendere il tea che mise davanti a Francesca ancora infreddolita

–Hai fatto bene a non farti sentire, anche se ero davvero preoccupata; è stato un salto nel buio, ma dovevamo rischiare- e Alex sospirò nel pensare a quanto quei pochi mesi sembrassero anni

–Ammetto che non è stato per niente facile- la donna, ascoltandola, abbassò la testa sulla tazza fumante girando il cucchiaino per far sciogliere il miele che aveva messo

–Immagino, Alex- le rispose con sguardo triste –La convivenza come va, adesso? E lui dov'è?- le chiese dopo qualche attimo, ma proprio in quel momento salì dal seminterrato Jason che appena entrò in cucina si immobilizzò sulla porta fissando sconcertato la figura di Francesca

La donna si voltò e, nell'incrociare quello sguardo, non potè non sentire gli occhi inumidirsi di nuovo

–Ciao, Jas- lo salutò con voce incrinata mentre con il fazzoletto si tamponò una lacrima che nel vederlo era subito scivolata dagli occhi, si alzò in imbarazzo, Jason sembrava si fosse cristallizzato.

L'ultima volta che si erano visti si erano salutati per sempre.

–Sei sempre di poche parole, vero?- scherzò Francesca facendolo come riscuotere, lui accennò un sorriso e si mosse verso di lei

–E tu sei sempre quella che parla troppo - le disse guardandola attentamente per poi abbracciarla e farla ridere di cuore

–Oh mio dio! Jason così mi soffochi!- scherzò ancora Francesca abbracciandolo a sua volta.

Fu strano per entrambi, potersi sentire così vicini dopo tutti quegli anni.

Ma fu questo che entrambi avvertirono in quell'abbraccio, sembrò che il tempo passato, non avesse significato nulla; infondo, lei era sempre Francesca con la quale Jason aveva condiviso una parte importante della vita, dove entrambi avevano fatto i conti con il dolore nei confronti di una persona a cui volevano davvero bene, con la quale aveva riso e pianto e niente e nessuno avrebbe mai cancellato quello che avevano trascorso

Quando si staccarono, Jason si sedette non smettendo di guardarla, rivedendo in quella donna la vita che aveva lasciato in Italia

–Ti trovo bene- le disse sorridendole e Francesca sorrise abbassando gli occhi alla tazza di tea

–Mi sono ingrassata e invecchiata, altro che- gli rispose sbuffando, facendo ridere Alex e sorridere Jason

–Tu, invece, sei sempre il solito bel tipo- ammise la donna facendo abbassare il capo a Jason che non trattenne una risata camuffandola in uno sbuffo.

Alex lo guardò e lo vide arrossire per la prima volta, la stupiva il modo in cui sembrava davvero felice di vedere Francesca, anche se dentro di lui probabilmente si era scatenata una guerra fatta di ricordi sepolti, un po' come stava accadendo in lei

–Che si dice in Italia?- chiese curioso sorridendole, Francesca sospirò alzando gli occhi al cielo

–I soliti drammi di un paese che fa un passo in avanti e dieci indietro- disse seccata –per il resto un pò di cose sono cambiate- e sorrise divertita prima di continuare -Tipo il fatto che nonostante i pronostici, io mi sia sposata e abbia avuto due bambine- Alex si gustò l'espressione sorpresa di Jason

–Ma dai?- le chiese meravigliato e lei lo spintonò bonariamente su un braccio facendolo ridere

–Sempre il solito scemo!-disse sorridendo - Sembra impossibile, ma alla fine ho trovato un santo che mi sopporta!- aggiunse facendo ridere tutti e tre – Si chiama Marco, è un uomo eccezionale-

-Non ne sarei convinto se sta con te...- la prese in giro Jason ridendo, guadagnandosi un finto pizzicotto della donna che rise di cuore

-E le tue figlie?- le chiese poi Jason curioso, gli occhi di Francesca si addolcirono subito pensando a loro

-Manuela ha 14 anni e fa l'artistico, vuole diventare stilista, mentre Laura ne ha 11 fa ginnastica ritmica ed è una peste- disse sospirando

-Avrà preso da te, ti ricordi che rompi palle che eri?- Francesca alle parole di Jason si finse offesa per poi scoppiare a ridere, così come Alex

–Tu che mi racconti?- gli chiese Francesca stringendogli una mano che Jason ricambiò

–Vuoi sapere prima dell'arrivo di questa qui?- chiese accennando ad Alex, la quale sbuffò scuotendo la testa facendo ridere Francesca 

–Sono felice che tu l'abbia aiutata- disse la donna –so che deve essere stato difficile- e Jason sospirò abbassando il capo

–Se ti dicessi il contrario sarebbe una bugia- la guardò –non ho molto gradito all'inizio- e fissò la donna negli occhi; 

Alex fu certa che quei due riuscissero a parlarsi anche solo guardandosi.

Francesca abbassò dopo qualche attimo lo sguardo, l'aria gioviale di qualche istante prima si era subito disciolta e Alex si sentì in qualche modo colpevole della cosa

–Non sapevamo come fare, Jas- sembrava davvero avvilita –la scomparsa di Emma è stato un duro colpo- Alex sentì il suo cuore appesantirsi al ricordo della madre

–Come mai sei qui?- le chiese Jason

Francesca gli sorrise

–Sempre diretto, vero Jas?- chiese guardandolo con un leggero sorriso che lui ricambiò -Ho lasciato la mia famiglia a Londra, festeggiamo il Capodanno lì, ma dovevo venire - spiegò.

Seguirono attimi di silenzio, Jason fissò il tavolo per qualche istante per poi guardare di nuovo Francesca

–Ti fermi qui stanotte?-le chiese e lei sorrise stringendosi nelle spalle

–Ho il treno domani alle 11.30, se non è un problema...- e guardò verso la ragazza felice di poter stare qualche ora con lei

–Pasta?- chiese Alex alzandosi e iniziando a preparare la cena.

La serata seguì tranquilla, Alex guardò Jason e Francesca ridere e scherzare ricordando quel passato che entrambi non avrebbero mai pensato di poter rievocare; le raccontarono di aneddoti di quando erano ragazzi che sua madre le aveva sempre taciuto, facendola ridere a sua volta e si ritrovò a ringraziare entrambi per la delicatezza con cui affrontarono quei discorsi in sua presenza; non provò dolore, ma solo gioia perchè sapeva che sua madre, con loro, era stata davvero bene, gli unici a riuscire a starle accanto nonostante tutto; si rese conto di aveva davanti due persone davvero eccezionali.

***

-Posso chiederti di quell'uomo?- Francesca, seduta sul divano, aveva appena mandato un messaggio al marito e alle figlie, guardò Jason seduto sulla poltrona accanto a lei che fissava l'albero di Natale nell'angolo del salotto, sapendo che prima o poi quella domanda sarebbe arrivata

–Non lo vedo dal funerale di Emma- rispose con un groppo che le si era formato nel ricordo di quel triste giorno

–E'stato tutto il tempo in disparte, pur avendo voluto pagato lui tutto, eravamo in pochissimi e abbiamo fatto da barriera ad una Alex completamente sconvolta- Jason sospirò immaginando solo lontanamente il dolore di quella ragazza

–Come hai fatto a tenerlo lontano da Alex?- le chiese e lei sospirò raccontandogli di come Emma avesse dato disposizioni al loro amico, Dario, l'avvocato che aveva curato tutti gli interessi di Emma

–E' per questo che voleva che venisse qui da te- aggiunse dopo attimi di silenzio e lui la guardò con espressione ferita

–Sarei voluto venire quando ancora potevo fare qualcosa- il suo tono era basso, ma Francesca sapeva il dolore che lui ancora si portava addosso, gli si avvicinò accarezzandogli una mano

–Non potevi fare nulla, Jas, non lì- sospirò prima di continuare –anzi è stato un bene perché il vero aiuto lo stai dando ora, con Alex- si guardarono negli occhi; Jason sapeva che avesse ragione, non avrebbe mai sopportato la vista di Emma in ospedale, in quelle condizioni, senza poter fare nulla, ma non aver saputo nulla, fino all'arrivo di Alex, gli provocava ancora dolore

-Avresti dovuto chiamarmi- il suo tono era serio e Francesca staccò la mano e si riappoggiò allo schienale del divano guardando il fuoco ardere nel camino, riflettendosi in tutti quegli addobbi natalizi

-Emma non voleva, Jas, mi ha fatto promettere che non ti avrei cercato- le parole di Francesca lo ferirono, si portò una mano ai jeans dove estrasse il pacchetto di sigarette e ne accese una aspirando il fumo con avidità

-Lei ha sempre saputo ciò che provavi nei suoi confronti, ha sempre saputo che con te sarebbe stata felice, ma non poteva permettere che la sua vita interferisse con la tua; ai suoi occhi tu eri davvero un principe azzurro, Jas, eri la sua ancora di salvezza e non voleva rovinarti con quello che stava passando- Jason strinse la mascella a quelle parole

-Lei ha sempre scelto per me, senza darmi possibilità di fare nulla- rispose ferito

-Lei ti ha solo protetto, Jas, voleva che ti ricordassi di lei per come l'hai conosciuta, per i momenti belli che avete, abbiamo, passato insieme. Quando hai scoperto quello che nascondeva, del padre, per lei è stato un duro colpo, ai tuoi occhi lei voleva essere la ragazza perfetta, quello che non sarebbe mai potuta essere- Jason la guardò e Francesca abbozzò un sorriso 

–Io per lei sono sempre stata una sorella, ma tu sei sempre stato qualcosa di più, eri la persona che avrebbe sicuramente scelto, ma in altre condizioni, Jas, in un'altra vita - sospirò prima di continuare –lei non voleva farti pagare per quello che era costretta a subire-

Jason avvertì lo stomaco stringersi in una morsa, lui avrebbe voluto proteggerla e invece, era stata lei, a proteggere il suo migliore amico che probabilmente avrebbe fatto di tutto, ma non abbastanza.

–Potrebbe comunque trovarla- entrambi sapevano a chi si stesse riferendo -Ma che diavolo vuole da Alex?- chiese stranito avvertendo l'amaro risalirgli dallo stomaco

–Non lo escludo, ma a nostro vantaggio c'è il fatto che non sa nulla di te, ti avrà visto un paio di volte, per cui escludo che si ricordi di te- rispose Francesca che si fermò qualche attimo prima di continuare -Lui vuole ciò che, secondo la sua mente malata, gli appartiene, inoltre vuole i soldi che Emma aveva preso e che ora ha Alex - Jason deglutì a vuoto, gli sembrava un incubo 

-Devo parlarvi di una cosa importante, Jas- aggiunse Francesca dopo attimi di silenzio che avevano acceso inquietudine nell'animo di Jason

Si irrigidì all'istante, sapeva che c'era dell'altro, l'aveva capito, la conosceva troppo bene.

Rivedere Francesca dopo tutti quegli anni era stata un'enorme gioia, ma in lui si era attivato un sesto senso che gli aveva fatto subito sospettare che quella visita prometteva altro

–Alex!- chiamò, e dopo qualche attimo arrivò anche lei che aveva appena finito di sistemare la cucina; si era offerta di cucinare e di rassettare il tutto, perchè voleva permettere a Jason e a Francesca di poter passare un pò di tempo insieme, ma appena li guardò percepì qualcosa di strano.

Fissò prima Jason che sembrava piuttosto serio e irrigidito, guardò poi verso Francesca che abbozzò un sorriso facendo segno di sedersi accanto a lei

–Cosa c'è?- chiese e Jason accese una seconda sigaretta

–Francesca deve dirci qualcosa- le rispose fissando il fuoco, non sapendo se davvero avesse voluto sentire quello che Francesca aveva da dire

La diretta interessata si strinse nelle spalle

–E' vero, Alex, devo dirvi una cosa che riguarda tuo nonno-

A quella frase Alex si irrigidì e anche Jason si dovette sistemare sulla poltrona, aveva l'impressione di avere gli spilli sotto al sedere

–Mi ha trovato?- chiese con una punta di paura nella voce, Francesca scosse la testa e lei non trattenne un sospiro di sollievo

–Ma potrebbe- aggiunse stupendo sia lei che Jason

–Scusa, ma hai appena detto che non sa nulla di me!- sbottò infastidito Jason, lei lo guardò sospirando, le reazioni di Jason non erano cambiate nonostante gli anni, pensò

–No, ma potrebbe comunque rintracciarla, ha sempre molto potere e gente che asseconda le sue richieste- avvertì. 

Alex deglutì sentendo la gola secca

–E cosa dovremmo fare?- chiese ancora più spazientito Jason –Non possiamo mica cancellarla!- disse rivolgendo un gesto verso Alex, sentiva la collera montargli nelle viscere, non avrebbe permesso a quell'essere spregevole di avvicinarsi ad Alex

–In realtà sì, dovremmo- ammise Francesca spiazzando sia lui che Alex che sgranò gli occhi

–Cristo Francesca parla!- Jason alzò la voce alterato; se c'era un modo per evitare qualsiasi contatto con quel tipo lo avrebbero attuato, doveva stare lontano da Alex

Francesca guardò prima lui e poi Alex che in quel momento sembrava si fosse pietrificata

–Hai due alternative, Alex- iniziò -o partire per l'America con un Visto che ti consentirebbe di arrivare lì e in qualche modo, grazie ad alcuni amici di Dario, cambiare identità- Alex rimase a bocca aperta, ma niente in confronto a ciò che lei aggiunse dopo

-E la seconda?- chiese Jason con sguardo allarmato, Francesca si passò una mano tra i capelli neri, sospirando

-L'altro modo, per certi versi più semplice, ma che ti consentirebbe di non essere ritrovata..- si fermò un attimo cercando il modo per dirlo, ma alla fine si arrese all'evidenza che entrambe le soluzioni erano piuttosto drastiche; guardò verso Alex prendendole una mano

-Per non essere rintracciata, Alex, tu dovresti sposarti-

  
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