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Autore: heliodor    24/10/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Zampe
 
Quando raggiunse il gigante, lo trovò chino su qualcosa di enorme appoggiato per metà a una delle pareti.
Gromm stava strappando qualcosa con frenesia, come se da quello dipendesse la sua vita. O quella di qualcuno a cui teneva.
Joyce si avvicinò con cautela e guardò in basso. Coperto da uno spesso strato della bava che i ragni seminavano ovunque, vide un viso simile a quello di Gromm.
Gli occhi serrati e l’espressione serena lo facevano sembrare addormentato, ma Joyce notò che il petto della creatura non si muoveva.
“Gromm-va. Gromm-va” piagnucolò Gromm, le enormi mani che scuotevano la creatura.
Joyce rimase in silenzio ad osservarlo, un occhio che ogni tanto andava al condotto da dove erano passati. I ragni si muovevano davanti all’ingresso, formando lunghe file regolari che si spostavano in entrambe le direzioni.
Tornò a rivolgere la sua attenzione a Gromm, che stava mormorando qualcosa alla creatura distesa a terra.
“Gromm” disse Joyce. “È morto.”
“Gromm-va.”
“Non puoi riportarlo in vita” disse scegliendo con cura le parole.
Che sto facendo? Si chiese. Nemmeno mi comprende.
“Gromm-va. Gromm-va. Gromm-va” ruggì Gromm. Scattò in piedi. Allungò la mano verso il viso della creatura e afferrò uno dei corni, spezzandolo con un gesto deciso. “Gromm-va.”
Joyce indietreggiò di un passo.
“Non puoi fare niente per lui.”
“Gromm-ak” ruggì. Gromm si gettò verso l’ingresso, atterrando sui ragni che procedevano in fila. Ne schiacciò un paio e altri due li stritolò tra le sue enormi mani, facendoli esplodere. Litri di bava appiccicosa decorarono l’ingresso del cunicolo.
Joyce lo raggiunse. “Così attirerai quelli davvero pericolosi.”
I ragni continuarono nel loro movimento ignorando quelli che venivano schiacciati o maciullati da Gromm. Quando si trovavano un ostacolo di fronte deviavano quel tanto che bastava per aggirarlo e proseguivano per la loro strada.
Gromm li afferrava e schiacciava battendo gli enormi pugni sulla pietra. I colpi erano così forti che Joyce li sentiva riverberare nelle sue ossa.
“Gromm” gridò. “Fermati. Ora.”
Gromm si arrestò e le rivolse un’occhiata veloce. “Gromm-ak.”
Almeno si è fermato, pensò
“Vuoi ucciderli tutti?”
“Gromm-ak.”
“Da solo?”
“Gromm-ak” ruggì agitando l’enorme pugno.
Tik
Tik
Tik
Joyce si voltò di scatto. Alle loro spalle avanzava una massa brulicante che stava riempiendo il condotto. Vide zampe muoversi frenetiche e corpi rotondi uno sopra l’altro nel disperato tentativo di raggiungere per primi la preda.
Siamo noi la preda, pensò.
“Sei contento?” disse a Gromm con tono di rimprovero.
“Gromm-ak” ruggì lui. L’afferrò e la mise sulla schiena.
“Corri” disse, ma non ce n’era bisogno. Gromm aveva già iniziato a sfrecciare con lunghi balzi nel condotto.
Dietro di loro i ragni avanzavano come un’onda di piena. Voltandosi, Joyce si ritrovò a osservare una massa indistinta e brulicante che si avvicinava sempre di più.
“Provo a rallentarli” disse a Gromm. Evocò una sfera infuocata e la lanciò verso i ragni. L’esplosione fece tremare le pareti del condotto. Joyce chiuse gli occhi quando venne investita dall’aria rovente e dai detriti che aveva sollevato. Centinaia di ragni bruciarono ma molti di più passarono sui corpi dei loro compagni e continuarono ad avanzare.
Joyce lanciò un’altra sfera infuocata, ma ottenne solo di guadagnare una decina di passi sugli inseguitori.
“Più veloce” disse a Gromm.
Lui si limitò a grugnire.
Joyce evocò una terza sfera infuocata e stavolta la lanciò verso il soffitto del condotto. L’esplosione staccò un largo pezzo di roccia che crollò sui ragni, seppellendoli.
I pochi che riuscirono ad avanzare oltre l’ostacolo non attesero i compagni intrappolati e proseguirono l’inseguimento.
Joyce li colpì usando i dardi magici al posto della sfera infuocata. A ogni centro i ragni esplodevano seminando la solita bava appiccicosa.
Gromm iniziò a rallentare fino a fermarsi.
“Gromm-da” disse con tono più calmo.
Joyce saltò giù. Davanti a lei si ergeva una porta circolare incastrata nella roccia. C’erano dei fregi sulla superficie di metallo che ritraevano una creatura dotata di corna e folto pelo che sembrava minacciare chi la stava osservando.
“È uguale a quella che abbiamo trovato di sopra” disse.
“Gromm-da.” Gromm poggiò le mani sulla porta. “Gromm-da.” Batté gli enormi pugni sulla superficie metallica facendola rimbombare. “Gromm-da. Gromm-da. Gromm-da” ruggì.
Tik
Tik
Tik
Joyce si voltò verso la parte opposta del cunicolo. Piccole figure rotonde si stavano radunando nel condotto.
“Gromm-da. Gromm-da” gridò Joyce battendo sulla porta. “Gromm-da.”
I ragni si erano accorti della sua presenza e cominciavano ad avanzare verso di lei.
Joyce evocò una sfera infuocata e la lanciò in mezzo al mucchio più grande. L’esplosione l’accecò per un istante, ma quando mise a fuoco la vista vide con soddisfazione centinaia di quelle creature ardere come fiammelle che si muovevano impazzite da un lato all’altro del condotto.
Altre però stavano avanzando verso di lei dal lato opposto, forse con l’intento di circondarla o forse solo guidate dall’istinto, non aveva idea di quale fosse il vero motivo e in quel momento non le importava.
Evocò un’altra sfera infuocata e la lanciò sul mucchio. A decine bruciarono muovendosi come impazziti nello stretto passaggio. Altri avanzarono sopra i caduti, facendosi strada verso il fondo del condotto.
Joyce indietreggiò, preparò una terza sfera infuocata e la lanciò verso i ragni.
Proseguì in quel modo lanciando una sfera infuocata ogni dieci o quindici passi o quando i ragni si avvicinavano troppo.
Non si rendono conto che così moriranno? Si chiese.
Iniziava a sudare e respirava a fatica, non solo per il fumo che si stava addensando nel condotto. Tossì un paio di volte e una dozzina di ragni ne approfittarono per lanciarsi all’attacco.
Joyce evocò i dardi e li uccise uno alla volta, con pazienza.
Altri avanzarono verso di lei.
“Ora basta” esclamò.
Raccolse le forze rimaste ed evocò una sfera infuocata più grande delle altre. Il piccolo sole che danzava tra le sue mani le lambì la pelle, ma senza ferirla. Sapeva che finché non l’avesse lasciata libera, le sue fiamme non l’avrebbero morsa.
Ma morderanno loro, si disse pensando ai ragni.
L’esplosione fu così forte che si riverberò sulle pareti del condotto, facendolo tremare. Una nuvola di polvere e detriti invase il cunicolo e le schiaffeggiò il viso, costringendola a chiudere gli occhi e tossire.
“Gromm-va” continuava a gridare Gromm battendo i pugni sulla porta di ferro. “Gromm-va.”
I ragni ripresero ad avanzare come se la sfera infuocata fosse solo uno dei tanti ostacoli che incontravano sul cammino.
“Sono troppi” gemette Joyce.
Era esausta e le forze iniziavano a venirle meno. Tentò di evocare una sfera infuocata, ma anche mormorando l’incantesimo al centro dello spazio tra i suoi palmi apparve solo una fiammella che subito si spense.
Evocò il raggio magico e lo diresse contro la prima fila dei ragni che avanzavano, spazzandoli via. Quelli dietro avanzarono scansando i corpi dei caduti o calpestandoli come se fossero pietre.
“Gromm” gridò Joyce. “Mi serve aiuto qui. Ora.”
Il gigante non rispose.
“Gromm” esclamò Joyce colpendo un ragno che le era balzato addosso.
Un altro cercò di afferrarle i piedi ma lei lo trafisse con la lama magica che aveva evocato. Per ora non riusciva a usare altri incantesimi.
Uno dei ragni più grossi le balzò addosso e le morse la spalla. Joyce gridò per il dolore e lo stupore. Afferrò il mostro e lo gettò lontano.
Un secondo ragno le morse la gamba facendola balzare all’indietro per sottrarsi a un altro attacco. Joyce lasciò che si avvicinasse e lo tagliò in due con la lama magica.
Litri di bava schizzarono in ogni direzione e le imbrattarono i pantaloni e la camicia.
Un ragno cercò di superarla per prenderla di spalle ma lei si voltò di scatto e fece partire la lama magica, tagliandogli due zampe.
Due ragni le balzarono sulla schiena e presero a morderle il collo strappandole piccoli pezzi di carne.
Joyce gridò e cominciò una danza frenetica per liberarsi dai due mostri. Disperata, si lanciò con la schiena contro il muro.
I due ragni vennero schiacciati tra Joyce e la parete del cunicolo, esplodendo e disseminando la bava appiccicosa.
Joyce si ritrovò coperta da quella sostanza. Anche gli stivali erano immersi nella bava che le impediva di muoversi senza fare una fatica enorme. I ragni invece, con le loro zampe simili a piccoli trampoli snodati, si muovevano senza difficoltà.
Joyce evocò i dardi magici e ne uccise due, ma già altri quattro stavano avanzando verso di lei. E dietro di loro, centinaia e centinaia ordinati su decine di file.
Qualcosa la sollevò da terra e per un istante le sembrò di levitare al centro del cunicolo. Vide la porta avvicinarsi e temette che Gromm avesse deciso di scagliarla contro di essa in un disperato tentativo di aprirla.
Invece Joyce passò attraverso la fessura che si era creata tra la porta e la parete del cunicolo. La mano che l’aveva afferrata perse la presa e lei volò per una decina di passi, picchiando con la spalla e il fianco contro la roccia.
Esausta e dolorante, la vista annebbiata dal dolore, attese che i ragni arrivassero a mettere fine alle sue sofferenze.
Udì un profondo ruggito e il terreno che vibrava sotto i suoi piedi. Due enormi figure, più grandi di Gromm di una spanna, si scagliarono contro la porta di metallo e la spinsero da un lato verso la parete del condotto.
Gromm non si unì ai due ma restò vicino alla fessura. Una coppia di ragni si infilò nell’apertura e lui li schiacciò colpendoli con i pugni.
Ogni vota che un ragno entrava, lui faceva in modo che non riuscisse a fare più di cinque o sei passi. Solo quando la porta venne chiusa, si allontanò barcollando.
Anche lui è esausto, si disse Joyce.
Ora che aveva ripreso le forze e la vista le si era schiarita, vide le due creature che la sormontavano. Avevano lo stesso corpo massiccio, gli arti tozzi e il muso allungato di Gromm, comprese le due corna dietro le orecchie.
Erano più alti e massicci di Gromm, se possibile.
Forse è lui che è basso, pensò. O è molto giovane. Un cucciolo?
Le due creature la fissavano con sguardo indecifrabile.
Joyce decise di rimanere immobile per non sembrare aggressiva. Una volta un cane l’aveva fissata in quel modo e lei aveva temuto che volesse morderla. Galef lo aveva allontanato usando un dardo magico, ma senza colpirlo.
Cosa succederebbe se usassi un dardo magico? Si chiese.
Gromm non sembrava spaventato dai suoi incantesimi e non voleva rischiare.
“Gromm-ar” disse uno dei giganti. Il colore del pelo che lo ricopriva era di un nero intenso, a parte una sottile striscia che gli avvolgeva il collo.
“Gromm-va” disse Gromm.
“Gromma-ar” rispose l’altro battendo il pugno a terra.
Gromm rispose battendo prima il pugno e poi il piede. “Gromm-uk.”
L’altro scosse la testa e si rivolse a Joyce con un ringhio sommesso.
Non aveva bisogno di conoscere la loro lingua per capire che quello era un ordine. Raccolse le forze e si tirò su.
“Li terrà fuori?” chiese a Gromm indicando la porta.
“Gromm” rispose.
Si incamminarono dietro i due giganti.

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