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Autore: Soly_D    25/10/2019    2 recensioni
• Day 1: Last request
[«Voglio un bacio», ripeté Natsu un po’ più forte. «Non ne ho mai ricevuto uno».]
• Day 2: Memories
[«Ma i ricordi... i ricordi fanno ancora un po’ male, devo ammetterlo».]
• Day 3: Reckless
[«Già me lo immaginavo… avrebbe avuto i tuoi capelli e i miei occhi, o magari il contrario».]
• Day 4: Worship ➤ Fantasy!AU - parte 1
[“Se solo potessi liberarmi di questo enorme peso...” pensò con gli occhi fissi sul dipinto di END – mezzo drago, mezzo uomo – che sembrava guardarla da lassù con disprezzo.]
• Day 5: Forbidden ➤ Fantasy!AU - parte 2
[«Come puoi solo pensare che io ti possa portare lì dentro? È un inferno, lo capisci?».]
• Day 6: Secret
[«Oggi alla gilda ho sentito che nascondi un segreto», disse in fretta Natsu con tono serio. «Di cosa si tratta?».]
• Day 7: Reunion ➤ Modern!AU
[Come ci fosse finita con le labbra incollate a quelle di Natsu Dragneel su uno dei vari divani in pelle della lussuosa casa di Mavis Vermillion, Lucy non avrebbe saputo dirlo.]
[Raccolta di oneshots per il NaLu Love Fest 2019 indetto su Tumblr]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Happy, Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love is like a friendship caught on fire.

[NaLu Love Fest 2019]



Day 5: Forbidden
[Fantasy!AU - parte 2]

«Ciao», disse Lucy quella sera con un gran sorriso quando Natsu le apparve di fronte inondato dalla luce che sbucava attraverso le sbarre del cancello. Facendo un passo avanti, Lucy gli circondò il collo con le braccia e lo strinse a sé godendo del piacevole calore che emanava. Era così bello Natsu, così buono con lei che la storia dei fratelli Dragneel le sembrava quasi una menzogna, e Lucy era ormai così pazza di lui che più volte si era ritrovata a desiderare di poter amare Natsu liberamente e umanamente sulla Terra, lontano dal tempio e dal limbo, alla luce del sole. Ma il destino aveva deciso diversamente per loro, a cui non restava altro che godersi il più possibile ciò di cui disponevano.
«Ciao», sussurrò Natsu al suo orecchio senza ricambiare l’abbraccio. Lucy non se la prese: sapeva che lui aveva dannatamente paura di farle del male e questa premurosa preoccupazione nei suoi confronti la confortava più di qualunque abbraccio.
«Ho avuto un’idea», cominciò Lucy scostandosi dal ragazzo con gli occhi che brillavano.
«Se vuoi portarmi lì fuori, non se ne parla», affermò categoricamente Natsu indurendo per un attimo lo sguardo. «Te l’ho detto, non sarebbe sicuro e...».
«No», lo bloccò Lucy afferrandogli la mano con cui aveva indicato l’uscita del tempio. Se la strinse al petto, proprio all’altezza del cuore: era bollente. «Voglio venire nel limbo con te».
«COSA?!». Natsu lo aveva praticamente urlato divincolandosi rudemente dalla sua presa. «Sei impazzita per caso?!». Il suo sguardo ardeva improvvisamente di rabbia, la sua mascella era così contratta che Lucy temeva quasi che si sarebbe trasformato in END da un momento all’altro.
Delusa e scoraggiata dalla reazione del ragazzo, la sacerdotessa indietreggiò ad occhi bassi. «Pensavo che ti avrebbe fatto piacere…».
«Lucy», tentò Natsu con tono più calmo. «Come puoi solo pensare che io ti possa portare lì dentro? È un inferno, lo capisci?».
«Non è vero!», esclamò Lucy gettandosi al suo petto. Strinse nelle mani due lembi della maglia di Natsu e lo guardò dritto negli occhi. Gli stava talmente vicina che poteva sentire il suo respiro infrangersi sulle proprie labbra. «Hai detto che lì dentro non c’è assolutamente nulla, che ti ci senti bene. Ed io voglio stare lì con te per più di una maledettissima ora!».
«Ti ho mentito, dannazione!». Natsu ora sembrava davvero fuori di sé. Lucy non l’aveva mai visto così furibondo, ma la cosa non la intimoriva affatto: sapeva che Natsu non avrebbe mai potuto farle del male. «È un inferno! Te l’ho tenuto nascosto solo per non farti preoccupare inutilmente! Ma se continui ad insistere giuro che non tornerò qui mai più, quant’è vero che mi chiamo Na–!».
Lucy lo aveva baciato disperatamente sulla bocca stringendogli il volto tra le mani. Era da tempo che sognava di farlo e in effetti il suo primo bacio se l’era immaginato diverso, più romantico forse, ma quello era l’unico modo per far capire a Natsu cosa provasse per lui e perché desiderasse tanto seguirlo nel limbo.
Fu un bacio breve, ma straordinariamente intenso. Quando Lucy si staccò, Natsu sembrava pietrificato: gli occhi sgranati e le labbra dischiuse sottolineavano lo shock e l’emozione, come Lucy sperava, che quel contatto aveva scaturito dentro di lui. Lucy attese pazientemente e, quando lo vide sporgersi nella sua direzione afferrandole le spalle, chiuse gli occhi convinta che Natsu volesse a sua volta baciarla, ma non fu affatto così.
«Lucy», scandì Natsu con voce roca, gutturale, mentre la guardava con occhi colmi di puro orrore e intensificava la presa sulle sue spalle fino a farle male. «Fammi tornare nel limbo. Da solo. Ora».
«Natsu...», sussurrò Lucy sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi. Non per il dolore alle spalle, ma per il dolore che il comportamento di Natsu le stava causando. Perché la rifiutava? Quel limbo era davvero così terribile? Durante i loro primi incontri, Natsu le aveva più volte raccontato di come lì non avesse nulla da fare se non camminare all’infinito e riflettere da solo con se stesso, perciò Lucy stentava a credere che potesse trattarsi di un luogo pericoloso. Piuttosto, era convinta che Natsu non volesse portarla con sé per il semplice fatto che non gli sembrava giusto opporsi alla volontà di Zeref, sottrarre una sacerdotessa al mondo terreno e coinvolgerla in faccende troppo grandi e complicate. Sì, doveva essere così.
Nel frattempo, indiavolato più che mai, Natsu si staccò da lei con uno scatto repentino e raggiunse il cancello a passo di marcia con i pugni stretti lungo i fianchi. Si inoltrò nella luce con un ringhio quasi animalesco, degno di END, e urlò «L’INCANTESIMO!» facendo tremare le pareti del tempio.
Lucy, dopo un attimo di esitazione, recitò velocemente la formula e le porte, come di consueto, cominciarono a chiudersi. Ciò che Natsu non si aspettava era che Lucy si sarebbe lanciata verso di lui un attimo prima che il cancello si chiudesse completamente e svanisse nel nulla portandosi via entrambi.

Caddero all’indietro con un urlo e Lucy atterrò sul corpo di Natsu, il quale si ritrovò a sua volta spalmato per terra. Rialzandosi a fatica, Lucy si guardò attorno: lì dentro non sembrava esistere alcuna dimensione se non quella orizzontale sulla quale erano distesi. Non c’erano né le pareti, né il soffitto. Solo un’immensa, infinita distesa di bianco puro, pulito, quasi accecante. Nient’altro che bianco, sopra di loro e intorno a loro. E in quel momento Lucy ebbe la conferma del fatto che Natsu non le avesse affatto mentito sulla natura di quel posto: era totalmente innocuo. Anche lui si era rimesso in piedi, ma aveva preferito allontanarsi di qualche metro e darle le spalle con le braccia incrociate al petto e lo sguardo rivolto al bianco, come se avesse qualcosa di molto interessante da guardare.
«Natsu», disse Lucy esitante. Avrebbe voluto scusarsi per avergli praticamente imposto la propria scelta, ma lui non glielo permise.
«Vuoi sapere la verità, Lucy?». Natsu parlava girato di spalle. «Tutta la verità?».
«Sì», rispose Lucy frastornata. Credeva che lui le avesse raccontato tutto ma evidentemente non era così.
Il ragazzo attese qualche secondo, poi si lasciò andare ad un lungo discorso le cui parole investirono Lucy come un fiume in piena.
«Non è questo dannato limbo che mi permette di controllare il demone in me, come ti ho fatto stupidamente credere. Questo posto mi tiene solo lontano dal mondo e dai bisogni umani, ma non dalla mia essenza demoniaca: quella viene fuori indipendentemente da dove mi trovo e devo controllarla io stesso, da solo. Ma la tua vicinanza, Lucy, me lo rende ogni giorno più difficile. È solo stando lontano da te che io torno in me».
«Cosa…?», fu tutto ciò che Lucy riesce a spiccicare, turbata da quelle parole che sembravano additarla come la causa del quotidiano risveglio di END nel corpo di Natsu. «Cos’è che non mi stai ancora dicendo, Natsu?».
«È una maledizione che mi cadde addosso quando mio fratello tentò di riportarmi in vita con la sua magia», continuò Natsu, imperterrito nel rimanere voltato di spalle. «Tanto più amo, tanto più voglio uccidere. Questo la storiella della buonanotte sui fratelli Dragneel non lo dice, vero?».
Lucy smise di respirare, cogliendo finalmente i tasselli mancanti del puzzle. Era a causa di quella maledizione che Natsu aveva ucciso genitori, parenti, amici e amori. Non per un istinto primordiale di sangue, ma per il forte amore che provava nei loro confronti e che il demone al suo interno trasformava in odio.
Lucy sentì affiorare nuovamente le lacrime. «Natsu, allora tu...».
«Me ne sono rimasto passivo e indifferente nel limbo per ben 400 anni perché non avevo più nessuno da amare o che mi amasse. Ma tu, Lucy, tu mi hai ridato una ragione di esistere. E non puoi capire quanto cazzo vorrei stringerti tra le mie braccia e allo stesso tempo stritolarti fino all’ultimo respiro». Natsu abbassò la testa e le spalle sconfitto. «Finirò per uccidere anche te».
Di fronte a quella sofferta e insolita dichiarazione d’amore, Lucy corse con il cuore traboccante d’emozione incontro a Natsu e lo abbracciò da dietro circondandogli la vita con entrambe le braccia. Poggiò una guancia al centro della sua schiena e chiuse gli occhi. «Tu non mi faresti mai del male, Natsu».
«Ma l’ho già fatto. Prima... nel tempio… quando ti ho stretto le spalle».
Lucy lo abbracciò più forte. «Non è nulla».
«Ti prego, allontanati», tentò ancora Natsu con voce pregna di malinconica frustrazione. «Se dovessi ucciderti non potrei mai perdonarmelo. E dopo non potrei nemmeno suicidarmi dal dolore perché sono immortale».
«Io ti amo».
Quelle tre parole furono in grado di sgretolare ogni barriera. Natsu si voltò e baciò Lucy sulle labbra con un’irruenza tale che sarebbe certamente caduta all’indietro se lui non l’avesse mantenuta con le sue braccia. La sua presa era forte, possessiva, e la sua bocca famelica, esigente. Fu un bacio lungo e umido, ben diverso da quello che si erano dati nel tempio, tanto che mozzò il respiro ad entrambi.
«Hai visto?», soffiò Lucy direttamente sulla bocca di Natsu quando si staccarono per riprendere fiato. «Non mi stai facendo del male».
«È perché mi sto controllando con tutto me stesso, Lucy, ma non so quanto resisterò», ammise Natsu respirando affannosamente. «Fai ancora in tempo ad andartene».
«No». Lucy gli strinse il viso tra le mani per costringerlo a guardarla negli occhi. «Io resto».
E mentre Natsu la attirava nuovamente a sé con un misto di dolcezza e prepotenza, tenerezza e aggressività, Lucy pensò che la loro sarebbe stata una relazione totalmente proibita: la sacerdotessa del tempio di Zeref insieme al demone END. Che cosa avrebbe pensato il mondo se fosse venuto a saperlo? Ma tanto a Lucy non importava minimamente. L’amore tra lei e Natsu era più forte di qualsiasi convenzione sociale o morale, ma soprattutto più forte di qualsiasi insensata maledizione oscura.

Natsu non riusciva a capacitarsi di come si stesse lasciando andare senza opporre la minima resistenza. Aveva sbagliato a rivelare a Lucy che l’amava, avrebbe fatto meglio a dirle che lei gli era totalmente indifferente perché solo così sarebbe riuscito nel suo intento di allontanarla e quindi salvarla da morte certa. Invece aveva fatto esattamente il contrario e ora non riusciva a dire di no alle dolci carezze e ai languidi baci di Lucy. E come avrebbe potuto, d’altronde? L’amava disperatamente, come non amava ormai da ben 400 anni o forse come non aveva mai amato durante la sua intera esistenza, il che metteva Lucy in serissimo pericolo.
«Lucy», sussurrò completamente soggiogato dal tocco della ragazza e, tra un bacio e l’altro, si chiese perché diavolo stesse provando una tale eccitazione se quel dannato limbo aveva la funzione di togliergli ogni bisogno umano per farlo vivere quanto più in pace possibile. Evidentemente Zeref, nel costruirlo con la sua magia, aveva messo in conto solo cose come la sete, la fame, il sonno, ma non aveva pensato alla sessualità. E la cosa, pensò Natsu schiacciandosi addosso il corpo morbido e sinuoso di Lucy, andava tanto a suo favore quanto a suo sfavore.
«Natsu…». Lucy continuava ad accarezzargli il volto, il collo, le spalle nel tentativo di confortarlo. «Lasciati andare, andrà tutto bene».
E Natsu volle crederci davvero. Volle credere di essere abbastanza forte da poter amare Lucy senza farle del male. Allora portò le mani tremanti sulle spalline del suo vestito e le abbassò lentamente, rabbrividendo al contatto con la pelle fresca delle spalle nude. Fu Lucy stessa, poi, a disfarsi del vestito lasciandolo cadere per terra con un fruscio e Natsu, guardandola, ebbe come l’impressione di trovarsi in un sogno: il biondo lucente dei capelli, la carnagione chiara e l’intimo color panna che indossava la rendevano ai suoi occhi offuscati di piacere un tutt’uno con il bianco circostante, un tripudio di bianco candido nel quale si sarebbe voluto letteralmente tuffare. Svelto, si sfilò anche lui gli abiti e poi, uniti da un tacito accordo, i due si stesero insieme per terra l’uno sopra l’altro baciandosi nuovamente con ardore.
Bastarono pochi altri movimenti per disfarsi anche dell’intimo. Con Lucy nuda e bollente sotto di sé, per Natsu le cose si complicavano seriamente, ma si sarebbe sforzato con tutto se stesso di non torcerle nemmeno un capello. La baciò avidamente sul volto, sul collo, sui seni e sull’addome godendo dei suoi gemiti spezzati, mentre i loro bacini sfregavano l’uno contro l’altro alla ricerca di sollievo. E quando Lucy gli fece capire di essere pronta, Natsu cominciò a premersi contro di lei, dentro di lei, più e più volte, finché i loro corpi non si fusero l’uno nell’altro, travolti da quella passione così inebriante e allo stesso tempo pericolosa.
«Lucy», sussurrò Natsu al suo orecchio, percependone la sofferenza per la dolorosa intrusione. «Mi dispiace, davvero, sto cercando di…».
Lucy gli tappò la bocca con un bacio andandogli incontro con il bacino. A quel punto una parte di Natsu, quella demoniaca, sentì l’impulso di addentrarsi sempre più in fondo, fino a sentire Lucy contorcersi e gridare sotto di lui, ma l’altra parte, quella umana, gli suggerì di mantenersi lucido, vigile, se non voleva che la ragazza che amava gli morisse in quell’istante tra le braccia.
«N-Natsu…». Il suo nome pronunciato da quelle labbra gonfie di baci suonò così dolce e allo stesso tempo così erotico da offuscargli la ragione. Senza che se ne accorgesse, Natsu lasciò che la sua parte demoniaca prendesse pian piano il sopravvento e così sfoderò i canini e gli artigli: gli uni affondarono nella carne tenera della spalla di Lucy, gli altri in quella morbida dei fianchi. A quel punto, Natsu intensificò la velocità e la violenza delle spinte fino a svuotarsi nel grembo fremente e accogliente di Lucy con un ringhio che di umano non aveva nulla. L’emozione che ne derivò fu di una tale portata che Natsu non poté far nulla per evitare che il suo corpo si ingrossasse assumendo le sembianze di un drago: due grosse ali sbucarono sulla sua schiena, accompagnate dalle corna sulla testa e da scaglie disseminate su tutto il corpo, e nello stesso tempo il suo sguardo, il suo animo, il suo cuore si riempirono di oscurità.
END drizzò la schiena, puntò le ginocchia per terra e afferrò Lucy per la gola sollevandola in aria come una piuma. Il volto della sacerdotessa, in preda agli spasmi causati dalla mancanza d’aria e dal dolore lancinante al collo, era una maschera di puro orrore, ma questo ad END non sembrava importare.
«N-Na…».
Lucy tese le mani tremanti verso END sfiorandogli il volto e quello gliele avrebbe certamente azzannate se, di colpo, il limbo non avesse cominciato a tremare convulsamente per poi sgretolarsi. Pezzi di bianco caddero dall’alto fracassandosi per terra come vetro e attirando l’attenzione del demone il quale sembrò pietrificarsi all’improvviso con gli occhi rivolti al cielo.

Se un giorno sentirai questo messaggio, fratello adorato, significa che le mie ipotesi si saranno avverate. Ti parlo dal passato e confesso di averti tenuto nascoste alcune cose per il tuo bene. Primo: la tua maledizione può essere sconfitta solo con l’amore, ma quello sincero, assoluto, ricambiato, privo di qualunque riserva – cosa che io, i nostri genitori e i tuoi amici non abbiamo potuto donarti perché atterriti dalla paura nei tuoi confronti. Secondo: ho creato il limbo in modo che potesse appositamente autodistruggersi in caso di potenti emozioni derivanti solo da un amore come quello che ti ho descritto, forte, coraggioso, capace di oltrepassare il mondo umano per raggiungerti. Terzo: se questo amore saprà curare il tuo animo maledetto e il limbo si distruggerà, tornerai sulla Terra come comune mortale e sarà tutto finito. Confido in quest’ultima opzione, che sia domani o tra migliaia di anni. Sappi che ti ho tenuto nascosto tutto questo solo per evitare che ti affannassi, invano, a cercare un amore del genere: non sei tu a trovarlo, è lui a trovare te. E se stai ascoltando questo messaggio, allora ti ha già trovato.
Buona fortuna.
Ti voglio bene, addio.

Calde lacrime sfociarono dagli occhi di Natsu quando si rese conto di trovarsi nel tempio dove tutto era cominciato, con Lucy tra le braccia che gli sorrideva ugualmente commossa. Non ricordava molto di ciò che era successo nel giro degli ultimi minuti, ma le parole di Zeref erano ben impresse nel suo cuore.
«Hai sentito anche tu il messaggio di mio fratello?», chiese a Lucy sfiorandole esitante i segni violacei sul collo che END, ormai sconfitto, le aveva lasciato come ricordo – ricordo che Natsu si sarebbe presto impegnato a cancellare con tutto l’amore di cui era capace.
«Non ho sentito nulla, ma non mi è difficile immaginare cosa ti abbia detto», rispose Lucy sfregando la guancia contro la sua mano. «Abbiamo vinto, amore mio».
Natsu strinse Lucy a sé e la baciò con dolcezza, mentre le lacrime dell’uno si mischiavano a quelle dell’altro inaugurando l’inizio di una nuova, lunga vita mortale da trascorrere interamente insieme.

Grazie, Zeref. Ti voglio bene anche io, addio.









Note dell'autrice:
Fine di questa AU che spero vi sia piaciuta almeno quanto è piaciuto a me scriverla <3 Grazie ai 3 che hanno messo questa storia nei preferiti e agli 8 che la seguono,  ma soprattutto grazie a chi commenta!
Con il prossimo capitolo, che pubblicherò domani, torniamo nell'universo di Fairy Tail che tutti conosciamo e amiamo. A presto!

  
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