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Autore: grety95    19/10/2019    2 recensioni
Il primo film della saga che vidi fu New Moon.
Il personaggio da cui fui stregata fu Jasper, così complicato e così umano.
Soffrivo di depressione acuta in quel periodo e più volte mi ritrovai a pensare: magari ci fosse qualcuno come Jasper a farmi stare meglio con il suo potere!
Questo è un racconto senza pretese, tra realtà e finzione, che racchiude ciò che Jasper Withlock significa per me.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clan Cullen, Jasper Hale, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Evelyn Parker aveva un paio d’anni in meno di Isabella Swan, la figlia dell’ispettore capo della polizia appena trasferitasi a Forks. 

Era una ragazza bassa, quasi

 “ infagottata “ in se stessa. 

Scrutava il mondo da un paio di occhi vispi di un  azzurro limpido, dietro a un paio di occhiali blu.

Seguiva i compagni di classe in mensa e lungo i corridoi. 

Aspettava il suo turno appoggiata al muro, per far riposare le corte gambe su cui si spostava barcollando. 

“ Ha una malformazione congenita “ aveva spiegato Edward, che aveva letto quella e altre informazioni direttamente nella mente della ragazza. 

Evelyn non aveva mai osato rivolgere direttamente la parola ai Cullen. Probabilmente, era intimorita dal loro atteggiamento altero, esattamente come gli altri abitanti di Forks. 

Tuttavia, quando i suoi occhi incontravano quelli di Jasper, un timido sorriso le si dipingeva sulle labbra sottili. 

Non importava che passasse accanto al tavolo dei fratelli per raggiungere i suoi amici, o che si incrociassero casualmente nel cortile della scuola: ogni volta che l’azzurro si specchiava nell’ oro, lei sorrideva.

Non c’ era malizia in quel comportamento, Edward aveva rassicurato il fratello su questo.

Semplicemente, sembrava che Evelyn fosse incuriosita dalla smorfia di dolore che spesso appariva sul volto del giovane vampiro biondo. 

Nell’ ingenuità della mente umana, la ragazza credeva che Jasper soffrisse di una qualche forma di depressione; il che era vero, sebbene per motivi totalmente diversi da quelli che normalmente avrebbero causato un tale disturbo psicologico. 

“ Si sente spesso sola e incompresa  “ aveva continuato Edward “ La sua disabilità la rende più sensibile a certe cose. Ti sorride per darti conforto: è il suo modo per dirti che capisce come ti senti “ 

Quelle parole avevano colpito il Soldato; che mai avrebbe pensato di trovare in un’ anonima ragazza mortale un animo affine al suo. 

 

“ Puoi vedere il suo futuro? “

Alice era rimasta di stucco, davanti a quella insolita richiesta. 

Jasper deglutì “ Percepisco emozioni discordanti in lei “ spiegò “ È spesso malinconica, quasi tormentata; però altre volte esprime una gioia contagiosa: pare innamorata della vita “

Il Folletto sorrise dolcemente al suo compagno; poi si concentrò.

“ Non vedo bene gli umani, lo sai.. “ disse rassegnata dopo qualche minuto di silenzio.

“ Sembra che non abbia ancora deciso cosa fare davvero dopo la scuola. Infondo, le manca ancora parecchio prima del diploma “

Jasper aveva incalzato la compagna, chiedendole di guardare più a fondo. 

“ Le piacciono gli animali “ continuò Alice “ La vedo in un negozio, mentre accudisce coniglietti e.. rettili?! Strano per una ragazza! Ama molto anche la letteratura: pare che le piacerebbe diventare un’insegnante; c’è anche questa possibilità “ 

Jasper a quel punto chiese se Evelyn sarebbe mai guarita.

La risposta lo rattristò: qualunque visione Alice avesse su di lei, la giovane manteneva la sua andatura incerta.  

 

“ Purtroppo non si conoscono le cause esatte di questa patologia “ 

La voce di Carlisle era piena di compassione “ Ci sono dei presidi che possono migliorare la vita di quelle persone; ma mai portare ad una guarigione effettiva “.

Il dottor Cullen aveva posato una mano sulla spalla del figlio “ A cosa pensi, Jazz? “ domandò. 

Gli occhi dorati del ragazzo erano lucidi, come se fossero colmi di lacrime cristallizzate.

“ Perché certe persone devono soffrire tanto? Perché la vita è così ingiusta?! “ 

Carlisle non aveva una risposta da dare a suo figlio.

“ La cosa importante, Jasper, è trovare la propria strada; il proprio modo per sorridere, anche nelle avversità. Tutti noi cerchiamo la luce nelle tenebre della nostra esistenza. Gli umani fanno altrettanto; specialmente quelli a cui la sorte riserva le prove più difficili “

Il giovane era rimasto in silenzio per un po’; poi aveva guardato il proprio mentore negli occhi.

“ Io non ho mai avuto un’esperienza simile: gli umani ci evitano ed è meglio per loro. Edward dice che molti sono invidiosi del nostro aspetto e del nostro benessere economico. Qualcuno, soprattutto tra le ragazze, si rammarica del fatto che noi ci comportiamo come se non le ritenessimo alla nostra altezza. 

So che tutti a scuola hanno notato il mio disagio, anche gli insegnanti. Eppure, nessuno ha mai tentato di mostrarsi, come dire.. solidale? “

A quel punto, Edward era entrato nello studio del padre con una certa urgenza e con il volto carico di preoccupazione.

“ Jazz si sta chiedendo se la piccola Evelyn sarebbe più felice da Immortale “

Jasper aveva abbassato lo sguardo, vergognandosi di aver anche solo pensato una cosa tanto terribile.  

Carlisle sorrise magnanimo 

“ Ne dubito, figliolo. Probabilmente, la sua natura riflessiva ne farebbe una vampira tormentata dalla sua nuova condizione; senza contare che potrebbe sentire la mancanza della sua famiglia e dei suoi amici, che per ovvi motivi non potrebbe più rivedere. Certamente starebbe meglio a livello fisico; ma la sua anima ne sarebbe devastata. Inoltre, il nostro patto con i Lupi di La Push ci proibisce di mordere o trasformare un qualsiasi essere umano “ 

Jasper annuì, ringraziò il padre e uscì a caccia insieme ai suoi fratelli.

 

Evelyn sedeva mesta con la schiena contro il muro del corridoio. Sbocconcellava dei biscotti e ascoltava le chiacchiere concitate delle compagne, che dibattevano circa l’imminente ballo scolastico.

Era un evento particolare; perché sarebbe toccato alle ragazze invitare i maschi.

Come le altre, anche Evelyn immaginava il momento in cui avrebbe chiesto al suo cavaliere di accompagnarla; ma era altrettanto sicura che non l’avrebbe mai fatto davvero..

 

“ Qualcuno vorrebbe invitarti al ballo Jazz! “ sussurrò Edward sogghignando: il suo umore era piuttosto buono, da quando Isabella Swan gli aveva chiesto di accompagnarla a Seattle il weekend del ballo.

Al Soldato bastò continuare a camminare lungo il corridoio per indovinare a cosa si riferisse il fratello. La ragazza era là.

Quando si accorse che la stava guardando, abbassò gli occhi imbarazzata.

Jasper indugiò qualche istante, chiedendosi cosa fosse successo; poi lei alzò nuovamente il viso e gli sorrise timidamente.

Non era necessario il potere di Edward: il giovane poteva capire cosa passasse per la mente di lei semplicemente captando le sue emozioni. 

C’era desiderio in lei; ma anche timore, misto a curiosità.

“ Non osa farsi avanti per via di Alice.. “

Le parole del fratello giunsero a completare il quadro.

“ Sa che siete molto legati e le dispiacerebbe farle un torto. Tuttavia, ti ritiene forse l’unica persona che non riderebbe di lei, se provasse ad invitarti “.

Il Soldato era combattuto e passò l’ora di lezione successiva a ragionare su quanto aveva appena visto.

Forse gli sarebbe piaciuto portare al ballo la piccola umana.

Digrignò i denti i maniera impercettibile, tanto che solo Alice, al suo fianco, si accorse del suo nervosismo e cercò la sua mano per stringerla saldamente in segno di conforto.

No. Impossibile.

Jasper sapeva bene di essere un vampiro e soprattutto di non essere ancora completamente avvezzo a resistere al sangue umano. 

Se in un qualsiasi momento della serata Evelyn avesse fatto un movimento troppo brusco; oppure fosse caduta e si fosse sbucciata il palmo delle mani, lui probabilmente non sarebbe riuscito a trattenersi.

L’avrebbe uccisa, lo sapeva, e il regalo che voleva farle si sarebbe tramutato nell’incubo  della sua morte.

Tuttavia, Jasper era colpito da quel lieve cameratismo che si era inconsapevolmente creato tra loro.

Lei gli sarebbe stata amica se avesse potuto e lui non poteva far finta di nulla, quando percepiva in continuazione i suoi sbalzi d’ umore. 

Voleva fare qualcosa per lei: qualcosa che solo lei avrebbe potuto comprendere davvero.

Non sarebbe stato necessario stare pericolosamente vicini, ne’ sforzarsi di parlare, rischiando di perdere il controllo e costringere nuovamente i Cullen a trasferirsi. 

 

Evelyn richiuse lo zaino, si mise la giacca e si avviò barcollando all’uscita.

Solitamente gli altri la aspettavano; ma quel giorno era diverso: mancava solo una settimana al ballo.

Tutti, maschi e femmine, avrebbero trascorso il weekend sistemando gli ultimi particolari dei vestiti, le ragazze avrebbero prenotato il parrucchiere e pensato alla composizione del bouquet.

In realtà, ad Evelyn non interessava molto il ballo in se’. 

Adorava la musica; ma detestava il modo in cui il suo corpo si contorceva quando provava a seguire il ritmo. 

Le pareva inutile darsi tanta pena per una serata che probabilmente avrebbe dimenticato abbastanza in fretta, concentrata magari sull’ organizzazione delle vacanze estive.

Era abbastanza sicura, inoltre, che nessuna o quasi delle coppie del ballo sarebbe durata più di qualche mese. Dopotutto, erano adolescenti..

Si rammaricava tuttavia di essere, come sempre, l’ultima ruota del carro.

Che si trattasse del ballo, di una gita o magari una vacanza, lei era sempre l’ultima ad essere contattata. 

La colpa in realtà era della sua malformazione, che non le permetteva di fare troppi sforzi. 

Tuttavia, le sarebbe piaciuto, almeno una volta, essere la prima scelta di qualcuno. 

Quella riflessione era collegata a Jasper Hale, uno dei figli adottivi del Dott. Cullen, che aveva incrociato un paio di volte nella sala d’attesa dell’ospedale, mentre aspettava di essere visitata. 

Il Dott. Carlisle, nome insolito per un uomo così giovane, le era subito stato simpatico.

Era bello, certo, come tutti i membri della sua famiglia.

Quello che l’ aveva colpita, tuttavia, era la dolcezza del suo sguardo.

Si era fermato a scambiare due parole di cortesia con sua madre e i suoi occhi dorati si erano accesi di curiosità, quando aveva saputo della sua malattia. 

Evelyn conosceva i ragazzi Cullen solo di vista; ma da sempre aveva l’impressione che, tra tutti, l’ angelo dai ricci biondi fosse quello che più si avvicinava al padre per sensibilità. 

Jasper aveva un’espressione perennemente spaesata, a tratti agonizzante.

Ovviamente lei non poteva sapere il reale motivo di quel comportamento; ma in qualche modo sapeva che lui possedeva una sensibilità maggiore rispetto ai suoi fratelli, rispetto alla maggior parte delle persone che lei conosceva.

Era certa che lui non avrebbe riso; ne’ si sarebbe sentito in imbarazzo, se lei avesse avuto il coraggio di chiedergli di essere il suo cavaliere. 

Ma il ballo era una sciocchezza e Jasper aveva già una compagna, alla quale pareva essere legatissimo, e l’ illusione di una sola serata non avrebbe cambiato in meglio la sua condizione.

Era immersa in questo ed altri tristi pensieri, quando improvvisamente sentì prima una forte sensazione di calma; poi una felicità contagiosa.

Alzo’ lo sguardo con aria interrogativa e li vide: Edward era al volante della Volvo e gli altri stavano prendendo posto, schiacciati tra gli zaini. 

Jasper era l’ ultimo della fila e a Evelyn sembrò che la stesse guardando, prima di sparire nell’abitacolo chiudendo energicamente la portiera. 

Quell’onda di positività la accompagnò ancora per un po’ durante il pomeriggio, svanendo progressivamente fino all’ora di cena.

 

Nei giorni successivi successero cose strane: ogni volta che Evelyn si sentiva agitata per un’ interrogazione, ecco che all’ improvviso questa lasciava il posto alla serenità. 

Quando un compagno le diede una spinta di proposito, fingendo poi di scusarsi, dapprima accettò le scuse, ma subito sentì montare una rabbia sconosciuta e gli rispose per le rime, sbugiardandolo.

Era la prima volta che sentiva di non dover sottostare a nessuno. 

Sembrava assurdo; ma ogni volta che accadeva qualcosa di simile, la ragazza riusciva a scorgere i fratelli Cullen infondo al corridoio, oppure seduti in mensa o ancora che bighellonavano per il cortile durante la pausa pranzo. 

Arrivò infine Il fatidico giorno del ballo.

Com’era prevedibile, l’ eccitazione pervase gli studenti fin dal suono della campanella d’ingresso. 

Le ragazze erano le più emozionante, anche se c’era qualcuno tra i maschi che scommetteva su chi sarebbe stato il più elegante o chi sarebbe inciampato per primo sulla pista, facendo una pessima figura con la propria dama. 

Evelyn ascoltava tutto con distacco, cercando di pensare a quale film avrebbe guardato quella sera insieme alla sua famiglia. 

La sua pazienza fu messa dura prova in mensa, quando Giselle e la sua cricca si sedettero al suo stesso tavolo.

“ È un peccato che tu non ci sia, stasera “ commentò la cheerleader. Evelyn sorrise amaramente “ Non è il genere di cose che fa per me, lo sai.. “

“ Già “ rispose la ragazza “ Anche perché ci sarà da scatenarsi parecchio e mi sarebbe piaciuto vedere chi avrebbe accettato di accompagnare te, Evy, senza offesa “

Ma ovviamente l’ offesa c’era e faceva male, come al solito. 

Normalmente Evelyn non avrebbe più aperto bocca; ma non quel giorno.

Sentì nuovamente la rabbia montarle dentro e seppe cosa dire.

Prese un respiro profondo, poi sorrise a Giselle “ Hai ragione. Immagino che, quando conoscerò qualcuno che deciderà di essere il mio cavaliere, lo farà perché gli piacerà parlare con me e non solo per palpare il mio sedere sulla pista da ballo “

Detto ciò si alzò, prese il vassoio e barcollando lo portò fino alla pattumiera. 

Non riusciva a credere di aver pronunciato veramente quelle parole. 

Buttò i rifiuti con mani tremanti e, quando alzò gli occhi, lui la stava guardando.

Il cuore iniziò a battere più forte e gli sorrise come al solito.

Quella volta però fu diverso: la felicità la avvolse di nuovo e, per la prima volta, Jasper Hale piegò le labbra in un sorriso complice e le fece l’occhiolino.

   
 
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