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Autore: whitemushroom    25/10/2019    3 recensioni
Per festeggiare il decimo compleanno del fantastico thexiiiorderforum ho deciso, in collaborazione con altri utenti, di lavorare a questo progetto molto ambizioso.
Si tratta di un crossover tra il nostro adorato Kingdom Hearts e Your Turn to Die, un videogioco assai meno famoso ma che ci ha immediatamente conquistati per i suoi temi ed i costanti rimandi alla saga nomuriana per eccellenza. L'obiettivo sarà ripercorrere a modo nostro le vicende che ci hanno accompagnato per più di una decade, viaggiando con la fantasia tra le vicende di KH1 e attraversando tutti i giochi fino a KH3, il gran finale che ha visto forma proprio nel 2019.
Auguro a tutte le persone che passeranno di qui una buona lettura.
Se avrete bisogno di qualche spiegazione, consili o quanto altro sarò sempre felice di essere a vostra disposizione.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Con un sospiro esausto fa ancora un paio di passi avanti.
Non si era mai accorto che avessero sostituito il pontile: diversi anni prima, quando ancora portava una cartella sulle spalle, aveva rischiato di spezzarsi entrambe le gambe per correre sulle assi quasi marcite. Adesso, per fortuna, il legno è di buona qualità e abbastanza largo da farci passare anche due ragazzi alla volta; dipendesse da lui farebbe aggiungere anche un mancorrente o una rete di sicurezza, ma già il poter camminare su qualcosa di robusto può essere considerato un gran successo.
Il ragazzo è dall’altro capo del pontile, concentrato su qualcosa.
Kazumi Mishima riflette qualche istante, poi aumenta leggermente il peso dei propri passi. Le assi scricchiolano abbastanza da annunciarlo, senza però spaventare il giovane che, con fare sospettoso, si volta. “Che ci fa qui, prof?”
“Sei uscito dalla classe e non sei più tornato, Riku. Ti aspettavi seriamente che nessuno venisse a cercarti?”
“Ed ha lasciato gli altri solo per venirmi a riprendere per le orecchie?”
Il professore si ferma, fissando il mare. A mezzogiorno la superficie dell’acqua scintilla come se il sole si trovasse sul fondale. Non vi è nemmeno un’onda, ma la superficie increspata luccica felice mimando lo scintillio della sabbia. Un paio di pesci passano vicino alla riva con un guizzo scuro, ma è un bellissimo cenno di vita in quello scenario che non riesce mai a catturare fino in fondo nemmeno nei suoi quadri migliori. “Li ho lasciati con la signorina Nao. Forse lei riuscirà a tenere Wakka sulla sedia fino alla campanella”.
Alla fine del pontile la sabbia dell’isolotto gli entra nelle scarpe, e il professore si appoggia ad un albero di paopu.
Lo sguardo gli cade subito sui tronchi accumulati sulla sabbia. Ne conta sette, tra palme ed alberi di paopu. Alcuni in buone condizioni, altri praticamente marci. Un paio sono legati da una vecchia corda verdastra.
L’isolotto si alza per un metro dal pelo dell’acqua, dunque è improbabile che siano giunti lì con la marea. “Li hai portati tu qui?”
“Complimenti per lo spirito d’osservazione, prof!”
Tamburella un po’ le dita sulla corteccia.
Dei tanti studenti che gli sono passati nelle classi, Riku è uno dei più problematici. Non il peggiore, certo, ma uno di quelli che sembrano fatti apposta per sfilarti una cinquina tra le mani e farti finire sul giornale delle Isole del Destino per violenza su uno studente. Il rendimento scolastico del ragazzo non è un problema, anzi, se si applicasse un po’ di più sarebbe il migliore della classe. E non è nemmeno “un po’ vivace”, perché altrimenti lo avrebbe trovato a tirare calci ad una palla nel campetto di blitzball dietro la scuola.
Risponde, risponde a chiunque gli capiti a tiro. Ai compagni ed ai professori.
Risponde come se volesse tenere a distanza tutto e tutti. E, per questo motivo, Kazumi Mishima ha il sospetto che girare intorno all’argomento sia la cosa peggiore da fare. “Come mai sei scappato? Era solo un’esercitazione di disegno, non avevo alcuna intenzione di interrogare!”
“Appunto prof. Non avevo voglia di disegnare, tutto qui”
Con un salto si porta sul tronco di un albero di paopu piegato in due. Mishima ha il sospetto che se provasse a farlo anche lui si ritroverebbe il giorno dopo con il nervo sciatico infiammato, quindi si limita a mimare quel gesto spavaldo ma appoggiando solo la schiena al tronco.
Gli occhi chiari del ragazzo saettano da un lato all’altro della baia, il collo teso come se volesse saltare giù dal trespolo e buttarsi in acqua. “Lei ci ha chiesto di fare un disegno del mare. Beh, a me il mare fa davvero schifo”
Stacca un pezzo della corteccia e la butta in acqua.
Irrequieto.
Irrequieto, questa è la parola giusta. “È un po’ come disegnare le sbarre di una prigione, prof”
Il vento porta nuova aria calda.
Mishima la inspira a pieni polmoni, pensando che è stato proprio un peccato aver lasciato il pacchetto di sigari a casa.
Perché un sigaro, si sa, misura sempre il tempo giusto.
Il tempo tra il silenzio e la parola. È il tempo più importante, a guardare bene.
Prova a rimediare sfregandosi le dita, poi passandosele tra i capelli come a riordinarli dopo la leggera folata.
E aspetta, perché il tempo del sigaro è fatto quasi solo di attesa.
“Tanto voi adulti dite sempre la stessa cosa, non è vero? Che non capisco niente, che le Isole del Destino sono il posto più bello del mondo e che non apprezzo nulla di quello che ho. E i miei lo stesso, non fanno altro che dirmi che ho la testa piena di stupidaggini”.
Mishima sorride. Attende, e sorride.
Il tempo, il colore giusto.
“Io me ne vado di qui, prof. Non ce la faccio, giuro, le Isole del Destino mi fanno venire la nausea” dice. I suoi occhi colpiscono ancora la superficie dell’acqua, quasi come se volessero colpire l’intero oceano. La sua voce si riduce ad un sussurro “Questo mondo è troppo piccolo”.
“E quindi è davvero questo ciò che desideri, Riku?” risponde, staccandosi dall’albero.
Con il piede dà un colpetto ad uno dei due tronchi legati, e nonostante ci abbia messo pochissima forza una parte della corteccia si scheggia e cade nella sabbia. “Costruirti una zattera e andartene? Perdonami, ma è l’idea più folle che io abbia mai sent …”
“Figuriamoci!”
Salta giù, irritato. “Tanto dite sempre le …”
“Gradirei che mi facessi finire di parlare, Riku. Un po’ di educazione!”
Inforca meglio gli occhiali. Vede il ragazzo teso, con un piede già pronto ad imboccare il pontile ed a chiudere lì la loro conversazione. E lo vede, ancora curvo, stavolta come un serpente pronto a scattare ed a mordere anche una mano tesa amichevolmente nella sua direzione.
Sì, è irrequieto. Ma stavolta Mishima ha capito perché.
“Ripeto, realuzzare una zattera ed andarsene per mare è una follia … se uno non sa costruirsene una” e, come per conferma, dà un secondo colpo con il piede al tronco. Stavolta questo si apre in due, marcio, ed il suono secco si accompagna all’odore di alghe e di chissà quale pesce in decomposizione. Poi, vincendo il disgusto, dà un piccolo strattone alla corda e quella si scioglie; il tronco non ancora verde rotola in un angolo dell’isolotto. “Con questa roba finiresti a picco dopo nemmeno dieci metri. Non credi che sarebbe il caso di leggere prima un libro che ti spieghi come costruire un’imbarcazione sicura? Io dovrei averne uno a casa, magari potrei prestartelo”.
“È serio, prof?”
“Scherzare non rientra tra le mie migliori capacità, purtroppo…” prova a sorridere, col risultato di un sorriso sghembo che un sacco di colleghi dicono di trovare inquietante. Fa cenno al ragazzo di avvicinarsi, e senza alcun ripensamento quello arriva.
Guardano di nuovo il mare, e adesso le onde si sono sollevate. Con un brontolo un'onda si infrange sulla sabbia dell'isolotto e gli schizzi raggiungono le lenti dei suoi occhiali. “Ognuno ha il suo posto nel mondo, Riku. Io, tu, Sora, Selphie… persino Wakka. Solo che non sempre quel posto è chiaro. Qualcuno lo scopre da grande, qualcuno trascorre la vita intera senza saperlo mai. Altri sono convinti di essere nel posto giusto solo perché tutti li hanno convinti di ciò. Forse…” mormora “… forse tu lo hai trovato un po’ prima degli altri. E finché sarai convinto che il tuo futuro sarà lontano da qui, credo sia un tuo dovere morale andare via dalle Isole. Con un'imbarcazione sicura, però”.
"E lei, prof?"
Sotto i capelli chiari, lo sguardo sfrontato del ragazzo sembra diverso. Diverso come lo sono le acque del mare nel sole dell'alba o al pianto del tramonto. "Lei si sente nel posto giusto?"
"Più o meno…"
Ogni tanto gli sembra di vederlo, come un'ombra quando il sole scivola dietro le foglie degli alberi di paopu. Un rumore, uno strano odore di vernice. Un atelier più grande, in un posto dove non c'è la luce delle Isole del Destino.
Gli appare ogni tanto, quando chiude le palpebre.
Ma non c'è bisogno di turbare un ragazzo già tanto agitato con i sogni di un professore pazzo, forse dei ricordi destinati a svanire come delle impronte sulla sabbia. "... ma dovrà pur esserci qualcuno a mettere un voto in più a Sora a fine anno. Cielo, quel ragazzo è una catastrofe in disegno!"




Kazumi Mishima
Possibilità di sopravvivenza al Death Game: 3%


Safalin appunta i dati sul pad.
Le piace quel Riku, è un buon soggetto: ne ha studiato i tratti salienti nel primo capitolo del Grillario, e quel ragazzo è la prova vivente del concetto di "umanità" che persegue da tempo. Rabbia bilanciata da affetto, passione con dolore, un forte senso di inferiorità unito ad una determinazione di ferro. Checché ne dica Gashu, gli esseri umani non sono soltanto creature negative e sporche.
Quel Riku è uno degli esseri più "umani" che abbia mai avuto il piacere di studiare. Sarebbe persino interessante farne una replica, sicuramente nessuno vi ha mai pensato prima.
Presa dall'ispirazione apre una cartella per scaricarne i dati, e mentre il download inizia la preparazione i suoi occhi tornano sull'Intelligenza Artificiale del professor Mishima, uno dei suoi candidati preferiti. Quello che ha fatto della sua "umanità" la carta migliore per sopravvivere.
3%, comunque, è una percentuale a suo dire inesatta. Un uomo di quell'intelligenza dovrebbe avere un valore almeno del 6.4%, previsioni del computer o meno. Inserisce di nuovo i dati del professore nel capitolo del Grillario per una seconda simulazione, ma una voce taglia il silenzio del suo laboratorio. "Il simulatore non mente, Safalin. Il professore non andrà oltre il primo Main Game, fidati".
"E questo da cosa lo deduci?"
Il nuovo arrivato scivola tra i cilindri di clonazione senza che le sue scarpe lucide emettano alcun suono. Un vetro si appanna al passaggio del suo respiro, ma l'aria che Safalin tiene rigorosamente a circa 10 gradi crea sul cilindro e sulle sopracciglia del ragazzo una sottile patina di brina.
L'altro, però, non sembra accorgersene. "Il professor Mishima è troppo buono per questo gioco. Sarà il primo a cui salteranno addosso. O forse azzererà le proprie possibilità di sopravvivenza per salvare qualcun altro, chi lo sa… Fidati, il 3% è già un buon risultato".
"Le percentuali non hanno mai destato il tuo interesse, Kai" risponde "Non vedo perché tu debba studiarle adesso che il Death Game è quasi pronto ad iniziare".
"Ognuno ha le sue priorità. Ma non sono passato per chiacchierare".
Da sotto il grembiule fa apparire un hardisk nero, anonimo, un po' come tutte le cose che lo riguardano. Per quanto il giovane di fronte a lei si rifiuti di ammetterlo, non c'è un suo movimento che non ricordi i modi impeccabili di Gashu. "Questo lo lascio a te. Sai cosa ne penso di Miley e… beh, cosa ne pensi Ranger di me. Sono i backup di qualche altra Intelligenza Artificiale che ho preparato negli ultimi giorni. Non sono stabili come le tue e probabilmente dopo questa simulazione saranno inutilizzabili, ma credo che valga la pena testarle sul campo".
Sul computer i dati di Kazumi Mishima si arrestano, e mentre ancora il download dei file di quel Riku procede, dei nuovi volti si affacciano sul suo schermo. Safalin riconosce immediatamente i soggetti, esseri umani scartati da Gashu alle selezioni preliminari perché "inadeguati".
Il flusso di stringhe è grezzo ed in effetti la stabilità delle Intelligenze Artificiali è dubbia, ma non può non ammirare le capacità informatiche di Kai Satou nel realizzare programmi complessi con un portatile scadente ed un software che è chiaramente la brutta copia di quello di suo padre. Scorre i nuovi volti e li inserisce nelle cartelle, ma proprio al termine del trasferimento il nome di un file riesce a lasciarla per un istante senza fiato. "Kai… perché hai inserito i tuoi dati qui dentro?"
 
  
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