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Autore: MaryFangirl    18/10/2019    5 recensioni
Dopo una notte di bagordi, al mattino Kaori si sveglia tra le braccia di non uno, ma due uomini, senza alcun ricordo: vive un sogno o un incubo?
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Natale era arrivato con il suo velo di neve. L'intera banda si era riunita a casa di Ryo e Kaori per celebrare l'evento. La coppia avevano stranamente beneficiato di due mesi di tregua: nessun attacco da parte dell'Union Teope. Ryo, nonostante la calma, sentiva il pericolo ancora presente ma cercava di non far trasparire niente vicino a Kaori. Quest'ultima, senza falsa ingenuità, non aveva escluso il pericolo, ma approfittò al meglio della fine della sua gravidanza e aspirava a partorire. A otto mesi, si sentiva enorme, doveva chiedere aiuto per alzarsi, prendere qualcosa ed era stufa di dipendere dagli altri. Anche in quell'occasione, per la cena di Natale, era stata gentilmente mandata a riposare, nonostante adorasse preparare il pasto della festa. Aveva sospirato, protestato, ma inutilmente.

Frustrata, si era ritrovata nella sala da pranzo, sola, a sentire i suoi amici ridere accanto. Aveva iniziato a preparare la tavola. In qualche modo, era riuscita a recuperare i piatti dalla credenza, poi i bicchieri. Ansimò perché, senza fiato, dovette sedersi per riprendere a respirare. Poi si alzò e andò a prendere le posate, i tovaglioli e tirò fuori i candelabri. Quando prese le candele, le fece cadere. Maledisse la propria goffaggine. Cautamente, si inginocchiò. Si disse che un elefante aveva davvero molto coraggio o articolazioni molto buone, per di più le mamme elefantesse sopportavano più di venti mesi di gestazione...

Ridacchiò e, osservando la pancia gonfia, si disse che, se gli esseri umani avessero dovuto tollerare la stessa durata, sicuramente non ci sarebbe stato nessuno sulla Terra da molto tempo...lei stessa avrebbe ucciso sicuramente i due potenziali padri...

Aveva raccolto le candele che erano cadute sul pavimento e stava valutando il modo migliore per alzarsi. Cominciò a camminare a quattro zampe verso il divano e appoggiò il carico sul tavolino da caffè. Era contenta che non ci fosse nessuno...

Avrebbe dovuto solo appoggiarsi al divano per sollevarsi e, non vedendo né sapendo, nessuno avrebbe notato il suo piccolo passaggio sul suolo, che sarebbe stato sicuramente seguito da una rimostranza. Ma non contava un evento inaspettato, la contrazione inattesa che la fece piegare in due per un minuto. Fu allora che Mick tornò nella stanza e la trovò sul pavimento con una smorfia di dolore:

"Kao? Tutto bene? Respira" le disse preoccupato, appoggiando una mano sulla sua schiena.

"Respira?! Ho solo voglia di uccidervi entrambi al momento" brontolò lei, lanciandogli un'occhiata nera.

"Ti amiamo anche noi" disse lui mantenendo il senso dell'umorismo. La contrazione passò e lui aiutò la giovane donna ad alzarsi e a stendersi sul divano per riprendersi un po'.

"Succede spesso?" chiese timidamente.

Kaori lo fissò per un momento: era preoccupato, onestamente preoccupato, senza voler essere invadente. Kaori e Ryo gli erano stati grati perché gestire la loro relazione nascente oltre alla gravidanza non era stato facile e, anche se non volevano cacciarlo, avevano bisogno di intimità.

"Una decina di volte al giorno. È normale" volle rassicurarlo.

Mick guardava la sua pancia e fu sorpreso di vederla muoversi in modo bizzarro. Lei sorrise alla sua espressione stupita: si ricordò di Ryo la prima volta. Erano a letto e chiacchieravano quando uno dei bambini si era spostato. Lui si era preoccupato ed era rimasto affascinato. In seguito, quando era stato rassicurato dal fatto che lei non provasse dolore, si era divertito, posando la mano in attesa di un contatto. Lei ne era stata commossa: il suo viso brillava quando succedeva. Lei che pensava che sarebbe stato indifferente o spaventato, lo aveva scoperto sereno e molto...paterno...

"Si spostano. Vieni, appoggia la mano se vuoi"

Lui mise la mano nel punto indicato e si sentì emozionato: percepì un movimento sotto il palmo, qualcosa di duro.

"È un bambino?"

"Sì"

"Wow, è...indescrivibile" mormorò. Ritirò la mano, non volendo abusare della situazione.

"Avete già pensato ai nomi?" chiese esitante.

Kaori lo guardò affettuosamente.

"Un po', ma non decideremo prima di sapere chi è il padre. Alla fine, sarà una decisione di entrambi i genitori. Avrei solo una richiesta che ho fatto Ryo e la faccio anche a te. Vorrei che il maschietto avesse il nome di mio fratello. Per la femmina, non ho un'idea decisa. Pensaci e dimmi cosa ne pensi" gli disse.

Avevano appreso diverse settimane prima che aspettava un maschio e una femmina. Kaori era felicissima. Le ragazze si erano lasciate andare sugli acquisti di vestiti blu e rosa e, anche se non era il suo stile, non aveva detto nulla e gioiva della loro aria felice. La riempivano di idee di nomi.

"Mi sta bene, Kaori. Non l'ho conosciuto ma, per aver cresciuto così bene sua sorella, doveva essere un brav'uomo" rispose.

Asciugò una lacrima che le scorreva lungo la guancia. Ryo, che aveva ascoltato la conversazione per cinque minuti ma aveva voluto lasciarli un po' soli, entrò nella stanza.

"Fai piangere la mia donna, Mick" disse scherzosamente.

"Perché finalmente ha capito che sarebbe stata meglio con me" rispose l'americano senza smontarsi.

"Sta piangendo di gioia"

"Basta, voi due" disse Kaori, divertita. "Aiutatemi ad alzarmi, piuttosto. La tavola non si preparerà da sola"

"Comunque, dimmi, come sono finite le posate e i candelabri sul tavolo?" chiese Ryo sospettoso.

Kaori distolse lo sguardo, colta in fallo. Lui avanzò e trovò una candela dimenticata sul pavimento, poi le altre sul tavolino.

"Kao, fammi capire. Le candele si sono radunate da sole?" disse, guardandola con un sogghigno.

"No, ho fatto appello ai miei doni telepatici" rispose lei sfacciata, con gli occhi brillanti di malizia.

"Certo. Non devi chinarti" disse piano. Sapeva che lei era suscettibile in quel momento, odiando dipendere dagli altri.

"Sì, lo so...mi aiutate ad alzarmi o devo rotolare come il barile che sono diventata?" sospirò.

Ryo e Mick l'aiutarono e finirono di sistemare la tavola. Ben presto, le ragazze annunciarono che la cena era pronta e si misero tutti a tavola. La serata trascorse in allegria e buon umore. Più tardi, si scambiarono i regali. All'improvviso, Kaori si sentì oppressa e provò il bisogno di isolarsi per un momento. Lasciò la stanza e si rifugiò nella loro camera, guardando attraverso la finestra la neve che cadeva. Cercò di sopprimere la profonda angoscia che le attanagliava il cuore. Avrebbe visto il prossimo Natale? Avrebbe vissuto la felicità di vedere i suoi figli crescere e celebrare tutti gli eventi felici? Avrebbero vissuto insieme a Ryo? Sentì le lacrime caderle sulle guance.

"Kao?" sentì dietro di sé. Due braccia la strinsero e il calore che la circondò improvvisamente le fece un gran bene per placare le sue paure.

"Si chiedono tutti cosa stai facendo" le disse Ryo dolcemente.

"Niente, avevo solo bisogno di stare un po' sola..." mormorò, cercando di reprimere il tremore della voce. Il suo abbraccio si rafforzò.

"A cosa pensi? Parlami"

"Al prossimo Natale...mi chiedevo se riusciremo a vederlo..."

Ricominciò a piangere. Si voltò tra le sue braccia e annidò il viso nel suo collo.

"Ne siamo sempre usciti, Sugar. Ce la faremo di nuovo, vedrai" rispose, con più sicurezza di quanta ne provasse in realtà. "Li prenderemo a calci e faremo capire loro che City Hunter è e sarà sempre più forte di tutti"

"Ryo, se mi succedesse qualcosa e si potesse salvare i bambini, promettimi che farai il massimo per loro..."

"Zitta" sussurrò lui shockato. Come poteva immaginare di morire lasciando i loro figli?

"Promettilo. Non sopporterei di perderli"

Lui la strinse fino a soffocarla: dire che lei gli faceva paura in quel momento era un eufemismo. Ma se era quello che aveva bisogno di sentire...

"Te lo prometto" soffiò.

La sentì annuire e lentamente si calmò. Le diede il tempo di riprendersi e poi raggiunsero gli altri. Kazue e Mick avevano un regalo speciale per Kaori. Le porsero una busta con un fiocco sopra. Quando l'aprì, scoprì un disegno fatto per lei dai bambini dell'orfanotrofio.

"Ci siamo andati ieri per distribuire i regali da parte tua. I bambini sono rimasti delusi di non vederti, ma abbiamo detto loro che andrai presto a visitarli. Ci hanno dato questo per te"

Kaori li ringraziò calorosamente. Trascorsero qualche ora insieme, poi si separarono. I due innamorati andarono a letto e si addormentarono pacificamente l'uno tra le braccia dell'altro.

Kaori si svegliò di soprassalto la mattina dopo intorno alle 6. Aveva avuto un incubo in cui Ryo veniva ucciso. Lo guardò dormire per un momento, calmando il suo cuore che batteva selvaggiamente poi, col sonno che non tornava, si alzò. Andò in cucina e mise un po' in ordine. Poi si mise una giacca e salì sul tetto con una tazza di the. Era ancora buio ma la città era calma quel giorno di Natale. Guardò i palazzi illuminati, le strade deserte coperte da una coltre di neve. In lontananza, l'alba incombeva, iniziando a colorare l'oscurità. Si sentiva in pace.

All'improvviso, avvertì una presenza malevola. Si voltò e non vide nulla. Malgrado ciò, cercò di tornare vrso le scale dove, una volta chiusa la porta, sarebbe stata al sicuro, ma non ci riuscì. Un fazzoletto le venne piazzato davanti alla bocca e lei si tuffò nell'oscurità, con un ultimo pensiero ai suoi figli e al suo uomo.

Ryo si svegliò di soprassalto, sentendo l'aura nera nei paraggi. Si alzò e prese la sua arma. Sapeva che Kaori non era più a letto e la cercò. All'improvviso sentì il rombo di un elicottero sopra l'edificio e lo vide allontanarsi. Arrivando fino al tetto, non poté fare nulla. La terrazza era vuota, rimanevano solo i resti della tazza di the fumante di Kaori. Il suo sguardo si ghiacciò per la rabbia: sapeva che non le avrebbero fatto nulla finché non avessero avuto entrambi. Li avrebbe trovati e uccisi tutti per aver osato toccare la sua famiglia. Erano partite le ostilità.

Scese di sotto e avvertì tutti. Fece una doccia veloce per svegliarsi e vestirsi. Quindi preparò il caffè sapendo che gli altri sarebbero arrivati, poi scese all'armeria e preparerò l'artigleria che contava di portarsi dietro. I suoi gesti erano freddi e calcolati. Non c'era spazio per le emozioni al momento. Se avesse lasciato un solo varco, non avrebbe salvato la sua donna. Sentì Mick e Kazue entrare, seguito a breve da Umibozu e Miki e infine da Saeko. Salì.

"Ryo, come va?" chiese Kazue, la voce tesa. Si ritrasse davanti al suo sguardo freddo e spietato.

"Bene. La porteremo fuori di lì. Kazue, voglio che tu vada in clinica ad avvertire Doc. Tenetevi pronti, ok?"

"D'accordo, vado"

"Avvisami quando arrivi. Vogliono me. Vogliono ucciderci entrambi insieme"

"Perché attaccano adesso?" chiese Miki.

Ryo guardò Mick e gli altri. Era un'intuizione, detestabile, che aveva da un po' di tempo.

"Penso che vogliano i bambini. Dato quello che abbiamo inflitto a loro, sospetto che vogliano farci del male anche dopo la nostra morte, prendendoli...Kaori è alla fine della gravidanza o almeno in uno stadio sufficientemente avanzato perché nascano in buona salute"

"Ho sentito di diversi casi di sparizioni inquietanti di donne incinte" disse Saeko.

"Pensi che sia correlato?"

"Sì. Con la loro rete, si diversificano. Il mercato delle adozioni clandestine è molto redditizio"

Il telefono squillò. Erano loro. L'appuntamento era fissato sei ore più tardi in un magazzino in disuso, lontano dalla città.

"Vi avverto: non avrò pietà. Non intendo lasciare alcun sopravvissuto: ci hanno fatto già abbastanza male. Saeko, non voglio che tu intervenga: fai parte della polizia"

"Farò in modo di essere alla stazione e di rispondere alla chiamata. Interverrò in quel momento. Non è negoziabile. È la sorella di Hide" disse lei con fermezza. Lui accettò.

"Umi, Miki, Mick, la decisione è vostra"

"Potrebbero essere i miei figli: ti seguo" disse Mick, determinato.

"Ho passato troppo tempo a preparare la festa per i piccoli: non mi rovineranno tutto. Ci sto" disse Miki con un occhiolino.

"Ho bisogno di un po' di esercizio" disse semplicemente Umi, lasciandoli allibiti.

Le decisioni erano prese. Si prepararono.

Nel magazzino, Kaori era stata rinchiusa in una stanza luminosa e pulita. Strano...non era la solita ospitalità dei criminali. Non era legata. Era soltanto collegata a una flebo e i suoi occhi si spalancarono quando vide cosa c'era scritto: volevano indurle il parto. Come per sottolineare la sua scoperta, una contrazione sopraggiunse. Si sdraiò e respirò come le aveva detto Kazue, lasciando che il dolore ricominciasse. Si tolse con cura l'ago dal braccio, ma fece scivolare il tubo sotto il cerotto nel caso qualcuno fosse venuta a esaminare. Doveva pensare prima di agire.

Osservò la stanza: nessuna telecamera. Andò alla porta e girò la maniglia: chiusa a chiave. Guardò fuori dalla grata. C'era una guardia dietro la porta. Erano al piano di sopra perché vide una ringhiera a pochi metri a sinistra. Perché era salita sul tetto? Si rimproverò. Si riprese: non era il momento per i sensi di colpa. Doveva mantenere le idee chiare. Pensò a Ryo e questo le diede coraggio. Arrivò una nuova contrazione. Si concentrò e respirò. Per il momento, era sopportabile. Sentì dei passi versi la stanza e si sdraiò sul letto. Erano in tanti, non era il momento di attaccare. Lasciò che il dolore si imprimesse sul suo viso.

Quando gli uomini entrarono nella stanza e videro la giovane dolorante, sogghignarono.

"Signorina Makimura, benvenuta nel tuo ultimo luogo di vita" disse uno di loro. Lei decise di far abbassare loro la guardia e interpretò il ruolo della donzella spaventata. Un uomo in camice le si avvicinò e si mise i guanti.

"Si sdrai, la esaminerò"

Sforzandosi, lasciò che lui la toccasse mentre avrebbe voluto dargli una ginocchiata in faccia.

"Tre centimetri. È sulla strada giusta"

"Cosa...cosa volete?" balbettò, guardandoli.

"I tuoi bambini e, quando saranno nati, li venderemo, e uccideremo te e City Hunter. Sarà solo un risarcimento per i danni"

"No, non questo!" urlò, più per continuare con la recita.

Aveva la conferma di quello che pensava. Si aggrappò al dottore e, con assoluta abilità e discrezione, afferrò il paio di forbici che aveva visto nella tasca. Lui la spinse sul letto senza troppe cerimonie e tutti uscirono. Kaori sorrise: ora almeno aveva un utensile, o un'arma...senza aspettare, tornò in modalità professionale. Doveva uscire di lì prima di partorire e, come per farle capire che doveva fare in fretta, arrivò una nuova contrazione...

  
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