Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Ciuffettina    24/10/2019    4 recensioni
Come scoprire che Giobbe era davvero retto e giusto come tutti dicevano e non lo faceva per interesse? Ma con tre Prove!
Genere: Angst, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel, Lucifero, Metatron, Michael, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gabriel era proprio soddisfatto della reazione che avevano avuto Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita: ognuno di loro, appena aveva appreso della “sventura” che aveva colpito il loro amico, si era stracciato le vesti in segno di dolore e si era subito messo in cammino per andare a trovarlo.
Mentre volava per tornare da Giobbe, ripensò alle promesse che gli aveva fatto Lucy: non avrebbe ucciso i tre umani, non li avrebbe fatti possedere e non li avrebbe nemmeno torturati. Stava per pensare che tutto sarebbe andato nel migliore dei modi quando un pensiero lo colpì così all’improvviso da farlo sbandare: e se Lucifer li avesse fatti ammalare come Giobbe? No, no, la malattia doveva essere considerata come una tortura, giusto? Giusto? Gabriel si augurò che se il suo fratellone ci avesse provato, Metatron l’avrebbe richiamato all’ordine… ma no! Lo Scriba Divino controllava soltanto che Lucifer non trascendesse nel torturare l’umano da testare ma non avrebbe minimamente protetto soggetti terzi. Si preoccupò per un attimo ma poi ridacchiò fra sé: a che punto era arrivato, a diffidare della parola del proprio fratello!
Finalmente arrivarono tutti e tre più un curioso, molto più giovane, Elihu, figlio di BaRachel il Buzita, che si era unito a loro. Appena riconobbero che quella carcassa d’uomo piena di piaghe era proprio il loro amico Giobbe, ognuno di loro si stracciò le vesti e si cosparse il capo di polvere. Poi sedettero accanto a lui in terra.
Giobbe si commosse nel vederli e, se avesse potuto, li avrebbe abbracciati ma temeva di disgustarli. «Che bello vedervi, amici miei! Seppure in una circostanza così luttuosa.» Brevemente spiegò loro le sue disavventure, poi disse: «Maledetto il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: “È stato concepito un uomo!” Perché non sono morto fin dal seno di mia madre e non spirai appena uscito dal grembo?»
«Ecco!» esclamò trionfante Lucifer. «Ha maledetto Dio!»
«No che non l’ha fatto» replicò Metatron seccato e continuando a scrivere. «Ha soltanto maledetto il giorno in cui è nato.»
«D’accordo, però siccome è stato nostro Padre a volere che quest’insetto nascesse, maledicendo una cosa che Lui ha fatto è come se avesse maledetto Dio stesso.»
«Non è la stessa cosa» replicò lo scriba. «Perché la scommessa sia vinta deve proferire ingiurie dirette a nostro Padre.»
«Ingiurie dirette tipo cosa?» domandò Lucifer con aria innocente. «Potresti farmi un esempio?»
«Beh tipo… ma cosa stai per farmi dire???»
«Ehilà sveglia! Io sono il Diavolo, indurre gli altri in tentazione è il mio mestiere.»
Metatron riprese a scrivere, mentre Gabriel ridacchiava al pensiero che il Lecchino d’oro potesse ingiuriare l’Altissimo.
«Adesso chi lo sente Laylahel, il cupido che ha fatto incontrare i genitori di Giobbe?» brontolò Metatron, continuando a scrivere. «Avete idea di quanto sia insopportabile un cupido depresso?»
Nel frattempo aveva cominciato a parlare Elifaz il Temanita: «Tu hai istruito molti e a mani fiacche hai ridato vigore; le tue parole hanno sorretto chi vacillava e hai rafforzato le ginocchia che si piegavano. Ma ora questo accade a te e ti abbatti; capita a te e ne sei sconvolto. Ricordalo: quale innocente è mai perito e quando mai furono distrutti gli uomini retti? Per quanto ho visto, chi semina iniquità, le raccoglie. Felice l’uomo che è corretto da Dio: perciò tu non disdegnare la correzione dell’Onnipotente e pentiti. Vedrai che tutto tornerà come prima.»
Giobbe, continuando a grattarsi, sbatté le palpebre sorpreso e rispose: «Ma io non devo pentirmi di nulla perché sono innocente.»
A quel punto si scatenò il finimondo.
I tre amici cominciarono a inveirgli contro (meno veemente Elifaz, più aggressivo Zofar, mentre Elihu rimaneva in silenzio) che se era ridotto così, qualcosa doveva pur aver fatto, in più aveva persino l’arroganza di professarsi innocente, inaudito!
«Istruitemi, fatemi conoscere in che cosa ho sbagliato» balbettò Giobbe di fronte a quel repentino cambio di atmosfera.
I tre non si fecero pregare e gli elencarono i suoi possibili peccati. Forse si era accomodato dove prima stava seduta una donna impura o aveva toccato una cosa immonda, come il cadavere di un animale e perciò era rimasto egli stesso immondo e, nonostante questo, era entrato ugualmente nel Tempio a pregare; era sicuro che i suoi figli erano stati tutti giusti e retti? Se l’uragano li aveva schiacciati, tanto innocenti non dovevano essere e la sua malattia poteva essere la giusta punizione per aver allevato dieci miscredenti e che dire del cibo? Aveva forse bevuto del sangue? Era più che sicuro di aver mangiato soltanto alimenti approvati da Dio in persona e preparati come Lui comanda? Si era forse lasciato tentare da una braciola di cinghiale? Lo straccio che aveva indosso non sarà stato di tessuto misto, per caso? E l’orto? Che aveva da dire sul suo orto? Non è che aveva permesso ai servi di piantare le lenticchie accanto al grano? O forse aveva tentato di far accoppiare le capre con le pecore…
A ogni frase Giobbe scuoteva la testa col risultato di farli imbufalire sempre di più e di farli strillare ancora più forte.
Gabriel, sconvolto, domandò a Lucifer: «Ma che cosa hai fatto loro?»
Il fratello alzò le mani con aria innocente. «Assolutamente nulla, lo giuro.»
«Vuoi dire che loro sono così
«Ehhh… Temo di sì, mi sto rendendo conto che non sono proprio le persone più indicate a risollevare il morale a quel verme, chi l’avrebbe mai immaginato?»
«Tu lo sapevi!» lo accusò Gabriel. «Sapevi che erano talmente moralisti da insultare il povero Giobbe per le disgrazie che tu gli hai procurato e hai lasciato che andassi io a chiamarli!»
«Fratellino, se ben ricordi, sei stato tu a offrirti per convocarli, non te l’ho chiesto io, inoltre non è colpa mia se a quel verme piace frequentare questi idioti che preferiscono seguire regole assurde invece di spassarsela, come se seguire i comandamenti di Paparino li facesse diventare immortali, invece alla fine invecchiano e crepano anche loro!»
L’idea che Lucifer l’avesse usato per procurare l’ennesima tortura a quell’umano era più di quanto Gabriel potesse sopportare: aprì le ali e scomparve.

*****

Questi “peccati”, che a noi moderni sembrano così assurdi, sono tratti dal “Levitico” capitoli 11, 15 e 19.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Ciuffettina