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Autore: corsara_andalusa    31/10/2019    0 recensioni
Una doppia missione, un'unica meta. Con il morale a terra, ormai in patria, Jack riceve una notizia sconvolgente che lo porterà a doppiare il globo per portare a termine la missione, mentre gli echi delle ribellioni irlandesi giungono a scontrarsi con la sua nave.
Storia interamente inventata per diletto , non sono una storica per cui non prestate alle inesattezze storiche o se alcuni dettagli non rispecchieranno lo stile così veritiero di O'Brian !
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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* * *

-Altolà!- sentirono pronunciare da fuori. -Andiamo un po’ di fretta, non è così?!-

-Sì, infatti.- disse Jacob, il vetturino, afferrandosi un lembo del mantello che durante la corsa aveva portato avvolto tutt’attorno le spalle e lasciò che gli ricadesse nuovamente sulla schiena. -Vi sarei infinitamente riconoscente se mi lasciaste passare, ho degli affari che mi attendono!- fece il conducente cercando di mantenere un tono di voce il più gentile possibile. 

-Devono essere degli affari davvero urgenti se vi trovate per questa strada con il rischio di incappare nei briganti che si aggirano per questa contrada…- fece l’ufficiale più alto in grado, l’unico a cavallo, avanzando verso il suo interlocutore che ebbe un attimo di nervosismo che l’altro interpretò comunque come il semplice gesto di sistemarsi meglio a cassetta delle vettura.

-Chi sono?- chiese Anne bisbigliando con apprensione. -Lì vedi? Sono ladri?-

-Ssshh- la zittì secca la sorella.

Victoria si appiattì di più contro il vetro freddo della carrozza: non erano molti, per quel che riusciva a vedere, due o tre, quattro al massimo, ma indossavano giubbe rosse e moschetti in spalla.

Ebbe un tuffo al cuore. 

La voce dell’ufficiale aveva un tono beffardo, poteva permetterselo in fondo, il rango e la posizione glielo concedevano anche se non doveva avere più di venticinque anni e il vetturino fosse un uomo corpulento, con un fisico da manovale e con una cicatrice che gli attraversava di traverso l’intera faccia facendolo assomigliare ad uno spaventapasseri di stracci assemblato alla ben e meglio.

-Siete solo?- chiese l’ufficiale, sporgendosi in fuori per riuscire a spiare all’interno della vettura.

-Con chi dovrei essere? Con la Regina di Saba?-

Victoria ed Anne sussultarono e si scostarono dalla finestra, interpretando i movimenti che si stavano svolgendo al di fuori del loro riparo, ma non sarebbero rimaste al sicuro.

-Ho l’ordine di perquisire tutte le vetture che vanno e vengo dal porto…- fece il soldata in tono perentorio.

-Molto interessante…- fece con tono annoiato il conducente mentre le sue mani si stringevano di più attorno alle redini; i cavalli riuscivano a percepire il suo nervosismo e agitavano le zampe impazienti, nonostante egli ostentasse un atteggiamento pacato e calmo; le bestie incominciarono a fremere sul loro posto tanto che l’uomo dovette avvolgersi di un giro le redini attorno le mani per sedare la loro ansia. 

Il soldato avanzò di un poco e si concesse la libertà di un sorriso tirato rivolto all’uomo e una di una pacca sul, collo del cavallo attaccato alla carrozza.

Il soldato diresse il cavallo verso il fianco della carrozza poi arrestò l’andatura e balzò giù di sella. Il vetturino si voltò a guardare in quella direzione.

Anne gridò quando il soldato apparve spalancando lo sportello così forte che quasi lo scardinò e d’istinto si coprì il volto come se si aspettasse che l’uomo avrebbe fatto fuoco su di loro, dopotutto non era necessario che la loro missione si concludesse con tutte e tre le ragazze ancora in vita... una bastava e avanzava per ottenere le informazioni che volevano. 

Un grido di protesta, uno sparo riecheggiò aspro, schizzi di sangue imbrattarono la divisa scarlatta  e il viso pallido dell’ufficiale, il cavallo che terrorizzato si imbizzarrì allontanandosi al trotto verso la boscaglia a bordo strada, grida di donna nella notte e gli altri soldati che accorsero verso il loro superiore dimenticandosi del vetturino che non perse tempo ad incitare i cavalli usando redini e frustino. uno scossone violento trascinò Anne e Margaret contro Victoria alla quale sfuggì di mano l’arma che fumava

Il sergente si porto lentamente una mano al collo dove s’era aperto un varco da cui zampillava un fiotto di sangue. Aveva lo sguardo vuoto, e fissava davanti a sé mentre una nuvola di sabbia e polvere finissima lo avvolgeva. 

Cadde sulle ginocchia emettendo un gemito strozzato che gli si arrestò in gola. Uno dei soldati fu su di lui mentre la vettura li aveva gia sorpassati, gli altri militari imbracciarono le armi puntando la vettura in fuga.

Schegge schizzarono via dalla tappezzeria dell’abitacolo e un proiettile trapassò il legno a pochi centimetri dal volto di Anne che non ebbe il tempo di gridare perchè Victoria la trascinò nuovamente giù dal sedile per proteggersi dai colpi che ad intervalli di una ventina di secondi colpivano la carrozza che nella corsa le sballottava avanti e indietro. Grida fuori, il pianto di Margaret Riempiva le orecchie di Victoria che aveva riafferrato la pistola e con mani tremanti dall’emozione la stava ricaricando con i pochi colpi che aveva avuto l’accortezza di portare con sé. 

Sentiva su di sè gli occhi della sorella ma non ebbe la forza di guardarla in faccia.

La carrozza in corse prese una curva stretta del sentiero che quasi si capovolse, ma sbandò paurosamente per poi ritornare barcollante sulle quattro ruote.

Una scheggia di legno aveva lacerato una manica del vestito di Victoria e aperto una ferita sulla sua pelle; ad un rapido sguardo Margaret pareva illesa, e così anche Anne anche se appariva bianca come un fantasma e Victoria era certa che presto avrebbe perso i sensi dallo shock.

 

* * *

 

Voltandosi a guardare al suo fianco, Stephen notò che Jack appariva alquanto poco confortevole nella sua poltroncina mentre il mezzosoprano eseguiva la sua parte nelle vesti del paggio Cherubino che continuava a scrutare accigliato appoggiandosi al bracciolo della poltroncina.

Che Cherubino! diceva la sua espressione. Troppo esuberante, troppo bonaccione e decisamente  esageratamente sbruffone. 

Pareva più la rappresentazione di Puk di Shakespear che le nozze di Figaro. L’attrice però era molto avvenente, anche sotto gli indumenti maschili imposti dal suo ruolo.

-Che vi succede, amico mio?- bisbigliò il dottore accostandosi un poco a Jack che non smetteva  di agitarsi sulla sua poltroncina. -Mozart non vi esalta?-

-No Stephen, non è Mozart il problema, ma quella Cherubino!- grugnì Jack scuotendo la testa strofinandosi il mento con la mano, -Credevo fosse turbato per amore nei confronti di Susanna, o Barbarina, o come diavolo si chiama! -brontolò sospirando esausto, poi si passò una mano sulla faccia strofinandosi gli occhi. -E che accento che ha! Sappiamo da dove proviene?- 

-Da New Castle.- fece prontamente Stephen.

-Ma certo! Quasi sicuramente più scozzese che inglese!- ridacchiò ritornando di buon umore per un attimo, ma subito si ricordò di essere di pessimo umore e per nulla incline allo scherzo.

-Ancora non so perché mi abbiate convito a venire a questa… Opera!-

-Sicuro sia Cherubino il problema?- Stephen ridacchiò coprendosi le labbra con il libretto, si guardò attorno e distrattamente lanciò una rapida occhiata all’orologio da taschino -Siete di pessimo umore, l’avevo capito, ma che peccato… speravo che della bella musica vi avrebbe risollevato il morale!-

-Sapete che preferisco di gran lunga un quartetto di archi a questa farsa! Quale sarebbe poi il senso di quest’opera?- 

-Vissero tutti felici e contenti… immagino!-

Qualcuno alle loro spalle gli intimò con tono seccato di fare silenzio. Jack sbirciò da sopra la spalla  del dottore verso gli spettatori, e riprese a parlare più sommessamente rivolto all’opera all’opera.

-Perché non si sposano tutti e basta!?- bisbigliò.

Stephen ridacchiò in una mano, guardandosi attorno perché ancora percepiva gli umori ostili dei vicini più prossimi che non apprezzavano quel loro parlottare sibilante; pensò che fosse meglio non informare l’amico che  altrimenti l’opera non sarebbe esistita se i personaggi avessero avuto il loro lieto fine all’inizio del primo atto…

-Cosa vi rende cosi incredibilmente irritabile, Jack, me lo volete dire?- lo derise il dottore tornando a guardare lo spettacolo. -Perchè non può essere ancora per quella questione… Fatevene una ragione o vi roderete il fegato!- disse il dottore con più garbo e calore nella voce, sapendo che stava per toccare acque burrascose.

Jack sbuffò scontroso cambiando posizione sulla sedia. Aveva ancora nelle narici l’odore della vernice fresca e Stephen si ostinava ad infierire.  Che Stephen cercasse di sminuire la faccenda lo sorprendeva e irritava allo stesso tempo! proprio lui non riusciva a capire cosa significasse per lui! Accavallò le gambe, senza dare una risposta e puntellò il gomito sul bracciolo della poltroncina e affondo la faccia nella palmo della mano obbligandosi a seguire l’opera. 

Per la verità Maturin sapeva quale fosse la ragione del suo malumore. Più precisamente c’era più di un motivo… ma avrebbe messo la mano sul fuoco indovinando che primo fra tutto la sua nave.

Erano dovuti rientrare a casa in fretta e furia con la Surprise ridotta ad un colabrodo dopo uno scontro con una nave turca di classe superiore, al largo delle Canarie; il capitano ovviamente era furibondo e frustrato allo stesso tempo, l’equipaggio con il morale a terra: erano riusciti a riportare a casa la pelle solo grazie all’intervento di un paio di brigantini neutrali che li avevano scortati fino a casa, quasi trascinandoli, e nel mentre riforniti di viveri e del materiale necessario per rattoppare le falle dello scafo quel tanto che bastò per consentir loro di arrivare in terra inglese. 

I lavori di rattoppo erano cominciati subito una volta sbarcato l’equipaggio, Jack l’aveva preteso!  Nulla poteva farlo sentire così frustrato per non avere portato a termine una missione. E scortato dal signor Lamb aveva dato precise istruzioni al capomastro su come il restauro dovesse essere fatto. lui e Jack avevano raggiunto il cantiere quel pomeriggio; Aubrey era di ottimo umore e aveva giudicato i lavori fatti rivolgendo numerosi complimenti per la tempestività al capo cantiere; ma una volta arrivato a poppa della nave dalla banchina del cantiere si era paralizzato in un turbinio di emozioni.

Ammutolì per qualche secondo, impallidì fissando il posteriore della nave; lì per lì Stephen non comprese né vide il problema e credette che l’amico fosse colpito da un’attacco di cuore.

In quel momento era arrivato il signor Pullings in alta uniforme: era stato all’ammiragliato e come primo ufficiale aveva dovuto fare rapporto circo l’accaduto con la nave turca, ma la sua espressione quando incontrò lo sguardo di Jack era disteso e rilassato; anch’egli ebbe modo di far notare al capitano che la rapidità con cui erano state fatte le riparazioni avrebbe concesso loro di riprendere il largo una volta completate le manovre di rifornimento con  la prossima marea. Ma rivolto anch’egli lo sguardo con più attenzione al giardinetto imitando il capitano che non dava segni di ripresa, capì…

-Oh…- riuscì solo a commentare Tom in tono confuso.

-Signore! Signore!- Mowett arrivò di corsa tenendosi il cappello fermo in testa, paonazzo in viso con un’espressione desolata. 

-Signore! Sign…! Oh… avete saputo…!- disse fermandosi ad un passo dal gruppo boccheggiando ed accennando ad un saluto sfiorandosi la fronte con le nocche.

-Precisamente!- brontolò Jack, le sopracciglia inarcate e assumendo una posizione impettita ed offesa portando le braccia dietro la schiena.

Suspance

-E’ chiaro che non può minimamente reggere il confronto con “Surprise”!- concluse esalando rumorosamente un sospiro indispettito.

-Lo dite solo perché ormai vi eravate abituato, Jack… e dopotutto cos’è un nome?- fece il dottore grattandosi la nuca con circospezione cercando di sdrammatizzare la cosa.

-Non abbiamo catturato una nave di contrabbandieri che si chiamava così, una volta?- Saltò su pensoso il signor Pullings incerto se pronunciare quelle parole.

-Beh signore …- azzardò il signor Mowett ondeggiando sulle punte dei piedi, -Forse potreste semplicemente…- Gettò uno sguardo furtivo alla nave quasi che questa lo stesse spiando di rimando, -Far cambiare il nome di nuovo!- rivolgendole un’ altra occhiata nervosa come se avesse appena offeso l’onore dell’imbarcazione e fosse in attesa dello schiaffo riparatorio…

Jack trasalì sbalordito con una alzata di sopracciglia e un bagliore negli occhi.

-William siete uscito di senno per caso?!-

-Beh signore…Pensavo solo che… dato che…- sorrise nervosamente avvampando in viso mentre Pullings gli batté amichevolmente una mano sulla spalla scuotendolo.

-Vorreste per caso attirarci addosso tutta la malasorte del mondo? Due volte magari?- lo interrogò Jack come se l’ufficiale fosse stato sotto accusa di fronte alla corte marziale.

-No certo che no signore…- fece risoluto ma con un certo imbarazzo.

-Credete forse che gli uomini siano così stupidi da non accorgersene?-

-Credo sia difficile, signore…- e lanciò un’altra occhiata a poppa della nave.

-E come la mettiamo con l’equipaggio e tutto il resto allora?-

Gli uomini sapevano a cosa Jack si riferisse con “il resto”; ovvero alla malasorte che ne sarebbe derivata da un gesto che per una persona al di fuori della marina, sarebbe sembrato cosa da poco.

-Nessuno avrà più il coraggio né la volontà, s’intende, di salire a bordo di una nave a cui è stato cambiato il nome!- rifletté ad alta voce come se gli altri non ci fossero e cominciò a passeggiare avanti e indietro con le mani dietro la schiena nero in viso, borbottando tra sé come un paiolo di minestra ribollente.  -E chi diavolo ha detto a quel filibustiere figlio di un cane di mettere mano al nome! Esigo di parlare con il capo cantiere immediatamente! E’ stato un gesto sconsiderato! Che sia dannato!- esplose al culmine dell’irritazione.

-Ma signore!- si ravvide Mowett pensieroso -Quella volta alle Galapagos… Voi faceste lo stesso!-

Jack arrestò il passo e voltandosi appena disse con fare offeso:

-Era diverso, William! Necessario!- fece impettito prendendo la via della banchina seguito da Stephen poco più indietro. Gli altri lo seguirono parlottando tra loro ma tendevano comunque un orecchio alla conversazione.

-Non ricordavo che in passato abbiate mai dimostrato segni di superstizione…- fece il dottore cercando di sminuire la cosa.

-Io no…- confermò il Capitano voltandosi, -Gli uomini sì! Abbiamo irlandesi a bordo?! -

Ci fu una breve pausa, quasi imbarazzante tra i presenti che fissarono Jack e Stephen.
-Io sono Irlandese Jack…- gli ricordò ovvio.

-Certo! Voglio dire… Intendevo irlandesi che possano tormentarci con sciocche superstizioni e che influenzino il giudizio del resto della ciurma! James Hanley è ancora con noi o alla fine è riuscito a svignarsela?-
-E’ morto di febbre sabato… Per vostra fortuna!- sussurrò queste ulte parole con fare confidenziale

-O’Malley credete che possa notarlo?- fece ignorando il commento sarcastico.
-Dubito addirittura che sappia leggere, signore, ma è probabile che noti la differenza!- Face William.

-Come supponevo!- disse dondolandosi sulle punte e le mani dietro la schiena fissando l’orizzonte con fare risoluto.

 

 

-Mi accompagnerete al ballo dalla Contessa più tardi?- quella domanda arrivò all’improvviso e aveva più il tono di una supplica. -Nulla di formale, non temete, dice che sarà un ballo in maschera!-

-Dalla Contessa?- prese tempo Stephen -Ma non sono stato invitato… E da cosa dovrei travestirmi?- 

-Sciocchezze! Vi invito io! Ora per l’appunto!- fece sospirando, la mente evidentemente a miglia e miglia di distanza dall’Opera e dalla cena delle contessa che avrebbe voluto saltare. -E poi un mio amico è sempre il benvenuto da e  Lady Keith intercederà, lo dice sempre!-

-Lo dice sempre solo per fare piacere a voi! Pur di vedervi e di compiacervi inviterebbe tutto l’ammiragliato e tutto l’ordine dei medici sparsi per l’impero!-

Jack si voltò a fissarlo, accigliato, indeciso se quella fosse una frecciatina mal celata o la semplice verità, nuda e cruda, ma riuscì comunque a strappargli un caldo sorriso.

-Non per dispiacervi, ma sapendo che eravate già organizzato per dopo l’Opera, avevo preso appuntamenti a mia volta! Pensavo di passare al convalescenziario a vedere se c’é bisogno di me, intendevo visitare personalmente alcuni degli uomini; il signor Williamson e Bonden hanno ancora la febbre… - sospirò. -tuttavia, sono di buona costituzione e mi sento cautamente fiducioso in una completa guarigione…- disse nonostante la sua voce suonasse mesta. -Sono riuscito a procurarmi della pulvis gesuiticus e vorrei cominciare la cura il prima possibile, sono già stati trattati in modo approssimativo e non vorrei comunque perdere tempo!-

Jack annuì grave ricordando il preciso istante in cui Bonden s’era accasciato nel bel mezzo della navigazione stremato dalla febbre; il morbo s’era diffuso a più membri dell’equipaggio due settimane dopo avere lasciato dimezzando le braccia per le manovre e all’arrivo dei turchi il destino della nave pareva già segnato, e una volta in porto l’equipaggio era rimasto bloccato in quarantena.

-Spero di non dover rinunciare a lui proprio ora! Detesterei dover partire e cercarmi un nuovo nocchiere…-sospirò pensieroso, -Ma d’altra parte è inutile angustiarsi ora... dopotutto non è ancora detto che dovremo ripartire a breve…- sospirò.

Stephen non rispose, un’altra preoccupazione era emersa nuovamente: jack non aveva portato a compimento la missione, quel atto gli era costato nave e missione e uno dei capitani della flotta, lo aveva citato all’ammiragliato per inadempimento ai doveri, cosa che per Jack suonava già abbastanza vergognoso e gettava un’onta sulla sua carriera, e ora si sarebbe dovuto presentare ai suoi superiori e rispondere all’accusa. 

Ciurma decimata.

Nocchiere in fin di vita.

Nave alla fonda con nome sbagliato.

Missione lasciata incompiuta.

La corte marziale l’indomani.

La sua reputazione infangata.

Cos’altro doveva succedere?

Alla fine le sue preoccupazioni lo trascinarono via dall’Opera, tutto lo irritava: il soprano, le luci, perfino convivere con se stesso in quel momento sembrava esser divenuto insopportabile. E mentre gli artisti eseguivano i loro brani si ritrovò a ripercorre mentalmente il discorso in sua difesa che avrebbe dovuto presentare all’ammiragliato, come era stato informato e l’appuntamento era stato fissato per metà mattina.

Tutto inutile: se fosse stato lui l’ufficiale superiore l’avrebbe degradato a mozzo o aiuto cuoco, privato della licenza da ufficiale e tutto il resto…  Calato il sipario si congedò dal dottore, che inutilmente cercò di dissuaderlo a restare fino alla fine, e cominciò a passeggiare per le strade del paese.

Era una bella serata, limpida e tirava una lieve brezza che odorava di mare, vernice fresca e pece, di sartie nuove, di cambio della marea e di alghe che seccavano sulla spiaggia. Provò un senso di nostalgia per cui si costrinse ad allontanarsi da lì, di cambiare meta.

Fin quando le campane di una chiese gli ricordarono il suo appuntamento di quella sera e del fatto che non era “vestito in maschera” come richiedeva l’occasione. Chissà forse la sua uniforme da “ex” capitano sarebbe stata comunque perfetta.

Consegnò la sua mantella al cameriere e il maggiordomo lo introdusse nella sala da ballo.

Era il nervosismo che lo rendeva così terribilmente insicuro e paranoico o effettivamente tutti lo fissavano al suo passaggio, parlottando sommessi, e le signore nascondevano il viso dietro i loro ventagli, dopo i primi convenevoli?

Doveva essere così, anche l’ammiraglio del porto lo accolse squisitamente, stringendogli calorosamente la mano, come se avesse ignorato la sua scandalosa situazione.

 

* * *

Non dovette attendere toppo nella sala d’aspetto dell’ammiragliato, ma prima di lui vi erano due ufficiali. Uno era un fante di marina che passeggiava avanti e indietro il che rese Jack ancora più nervoso, l’altro era  il capitano Travers, della Filibustier, che lo salutò con contegno iniziale. -Ho letto sulla Gazette dei vostri guai, signore…- fece continuando a fissare davanti a sé in direzione dell’ufficio dell’ammiraglio. I giornali come al solito non avevano perso tempo a riportare le sue gesta-, non doveva sorprendersi, non era un affronto personale, ma i giornali sopravvivevano grazie alle disgrazie altrui.

-Mi rammarico con voi!- proseguì mesto, -Brutto affare, terribile non c’è che dire… Ma mi auguro che la fortuna vi sorrida ancora, capitano Aubrey!-

Jack lo ringraziò con un semplice cenno del capo e un sorriso sforzato, anche se il suo istinto primordiale fu quello di mandarlo al diavolo, lui e la sua stramaledetta Filibustier!

La porta dell’ufficio si aprì e gli astanti si voltarono a vedere.

-Signor Pullings!- scattò su in piedi Jack andandogli incontro, -Tom! Che ci fate qui!?-

L’ufficiale lo salutò con il solito rispetto che avrebbe dimostrato a bordo, ma si rivelò di poche parole.

-Come mai quella faccia?-

Pullings si scostò appena  per lasciar passare Travers, lo salutò come richiedeva l’etichetta e la gerarchia militare e passò oltre.

-Signore…- indugiò il giovane, -Hanno di nuovo respinto la mia richiesta di promozione a capitano…- disse in un sussurro; era chiaro che provasse vergogna per questo; Tom era un bravo giovane, marinaio e ufficiale esperto e non meritava tutto questo.

-Tom mi dispiace moltissimo, mi ferisce profondamente sentire questo!- 

-Già!- commentò semplicemente, -Chissà, magari l’anno prossimo!- sorrise incerto togliendosi il cappello e mettendoselo sotto braccio. -Si erano proposti di affidarmi un brigantino, per una missione da niente nel Mediterraneo per l’Algeria…- proseguì, e Jack provò un moto quasi d’invidia; nell’incertezza come stava ora, avrebbe raccattato qualsiasi nave, anche il battello della posta se solo avesse voluto dire rimettersi in mare l’indomani con la prima marea. -ma ho rifiutato! Ho detto all’ammiraglio che sono a completa disposizione vostra, e che non intendo accettare nessuna missione finché  non sarete destinato!-

-Grazie Tom!- fece riacquistando il sorriso, fiero pensando che quel giovane era uno dei suoi ufficiali,-Tuttavia...- proseguì -C’è la possibilità che io non abbia una missione molto presto, signor Pullings… L’ammiraglio Harte non sarà certo accondiscendente…- fece portandosi le mani dietro la schiena ritta.

-Beh, signore non tutti i mali vengono per nuocere, e la vostra fortuna sta già girando: l’ammiraglio Harte non è qui!-

Dio sia lodato! Pensò Jack con un respiro profondo celando il suo sollievo. 

-Lord Melville era di buon umore e non vi darà troppo filo da torcere, signore!- sorrise il giovane. Mi auguro che sia così, Tom!

Pullings si congedò e Jack si accorse che anche il fante di marina alla fine era entrato nell’ufficio dell’ammiraglio. Ora era solo.

Si rimise a sede e impiegò gli ultimi minuti per ripassare mentalmente le parole della sua arringa, ma era giunto solo alla convenevole frase di scuse iniziale, quando la porta di mogano scuro si aprì e un fante di marina molto più rilassato ne uscì a passo deciso.

-Venite avanti Aubrey!- fu accolto una volta chiusa la porta alle sue spalle. -Sedete!- Lord Melville sedeva proteso in avanti, le mani davanti a sé su alcune carte densamente scritte, le dita intrecciate.

Jack si tolse il cappello e lo tenne sottobraccio, si schiarì la voce è si sedette attendendo di essere interpellato.

Ma Melville si mise a rovistare tra alcuni dispacci, -State bene capitano Aubrey?Avete ricevuto una batosta non da poco, giù al sud!-

-Signore,- cominciò Jack che non sapeva bene come interpretare le parole dell’ufficiale superiore, ma come aveva detto Pullings, pareva comunque di buon umore il fatto che si fosse interessato al suo stato d’animo gli parve comunque rassicurante promettente.

-So che non sono nelle condizioni di avanzare richieste, ma vi pregherei di farmi sapere per quanto tempo sarò sospeso dal servizio!-

-Buon Dio, Aubrey! Ho ricevuto il vostro rapporto sulla faccenda e ascoltato le deposizioni dei vostri ufficiali: non posso negare che la vostra sia stata una mossa superflua e azzardata, e che non la approvi, ma non ho mai licenziato un capitano per così poco... e non posso certo iniziare con voi! Su su state sereno! Animo-

-Davvero?- fece Jack dubbioso, ma visibilmente più sereno in viso -Ma io non portato a termine gli ordini!-

-Riceverete calorosi ringraziamenti dal capitano Mackillop, è lui che ha portato a termine la missione con successo, il che gli ha conferito la nomina di capitano di vascello!-

La nomina di Tom! pensò tra sé Jack. 

-Siete stato convocato, Capitano Aubrey, perchè vi devo affidare una missione…- l’Ammiraglio parlava stranamente in modo sommesso, come se nessuno dovesse sentire quello che aveva da dire.

-Ma prima che accettiate, vorrei che foste a conoscenza che questa sarà una faccenda piuttosto, ehm… delicata ed estremamente confidenziale! Non voglia che la notizia si sparga troppo in giro!-

-Signore, voi mi incuriosite!- fece Jack accigliato

-Sua Maestà il Re, è scomparso!-
Ci fu una lunga pausa.
Se in quel momento Jack avesse ricevuto un pugno allo stomaco, non avrebbe potuto essere più sconvolto di ora.

 

 

* * *

-Spero che vi renderete conto…- le apostrofò con una forte inflessione scozzese, quello che doveva essere il comandante, -Che tutto questo non passerà certo inosservato!- ringhiava. Era andato loro incontro a grandi passi dondolando nella marcia. I numerosi colpi di moschetto che avevano colpito la vettura non suscitarono in lui nessuna domanda, era troppo in ansia per altro e neppure quando scrutò il viso schizzato di sangue secco di Victoria non fece nessun appunto al riguardo; spalancò lo sportello che questa volta si scardinò definitivamente e afferrò Anne per un braccio trascinandola fuori e portandosela dietro senza ricevere una parola di protesta perchè la ragazza era troppo sconvolta per farlo, e solo quando le fu accanto con Margaret che le frignava accanto vide che la sorella era stata ferita e che un frammento di legno le sI era conficcato nella spalla da dove si stava allargando una macchia di sangue che le sporcava il vestito color caramello.

Era ancora buio, e c’erano poche fiaccole accese e alcuni uomini reggevano delle lanterne ma per il resto la sagoma del vascello si ergeva alta e possente contro il cielo stellato che cominciava a rannuvolarsi. -Papà?- piagnucolò Margaret strattonando il braccio della sorella; per qualche istante a Victoria parve meno terrorizzata, forse il pensiero che presto avrebbe visto il padre l’aveva rasserenata. E forse credeva che quel vascello fosse proprio una delle navi di suo padre e che ad attenderle sul castello di poppa mentre impartiva ordini alla ciurma ci sarebbe stato proprio lui…

-Ce ne avete messo di tempo!- brontolò l’uomo con un sigaro quasi alla fine stretto tra i denti, e imprecò accelerando di più il passo. Era corpulento, i capelli ingrigiti e untuosi gli incorniciavano il viso solcato da profonde rughe d’espressione. Perfino i suoi abiti erano scoloriti, per quel che riuscì a giudicare Victoria, e puzzavano terribilmente di sigaro.

-Credete forse di star per partire per la villeggiatura?- chiese sporgendosi in avanti per qualche secondo ignorando che Anne tremava come una foglia al vento.

-Ovviamente no… signor…?- tentò di rispondere Victoria che stava riacquistando un pò di lucidità.

-La mia nave non è un battello di linea!- berciò piccato, -Non siamo su una nave da crociera e non posso aspettare i vostri comodi! Muovetevi- fece con un cenno del capo e spingendo lungo la passerella Anne che a passi incerti e barcollando attraversò per salire a bordo. Poi fece lo stesso con le altre due e le spinse a bordo. -Spicciatevi! E voialtri: salpate l’ancora- intimò dando a Victoria una pacca alla schiena, e giunto a pochi passi da un boccaporto diede l’ordine agli uomini che stavano alle manovre. Poi scostò bruscamente Anne, la oltrepassò per fare strada. -Fate attenzione alla testa!- e imprecò di nuovo mentre discendeva la scaletta che conduceva sottocoperta, mentre sul ponte il sibilo del vento riempì le vele fino a farle gonfiare rapidamente e poco dopo la nave cominciò a scivolare via.

C’era un certo ordine in quel brulichio di persone, e disciplina: tutti lavoravano in silenzio, come se nessuno avesse bisogno di comunicare con gli altri.
-Avete su sacco di uomini armati, signor Finch…- disse Victoria incerta osservando l’andirivieni degli uomini che con in braccio il fucile smisero di parlare tra loro al loro passaggio, rivolgendole un cenno del capo, con un sorriso viscido che le procurò disgusto nel vedere i denti guastati dallo scorbuto. 

-La vostra deve essere una mercanzia molto preziosa signor Finch!- osservò Victoria che non era abituata a tenere per sé i suoi pensieri passando accanto a sacchi pieni e a casse che contenevano chissà quale mercato.

-Capitano Finch!- precisò l’uomo sbuffando voltandosi appena a vedere la ragazza e le sorelle che erano rimaste indietro. 

-Datevi una mossa!- berciò -Quando si viaggia per mare non si è mai troppo prudenti!- tagliò corto lui avanzando con la sua andatura dondolante a grandi passi, quasi come se il rollio della nave fosse ormai parte di lui.

-Che genere di affari trattate, capitano? Tessuti? Spezie?- chiese Victoria osservando le reti cariche di rifornimenti che venivano calate all’interno della nave attraverso i boccaporti, affrettò il passo per riuscire a star dietro all’uomo ma osservava le manovre di armamento con una tale attenzione che non si accorse che l’uomo s’era fermato di colpo e finì con sbattergli contro, trovandosi il faccione rubizzo che la fissava ad un palmo di distanza con il sigaro tra i denti e sbuffando fumo dalle narici.

-Chiariamo fin da subito una cosa, signorinella!- fece con la sua voce aspra, - Io non faccio domande a voi, e voi non ne fate a me!- 

La ragazza aprì la bocca per ribadire, ma fu subito interrotta dall’uomo che alzò ulteriormente il tono di voce.

-Potete prendere la mia cabina come alloggio per tutta l’attraversata, ma non dovete uscire per nessun motivo, intesi?-

-Si, ma…- fece lei.

In quel momento furono raggiunti anche da Anne che si stava trascinando appresso Margaret.

-E non voglio sentire questioni…- proseguì seguendo con lo sguardo le nuove arrivate inquadrandole subito, -Lamentele…- e qui si rivolse a Victoria, -…O piagnistei!- concluse chinandosi  minaccioso verso Margaret con le mani sui fianchi. La ragazzina si nascose dietro ad Anne.

-Avrete la vostra razione di acqua e cibo ogni giorno…- proseguì poi.
-Nessuna di noi vi darà fastidio, capitano…-
L’uomo sogghignò scettico e borbottò qualcosa tra sé.
-Se vi ammalerete ci sarà un dottore!- proseguì ad un passo da un uomo con una gamba di legno, che Victoria fissava incerta. -E’ un dottore vero?- chiese dubitando sulle doti del suddetto medico -E' un dannato damerino!- commentò sprezzante l’uomo, che evidentemente non aveva in simpatia il dottore di bordo, -E’ giovane, ma sa il fatto suo, e non fa mai troppe domande! Il che rappresenta di per sé un’ottima referenza per me!- 




Angolo dell'autore:
Ciao lettori! spero che la storia vi piaccia! come già preannunciato, scrivo per diletto, e ci tenevo anche a precisare che la storia non segue nessuna linea temporale, è completamente slegata dai fatti del film, in parte almeno, alcuni avvenimenti sono citati ma niente di più, come avete potuto notare infatti Il signor Pullings non è Capitano... 
Grazie ancora per leggere la storia, a presto!
Ciauu!

 
  
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