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Autore: Booksoverlife    24/10/2019    1 recensioni
Draco❤Harry
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Serpenintra

 

 

Sotto il regime Umbridge, l'imminente ultima partita di Quidditch gli aveva fatto dimenticare tutto. I compiti erano stati lasciati a loro stessi sopra al baule del suo dormitorio, in attesa di essere svolti insieme a Hermione e Ron in biblioteca. Gli appunti di pozioni volati distrattamente per tutta la sala comune erano rimasti sparsi sul pavimento per giorni e giorni. La gabbia di Edvige emanava ormai un odore talmente acre che Seamus e Dean si erano offerti di portarla su alla guferia in attesa che Harry si decidesse a pulirla – non riuscivano più a dormire con quel tanfo che aleggiava nell'aria.

Quella sera, mentre riprovava ad acchiappare il boccino d'oro per la centesima volta, sfrecciando nella pioggia, gli venne in mente una cosa alla quale non si sarebbe dimenticato nemmeno in un periodo carico di tensione come quello.

Draco Malfoy e quella sua aria sempre più beffarda, quel suo sorriso ghignante sempre più prepotente, quei suoi occhi sempre più brillanti. Era quasi totalmente certo che dietro a tutta quella spavalderia e pienezza di sé ci fosse lo zampino della Umbridge; non faceva altro che premiare lui e quegli energumeni di Crabbe e Goyle.

Ogniqualvolta lo trovava nei corridoi si beffava di lui, trovava un qualsiasi modo per attacar briga. Harry ci cadeva sempre; gli dava l'attenzione che voleva.

Si raddrizzò gli occhiali non appena scese dalla scopa. Frenò quei pensieri, gli stava salendo una specie di rabbia repressa.

Ormai era buio pesto e guardando verso il castello non ne vide nemmeno i contorni, si scorgeva solo la luce accesa da alcune finestre. Era ora di tornarsene alla sala comune; era fradicio, doveva cambiarsi se non voleva prendersi un raffreddore. Così si avviò verso il portone di quercia e si coprì con il mantello dell'invisibilità che era appartenuto a suo padre.

Ron starà già dormendo... pensò mentre scivolava nell'ingresso e si dirigeva verso la scala che lo avrebbe portato alla torre di Grifondoro.

Lui era stato fuori ad allenarsi per tutta la serata, saltando la cena come ultimamente era solito fare, perciò non aveva la minima idea di che cosa fosse successo davanti alla porta della sua sala comune. Quando arrivò davanti al buco del ritratto trovò Sir Cadogan al posto della Signora Grassa. Gli si raggelò il sangue; quella era sicuramente una mossa della Umbridge per evitare che gli studenti stessero fuori fino a tarda ora.

“Non ti lascerò entrare, villano! Ho l'ordine di non aprire a nessuno oltre le 22.30!” blaterò Sir Cadogan brandendo una lancia a cavallo nel primo piano dell'opera.

“Ci mancava solo questa...” sospirò Harry.

Riflettendo sul da farsi, gli venne in mente che poteva andare alla gueferia e dormire lì rannicchiato sulla paglia per i gufi, luogo in cui nessuno lo avrebbe trovato. L'indomani sarebbe tornato giù e avrebbe dato delle spiegazioni a Ron, pensando a quanto potesse essere preoccupato non trovandolo nel suo letto appena sveglio.

Non sembrava essere l'idea migliore, ma al momento non ne aveva altre. Cominciò ad incamminarsi verso le scale, quando un rumore indistinto di passi lo fece coprire istintivamente col mantello. Sentì anche un respiro lento e leggermente irregolare.

Si affacciò dalla scala e guardò in basso; non si aspettava certo di vedere uno studente, alzato a quell'ora, scendere le scale con aria non curante, con l'aria di chi si sente il padrone di tutta Hogwarts.
Chi poteva essere se non Malfoy?

Improvvisamente sentì dentro di sé che voleva sapere che cosa stesse facendo a quell'ora di notte – mezzanotte passata, per l'esattezza – vestito di tutto punto invece che con indosso il pigiama, il mantello sulle spalle che gli ondeggiava dietro ai piedi ogni volta che scendeva un gradino, i capelli perfettamente incerati divisi in due al centro della nuca, il volto segnato impercettibilmente dal sonno, la pelle diafana come sempre.

Ad Harry si irrigidirono le gambe e pensò che gli si fossero colorate un po' le guance perché sentì una vampata di caldo salirgli su per il collo.

Tuttavia si mosse rapidamente. Lo seguì fino ai sotterranei, davanti alla sala comune di Serpeverde. Forse si era precipitato giù dalle scale con un po' troppa frenesia, in quanto il ragazzo si era voltato e aveva iniziato a guardare nella sua direzione riducendo gli occhi a due fessure. Piano piano un sorrisetto maligno gli increspò le labbra.
Harry conosceva quella faccia; significava ti ho beccato.

“Potter!”

Harry non poteva più nascondersi ormai, l'altro probabilmente si era dapprima accorto dei suoi occhi puntati su di sé a ogni gradino che aveva sceso con quella andatura sinuosa ed elegante. Il gioco era finito. Un momento, ma quale gioco?! Non era certo quello che andava dietro alla preda, incuriosito e bramoso di qualcosa. O forse sì?

Si sfilò il mantello dell'invisibilità di dosso e lo guardò dritto negli occhi più serio che mai, sperando che le guance lievemente rosee non lo tradissero. Evidentemente però lo tradirono, perché Draco sfoggiò un sorriso ancora più ampio, gli venne vicino ergendosi in tutta la sua altezza, squadrandolo dall'alto verso il basso.

“E così mi stavi seguendo, Potter... che problemi hai, non riesci a dormire o non ti funziona bene la prostata e ti sei dimenticato la parola d'ordine?”
Harry esitò con la bocca dischiusa e abbassò la testa per un attimo poi tornò a guardarlo, con occhi fiammeggianti di rabbia.

“Per una serie di circostanze sono rimasto fuori e Sir Cadogan non mi fa entrare, ma tu piuttosto cosa ci facevi qua fuori?”

Il biondo fece un paio di passi indietro, come per guardarlo meglio come quando si ammira un quadro. Eh sì, quel quadro tutto bagnato aveva un non so che di interessante, ma di certo non glielo avrebbe fatto capire.

Erano anni che aveva una cotta per lui, forse anche per la fama che aveva e che lui, Draco, non era mai riuscito ad ottenere. Forse proprio per il coraggio di combattere contro il Signore Oscuro e non avere poi così tanta paura. O forse semplicemente per quella sua chioma corvina e quei suoi occhi verdi come la foresta proibita. Sì, i suoi occhi, i suoi capelli le sue labbra gli davano una certa proibizione nel toccarli, nello sfiorarli. Ma sapeva che presto quella sensazione di divieto se ne sarebbe andata a farsi friggere. Lui sapeva sempre come volgere la situazione in suo favore, era un Serpeverde. Grazie, Merlino, per il dono dell'astuzia. E della malizia.

“Beh” fece una pausa, abbassando gli angoli della bocca nella sua tipica espressione. “Sono andato dagli altri in infermeria. Stamattina a pozioni Crabbe ha fatto scoppiare il suo calderone e ha colpito Goyle, Zabini, Nott e Pansy. Io mi sono scansato in tempo, non dormo in piedi come loro.”

Insomma, te la sei svignata dal pericolo, come sempre, Malfoy pensò Harry. Non riuscì a dire nulla, gli venne solo da sbirciare oltre la porta appena spalancata da Malfoy grazie alla parola d'ordine serpenintra.

Draco lo fissò per qualche istante. A Harry parve che gli occhi grigi di Draco mandassero bagliori in tutte le direzioni e quel sorriso beffardo non accennava a scomparire dalla sua faccia appuntita.

“Sai, Potter, la Umbridge mi ha dato il permesso di spostarmi per i corridoi a quest'ora per ogni situazione di emergenza, non sono come te che vago come un vagabondo babbano in cerca di... parole d'ordine”.

Draco sembrò sputare le ultime due parole in modo sprezzante, come se non ci credesse che Potter stesse girovagando da solo perché si era scordato la parola d'ordine. Entrò nella sala di Serpeverde, girandosi per osservarlo intensamente.

Gli piaceva così fradicio, ma denudato gli sarebbe piaciuto ancora di più. Gli fece cenno di entrare con la testa, appoggiandosi ad un divano con la schiena, incrociando le braccia al petto, accennando a un sorriso sghembo.

Harry lo guardò stringendo un po' gli occhi dietro gli occhiali e varcò la soglia della sala comune, seguendolo circospetto. Non sapeva se fidarsi o meno, la sua espressione facciale non era delle migliori... quel sorrisetto però continuava a fargli ribollire qualcosa dentro. Possibile che si prendesse sempre gioco di lui, che non riuscisse mai a starsene serio e congedarlo senza troppi rigiri?

Soltanto con lui Malfoy faceva così. Ginny veniva sempre congedata denigrandola nel modo più malefico possibile, Hermione con le peggio frasi sui nati babbani, Ron con un ghigno e il rammentare a quale famiglia appartenesse incluse le condizioni sociali. E lo faceva sempre con una faccia seria, cattiva. Invece a lui? A lui sorrideva. Un sorriso, quello di Draco, che ti fa venire la voglia di uccidere e di cadere esanime al contempo.

La sala comune era illuminata da una fredda luce verdastra, accentuata anche dalle acque del lago che si potevano scorgere dietro i vetri delle finestre. I divani e le poltrone dalle decorazioni lignee elaborate erano foderati in pelle nera, candele verde scuro erano accese su degli scrittoi, sui tavolini bassi invece c'erano ceste di frutta fresca e sul grigio pavimento in pietra c'erano vasti tappeti dai motivi geometrici che cozzavano con l'intero arredo in stile neobarocco. I Serpeverde avevano un gusto un po' eccentrico, doveva ammetterlo.

“Stai lì, torno subito...” disse ad un certo punto Draco, ora serio e con la fronte aggrottata, sciogliendo le braccia dal petto ed incamminandosi verso il suo dormitorio.
Era un piano più sotto della sala comune, le scale erano strette e illuminate da torce. Andò ai piedi del proprio letto a baldacchino alla francese e dal baule estrasse la sua divisa di ricambio, quella dell'anno prima, ancora in ottime condizioni ma un po' troppo corta ormai.

Tornò di sopra, vide che Harry era rimasto esattamente dove lo aveva lasciato, in piedi sulla soglia come una statuina. Gli scappò un sorriso che di cattivo stavolta non aveva niente.

Tornando subito serio gli allungò gli abiti e si sedette comodamente sul divano.

“Provateli.”

Harry li prese, ancora molto nervoso in viso. Non riusciva a smettere di guardarlo. Notò che con un gesto impercettibile della bacchetta di biancospino accese il fuoco nel camino. Almeno adesso si sentì un po' più a suo agio; la luce aranciata del fuoco rendeva la sala meno opprimente e per giunta iniziava a scaldarla un po' – ma come facevano a stare in quella ghiacciaia di sotterranei i Serpeverde? Erano a sangue freddo come i serpenti?!

Draco prese un melograno dalla cesta di frutta più vicina, e allungandosi un po' sul divano si mise a mangiarne i chicchi rossi come rubini, aspri e succosi.

“Dove posso cambiarmi?”

Chiese Harry, con tono abbastanza fermo. Malfoy che schiacciava i chicchi del melograno fra due dita facendosi colare il succo scarlatto sulla lingua lo stava facendo diventare scemo. Era come se si sentisse scoppiare dall'interno.

“Sei un uomo, cos'è, hai bisogno dello spogliatoio come le ragazze, Potter?” Ridacchiò fra un chicco di melograno e l'altro, guardando un punto indistinto sul muro.

Harry non aveva neppure notato che tipo di abiti gli avesse dato il ragazzo, se ne accorse solo dopo essersi tolto i suoi, rimanendo in mutande.

Draco si voltò finalmente per guardarlo e potè cogliere un lieve disappunto sulla sua faccia immacolata – aveva notato che erano da Serpeverde, beh, che si aspettava?! - ma successivamente notò che l'espressione facciale gli si addolcì. Che gli prendeva?
“Cosa ti aspet-” fece scorrere lo sguardo sul corpo di Potter e gli si bloccò la lingua dallo stupore: quanto era bello, Merlino?

“Niente. In fondo il cappello parlante aveva detto che sarei stato bene fra i Serpeverde.” Farfugliò abbassando il viso. Ciononostante sentì gli occhi di Malfoy puntati su di sé, quindi si irrigidì di colpo. Prese a vestirsi velocemente, dandogli la schiena – neanche le femmine, razza di idiota! – e poi si voltò di scatto, con un forte rossore sul collo e sulle gote.

“Allora, come sto?” domandò con una punta di sarcasmo, aggiustandosi la cravatta verde a strisce argento.

Draco, che prima si era imbambolato a osservare il suo corpo perfetto, scultoreo, passando dai glutei sodi e candidi ai bicipiti e alle spalle forti – per non parlare del torace, aveva un accenno di tartaruga proprio niente male! – si riprese e chiuse la bocca, che si era spalancata inavvertitamente.

“In Serpeverde stai una favola, Potter”. Rispose, serio, alzandosi e andandogli vicino. A poco a poco ricomparve il suo solito sorrisetto sulle labbra. Lo fissò a lungo, adesso da vicino, portò le mani alla cravatta e gliela annodò meglio.

Harry si sentì pervadere da una strana sensazione; il tocco delle sue mani sul proprio petto gli fece correre leggeri brividi lungo tutta la schiena. Possibile che Draco lo facesse sentire così? Possibile che fosse davvero innam-

“Se solo tu fossi stato in Serpeverde, perché diavolo in Grifondoro? A che ti servono la Granger e il Weasley, quando ci sono io, per te, Potter?”
A Harry si mozzò il fiato. I loro occhi si compenetrarono, a due centimetri di distanza. Draco aveva assunto un'espressione quasi schifata, probabilmente rifletteva su ciò che aveva appena detto.

C'è lui per me, si ripetè Harry nella mente.
Malfoy, dopotutto, c'era sempre stato. Era sempre nei paraggi quando lui e Hermione e Ron dovevano fare qualcosa, o quando tramavano qualcosa, dalle importanti sorti di Hogwarts alle cose quotidiane scolastiche. Malfoy lo fissava sempre, lo teneva d'occhio, non gli levava mai gli occhi di dosso.

E se n'era accorto solo ora che per lui c'era sempre stato. E' vero che Draco lo aveva cacciato spesso nei guai e aveva fatto la spia a praticamente tutti i professori, però ora non riusciva veramente più a odiarlo. Più cresceva, più i mesi e gli anni passavano, più si rendeva conto che provava qualcosa per lui.

Quella roba che gli ribolliva dentro quando lo vedeva non era rabbia repressa, era amore.

“Draco.”
Draco si sentì chiamare per nome e si sentì quasi cedere le ginocchia. Vide Potter che deglutiva, i loro visi erano tremendamente vicini.

Le sue mani erano ricadute già da un po' lungo i fianchi, la cravatta ora era sistemata. Che bisogno c'era di stare così appiccicati?
Oh, Merlino, erano ormai cinque anni che sentiva quell'insistente bisogno!
Non ci pensò due volte, si scordò di tutte le cose che gli aveva combinato e di tutto quello che lui gli aveva fatto per ripicca.

Basta giocare al gatto e al topo, basta giocare al grifone e al serpente.
Si protese quel poco che bastava per baciarlo. Gli colmò le labbra di tutto l'amore che si era tenuto dentro, ricacciò l'odio nei meandri della sua anima. Come si poteva odiare un ragazzo così maledettamente carino, rimasto orfano, con degli amici veri e una fama alle stelle? Certe volte avrebbe voluto essere al suo posto, doveva ammetterlo.

E poi, da Serpeverde, era davvero divino: il verde dei suoi occhi stava a pennello con il verde della sua divisa scolastica. Il nero gli riprendeva invece i capelli e il suo viso roseo spiccava splendidamente su quei toni scuri.

Merlino, sta meglio a lui che a me!

Continuò imperterrito a baciarlo.

Harry si sentì esplorare la bocca, si sentì finalmente colmato da quel desiderio che lo pervadeva sempre di più ultimamente. Cinque anni, per la precisione.

Adesso, tutto avvinghiato a Draco, non riusciva a perdonarsi del suo primo giorno a Hogwarts in cui si rifiutò di stringergli la mano e fare amicizia con lui.
Era forse tutto iniziato da lui? Cioè, Draco si era sempre mostrato maligno a causa sua? Se fosse stato suo amico si sarebbe rivelato un tipo simile a Ron o a Hermione?
Non lo avrebbe mai saputo.

Sapeva solo che la sua ossessione per Malfoy era finalmente giunta a termine: aveva scoperto la migliore delle cose, su di lui. Baciava da dio.

Draco gli cinse i fianchi e lo spinse lentamente verso il muro; Harry sentì la roccia fredda sotto il palmo delle mani, i brividi aumentarono ed ebbe un fremito.

“Hai bisogno di un po' di calore?” gli domandò il biondo, sentendoselo tremare contro.

“Scoprilo da solo.” gli rispose il moro.

Tornò a baciarlo senza nemmeno dargli la possibilità di prendere fiato. Le lingue calde e umide vorticavano una attorno all'altra come due serpenti che fanno l'amore.

La sala cominciò presto a diventare calda e i vetri si appannarono a causa dei loro respiri affannosi.

Draco lo spogliò partendo dal mantello e dalla camicia, rendendosi conto che desiderava quel momento più di qualsiasi altra cosa; l'attrazione che sentiva superava di gran lunga il suo egoismo, il che era veramente tanta roba.

Gli slacciò la cravatta e la cintura dei pantaloni, glieli calò, gli sbottonò la camicia godendosi ogni singolo bottone che svettava mostrandogli quel petto caldo e liscio. Si inginocchiò ai suoi piedi per sfilargli scarpe e pantaloni e rimase lì a guardarlo dal basso all'alto, con il solito mezzo sorriso sbilenco sul volto.
Harry sentì sempre più caldo; era l'eccitazione che gli stava salendo rapidamente. Malfoy inginocchiato ai suoi piedi era qualcosa di trascendentale. Se lo guardò per una buona manciata di secondi, cercando di restare impassibile, ma non appena sentì che gli tirava giù le mutande le sue labbra si dischiusero e gli uscì un leggero gemito di contentezza.

Le guance gli si incendiarono, la gola gli andava a fuoco tanto era il vapore che gli usciva dalla bocca ogniqualvolta Malfoy glielo leccava. Ad un certo punto sentì che gli succhiò anche l'anima. Poi vide che si ritrasse e lo trasportò di peso verso uno dei divani in pelle.

Draco lo sdraiò dolcemente e gli si posizionò sopra. Iniziò a spogliarsi a sua volta, lentamente, per mostrargli bene il proprio corpo. Lui non si vergognava, non aveva le guance rosse. Aveva solo quel suo tipico sorriso malizioso; a quanto pare anche quello contribuiva a far eccitare Potter sempre di più.

Quando si fu denudato anche lui lo baciò nuovamente con vigore, poi lo fece girare, lo mise carponi e lo penetrò con tutta l'anima di Merlino, sentendo il massimo del piacere salirgli su fino alla punta dei capelli ossigenati.

La sala comune si riempì di sospiri e gemiti bassi, di vapore e di profumo di corpi che fanno l'amore.

Il momento successivo all'amplesso fu altrettanto meraviglioso. Se ne rimasero abbracciati sul divano, coprendosi con uno dei due mantelli a mo' di coperta, con le candele ormai quasi spente e il fuoco affievolito. La luce divenne molto soffusa, presto si ritrovarono nella penombra; si baciarono, si tastarono, si cercarono con i corpi e giocarono ancora un po' prima di addormentarsi l'uno nelle braccia dell'altro.

 

Al mattino, Harry si disse che di lì in avanti le cose sarebbero cambiate. Si disse che dopo, fra una lezione e l'altra, avrebbe detto a Hermione e Ron quello che provava per Draco e quello che avevano fatto, che ci credessero o meno!
 

“Non ci credo Harry! Ma... Malfoy?! Perché proprio Malfoy?” Ron rimase a bocca aperta

“Lo sapevo Harry, l'ho sempre saputo!” Gridò Hermione e lo abbracciò tutta felice “Sapevo che la ragione per cui Draco si comportava così era anche data dal suo amore per te. Congratulazioni!”

Draco, invece, al mattino si era alzato dopo Harry, e aveva trovato un biglietto sul tavolino con scritto “Sono andato a lezione. Lo annuncio a Hermione e Ron. Ci vediamo da te dopo le lezioni, ok? Harry”. Si disse che come inizio non era affatto male.

La prossima volta voglio vedere lui ai miei piedi... pensò. Si immaginò certe cose con Harry e gli scappò un sorriso compiaciuto.
Adesso, come dire a Crabbe e Goyle che amava Potter, quei due rintronati?

“Nooo, Harry Potter!” disse Crabbe, spalancando gli occhi e la bocca

“Draco, ma noi non sapevamo che- cioè, Blaise lo sapeva, lui sa sempre tutto, ma non gli credevamo...” incalzò Goyle

“Stupidi babbei” sospirò Draco, ma sorrise e vide che Zabini gli faceva l'occhiolino e un movimento strano con le mani. Gli stava chiedendo se lui e Harry l'avevano fatto; Draco gli fece un veloce cenno di assenso e gli angoli della bocca gli si alzarono ulteriormente. Pensò al futuro con Harry e divenne un po' paonazzo in viso.
 

“E chi se lo sarebbe aspettato...” dichiarò Luna Lovegood un po' stralunata quando li scoprì baciarsi nei corridoi alcuni giorni dopo.

“Sai, la Umbridge a me non ha vietato niente, nemmeno se si tratta di Potter...e poi,” disse Draco, staccandosi, indicando la tavola fissata al muro con le nuove regole scolastiche “ragazze e ragazzi devono stare a 20 cm di distanza, ma, beh, i ragazzi insieme no!” sorrise e tornò a baciare Harry e a Luna scappò una risatina divertita.

Per Harry, ora, la Umbridge non rappresentava più un pericolo; d'ora in poi Draco avrebbe sempre preso le sue difese. Il suo Draco.

   
 
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