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Autore: Ofeliet    22/10/2019    1 recensioni
Tutto sommato quando viene trasferito all'ambasciata di Roma Ludwig si scopre a non protestare in alcuna maniera, e dopo una settimana ha già il biglietto aereo in mano. Una nuova vita lontano da casa in un condominio forse un po' troppo fuori dalle righe, un ambiente completamente diverso, tutto stravolgeva i suoi piani.
Ma, nonostante tutto, si era innamorato.
{ GerIta | HumanAU }
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era andato a correre nonostante non avesse dormito che per poche ore. Sperava di riuscire a smettere di pensare almeno durante quello. Ci era riuscito, e una volta rientrato nel cancello del palazzo la sua mente era molto più sgombra e libera da pensieri di ogni tipo.
« Ludwig, buongiorno. » l’uomo sgrana gli occhi, alzando la testa per vedere Feliciano che si trovava sul balcone. Era una visione insolita.
« Buongiorno. » l’uomo gli sorride, rientrando in casa, e lui segue il suo esempio, salendo le scale cercando di mantenere lo stesso ritmo. Al pianerottolo c’è già Feliciano alla porta, che gli sorride. Ludwig non sa se rivolgergli ancora il saluto mattutino o fare un semplice cenno di intesa e rientrare in casa, e per una volta persino Feliciano gli appare a corto di idee per gestire la situazione.
« Vai a correre ogni mattina? » aveva la voce un po’ roca in quel momento, e il notarlo gli genera imbarazzo.
« Sì. »
« Io non ci riuscirei mai a farlo, fai un qualcosa di tutto rispetto. »
« Ci sono abituato. Quando ero in Germania andavo spesso a correre insieme a mio fratello. »
« Se io chiedessi a Lovino la stessa cosa credo mi butterebbe fuori di casa senza pensarci due volte. » ride allora Feliciano, seguito da lui. Una volta che le risa si fermano cala di nuovo il silenzio, e questa volta sembra essere più definitivo.
Con una certa riluttanza Ludwig saluta il suo vicino, entrando in casa e infilandosi sotto la doccia. Era triste che avessero esaurito gli argomenti di conversazione. Probabilmente sarebbero finiti a rivolgersi solo blandi saluti.
Si trova a considerare che non dovrebbe sentirsi così triste.
Durante la colazione sente suonare al campanello della porta. Probabilmente era Feliciano che aveva bisogno di qualcosa, quindi con un vago entusiasmo si alza da tavola e va ad aprire.
« Ma buongiorno! » era Antonio.
Durante quei anni non aveva interagito molto con lui. Non che questi fosse particolarmente sgradevole, nonostante il suo pessimo vizio di continuare a parlare con il coinquilino durante tutta la discesa lungo le scale fino al piano terra. Che poi Francis non era il suo coinquilino. Ludwig aveva visto la documentazione. Antonio non risultava nemmeno domiciliato in quella casa, eppure abitava lì da molto più tempo di lui, rendendo la sua condizione troppo singolare e probabilmente potenzialmente illegale. Non aveva idea di come poteva trattare un simile criminale, temendo un futuro arrivo della polizia che avrebbe sequestrato tutto il condominio e arrestato tutti loro.
« Hai bisogno di qualcosa? » sperava sinceramente di no, ma l’altro non sembrava del suo stesso avviso.
« Sì, volevo chiederti se avessi dello zucchero. » sembrava essere diventato un vizio quello di farsi prestare le cose, ma Ludwig era consapevole che non sarebbe mai venuto al codice del buon vicino e roteando gli occhi si dirige verso la dispensa, seguito da Antonio che chiude prontamente la porta dietro di sé. « Ok, parliamo di cose serie. »
Non era un buon segno. Antonio si avvicina, prendendolo per le spalle. Non era per niente un buon segno. « Devi presentarmi il tuo vicino. » la cosa lo coglie di sorpresa. Una parte di lui è lieta che non fosse una richiesta illegale, ma l’altro non era per niente contento. Non capiva perché dovesse fare una cosa simile.
« Perché dovrei? Puoi andare a bussare tranquillamente senza il mio aiuto. » Antonio toglie la presa, massaggiandosi una tempia con fare piuttosto scocciato.
« Ma ti pare? Non me lo posso permettere. »
« Perché dovrei presentarti io, poi? »
« Me l’ha detto Francis che tu vai molto d’accordo con loro. » era vero per metà, ma l’idea di presentare Antonio a Feliciano non gli piaceva per niente. « Io non ho lasciato una buona prima impressione e vorrei rifarmi. »
« Fossi in te lascerei perdere, nessuno lascia mai una buona impressione a Lovino. » Antonio aguzza lo sguardo. « Fidati, non è un guaio in cui vorresti cacciarti. »
« Non mi sembra di chiederti molto. Vai alla porta, bussi, io appaio da dietro e ci presenti. »
« Non riesco ancora a capire perché ti servo io per simile farsa. »
« Ora mi spiego perché sei ancora single. » l’occhiata che gli lancia non sembra intimidirlo più di tanto. Aveva l’impressione che Antonio fosse quel genere di persona che ormai non aveva più niente da perdere.
« Se non hai altro da chiedermi devo chiederti di andartene. »
« Non mi sembra di chiederti la luna. »
« Antonio, non insistere. » dice, cercando di spingerlo verso la porta, ottenendo solo l’altro uomo si aggrappasse a lui nel tentativo di non essere sbattuto fuori di casa.
« Aiuta un povero amico. »
« Noi non siamo amici. » tuona, aprendo la porta nel tentativo di staccarlo da sé. Sul pianerottolo, di fronte a loro, c’era Feliciano. E lui aveva ancora Antonio appiccicato addosso. La situazione era al limite del paradossale.
« Buongiorno. » dice allora lui, sorridendo. Antonio, finalmente, si stacca da lui e muove diverse volte lo sguardo nella sua direzione come a incentivarlo a fare qualcosa. Tentativo inutile, la sua mente sembrava essere in cerca di una spiegazione per quella situazione. « Sei un amico di Ludwig? » chiede quindi Feliciano, sorridendo nella direzione di Antonio. Finalmente qualcosa dentro di lui scatta.
« No, abita al piano di sopra. »
« Piacere, Antonio. » si presenta quindi l’altro, allungando una mano che sempre sorridendo Feliciano stringe.
« Sono Feliciano. Mi sono trasferito da poco e non ci siamo ancora incontrati. »
« Meglio tardi che mai. » ride Antonio, avvicinandosi di più all’altro. Ludwig percepiva la scena come se fosse lontana e come se lui non fosse presente in essa. Non c’era molto spazio per lui.
« Io devo tornare dentro. » dice più a se stesso, e non attende nemmeno un responso. Probabilmente gli altri due erano così presi a socializzare che non gli sarebbe importato più di tanto se si fosse defilato. Una volta chiusa la porta dietro di sé sospira.
Le sue interazioni col vicinato erano arrivate al capolinea. Era consapevole che Antonio fosse una persona più sociale e probabilmente più interessante come compagnia di quanto lo fosse lui. Feliciano avrebbe iniziato a farsi un piano di scale per chiedere il sale invece di bussare alla sua porta per scambiare due parole. Non gli faceva piacere pensarlo, ma era certo che sarebbe andata in quella maniera.
Dopo la colazione, però, sente bussare alla sua porta. Sperava che non fosse nuovamente Antonio che stavolta chiedere di metterci una buona parola anche con Basch. Con una certa stizza va ad aprire la porta nella speranza di chiudere la faccenda in fretta, trovando però davanti a sé Feliciano. Non sa che cosa dire, non riesce a capire cosa stia succedendo, se non che l’istante dopo Feliciano si stringe a lui in un abbraccio che lo fa irrigidire. Non si aspettava un simile gesto, ma lascia che l’altro continui a stringerlo per qualche secondo, per poi prenderlo per le spalle e cercare di scostarlo con gentilezza. Feliciano non sembra apprezzare, e si riattacca a lui senza alcun problema.
« Antonio ti può abbracciare e io no? » dice allora, alzando il viso e guardandolo. Aveva le sopracciglia corrucciate, ed era in effetti la prima volta che lo vedeva così da vicino.
« Antonio non mi stava abbracciando. » replica, cercando le parole giuste. « Lo stavo cacciando di casa e lui si era attaccato per non finire fuori. »
Qualcosa in Feliciano si irrigidisce, e Ludwig lo osserva staccarsi automaticamente, arrossendo. Probabilmente aveva frainteso la situazione, ma non gli dava poi così tanto torto. Qualsiasi occhio esterno lo avrebbe fatto.
« Mi dispiace. » mormora allora Feliciano con voce stridula, arrossendo sempre di più. « Ho agito d’impulso, e allora ho pensato se lui ti può abbracciare, lo posso far anch’io, siamo amici in fondo, ma lo capisco se non ti fa piacere essere toccato, non volevo essere invadente- »
Lo abbraccia.
Vorrebbe dire che lo ha fatto per farlo smettere di parlare, ma sa benissimo che non si tratta di quello. « Non sei stato invadente. »
« Ma ti ho messo a disagio. » pigola allora Feliciano, affondando il viso nel suo petto.
« Mi hai colto di sorpresa. » ammette lui, cercando di regolarizzare i propri respiri nella speranza di calmare Feliciano. « Ma l’hai detto tu, siamo amici. »
« Davvero? » chiedere allora lui, speranzoso, guardandolo un’altra volta nel viso. Ludwig si sente avvolgere i fianchi dalle braccia di Feliciano, che ricambia la stretta e appare più sereno rispetto a prima. Lui annuisce, ottenendo in cambio una stretta ancora più forte, e finisce con l’appoggiare il mento sul capo di Feliciano. Si stava cacciando in un grosso guaio.

« Dovrei organizzarvi un bel appuntamento a quattro. »
« Francis spero che tu non stia parlando seriamente. »
« Perché no? »
Non aveva mai avuto un buon rapporto con Francis, e perciò non riusciva a capire perché quella sera si era presentato da lui senza alcun preambolo o spiegazione della sua visita e si era messo ad elencare alcune delle idee più strampalate che aveva sentito.
« Ma poi a chi ti stai rivolgendo? »
« A te, Antonio, e ai due fratelli qui accanto. » dice fiero Francis, sorseggiando dalla tazza di tè che gli aveva comunque offerto. L’educazione, nonostante l’antipatia, era prevalsa.
« Tu pensi davvero che possa essere una buona idea? » Francis sbuffa, e lo guarda come se fosse un bambino che non cogliesse la situazione.
« Ora mi ricordo perché mi stai così sul cazzo. » brontola, accavallando le gambe. « Certo che penso che sia una buona idea, è la mia! »
« La tua ultima idea che io ho sentito riguardava l’allagamento del piano terra, quindi ho le mie ragioni per non darti retta. » e c’era un motivo particolare, che Arthur ci viveva e che una simile risoluzione per lui sarebbe stata un problema. Non aveva mai indagato sulla loro discordia, ma aveva idea che si trattasse di qualcosa di profondamente stupido.
« Quindi è un no? » la sua occhiata sembra essere esauriente, spingendo l’uomo ad alzarsi e a prendere la via della porta, fortunatamente con i suoi piedi. Ludwig lo segue per assicurarsi di chiuderla una volta che sarebbe stato fuori. C’era Lovino sul pianerottolo, e Francis non tarda a corrergli incontro, probabilmente per illustrargli chissà quale idiozia. Chiude la porta, lasciando fuori le imprecazioni che Lovino stava già strillando.
Non aveva idea di come Francis avesse potuto pensare una cosa simile.
Certo lui e Feliciano potevano definirsi amici, e fare un’uscita con lui era un’idea che, se doveva essere sincero, gli piaceva ma di certo non poteva prendere le connotazioni che aveva implicato Francis.
Uscire con Antonio e Lovino, poi. Sarebbe finito arrestato per un motivo o un altro, ne era sicuro. Non faceva per lui. Forse avrebbe comunque dovuto chiedere a Feliciano di andare a bere qualcosa insieme, interagire al di fuori dell’ambiente domestico poteva essere un progresso per la loro amicizia. E se Feliciano gli avesse detto di no? Non aveva alcuna certezza che la risposta sarebbe stata positiva. Non riusciva a decidersi sulla strada da prendere.
L’idea un po’ lo spaventava. Non aveva idea se avrebbe funzionato, ma una volta che pensava a Feliciano veniva pervaso da un certo ottimismo. Uno di quei giorni gliel’avrebbe sicuramente chiesto.

Avevano suonato ben due volte alla porta quando era sotto la doccia. Con una certa fretta Ludwig afferra l’asciugamano, avvolgendolo intorno alla vita, e corre verso la porta. Qualsiasi cosa fosse era sicuro fosse importante. Apre la porta, preparandosi a sentire delle pessime notizie.
« Apprezzo la visione Ludwig ma sono già felicemente sposata. » era Elizaveta. Arrossisce, stringendosi addosso l’asciugamano anche se questo non lo avrebbe di certo coperto di più. La donna pare intuire il suo disagio, ed entra in casa, permettendogli almeno di chiudere la porta.
« Volevo invitarti a bere da noi, la madre di Roderich ci ha mandato un pacco pieno di ottima birra, e ti volevo chiedere se avessi ancora dei braswurst, ma se ti vuoi offrire come pietanza principale a me va bene. » Ludwig arrossisce, ma è consapevole che Elizaveta sta scherzando.
« Me ne sono rimasti un paio, ma posso chiedere a Gilbert di inviarmene ancora. » la donna storce il naso nel sentire il nome di suo fratello, ma gli appare comunque soddisfatta.
« Allora ti aspettiamo stasera. Non essere troppo in anticipo. »
« Sì, sì. » mormora lui, aprendole la porta. Elizaveta gli sorride, attraversando la soglia.
« Buon giorno Feliciano. » il sangue gli si gela, e con fatica muove la testa, incrociando lo sguardo dell’altro uomo. Questo gli sembra inizialmente spaesato, ma poi lo guarda sorridere in direzione dell’altra donna. « Stavo invitando Ludwig a una bevuta di birra tedesca tra amici stasera, vuoi unirti a noi? »
« Birra tedesca? Io ci sto! Ho dello stanga in dispensa, con la birra dovrebbe andare bene. » gli occhi di Elizaveta si illuminano.
« Ora sì che si ragiona! Vi aspetto entrambi! » dice lei, prendendo finalmente le scale. Ludwig si ritrova solo, con Feliciano di fronte e solo un asciugamano addosso. La sua mente non ha idea di cosa dire, e si rimprovera per non essere furtivamente rientrato mentre gli altri due parlavano.
« Non hai paura di prendere freddo? » gli chiede allora Feliciano, piegando leggermente la testa di lato. Vorrebbe replicare che tanto ormai si era messo abbastanza in ridicolo, ma si trova ad annuire, iniziando a chiudere la porta, per poi fermarsi.
« Senti, Feliciano. » dice, cercando di ottenere la sua attenzione. Il suo sguardo era in basso, probabilmente lo stava mettendo in imbarazzo. « Mi chiedevo se, qualche volta, non oggi, ma in generale quando ti va, di andare a prenderci da bere qualcosa insieme. »
C’è una pausa da parte dell’altro, e a mente fredda si rende conto che persino lui esiterebbe. Stava ricevendo una simile proposta da un vicino mezzo nudo aggrappato alla maniglia della propria porta, sul pianerottolo del palazzo. Non era uno scenario rassicurante.
« Mi farebbe piacere. » gli risponde quindi lui, sorridendo. « Però ora ti prego rientra o ti ammalerai e non se ne farà niente del nostro impegno. » si scopre a sorridere, mentre chiude la porta dietro di sé e si passa una mano tra i capelli ancora umidi. Feliciano aveva accettato il suo invito. Si sentiva improvvisamente un adolescente, tanto era contento.
Un improvviso desiderio di starnutire, però, lo riporta alla realtà. Doveva tornare sotto la doccia, non aveva alcuna voglia di ammalarsi.

Alla fine erano andati insieme al piano di sopra, Feliciano aveva insistito di sentirsi a disagio nel presentarsi da solo in una casa che conosceva poco. Aveva voluto commentare che nel suo caso non si era fatto troppi problemi, ma alla fine avevano bussato ed Elizaveta li aveva accolti, aveva preso il cibo dalle loro mani e li aveva fatti accomodare accanto a Roderich che stava revisionando degli spartiti.
Ne era scaturita un’accesa discussione musicale.
Lui si poteva considerare un amatore, apprezzava la musica classica e andava ad assistere alle opere quando ne aveva occasione, ma Feliciano sembrava essere su un altro livello. Aveva una conoscenza che eclissava la sua, cosa che Roderich sembrava apprezzare. Feliciano aveva un’altra aria quando parlava di ciò che lo appassionava. Ludwig passava il tempo ad osservarlo discutere col pianista, non riuscendo a proferire parola.
Solo Elizaveta era riuscita a porre fine alle ostilità, mettendo sul tavolo i boccali e il cibo. Entrambi gli uomini, allora, avevano desistito dal discutere nonostante avessero lasciato inteso che quella non sarebbe terminata molto presto.
Si era parlato di lavoro.
Era stato nuovamente affascinato, e Feliciano aveva preso ancora un’altra luce ai suoi occhi. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, forse anche a causa della birra.
Feliciano aveva raccontato della restaurazione di un affresco di cui il nome gli era sfuggito, ma gli sembrava davvero appassionato del suo mestiere. Si spiegava la grazia e la cura con cui teneva gli oggetti, e anche i movimenti lenti e calcolati. Aveva un senso. Anche la coppia di coniugi era rimasta piuttosto colpita da lui.
« Questa birra è un sacco buona. » commenta quindi per finire Feliciano, appoggiando il proprio boccale sul tavolo e prendendo un pezzo di wurst. Ludwig stava iniziando a sentire l’effetto dell’alcool. Certo lo reggeva bene, ma iniziava finalmente a percepire la leggerezza che la bevanda alcolica sembrava donargli.
« A confronto pare che io strimpelli il pianoforte. » dice Roderich, bevendo a sua volta.
« Un tempo lo strimpellavi per farmi delle bellissime serenate, quindi non essere troppo severo con te stesso. »
Feliciano sorride, prendendo un altro sorso. Ludwig continua a guardarlo, come se non l’avesse mai visto in tutta la sua vita, e si trova a pensare che era quello l’appuntamento a quattro che avrebbe voluto veder organizzato. Arrossisce a un simile pensiero, cercando un contegno.
« E per favore, Feliciano qui è stato un’eccezione, ma se vi sento parlare di lavoro vi prendere una padellata. » Feliciano alza le mani in segno di resa, ridendo divertito e cercandolo con lo sguardo.
« Lo ha fatto con mio fratello. » dice allora Ludwig. « Due volte. »
« Erano meritate! » esclama piccata lei.
« Non ho detto il contrario. » replica allora, prendendo un altro sorso di birra.
« E poi non è colpa mia se tuo fratello è uno scocciatore. »
« Forse sei un po’ prevenuta nei suoi confronti. » Elizaveta gli lancia un’occhiataccia, ma è troppo rilassato per lasciare che la cosa influisca su di lui più di tanto. L’antagonismo che correva tra Gilbert ed Elizaveta non era affare suo e non ci avrebbe mai messo naso. Non voleva farsi domande su tante cose che riguardavano il fratello, e di certo non avrebbe iniziato adesso.
Feliciano ha l’accortezza di cambiare argomento, riprendendo il discorso e spostandolo in un’altra direzione, permettendogli di riordinare i pensieri. Si sentiva più leggero del solito, e la sua mente iniziava a focalizzare la coscia di Feliciano che era appoggiata contro la sua. Aveva un improvviso desiderio di toccarla.
No, non sarebbe stata la cosa giusta da fare. Con uno scatto allunga la mano verso il cibo, avrebbe aiutato a scacciare dalla testa i pensieri che aveva.
La serata procede in maniera più tranquilla, e riesce ad aggiungere persino qualche intervento nella focosa discussione che si era riaccesa tra i due uomini a riguardo della musica, e si conclude con i saluti alla porta.
« Fate attenzione mentre tornate. »
« Non c’è alcun problema. » dice Feliciano, appoggiandosi allo stipite della porta. L’alcol alla fine aveva fatto effetto anche su di lui. Elizaveta da loro un’altra occhiata preoccupata, ma alla fine li saluta entrambi, lasciandoli soli ad affrontare le scale.
« Se l’ascensore funzionasse non avremmo questi problemi. » brontola, facendo sorridere Feliciano.
« Credo dovremmo arrangiarci. » replica, mettendo un piede sul gradino e ondeggiando. Lui gli è subito accanto, tenendolo per il fianco. « Grazie. »
Lui non risponde, facendo un altro passo verso il basso, seguito dall’altro uomo. Il corpo di Feliciano è caldo contro il suo, e un secondo ondeggio lo spinge a stringerlo di più a sé, appoggiando l’altra mano sul muro. Fanno diversi gradini, poi Feliciano si ferma.
« Dici che la serata è andata bene? » chiede, improvvisamente serio.
« Credo di sì. »
« Gli sono piaciuto? Credi che ci inviteranno ancora? »
« Continuano ad invitare me che non sono un gran conversatore. » dice, ripetendo la frase dopo essersi accorto di averla detta in tedesco. « Tu sei molto più sociale e gradevole. » queste parole sembrano rincuorare Feliciano, che gli sorride e gli si avvicina.
« Sono contento che pensi questo di me. »
« Dico la verità. » l’altro sorride, passando una mano sul suo fianco e riprendendo la discesa verso il loro piano. Il suo intero corpo brucia e la sua mente non riesce a staccarsi dalla mano di Feliciano, almeno finché questa non si stacca. È solo in quel momento che finalmente la sua testa sembra riprendere a funzionare.
« Grazie per la serata. » gli dice lui, avvicinandosi per un abbraccio. Questa volta è più lento, come guardingo, in attesa, ed è lui stesso ad avvicinarsi e a stringerlo. Sente il cuore rimbombare nelle orecchie, e sente il profumo di Feliciano avvolgerlo, e si sente bene. Felice con se stesso, e felice di essere lì.
Era una sensazione che non percepiva da diverso tempo.
Non ha idea di quanto rimangano lì, in mezzo al pianerottolo, abbracciati, ma dopo un po’ Ludwig capisce che deve lasciare la presa su Feliciano, che tarda ad abbandonare il contatto. Questo si allontana di un passo. Ha le guance rosse e sorride in una maniera più delicata del solito.
« Buonanotte Ludwig. »
« Buonanotte. » l’uomo gli da un ultimo saluto, e poi entrambi si voltano verso le proprie porte. Lui fatica a mettere la chiave nella toppa, ma alla fine riesce nell’impresa e dopo un ultimo saluto entra finalmente in casa. Si chiude la porta dietro, appoggiandosi poi su di essa e scivolando per terra.
Il cuore ancora gli rimbombava nelle orecchie, e continuava a sentire caldo. Prende dei lunghi respiri, cercando di controllarsi, ma sapeva benissimo che in tutto quel tempo speso fuori lui moriva dalla voglia di baciare Feliciano. Era un bisogno impellente che l’alcool gli rendeva difficile tenere a freno.
Si passa una mano tra i capelli, non sapendo cosa fare.
Non ne aveva idea.
Di certo non avrebbe potuto baciarlo.
Oppure la sua era semplice frustrazione. Non lo capiva e la cosa lo faceva impazzire. Il non avere risposte era probabilmente una delle condizioni più frustranti che poteva vivere. Sospira, alzandosi in piedi.
La sua mente gli faceva tornare in mente il viso di Feliciano e l’idea che avrebbe dovuto almeno sfiorare le sue labbra quella sera, ma le ricaccia in un angolo della sua mente. Non avrebbe rovinato un buon rapporto per un capriccio egoistico.
Con stizza prende l’acqua, bevendone una generosa quantità, e va a letto, dove ad attenderlo ci sono solo sogni che non gli danno tregua per tutta la notte.

Alla fine era riuscito ad andare al lavoro nonostante un post sbornia piuttosto fastidioso, e al ritorno a casa sperava di riuscire a cenare e mettersi a letto per riposare ancora. Nell’atrio del condominio, però, c’erano Arthur e Basch. Non era un buon segno.
« Aspettavamo te. » sente brontolare il professore, e spera che qualsiasi cosa sia, non gli prenda più tempo del dovuto.
« Avete bisogno di qualcosa? » Basch annuisce, allungandogli il foglio che legge lentamente. Arrivato al termine, impallidisce.
« Come al solito, il presidente sarai tu. » era la scelta più ovvia, nessun’altro poteva ricoprire il ruolo di capo della riunione condominiale, o finiva sempre con le botte – e le scommesse su chi l’avrebbe spuntata –.
« Avete già deciso la data? » chiede, massaggiandosi una tempia.
« Scegli quella più consona, basta che sia dopo le sette di sera. » dice Arthur, incrociando le braccia al petto. « E assicurati di non farlo sapere al mangia escargot. »
« Credo dovrò farlo, o manderà Antonio al suo posto e lo sappiamo tutti come è finita l’ultima volta. Basch, come al solito su di te vige il divieto di portare qualsiasi tipo di arma. » il movimento delle sopracciglia che si corrucciano non gli sfugge, ma decide di non insistere, e salutando gli altri due prende le scale, iniziando a costruire mentalmente una scaletta di argomenti che avrebbe dovuto presentare durante la imminente riunione.
La sua uscita con Feliciano avrebbe dovuto aspettare.

   
 
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