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Autore: SweetPaperella    26/10/2019    4 recensioni
Questa storia é il sequel di “There's no storm we can't out run, we will always find the sun” consiglio la lettura della storia precedente prima di leggere questa.
Sono passati tre anni, Emma é ormai felice accanto a Killian stanno per sposarsi, oltre Henry, hanno una splendida bambina di nome Hope.
Regina Mills é felicemente sposata con il suo fuorilegge Robin e ha finalmente l’amore di sua figlia.
Ma può la morte di una persona cara, distruggere la felicità costruita con tanta fatica? E il passato può tornare distruggendo il presente con la forza devastante di un ciclone?
Un nuovo caso, nuovi personaggi e verità sconvolgenti dal passato, che non è mai del tutto passato.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo sette - Sempre un passo avanti 



L’appuntamento con la docente di Lucy Booth, è alla casa della signora, la quale ormai non pratica più la professione, è andata in pensione da un anno e si è chiusa tra le mura della sua casa, tra libri, giardinaggio e nipoti. Non ha saputo prima che qualcuno avesse riaperto il caso sulla giovane. Ha sentito della morte dello sceriffo d storybrooke ma non ha subito ricollegato  che fosse il fratello della sua giovane studentessa, morta troppo presto e disgraziatamente. 
Emma e Killian arrivano alla casa indicata, una piccola villetta in campagna, ma decisamente ben curata.
Lo sceriffo bussa alla porta per far capire che sono arrivati, tra l’altro puntuali proprio come avevano fissato, ma nessuno risponde. Suona ancora una volta con insistenza, nel caso la donna non avesse sentito, ma nulla. 
«Strano, sapeva che saremmo venuti oggi...» la ragazza non riesce proprio a capire come mai nessuno risponde. 
Propone quindi di vedere se c’è un’altra entrate e la trova. Sul retro della cucina c’è un’altra porta, la quale è stata lasciata aperta. I due agenti decidono di entrare, ma con le pistole ben tese, la situazione non piace a nessuno dei due.
È chiaro ormai che sia successo qualcosa. 
Entrano cercando di non far rumore nel caso ci fosse qualcuno, avanzano fino al salotto, ma nulla. Nessun rumore sembra provenire da quella casa, ma è meglio non abbassare la guardia e con sempre le pistole tesi nelle mani, salgono al piano superiore. Una porta spalancata con del sangue davanti, cattura immediatamente la loro attenzione. 
E poi la vedono. 
La docente a terra, morta con un colpo di pistola.
«Cazzo! È stato Ade, ma come faceva a sapere che saremmo venuti qui eh? Non lo sapeva nessuno.» quella era la loro unica pista, com’è possibile che sia sfumata? Nessuno, nessuno sapeva che sarebbe andati lì.
«Tutti tranne quel sindaco.» dice Killian accusando subito quel giovane sindaco che non gli piace per niente, potrebbe averli voluti depistare, prendere tempo per uccidere la donna. Fargli credere di essere dalla loro parte e invece... 
«No Killian. Walsh è troppo giovane per essere Ade.»
«Potrebbe lavorare per lui però»
Emma non è convinta. Non conosce ancora bene il sindaco di BlueHall ma non crede che non sia stato sincero. O almeno il suo super potere le dice che sia sincero.
Ma chi altro poteva sapere del loro incontro? Parlerà con lui, deve darle delle spiegazioni sicuramente. 
Chiamano gli agenti di zona ed insieme a loro espongono i fatti, tutto ciò che dovevano fare e che cosa li servisse parlare con la donna. 
Il capo poliziotto di BlueHall è un uomo sulla sessantina, simpatico, alto e atletico nonostante la sua età e subito, si mostra in modo collaborativo nei loro confronti. Non conosceva la famiglia Booth personalmente, ma può indagare, soprattutto se la signora Sprite è morta per questo. 
«Walsh Goraham, cosa mi dice di lui?» chiede Emma, raccontandogli che fosse l’unico a sapere del loro appuntamento con la professoressa Sprite. 
«È un sindaco eccezionale, un ragazzo come pochi, non penso che sia coinvolto. Lo escludo.» 
«Okay! Ehm... possiamo portare la pallottola con noi e farla analizzare dalla nostra scientifica? Le dispiace?» chiede ancora la giovane e il poliziotto annuisce, chiedendo però di essere coinvolto e di informarlo appena avranno novità in merito che lui indagherà a sua volta per aiutarli. Emma accetta di buon grado quella collaborazione, una mano di uno sceriffo esperto può solo che aiutarla. Le manca il suo mentore e quel pensiero la fa rattristare un po’. È Killian che prontamente le stringe il braccio, avendo visto il suo viso incupirsi e intuendo i suoi pensieri. 
Anche lo sceriffo anziano si accorge prontamente dello sguardo della giovane e immagina che Booth deve essere stato una figura di riferimento per lei e che ora, probabilmente sta sostituendo lui. Si nota dalla sua giovane età anche.
Si salutano con la promessa di rimanere in contatto e i due agenti di Storybrooke vanno a parlare con il sindaco della città. 
Non è in cima alla lista dei sospettati, ma sicuramente dovrà rispondere ad alcune domande. 


Robin vuole a tutti i costi conoscere suo figlio. Ormai da quando sa che Robert è sangue del suo sangue, non vuole perdere altro tempo inutile e così, ha deciso di chiamarlo. Vuole intanto almeno parlare con lui al telefono. 
La madre, ovvero Zelena, si è dimostrata ben disposta al fatto che i due si conoscessero e così, ha fatto sì di organizzare nell’attesa che Robert possa assentarsi da scuola, una videoconferenza per fargli conoscere suo padre e il suo fratellastro. 
Il ragazzo puntuale fa partire la videochiamata. In realtà non sa davvero che cosa aspettarsi dalla telefonata e deve ammettere che è parecchio nervoso. Finalmente conoscerà suo padre, ma è ancora arrabbiato, non tanto con lui, ma con sua madre che solo adesso si è degnata di farglielo conoscere, quando per anni ha espresso questo desiderio. E sa che se non fosse stato per Alan, probabilmente lei nemmeno lo avrebbe mai fatto. Per sua zia ovviamente non lo avrebbe fatto... Ma in fondo lui nemmeno la conosce questa zia Regina, perché dovrebbe fregargliene qualcosa? Robin è il suo uomo, okay, ma per Robert, papà batte marito. 
Robin è anche nervoso a sua volta, cosa si dice a un figlio che non ha mai conosciuto? Per sua fortuna ha Regina al suo fianco, che gli tiene la mano e cerca di placare le sue emozioni, rassicurandolo. 
L’unico che non è affatto felice è il piccolo Roland. Lui non lo vuole un fratello maggiore, non l’ha mai voluto, se mai vuole essere lui un fratello maggiore, come Henry. E poi cosa gli assicura che questo fratellastro, come lo chiamano, sia simpatico e voglia fare amicizia con lui? Magari si stanno antipatici a vicenda. Nessuno può saperlo, tanto meno suo padre. Ha cercato di rassicurarlo, ma non ci è riuscito. Roland è rimasto della sua idea: non vuole un fratello. 
Ora è lì, in attesa che un computer si illumini e si sente arrabbiato e ferito. O forse solo indifferente. Non lo sa nemmeno lui a dire il vero. Sa solo che il suo papà non lo vuole dividere con nessuno, tanto meno con quello lì. Lui ha solo il suo papà, invece quel Robert ha una mamma e ora anche un papà, il suo tra l’altro.
Quando il pc suona, il piccolo si incupisce ancora di più e Robin è invece impaziente di schiacciare su “accetta chiamata” se pur si senta in colpa nei confronti di Roland, ha visto che non è entusiasta. Ne ha parlato anche con Regina sul da farsi e sul come comportarsi, ma anche lei gli ha fatto capire che il bambino ha solo bisogno di tempo, tempo per abituarsi a questa nuova realtà, come d’altronde tutti loro. 
«Ehi!» è Robert a esordire per primo, con un forte accento inglese. Si vede che studia a Londra. 
«Ehi, come va?» è la risposta di Robin è si sente un perfetto idiota per ciò che ha appena detto, tra tutte le cose che poteva dire, ha detto veramente la più banale.
«Bene! Senti, non sono uno da convenevoli... Sei mio padre e io desidero conoscerti, però voglio anche che tu sia davvero disposto a fare il padre, perché non voglio un padre part time e non voglio di certo i tuoi soldi, quelli me li guadagno già da solo lavorando.» è uno studente lavoratore, si guadagna da vivere a Londra facendo ogni sorta di lavoro possibile. Robin si sente già orgoglioso di lui, quando Zelena gli ha detto che gran lavoratore fosse e che ragazzo serio e onesto fosse. Per fortuna non ha preso da lui... Anche se lui è una persona onesta, sono state le circostanze a portarlo a rubare ed errori di gioventù. Ma non è comunque giustificabile. Suo figlio invece è un ragazzo con la testa sulle spalle.
«Non ho intenzione di essere un papà part time, io ci sono. Sono qui da oggi in poi, se tu vorrai.» è rimasto stupito da quel suo modo schietto e diretto, tipico di Zelena. 
E non può non notare che si somigliano forse un po’. Robert ha gli occhi azzurri, ma anche Zelena gli ha chiari e i capelli castani scuro... Non sa se è lui che ci vede qualcosa, o si è lasciato condizionare, fatto sta che non può non ammirarlo e costatare che sia veramente bello. Ed è suo figlio.
«Bene! Allora siamo a posto. Appena riesco scendo a conoscerti di persona. Tu invece devi essere il mio fratellino minore...» non si ricorda il suo nome, se pur sua mamma glielo abbia detto. 
«Roland, mi chiamo Roland.» risponde seccato del fatto che lui nemmeno sapesse il suo nome. Già è partito malissimo il loro rapporto. 
Robert nota subito il suo tono di voce, ma immagina anche che il piccoletto non veda di buon occhio la cosa. Ma nemmeno lui in realtà. Non gli piace questa situazione e teme che possa finire male, teme che possa soffrire ancora. Lo sta facendo solo per sua madre, ma ha terribilmente paura di non adattarsi mai a quella famiglia già perfetta e consolidata. Lui chi sarebbe, l’estraneo? 
Per cercare di allentare la tensione è ancora una volta Robin a prendere la parola e chiedere qualcosa al giovane, vuole conoscere e far sì che lui lo conosca a sua volta, è quello lo scopo della telefonata, così inizia a raccontare di sé e chiede al giovane di fare altrettanto.
Si ritrovano a parlare, se pur tramite uno schermo per diverso tempo, imparando a istaurare una sintonia, che sperano tutti, possa diventare presto affetto. 
Chiudono con la promessa di sentirsi ancora, magari per qualche minuto tutti i giorni e Robert accetta. Felice che sia stato proprio suo padre a proporglielo. 
«Ehi, ti piace il calcio Robert?» chiede a un tratto Roland, prima di chiudere la conversazione. 
E Robert annuisce al fratellino. 
«Anch’io! Tifo per LA.» dice il bambino entusiasta, ma poi torna serio e lascia cadere la conversazione, rendendosi conto che anche Robert dai poster che ha e da altri gadget sostiene la sua stessa squadra. Hanno una cosa in comune e questo non sa se è un bene o un male. Nel dubbio decide di lasciare perdere. 
L’adolescente fa lo stesso a sua volta, ma sorride. Forse quel ragazzino non è così male come può sembrare o almeno dalla prima espressione che gli ha fatto.


Emma e Killian sono tornati in centrale dopo aver parlato con il sindaco di BlueHall , lui ha un alibi di ferro, aveva una riunione quando è morte la donna; si sono anche dovuti scusare  per aver dubitato di lui, ma sembra non esserla presa.
È intenta a cercare di capire, di trovare un qualsiasi appiglio, oltre che andare a questo punto personalmente all’università che frequentava Lucy Booth, senza dirlo ad anima viva questa volta; cercano di cavare altre informazioni utili. 
Possibile che questo Ade sia un passo sempre avanti a loro? E come fa soprattutto?
A distrarla da quelle domande, è il suo cellulare che squilla. 
È sua mamma. Sta con Henry e Hope e pensa che sia qualcosa che riguardi loro, quindi prontamente risponde.
«Emma, sono qui da te, ma non trovo il pigiama di Hope. Sono tutti a lavare?»
Emma prima di rispondere fa mente locale, perché sua mamma cerca il pigiama di Hope? Giusto, la festa. Con la mattinata infernale che ha avuto a lavoro si è completamente dimenticata del compleanno della sua amica e che lei e Killian sono stati invitati. 
Sta quasi pensando di non andare, è distrutta e non ha niente da festeggiare almeno lei, ma non vuole certo deludere la sua amica. 
«Sono nella asciugatrice, non ho fatto in tempo a svuotarla.» ammette dispiaciuta, perché sa che ora tutte le cose che sono nella asciugatrice gliele piegherà lei e gliele farà trovare sul letto. Odia dover ricorrere agli altri, ma a volte non riesce veramente a stare dietro a tutto. Non si ricorda nemmeno l’ultima volta che è uscita da sola con il suo uomo. Forse la festa le farà veramente bene. 
«Emma stai bene?» sente subito dal tono della sua voce che c’è qualcosa che non va.
Lei le dice semplicemente che ha avuto una brutta giornata a lavoro, ma che non c’è niente di cui preoccuparsi. Se pur spesso dubita che possa ricavare informazioni e risolvere il suo primo caso da sola, da sceriffo. Ma questo di certo non glielo dice. 
«Distrarti stasera ti farà bene! Divertiti e mi raccomando, senza pensare a niente.» le dice premurosa sua mamma, cercando di farle capire che a volte staccare la spina non è segno di debolezza o di persona nullafacente, è semplicemente un modo per ricominciare più carichi ed energici di prima. Ostinarsi su una cosa, non la fa risolvere e non si vede la soluzione più ovvia.
«Agli ordini Mills, mi divertirò senza esagerare.» le dice prontamente per prenderla in giro per il suoi modi protettivi di fare, quel suo essere materna a modo suo a volte.
E poi le chiede se può passarle Hope ed Henry, visto che non si vedranno quella sera. Vuole soprattutto raccomandarsi con Hope di fare la brava e di non fare impazzire nonna Regina, se pur lei è ben felice di assecondarla. Per non parlare di Robin, il quale ogni volta che la vede fa con le i giochi più assurdi pur di vederla felice e sentirla ridere. Insieme quei due ridono come matti. È davvero un perfetto baby sitter. Si traveste, fa le facce buffe e le voci. Hope lo adora per questo. 
Con “io sempre brava mammina” di Hope, chiude la telefona per concentrarsi ancora un po’ sul lavoro e poi andare a casa a prepararsi per la serata.
Anche Killian si era dimenticato della festa, ma non vuole comunque rimandare, al contrario vuole che la sua Emma si svaghi e ciò comprende anche uscire con i suoi amici e divertirsi come una normale ragazza della sua età. A volte ha davvero troppe responsabilità e nemmeno lui si ricorda l’ultima volta che sono usciti insieme loro due. No che rimpiange la sua vita, ama pazzamente sia Henry sia Hope, ma una serata piacevole tra amici, senza bambini, non è male. Soprattutto adesso che sono sommersi di lavoro e con i pensieri impegnati a scoprire chi ha voluto morto August e perché. 
Tornano a casa giusto in tempo per prepararsi entrambi. 
Per fortuna Emma non ci ha messo tanto nemmeno a decidere che cosa mettere, per una volta è stato semplice trovare l’outfit adatto. Ha indosso un vestito azzurro, che le scende leggermente ampio dal busto in giù, ed è leggermente più stretto nella parte del corpetto, ha tanti piccoli fiorellini bianchi a ornarlo, ma solo nella parte del corpetto. Tacchi argento e porchette dello stesso colore. Un po’ di trucco, capelli lasciati sciolti e mossi. Killian invece ha optato per un pantalone nero, elegante, una camicia bianca di lino, lasciata sbottonata nei primi bottoni è una camicia dello stesso colore dei jeans, con scarpe altrettanto nere. È perfetto.
Emma lo nota subito e immagina già le ragazze invitate sbavare tutte dietro al suo uomo. Già una volta ha visto come lo guardano un paio di sue amiche, ma cerca d scacciare quei pensieri, deve divertirsi. Solo divertirsi. 
Per fortuna non deve nemmeno guidare quella sera, perché hanno preso appuntamento con Ruby e Neal, quel pomeriggio stesso, quando si è ricordata della festa, per andare tutti insieme con la macchina di Neal. 
Il ragazzo prima di andare a prendere Ruby, è anche passato a casa Mills a salutare Henry. Il loro rapporto è meraviglioso e con il tempo sembrano entrambi essersi dimenticati che per gran parte della loro vita sono stati separati. Ormai hanno recuperato il loro rapporto alla grande e passano molto tempo insieme. Anche a Hope sta simpatico e, a volte, esce con loro anche lei, perché non vuole lasciare il suo Hetty.
Il fatto che comunque non debba guidare per Emma è una grande cosa. Almeno può concedersi anche di bere un cocktail senza problemi.
Ciò che non sa, è che la sangria, per quanto possa essere buona, non fa effetto subito e quindi, esagera con i bicchieri. Se ne riempie un po’ troppo spesso, pensando di poterlo reggere, anzi di non aver bevuto troppo... e invece...
E invece non è così. È ancora lucida, ma decisamente brilla, tanto che nota subito una ragazza che ci sta provando con il suo uomo. Si è allontanata un attimo per parlare con delle amiche e subito quella ne ha approfittato per avvinghiarsi. La conosce di vista, non è una sua amica, ma sa che è una che ci prova con tutti e lei, gelosa com’è non sopporta che  ci provini con uomini fidanzati, ancora meno se è il suo. 
Beve un altro sorso del suo bicchiere e poi prontamente si avvicina a loro, gettando le braccia intorno al collo al suo uomo. 
«Amore! Andiamo a ballare?» propone, per poi baciarlo con passione davanti a quella ragazza. Killian la stringe a sua volta e capisce subito che è gelosa. Sa bene che la sua Emma lo è. 
Ma infatti Emma non ce l’ha con il suo uomo, ma con la tipa che si è avvicinata a lui, ha visto che Killian stava cercando di allontanarsi, ma lei continuava a strusciarsi addosso a lui, stile gatta morta. 
«Certo love, andiamo.» prendendola per mano e sorridendole felice, per farle capire che vuole allontanarsi da lì, vuole stare solo con lei. 
«Un attimo...» prima di andare via e raggiungere i loro amici, si rivolge nuovamente alla ragazza: «La prossima volta che ti vedo strusciarti addosso al mio fidanzato, ti arresto. E si posso farlo, sono lo sceriffo. Ti è chiaro il concetto?» guardandola dritta negli occhi con sfida. 
Killian se la ride, ma prontamente allontana Emma, ha già capito che ha bevuto fin troppo per quella serata o non se ne sarebbe mai uscita in quel modo, si sarebbe limitata ad allontanarsi o a guardarla male. 
E non è meglio nemmeno che si mettano a ballare, forse Emma ha bisogno di riprendersi stanno un attimo seduta. Si recano infatti al tavolo dove si sono appena seduti anche Ruby e Neal. 
«Com’è possibile che solo un attimo che ti lascio solo, ti circondano?» Emma sta rimproverando il suo uomo adesso. Non in modo diretto, perché non è colpa sua, ma non riesce davvero a concepire la cosa. Che è bello lo sa, ma è anche proprietà privata. 
«Ora ti mando in giro con un cartello con scritto: PROPRIETÀ PRIVATA.» continua imperterrita. Ha decisamente bevuto troppo. 
«Cos’è successo Em?» le chiede prontamente Ruby, vedendola adirata.
«La tipa, quella che ci prova con tutti, solo perché ha le tette grandi e che esibisce con quei sui vestiti striminziti,  ci stava provando con Killian, spudoratamente per giunta.» dice alla sua amica, descrivendola per farle capire di che stesse parlando. È una conoscente anche di Ruby, frequentavano la stessa scuola e anche allora già ci provava con tutti. 
«Ah tra l’altro, ho visto che gliel’hai guardate...» puntando il dito sul petto di Killian e guardandolo minacciosa, come a voler dire “la prossima volta ti spezzo le gambe”. 
«Be, ma come fai a non guardargliele... Si vedono solo quelle.» risponde Neal di rimando, dando manforte all’altro, per fargli capire che non è colpa sua. 
Ma non ha fatto una buona mossa. Riceve una botta alla nuca dalla sua fidanzata Ruby e la riceve anche Killian da Emma. 
«Ahi! Io che centro? Non ho detto niente.»
«Ma sicuramente l’hai pensato, so che l’hai fatto.» lo rimprovera prontamente ancora una volta la sua fidanzata. 
«Love, lo sai che io ho occhi solo per te.» le dice avvicinandosi al suo volto e dandole un dolce bacio sulle labbra, ma togliendole anche il bicchiere di sangria che ha ancora pieno in mano, è decisamente meglio se non beve più.
É lui a portarselo alla bocca, non è come il suo rum, ma é davvero molto buona e decide di prenderne anche un altro di bicchiere, che è pieno sul tavolo, é stato preso dagli altri due, ma ancora non bevuto. 
«Certo, ora non cercare di addolcirmi facendo lo smielato con me, Jones. Andiamo a ballare. Ho voglia di ballare.» Alzandosi dal tavolo e prendendo la mano del suo uomo per strascinarlo in pista. Ha decisamente male ai piedi, ma la voglia di scatenarsi e divertirsi é più forte di tutto il resto. 
Ci riesce, perché inizia a muoversi a ritmo di musica, incurante delle persone, delle sue responsabilità di sceriffo per una volta, incurante dei problemi e tutto il resto. É solo una ragazza di ventitré anni per una sera, una ragazza che ha voglia di ballare e divertirsi, senza pensare a nulla. 
Il ragazzo la guarda muoversi e la trova irresistibile, bella da togliere il fiato, con i capelli che si muovono, il suo corpo sinuoso che ogni volta lo fanno eccitare come un ragazzino alla prima cotta... L’ama pazzamente e l’ama ancora di più quando lei è così libera e disinvolta, incurante del mondo che la circonda e si lascia andare. Ma ama anche le sue barriere e i suoi muri, perché sono anche quelli che la rendono la sua Emma. 
La voglia di godersi la serata, fa sì che rimangono fino alla fine, a ballare, ridere e scherzare con gli amici, fino alle tre di notte.
E é a quel punto che Emma inizia a sentire tutta la stanchezza, la sbronza e il mal di piedi, si avvicina all’orecchio del suo Killian, per sussurrargli “mi prendi in braccio amore?” e lo fa in modo seducente e malizioso. Killian le stringe la vita e lei si stringe a lui, appoggiando la testa al suo petto. Lui non l’ha presa in braccio, ma almeno la sta sorreggendo e la tiene vicino.
Si accorgono tutti che non si tiene in piedi, infatti sia Neal che Ruby la prendono in giro per ciò, in particolare modo la sua amica che fa allusioni sul fatto che probabilmente a casa non dormiranno ed Emma ride a sua volta, per via dell’effetto dell’alcol non arrossisce, anzi, al contrario fa capire alla sua amica che tutto è possibile.
Giungono a casa anche piuttosto velocemente e una volta chiusi tra le mura di casa, prontamente Emma si toglie le scarpe con il tacco, lanciandole chissà dove in salotto e poi si avventa sulle labbra del suo pirata.
«Ti desidero da morire, amore mio» gli dice Emma con una scioltezza e una parlantina che ancora non é passata, anzi al contrario la stanno rendendo decisamente ancora più audace e al suo pirata piace quando lei é così intraprendente. 
Killian infatti, ricambia prontamente il bacio, completamente rapito da lei e forse nemmeno lui è così lucido per fermare a pensare che forse non è il caso di proseguire la serata in quella direzione. Ha bevuto decisamente molto meno rispetto alla sua fidanzata, ma ha pur sempre bevuto e la sangria non è il rum. La frutta, con l’alcol hanno reso quel cocktail molto leggero, ma non lo è affatto. 
«Emma...» però un briciolo di lucidità poi lo fa fermare, ma solo per un attimo, perché lei ancora una volta lo spiazza.
«Dai capitano, zitto e baciami! Approfittiamo del fatto che non c’é nessuno che chiama “mamma” e che non dobbiamo ridurci a fare l’amore in doccia, in ritardo e con io che esco con i capelli bagnati... abbiamo casa tutta per noi.» andando a catturare le sue labbra ancora una volta, mentre lo spinge verso il divano.
Lui ci cade sopra e prontamente la ragazza é sopra di lui, che gli sta togliendo la giacca e la camicia, con gesti delicati, lenti, ma passionali allo stesso tempo. Una volta che è a petto nudo inizia ad accarezzare la sua pelle, il suo petto e scendendo verso i suoi pantaloni. Mentre si muove sinuosa sopra di lui, facendogli perdere completamente il controllo di se stesso, talmente é forte il desiderio di fare l’amore con lei. É tutta la sera che lei è così bella e sensuale, che ora non riesce davvero più a resistere. Prima che Emma possa togliergli i pantaloni, é lui ad andare ad accarezzare le sue gambe da sotto al vestito, arrivando alle sue natiche e accarezzandola e facendola gemere di piacere. Le toglie solo per andare a sbottonarle quel vestito tanto bello e che le sta uno schianto, quanto ingombrante in quel momento. La zip va giù velocemente, ma le bretelline di esso, invece molto lentamente, proprio per farla tremare di desiderio. Le accarezza la pelle, centimetro per centimetro, mentre il vestito scende lungo il suo corpo. Quando raggiunge il bacino, é lei ad alzarsi leggermente affinché possa farlo scorrere lungo le gambe e gettarlo per terra con gli altri indumenti.
Hanno fretta di appartenersi, ma nemmeno vogliono rovinare il momento, se lo vogliono gustare attimo per attimo. 
Accarezzano l’uno la pelle dell’altra, prima da sopra la stoffa che ancora divide i loro corpi, poi andando a insinuare le mani anche sotto di essa e togliendola poco dopo, per far spazio ai brividi e ai loro corpi desiderosi di sentirsi e sfiorarsi.
E nel momento in cui si fondono in un corpo solo e iniziano a muoversi a ritmo insieme, che entrambi non contengono più i gemiti e ne sono felici, perché finalmente possono dedicarsi a loro, senza la paura di essere interrotti o di dover mantenere un tono di voce basso. Sono liberi di far uscire tutto il loro piacere. 
Instancabili ripetono per due volte quel loro dolce e passionale attimo. 
Tanto da addormentarsi molto tardi, con le prime luci dell’alba e sul divano. Coperti solo da un pile, ma sono i loro corpi a farsi calore a vicenda. 


È il suono del campanello che li fa prontamente svegliare. O meglio fa svegliare Emma. Killian è ancora nel mondo dei sogni. 
Non realizza subito chi possa essere così presto a bussare alla porta di casa, poi ha bisogno di fare mente locale per ricordare che cosa sia successo la sera precedente... Una cosa però se la ricorda senza dubbio, la meravigliosa notte di passione con il suo pirata, non passavano una notte così intensa e passionale da moltissimo tempo. Infatti, si rende conto che sono rimasti a dormire sul divano e che i vestiti sono tutti a terra e lei è completamente nuda. 
Ancora un altro scampanellio.
La sua testa scoppia letteralmente e avverte anche di dover vomitare. Non si tiene in piedi, ma immagina che visto l’insistere, ci sia sua figlia Hope a suonare, con Henry e Regina. Possibile che siano già lì? Guarda prontamente l’orologio e note che sono le 10 di mattina e che per sua figlia, è perfino troppo tardi come orario. 
Cerca di svegliare Killian, ma anche lui non è molto per la quale. È sicuramente meno stanco e fuori forma di Emma, ma le occhiaie sono evidenti anche sotto i suoi occhi e se non fosse stato importante non si sarebbe mai alzato da quel divano. Anzi, si sarebbe svegliato solo per riprendere a divertirsi con la sua fidanzata. 
Ma le parole “Mia madre e i nostri figli sono qui” lo costringono inevitabilmente ad alzarsi e andare soprattutto a vestirsi, non ha nemmeno lui niente addosso come la sua Emma. 
Lei infatti, è corsa in camera a mettersi qualcosa e ora, è a raccogliere i vestiti da terra. 
Ancora un altro scampanellino. 
Sua figlia si sta divertendo a suonare ed Emma non è felice come lei della cosa. Anzi, al contrario... Vorrebbe solo pace e silenzio. 
«Mamma mia Emma che faccia! Che ora avete fatto stanotte?» è la prima cosa che le dice Regina vedendola. È pallida, con due enormi occhiaie sotto gli occhi che la fanno quasi sembrare un panda, i capelli legati frettolosamente in una coda di cavallo. Sembra che le sia passato sopra un tir ed effettivamente non è molto lontano dalla realtà. 
Hope tra l’altro si getta prontamente tra le sue braccia, facendo quasi cadere Emma all’indietro, non è che sua figlia sia pesante, ma lei sicuramente è ancora mezza assonnata e nel post sbronza.
Tra l’altra la bambina inizia a raccontare alla mamma tutto ciò che ha fatto a casa della nonna, per filo e per segno. Sembra quasi che non vede sua mamma da settimane, invece sono state distanti solo per poche ore. Non vuole nemmeno lasciarla andare per permetterle di preparare il caffè. Ne ha bisogno disperatamente.
L’arrivo di un Killian sconvolto, fa capire a Regina che hanno fatto veramente tardi e riformula la domanda, a cui sua figlia per via di Hope non ha risposto. 
«Hope! Potesti non urlare, per favore.» dice la giovane prima di guardare verso sua madre e inventarsi una scusa per non dirle che è in quello stato pietoso perché si è ubriacata. In realtà però è anche stanca, è rientrata per le quattro a casa e che poi... poi lei e il suo pirata hanno pensato bene di non dormire. 
«Uhm, per le 4.» 
«Ci credo che state in queste condizioni. Scusate comunque se arrivo così presto, ma Hope voleva le coccole mattutine da voi, ho provato a dissuaderla, ma è testarda.» alludendo che lo è proprio come sua madre e anche suo padre a dire il vero, ha preso veramente da entrambi. 
Hope intanto non ha di certo smesso di parlare e raccontare, ora lo sta dicendo nuovamente a suo papà ed Emma sente la testa scoppiarle da tutto quel trambusto.
L’unico silenzioso e ancora forse mezzo addormentato, è Henry. 
«Ehi ragazzino, cos’è successo?» chiede leggermente preoccupata, sedendosi accanto a lui con un enorme tazza di caffè fumante, almeno forse si riprende un minimo. 
«Hope è venuta a svegliare me alle 6:30, voleva le coccole. Ieri io e Roland siamo stati fino a mezzanotte alzati.» ammette il piccolo, raccontando di aver fatto più tardi, perché hanno da prima guardato un film e poi letto una storia molto avvincente e non sono riusciti a prendere sonno prima, per non smettere di leggere. Il suo ragazzino sta decisamente diventando grande. 
«Mi dispiace!» ridendo, sua figlia è veramente furba. È andata a scegliere Henry perché sapeva che se fosse stato sveglio anche lui, sarebbe tornati presto a casa dai suoi genitori. Ama dormire a casa di nonna Regina, ma niente é come casa sua. 
«Vi farete perdonare... magari possiamo mangiare la pizza stasera e andare al cinema. C’è un film che può piacere anche a Hope.» dice il bambino prontamente, pianificando già la giornata. Emma non può non annuire, se pur ancora non si tenga in piedi. 
È felice di passare del tempo in famiglia a dire il vero, forse è quello che le ci vuole per riprendersi dalla sbronza colossale che si è presa e poi ha decisamente bisogno di distrarsi dal lavoro. 
Ha in testa solo Ade. Vuole capire come fa lui a essere sempre un passo avanti a loro. 
Prima di andare al cinema infatti, si concederà un’oretta di lavoro. Vuole controllare se è arrivata la mail dalla scientifica e trovare una minima prova. 



Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato! In questo capitolo abbiamo una piccola svolta sul caso, cosa sarà successo? Come avrà saputo Ade che i due sarebbero andati a interrogare la docente di Lucy? Ma in realtà, io avrei potuto già avervelo detto... Ma soprattutto in questo capitolo? Forse si, o forse no... Ok, smetto di fare la cattivella. Promesso. Non troviamo solo una piccola svolta sul caso, ma anche un piccolo avvicinamento tra Robin e suo figlio, anche se il piccolo di casa non ha ancora accettato il fratello maggiore... E ho scelto per interpretarlo Daniel Radcfliffe, sono una fan sfegatata di HP e mi è venuto in mente lui di attore con gli occhi azzurri 🤣😝 Vi piace come scelta? E i loro primo approccio piaciuto?
E invece venendo ad Emma e alla festa cosa dire? Ehehehe Questa festa porterà a qualcosa. Non è stata inserita a caso.

Avendovi lasciato la giusta curiosità addosso, vi lascio e vi dò appuntamento al prossimo week end. Buon sabato a tutti e grazie ancora a tutti per seguire la mia storia, mi fa sempre piacere leggere le vostre recensioni.
A prestissimo. 

 
   
 
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