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Autore: LuceBre    29/10/2019    0 recensioni
In quel momento non c'erano tante persone attorno al calice, che da lì a poco sarebbe stato portato in Sala Grande, perciò Noah ne approfittò per aggiungere il suo nome. Nelle tasche trovò un piccolo foglietto di pergamena e, anche se non avrebbe dovuto essere lì, una penna a sfera con cui poter scrivere.
A chiare lettere scrisse:
NOAH CZERNY
HOGWARTS

*
Prendete Harry Potter e il calice di fuoco e metteteci dentro i personaggi di The Raven Cycle. Più o meno.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Noah Czerny e il calice di fuoco

3) Le maledizioni senza perdono

La scuola era iniziata ed erano iniziate le lezioni. Dovettero aspettare alcuni giorni prima di poter frequentare le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure del professore Dean Allen, ma era stato elogiato da tutti i loro compagni di case. Le sorelle di Noah avevano già seguito sue due lezioni ed erano in estasi, non erano mai state così entusiaste di andare in classe e prendere appunti.
Henry però aveva seguito diverse lezioni di Pozioni e Gwenllian aveva già fuso un calderone. La professoressa Laumonier si era divertita a mettere in punizione la ragazza costringendola a sventrare un'infinità di pipistrelli e recuperarne la milza. Gwenllian ne era uscita molto meno destabilizzata di quello che Piper Laumonier si aspettasse.
Henry e Noah non vedevano l'ora che arrivasse il momento di partecipare alla prima lezione. Nell'aria aleggiavano parecchia curiosità e aspettativa. Quando arrivò il giovedì dopo pranzo, la maggior parte degli studenti stavano aspettando l'arrivo dell'insegnante davanti alla classe ancora prima che la campana avesse suonato l'inizio della lezione. Questa era una delle poche materie che seguivano tutte le quattro case assieme.
L'ultima ad arrivare fu Blue, che arrivo un secondo prima che la lezione iniziasse.
«Scusate, ero andata un attimo in...»
«... biblioteca» completò la frase Henry. «Forza, non voglio perdermi i posti migliori.»
Si sedettero in prima fila di fronte alla cattedra e dalle loro borse presero i loro libri Le Forze Oscure: Guida all'Autodifesa e aspettarono l'arrivo di Dean Allen, il quale entro dall'aula esattamente cinque secondi dopo.
Era un uomo con un certo fascino. Era un uomo che, nonostante fosse sempre vestito completamente di grigio, non si poteva non guardare.
«Chiudete i libri e metteteli in borsa. Adesso non li utilizzeremo».
L'unico rumore che si poteva sentire era il rumore delle borse che si aprirono. Noah non vedeva l'ora di sapere cosa avrebbero fatto.
Dean Allen si appoggio alla cattedra e osservò in silenzio la classe. L'energia era palpabile e la si poteva percepire sulla pelle, ma lui lì osservò noncurante. Li osservò guardando ognuno di loro negli occhi a braccia conserte. E per cinque minuti non fece nient'altro che osservarli.
Blue a sua volta impavida lo studiò guardandolo dritto negli occhi. Aveva occhi grigi, coordinati ai suoi abiti, i capelli erano di un biondo cenere. Era molto alto e nonostante non sembrasse così vecchio, nei suoi occhi e sulla sua pelle si poteva percepire una sorta di esperienza, un'aura carica e vibrante.
Non chiese a loro il nome, come se già sapesse tutto di loro, come se non avesse bisogno di conoscere nient'altro di loro, oltre a quello che acquisiva grazie ai suoi occhi.
«So che avete una buona preparazione su come affrontare le creature oscure, quello su cui, invece, io voglio lavorare con voi sono le maledizioni. Tutti i tipi di maledizione, a partire da quelle senza perdono. Voglio che sappiate cosa un mago può fare ad un altro mago e voglio che sappiate difendervi nel caso dovreste trovarvi in una situazione allarmante. Voglio che durante quest'anno voi impariate a difendervi.»
«Lei rimarrà più di un anno, vero?» chiese Tad senza controllarsi.
Dean Allen concentrò lo sguardo su di lui e l'osservò nella sua divisa scolastica. La voce veniva da quasi in fondo all'aula vicino alle finestre.
«Ancora non lo so. Finché ci sarà bisogno di me, io rimarrò. Malory ha chiesto la mia presenza e io sono venuto.» Sovrappensiero aggiunse: «Non fatemene pentire».
Lanciò un'occhiata ancora a tutta la classe.
«Bene, è ora di iniziare. Come sapete le maledizioni possono assumere forme molto diverse. Mi è stato detto che il Ministero della Magia desidera che io vi spieghi e vi insegni solo le contromaledizioni. Cosa che faremo. Dovrete sapervi difendere! Ma non vuole che io vi mostri e vi insegni anche i tre anatemi illegali prima del settimo anno. Pensa che voi siate troppi piccoli, che non siate maturi abbastanza, che non siete pronti per affrontarli e che non è giusto farvi subire una pressione del genere. Ma non sono d'accordo. Non siete più dei bambini e dovete sapere cosa vi aspetta fuori, cosa vi aspetta in un ambiente non protetto da adulti, cosa vi aspetta in un ambiente dove voi siete gli adulti. E come potrei insegnarvi una contromaledizione, senza insegnarvi anche le maledizioni? Come potete imparare a difendervi, se non sapete cosa significhi provare sulla propria pelle cosa vuol dire essere sotto effetto di una maledizione. Dovete sapere. Voi, dovete sapere.
«Bene, dopo questa introduzione, qualcuno di voi mi sa dire quali sono le maledizioni oscure, le maledizioni proibite?»
Tutti alzarono la mano. Tutti conoscevano almeno uno degli anatemi. Allen fece un segno a Tad.
«Mia madre mi ha parlato di una maledizione. La maledizione Imperius» disse con un po' di timore della voce, dopo aver parlato a sproposito prima.
«Tua madre la conosce molto bene, la maledizione Imperius» affermò il professore.
Tad lo osservò stupido: come poteva conoscere sua madre? Chi era lui?
«Questa maledizione ha causato parecchi problemi alcuni anni fa.» Si allontanò dalla cattedra e si avvicinò ad un armadio con le porte a vetro, aprì un'anta e recuperò una barattolo di vetro. Dentro il barattolo una grossa tarantola pelosa si muoveva ignara di cosa stava per accadere.
Henry vide Gwenllian, seduta al tavolo accanto al suo, rabbrividire e tremare. I ragni non le piacevano per niente.
Dean Allen recuperò il ragno dal barattolo e lo appoggiò sulla cattedra. Iniziò a camminare, felice di essere libero. Velocemente però gli puntò contro la bacchetta e recitò: «Imperio!»
Il ragno si incamminò verso l'insegnate che lo prese in mano. Il ragno iniziò a scendere appeso ad un filo di ragnatela, per poi ritornare verso la mano. Il ragno scendeva e saliva sempre più velocemente e sempre più rapido. Con un salto cadde di nuovo sulla scrivania e si mise a rotolare su se stesso su due zampe, come se stesse facendo una serie di piroette; poi si fermò e inizio a saltellare sempre su due zampe aprendo e chiudendo le zampe più in alto: stava chiaramente facendo stretching. Alla vista del ragno che faceva ginnastica molti studenti sghignazzarono e altri sorrisero, ma Dean Allen no. Lui era serio e impassibile.
«Lo trovate divertente?» chiese con un'ironica curiosità. «Sareste d'accordo allora se iniziassi a farlo fare anche a voi?»
Non si sentì più alcuna risata volare nell'aula.
«Avete capito cosa vi permette di fare? Vi permette di avere un controllo totale sull'altro» continuò lui dopo alcuni secondi, fermando finalmente il ragno che stava continuando a muoversi. «In questo momento se volessi potrei obbligarlo a rimanere completamente immobile, a gettarsi tra le fiamme, entrare nella bocca di un qualsiasi animale o farlo entrare nella vostra bocca.»
Gwenllian all'idea di avere un ragno in gola ebbe un fremito che le prese tutto il corpo.
«C'è stato un periodo in cui questa maledizione veniva usata sui maghi per controllarli. Non è stato per niente facile per il Ministero capire chi fosse sotto il potere della Maledizione Imperius e chi invece faceva certe cose per loro scelta, indipendentemente da quanto fossero assurde.
«Questo è l'unico tra i tre anatemi che può essere contrastato. Vi insegnerò come farlo e mi aspetto che tutti ci riusciate. Chiede una gran forza di volontà e di carattere, e non tutti ne sono in possesso, ma con un po' di allenamento potete riuscirci. Qui lo faremo in un ambiente sicuro e nessuno vi costringerà a fare cose illegali e immorali, ma dovete essere costantemente vigili e fate il possibile per non esserne vittime.»
Dean Allen continuò a parlare e i ragazzi lo ascoltavano come incantati. Ogni parola che lui diceva, veniva ascoltata e immagazzinata come oro colato.
Il ragno nel frattempo aveva smesso di muoversi ed era immobile sulla scrivania in attesa. Chiaramente era ancora sotto l'effetto della maledizione Imperius.
«Gwenllian, ricordo che prima hai alzato la mano, mi sai dire un'altra maledizione illegale?»
Gwenllian non partecipava normalmente attivamente alle lezioni. Era sempre distratta e persa in un mondo suo. La si poteva vedere girare per il castello recitando e cantando continue e nuove e assurde filastrocche da lei inventate. La classe parve sorpresa di vederla interagire durante le lezioni.
«So che esiste la Maledizione Cruciatus» affermò imbarazzata Gwenllian, con la sua voce molto acuta. Mentre lei parlava il professore Allen la guardò con attenzione, concentrato solo sui suoi occhi.
«Tu sei Dwyr, giusto?» chiese non staccando lo sguardo dal suo viso.
«Sì» disse nervosa e annuendo, ma Allen non fece ulteriori domande e non indagò. Poi si girò verso la cattedra e verso il ragno ancora immobile.
«Engorgio!» disse Allen puntando la bacchetta verso il ragno. Il ragno si fece più grande e il suo corpo raggiunse la dimensione di un pluffa. «È necessario che il ragno sia più grande del normale perché possiate davvero comprendere cosa vuole dire subire la Maledizione Cruciatus.»
Vedendo il ragno farsi così grande, il viso di Gwenllian assunse un'espressione di puro schifo e non riuscì a non allontanarsi con la sedia, per mettere ancora più distanza da quella cosa.
Allen puntò di nuovo la bacchetta contro il ragno e disse chiaramente: «Crucio
All'improvviso le zampe del ragno si irrigidirono sotto il suo corpo, cosa che lo fece rovesciare e iniziò a contorcersi in maniera terribile. L'unico suono che si poteva sentire non proveniva dal ragno, ma erano i respiri angoscianti degli studenti. Vedere il ragno dimenarsi fece mancare il respiro a Blue. Fissava impotente e angosciata quel ragno che continuava a muoversi e ad agitarsi in maniera sempre più violenta e rapida e...
«La smetta!» urlò con rabbia Blue battendo la mano sul banco alzandosi in piedi. La sua voce e lo stridio della sedia che grattava sul pavimento fecero interrompere quella tortura. Il suo viso era color rosso, tutti i tratti era rigidi e tremavano, gli occhi spalancati e terrorizzati fissavano il banco. Non riusciva a mantenere il contatto su quel povero animale che stava soffrendo in maniera atroce.
Allen allontanò la bacchetta non tenendola più puntata verso il ragno. Le sue zampe si rilassarono immediatamente e l'insetto giacque immobile sulla scrivania, stremato.
«Reducio» sussurrò il professore e il ragno tornò alla sua grandezza originaria. Ritornò a concentrarsi sulla classe.
Gwenllian tremava come una foglia alla vista del ragno. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. I suoi occhi già grandi erano come due sfere da divinazione: si era spaventata tanto nel vedere quell'animale provare quel puro dolore.
Gwenllian era una persona estremamente ingenua, non si rendeva conto di quanto il mondo e la realtà potesse essere cattiva e meschina, potesse far provare del dolore gratuito e ingiustificato ad un essere, è vero che la disgustava, ma che non le aveva fatto nulla di male.
Di nuovo appoggiato alla scrivania disse: «Dolore». La sua voce suonava melodiosa e accogliente. «Non è necessario utilizzare particolari strumenti di torture se si conosce questa maledizione e se, soprattutto, si hanno le capacità di scagliarla e se si ha la giusta forza di volontà. È stata molto popolare in passato. Ora, andiamo avanti. Chi conosce l'ultima?»
Blue si era seduta, ma non aveva ancora alzato lo sguardo. Non voleva vedere quello che sarebbe successo ora. Non ce l'avrebbe fatta a vedere cosa avrebbe subito quel ragno. La mano chiusa a pugno era bianca e tremava. I capelli a caschetto le cadevano lungo il viso nascondendole i lineamenti. Noah la guardò, avrebbe voluto toccarla. Prenderle la mano e allentare quelle dita. Avrebbe voluto portarla via da quell'aula. Era una tortura per lei vedere tutto questo. Si bloccò perché sentì la voce del professore parlare.
«Joseph, mi vuoi dire tu la prossima?»
«Avada Kedavra» disse Kavinsky con una nota di sfrontatezza nella voce.
Il clima era decisamente teso. Tutti sapevano cosa stava per accadere.
«Esatto» affermò Allen con una strana intonazione, che gli studenti non riuscirono a decifrare. «L'ultima maledizione, la peggiore perché considerata la più definitiva. L'anatema che uccide.»
Il ragno era ancora immobile sulla scrivania, senza forze, distrutto. Era come se lui, al contrario di tutto ciò che gli era attorno, fosse l'unico inconsapevole di ciò che stava per affrontare, cosa lo aspettava.
Allen si allontanò dalla scrivania e ci fece il giro, per far sì che tutti avessero la miglior visuale possibile, puntò di nuovo la bacchetta verso il ragno.
«Avada Kedavra!» tuonò il professore.
La stanza venne illuminata da un lampo di luce verde e venne riempita da un rumore inaspettato: era come se al suo interno fosse comparsa un'entità al lancio dell'incantesimo. Il ragno venne lanciato di alcuni centimetri in avanti e cadde all'indietro sulla sua schiena. Non aveva fratture o tagli, era come se niente fosse successo, ma chiaramente qualcosa era successo. Il ragno era morto.
Molti studenti lanciarono grida soffocate. La maggior parte di loro aveva gli occhi sbarrati e non riusciva a parlare. Blue dentro il suo banco si era fatta così piccola, ma allo stesso tempo così grande. La rabbia che le cresceva dentro la fece sembrare pronta per scattare e reagire. Ma una lacrima cadde sul banco e Noah la vide in tutta la sua fragilità.
Allen recuperò il ragno e lo mise dentro il barattolo, come se niente fosse, come se non lo avesse appena ucciso.
«Non è una cosa bella da provare» disse serenamente. «Non è neppure una cosa piacevole da provare. E non c'è una contromaledizione e perciò non c'è neppure un modo per impedirlo.
«L'anatema che uccide è una maledizione che necessita di un grandissimo potere magico. Sono certo che se voi estraeste tutti le vostre bacchetta e le puntaste contro di me e pronunciaste Avada Kedavra il massimo che mi fareste sarebbe forse quello di farmi uscire un po' di sangue da naso. Ci vuole davvero un grande potere magico e una grandissima intenzionalità. Ma io non sono qui per insegnarvi come lanciare questa maledizione. Non è compito mio. Ma è giusto che voi la vediate e conosciate. Per questo motivo è stato necessario farvela vedere. Perché dovete sapere cosa altri maghi e streghe sono stati e sono in grado di fare. Dovete sapere cosa andate in contro, ma soprattutto non dovete trovarvi nella situazione di cui dobbiate affrontare qualcuno che vuole lanciarvi questa o qualsiasi altra maledizione. Dovete essere sempre vigili!»
Qualcuno dei ragazzi si era già ripreso da quello che avevano appena visto, altri erano ancora molto frastornati. Blue non aveva ancora alzato la testa e la sua mano era ancora chiusa a pugno e totalmente bianca.
«Queste tre maledizioni» continuò Allen, «Avada Kedavra, Imperius e Cruciatus – sono note come le Maledizioni Senza Perdono. Prendono questo nome perché l'uso su un essere umano è sufficiente a meritare una condanna a vita ad Azkaban. E voi dovete imparare a combatterle, dovete imparare a contrastarle. E affinché questo sia possibile dovete prepararvi, avete bisogno che qualcuno vi dia gli strumenti necessari per affrontarle. Ma sopra ad ogni cosa, dove essere vigili. Sempre. In ogni momento. Quando studiate, quando andate in bagno, quando fate un uscita, anche quando pensate di essere al sicuro. Ora, prendete le vostre piume e scrivete...»
Gli studenti iniziarono a prendere appunti man mano che sulla lavagna apparivano nozioni sulle maledizioni senza perdono. Si potevano sentire le punte delle piume venire intinte nell'inchiostro e grattare i rotoli di carta dal silenzio che aleggiava intorno a loro. Il professore Allen li osservava appoggiato alla scrivania. Osservava i loro volti, li studiava. Sapeva già tutto di loro; prima di iniziare un incarico che gli stato assegnato si informava. Voleva conoscere la situazione perfettamente per prevedere al meglio tutte le possibili implicazioni e i possibili futuri.
Quando la campana suonò stabilendo la fine della lezione, gli studenti uscirono velocemente dalla classe e appena furono sul corridoio iniziarono a discutere stupiti della lezione. Tad era entusiasta di quello che aveva visto. Parlava con Henry di quanto questa lezione gli fosse piaciuta e sperava anche anche le prossime fossero così piene ed intense.
Blue sentiva voci intorno a sé che dicevano: «È stata la lezione più bella che io abbia mai frequentato», «Hai visto il ragno? Hai visto come ci muoveva?», «Lo ha ucciso a sangue freddo!» Alcuni voci erano intimorite, altre entusiaste, altre ancora erano incredule di fronte a quello che avevano assistito. Blue era in totale silenzio. Aveva trovato quella lezione aberrante. Quel professore aveva ucciso quel ragno con la stessa noncuranza e semplicità con cui avrebbe potuto prepararsi una tazza di te o fare una passeggiata. Era arrabbiata, era davvero arrabbiata per quello che aveva visto, per quello che il professore aveva obbligato loro ad assistere. Non era stata data loro la possibilità di scegliere. Non li aveva avvisati. Era successo e basta e lei era incazzata con quel professore per averli obbligati a vedere. Provava rabbia, disgusto.
«Blue, aspetta!» disse Noah mentre le correva dietro. Blue era scappata dall'aula al suono della campana. Da dietro le prese una mano per fermarla e farla voltare verso di lui.
«Come si è permesso? Come si è permesso di uccidere quel ragno? Non gli aveva fatto niente! E per quale motivo? Pura dimostrazione di potere. Ha voluto far vedere di poterlo fare. Come si è permesso? Io non...» La sua voce era flebile, ma carica di energia.
Noah l'abbraccio. La strinse in un abbraccio e Blue non ebbe più la forza di continuare a parlare. Tutta la tensione che aveva accumulato durante la lezione riuscì a scaricarla in quel abbraccio.
Sciogliendo l'abbraccio lei gli sorrise amaramente.
«Blue, puoi venire un attimo nel mio ufficio?» Una voce le interruppe quel momento fraterno tra Blue e Noah. Era la voce di Dean Allen. A risentirla Blue si era di nuovo irrigidita e anche quel accenno di sorriso era scomparso. La faccia di più Blue poteva essere fraintesa da chi non la conosceva: sembrava quasi orripilata all'idea di andare nell'ufficio del professore, ma Noah, che pensava di conoscerla abbastanza, sapeva che l'unica cosa che voleva fare adesso era combattere e dirgli tutto quello che pensava della sua lezione.
«Vieni, ti offro una tazza di tè» continuò lui.
«Ci vediamo dopo a cena, Noah» lo salutò Blue con una determinazione che lui conosceva fin troppo bene: le aveva già visto tirar fuori gli artigli, e quando voleva poteva essere peggio di Grattastinchi.
Allen rientrò in aula con Blue al seguito e si diressero verso l'ufficio che si trovava in fondo all'aula in una piccola stanza. Quando entrarono Blue poté notare che l'ufficio era spoglio. Non c'era niente di personale al suo interno che potesse dire che quella stanza fosse di qualcuno di preciso. Era anonima, non c'erano foto, quadri, piante. Era tutto di un tonalità grigiastra, che si adattava perfettamente al professore. L'unica cosa che sembra aggiunta e che dava l'impressione di vita era un bollitore con due tazze e diversi contenitori di tè.
L'acqua era già calda all'interno del bollitore e senza magia la versò nelle tazze. Non le chiese se avesse sete, cosa volesse bere, no, decise lui per lei, dandole un tè bianco al profumo di sambuco e scegliendo per sé un tè nero senza aromi.
«Non mi stuferò mai di ripeterlo, ma dovete sapere. Dovete sapere cosa c'è nel mondo e cosa potrebbe accadervi.» Allen fece una pausa, come se stesse cercando le parole giuste per continuare. «Le persone possono farsi male e posso fare del male. Voglio che siate preparati all'eventualità che non tutto sia sempre semplice e lineare. È inutile fingere che il mondo sia stato e sia un posto felice allegro. Dovete sapere e dovete difendervi.» La sua voce era più dolce e più intima, voleva che Blue capisse davvero il perché lo avesse fatto.
Mentre Dean Allen parlava Blue lo fissava diritto negli occhi. Era così arrabbiata, che non le interessava essere sfrontata e maleducata. Non aveva ancora toccato la tazza offerta che era ancora sulla scrivania del professore.
«È illegale quello che ha fatto, lo sa?» Al contrario il suo tono era molto duro.
«Non è illegale. Certo, il Ministero non sarebbe contento, ma non è illegale. Mi sono confrontato con Malory e lui era d'accordo: anche lui vuole che voi siate preparati.»
Neppure Allen beveva il te che aveva preparato. Nel dire quelle parole non trasparve saccenteria o manifestazione di potere fine a se stesso.
«Cosa le ha fatto quel ragno?»
Rabbia, pura ed energica rabbia.
«Non è una questione se il ragno mi ha fatto qualcosa. È proprio questa la questione, è proprio questo che ho cercato di farvi capire con questa lezione. Alcune persone hanno più potere di altre e lo usano semplicemente male.»
«Non serviva che lo uccidesse. Non doveva ucciderlo. Non sarebbe cambiato niente. Il messaggio era chiaro e ci era già arrivato con la seconda maledizione. Non doveva ucciderlo.»
«Se io non lo avessi ucciso, avreste pensato, magari anche solo a livello inconscio, che potrebbero decidere di risparmiarvi, che potreste salvarvi. Voglio che voi sappiate che invece la morte è una cosa reale. Vedrete amici, fratelli morire e non potrete fare niente davanti a questa situazione.»
«È stata solo una manifestazione di potere la sua.»
«In parte sì, ma era necessario.»
«Lei, lei, lei è...»
«Sì?»
«Lei è un assassino, ecco cos'è.»
«Innegabile.»
«Come fa ad avere la coscienza pulita? Come fa ad essere così tranquillo?»
«In passato ho dovuto difendermi, ho affrontato situazioni per niente semplici che mi hanno messo alle strette. Non sono mai arrivato ad usare una di queste maledizioni. Ho pensato di usarle? Certo, è giusto che io sia onesto con te, ma non l'ho fatto. Non ho mai obbligato nessuno a fare cose non volute, non ho mai torturato nessuno e non ho mai ucciso nessuno. Ho fatto cose di cui non vado fiero e non è stato facile. È una cosa con cui convivrò sempre. Mi ha fatto piacere uccidere quel ragno? No. Era necessario? Sì. Sarà difficile per te da accettare, ma era necessario che voi vedeste, che anche tu vedessi.»
Tutta quella tensione era estenuante e Blue aveva davvero sete; bevve un sorso del tè che il professore le aveva preparato. Era eccezionale, era davvero buono. Non era giusto che fosse così buono, non voleva simpatizzare con Allen dopo quello che era successo.
«Posso andare, professore? Dovrei essere a cena in questo momento» disse Blue all'improvviso. Voleva andare via quella stanza e aveva bisogno di pensare.
«Certamente, e scusami per averti trattenuta dopo la lezione» le rispose lui alzandosi in piedi e aprendole la porta. «Ci vediamo a lezione la prossima settimana. Sarà una lezione interessante.»

*

«Non mi aspettavo una lezione del genere» disse Henry a Noah mentre si dirigevano verso la Sala Grande per la cena, «non so cosa pensassi di vedere, ma sicuramente non questo. Perché Blue non c'è?».
«Si è fermata a parlare con Allen. Spero arrivi subito perché le voglio parlare» gli rispose Noah. Era preoccupato per lei, ma non voleva darlo troppo vedere, ma era con Herny e poteva permetterselo.
«Arriverà, arriva sempre, no?» Henry guardò Noah che però non rispose. «Dai, andiamo a mangiare intanto. Blue ci raggiungerà dopo, vedrai.»
Blue arrivò a tavola venti minuti dopo che la cena era iniziata, non era andata da Noah, come lui sperava, ma si era diretta al tavolo dei Grifondoro, aveva mangiato velocemente e si era di nuovo alzata. Noah la guardò per tutto il pasto. Aveva una faccia strana, combattiva. Aveva sicuramente qualcosa in mente, doveva solo capire cosa. La vide alzarsi, venire verso di lui. Gli disse: «Vado in biblioteca. Ci vediamo lì?»
Lui ebbe solo il tempo di annuire che lei era già volata via.
Aveva decisamente in mente qualcosa.

*

«Facciamo Trasfigurazione?» chiese Henry.
«Sì, ci vediamo direttamente in biblioteca? Blue dovrebbe già essere lì» rispose Noah.
Ognuno salì nella propria sala comune e nel proprio dormitorio a recuperare il proprio materiale e si trovarono in biblioteca.
Provarono a cercare Blue, non trovandola si sedettero ad un tavolo libero e aprirono le loro copie di Guida alla trasfigurazione avanzata, con l'obiettivo di lavorare sui loro incanti di evanescenza.
Un'ora dopo Noah grazie ad Henry aveva finalmente capito il funzionamento di questo incantesimo, ma la sua mente era totalmente annebbiata dallo sforzo.
Ad un tratto videro Blue entrare in biblioteca: aveva tra le mani una scatola che ad ogni passo che faceva si sentivano dei rumori con sopra diversi fogli.
«Ciao, ragazzi, finalmente ho finito!» disse lei appena li raggiunse al tavolo.
«Pure io!» le rispose un Noah entusiasta.
Blue appoggiò le cose sulla tavola e si sedette accanto a Henry.
«Cos'hai lì dentro?» chiese Henry tutto curioso, prendendo la scatola e togliendo il coperchio e prendendo una spilla che si trovava al suo interno.
Dentro c'erano circa una cinquantina di spille, erano tutte colorate e ognuna diversa dall'altra, ma su ognuna si potevano leggere le lettere CREPA.
«Sono felice che tu me lo chieda. Ci sto lavorando da un po'.»
«”Crepa”?» chiese Henry non capendo con una spilla rossa a forma di un quadrato in mano.
«Crepa? Chi è che deve morire?» aggiunse Noah recuperandone un'altra dalla scatola.
«Non è “crepa” come parola» disse Blue da una parte spazientita e da una parte divertita. «È una sigla. È C.R.E.P.A. e sta per Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbrutiti.»
«Io non l'ho mai sentita» disse Henry sorpreso.
«È ovvio che tu non l'abbia mai sentita nominare» gli rispose tutta felice. «L'ho fondato io»:
«Hai fondato un comitato? Che fico!» le disse Noah con il sorriso.
«Quanti membri conta?» chiese Henry sorpreso.
«Se vi iscrivete, be'... siamo in tre» gli rispose Blue.
«Quindi ti aspetti e vorresti che noi andassimo in giro con le spille con la scritta “Crepa” sulla divisa, per caso?»
«Non è “Crepa”, è C.R.E.P.A.!» ribadì Blue. «Avevo in mente altri nomi, come “Fermiamo il Vergognoso Abuso dei Nostri Compagni Magici” o “Compagna per il Mutamento del Loro Status Legale”, ma erano troppo lunghi da scrivere sulla spilla. Pensavo perciò di utilizzarli per il nostro manifesto.»
Prese uno dei fogli tra tutti quelli ammucchiati. «In questi giorni ho fatto delle ricerche molto accurate e precise in biblioteca. Ho scoperto che gli elfi sono stati ridotti in schiavitù tanti secoli fa. Non ci credo che nessuno finora abbiamo mai fatto qualcosa e si sia mai impegnato per dare loro la libertà e cambiare perciò questa situazione. Per me è inconcepibile.»
«Blue, non so bene come dirtelo» la interruppe Henry, «ma a loro piace. Sono felici di fare quello che fanno.»
«Abbiamo degli obiettivi sia a breve che a lungo termine» continuò lei imperterrita, come se Henry non avesse neppure aperto bocca. «Quelli a breve termine prevedono la garanzia di un salario e di condizioni di lavoro adeguate e dignitose, mentre quelli a lungo termine prevedono modifiche legislative, quali la legge sul uso vietato della bacchetta magica, ed è necessario che un elfo entri a far parte dell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche perché sono davvero poco rappresentati».
«Ti aspetti davvero di riuscire a fare tutte queste cose? E come pensi di farle?» chiese Henry molto scettico.
«Pensavo che potremmo iniziare cercando e raccogliendo adesioni» rispose Blue ignorando il sarcasmo. «Pensavo anche che potremmo far pagare l'iscrizione due zellini e ricevono in regalo una spilla a loro scelta. Henry, tu sei una persona precisa e pensavo che tu potessi fare il tesoriere, in camera ho una cassetta per te dove tenere i soldi, e tu, Noah, invece potresti fare il segretario e scrivere e tenere quello che ci discuterà nelle varie riunioni, se pensi che sia una buona idea puoi già scrivere il verbale di questo primo incontro».
Blue fece un sorriso a trentadue denti, mentre Henry era allibito di fronte alle affermazioni dell'amica; Noah fece fatica a trattenersi dal ridere a vedere la sua faccia.

 


Ecco a voi il terzo capitolo di questa storia, tratto dal quattordicesimo capitolo di Harry Potter e il calice di fuoco.
Spero che vi sia piaciuto.

Luce

   
 
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