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Autore: Henya    19/10/2019    3 recensioni
Salve a tutti :) questo è il proseguimento della mia prima fanfiction "Never Lose Hope".
Anya , dopo essere partita con Rai per la Cina, ritorna a Tokyo dopo avere ricevuto alcune notizie dalla sua amica Hilary. Da qui ha inizio una lunga e ingarbugliata serie di eventi che, per chi già mi conosce, non saranno certo rose e fiori ^_^""
Spero possa piacervi :) Buona Lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“ Buonasera e benvenuti al primo di una serie di incontri tra genitori, educatori e psicologi che si terranno, come sapete, una volta a settimana. Innanzitutto vi ringrazio per esservi presentati, siete in moltissimi…”.
“ Beh, forse se non ci aveste obbligati a venire per colpa di quello stupido test…” sussurro tra me e me, facendo sentire queste mie parole anche a Kai, sedutomi accanto.
“ La presenza di tutti questi genitori mi fa capire che hanno risposto tutti a cazzo a quelle domande” ribadisce lui a voce bassa.
“ Beh, forse se lo avessi fatto fare a me saremmo stati gli unici fortunati a non venire!” controbatto acidamente.
“ Sì, certo…” risponde con leggero sarcasmo.
Mi limito a fissarlo minacciosamente, mentre si finge interessato a quello che stanno dicendo qui in aula. Spero almeno che a lui servino a qualcosa, sia per migliorare le sue prestazioni da padre con Hope, sia per il suo futuro Hiwatari. Anche se ne dubito fortemente, visto che stanno iniziando a proiettare sullo schermo delle slide con una serie di teorie di scienziati e psicologi.
È colpa sua, lo detesto.
 
 
***
 
 
 
Questi banchetti sono così stretti che a stento riesco a muovere le gambe. Odiavo sedermici quando andavo a scuola e lo odio ancora adesso. E i miei movimenti sono limitati dalla presenza di Anya accanto a me.
Quanto durerà questa pagliacciata? Mi sento già il sedere in formicolio su questa sedia di legno dura e scomoda. E poi di cosa stanno parlando?
Mi sembra di essere tornato a scuola, e io odiavo andare a scuola. Stare qui non mi mette per nulla a mio agio.
Anya continua a darmi la colpa per avere dato delle risposte sbagliate al test, ma la presenza di tutti questi genitori qui dentro mi fa capire che non c’erano risposte giuste o sbagliate. Semplicemente ci hanno costretti a venire qui, perché dubito che qualcuno sarebbe venuto di sua spontanea volontà.
“ Adesso vi distribuiremo dei fogli dove troverete il programma con tutti i punti salienti che tratteremo ad ogni lezione, orari e attività”.
Sì. Adesso mi sento ufficialmente a scuola.
“ Complimenti, Hiwatari! Bella idea cambiare asilo…” esclama ironica Anya, porgendomi uno dei due fogli che strappo dalle sue mani con aria di sfida.
Perché deve sempre essere così petulante?
 
 
 
***
 
 
“ Bene. L’incontro finisce qui! Potete andare e mi raccomando, non mancate al prossimo! Potete prendere i vostri bambini in aula e tornare a casa. Arrivederci!”.
Ecco che la lezione termina qui.
Ci alziamo quasi tutti contemporaneamente e ci avviamo all’uscita.
“ Che noia mortale…” sento dire a Kai, che mi cammina accanto.
“ Beh, dobbiamo tutti ringraziare te!” gli ricordo con tono acido, mente conservo il foglio dentro la borsetta. “ Dov’è il tuo foglio?” domando poi, rivolgendomi a un Kai con le mani vuote.
“ L’ho gettato…”.
Cosa?
“ Oh no-no, Hiwatari!” esclamo parandomi di fronte a lui, costringendolo a fermarsi. “ Ora ti dico io come funziona! Niente menefreghismo? Intesi? A me non va venire qui quanto non vada a te. Ma visto che hai combinato tu questo casino, sarai tu ad avere la responsabilità di tutto questo. Tu avrai il tuo foglio, i tuoi orari e verrai a prendermi per andarci insieme. Non mi fido a venire da sola. Con la scusa dei tuoi ritardi e impegni potresti non presentarti. In questo modo se non vai tu, non vado nemmeno io!” concludo autoritaria.
 
 
***
 
 
 
“ Hai finito?” chiedo irritato.
“ Se ho finito? Kai, io parlo sul serio!”.
“ E va bene, non preoccuparti! Rilassati!” le spiego portando gli occhi al cielo. “ Verrò a prenderti io”. Quanto la fa lunga! Ho capito.
“ Lo spero per te!” conclude autoritaria.
 
Presa Hope ci avviamo in macchina e durante il tragitto regna sempre il silenzio. Solo Hope riesce a romperlo ogni tanto, raccontando qualcosa alla madre, seduta ai posti dietro accanto a lei.
 
 
Qualche ora dopo. Casa Hiwatari.
 
Ho appena fatto una doccia e mi avvio al piano di sotto per raggiungere Eva e cenare. La trovo già seduta a tavola, che mi osserva con un sorriso raggiante. È strano, ma da quando è incinta sembra essere meno ossessiva nei miei confronti. Prima litigavamo spesso, almeno una volta a settimana era d’obbligo, ma adesso non litighiamo da… l’ho pure dimenticato. Meglio così.
“ Sai Kai…” Inizia a dire con fare investigativo.
Forse ho parlato troppo presto.
“  Oggi sono venuta nel tuo ufficio perché mi trovavo in zona, ma la tua segretaria mi ha detto che non c’eri”.
Sì, ho parlato decisamente troppo presto.
“ Perché non mi hai telefonato per avvisarmi?” chiedo con aria tranquilla, per non dare sospetti.
“ Di solito ti trovo sempre in ufficio a quell’ora. Non c’è mai stato bisogno” continua, sempre più investigativa.
Questa minestra mi sta già andando di traverso.
“ Dov’eri?” chiede, infine, dimostrandosi calma e pacifica.
Cosa devo dirle? Che ero con Anya a una stupida riunione di genitori? No. Peggiorerebbe solo la situazione.
Pensa, Kai. Pensa.
Pensa a qualcosa che non la faccia arrabbiare, ma neanche insospettire.
“ Allora?” domanda ulteriormente, stranita dal fatto che io non abbia ancora dato una risposta.
Mi schiarisco la voce.
Perché Reina ha fatto la minestra? Sa che mi fa schifo.
“ Beh, sono dovuto uscire a fare delle cose” spiego, mostrandomi naturale.
“ Delle cose? Quali cose?”.
Bravo Kai.  E meno male che non dovevi farla insospettire!
“ Cose”. Ripeto, con fare vago, ma lei non sembra molto convinta.
Non ti stai aiutando Kai.
Ma cosa mi prende? Sto soltanto peggiorando la situazione.
“ E non posso sapere di quali cose si tratta?”.
Ok. Qualunque cosa dirò sarà inutile. Ormai in lei sono nati i sospetti e inizierà a perseguitarmi finché non si accerterà che quello che le ho detto sia vero. Pensa a una via di salvezza, Kai.
“ No. Perché…”.
Perché? Cosa dico.
Mi sento un idiota in questo momento.
“ Perché è una sorpresa” rivelo, cercando di essere convincente.
“ Una… sorpresa?” chiede lei, con aria molto perplessa.
“ Sì…”.
“ E di che tipo di sorpresa si tratta?” chiede curiosa.
“ Se te lo dicessi non sarebbe più una sorpresa!”. La solita frase geniale da dire in questi casi.
“ Veramente stai organizzando una sorpresa per me?” ripete a domandare per assicurarsi.
“ Sì!”.
“ Wow… incredibile…” sussurra tra sé e sé, alquanto incredula. “ Grazie! Non vedo l’ora di scoprirla!” esclama felice, saltandomi al collo per poi correre a passi danzanti al piano di sopra, prendendo il suo telefono.
Ma dove sta andando? La cena non è finita.
Ma la vera domanda è: che diavolo di sorpresa mi invento adesso?
 
 
 
***
 
 
 
 
 
“Ti sei divertita oggi all’asilo?” dico alla piccola, appena tornata dall’asilo con suo padre.
“ perché glielo domandi sempre? Vuoi che ti dica: No. Questo nuovo asilo che ha scelto Kai mi fa schifo. Avevi ragione tu, mamma!” mormora, mentre mi porge lo zainetto della piccola.
Davvero divertente. Così divertente, che il mio sguardo gli ha già detto tutto.
Ma smettila!
Hai vinto tu, perché continui a rompere con questa storia?
“ A proposito, com’è andata con la tua idea della culla?” chiedo, con tono pungente, per cambiare discorso.
“ Beh, devo dire che la mia idea è stata davvero geniale!” risponde, calcando con sarcasmo nel tono  la parola “mia”.
“Tua? Ma davvero??” ripeto fingendomi sbalordita.
“ Ad ogni modo, ha funzionato” ammette arrendevole, prendendomi la mia pare di soddisfazione.
Beh in un certo senso mi ha dato del genio, anche se Kai Hiwatari non lo ammetterebbe mai esplicitamente. Ma prendo ciò che ha detto come una sorta di complimento.
Prima di andare via, però, Kai si gira verso di me, osservandomi con l’aria di chi sta per chiedere qualcosa che non vorrebbe.
“ A proposito…” inizia a dire prendendosi di coraggio “… se, per ipotesi, volessi fare un'altra specie di sorpresa a Eva” sussegue a parlare con aria vaga “ quale altra idea geniale potrei avere?”.
Ho sentito bene?
Kai Hiwatari mi sta chiedendo un altro consiglio?
Sono sconvolta e la mia espressione glielo sta facendo capire.
“ Vuoi che ti dia un altro consiglio?” domando con aria allibita.
“ sto solo chiedendo un parere, che c’è di male?” risponde con aria seccata.
“ Stai bene?” chiedo preoccupata.
No. Non può star bene.
“ Ok. Ho capito. Fa come se non ti avessi detto nulla. Ciao!” . Irritato, gira i  tacchi e va via, lasciandomi qui, sotto lo stipite della porta a fissare la sua figura svanire.
Quindi lui chiedeva un consiglio vero? A me?
Persa in questi pensieri, chiudo lentamente la porta di casa e mi dirigo sul divano, dove mi accascio con pesantezza.
Tutto ciò non ha senso.
 
 
***
 
 
“ Boris?”.
  • Che ne dici di incontrarci?-
Wow. La ragazza va subito al sodo: proprio come piace a me.
  • Stasera?-
…sta scrivendo…
“ Boris? Ci sei?”.
  • Dove e a che ora?-
Mmmh. Bella domanda.
  • In un pub?-
…sta scrivendo…
  • Ok. Dimmi quale-
“Boris!! Mi stai ascoltando??”.
“ Che c’è??!” rispondo a gran voce con tono irritato.
“ Ti parlo e non mi rispondi! Sei completamente immerso nel tuo cellulare! Da quando usi quella applicazione ti sei rincoglionito parecchio!” mi fa notare.
“ Hai idea di quante ragazze mi scrivono? E a quante ragazze scrivo? È stressante dar retta a tutte!” spiego con aria da sciupafemmine.
“ Sei irrecuperabile!”.
“ Sai, dovresti provarla e fare nuove conoscenze” le propongo, mimando delle virgolette tra la parola –conoscenze-.
“ No, grazie!” risponde negativa.
“ Andiamo! Sono solo delle chat e se hai del feeling con qualcuno, che c’è di male nell’incontrarsi? E poi…” fingo un colpo di tosse “… da quando non… insomma…”. Il mio sguardo vuole comunicargli quello che non voglio dire esplicitamente.
“ Insomma… cosa?” chiede lei, cadendo dalle nuvole.
“ Sai di cosa parlo! Da molto tempo tu non hai… delle visite speciali immagino”. Spero abbia capito, o stavolta dovrò usare delle espressioni più volgari.
“ Visite speciali?”. Incredibile. Non posso credere che non ci arrivi, Sarizawa, ti facevo più sveglia.
“Ok, sarò più chiaro: da quanto tempo non scopi?” domando, con tono di voce basso, per usare un po’ di discrezione.
A queste parole l’espressione del suo viso cambia e diventa paonazzo.
“ Ti sembrano domande da fare?” rimprovera tirandomi il panno umido che ha in mano.
“ E dai? Cosa c’è di male?”.
“ Non sono domande a cui ho voglia di rispondere!” spiega categorica.
“ Ok, ok!”. Alzo le mani in segno di resa. “ Tuttavia…” continuo a dire con aria saccente “ Secondo me, non ti costerebbe nulla provare a fare nuove conoscenze! Qualunque tipo di conoscenza tu voglia… fare!” concludo con fare vago.
“ Non hai niente da fare in officina?” mi ricorda acidamente, invitandomi ad alzare il culo da questo sgabello.
Andiamo Sarizawa, goditi un po’ la vita…
 
 
***
 
 
 
“ I bambini hanno bisogno di sentirsi protetti e guidati, anche quando sembra che contestino ogni nostra decisione…”.
Siamo di nuovo qui, nel secondo di una serie di inutili incontri e Hiwatari, per la prima volta nella sua vita è stato puntuale: è venuto a prendermi in orario in caffetteria. Stupefacente.
Meno stupefacente è, invece, il fatto che se ne stia qui seduto accanto a me col suo costosissimo cellulare in mano e non ascolti minimamente quello di cui questi “esperti” stanno parlando da quasi mezz’ora.
“ Potresti almeno far finta di ascoltare?” mormoro a bassa voce al mio vicino di banco.
“ Sto ascoltando…” si limita a dire, atono, continuando a far scorrere il dito sullo schermo dello smartphone.
Trattengo un sospiro, con aria di rassegnazione.
In realtà faccio fatica a seguire i loro discorsi persino io e mi distraggo facilmente viaggiando con la mente per altri sentieri.
I miei occhi cadono, poi, casualmente sul display del cellulare di Hiwatari. Che cosa sta cercando? Sembrerebbe un sito per articoli di bambini.
O mio dio.
Questo ragazzo mi sconvolge.
Ultimamente sembra che uno strano spirito si sia impossessato del suo corpo.
Non può essere Kai Hiwatari.
Proprio no.
Che stia cercando qualcosa da comprare per fare un’altra  sorpresa ad Eva?
Dunque parlava seriamente l’altro giorno…
“ Bene Signori! Grazie per avere partecipato, ci vediamo martedì prossimo!”. Queste parole riportano la mia mente alla realtà e segnano la fine di questa tortura.
Finalmente.
 
 
 
“ Mammaaa!”. Arriviamo nell’aula di Hope, che non appena mi vede mi corre subito incontro reggendo con una mano il suo zainetto.
“ Tesoro, tutto bene oggi?”. Dopo avere proferito questa domanda, sento su di me il peso dello sguardo minaccioso di Hiwatari. “ E’ solo una domanda di routine…” spiego con fare innocente, mentre i suoi occhi puntano al cielo, seccati.
“ Voi siete i genitori di Hope! Piacere di conoscervi” saluta gentilmente la mamma di uno dei bambini.
“ Salve, piacere!” ricambio il saluto, imbarazzata. Mi ha presa alla sprovvista.
“ Io sono la mamma di Maia, lei e Hope hanno legato molto, vero piccola?” . Hope annuisce timidamente.
“ Ah, sono contenta che hai già un’amichetta!”. Mi pare di averla sentito dire qualcosa su questa bambina, in effetti.
“ Lei è il padre, piacere! Siete una coppia molto giovane!” sottolinea la signora, con aria investigativa.
“ Ehm…”. Non siamo una coppia, porca miseria. Ma non ho il tempo di spiegare, che subito ricomincia a parlare senza sosta.
“ Sabato la mia piccola Maia compie gli anni e, io e mio marito abbiamo pensato di invitare i bambini e i loro genitori per una piccola festicciola, così per conoscerci meglio! Tenete, qui c’è il biglietto di invito” spiega con entusiasmo per poi consegnarmi il bigliettino, che io afferro con esitazione.
“ Mi raccomando, ci vediamo sabato! Maia saluta Hope, ciao piccola!” saluta infine, andando via e lasciandoci qui con aria perplessa.
I miei occhi puntano su Kai, il quale mi osserva con aria seccata. “ Una festa di bambini?”.
Sforzo un sorriso di disperazione, che esprime tutto il mio entusiasmo nell’aver ricevuto questo invito.
“ Mamma, ci andiamo alla festa di Maia?” chiede speranzosa la piccola.
Fantastico.
 
 
 
Kai ci accompagna a casa, come al solito, ma prima di andarsene mi trattiene qualche minuto per decidere se andare o meno a questa festa di compleanno.
“ Il problema è cosa dire ad Eva…” spiega sospirando. “ E’ già difficile gestire questi incontri e non farle venire sospetti” aggiunge poggiando la testa sul sedile.
“ Beh, in realtà sarà alle tre di pomeriggio, non penso durerà molto. È una festa per bambini in fondo. Ma possiamo andarci benissimo da sole” aggiungo, cercando una soluzione comoda per tutti.
Si gratta la nuca, sospirando “ No, meglio non far venire sospetti e far capire che la famiglia di Hope è strana”.
Strana?
“ Ok, come vuoi…”.
Io e Hope scendiamo dall’auto, ma prima di andare via…
“ Sai, ehm…” sto per fare l’ennesima cosa di cui mi pentirò, lo so già. “ Potresti preparare la stanza del bambino”.
Kai mi osserva con aria torva.
“ Per la sorpresa, intendo” gli ricordo per poi subito dopo, prendere la mano di Hope e avviarci in casa.
Beh, in fondo starà cercando di essere un padre migliore, per quanto si sforzi.
Ma devo ammettere che mi costa parecchio assistere a tutto questo…
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Preparare la stanza del bambino. Che cosa intendeva?
Potevi essere più esplicita, Sarizawa.
Vado in giro per la casa, alla ricerca di una stanza che potrebbe diventare la futura camera del bambino e quella che mi convince di più è proprio al lato della nostra camera da letto.
Ma non saprei da dove cominciare. Dovrò chiedere aiuto a quel testone di Boris.
 
 
 
L’indomani…
“ Mi hai preso per il tuo tutto fare? Tu hai battuto la testa da qualche parte!” lamenta Boris, appena arrivato a casa mia.
“ Dobbiamo solo dipingere le pareti di questa stanza” spiego seccato.
“ Dobbiamo?? Kai, io ho del lavoro in officina da finire!”.
“ Ma se non stavi facendo un cazzo…” sottolineo.
“ Spero in una grossa ricompensa, Hiwatari!”.
Dopo tutti i favori che mi deve vuole essere ripagato?  È sempre il solito.
 
 
 
 
Arriva il tanto atteso sabato della festa di compleanno di…, beh l’amica di Hope di cui non ricordo il nome.
Anya, seduta sul sedile a fianco non ha proferito parola e sembra agitata.
Beh, come non esserlo. Stiamo per andare ad una festa di compleanno in qualità di famiglia.
È una situazione talmente assurda.
Arrivati a destinazione, scendiamo dall’auto e ci dirigiamo in casa dei, beh di coloro che ci hanno invitati e ad accoglierci c’è il marito con un sorriso a trentadue denti stampato in volto.
“ Benvenuti nella nostra umile dimora!” esclama il marito, cercando di fare il simpatico.
“ Beh, tanto umile non sembra…” sussurra Anya, guardandosi in giro.
“ Hope, vieni qui! Mamma, c’è Hope!” urla colei che suppongo sia la festeggiata, correndo verso di noi e prendendo per mano Hope. “ Andiamo a giocare! C’è lo scivolo!”. E insieme si dirigono in un punto dove ci sono altri bambini.
“ Hope, sta attenta a non farti male!” le raccomanda la madre da lontano.
“ Tranquilla, sono giochi di gomma, non si faranno niente!” la rassicura il padrone di casa. “Ma prego, raggiungiamo gli altri!” ci invita a seguirlo.
“ Oh, siete arrivati anche voi! Prego, prendete del punch! Il menù degli adulti prevedere altro!” dice la moglie ridendosela.
Sembra una persona strana.
Anya esitante afferra il punch servitogli dalla donna, imitata da me.
Mi sento così a disagio. Insomma, stare qui in mezzo a questi genitori così…si, insomma, più vecchi di me. Mi sanno tanto di bella famigliola felice che si alza la mattina svegliati dal cinguettio degli uccelli.
Che orrore…
 
 
***
 
 
 
Siamo seduti in salotto, mentre i bambini giocano in giardino. Hanno invitato un bel po’ di genitori, e sembra quasi che vogliano farsi degli amici.
“ Ah, che scocciatura quel corso per genitori!” esclama una delle madri, servendosi un altro bicchiere di punch.
“ Già! Mi sembra così inutile! Insomma, vogliono insegnarci a fare i genitori?” afferma l’altra, sedutagli accanto.
“ Pensate che abbiamo risposto a quel questionario mettendo delle crocette a caso, non potevamo immaginare di certo che sarebbe andata a finire così!” racconta uno dei mariti.
A questa frase, sento delle vibrazioni provenire dallo sguardo compiaciuto di Kai, seduto accanto a me.
Beh, evidentemente non sei stato l’unico deficiente a rispondere a caso a quel questionario.
Ma questo non ti fa onore.
“ Insomma, ho due figli. Credono davvero di voler dare delle lezioni a me?”.
“ E poi ho sentito dire che la psicologa infantile non ha neanche un figlio, perché non vuole compromettere la sua carriera! Ma è un controsenso, non trovate?” se la ride un’altra.
Mio dio. Ho la sensazione di stare in mezzo a un covo di pettegoli. Quanto durerà ancora questa tortura? Meglio bere un altro sorso di questo orribile punch.
Non ho neanche il tempo di deglutire che subito una domanda mi manda tutto il liquido di traverso facendomi tossire fino a diventare rossa.
“ E voi quando pensate di fare il secondo bambino?”.
Ecco, è stata questa la domanda che mi sta facendo soffocare.
Kai cerca di farmi riprendere dandomi colpetti sulla schiena. Mi toglie il punch dalle mani e chiede dove si trova il bagno.
“ Scusate!” dice, congedandoci un momento.
 
 
 
“ Si può sapere cosa ti è preso??” chiede a denti stretti, chiudendo la porta del bagno.
Io mi batto una mano sul petto, tossendo ancora.
“ Puoi smetterla adesso!”.
“ Smetterla? Stavo per morire soffocata!” lamento adirata, mentre lui incrocia le mani al petto e portando gli occhi al cielo come se stessi recitando una parte. “ Ma hai sentito cosa hanno detto?”.
“ Sì, ho sentito!” risponde con tono secco.
“Loro pensano che siamo come loro, insomma… una, come una specie di…”. Non riesco a trovare le parole esatte.
“ famiglia?” interviene lui ad aiutarmi.
“ Sì, quello..”
“ Beh, cosa ci vuoi fare! Sono una setta di pettegoli e fanno domande…e domande…” lamenta lui, poggiando le mani sul bordo del lavandino, con faccia afflitta.
“ Non saremmo dovuti venire…”rivelo, poggiando la schiena sulla parete.
Il silenzio regna sovrano. Come se entrambi stessimo cercando una soluzione per fuggire da questo incubo.
“ Lo faccio solo perché non voglio che Hope si senta diversa…” rivela Kai, fissando un punto del lavandino. “…solo perché non ha una famiglia come gli altri…” aggiunge poi, voltandosi verso di me, che resto immobile, come pietrificata dalle sue parole.
Wow
Non riesco a dire nulla. Non pensavo lo stesse facendo per questo. Non mi aspettavo un pensiero così profondo da Kai Hiwatari.
E credo che lo abbia capito dal modo in cui lo guardo: come se avessi un alieno di fronte.
Lentamente stacca le sue mani dal lavabo e si avvicina, parandosi di fronte a me e fissandomi dritta negli occhi. Uno sguardo che a stento riesco a reggere.
“Sto per avere un altro bambino e questo renderà le cose ancora più difficili, penso tu sappia già a cosa mi riferisco…”.
“ Hey, voi due, tutto bene lì dentro? o state già procreando il secondo bambino?”. Una voce lì fuori ci richiama, ancor prima che io possa rispondergli.
“ questo bagno porta fortuna, ci abbiamo fatto il nostro secondo pargoletto...”.
Dopo infiniti secondi, durante i quali  ci osserviamo senza proferire parola, decidiamo di uscire, prima che quel tizio possa dire altre stronzate.
“ Stai bene cara?” mi chiede la padrona di casa, preoccupata.
“ Sì…” rispondo con tranquillità, fingendo un sorriso. “ Mi è solo andato il punch di traverso mentre bevevo!” spiego per non creare sospetti.
“ Ok, allora dirigiamoci in giardino. È il momento della torta!” esclama festante.
Finalmente.
Il momento della festa che segna la sua fine.
 
 
 
 
 
“Ti è piaciuta la festa?” chiedo alla piccola, sistemandola sotto le coperte.
“ Sì, mamma! Posso fare anch’io una festa per il mio compleanno?” chiede speranzosa.
La osservo accennando un sorriso, mentre le sistemo una ciocca di capelli. “Ma certo, tesoro!”. Le scocco un bacio in fronte, spengo la luce ed esco dalla stanza, chiudendo la porta.
Emetto un profondo sospiro, osservando un punto ignoto del pavimento. Poi avanzo a passi stanchi verso la cucina, sedendomi su una sedia con fare affranto, mentre nella mia testa rimbombano le parole di Kai: Sto per avere un altro bambino e questo renderà le cose ancora più difficili, penso tu sappia già a cosa mi riferisco…
Già. So perfettamente  a cosa ti riferivi, Hiwatari.
Hope potrebbe un giorno sentirsi la figlia estranea alla tua famigliola felice.
Lascio scivolare i gomiti sul tavolo fino a poggiare la testa sulla sua fredda superficie.
Sono stanca…
 
 
***
 
 
 
 
 
“ Sai che ti costerà un bel po’ questo favore!” afferma Boris, stappando la sua bottiglia di birra.
“ Ma sta’ zitto! Mi devi mille favori, testone!” ribatto stizzito, bevendo un gran sorso dalla mia bottiglia.
Siamo seduti al centro della stanza, che abbiamo appena finito di dipingere. Non è stato così difficile, dopotutto.
“ Secondo me devi farti perdonare qualcosa di grosso da Eva!” ipotizza Boris, ridendosela sotto i baffi.
“ Sta’ zitto” è la mia fredda risposta.
“ Solo una domanda…” dice, assumendo un’aria pensierosa.
“ Cioè?”.
“ Non ti è balenata in testa l’idea che forse…”. Ecco che inizia a gesticolare in maniera strana. “… potrebbe nascere una femmina?” conclude perplesso.
La mia espressione si acciglia leggermente, invitandolo ad essere più chiaro.
“ Sì, insomma. Non ne capisco molto di bambini, ma… questa stanza mi sembra un po’ troppo prematuramente… blu” spiega, invitandomi con i suoi gesti a osservarmi intorno.
Aggrotto ancor di più le sopracciglia, facendo saettare i miei occhi da un punto all’altro della stanza. In effetti, non ho pensato all’eventualità di poter avere un’altra femmina.
Diamine.
“ Beh…” sospira Boris, alzandosi stancamente “ Puoi sempre aggiungere qualche bel fiorellino rosa!” conclude, dandomi una pacca sulla spalla e andandosene, lasciandomi qui, seduto al centro di questa stanza un po’ troppo blu.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti, followers di Never Lose Hope.
Ogni tanto l’ispirazione torna e oggi è quel giorno XD
Spero vi sia piaciuto. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate in un commento. Ringrazio comunque coloro che la leggono silenziosamente e coloro che la recensiscono.
Alla prossima
!
   
 
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