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Autore: Ninnibell2001    27/10/2019    0 recensioni
Cosa accade, quando gli occhi di una piccola strega venticinquenne, dolce e bellissima, incrociano quelli di un timido professore, che ha il doppio dei suoi anni e si porta dentro un impegnativo alter ergo verde?
Brooke Brown e Bruce Banner sono i protagonisti di un’intensa e tenera storia d’amore, ambientata a New York, fra gli Avengers, a tre anni dalla vittoria su Thanos…Little Witch e Hulk!
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1 'Brooke Brown. Park Avenue 238'

'Brooke Brown. Park Avenue 238'.

Bruce Banner lesse di nuovo il laconico messaggio inviatogli via Wathsapp da Bucky, contenente l'indirizzo dell'amica che aveva invitato a cena con lui e i colleghi Avengers, scrutando i numeri civici dell’ampio viale che stava percorrendo, a velocità moderata.

James lo aveva chiamato, pregandolo di passare a prendere la ragazza al suo posto, a causa di un sopravvenuto impegno 'Bruce, per piacere, puoi darle un passaggio? Sei in macchina da solo, quello che le abita più vicino e che, probabilmente, farà una migliore impressione ai suoi genitori. Non citofonarle, sali al piano del suo appartamento, presentati e portala via, senza intrattenerti in chiacchiere. Grazie, ti scrivo il suo recapito' Barnes, incurante di attendere la sua risposta, aveva chiuso la comunicazione in fretta e furia, non facendolo neanche controbattere.

Banner parcheggiò il suo Maggiolino Volkswagen verde, oramai auto d'epoca, davanti al portone di un palazzo di gran lusso, al cui interno lo accolse un anziano portiere, in livrea, che lo indirizzò all'attico dei signori Brown.

Attraverso un'entrata piena di stucchi dorati e sofà imbottiti arrivò all'ascensore, dove un altro impiegato in divisa, afroamericano ed in carne, premette il pulsante del livello richiesto, al suo posto.

Il professore si chiese, salendo, quale ragazza statunitense venticinquenne vivesse ancora coi propri genitori, ipotizzando che l'amica di James, di cui conosceva solo nome e cognome, fosse una scansafatiche che campava di rendita… cospicua rendita, evidentemente.

Suonò il campanello, sistemandosi con le dita i capelli ricci, oramai striati di bianco sulle tempie, perennemente arruffati. Poteva spazzolarli per ore, dopo pochi attimi riprendevano il mosso naturale scompigliato, che gli dava sempre l'aria dello scienziato trascurato.

L'abbigliamento non lo aiutava granché. Era una persona semplice, poco attenta ai dettami della moda e la vita in un laboratorio non prevedeva certo completi sartoriali. Per cui, la sua divisa d'ordinanza - che indossava anche in quel frangente - erano jeans scuri, t-shirt e scarpe da ginnastica.

A cinquant'anni suonati, non proprio il biglietto da visita ideale per i genitori dell'amica di Bucky. Forse un'amicizia disinteressata per quest’ultimo, credette; in caso contrario, James si sarebbe catapultato per scortarla, persino su una seggiola a rotelle, era poco ma sicuro.

Intanto che elucubrava, una donna bionda, sua coetanea, in tuta di ciniglia nera, aprì la porta, squadrandolo.

Di male in peggio, pensò la dirimpettaia, riconoscendo Bruce all'istante...in confronto, il giovanotto col braccio bionico, che immaginava di trovarsi innanzi, pareva una passeggiata di salute; stava per far entrare, in casa sua, l’Avenger che non ti aspetti, quello che perdeva facilmente il controllo e non con le sembianze attuali...ma con quelle di Hulk!

Gli porse, comunque, la mano, facendolo accomodare, educata 'Sheila Brown, sono la mamma di Brooke...credevo venisse Bucky...' sibilò, indicandogli l'enorme soggiorno, arredato in stile moderno, nei toni del grigio e del panna, di lato a una terrazza incredibile, che si scorgeva dalle ampie vetrate che affacciavano sul favoloso skyline newyorkese.

'Ha avuto un imprevisto...' Banner, timidamente, presentandosi, scrutò il corrucciato viso della sua ospite: bionda, capelli lisci con colpi di sole freschi di piega, occhi azzurri, in un volto regolare, non modificato dalla chirurgia estetica, magra ai limiti dell'anoressia. Da giovane, doveva essere stata una vera bellezza...bellezza che non aveva saltato una generazione, nel suo caso, anzi. 

'Sei arrivato...devi essere Bruce...' una ragazza dall’ovale perfetto, le labbra carnose e sensuali, gli occhi celeste intenso, racchiusi da lunghe ciglia castane scure, i capelli fino alla vita della stessa tonalità, un fisico esile ed al contempo femminile e proporzionato, lo salutò, entrando in soggiorno dal corridoio, nervosa.

Con un look curato - jeans blu, top crema con fiorellini color rosa antico, ballerine laccate e giacca avvitata con maniche a tre quarti della medesima sfumatura, bracciale con anelli metallici e orecchini di perle a bottoncino - dimostrava molto meno che all’anagrafe.

Banner, colpito dalla sua fisicità, sbarazzina e naturale, si mosse, tendendole la destra e vedendola fare un saltino all'indietro, mentre pronunciava il proprio nome, sentendo egli stesso una forte vibrazione; il tocco delle loro mani aveva prodotto, in entrambi, un'inaspettata scarica elettrica, che gli sembrò partire dalla ragazza! Che stranezza!

Guardò le loro scarpe... cariche elettrostatiche non avrebbero dovuto prodursi 'Scusa' mormorò, alla sua risata imbarazzata.

Il professore di mezza età, amico di James, occhi e capelli scuri, sguardo dolcissimo e modi garbati, non era affatto decrepito e sembrava una persona carina e cortese, notò Brooke, che gli rispose, divertita 'Di niente...'. Senza contare la visione che gli era apparsa nella testa, la premonizione più carnale e al tempo stesso tenera che avesse mai avuto!

Udendo dei passi alle proprie spalle, si girò, intercettando la sagoma di suo padre. Si sentì come un'adolescente al ballo del liceo: ci mancava che i suoi vecchi le scattassero foto ricordo con una Polaroid, insieme al suo accompagnatore, per l'album di famiglia!

In pantaloni eleganti grigi scuri e maglioncino di cotone rosso bordeaux sopra una camicia chiara, di una somiglianza spiccata con la figlia per colore di occhi e capelli, Bruce identificò l’uomo di bell’aspetto che gli venne incontro: Robert Brown!

Diamine, Brown era uno dei cognomi più comuni negli Stati Uniti e Bucky non gli aveva accennato, minimamente, che si sarebbe trovato di fronte un premio Nobel.

Alzando lo sguardo sulla mensola sopra il camino, intercettò una cornice, nella quale un abile artigiano aveva incastonato l'aurea medaglia d'oro vinta a Stoccolma da colui che aveva scoperto la cura per uno dei mali che affliggeva migliaia di pazienti destinati a un'esistenza piena di sofferenze e, spesso, a una morte infausta e dolorosa: la distrofia muscolare, una patologia a carattere degenerativo.

'È un onore incontrarla, Professor Brown!' rosso come un pomodoro, non si tenne e si complimentò, di getto 'Ho letto il suo lavoro...eccezionale!'.

L'altro, estremamente infastidito dalla manifestazione di apprezzamento, minimizzò 'Non sono professore, come lei, Banner...' fece capire di conoscerlo 'sono dottore in biologia ed insegnavo scienze in una scuola media di Chicago, prima di tutto questo clamore! Ora mi occupo solo della produzione del farmaco di mia invenzione!'.

Brooke alzò gli occhi al cielo: il tono di suo padre suonò acido e sgradevole, perché lo era.

Fortunatamente, Bruce parve accorgersene poco. Rifletteva più che altro, sulle parole udite: la storia gli era nota. Brown si era approcciato, per mero caso, a una malattia tremenda, arrivando a un successo invidiato dai luminari del settore, che avevano studiato, per decenni, la possibilità di una terapia valida, senza risultati.

'Posso chiederle cosa l'ha spinta a imbarcarsi in una ricerca tanto distante dal suo campo?' provò a approfondire, spinto da una sana curiosità professionale.

'Una motivazione alquanto personale' laconico, Robert chiuse la loro discussione. Confidenze con Hulk in persona nel soggiorno di casa sua, beh, proprio no!

'Vogliamo muoverci?' la ragazza, sempre più in imbarazzo, sfiorò il braccio del suo chaperon.

Lui, sovrappensiero, sussultando al suo tocco, balbettò 'Sì, sì…arrivederci’ rivolse un ultimo saluto generale ai suoi genitori, intanto che Brooke apriva la porta di casa.

'Divertiti...e non fate troppo tardi' Sheila, turbata, ammonì sua figlia. Le aveva visto negli occhi una strana luce, non solo dettata dall'impazienza dell'uscita serale, rara nel suo ménage abituale.

Le era parsa interessata al timido professore, noto per non saper gestire la propria rabbia e trasformarsi in un mostro verde dalle fattezze abominevoli. Era un genio schivo ed un Avengers, ovvio, non un ex galeotto o un coetaneo che l’avrebbe instradata all’uso di alcool e stupefacenti. Le sembrò peggio, rimuginando che i due avessero moltissimo in comune, forse troppo.

Suo marito la riportò alla realtà, quasi leggendole nella mente; dopo anni di matrimonio era diventato inevitabile 'Almeno non dobbiamo preoccuparci...quanto avrà Banner? La mia età, no? Se gli amici di Bucky sono come lui, non sarà una serata trasgressiva, tesoro...starei tranquilla, fossi in te!' ridacchiò, dandole un bacio sulla nuca 'ed è l'occasione per coccolarci un po'!' continuò, con un sorriso complice.

'Se lo dici tu...' lei gli cinse la vita, tentando di celare la propria profonda inquietudine.

***

'Scusa per i miei, sono eccessivamente apprensivi' nell'ascensore, Brooke fece ammenda con Bruce per i modi della sua famiglia.

'Sono opprimenti, dei veri rompipalle' le dette manforte l'addetto all'ascensore, il ragazzo di colore e paffutello dall'aria simpatica che il professore aveva incrociato pochi minuti prima.

'Hai ragione, Charlie...' annuì, erano in confidenza 'faccio scarsa vita sociale, Bruce...'.

'Strano, alla tua età e carina come sei, i corteggiatori ti ronzeranno attorno come mosche!' Banner esplicitò ciò che era piuttosto evidente, in maniera insolita, per uno riservato come lui.

'È una lunga storia' sentendosi lusingata dal suo apprezzamento, provò a non darlo a vedere; sbuffò, sollevando con l'aria una ciocca di capelli dalla fronte, attraversando il portone 'Qual è la tua macchina?' chiese, per sviare altre domande sull'argomento spinoso, che non desiderava affrontare.

'Quella lì' il professore indicò il Maggiolino.

'Scherzi? Favolosa!' sgranò gli occhi e si precipitò verso il mezzo, con Bruce che, galante, le aprì lo sportello per farla accomodare e si mise al posto di guida

'So tutto di questa auto...' lei continuò su quella falsariga.

'Per molti è un rottame, non esaltarti!' il professore ridacchiò. Aveva pensato di cambiarla con un modello nuovo, ma alla fine desisteva, era troppo affezionato.

'Un mito, vorrai dire...purtroppo…la cintura di sicurezza non va' al terzo tentativo non era riuscita nemmeno a sganciarla.

Il moro l’aiutò, stendendosi dalla sua parte e recuperando la chiusura metallica, che inserì nella fessura centrale 'È un gioco di polso...' alzò lo sguardo, incrociando quello ceruleo della ragazza seduta al suo fianco, che gli sorrise, arrossendo 'Immagino che le abbia fatte installare tu...si usano da pochi anni, in confronto alla data di produzione del Maggiolino! E’ l’automobile tedesca più conosciuta al mondo, simbolo della rinascita industriale tedesca nel secondo dopoguerra, nonché il primo modello Volkswagen in assoluto'.

'Allora è vero che sei informata, è proprio così...raccontami di te...studi? Lavori?' gli sembrò un interrogatorio inevitabile. Si rese conto di voler conoscere qualche informazione in più su di lei; il colore rosato delle sue guance, tipico di una femmina d’altri tempi e non di una giovane del terzo millennio, lo aveva intrigato.

Brooke titubò, poi si buttò 'Sto studiando Storia dell'Arte, per la seconda laurea; la prima l'ho presa in...' rise, amaramente 'Indovina?'.

'Due lauree? Sono ammirato. Con un padre come il tuo, in biologia...ci scommetterei il collo!' ribatté, d'istinto, certo di non sbagliare.

'E l'avresti ancora, testa compresa...una bella testa, a ciò che dicono...' si lasciò sfuggire la ragazza, guardando fuori dal finestrino. E non solo la testa… ugualmente il resto è molto affascinante, rifletté.

'Grazie, sono a quota due pure io: fisica nucleare e biochimica. Robert è stato volutamente evasivo, prima, sulla risposta al quesito che gli ho posto, ovvero perché avesse iniziato a interessarsi della distrofia muscolare, fino a trovarne la cura definitiva; cos'è, un segreto di stato?' era un tarlo nella sua mente, aveva avuto i brividi addosso all'espressione trasfigurata dell'altro uomo, una specie di campanello di allarme.

'Ti ha detto la verità...era motivato personalmente, come nessuno; ero io il paziente zero per lui. Non gli è mai fregato nulla del resto dell'umanità, voleva dare una speranza a sua figlia...' mormorò, in un soffio, girandosi un attimo, per fissarlo in viso, mentre glielo confessava. Suo padre aveva indirizzato il corso della sua vita, inconsapevole.

'Mi spiace, moltissimo' Bruce emise quasi un lamento, rammaricato e turbato, premendo inconsciamente il piede sul freno e, allo stesso tempo, sentendo un colpo sul tettuccio dell'auto.

Una moto, d'epoca anch'essa, gli si era affiancata. La riconobbe al volo: la famigerata Harley WLA del 1942.

Steve Rogers, Capitan America in persona, alla guida, e Bucky Barnes, seduto dietro al suo migliore amico, alzarono, contemporaneamente, le visiere dei caschi scuri che indossavano, salutando con la mano i due passeggeri della macchina, contraccambiati.

'Buonasera...il locale è quello a destra con l'insegna gialla' Rogers li informò, e diede gas, per spostarsi, di lato, e salire sul marciapiede, per parcheggiare, seguito da Banner, che approfittò del garage a pagamento limitrofo, ringraziando mentalmente il Capitano di aver interrotto un dialogo dai toni troppo confidenziali, con una persona che conosceva da pochi minuti. 

'Bruce...' Brooke gli bloccò il polso destro, con la mano sinistra, un attimo prima che scendessero.

Non le piaceva l'atmosfera glaciale scesa fra loro, ed era uscita per trascorrere una serata in compagnia, su sollecitazione di James 'Ti sei ammutolito, alla mia confessione. Non imbarazzarti...la malattia da cui sono stata colpita è un ricordo, oramai. Brutto, ma è il passato'.

Non era stata del tutto sincera, desiderava confortarlo, era...mortificato! 'Non potevi saperlo ed ho capito che, invece, volevi comprendere, da scienziato, le motivazioni di mio padre...adesso lo sai...amen...andiamo a divertirci, dai!' gli fece il suo più bel sorriso e lo vide riprendersi.

Sciogliersi, avrebbe ammesso il diretto interessato, per la purezza e il garbo della giovane donna che stava scortando...bellissima donna, non poté fare a meno di notare, di nuovo, sentendo una rigidità al basso ventre che non voleva abbandonarlo, pulsante.

Si dette del vero idiota...non era una donna, era una ragazzina, appresso a lui, che aveva almeno il doppio dei suoi anni. Evita di fare la figura del vecchio bavoso in piena crisi di mezza età, si auto rimproverò, entrando, con la Brown, all'interno del locale di East Side Manhattan, affollato, dove trovarono Bucky, che li aspettava al bar con Rogers, per accomodarsi insieme al tavolo prenotato.

Jeans neri e maglietta bianca, i capelli lunghi castani all'orecchio, gli occhi azzurro ghiaccio nel viso da modello, il fisico massiccio in cui spiccava il braccio bionico a vista, ricordo dei suoi trascorsi bui come Soldato d'Inverno al servizio dell’Hydra, Barnes si avvicinò alla sua amica, che gli dette un bacino sulla guancia, presentandosi a Steve, un attimo dopo.

‘Capitano Steve Rogers, signorina’ formale alla morte, Cap - dieci centimetri più alto di James, muscoloso e asciutto, occhi azzurri, un ciuffo castano e la barba lunga ben definita, sorriso smagliante a trentadue denti da pubblicità, jeans e camicia a quadretti bianchi e blu - stritolò la mano di Brooke, gonfiando il petto come un pavone.

‘E rilassati’ Tony Stark - moro di capelli, pizzetto curatissimo, occhiali da vista di foggia stravagante, un abito scuro con gilet, camicia bianca e cravatta variopinta, il corpo umano che vestiva il guscio metallico dell'armatura high-tech di Iron Man - prese in giro il collega 'Ci manca che le fai il saluto militare! Ciao, bellezza!' strizzò l'occhiolino alla ragazza, con familiarità, circostanza che non sfuggì a Banner.

'Buonasera, Tony!' gli sorrise, delicata.

'Benvenuta fra noi...' Stark cercò di farla sentire a suo agio, gli aveva dato l'impressione di un pesce fuor d'acqua. E aveva visto bene.

La Brown era ancora sbigottita dalla ricercatezza del Lavo restaurant & underground club, scelto per il loro incontro definito informale; in realtà, era particolarissimo, insieme sia ristorante italiano sia discoteca di tendenza. Aveva letto le recensioni on line che sottolineavano la squisitezza dei piatti preparati dallo chef e la follia dei prezzi; non era una discoteca tipica, bensì un locale di prestigio.

'Niente male davvero' seduto su uno degli sgabelli lignei alti in stile dell'ampio bar, annesso alla sala in cui avrebbero desinato, Bruce commentava. Era un posto splendido; pareti ricoperte di mattoni rosso scuro, una formidabile cucina a vista, oltre il vetro divisorio, e tavolini circolari, apparecchiatura di classe su tovagliato bianco e candele accese con luci soffuse regalavano al luogo un'atmosfera elegante.

'Tony, sei ostinato a proporci locali di moda, mai una cosa semplice! Sono arrivati i rinforzi, almeno siamo in due contro quest'orda di testosterone' una donna di circa trentacinque anni - con un impercettibile accento russo, capelli ramati lunghi ed occhi verdi, bassina e prosperosa nelle forme, leggins elasticizzati neri su stivaletti con plateau, top rosso scollato con lustrini e chiodo di pelle - si stagliò accanto alla Brown, solidale.

'Ti presento Natasha, Nat per gli amici' Barnes introdusse la Romanoff - soprannominata Vedova Nera, letale ex spia dei Servizi segreti sovietici, ex assassina e mercenaria, divenuta successivamente agente del compianto S.H.I.E.L.D. - mentre Brooke metteva a posto, nella testa, i pezzettini dei racconti di Bucky, dando i nomi ai volti dei presenti.

'Sono malato per ciò che è trendy e voi siete in ritardo...tu soprattutto…' si lamentò Stark, all'indirizzo di un gigante dai capelli biondi chiari, imponente, gli occhi azzurri, maglia grigia a v e onnipresenti jeans, che arrivò trafelato, borbottando 'Odio i taxi e non ho ancora potuto comprare una macchina! Sono una frana in mezzo al traffico e mi hanno bocciato all'esame di guida, alla parte pratica, per la terza volta consecutiva, per cui ancora niente patente...! Perdonatemi per avervi fatto attendere!'. Thor si espresse in un baciamano estremamente sorpassato alla Brown, che rimase interdetta dall'occhiata allusiva e compiaciuta.

Il biondo - Dio del Tuono, originario del pianeta Asgard spazzato via dalla faccia dell'Universo conosciuto e risorto in un piccolo paese di pescatori sulle coste della Norvegia, stabilitosi in via definitiva negli Stati Uniti al seguito dei Vendicatori - aveva un debole spiccato per il genere femminile, di cui non faceva mistero.

'Sorvoliamo e non col martello, sui tuoi modi da provolone...' Nat fece strada alla tavolata segnalata dal cameriere, ove si accomodarono, sedendosi casualmente.

Bruce finì accanto alla ragazza, che, all'altro lato, aveva Barnes, a seguire Steve, la Vedova, Thor e Tony, con cui Banner interloquì un breve istante, a bassa voce, nel momento dell'ordinazione delle bevande 'Il padre della fidanzatina di Bucky è Robert Brown! Il premio Nobel!'. Detestava gli interrogatori; tuttavia si sentì nella parte dell'inquisitore 'La conoscevi già, vero?'.

'Uhm...non stanno insieme! Gliel'ho presentata io, sperando in una sana amicizia, in fondo hanno la stessa età, quanto meno sulla carta, James è classe 1917' fece il vago 'perché ti interessa?'. Il suo collega fratello scienziato non gliela contava giusta, aveva l'occhietto languido.

'Così, per sapere' l'ennesimo colorito purpureo si espanse, dal collo alla fronte di Banner.

'Ora si dice per sapere...lo ammetto, è molto attraente, socio! Ha la bellezza della giovinezza che, in noi, è sfiorita, da tempo. In te di più, però; io mi mantengo ancora bene, soprattutto da quando Pepper, la mia ex, mi ha lasciato per un altro e sono di nuovo sul mercato…ho fatto il tagliando, come le autovetture' fu spiritoso, tentando di spostare il dialogo su un altro tema. Non era il momento e il luogo per dettagliare di Brooke Brown e perché fosse tanto importante la sua presenza fra loro.

Fortunatamente, fu proprio la ragazza a trarlo d'impaccio, rivolgendosi al professore 'Che mi consigli, Bruce? Sono indecisa' spulciava il menù 'c'è tanta scelta, mi piace tutto...'. Era l'unico con cui fosse in una zona di confort emotivo; non lo temeva, stante la sua reputazione, la faceva sentire protetta... tuttavia, non esattamente come un padre.

'Indecisa fra cosa? Vediamo se ti posso aiutare!' si offrì, recuperando dalla tasca dei pantaloni gli occhiali pieghevoli da presbite, utili per la lettura. In effetti, più che una lista di piatti, l'elenco delle pietanze proposte pareva un'enciclopedia.

'Pizza coi funghi e petto di pollo al parmigiano...non posso prenderli entrambi, non riuscirei a finirli' lo spreco era immorale, per lei, e le porzioni viste servire agli altri avventori piuttosto abbondanti.

'Ho la soluzione perfetta: li ordiniamo e li dividiamo a metà, così li assaggerai' propose, gentile. Era onnivoro e lì sembravano cucinare ogni cibo in maniera ottimale.

Brooke si esaltò 'Sei molto gentile...grazie!'. Gli sfiorò il braccio sinistro con il suo destro, soffermandosi per un attimo sugli occhi scuri dell'altro, mentre dava indicazioni al cameriere che digitava sul suo computerino le loro richieste.

Le preferenze alimentari erano un ulteriore modo per conoscere i propri straordinari ed originali commensali, rifletté la ragazza.

Tony, noto playboy, mecenate e miliardario, aveva optato per ostriche ed aragosta, ricercati e costosi; Natasha per una porzione di pasta all'uovo tirata a mano, nello specifico dei maltagliati con gamberi e verdure croccanti, una scelta più femminile, leggera e gustosa.

Gli altri tre si erano orientati sulla carne: bistecche con l'osso, contornate di patate fritte e anelli di cipolla panati, che arrivarono stracolme di salse...le t-bone erano cotte al sangue e gigantesche. Virilità alla massima potenza per tre maschi fuori dalla norma, extra large per diversi aspetti.

'Sembrano bistecche di brontosauro...dei Flingstones' ridacchiò la Brown 'Bucky Barnes, ci metterai un'eternità a digerire; avevi giurato che mi avresti accompagnato in pista, invece ti butterai su un divanetto a pancia piena'.

'Io e Steve compensiamo gli arretrati di ciò che non abbiamo potuto ingurgitare quando eravamo sotto ghiaccio, Thor ha sempre appetito...e comunque...ho uno stomaco robusto, abbi fede!' le rispose per le rime, contento di vederla prendere confidenza con gli altri colleghi.

Lei e Banner si servivano addirittura dagli stessi piatti senza alcun imbarazzo, e per il secchione quattrocchi era piuttosto anomalo: timido ed eccessivamente introverso, viveva tra libri, alambicchi, microscopi e computer, conduceva un'esistenza solitaria, aggravata dalla condizione connessa all'alter ego verdognolo che si portava dietro. Fortunatamente, ancorché con uno sforzo ed un un'abnegazione fuori dall'ordinario, era diventato in grado di gestirne le trasformazioni e ciò che veniva successivamente.

'Il pollo è ottimo’ al secondo boccone, la Brown si espresse col professore, che aveva alternato una fetta di pizza alla carne bianca. 

'Concordo, ed è un piacere vederti mangiare d'appetito; detesto le donne che ordinano tristi insalate scondite, diamine, il buon cibo è una delle poche certezze della vita, almeno per me, che non sono proprio esile' fece una battuta sulle proprie maniglie dell’amore '...scusami, fra le chiacchiere, mi ero distratto ed ho fatto la figura del maleducato, trascurandoti...gradisci un bicchiere di vino?' al suo acconsentire con la testa, giacché aveva la bocca piena, si affrettò a versarle il rosato scelto da Stark: non un semplice vino per pasteggiare, bensì uno champagne rosé Brut Veuve Glicot.

Impacciato, urtò il calice, riempendolo, e il liquido colorato imbrattò il tavolo, schizzando minuscole goccioline sul top di Brooke, dalla scollatura fin quasi alla pancia.

D'istinto, prese il proprio tovagliolo e lo bagnò nell'acqua minerale, tamponando la stoffa dell'indumento, per pulirlo ed eliminare le macchie, velocemente 'Perdonami, sono maldestro all'inverosimile...ti pagherò la lavanderia'.

Le dita maschili percepirono, sfiorandole, le forme morbide dei seni e del ventre, sopra il materiale leggero, intanto che l'aiutava. Una sensazione di calore avvolse il professore, che si ritrasse, vittima di un'ustione di terzo grado. Un’ustione dell'anima.

La ragazza si era immobilizzata e lo fissava, incerta. 'Non importa, si vedrà poco' sussurrò, col cameriere precipitatosi a pulire il disastro 'finisco da sola...'.

Col proprio tovagliolo, terminò di darsi una sistemata, turbata dal contatto con le mani di Bruce. Aveva avuto ben poche esperienze sentimentali con il sesso opposto e negli scarsi preliminari amorosi, che erano intercorsi con l'unico partner, coetaneo, non aveva mai provato un simile languore...e per un uomo molto più grande!

Avrebbe scommesso che per lui fosse lo stesso, dal modo in cui la guardava. Colpevole...di nulla, poi!

Con gli altri attorno che parlavano del più e del meno, ignari dei loro pensieri, ricordò il suo doveroso appuntamento quotidiano. Dalla pochette, estrasse un blister di pillole, contenuto in una scatolina di cartone, e ne prese una, inghiottendola con un sorso d'acqua, sotto gli occhi di Banner: una compressa di uno stranissimo rosa, l'elisir di lunga vita scoperto da suo padre.

'Il colore è inquietante...' commentò lo scienziato 'sottolineo, tuttavia, molto bello...'.

'Il principio attivo è stato amalgamato con un estratto della pianta di rosa della specie chiamata ‘Antico amore’, e il suo fiore ha la stessa sfumatura della pillola. E’ il colore che preferisco, in assoluto; è bizzarro, non ci avevo mai riflettuto...' gli chiarì, terminando, con gusto, l'ultima fetta di pizza.

'Per piacere, raccontaci qualcosa di te e, soprattutto, come fai a sopportare questo qui' il Capitano, interrompendoli, si riferì all'amico storico, che da qualche mese frequentava la ragazza molto graziosa sedutagli di fronte.

James non si era voluto sbottonare, come fosse il segreto del millennio, ma Steve aveva compreso che fra i due non ci fosse del tenero. E ne aveva avuto la conferma, vedendoli assieme, ora che lei parlava con Bruce a manetta, ricambiata, e James, viceversa, litigava con l'osso della sua bistecca. Sapeva bene che atteggiamento assumesse Buck, quando corteggiava una femmina che gli piaceva: dedusse che avessero esclusivamente un rapporto amicale, il che lo incuriosì ancora di più.

Brooke, di sottecchi, scrutò Stark e Barnes, non sapendo fino a quale punto potesse sbilanciarsi. Ripeté, con pochi particolari aggiunti, quanto Bruce già sapeva.

'Ci ha presentati Tony, che è in affari con la mia famiglia, e ci vediamo saltuariamente. Sono laureata in biologia e sto prendendo una seconda specializzazione in Storia dell'arte. Sono appassionata di pittura e scultura, a casa ho un piccolo studio dove mi diletto a creare busti e volti in creta, con le mani, per lo più'.

Da lì, gli Avengers, interessati, ancorché non fosse il loro campo, si imbarcarono in una lunga disquisizione sulle arti figurative, che terminò al sopraggiungere del carrello dei dolci, trascinato dell'addetto.

Erano talmente sazi della cena che soprassedettero al dessert, per prendere solo un caffè, prima di scendere al piano inferiore, quello della discoteca, un locale nei toni del nero laccato e del rosso acceso, con lampadari di cristalli sfaccettati e luminosi di grandi dimensioni, accanto a un bar preso d’assalto dai numerosi clienti.

Brooke e Nat poggiarono le giacche sul divano riservato ed andarono, immediatamente, verso la pista, già gremita. La musica era favolosa e coinvolgente e si scatenarono insieme.

'Niente male...' Thor fece l'occhiolino a Barnes, ammiccando, dopo aver rimirato la Brown che danzava.

'Point Break...finiamola coi doppi sensi. Siamo amici, te l'ho detto decine di volte, sei noioso' sbuffò Bucky, scocciato, chiamandolo col soprannome affibbiatogli da Iron Man anni prima.

'Meglio ballare vicino a loro, per evitare corteggiatori troppo insistenti; in questo genere di locali c’è di tutto ed è facile che qualcuno che abbia alzato il gomito o che sia semplicemente troppo insistente, le importuni' Tony segnalò la presenza di un gruppetto di ragazzi, che aveva circondato la Romanoff e la Brown, che continuavano a dimenarsi sensuali, al ritmo delle canzoni passate dal dj.

'Lo credo, sono splendide. Non mi preoccuperei...parliamo di Vedova Nera che sa difendersi da sola, devi temere per l'incolumità dei poveretti!'. Bruce minimizzo…il suo problema era non riuscire a togliere a Brooke gli occhi di dosso.

Emanava freschezza, soavità, era lo sfolgorio della giovinezza ma anche qualcos'altro. Non avrebbe saputo spiegarlo, si trattava di una percezione personale che aveva avuto a pelle. E lui difficilmente sbagliava nel giudicare il prossimo; aveva una delicatezza che lo contraddistingueva, che gli permetteva di comprendere lo spirito e l'essenza di chi aveva di fronte.

Probabilmente, l'essere spettatore e non parte attiva nella vita sociale, da cui si era ritratto e estraniato fino a diventare un eremita, aveva contribuito a acuirne la sensibilità.

Tant'e'...Brooke Brown era speciale.

Inaspettatamente, gli sembrò che anche lei lo cercasse, con la coda dell'occhio, e, caspita, nel modo in cui la femmina puntava il maschio nel periodo dell'accoppiamento. Gli venne in mente uno strano paragone con quanto avveniva in natura, fra gli moltissime specie animali, riflettendo che i preliminari amorosi dei bipedi non fossero particolarmente differenti.

Posto che entrambi non erano bestie...beh...nel suo caso, la bestialità forse non innata, si era innescata nel DNA, con le modifiche strutturali conseguenti l'esposizione ai raggi gamma durante un esperimento non proprio riuscito. Riuscitissimo, a dire di Stark!

Forse assomigliavano ai protagonisti de 'La bella e la bestia', una favola dal finale felice; non era la sua storia e non lo sarebbe stata mai. Per lui, il destino aveva in programma solitarie serate: chino sui suoi libri, mangiando un pasto surgelato dal contenitore d’alluminio… non una donna, tanto meno una ragazza così attraente.

Provò a allontanare un simile pensiero; era impossibile che la creatura incantevole che gli danzava di fronte avesse il benché minimo interesse per lui.

'Se succedesse qualcosa di strano all'adorata ed unica figlia, Robert Brown mi ucciderebbe...e non mi salverei nemmeno con l'armatura di Iron Man, credimi!' una grattatina al pizzetto, Tony lo destò dal suo torpore e lo sollecitò a accompagnarlo sulla pista 'Andiamo noi due, siamo sufficientemente adulti da spaventare i ragazzotti, e gli altri sono davvero in fase digestiva da Maalox' mandò un'occhiata a Steve, Bucky e Thor, semi allungati sui due divani prenotati, con un'aria al limite dell'insonnolito.

'Sono un pezzo di legno e avulso da qualsiasi ballo...' segnalò il professore, seguendolo, comunque, nonostante le scarse capacità atletiche e fisiche, attirato dal fluido magnetico della moretta che, accaldata e sorridente, lo accolse, con una battuta 'Ce l'hai fatta...Sei un tipo che ama farsi pregare, Banner? Meglio che lo sappia dall'inizio...'.

Dall'inizio di cosa? Si chiese Bruce, scuotendo la testa e piazzandosi vicino a lei. Tony si era lanciato in una sequenza di passi assurdi e si esibiva con Nat, che gli stava dietro e accondiscendeva alle sue scemenze.

Certo, suo fratello scienziato aveva avuto ragione...i bellimbusti che avevano puntato le loro due amiche si erano allontanati, di gran lena.

'Dammi la mano e segui me...ti insegno, è semplice' con tranquillità, la Brown lo spostò verso di sé e gli mostrò come muoversi. Non si trattava nemmeno di figure particolari, soltanto di un mero tentativo di farlo sciogliere 'chiudi gli occhi e prova a farti trascinare dalla musica, a sentirne le vibrazioni' gli suggerì.

Lui obbedì; cullato dalle note, dall'unione delle loro mani, percependo nelle narici la commistione particolarmente seduttiva tra il profumo dolciastro di sandalo e vaniglia e un accenno di sudore femminile, si rilassò, trovando un suo ritmo.

'Bravo, così' Brooke lo spronò ancora e stavolta si scatenò sul serio, una canzone via l'altra, fino a rimanere senza fiato.

'Devo bere, sono troppo vecchio per questa roba' le indicò il bar, per dirigersi lì, a passo svelto 'sto morendo di sete...'.

'Pure io. Non mi sono mai divertita tanto, però...' sistemandosi i capelli umidi, prese l’analcolico alla frutta passatole dal cameriere, trangugiandolo, mentre si spostavano in un lato della sala più appartato, lontano dall'attenzione dei colleghi.

Banner, in silenzio, bevve il proprio drink tutto d'un fiato, percependo, tuttavia una strana atmosfera. La liberò dal bicchiere di vetro vuoto per poggiarlo sul vassoio dell’inserviente che li stava ritirando, unitamente al suo. Un leggero tremore scaturì dal contatto delle loro mani nel frangente...sentì quelle di Brooke posarsi sulla sua vita, poco sopra la cintura e, lentamente, risalire verso il torace, il viso a pochi centimetri dal proprio, con gli occhi celesti fissi nei suoi.

Lo guardava, languida ed in attesa, con la bocca socchiusa, in maniera estremamente sexy.

I polpastrelli erano arrivati al suo collo, e non le aveva ancora detto una parola. Era teso, irrigidito e imbalsamato, la gola secca nonostante il recente abbeveraggio. Lo aveva desiderato da tutta la sera, ed ora se la faceva sotto, per molte ragioni diverse.

Fu l'attrazione a guidarlo, più il corpo che la mente. Istintivamente, la prese per i fianchi per stringerla a sé, pur se non avrebbe dovuto.

L'indice della mano destra di lei, in quel preciso istante, arrivò al proprio volto, e si poggiò all'angolo delle labbra, iniziando a percorrerne il perimetro.

'Oh...' emise un gemito, sospirando, coi jeans che diventavano insopportabili da tenere addosso, per la brama prorompente che gli aveva provocato.

'Mi piaci tanto, professore...' Brooke sussurrò, catturata dalla loro vicinanza.

‘Anche tu, sei favolosa...ma giovanissima...io...non posso' quasi balbettò e tentò di respingerla, razionalmente, col poco autocontrollo di cui ancora disponeva.

Lei mormorò, angelica 'Se non mi vuoi, dimmelo adesso e smettiamo' ciò che non abbiamo nemmeno iniziato, finì la frase mentalmente, vedendolo cedere al desiderio ed aprire le labbra, per unirle con le sue.

Morbide e delicate, si mossero sulle proprie, per qualche secondo, fin quando lei si fece audace e insinuò, leggera, la punta della lingua nella sua bocca, scatenando in entrambi un incendio di sensi. Avevano scoperchiato insieme il vaso di Pandora, ed il tappo era saltato via in un lampo…non ci avrebbe fatto più ritorno!

Si ritrovarono con le lingue aggrovigliate e il bacetto innocuo e a stampo divenne un lunghissimo bacio appassionato, con i loro corpi avvinghiati, vicendevolmente, in maniera viscerale, presi l'uno dal sapore altrui, quello personale degli umori unito al gusto tropicale delle bevande consumate…un contatto torrido e quasi soffocante.

Le braccia di lei cingevano il collo di lui, quelle maschili le carezzavano la schiena, nell’adorabile scoperta iniziale del fisico del partner. La bruna si sciolse in un desiderio mai provato, con un languore che veniva dal profondo del suo essere, il professore aprì un lieve spiraglio della porta affacciata su un paradiso pericolosamente disponibile.

Furono solo un paio di minuti, che durarono un'eternità, interrotti dal briciolo di sale in zucca di Banner, che ritrovò anche un pizzico di razionalità; ogni ingrediente a piccole dosi, quanto basta, come in una ricetta culinaria da non terminare 'Brooke...non dovevamo...è sbagliato' con dolcezza, se ne staccò, a malincuore, allontanandola da sé.

'Una cosa tanto bella non può essere sbagliata...sei uno scienziato...non ti pare un'eccellente teoria? Aspetto le tue confutazioni...sono sicura non ne avrai' lei commentò, senza ulteriori insistenze, con un'espressione seria, tornando, silenziosa, verso i divanetti, dove il gruppo si era ricostituito al completo, con Stark e la Romanoff che, stufi di ballare, consumavano le proprie bevande, chiacchierando con gli altri.

Bruce la seguì, terribilmente in imbarazzo. Aveva la sensazione che chiunque lo avesse guardato in faccia, avrebbe capito l'accaduto, soprattutto i suoi amici. Sedette accanto a Thor, confuso, toccandosi le labbra; erano arroventate, come le sue guance. In petto, lo strazio di aver dovuto respingere Brooke.

Quest'ultima scambiò qualche battuta con Bucky e Steve, finché la Vedova espresse l'intenzione di tornare a casa, riprendendo il chiodo di pelle 'Bei ragazzi, ho un'età e già so che dovrò passarmi più volte il copriocchiaie, domani...sto diventando decrepita!'.

L'asgardiano e Tony le proposero di condividere un taxi, dirigendosi verso l'uscita e la russa acconsentì di buon grado.

Al momento di accomiatarsi, coi tre che salutavano, muovendo le mani dal finestrino abbassato dell'auto gialla, Barnes e Rogers dettero per scontato che il professore avrebbe riaccompagnato la Brown, come all’andata, indossando i caschi e salendo in moto 'Buonanotte!' bofonchiò il Capitano, sovrapponendosi alla voce di James 'Ti chiamo domani, Brooke! Ciao, Banner!' in men che non si dica, volarono via, con una sgommata.

Bruce fissò le punte delle scarpe da ginnastica, muto.

'Ti tocca, mi spiace...' la bruna bisbigliò, dispiaciuta del suo rifiuto. Era un uomo meraviglioso, sapeva di essere, non aveva bisogno di apparire e questo lo rendeva irresistibile ai suoi occhi.

'A me no...' gli uscì spontaneo 'mettiti la giacca, fa freddo'. Prese l'indumento che lei teneva ripiegato sul braccio e lo aprì, affinché lo indossasse, galante.

'Grazie' la ragazza girò il volto indietro, incrociandone gli occhi scuri, in preda alla forte emozione della sua prossimità.

'Andiamo' Banner indicò il parcheggio dove aveva lasciato il Maggiolino, camminandole di fianco.

Le loro mani, dopo un primo sfioramento iniziale, si unirono, come per magia, inevitabilmente.

'Ho letto su una rivista che gli spazi tra le dita delle mani di ciascuno di noi sono stati creati per essere riempiti da quelle di un'altra persona…con una soltanto combaciano perfettamente' commentò Brooke, con uno sguardo intenso 'adesso ho compreso il reale significato di quelle parole, fra le nostre non ci sono spazi…'.

'Brooke...' decine di concetti gli volteggiavano nel cervello a velocità folle, come in frullatore. Si zittì, preso dal momento tenero e romantico.

All'auto si separarono, per sedersi ai rispettivi posti. La bruna, non appena lui mise in moto ed uscì dalla rimessa, accelerando e passando in seconda marcia, poggiò la sinistra sulla sua destra, che stringeva il cambio, con una richiesta esplicita 'Vai piano, per favore, così il tragitto durerà più a lungo'.

Il professore obbedì, spostandosi nella corsia laterale e tenendo una velocità moderata. Il tempo, tutto a un tratto, era diventato il bene più prezioso che possedeva.

Terminato un viaggio fatto di silenzi che parlano, di occhiate più che espressive e di falangi saldate, giunsero davanti al portone del palazzo di Park Avenue.

L'uomo si fermò sulla carreggiata opposta; aveva meditato a lungo su cosa dirle, senza cavare un ragno dal buco, oscillando fra la speranza di strapparle un appuntamento per rivederla e la certezza di doverla salutare in via definitiva, data l'impossibilità oggettiva di una loro frequentazione.

'Bruce...' lo interruppe nelle farneticazioni mentali, sbattendo le lunghe ciglia e rivolgendoglisi, con amabilità infinita 'conosci la storia del primo bacio?'.

'Ehm, no. Tu sì. Immagino che fra due minuti la saprò' fece una battutina, nervoso. Dove voleva arrivare?

'Pare che il primo bacio sia splendido...il secondo...migliore!' spostò il capo verso di lui, che non si trattenne. Le prese il viso fra le mani, incantato dagli occhioni cerulei, leccandole le labbra, che si incollarono alle sue, in un valzer di lingue ed umori, dolce come il miele.

La sentì fremere e vibrare al loro contatto, che cercò maggiormente cingendolo con le braccia, come la volta precedente, l'unica, con la destra affondata nei riccioli sale e pepe, i morbidi boccioli che gli premevano sulla t-shirt, come una piacevole tortura che gli stava infliggendo.

Senza respiro, affannato, la liberò dal suo avvinghio, e lei scese dal Maggiolino, con un sorriso splendente, incredibile...gli parve la perfezione assoluta...lo impresse nella memoria, per non scordarlo, per portarlo con sé, certo che le ore appena trascorse fossero state un episodio isolato, che tale sarebbe rimasto. Un pezzetto di favola, forse mezza pagina.

Brooke lo stupì, di nuovo. Non gli fece promesse, non gli lasciò il suo numero di telefono. Prima di chiudersi lo sportello alle spalle, mormorò, semplicemente 'Non sono mai stata tanto bene con qualcuno. Grazie, Bruce!'.

Impedendogli di replicare, andò verso il portone, senza voltarsi indietro.

'Anche io' Banner rispose ad alta voce dall'abitacolo, dove era rimasto solo, seguendo la figura femminile con la giacca rosa, che spariva, nella notte newyorkese.

Se avesse alzato lo sguardo verso l'alto, avrebbe notato Sheila Brown, in vestaglia, affacciata alla terrazza del suo lussuoso attico: aspettava il ritorno della figlia e assistette all’inverosimile scenetta, con gli occhi sgranati.

***

N.d.a.

Spesso l’ispirazione di una storia è nata dal desiderio di approfondire una sfaccettatura dell’amore, sfruttando la mia passione per gli Avengers, che li ha visti poi protagonisti dei racconti: il sentimento per qualcuno già impegnato (The Hawk), la passione alla stato puro (Avenger’s sex tape), un’amicizia legata all’intimità che si trasforma in altro (Stella d’argento), e via così.

‘Little Witch & Hulk’ racconta di un legame fra persone con una grande differenza d’età, un amore comunque intenso, senza confini anagrafici; il protagonista maschile è Mark Ruffalo, nelle vesti di Bruce Banner-Hulk.

E’ stata una sfida ulteriore, poiché è la prima volta che mi sono ritrovata a scrivere di un personaggio che mi piace e che conosco, per cui tuttavia non nutrivo particolare passione. Nutrivo…Infatti, nel corso delle pagine, me ne sono invaghita, grazie al nodo amoroso instauratosi, per magia, fra il professore schivo, educato e tenero e la dolce Brooke. Il loro rapporto mi ha molto toccato, come mai.

Segnalo che, cronologicamente, l’ambientazione della storia è tre anni post sconfitta di Thanos, che i Vendicatori sono sopravvissuti al Titano Viola al gran completo e che i genitori di Brooke, Robert e Sheila Brown hanno, nella mia testa, il viso, rispettivamente, degli attori Patrick Dempsey e Michelle Pfeiffer.

   
 
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