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Autore: evil 65    26/10/2019    13 recensioni
Due anni sono passati dalla guerra contro Thanos.
Peter Parker e Carol Danvers sono ormai diventati buoni amici, alternando la loro vita da supereroi a rari momenti di vita quotidiana in cui si limitano ad apprezzare l’uno la compagnia dell’altra, come farebbero con qualsiasi altro membro degli Avengers.
Tuttavia, Peter vuole di più…anche se sa che non dovrebbe.
A peggiorare le cose, un misterioso serial killer dotato di poteri fugge da un carcere di massima sicurezza, cominciando a seminare morte e distruzione in tutta New York…
( Sequel della one-shot " You Got Something For Me, Peter Parker ? " )
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Peter Parker/Spider-Man
Note: AU, Lemon, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Ed ecco un nuovissimo capitolo!
Contando anche questo, ne mancano solo tre alla fine della storia.
Vi auguro una buona lettura, e spero che troverete il tempo per lasciare una recensione!
P.S in questi giorni sta circolando il lungo e in largo la notizia che Carol sarà l’Avenger che affiancherà Peter in Spiderman 3 ( MCU ), e il nostro arrampica-muri avrà una cotta per lei. Potete immaginare come mi sento in questo momento…
 

 
I’ve become Death…
 
Peter aveva visitato la Osborn Chemicals alcune volte, quando Tony aveva preso in considerazione l’idea di comprare l’azienda e i terreni. Ci aveva rinunciato quando i geologi gli avevano detto che il suolo era contaminato in maniera irrimediabile e non c’era modo di bonificarlo.
In seguito, aveva deciso di scriverci una tesi per il corso di storia.
Durante le sue ricerche aveva controllato ogni edificio del complesso e ne conosceva la disposizione a memoria. Ma ciononostante, si affidò lo stesso alle planimetrie fornitegli da Karen. Non guastava mai sovrapporre più informazioni.
Le strutture erano attraversate da tunnel sotterranei che si diramavano su tutta l’area e ai quali si accedeva tramite delle griglie di acciaio. Un tempo, migliaia di dollari di liquori e sigarette di contrabbando venivano trasportati illegalmente attraverso quei cunicoli o altri uguali a loro.
Come molti edifici costruiti a New York a metà degli anni trenta, la fabbrica era stata progettata con la mentalità da contrabbandieri dell’epoca e aveva servito bene i suoi proprietari.
Costruita a causa del proibizionismo, la rete sotterranea si estendeva su tutta l’area cittadina, raggiungendo praticamente qualsiasi angolo, nella maggior parte dei casi nascosta alla vista.
Quel dedalo di cunicolo tetri e sempre al buio era il promemoria concreto del fatto che la pelle da alcolizzato di New York che tutti credevano di conoscere come le loro tasche serviva solo a nascondere le ossa malate.
Spiderman pensò di sfruttare i tunnel a proprio vantaggio, per evitare l’esercito di Carnage.
Utilizzando i sistemi di calore della maschera, l’Avenger individuò un totale di trenta forme di calore armate fino ai denti. Alcune facevano semplicemente la guardia, mentre altre erano impegnate a scaricare grosse casse da dei camion parcheggiati lungo il perimetro del complesso.
Tra i mercenari visibili, l’adolescente riuscì a identificare alcuni ex marine, associati dell’Hydra e altra gente assai poco raccomandabile che, per un motivo o per un altro, era finita nella lista nera dei Vendicatori e dello Shield. Individui disposti a seguire qualunque offerente, se la paga era abbastanza buona. Il tipo di persone che avrebbero lavorato anche per uno come Carnage.
<< Si è dato molto da fare >> borbottò a se stesso.
Aprì una delle grate, si insinuò nell’oscurità e richiuse la griglia.
Entrando in un grosso magazzino, salì fino a quando non si ritrovò ad osservare le condutture di riscaldamento che sfiatavano il calore prodotto dai processi chimici.
Attraverso una grata vide un solo mercenario che camminava avanti e indietro. Faceva la guarda ad un uomo di nazionalità asiatica, apparentemente sulla cinquantina, legato con grosse catene all’unica colonna presente nella stanza sovrastante.
“ Shiragami” intuì Spiderman, mentre cominciò ad avvicinarsi alla coppia.
Per fortuna, il rumore degli sfiati era abbastanza forte da coprire i suoi movimenti.
Seguì il percorso dell’uomo e prese posizione a una decina di metri da lui, poi, quando il miliziano gli passò sopra, rimase in silenzio.
Con una mossa improvvisa e impercettibile, nel rumore martellante delle pompe, spostò la grata, afferrò l’uomo per la caviglia e tirò la gamba verso il basso.
Il soldato cadde, e Peter gli tappò la bocca per impedirgli  di gridare, mentre con l’altro braccio gli bloccava la gola e gliela stringeva, fino a quando l’uomo non svenne.
“ Bucky sarebbe fiero di me” pensò con divertimento.
Una volta uscito, attraversò di corsa la stanza per arrivare all’ostaggio incatenato.
<< Sei salvo >> gli disse mentre lo liberava.
Shiragami tremava per la paura e, cercando di alzarsi, balbettò qualcosa.
<< Lo stabilimento è in funzione da ore. Hanno portato dei camion, armi e soldati. Oddio, un sacco di soldati. E carichi di sostanze nocive. Le stanno mischiando adesso, e per colpa mia sanno benissimo quello che stanno facendo. Io…io gli ho detto come fare…non avevo scelta, mi avrebbe ucciso… >>
La voce si incrinò,  per cui Peter cercò di cambiare argomento, per evitare che l’uomo sprofondasse nel ricordo di quello che aveva passato.
“ Continua a farlo parlare, ma non della prigionia” sussurrò nella sua mente la voce di Carol. “ Che resti in argomento. Trattalo come il membro di una squadra, non come una semplice vittima terrorizzata”.
<< Hai fatto un ottimo lavoro, ma mi servono altre informazioni >> disse con calma. << Come ti chiami? >>
<< Il mio nome? Gengiro. Gengiro Shiragami. Sono un chimico >>
<< Finora sei andato benissimo, Gengiro. Ora devo chiederti una cosa molto importante. Sai dove posso trovare il loro leader, Carnage? >>
Sembrava che l’uomo stesse provando a pensare, ma avesse la mente rallentata. Spiderman, però, rimase lo stesso in silenzio.
<< So solo che i suoi uomini hanno detto che il piano sta procedendo senza alcun problema. Cavolo, ha un intero esercito che lo spalleggia >> borbottò, per poi portarsi ambe le mani sulle tempie. << Sono fuori di testa! >>
<< È quello che volevo sapere, Gengiro. Ora posso prepararmi, sei stato bravissimo. Anzi, ancora meglio. Sei sano e salvo. Non devi preoccuparti. Ti porterò fuori di qui, ti prometto che li fermerò >>
Mentre il giapponese scuoteva la testa, aveva gli occhi sgranati per la paura.
<< Non puoi >> disse, le parole che gli restavano bloccate in gola. << Nessuno può farcela. Non capisci, Carnage sta creando una specie di bomba che ricoprirà l’intera East Coast con una tossina letale. Oddio, i suoi uomini hanno detto che la stanno producendo in questo momento, e per colpa mia sanno come fare. Siamo spacciati! >>
Peter tentò di calmarlo, ma le parole dell’uomo erano raggelanti.
Dentro di sé iniziò a montargli la paura, però la scacciò subito. Aveva del lavoro da fare…e, grazie a Shiragami, sapeva esattamente dove si trovava il nemico.
<< Capisco, Gengiro, ma devi ascoltarmi. Nonostante l’aspetto di Carnage, sotto quella maschera si nasconde solo un essere umano >>
Lo lasciò metabolizzare.
<< E questo significa che posso fermarlo. Capisci quello che dico? Possiamo sconfiggerlo. E lo faremo. Quindi vieni con me >>
<< Non andrai da nessuna parte, aracnide. Al massimo in Paradiso! >>
Peter si girò e sentì una porta chiudersi. Dalla finestra presenti nella stanza vide Carage, fiancheggiato da una decina di miliziani.
Il serial Killer andò alla vetrata, ci appoggiò un dito e disegnò nella polvere una faccina sorridente.
<< Che bello rivederti, Spiderman. Se non ci separasse questo vetro ti stringerei la mano. E anche a te, Shiragami! >>
<< Beh, non succederà >> rispose il vigilante, mettendosi davanti al chimico. << Di ai tuoi uomini di mettere giù le armi e di arrendersi. Subito >>
Carnage scoppiò a ridere. << Come hai detto tu, non succederà >>.
Si voltò verso i mercenari e fece loro un cenno. << Bene, ecco la seconda ragione per cui vi ho assunti. Tenete le armi puntate su di lui, ma non mirate al simbolo che ha nel petto. Quello è solo…un trucchetto >>
Poi, si girò di nuovo verso l’arrampica muri.
<< Non è vero? >> disse con la sua voce graffiante.
Scoppiò in un’altra risata e si voltò verso i suoi uomini. << La parte sotto il ragno è stata rinforzata. E, visto che sta sopra il cuore, andrebbe bene come bersaglio…se non sapeste la verità >>
Indicò le altre parti dell’armatura e continuò : << Mirate ai punti deboli sulle spalle, lì e lì. Sparate alle giunzioni tra le placche >>
Shiragami sgranò gli occhi per il terrore.
<< Come fa a sapere tutte queste cose, Spiderman? >> balbettò a bassa voce.
Al contempo, la mente di Peter cominciò a correre a mille.
<< Non lo so >> rispose con un sussurro. << Ma ho intenzione di scoprirlo >>
<< Scusatemi >> li interruppe il serial killer. << Il buon dottore ha forse detto qualcosa? Magari dovremmo sentirla tutti >>
<< È un innocente. Lascialo fuori da questa faccenda>> ringhiò Peter.
Carnage si limitò a scrollare le spalle.
<< Andiamo, Spidey, non hai sentito il mio discorso? Nessuno è innocente al cento per cento. La vera domanda è : quanto è colpevole? Ma tu difendi sempre i deboli e gli indifesi. E, a dire il vero, è proprio quello che mi piace di te >> ammise con una lieve punta di ironia.
Il vigilante strinse ambe le mani in pugni serrati.
<< Che cosa vuoi, Carnage? >> domandò freddamente.
Il serial killer cominciò a picchiettarsi il mento, come se stesse rimuginando sulla questione.
<< Che cosa voglio? Giusto, così poi siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Quello che voglio…è ucciderti>> disse con tono di fatto. << Ma non solo te, voglio uccidere ogni fottuto abitante di questa fogna di città. Voglio farla pagare a tutti quelli che sono rimasti a guardare, mentre venivo imprigionato e costretto a passare i miei ultimi dieci anni in un buco di merda >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, fece cenno ai mercenari che lo fiancheggiavano.
<< Beh, che state aspettando? Fatelo a pezzi ! >> ordinò con un ghigno.
Senza perdere tempo, i criminali aprirono il fuoco, infrangendo le finestre.
Spiderman fu lesto ad afferrare Shiragami e spingerlo a terra, impedendo che la raffica di proiettili li investisse.
<< Corri! >> urlò l’adolescente.
Il chimico non se lo fece ripetere due volte. Si alzò da terra e partì come un razzo verso l’uscita di emergenza più vicina, proprio mentre i mercenari entravano nella stanza.
Spiderman partì all’attacco e puntò sul gruppo di soldati.
Atterrò sul primo assestandogli una gomitata sulla nuca. Per lo shock e il dolore improvvisi l’uomo cadde in ginocchio. Il vigilante gli  tirò un pugno all’altezza della gola e quello finì a terra.
Uno degli altri mercenari alzò la propria arma per aprire il fuoco ancora una volta. Spiderman si abbassò e si girò per tirargli un calcio alla pancia.
L’uomo si piegò in due per il dolore, allora Peter roteò di nuovo e gli diede una pedata sul naso.
Mentre il criminale raggiungeva il suo compagno in uno stato di beata incoscienza, l’Avenger attivò le zampe meccaniche della tuta e le usò per bloccare una raffica di proiettili ad opera di un altro mercenario.
Quando anche gli altri presero a sparare, il ragazzo saltò sul soffitto e vi rimase appeso a testa in giù.
Con una ragnatela arpionò uno dei soldati per il colletto e lo tirò su. L’uomo gridò, mentre Peter gli afferrava il polso e lo sollevava per guardarlo negli occhi.
<< Credimi, amico, questo farà più male a te che a me >> disse, e poi lo lasciò cadere sul pavimento.
Sentì una gamba che si spezzava e un gemito di dolore, ma il trauma ammutolì il mercenario. Sarebbe sopravvissuto, ma di certo non avrebbe mai corso una maratona.
Poi, evitando un’altra raffica di proiettili, balzò in mezzo al gruppo di criminali e uso le lunghe zampe meccaniche per scaraventarne quattro contro le pareti della stanza.
Tirò  un calcio alla gamba di uno, spaccandogli la rotula, e l’uomo cadde urlando per il dolore.
Il secondo si voltò, pronto all’attacco,  e fece per sparare. Spiderman si lanciò sopra la sua testa, lo afferrò e poi la tirò giù, sbattendola contro il pavimento. Forse i metodi di Bucky erano un po’ brutali…ma funzionavano, e anche velocemente. Tuttavia, lo schianto non bastò.
Il mercenario si rialzò di nuovo in piedi, mirò e premette il grilletto. In quel momento, però, Spiderman gli afferrò il polso e fece schizzare la pistola verso l’alto. Il proiettile esplose contro il soffitto.
Il criminale cercò di liberarsi, ma Peter rinsaldò la presa e gli torse la mano finchè l’uomo non finì per puntare la pistola contro se stesso. Fu la goccia che fece traboccare il vaso, poiché il mercenario entrò nel panico e lasciò cadere l’arma.
Con un solo movimento, Spiderman spinse via la pistola con un calcio e infine colpì l’uomo con una ginocchiata allo stomaco.
Mentre l’avversario si piegava in due per il dolore, l’adolescente intrecciò le mani e le calò sulla testa dell’uomo, mettendolo K.O.
L’ultimo mercenario lo scorse dall’altra parte della stanza e sparò con il fucile. Il proiettile impattò contro il torace del vigilante e lo sbalzò all’indietro. L’armatura lo proteggeva, certo, ma la botta ad alta velocità faceva comunque un male cane.
L’uomo sparò ancora, ma Spiderman rotolò di fianco e il proiettile gli sfrecciò accanto, mancandolo di pochissimo.
Il mercenario gettò via il fucile e impugnò una pisola automatica, ma Peter fu il primo a reagire e lanciò una ragnatela, che si avvinghiò attorno all’arma e gliela strappò dalle mani.
Poi saltò, utilizzando le zampe meccaniche per darsi un ulteriore slancio, e atterrò sull’avversario. Lo colpì forte al viso con un pugno e l’uomo cadde a terra.
Presto ne sarebbero arrivati altri e prima o poi la fortuna lo avrebbe abbandonato. Per bravo che fosse, di sicuro non avrebbe potuto scansare centinaia di proiettili tutti insieme.
Prese un respiro profondo e si avviò verso il corridoio che conduceva alle vasche di stoccaggio dello stabilimento.
Dopo circa un paio di minuti, arrivò a destinazione.
Entrò in quello che aveva tutta l’aria di essere un grosso laboratorio e vide Carnage che dava le spalle alla porta. Stava versando il contenuto di una provetta in una grande vasca interrata.
I battitori automatici che mischiavano le sostanze chimiche già inserite nella miscela si ritirarono, un coperchio al di sopra si aprì e la vasca cominciò a scuotersi per mescolare le sostanze come un enorme miscelatore di vernici.
Carnage si girò e gli fece cenno di avvicinarsi.
<< Ci hai messo fin troppo tempo ad arrivare qui, sono un po’ deluso. Se volevi uscirne vivo…ti conveniva scappare quando ne avevi l’occasione >>
<< È finita, Carnage. Hai chiuso. Manderò all’aria la tua operazione >>
In tutta risposta, il serial killer si limitò ad allargare le braccia.
<< Eccomi…provaci! >> esclamò con quel suo inconfondibile ghigno.
Peter fu più che felice di obbligare.
Saltò verso il mostro, mentre le sue zampe meccaniche scattavano in avanti. Carnage, tuttavia, riuscì a evitare il colpo.
L’arrampica-muri fece per difendersi, ma l’altro lo attaccò all’improvviso, velocissimo. Gli tirò un pugno in faccia.
Peter ci mise solo un secondo per riprendersi e schivare il secondo colpo, ma, mentre si chinava, Carnage gli diede una gomitata dietro al collo, nel punto in cui l’armatura era più sottile. Sapeva esattamente dov’era vulnerabile.
Dalla postura si capiva che era abile a tirare di boxe : teneva un piede in avanti e il braccio sinistro disteso. Il destro era vicino al corpo. Entrambe le braccia sollevate vicino al viso sorridente.
Ma il mondo in cui piegava la schiena e le ginocchia…gli ricordava molto la posizione che Bucky gli aveva insegnato durante i loro allenamenti. Era quasi come se stesse imitando il suo stile di combattimento.
Carnage si fece di nuovo sotto, sferrandogli un pugno dal basso della mascella.
Le quattro zampe meccaniche scattarono in avanti per proteggerlo, ma i viticci del mostro le bloccarono a mezz’aria.
<< Dai, Spidey, mettici un po’ più di grinta >> lo schernì il serial killer, con tono irriverente. << Ho sempre saputo che avrei potuto farti il culo, ma mi aspettavo un po’ di resistenza da parte tua. Non deludermi! >>
Peter alzò un braccio per proteggersi la faccia, e Carnage avanzò : proprio come si aspettava.
Abbassò la mano davanti a sé e stava per colpire il nemico con un destro in pieno volto, ma, all’ultimo secondo, la creatura si volò e il pugno gli sfiorò solo la guancia.
<< Lo ammetto, me l’avevi quasi fatta >> commentò con quel suo ghigno intramontabile.
Le lenti sulla maschera del vigilante si assottigliarono in un paio di fessure.
<< Come fai a sapere tutte queste cose su di me? >> chiese freddamente.
L’altro scoppiò a ridere. << È irritante, vero? Conosco i tuoi congegni e le tue mosse di combattimento. E non solo questo …Peter >>
<< ?! >>
Il tempo parve fermarsi. Un silenzio inesorabile sembrò calare nelle profondità della fabbrica, interrotto solo occasionalmente dal gorgogliare delle vasche.
“ No…non è possibile” pensò Peter, mentre una sensazione sgradevole iniziò ad attanagliargli lo stomaco.
Al contempo, il sorriso zannuto sul volto di Carnage si fece più grande.
 << È la verità, Spiderman. Io so tutto di te! Il mio nuovo migliore amico mi ha rivelato così tante cose >> disse con tono quasi amorevole. Nello stesso istante, la maschera del serial killer cominciò a ritrarsi, rivelando il volto di Cletus Casady.
Le lenti e le fauci del mostro sembravano ora un grosso serpente avvolto attorno al collo dell’uomo, un organismo autonomo e completamente indipendente rispetto all’individuo cui era attaccato.
“ Oddio…quel vestito è vivo” comprese Peter, mentre la creatura tutta testa e zanne si strusciava con affetto contro la guancia dell’assassino, producendo un cinguettio misto ad un sibilo agghiacciante.
Cletus sorrise e cominciò ad accarezzare il simbionte.
 << Carino, non è vero? Mi sono un po’ sentito come il bambino che sbircia i regali di natale >> continuò beffardo. << Devo ammettere che è stata una ben triste scoperta. Dietro tutti quei misteri e quei poteri non sei che un ragazzino con la tuta aderente che piange perché rivuole il suo caro vecchio zio. Sarebbe divertente se non fosse così patetico! >>
Si fermò di colpo, il volto adornato da un cipiglio contemplativo. << Oh, ma che importa? Io riderò lo stesso! AH AH AH AH AH AH! >>
<< Sta zitto! >>
Spiderman si abbassò di colpo e gli tirò una ginocchiata alla pancia. L’avversario cadde all’indietro, sputando un denso grumo di saliva.
Peter non gli diede tempo di recuperare.
Lanciò una ragnatela, arpionò le gambe dell’essere e lo sollevò, quindi lo scaricò contro una trave. Nel momento in cui cadde a terra gli saltò addosso e gli sferrò un pugno dopo l’altro sul volto e nello stomaco.
Doveva mantenere una posizione di vantaggio.
Carnage gli ficcò il ginocchio nello sterno e lo costrinse a ritirarsi, poi ruotò, gli avvolse le gambe attorno al collo e iniziò a stringere.
<< Sai, mi è appena venuta un’idea>> disse la creatura. << E se facessi una visitina a tua zia, dopo che avremo finito qui? >>
Peter sentì che la sua rabbia stava aumentando, cresceva priva di controllo senza alcun preavviso.
Con un movimento rapido, ficcò due dita nelle lenti che il mostro aveva per occhi.
Urlando di dolore, Carnage si prese la faccia tra le mani e cadde all’indietro, perdendo la presa. Spiderman gli fu addosso di nuovo e lo colpi alla gola con il gomito, sbalzandolo nuovamente contro la trave.
Questa cedette a causa del colpo, facendo crollare un’inferriata superiore. Non appena la struttura toccò terra, provocò un frastuono assordante che risuonò per tutta la lunghezza del complesso.
E fu in quel preciso istante che accadde qualcosa di decisamente inaspettato.
Carnage rilasciò un urlo e si portò ambe le mani alla testa, mentre lunghi filamenti cominciarono a protrarsi dal suo corpo, agitandosi come se impazziti.
Spiderman non perse tempo a rimuginare su quell’inaspettata opportunità.
Balzò in avanti e inchiodò il serial killer contro una parete, per poi colpirlo ripetutamente.
<< Ho intenzione di ucciderti >> sibilò sul volto di Carnage, mentre questi tossiva un rivolo di sangue.
<< Eh eh…Spiderman, se avessi davvero il fegato per fare una cosa del genere ci avresti già provato. Io invece ho coraggio da vendere! >> esclamò.
Al contempo, una massa filamentosa esplose dal petto del mostro, investendo il corpo del vigilante con la stessa intensità di un treno in corsa e facendolo ruzzolare a terra.
Il serial killer scrocchiò il collo un paio di volte.
<< Oh, Spiderman, se solo tu sapessi cosa sta realmente succedendo in questa città, alle tue spalle. Pensi davvero che abbia ottenuto questi poteri per un semplice caso? Io e te siamo legati più di quanto pensi >> disse beffardo, mentre l’Avenger si alzava lentamente da terra e lo fissava incredulo.
Cletus si limitò a sorridere, lanciando una rapida occhiata verso le vasche ormai ricolme di tossina letale.
<< Tra un paio di minuti ho intenzione di trovarmi il più possibile lontano da questo posto. Oh, mi sono dimenticato di dirti il perché. Sai, ho programmato di far saltare in aria l’impianto! Quindi, o cerchi di seguirmi, oppure cerchi di arginare la detonazione che, tra l’altro, diffonderà la mia tossina su tutta New York. Hai due minuti e sedici secondo. Ma ti prego, dammi la caccia! Non vedo l’ora di osservare questa città sprofondare nella disperazione >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, compì un balzo verso l’alto e si lanciò contro la finestra più vicina, scomparendo nell’oscurità della notte.
Spiderman fu tentato di corrergli dietro, ma abbandonò quasi subito quell’idea. Doveva prima assicurarsi la salvezza di New York.
Non c’era tempo per cercare gli esplosivi : potevano essere nascosti in qualsiasi punto della stanza. Il coperchio sopra la vasca si aprì, scoprendo la tossina da cui salivano le esalazioni letali.
Ancora due minuti.
“ Andiamo, Parker, usa il cervello. Questa è chimica elementare”.
Si girò per osservare la stanza. Le pareti erano ricoperte di scaffali e su ognuno erano ordinati diversi contenitori chiusi. Le etichette che li contrassegnavano elencavano i simboli chimici e le loro denominazioni comuni.
I contenitori sulla prima parete erano classificati come composti di alcol per creare combustibili, solventi e altro.
Gli scaffali rimanenti erano disseminati di barattoli con le etichette con la scritta METANOLO, mentre altri contenevano sostanze chimiche usate negli addittivi e negli aromi alimentari, o fluorina che si usava nei prodotti di igiene dentale, per le unità di raffreddamento e gli spray per l’aereosol.
C’erano anche sostanze usate per produrre droghe, disinfettanti, profumi, erbicidi, combustibili e chi più ne ha più ne metta.
Infine c’era un’ultima parete con dei barattoli le cui etichette indicavano soltanto i composti chimici, ma non i nomi comuni.
La mente di Peter cominciò ad elaborare il tutto.
Quando venivano ordinate le sostanze, ai dipendenti regolari che caricavano e scaricavano i camion non venivano fornite liste complicate con sfilze di simboli chimici, che avrebbero potuto difficilmente interpretare. Gli elenchi contenevano solo le denominazioni commerciali. Il fatto che ci fosse un’intera scaffalatura piena di contenitori senza nome significava che erano destinati alla distribuzione.
<< Karen, a cosa servono? >>
La voce dell’intelligenza artificiale ci mise poco a rispondere.
<< Sono agenti neutralizzanti usati per diluire gli acidi e le sostanze volatili. Serve l’elenco completo dei loro usi? >>
<< No >> disse Peter.
L’esplosione sarebbe avvenuta esattamente tra un minuto e trenta secondi.
Spiderman si fiondò verso i contenitori, ne prese due alla volta e li porto alla vasca. Ci versò il contenuto, nella disperata speranza che diluissero la tossina prima che esplodesse e si diffondesse in tutta la città.
Un minuto e venti secondi e mancavano quattro barattoli.
Ne versò altri due nella vasca, poi andò a prendere gli altri tre. Erano grossi e ingombranti, ma non aveva alternative.
Svuotò il contenuto dell’ultimo nella vasca, dopodiché spinse il pulsante che aveva visto attivare da Carnage. Il coperchio si chiuse e la vasca cominciò a scuotersi.
Aveva trentasette secondi per allontanarsi dall’impianto prima che esplodesse. Non ce l’avrebbe mai fatta.
<< Andiamo, Parker, pensa >> borbottò a se stesse, mentre si guardò attorno ancora una volta.
In quel preciso istante, qualcosa picchiettò sul casco della tuta, producendo un sonoro plop!
Il vigilante si portò una mano alla testa e alzò lo sguardo in direzione del soffitto.
C’era un liquido trasparente che colava da una grossa tubatura conficcata tra le grate del tetto. Probabilmente si trattava di acqua…
“ Aspetta un secondo!” pensò Peter, mentre la mappa dell’impianto gli appariva davanti agli occhi ancora una volta.
Quelle tubatura era probabilmente incorporata nell’impianto di raffreddamento dell’edificio, il cui compito era quello di frenare qualsiasi diffusione chimica potenzialmente letale attraverso condensazione aerea.
Carnage questo lo sapeva, ecco perché aveva deciso di far esplodere l’intero complesso, così da poter aggirare quel meccanismo di difesa.
Tuttavia…l’acqua che scorreva in quel tubo era prelevata direttamente dal fiume Hudson, che confinava con lo stabilimento chimico. Un flusso continuo e costante che passava direttamente sopra le vasche.
Un’idea cominciò a farsi strada nella mente dell’Avenger.
<< Ok, ce la posso fare >> borbottò a se stesso.
Prese un respiro profondo e sparò una coppia di ragnatele contro il tubo. Poi…cominciò a tirare.
Affondò i piedi nel terreno e tirò con tutta la forza che aveva in corpo, facendo appello ai sistemi interni della tuta per darsi una spinta maggiore.
<< Ce la posso fare, ce la posso fare, ce la posso fare… >> continuò a borbottare, mentre schizzi d’acqua iniziarono a fuoriuscire dai punti di collegamento delle tubature.
Ormai mancavano dieci secondi all’esplosione. Nove secondi. Otto secondi. Sette secondi. Sei secondi…
CRASH!
Il tubo cedette, staccandosi dalle assi di sostegno del soffitto.
<< Sì ! >> esclamò Peter, mentre cadeva a terra a causa dello slancio. Nello stesso istante, tonnellate d’acqua si riversarono nelle vasche e nella stanza.
Un secondo…zero.
<< O merda >> imprecò il giovane, rendendosi conto che il tempo era scaduto.
La vasca esplose e la tossina schizzò in tutte le direzioni, mescolandosi con l’acqua.
Un minuto prima che lo colpisse, il vigilante sperò di averla diluita  quel tanto da diminuire gli effetti letali.
Venne travolto da un’ondata d’acqua che lo sbalzò dall’altra parte della stanza, facendolo andare a sbattere contro la parete.
L’armatura cozzò, e il ragazzo si ritrovò a volteggiare in un turbinio di detriti e fango.
Sbattè violentemente da una parte all’altra della stanza, mentre i sistemi interni della tuta cominciarono a lampeggiare di rosso. Il mondo era diventato una cacofonia di allarmi e colori.
Dopo quello che sembrò un tempo interminabile, riuscì ad afferrare una trave e vi rimase avvinghiato. E attese, fino a quando il flusso d’acqua non cominciò a stabilizzarsi.
Quando questo avvenne, cominciò ad arrampicarsi lungo la colonna in ferro e raggiunse la superficie.
A fatica, si accasciò sulla rampa superiore della stanza e disattivò la maschera, prendendo rapide boccate d’aria ricca di ossigeno.
Tentò di alzarsi, ma si ritrovò incapace di compiere anche il più piccolo movimento. Era senza forze. Non riusciva nemmeno ad aprire gli occhi.
Passarono un paio di minuti in cui rimase disteso sulla schiena. E poi…
 << Porca puttana >> borbottò una voce familiare sopra di lui.
L’adolescente non ebbe nemmeno il tempo di alzare lo sguardo. Carnage lo afferrò per il collo e conficcò i lunghi artigli nelle giunture della tuta, issandolo a circa un metro da terra.
Vagamente, il vigilante si rese conto che non stava sorridendo.
<< Lo sai cos’hai fatto? >> ringhiò il serial killer, con un tono di voce che rasentava l’incredulità più pura. << Il sistema di raffreddamento dell’edificio è collegato con gli scarichi della fabbrica. Con questa bravata hai appena contaminato l'acqua dell’intera città... Sarà paralizzata per settimane! >>
<< Meglio paralizzata che morta >> tossì Peter, sorprendendo Cletus.
Questi spalancò e chiuse la bocca un paio di volte, apparentemente incapace di controbattere.
<< Dio, te… sei veramente un fenomeno. Sai per quanto tempo ho pianificato questa notte? Voglio dire, un sacco di gente è morta perché io potessi essere qui...>>
<< Lo so >> rispose il vigilante, sorridendo sotto la maschera.
La presa di Carnage si fece più stretta.
<< E tu hai rovinato tutto lo stesso! >>
<< Non avresti dovuto spiegarmelo così nel dettaglio, Carnage... È stato fin troppo facile entrare nella tua testa >> disse Peter, con un sottofondo di ironia.
Il Serial Killer sibilò per la rabbia.
<< Tsk! Okay…allora mi accontenterò di uccidere solo te! >> esclamò, spalancando le fauci e preparandosi a staccare la testa del giovane supereroe.
Non ne ebbe la possibilità.
Si udì un sibilo, seguito da un’esplosione che mandò in pezzi la parete più vicina alla coppia di avversari.
Poi, il corpo di Carnage fu scaraventato ad almeno una decina di metri dal punto in cui si trovava fino a pochi attimi prima.
Peter cadde a terra, tossendo sonoramente. Al contempo, una luce abbagliante illuminò l’oscurità della stanza.
Il ragazzo alzò lo sguardo, mentre Carol Danvers si frapponeva fra lui e Kasady, il volto adornato da una smorfia visibilmente adirata.
 << No…non lo farai >>.
 
 
Com’era? Spero bello!
Nel prossimo capitolo avremo finalmente Carnage vs Carol, e vi dico già che sarà un capitolo fondamentale per la suddetta supereoina.
Sarà meno fisico rispetto allo scontro avvenuto in questo aggiornamento e molto più psicologico.
Inoltre, vi anticipo che il piano di Carnage non è certo concluso…
  
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