Capitolo
IX
Ultime
volontà
(dal
punto di vista di Nick)
Il
giorno dopo la morte di mia madre, sapevo che avrei dovuto darmi da
fare per
risolvere gli affari che lei aveva lasciato in sospeso. Ciò significava
rintracciare il suo avvocato e informarlo della sua morte. Il problema
era che
ignoravo la sua identità. Avevo pensato che avesse lasciato un
testamento, ma
avrei dovuto scoprire con chi l’avesse redatto.
Mi
faccio forza ed entro nella sua camera da letto. Per qualche istante,
resto a
fissare il letto vuoto, dove l’avevo trovata ieri. Il dolore rischia di
sopraffarmi un’altra volta. Riesco a malapena a reprimerlo. Ho del
lavoro da
fare qui.
Quindi
inizio a cercare per la stanza con attenzione.
Mi
ritorna un ricordo in mente. C’è un piccolo armadio nella stanza,
proprio
accanto al letto. Sembra abbastanza ordinario, ma ricordo che quando
ero
piccolo, mia madre minacciò che, se mi fossi comportato male, avrebbe
confiscato il mio giocattolo preferito e lo avrebbe messo in uno
scompartimento
all’interno di quel mobile. Ho sempre saputo che quello scompartimento
era lì e
che non aveva un lucchetto, ma non avrei mai potuto fare uno sgarbo
simile alla
mamma solo per riavere indietro il mio giocattolo.
Mi
accovaccio e apro l’armadietto. Sono abbastanza sicuro che quello
scompartimento è ancora lì. Ho un attimo di esitazione nel frugare al
suo
interno, poiché il fugace ricordo di essere sorpreso con le zampe nel
sacco mi
torna in mente e dal momento che mia madre non è più al mio fianco,
rischio di
lasciarmi sopraffare dal dolore. Decido di ricacciare indietro quella
sensazione e apro lo scompartimento.
All’interno
c’è una busta. Allungo la zampa e l’afferro.
Sul
retro è riportata la dicitura ‘A mio figlio Nicholas’.
Mi
siedo a lato del letto con gli occhi fissi sulla busta. Esito
nell’aprirla.
Rimango a fissare quelle parole scritte a mano per un bel po’.
Mi
rendo conto che ho l’intenzione di aprire quella busta quasi con
rabbia, ma
nello stesso tempo non ho affatto l’intenzione di aprirla.
Le
mie zampe tremano leggermente mentre il dolore minaccia nuovamente di
prendere
il sopravvento su di me.
Prendo
un respiro profondo per infondermi coraggio e riesco ad aprire la busta
con
attenzione tramite uno dei miei artigli.
All’interno
c’era un foglio di carta ripiegato. Sono riuscito a tirarlo fuori. Dopo
aver
inspirato profondamente un’altra volta, aprii il foglio e iniziai a
leggerlo.
******
‘Caro
Nicholas,
Se
stai leggendo questa lettera, allora significa che non sono più al tuo
fianco.
Sarò in un posto migliore, ovunque si trovi anche il mio John.
Se,
quando avrai ricevuto questa lettera, non sarai ancora tornato a
Zootropolis,
allora spero che tu riesca a tornare almeno in tempo per assistere al
mio
funerale. Sono certa che in quell’occasione incontrerai inevitabilmente
la tua
vecchia fiamma, Judy Hopps, e lei sarà lì per un’ottima ragione,
proprio come
te. Lei ha un figlio. Cercherò di non essere troppo prolissa per
renderti le
cose meno complicate. Il cucciolo di Judy è tuo figlio. Dopo che vi
siete
lasciati, lei non è riuscita ad abortire e ha scelto invece di metterlo
al
mondo. Lui è molto simile a te quando avevi la sua età, anche se deve
sopportare l’ulteriore fardello di essere un ibrido nato dall’unione
fra una
volpe e una coniglia. Ho provato a raccontargli tutto ciò che potevo su
di te,
ma come era prevedibile è stato cresciuto solo da sua madre, e dal
momento che
tu non volevi che lei sapesse dove te ne fossi andato, tutto quello che
ho potuto
fare è dirgli che lui non era in nessun modo responsabile della tua
fuga. Non
ho potuto dirtelo prima, perché questa responsabilità ha gravato
unicamente
sulle spalle di Judy. Quando avrai letto questa lettera, tuttavia, sarà
già
troppo tardi. Non voglio che tu rimanga sconvolto o sorpreso quando
sarai
presente al mio funerale.
Se
stai leggendo fra queste righe e sei già ritornato a Zootropolis per
darmi
l’ultimo saluto, probabilmente avrai già incontrato Nicholas e sarai
già venuto
a conoscenza dei particolari della sua nascita. Mi dispiace davvero di
non
avertelo mai potuto dire; avrei davvero tanto desiderato di dirtelo, se
solo il
cancro non avesse già cominciato a divorare la mia memoria.
Spero
almeno di aver avuto l’occasione di incontrare Robin di persona. È
sempre stato
un nipotino adorabile nelle nostre chiamate su Muzzletime e nelle
nostre
lettere, ma vorrei che conoscesse anche il suo fratellastro.
Se
hai trovato questa lettera, proverai a contattare il mio avvocato per
informarlo della mia scomparsa. Ho redatto un testamento nello stesso
giorno in
cui ho scritto di mio pugno questa lettera, perciò dovrai assistere
alla sua
lettura. Il mio avvocato è una nostra vecchia conoscenza. So cosa pensi
dei
Donnolesi dopo tutti quei diverbi che hai avuto con Duke diversi anni
fa, ma
posso assicurarti che non esiste al mondo un avvocato migliore di suo
padre,
Archie. Lavora ancora fuori città nel suo studio a Happytown, perciò lo
troverai facilmente. Dovrai informare Judy Hopps, perché le mie ultime
volontà
riguardano anche lei e il tuo primogenito.
Infine,
voglio che tu sappia che ti ho voluto bene con tutto il cuore e che te
ne vorrò
per sempre. Anche se non sono riuscita a capire i motivi per i quali
hai
vissuto la tua vita, rimani mio figlio e nulla al mondo potrà mai
cambiarlo.
Potrei
essere andata via, ma sarò sempre con te. Cercami nel tuo cuore e mi
troverai.
Stai
attento. Stai bene. Rimani te stesso.
Per
sempre tua madre,
Viola
Wilde.’
******
Nick
fissò intensamente quella lettera, mentre lacrime silenziose gli
rigavano le
guance. Nel leggere quelle righe, aveva provato qualcosa di definitivo
che
aveva reso la morte di sua madre ancora più tangibile per lui.
Restò
impalato a guardare la lettera per qualche istante, prima che potesse
sentire
il rumore di qualcuno che si sedeva sul letto dietro di lui, oltre che
l’odore
che Nick sapeva bene appartenere a un certo fennec di sua conoscenza.
“Hai
intenzione di rimanere seduto sul letto per tutto il giorno?” domandò
Finnick
accigliato.
“Non
ti ho sentite entrare.” esclamò Nick senza voltarsi.
“Che
cosa hai trovato, Nick?”
“È…
personale.”
Finnick
sbuffò dalle narici. Girò attorno al letto e andò a sedersi accanto a
Nick.
“Ora,
tu sai bene che non sono il tipo avvezzo alle sdolcinatezze o altre
stupidaggini del genere.” disse Finnick, “Ma lei ti voleva bene. Non
importa
quanto tu sia stato cocciuto negli ultimi quindici anni.”
“Dillo
pure, se questo ti fa sentire meglio.” rispose Nick con un leggero
sbuffo.
“Va
bene.” esclamò Finnick, “Lo faccio solo per il tuo bene. Avrei dovuto
fare
questa chiacchierata con te molto tempo fa, se avessi saputo che la tua
cara
coniglietta avesse deciso di tenere il cucciolo. Dannazione, sarei
volato fino
in Messigatto io stesso e ti avrei riportato indietro a forza.”
“Non
lo sapevo e alla fine avevo pensato che sarebbe stato meglio così.”
“Non
riesci a vedere che hai ancora il cuore a pezzi?” domandò Finnick, “Tua
madre
voleva disperatamente alleviare il tuo dolore, ma diceva sempre che eri
troppo
lontano perché lei potesse fare qualcosa. Ha rifiutato le tuo offerte
perché
lei non voleva i tuoi soldi, voleva che tu tornassi
a
Zootropolis. Immagino che non mi abbia mai detto niente di tuo figlio
perché
sapeva che sarei andato fin laggiù e che avrei trascinato il tuo culo
triste
fin qui senza aver neppure battuto ciglio.”
Ci
fu un’altra risatina.
“Allora,
che c’è scritto in quella lettera?” domandò Finnick.
“Come
ti ho già detto, è personale.” rispose Nick.
“Nick,
sai che ero legato a tua madre come lo era alla mia.” confidò
Finnick,
“Ci conosciamo da quando eravamo due cuccioli scapestrati e nonostante
tutti i
guai in cui ci eravamo ficcati, tua madre mi ha sempre accolto in casa
sua con
te.”
Nick
non poté fare a meno di sospirare. Finnick aveva perduto sua madre
quando era
piccolo ed era stato preso in custodia da alcuni parenti che lo avevano
trattato con un certo distacco. Viola era stata la cosa più vicina a
una madre
che Finnick avesse mai avuto e Viola aveva sempre dato il benvenuto al
fennec.
“Come
avete fatto tu e Nicholas a non incontrarvi?” domandò Nick, “Entrambi
andavate
a far visita a mia madre, oppure mi sbaglio?”
“Tirerò
a indovinare, ma immagino che tua madre abbia avvisato la tua cara
coniglietta
quando venivo a trovarla.” rispose Finnick, “Ora, mi dirai che la cosa
ti ha
fatto piangere, oppure dovrò estorcerti la verità con le cattive?”
“Non
lo faresti mai.” esclamò Nick ridacchiando.
“Okay,
forse non nei confronti di un figlio in lutto.” ammise il fennec, “Ma
la cosa
ti ha fatto arrabbiare, e si vede. Come ti ho già detto, hai ancora il
cuore a
pezzi, Nick.”
La
volpe scosse la testa e diede il foglio a Finnick. Dopo averla letta,
il suo
volto solitamente aspro si addolcì e, per un fugace attimo, Nick pensò
che
anche Finnick avesse pianto; era uno spettacolo a cui Nick non aveva
mai
assistito, ben conoscendo la tempra d’acciaio del suo vecchio amico.
“Sii te stesso, eh?” disse Finnick mentre
guardava le righe finali della lettera, “Mi sembra un buon consiglio.
Lo
seguirai?”
Nick
non rispose e fissò invece la finestra della camera da letto.
******
Ho
seguito le indicazioni di mia madre scritte sulla lettera: telefonai
allo
studio legale ‘Donnolesi & Co. Solicitors’ e parlai con Archie
Donnolesi,
la donnola che gestiva la compagnia. A differenza di suo figlio, Archie
sa come
parlare a un altro mammifero. Lo informo della morte… di mia madre… e
accetta
di incontrarmi fra qualche ora nel pomeriggio. Non appena termino la
chiamata,
compongo il numero della casa di Judy. Il telefono squilla per poco
tempo.
******
“Pronto?”
fu la risposta concisa dall’altro capo del telefono. Nicholas aveva
risposto
alla chiamata.
“Car…
tua madre è in casa?” domandò Nick.
“No,
è andata al lavoro.” rispose Nicholas.
“…
giusto.” affermò Nick, “D’accordo, andrò a trovarla in centrale. C’è
qualcosa
che dobbiamo fare questo pomeriggio.”
“Ho
capito.” replicò Nicholas prima di riagganciare.
******
Penso
che sia il massimo che Nicholas mi abbia detto fin dal nostro incontro
nella
vecchia sartoria di mio padre.
Comunque,
mi preparo per andare alla centrale di polizia. Indosso un completo
elegante –
camicia bianca con giacca e pantaloni rigorosamente neri – ed esco da
casa di
mia madre. Finnick si offre di accompagnarmi, ma gli chiedo di rimanere
con
Robin in casa mentre sono via. Chiamo un taxi e non passa molto tempo
prima che
uno spettacolo che non vedevo da quindici anni mi torni alla mente.
L’edificio
della centrale di polizia non è cambiato affatto. Voglio dire,
avrebbero almeno
dovuto dare una mano di vernice nei quindici anni che sono passati
dall’ultima
volta che l’avevo visto.
Pago
la corsa, esco e mi dirigo verso l’ingresso. Diamine, persino le porte
scorrevoli sono rimaste le stesse.
Mentre
entro nell’edificio, noto che almeno l’interno aveva avuto un
intervento di
riverniciatura. Getto uno sguardo al centralino e assisto a un altro
spettacolo
che ero sicuro che non sarebbe cambiato dopo tutto questo tempo.
Accidenti,
Ben Clawhauser non sembra cambiato di una virgola, vero? Da qui, riesco
a
scorgere qualche pelo grigio sulla pelliccia attorno al suo muso, ma
rimane un
gattone troppo cresciuto, che sta canticchiando una canzone che
riconosco come
l’ultimo singolo di successo di Gazelle, mentre balla allegramente al
suo
posto, del tutto ignaro di ciò che sta succedendo qui.
Mi
avvicino al bancone del centralino; Ben non si è ancora accorto che c’è
un
visitatore. Una volta arrivato, busso sul legno del bancone.
Ben
smette di ballare e mi fissa. Per un istante, il suo volto sembra
essersi
bloccato per la sorpresa.
Quindi,
succede.
******
“Per
tutte le macchie di ghepardo!” strillò Clawhauser, “Nicholas Wilde! Sei
tornato!”
Clawhauser
si lanciò dall’altra parte del bancone e strinse a sé Nick in un
abbraccio.
“Baffetto!
Non riesco a respirare!” ansimò Nick. Il corpulento ghepardo allentò la
presa e
lasciò andare la volpe.
“Oh,
ti sei perso un sacco di cose avvenute qui dentro!” esordì Clawhauser,
“Non so
quanto tu sappia, ma…”
“Credimi,
amico.” disse Nick mentre si sistemava la cravatta e il colletto della
giacca,
“So già tutto.”
Clawhauser
abbassò lievemente lo sguardo.
“Oh,
ho saputo della tua povera mamma.” disse, “Mi dispiace tanto, Nick.”
L’unica
risposta di Nick fu una leggera smorfia.
“Cosa
ti porta al distretto oggi?” domandò Clawhauser nel tentativo di
cambiare
argomento dopo aver visto l’espressione abbattuta di Nick.
“Ho
bisogno di parlare con car… voglio dire, il Capitano.” disse Nick.
“Allora
lo sai già.” commentò Clawhauser, “Che altro hai saputo?”
“Tutto.”
ribadì Nick.
“Ah.”
esclamò il ghepardo prima di sporgersi in avanti, “Nick, per quello che
vale,
sappi che ho preso le tue difese dopo che te ne sei andato.”
Nick
abbozzò un sorriso.
“Ti
ringrazio, amico.” disse, “Lo apprezzo molto.”
“Per
quanto riguarda il Capitano Hopps, la troverai nel suo ufficio.” disse
Clawhauser,
“La chiamo subito.”
Il
ghepardo sollevò la cornetta del telefono. “Capitano? C’è qui Nick
Wilde che
desidera parlare con lei. Lo mando su? D’accordo.” Clawhauser riattaccò
e si
rivolse a Nick, “Conosci ancora la strada?”
“Dopo
tutte le lavate di capo che Bogo mi ha fatto lassù? Certo!” ribadì Nick
alzando
un sopracciglio, “A proposito, come sta?”
“Beh,
glielo puoi chiedere tu stesso, dal momento che è in ufficio con il
capitano.”
Nick
si accigliò. Tuttavia, si diresse verso la rampa di scale che lo
avrebbe
condotto al secondo piano. Si rivolse nuovamente a Clawhauser.
“È
stato un piacere parlare di nuovo con te, baffetto.” disse Nick.
“Torna
presto, manchi a tutti noi!” affermò il ghepardo, mentre vedeva la
volpe salire
le scale.
Nick
raggiunse la porta di quello che in precedenza era l’ufficio del
capitano Bogo.
Sulla porta era riportata la dicitura ‘Capitano Hopps’. Poteva sentire
delle
voci provenire dall’ufficio, perciò Nick bussò alla porta.
“Avanti.”
esclamò Judy. Nick aprì la porta ed entrò.
Lo
spettacolo che Nick si trovò davanti fu il più insolito che avesse mai
visto.
Bogo, che indossava un completo casual, era seduto su quello che Nick
considerava il lato sbagliato della scrivania. Judy, invece,
era seduta
sulla sedia che spettava al suo rango.
“Wilde.”
annuì Bogo.
“Bogo.”
esclamò Nick di rimando. Il bufalo si rivolse a Judy.
“Beh,
credo che ci siamo detti tutto quello che dovevamo dirci.” Bogo si alzò
e si
abbottonò la giacca, “Se vuole scusarmi, ho alcune faccende che
richiedono la
mia attenzione.”
Con
ciò, Bogo uscì dall’ufficio. Nick lo vide allontanarsi prima di
rivolgere la
sua attenzione a Judy, che sospirava.
“Su
col morale, capitano.” disse Nick mentre si arrampicava sulla grande
sedia che
Bogo aveva lasciato vacante.
“Non
ancora per molto.” esclamò Judy. Nick la guardò perplesso.
“Che
cosa dovrebbe significare?” domandò Nick. Judy rispose facendo
scivolare una
lettera sulla scrivania in direzione della volpe.
******
La
lettera che carotina mi passa richiede pochissimo tempo per essere
letta.
È
una lettera di dimissioni. Ha intenzione di lasciare il ruolo di
capitano e
chiede di essere declassata al grado di tenente.
Lo
stesso rango che aveva quando me ne sono andato.
La
lettera raccomanda anche di sostituirla con Trisha Fangmeyer, sorella
dell’agente Stan Fangmeyer.
Le
chiedo perché ha intenzione di fare una cosa simile.
******
“Voglio
dimettermi perché è la cosa giusta da fare.” disse Judy, “Non sono una
brava
mammifera, Nick.” la coniglia sospirò malinconicamente, “Perché sono
andata così
lontano?”
“Perché
il tuo obiettivo era sempre quello di rendere il mondo un posto
migliore.”
replicò Nick.
“Non
ci sono neppure andata vicino. Non posso perseguire questo obiettivo se
non
riesco neppure a rendere migliore il mondo di mio figlio.” disse Judy,
“Non ci
riesco dal giorno in cui… abbiamo litigato. Mi sono arresa. Sono andata
avanti
con il pilota automatico, ottenendo una promozione dopo l’altra. Sono
un’amica
orribile, una pessima madre e non posso più andare avanti così. Devo
sistemare
tutto questo.”
Nick
poteva vedere gli occhi di Judy inumidirsi di lacrime.
“Su,
su…” Nick allungò una zampa verso Judy e le strinse la spalla, “Non sei
cattiva
come pensi, Judy.” Le orecchie della coniglia si piegarono in avanti
nell’udire
il suo nome, ma lei scosse la testa in segno di negazione, “Non lo sei affatto.
Hai commesso degli errori nel corso della tua vita? Beh, sì, li hai
commessi.
Ma questo ti rende un pessimo soggetto? No, niente affatto. Se fossi
davvero
cattiva come hai detto, ti saresti forse resa conto degli errori che
hai fatto?
Non credo proprio. Nessuno che possiede un’indole malvagia ammette mai
di aver
sbagliato. E se tu sei davvero una mammifera orribile, allora
io che
dovrei essere? Sono tornato a Zootropolis soltanto per vedere in tempo
mia
madre, o ciò che era rimasto di lei, morire. Se fossi tornato prima,
avrei
scoperto la verità e sarei rimasto in città mentre mia madre sarebbe
stata
ancora in vita.”
“Io
ti ho respinto!” protestò Judy.
“Me
ne sono andato di mia volontà!” ribadì Nick.
“Per
colpa di tutto quello che ho fatto!”
“Basta!”
gridò Nick, “Basta così!”
Judy
rimase a fissare la scrivania, mentre le lacrime le rigavano il volto.
“Non
sono venuto qui per discutere su chi di noi due avesse commesso più
errori, carotina.”
ribadì Nick.
“Perché
sei qui, allora?”
Nick
fece un respiro profondo per calmarsi, prima di riprendere a parlare.
“La
lettura del testamento della mamma si terrà questo pomeriggio.” disse,
“Dovrai
essere lì.”
******
Carotina
sembra sorpresa. Le dico che ho trovato una lettera in cui mia madre ha
trascritto le sue ultime volontà, alcune delle quali la riguardano
direttamente.
Mi
tornano alla mente le ultime parole scritte in essa.
Stai
attento. Stai bene.
Rimani
te stesso.
Poi
ripenso alle parole pronunciate da Finnick, su come abbia ancora il
cuore a
pezzi dopo tutto questo tempo. Immagino che abbia ragione. Puoi anche
mettere
una pezza su una crepa, ma rimarrà sempre al suo posto. Non
fraintendetemi: amo
ancora Anabel, e se lei fosse ancora in vita, le cose ora sarebbero
diverse, ma
penso che lei sapesse che il mio cuore era ancora… in frantumi… dopo
quello che
era successo. In più di un’occasione, aveva provato a convincermi a
riprendere
il mio vecchio nome. Le avevo detto che ci avrei pensato.
Mi
è venuta in mente un’altra cosa a proposito di tutto questo.
L’unica
ragione per cui stavo così male è perché ero ancora innamorato di Judy.
E se il
dolore che avevo provato in passato era tornato, non poteva certo
trattarsi di
una semplice eco.
Questo
può significare una sola cosa.
Sono
ancora innamorato di Judy.
Cercate
di non travisare il significato di quanto ho appena detto. Sebbene la
ami
ancora, sono successe troppe cose fra di noi perché possiamo anche solo
pensare
di tornare a lavorare insieme come è stato in passato. È passata fin
troppa
acqua sotto i ponti. Tuttavia, non vedo alcun valido motivo per cui noi
due non
possiamo tornare a essere amici, soprattutto dal momento che, in un
modo o
nell’altro, siamo strettamente connessi tramite nostro figlio.
Qui
sto divagando. Perciò mi limito a dirle della lettera senza accennare
al suo
contenuto.
Non
dovevo dirle altro, perciò lascio Carotina ai suoi doveri dopo averle
detto
dove si trova la sede legale dello studio ‘Donnolesi & Co.
Solicitors’.
******
Mentre
Nick usciva dalla centrale di polizia, vide avvicinarsi il furgone di
Finnick.
Nick raggiunse il mezzo con un’espressione leggermente accigliata.
“Cosa
ti porta qui?” domandò Nick.
“Servizio
navetta.” grugnì Finnick. Nick non poté fare a meno di ridacchiare,
attirandosi
uno sguardo irato da parte del suo vecchio amico.
“Cerca
di non occupare troppo spazio.” minacciò il fennec, “Salta a bordo.”
Nick
fece come gli era stato detto e si accomodò sul sedile anteriore del
passeggero. Robin era seduto sul retro del furgone.
“Allora…”
esordì Finnick dopo aver messo in moto, “Vuoi dirmi per quale ragione
ci hai
messo così tanto? Avevo iniziato a chiedermi se ti avessero tenuto in
ostaggio
o qualcosa del genere.”
“No.”
rispose Nick scuotendo la testa, “Andiamo via di qui. Ho un
appuntamento con
una donnola.”
Finnick
sbuffò seccato mentre si dirigeva in direzione di Happytown.
******
Ah,
Happytown. Non mi è mai mancato questo posto. Nonostante il nome,
nessuno è
felice a Happytown. I miei genitori vivevano qui, molto tempo prima che
potessero racimolare i soldi necessari per trasferirsi nel Distretto di
Rainforest. Questo è il peggior distretto di tutta Zootropolis. È
praticamente
una baraccopoli. Mi vergogno ad ammettere che ho dovuto vivere qui
prima di
affittare quel grazioso appartamento a Savanna Central con carotina.
La
sede della compagnia si trova a pochi isolati di distanza dalla vecchia
sartoria
di papà.
Chiedo
ancora una volta a Finnick di badare a Robin mentre sono via. Non
sembra troppo
contento di giocare nuovamente alla tata, ma gli do abbastanza soldi
per
comprare qualcosa da mettere sotto i denti e questo sembra bastare a
rasserenarlo.
Non
appena mi accingo a entrare, ancora una volta le parole di mia madre mi
ritornano alla mente.
Rimani
te stesso.
Dal
momento che sono qui, finisco col chiedermi cosa mi sia appena passato
per la
testa.
******
Nick
si avvicino alla centralinista, una giovane volpe che poteva avere
diciotto o diciannove
anni al massimo; molto probabilmente era una tirocinante, aveva pensato
Nick.
“Mi
scusi, ho un appuntamento con Archie Donnolesi. Il mio nome è Nicholas
Hood.”
La
volpe lanciò un’occhiata a Nick, poi iniziò a battere i tasti sulla
tastiera
del suo computer.
“Sì.”
esclamò la giovane tirocinante indicando il breve corridoio dietro la
scrivania,
“Lo troverà nell’Ufficio Due sulla destra.”
“Grazie.”
disse Nick avvicinandosi all’ufficio indicatogli. Bussò alla porta.
“Avanti.”
disse una voce maschile dall’altro lato della porta. Nick la aprì ed
entrò.
“Ne
è passato di tempo, Archie.” disse con un sorriso.
Archibald
‘Archie’ Donnolesi aveva appena passato la settantina, ma sembrava più
arzillo
che mai. A differenza di suo figlio Duke, non aveva un pelo fuori posto
e il
suo completo, sebbene fosse un po’ logoro, era comunque ben tenuto.
Indossava gli
occhiali, un dettaglio che si rivelò una novità agli occhi di Nick.
“Come
sta tuo figlio? Non lo vedo da… beh, almeno quindici anni.” disse Nick.
“È
in prigione, che tu ci creda o no.” rispose Archie.
“Che
cosa ha combinato questa volta?”
“Il
solito.” Archie si limitò a stringersi nelle spalle, “A volte non so
proprio
cosa fare con lui.” confessò scuotendo la testa, “Immagino che tu non
sia
venuto qui per ascoltare le storie della mia famiglia.”
Nick
cambiò rapidamente espressione.
“Hai
indovinato.” ammise Nick, “Sono qui per mettere in ordine gli affari
che mia
madre ha lasciato in sospeso.”
Archie
gli consegnò una busta sigillata.
“Poiché
il testamento riguarda più beneficiari, ritengo che tu abbia già
informato le
parti interessate che devono essere presenti alla lettura. Non è così?”
“Sì.”
rispose Nick, “Ma prima di iniziare, c’è una cosa che vorrei chiederti.”
“Di
che si tratta?”
Nick
inspirò profondamente.
“Voglio
cambiare il mio nome.”
“Ancora?”
Archie inarcò un sopracciglio, “Un cambiamento non è stato sufficiente?”
“Ecco…”
cominciò Nick, “Non voglio prendere un nuovo nome, desidero soltanto
tornare a
quello vecchio.”
Archie
si limitò a fissare negli occhi Nick per un po’.
“Ascolta,
c’era qualcosa nella lettera della mamma che corrisponde a verità e
stamattina
ho parlato con alcuni… amici che mi hanno fatto capire che sono
scappato da me
stesso per troppo tempo.” spiegò Nick, “Ritornare al mio vecchio
nome sarà
soltanto… l’inizio di un lungo processo di cambiamento.”
Archie
continuò a tenero lo sguardo fisso su Nick, prima di sbuffare e di
tirare fuori
un documento da uno dei cassetti della sua scrivania.
Era un modulo per il cambio del nome. Nick
sapeva che con ogni probabilità l’iter burocratico avrebbe richiesto
del tempo.
“Compila
questo modulo e consegnalo in municipio.” disse Archie.
“Ti
ringrazio.” esclamò Nick dopo aver preso il documento.
******
Dopo
che Judy arrivò, si sedette sulla sedia accanto alla mia e Archie
iniziò a
leggere il testamento in nostra presenza.
Mamma
aveva lasciato a me il suo appartamento. A Nicholas sarebbero andati i
suoi
risparmi. Il testamento affermava che desiderava essere sepolta nello
stesso
lotto dove riposa papà. Aveva anche stipulato una polizza assicurativa
sulla
vita che avrebbe coperto i costi del funerale.
Me
ne vado appena finita la lettura del testamento. Finnick mi porta a
casa e
chiamo l’impresa di pompe funebri per organizzare il da farsi.
Il
funerale della mamma si sarebbe svolto entro una settimana.
Per quanto riguarda me: Nicholas Johnathan Hood esce di scena, mentre Nicholas Piberius Wilde fa il suo ritorno.
Note
dell’autore: Questo
era il nono capitolo!
Al
contrario del precedente, questo capitolo è ben più lungo e anche pieno
zeppo di
avvenimenti, come il testamento che Viola Wilde è riuscita a scrivere
di
propria zampa prima che la malattia le divorasse inesorabilmente la
memoria e
le dimissioni di Judy da capitano della polizia di Zootropolis. Spero
che
abbiate a disposizione una bella scorta di fazzoletti, perché ne avrete
bisogno
nei prossimi capitoli. Vedrete!
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
IX di Grief’s Reunion: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Grief-s-Reunion-9-Letters-And-Wills-687657673
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/10995909/chapters/24492501
Questo
è quanto. Come sempre, vi ringrazio per la vostra cortese attenzione e
vi
auguro una buona lettura. A presto!