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Autore: DiamanteLightMoon    30/10/2019    1 recensioni
-FANFICTION INTERATTIVA- ISCRIZIONI CHIUSE-
Vi siete mai chiesti come sia possibile che un'intera civiltà scompaia da un giorno all'altro? Vi siete mai chiesti che fine hanno fatto i Cretesi? Vi siete mai chiesti che cosa li avesse travolti di così tanto violento da farli estinguere? Io sì ed era una di quelle domande a cui pensavo di non trovare mai risposta, almeno finché non ho scoperto questo.
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Hermia è figlia di Poseidone ed è la principessa di Atene. Enea è suo fratello, ma è figlio di Zeus. E il loro destino sarà deciso dalla volontà di un pazzo.
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Enea correva nei corridoi del Palazzo, i piedi scalzi e il petto ancora sudato dall'allenamento. Non riusciva a comprendere le parole del messaggero.
-Padre- urlò attraversando l'imponente porta aperta. Con passo veloce si avvicinò alle sorelle in piedi accanto al re e alla regina.
- Akakios non può fare una cosa del genere. È un suicidio per il suo popolo-
-No- disse il padre- Non se fa questo-
E gli mostrò la condanna a morte di due anime innocenti.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Semidei Fanfiction Interattive, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XV

 

 

Arcadia – giorno 49, ore 9.00

 

Anche l'anima di Orion aveva varcato la soglia degli Inferi. Non serviva Ilektra a dirlo, lo avevano percepito come per la morte della figlia di Ade. Ogni giorno che passava Akakios era sempre più vicino al suo scopo e loro sempre più lontani dalla libertà. Tutti i piani che avevano escogitato erano già stati abbandonati da tempo, privi di fondamenta forti abbastanza da poter reggere il colpo. Ciò che avevano scoperto riguardo al luogo dove si trovavano era ormai stato reso inutile dalla presenza sempre costante di qualcuno fedele ad Akakios all'interno della sala del trono. Provare a trovare l'uscita nella via opposta era sembrata una buona idea all'inizio, prima che si rendessero conto che la riuscita dell'impresa avrebbe comportato più danni che altro. L'uscita dava su un molo, loro non avevano una barca, non sarebbero andati molto distante. Eppure, si aggrappavano alla speranza come i fiori si abbarbicano alle rocce in una giornata di vento. Quella speranza era debole e indistinta, un lume di candela in una tempesta che testardo continua a resistere alle intemperie. E come il lume di una candela si affievoliva prima di tornare a bruciare più forte di prima. Ma ormai, anche se la speranza rimaneva, il sentimento comune era la rassegnazione; solo in pochi credevano di riuscire ad uscire da quella prigione prima di essere chiamati. E di conseguenza avevano focalizzato la loro attenzione su come sfuggire alle grinfie di Akakios. Enea e Hermia avevano insegnato a tutti coloro che non ci avevano provato prima a viaggiare con la loro anima. Avevano anche provato ad amplificare i poteri l'uno dell'altro, senza avere molto successo. Si conoscevano ancora troppo poco perchè potesse funzionare al meglio.

 

Ciò che li faceva andare avanti era il desiderio di restare in vita che al tempo stesso era anche ciò che li faceva fallire. Tutti, persino Hermia e Melissa, altruiste per natura, speravano in cuor loro di poter vivere un po' più a lungo. E questo di certo non aiutava a trovare un punto di ritrovo per aiutarsi a vicenda. Erano entrati in un circolo vizioso dal quale era difficile uscire, specialmente senza la voglia di farlo. Ciononostante avevano continuato a provare e a scambiarsi le informazioni che trovavano. Che quelle informazioni non fossero abbastanza non vi era dubbio, ma erano già qualcosa.

 

 

Arcadia – giorno 49, ore 23.51

 

Gli incubi la tormentavano, perchè erano tornati? Non lo sapeva. Era riuscita a liberarsene dopo sforzi immani. Sforzi a quanto pare vani, dato che ora erano tornati nel peggior momento possibile. Odiava quel periodo della sua vita; l'aveva cambiata per sempre rendendola ciò che era eppure l'odio che provava per quei pochi mesi era difficilmente sovrastabile.

 

Lui non c'era. Da quanto tempo lui non era più al suo fianco? Non aveva la risposta. Quanto era passato da quanto li avevano divisi? Non sapeva rispondere nemmeno a questa domanda.

Aveva imparato a stare in silenzio, le parole portavano solo al dolore nel posto in cui era rinchiusa. Aveva imparato a chiudere gli occhi e abbassare la testa quando la porta di apriva. Aveva imparato a non fare domande e prendere tutto ciò che le dicevano come oro colato, ogni singolo dettaglio era indispensabile. Aveva imparato ad accontentarsi di quello che aveva, la consapevolezza di non poter avere di più vivida nella sua mente.

Eppure nonostante la sua vita fosse stata rovesciata sperava che le persone che le volevano bene fossero alla sua ricerca. Non sapeva perchè l'avessero presa, non ne aveva idea e non le erano stati forniti alcuni particolari.

 

Il mondo era diventato grigio, senza colori e senza suoni. Viveva come una bambola, senza volontà, inerte. La sua vita non dipendeva da lei quindi perchè provare? Aveva smesso di mangiare. L'avevano imboccata a forza. La volevano viva. Ma perchè? Perchè doveva sopportare quel dolore?

 

Lui non era con lei. Aveva freddo, fame e sonno. L'inverno stava arrivando, il sole aveva ormai perso il calore che un tempo custodiva e il canto degli uccelli non risuonava più alto e chiaro nel cielo. Il mondo fuori dalla sua piccola stanza di pietra stava andando a dormire. Come sarebbe stato bello fargli compagnia. Un sonno profondo avvolta da un calore accogliente e da respiri silenziosi. Era così allettante chiudere gli occhi con gli scoiattoli che a volte le facevano visita.

 

Aveva gli occhi a metà strada, come se stesse per addormentarsi quando il sole tornò a brillare con forza e il caldo tornò a bruciale la pelle. Lui era lì. Finalmente lui era lì.

 

Palazzo reale di Creta, stanze private del re – giorno 50, ore 13.00

 

Il nuovo potere che aveva preso dall'ultimo semidio era minore rispetto al primo. Ma non per questo meno pericoloso. Akakios non era stupido, si era accorto dei danni che il suo corpo aveva subito. Eppure sembrava aver sorvolato il prezzo più importante, ciò che aveva dovuto pagare in cambio di quel potere che tanto amava. Sapeva già che avrebbe sacrificato dopo il figlio di Dioniso, ma aveva deciso di rallentare un po' i tempi, timoroso che il suo fisico non ce l'avrebbe fatta. Strinse i manici della sedia dove era seduto. Odiava il suo corpo da mortale, così fragile, debole e facilmente danneggiabile. Un solo colpo e la morte poteva prenderlo. Thanatos non sbagliava mai quando veniva a raccogliere le nuove anime che le Parche gli avevano donato. E lui non aveva la minima intenzione di farsi fare una visita dal dio della Morte. Avrebbe fatto il necessario perchè il suo piano fosse un successo e se questo richiedeva ritardare la tabella di marcia avrebbe fatto il sacrificio. Il tempo premiava i pazienti e puniva chi andava di fretta. Avrebbe aspettato e dopo l'attesa ad aspettarlo ci sarebbe stato il trionfo.

 

Arcadia – giorno 50, ore 17.45

 

Un pensiero era ricorrente nelle loro menti da quando Orion era stato chiamato. Pensiero che li stava piano piano mangiando dall'interno, senza nessun tipo si pietà. Non era un pensiero così fuori luogo, anzi sarebbe stato strano se non lo avessero avuto. Chi sarebbe stato il prossimo? Li stava lentamente separando, nessuno voglioso di conoscere meglio una persona per poi perderla subito dopo. Ma la solitudine non faceva bene in situazioni come la loro.

Hermia trovava conforto tra le braccia del fratello ed Enea traeva consolazione dalla presenza della gemella al suo fianco. Callimaco non era una persona sentimentale, tuttavia non gli sarebbe dispiaciuto avere una persona nel suo letto in quel momento. Glykeria avrebbe tanto voluto avere il suo arco e le frecce dal piumaggio d'argento che trafiggevano l'aria silenziose e bellissime. Melissa meditava cercando di ricreare la sensazione di avere un focolare vicino a lei, il fantasma del suo calore che le lambiva la pelle. Ariadne si pettinava i capelli con le dita, il movimento ripetitivo di sbrogliare i nodi aveva un effetto rilassante su di lei. Kosmas danzava lentamente nella stanza buia, i movimenti delle mani e della gambe marchiato con il fuoco nella sua mente. Agape bramava la luce del sole, un singolo raggio sarebbe bastato a scaldarle l'anima. Hilarion aveva trovato un sassolino sul pavimento della sua stanza e se lo stava facendo passare tra le dita, pensieroso. Cassiopea aveva già percorso i pochi metri tra le pareti della camera così tante volte che sicuramente aveva lasciato il solco nella pietra. Epeo era l'unico nella Grande Sala, seduto con la schiena sulla roccia e le gambe distese fissava fuori dalla piccola finestrella. Thaddaios stava nervosamente camminando per uno dei lunghi corridoi, senza mai perdere di vista le fiaccole che illuminavano il sentiero. Ognuno di loro reagiva al fardello che portavano sulle spalle in maniera diversa, incapaci di fidarsi abbastanza da poterlo condividere.

 

Arcadia – giorno 50, ore 18.00

 

Thaddaios entrò nella Grande Sala a grandi passi ma a testa bassa, come se la sua mente avesse pianificato qualcosa e il suo corpo ne avesse svolta un'altra. Epeo non si mosse dalla sua posizione contro il muro. Il figlio di Efesto si lasciò cadere su uno dei cuscini che adornavano il pavimento della stanza con un sospiro. Non aveva la minima idea di come iniziare una conversazione con Epeo, nonostante sentisse il bisogno di non stare più immerso in quel silenzio. Per sua fortuna ci pensò il figlio di Atena a parlare per primo.

-Gli altri dove sono?- Thaddaios per poco non saltò fuori dalla sua stessa pelle.

-I-In camera loro, credo- per grazia divina riuscì a parlare senza balbettare troppo vistosamente. Epeo annuì una volta sola.

-Come mai sei qui?-

-Camminare avanti e indietro mi stava facendo venire il mal di mare-

-Quindi non ti andrebbe proprio di andare a chiamare gli altri e farli venire qui?-

Thaddaios lo guardò male prima di rendersi conto che Epeo aveva gli occhi chiusi.

-Perchè non puoi andarci da solo?- chiese acido.

-Ci stavo per andare prima che entrassi, valeva la pena provare a chiedere- fu la risposta altrettanto aspra che ricevette. Senza dire un'altra parola il giovane semidio si alzò e si incamminò verso il corridoio dove si trovavano tutte le loro stanza. Thaddaios non si mosse da suo cuscino.

 

Venti minuti più tardi Epeo tornò con appresso gli altri dieci. Uno ad uno si sedettero sui loro cuscini, senza alcun ordine preciso. Il figlio di Atena tornò al suo posto contro la parete. Nessuno aveva una bella cera, erano tutti pallidi per la mancanza di sole e tutti stanchi per la mancanza di sonno. Si guardarono l'uno con l'altro, senza dire niente, le parole inutili quando il messaggio era lo stesso per ogni sguardo.

-Non possiamo andare avanti così, in questo modo Akakios l'avrà sicuramente vinta. E magari non potremo impedirgli di avere successo, ma possiamo cercare di fare il possibile per intralciare i suoi piani- esordì Epeo.

 

Il figlio di Atena non ne poteva più dell'atmosfera tetra che si era creata da qualche settimana a quella parte, da quando le porte si erano chiuse dietro Ilektra. Pensava come generale dell'esercito e la sua discendenza si metteva in mezzo di prepotenza. Per cui mentre gli altri si erano isolati per ribollire nella loro disperazione lui aveva pensato a come evitare di finire sacrificato come un agnello nei giorni di festa. Aveva coinvolto Enea, dopo che finalmente era uscito dalla stanza di Hermia. Anche la ragazza aveva dato il suo appoggio, ma non aveva dato molto contributo quando si erano riuniti per parlare a parte qualche consiglio apparentemente banale eppure estremamente utile. Aveva passato la maggior parte del tempo raggomitolata su Enea, Epeo non aveva idea se stesse effettivamente dormendo oppure si stesse solo riposando. La sua energia era diminuita a vista d'occhio nell'ultimo periodo per cui era comprensibile la sua stanchezza. Una volta Hilarion era entrato nella Grande Sala quando stavano discutendo su un particolare. Li aveva guardati con i suoi occhi grigi come la pietra che li circondava, l'espressione stoica che non lasciava presupporre nulla sui suoi pensieri. Si era seduto senza troppe cerimonie e aveva spiegato con sorprendentemente più di cinque parole il suo punto di vista e il meccanismo che stava dietro alle porte della loro prigione. Poi, così come era arrivato se ne andò, in mano la frutta per cui era venuto, lasciando di stucco i tre semidei rimasti nella stanza. Grazie alle nuove informazioni fornite da Hilarion Epeo ed Enea riuscirono a trovare un modo per non far chiudere del tutto le porte, anche in questo caso Hermia fornì dettagli per migliorare la bozza di piano già formato. Anche Kosmas era entrato una volta, saltellando come se stesse cercando di darsi energia. Aveva afferrato una mela e un grappolo d'uva prima di andarsene. Non li notò nemmeno, troppo perso nel suo mondo. Non sembrava che il suo umore fosse peggiorato, ma il figlio di Demetra era sempre stato un po' giù di corda circondato da nient'altro che roccia tutto il giorno, tutti i giorni da quasi due mesi. Enea aveva incontrato Agape quando erano andati a prendere il cibo che arrivava puntualmente due volte alla settimana. La figlia di Apollo era rimasta colpita dalla loro voglia di continuare a combattere quando ormai c'era poca speranza di riuscita. Aveva chiesto di poterci pensare un attimo prima di dargli la sua risposta. Il giorno dopo si era presentata nella Grande Sala. Aveva partecipato solo a tre incontri però, anche se il suo input era stato molto d'aiuto. Con Ariadne non ci avevano neanche provato, sapendo benissimo che la ragazza avrebbe rifiutato appena sentita la parola insieme. Anche Callimaco era fuori questione, il figlio di Afrodite avrebbe distratto troppo Enea, a detta di Hermia; Epeo non aveva trovato nessuna prova del contrario, avendo notato gli sguardi che i due semidei si lanciavano ogni volta che erano nella stessa stanza. Non avevano nessun bisogno di alzare la tensione per nessun motivo. Thaddaios era stato scartato fin dall'inizio, il suo carattere troppo indeciso per partecipare ad un piano come il loro. Melissa e Glykeria potevano andare, ma le due non erano mai uscite dalla loro stanza se non per prendere da magiare insieme a tutti gli altri, per cui rendeva difficile trovare un momento per parlare senza rendere ovvio che stessero organizzando qualcosa. Perciò le due ragazze erano all'oscuro delle loro intenzioni.

 

Quando finì di spiegare le conclusioni a cui erano giunti negli ultimi dieci giorni, con l'aiuto di Enea nei momenti opportuni, le espressioni sui visi dei semidei erano un misto di varie e variegate emozioni, a seconda di quanto erano al corrente della situazione. Ma anche se non erano l'uno la copia dell'altro ciò che era sempre presente era la speranza. Perchè questa volta il piano poteva riuscire, potevano farcela eccome. Era stato pensato nei minimi dettagli e particolari, avevano preso in conto ogni singolo scenario e avevano creato una nuova strada di conseguenza. Era studiato da persone disperate di uscire da una prigione che aveva iniziato a stare stretta appena le porte si erano chiuse dietro di loro la prima volta. E se c'era qualcuno in grado di metterlo in azione quelli erano loro.

 

Arcadia – giorno 60, ore 15.02

 

Un dettaglio del piano, indispensabile alla sua riuscita, era che un altro di loro se ne sarebbe dovuto andare per contribuire al piano di Akakios. Per evitare che le guardie destassero sospetti un semidio sarebbe dovuto uscire come sacrificio. L'attesa era la parte peggiore, specialmente in quel momento, quando paradossalmente desideravano che arrivasse il prima possibile.

Era successo qualcosa in quegli ultimi dieci giorni, qualcosa che aveva fatto muovere sentimenti che altrimenti sarebbero rimasti sepolti e venire a galla desideri seppelliti nel profondo delle loro anime. E uno ad uno avevano dato modo a quei bisogni di uscire senza rimpianti o giri di pensiero. La morte aleggiava sempre nell'aria, ma era cambiato il loro modo di vedere quel futuro. E con il cambiamento arrivò anche la sincerità che, per qualche strano gioco del destino, rimase nascosta agli occhi di chi la esibiva come se fosse un gioiello. E fu un bene, perchè permise il salvataggio di molte vite e il pagamento del sacrificio di altre.

 

Arcadia – giorno 65, ore 7.00

 

Il nuovo nome era stato appena pronunciato. E il nuovo piano era appena iniziato. Avevano smesso di giocare a fare le vittime. Era tempo di reagire: non è mai saggio trasformare il lupo in una pecora, perchè rimane pur sempre un lupo anche se gli viene imposto il vello.

 

 

 

Angolo Autrice

 

Salve gente,

Questa volta ci ho messo solo poco più di un mese ad aggiornare, non male davvero. Come ben sapete, o magari no, sono in Cina adesso perchè moi ha deciso che si doveva uccidersi di lavoro e fare l'erasmus. Scherzo, sto amando ogni singolo particolare, persino i giorni di pioggia e i litigi molto petty con la mia compagna di stanza, che lasciamo perdere vai che è meglio. Comunque, ci ho messo un po' ad acclimatarmi, ma ho cercato di scrivere quando avevo tempo e/o ispirazione, che va e viene come cavolo le pare, maledetta. Fatto sta, spero che il capitolo sia di vostro gradimento, è più corto degli altri ma se lo avessi allungato avrei rovinato l'effetto cliffhanger e non se puole fare, nope, assolutamente no. Immagino di aver sollevato più domande che altro, ma tranquilli miei mighty amici le risposte arriveranno nei prossimi capitoli a partire da 1. che cavolo di piano si sono inventati 2. chi cavolo è quella con gli incubi 3. chi cavolo è il prossimo/la prossima vittima sacrificale e per concludere sul più bello 4. che cavolo c'entrano i lupi e le pecore? Per la 4. vi rispondo adesso: absolutely nothing at all, ma il colpo di genio ha colpito ed ero lì che gongolavo con me stessa per aver trovato un paragone così faigo e quindi eccomi qua con il paragone sulle pecore e i lupi in tema Polifemo quindi non sono tanto nemmeno fuori fandom, mamma mia che genio che sono (plot twist: bugia, non credete al mio GPA sta mentendo). Ma lasciamo perdere il sarcasmo e vi saluto con la speranza che questo capitolo vi sia piaciuto, se così non è stato I'm sorry, tell me what you didn't like,

Baci

Dia

  
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